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Messaggi - Eutidemo

#2041
Citazione di: Phil il 02 Febbraio 2023, 11:04:13 AMLeggendo qui viene confermata non solo l'assenza di verbo essere al presente, ma anche (come in russo, confermo) una perifrasi per esprimere il verbo avere (usando una sorta di dativo alla latina, se non ricordo male):


Molto interessante; è proprio vero che non si smette mai di imparare! :)
#2042
Ciao Phil :)
Se «אֶהְיֶה» è l'"imperfetto" del verbo "essere", che però non va inteso come tempo "passato", bensì come  qualcosa del passato che dura ancora nel "presente", e che quindi tende al "futuro", mi sta benissimo come locuzione per definire "icasticamente" Dio come "Colui che era, è, e sarà".
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Però, per capirsi a vicenda nella vita quotidiana, per esempio al mercato, l'"ebraico" biblico doveva essere veramente un "disastro"! ::)
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Per questo mi spiego come mai, dal 580 a.c., gli ebrei smisero di usarlo per parlare in "aramaico".
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Ed infatti gli ebrei hanno parlato in "ebraico" fino a quando sono stati esiliati a Babilionia nel 580 a.c., dove si parlava "aramaico"; per cui, quando sono ritornati in Israele settant'anni dopo hanno continuato a parlare in "aramaico".
Anche Cristo sembra che parlasse in "aramaico".
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Adesso, invece, in Israele si parla di nuovo in "ebraico"; da quando l'"ebraico" entrò nella sua fase moderna con il movimento dell'"Haskalah" (l'Illuminismo ebraico) in Germania ed Europa Orientale a partire dal XVIII secolo.
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Un saluto! :)
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#2043
Citazione di: Phil il 01 Febbraio 2023, 17:30:30 PM@Eutidemo

Ti confermo che in quel passo del Deuteronomio non compare infatti la forma al futuro come in Esodo («אֶהְיֶה», sarò), ma quella al presente («אני», io, con il verbo essere al presente sottointeso).
Grazie! :)
Però 'sto fatto che il verbo essere non avesse il tempo presente, è strano assai! ::)
#2044
Ciao Phil. :)
L'"Eterno"", raccogliendo in sé tutta la temporalità, in effetti anche secondo me è una traduzione tanto sintetica quanto potente; però, come tu stesso rilevi, non è molto appropriata per lo specifico passo dell'Esodo da noi in commento.
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Lo è invece per un famosissimo passo del Deuteronomio, laddove troviamo testualmente scritto: "Io sono l'Eterno, il tuo DIO!" (Deuteronomio 5:6-216).
In tal caso, che esista o meno il tempo presente del verbo "essere" in Ebraico, tradurre "Io sarò l'Eterno" costituirebbe un "ossimoro"; per non dire una "contraddizione in termini".
Ed infatti si può diventare in futuro "immortali; ma non si può diventare "eterni" in futuro, se non lo si è già da adesso!
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Un saluto :)
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#2045
Citazione di: Claudia K il 31 Gennaio 2023, 22:47:40 PM...Nel frattempo pare sia l'ennesimo argomento stimolante per i perdigiorno di ogni età...
Sta andando forte la fake new secondo cui Eurospin, Conad, Barilla e altri...vendano alimenti proteici a base di farine di insetti non dichiarate... Come tante altre baggianate di pura fantasia è già stata nei giorni scorsi individuata e smentita quale bufala assoluta, ma...evidentemente... c'è chi si sente protagonista col semplice inoltro via social delle assurdità più assurde...
Questa mi mancava!
#2046
Ciao Phil :)
Secondo il traduttore, "Я есмь Сущий" non significa "Io sono l'Unico", bensì "Io sono l'Esistente"; vale a dire "Io sono colui che è"!
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Però, secondo il tuo LINK, oltre a significare "Io sono l'Esistente" , può anche significare "Io sono vero, autentico!"
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Comunque, anche nella Bibbia ortodossa (così come in quella cristiana ed ebraica), il passo viene sempre riportato così: "Dio disse a Mosè: Io sono colui che sono! Così dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi! (Esodo 3,14)
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Però la tua interpretazione "atemporale", all'"infinito" mi piace di più: "L' ESSERE mi ha mandato a voi"!
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Un saluto! :)
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#2047
Ciao Phil. :)
Bravissimo!
Circa la questione in esame, infatti, non si poteva non ricordare anche l'Apocalisse, dove c'è scritto, in greco, che: "il Signore Dio, è colui che è, che era e che viene!" (Capitolo 1, 4-8).
Un saluto! :)
#2048
Citazione di: Eutidemo il 31 Gennaio 2023, 05:14:32 AM
Grazie a tutti per le ulteriori informazioni, e, soprattutto, per le ulteriori cautele suggerite!
D'altronde, a ripensarci bene, si tratterebbe soltanto di una equa  questione di reciprocità; ed infatti, visto che tutti noi siamo destinati a diventare cibo per i vermi, mi pare giusto che anche i vermi diventino cibo per noi! ;D

E' il "ciclo dell'azoto"! ;)
#2049
Ciao Phil. :)
Su un sito ebraico, un ebreo (con tanto di logo con la bandiera israelita), ci assicura che: "In ebraico non esiste il presente del verbo essere"!!!
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Cosa che, in verità, mi sembra completamente ASSURDA, ma che è confermata anche dal traduttore di GOOGLE; che, nel caso di "io sono", "io" lo traduce, ma "sono" lo lascia in bianco!
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Ho chiesto una spiegazione per telefono al mio amico ebreo del Portico d''Ottavia (che però parla solo italiano, anzi, romanesco), il quale mi ha risposto più o meno con il seguente ragionamento:"BOH! Non lo so, ma se il tempo presente in ebraico non esiste, il tempo futuro forse lo usano indifferentemente sia per il presente che per il futuro; ed infatti se un tempo verbale presente non esiste, non può esistere neanche un tempo verbale che valga solo per il futuro, il quale ha ragion d'essere solo in contrapposizione al tempo verbale presente e a quello passato!"
Mah! ::)
E poi mi ha ripetuto che, almeno per come il Rabbino lo ha insegnato a lui, da piccolo, nella Sinagoga lì vicino, la frase di Dio a Mosè, almeno in italiano, per la loro religione, risulta essere:
- "Io sono colui che sono!"
- oppure "Io sono colui che è!" (che corrisponde a quanto imparai anche io al catechismo).
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Vacci a capire! ::)
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Un saluto! :)
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#2050
Ciao Phil.
Stavolta hai impostato correttamente l'"ebraico", e non l'"yddish"; però insisto nel dire che "io sarò" non ha alcun senso, nello specifico contesto biblico.
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Ed infatti, come avevo già precedentemente rilevato:
a)
Se il testo biblico  non avesse significato "Io sono colui che sono", ma  avesse significato "Io sarò colui che sarò", i 72 sapienti di Alessandria d'Egitto, che conoscevano benissimo sia l'ebraico biblico che il greco (meglio dell'I.A.), non lo avrebbe mai tradotto con:  "ἐγὼ εἰμί".
b)
Tutt'ora gli stessi ebrei leggono tale passo "Io sono colui che sono" e ""Io sono colui che è", e non "Io sarò colui che sarò".
c)
"Io sarò colui che sarò" non ha alcun senso, neanche come profezia della "futura venuta" di Cristo; perchè Cristo sarebbe "fisicamente" nato, "in futuro", in qualità di "uomo", ma in qualità di "Dio", Lui già lo "era" al tempo "presente" di Mosè
***
Però, come pure ho già scritto, mi sento di condividere in pieno la tua interpretazione spirituale del passo in questione; la quale, tra l'altro, corrisponde esattamente alla mia concezione di Dio come '"ESSERE" al di fuori del "tempo fenomenico".
E cioè, come tu scrivi, la formula utilizzata: "...è traducibile col tempo passato, presente e futuro, indicando una verità atemporale, che non nasce, non muta e non muore. Tale è Dio. È quindi stata proposta la traduzione «io sono colui che c'era, che c'è e che ci sarà», cioè «io sono colui che è sempre presente», «io ci sono»."
***
D'altronde, su un sito ebraico, ho trovato che, secondo il Midrash, (מדרש), che è un metodo di esegesi biblica seguito dalla tradizione ebraica: "Il Santo -che Egli sia sempre Benedetto- disse a Mosè: dì loro, io sono colui che io ero ed ora io sono lo stesso e io sarò lo stesso nel futuro!(Midrash Berakot 9b).
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Un saluto! :)
***
#2051
Il matrimonio fu considerato per la prima volta un "sacramento" nel 1184, con la bolla "Ad Abolendam" di Lucio III; ma fu ufficialmente consacrato tale soltanto nel concilio di Lione del 1274, che  lo contò definitivamente tra i "sette sacramenti" (da allora anche numericamente definiti).
Prima non lo era mai stato, a differenza degli altri sei.
***
Il che, però, non significò affatto che, successivamente al concilio di Lione del 1274, i matrimoni cominciassero ad essere celebrati:
- in Chiesa, o anche alla semplice presenza di un sacerdote;
- ovvero in Comune, alla presenza di un funzionario pubblico.
Ed infatti il matrimonio rimase ancora, per lunghissimo tempo,  un atto meramente privato, da redigersi davanti ad un Notaio!
***
Ciò in quanto, pur essendo considerato un "sacramento", la sua "sacramentalità" veniva riconosciuta semplicemente in conseguenza della stipula di un "atto notarile", senza il benchè minimo intervento sacerdotale (o pubblico); così come magistralmente spiega, in meno di un minuto il Prof. Alessandro Barbero, Ordinario di "Storia Medievale" al Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università degli Studi del Piemonte:
***
Da tener presente che, originariamente, le "parti" del contratto, non erano i due sposi, bensì i loro genitori; e, solo in "epoca più tarda ed evoluta", le "parti" del contratto divennero i genitori (o il solo padre) della sposa, ed il futuro marito.
Ma la sposa, insieme eventualmente ad altri beni trasferiti nello stesso atto, non era "parte", bensì mero "oggetto" del contratto; per cui, in genere, non era tenuta a firmare un bel niente!
***
Ed infatti, tradotto e semplificato in italiano moderno, il contratto di matrimonio suonava più o meno così:
--------------------------------------------------------
                      CONTRATTO DI MATRIMONIO
Repertorio n.1345
L'anno di grazia millequattrocentoventiquattro, il giorno nove del mese di maggio, in Fucecchio, dinanzi a me dott. Bellincione Alberichi, Notaro in Firenze, iscritto all' Arte dei Giudici e dei Notari,  sono presenti, in casa della sposa in Fucecchio, i messeri Gualtiero Bisdomini e Corso Ubertini:
Dante causa:
- Gualtiero Bisdomini, padre della promessa sposa Gemma Bisdomini, iscritto all'Arte della Lana.
Avente causa:
- Corso Ubertini, promesso sposo, iscritto all'Arte dei Medici e Speziali.
I comparenti, della cui identità personale io Notaro sono certo, previa dichiarazione di sapere e potere leggere e scrivere in lingua latina e italiana, convengono e stipulano quanto segue.
Messer Gualtiero Bisdomini, cede irrevocabilmente in sposa  la propria figlia Gemma Bisdomini a Messer Corso Ubertini, assieme al proprio podere di Vinci, ed alla giumenta ivi ubicata per le incombenze campestri; Messer Corso Ubertini, grato, accetta!
Scritto, letto, approvato e sottoscritto dalle parti in causa, il giorno nove del mese di maggio dell'anno di grazia millequattrocentoventiquattro, in Fucecchio.
Testimoni:
Giovanni Albizzi, iscritto all'Arte della Seta
Galeazzo Donati, iscritto all'Arte della Lana
--------------------------------------------------------
Dal che si evince che Gemma Bisdomini (a parte il fatto di essere dotata della parola, il che, all'epoca, era ritenuto un grave difetto del suo sesso), veniva considerata quasi alla stregua di un qualsiasi altro bene economico; come, appunto, il podere e la giumenta, i quali, probabilmente costituivano la sua dote.
*** 
In tutto questo, il prete non interveniva affatto; salvo in taluni casi, per essere invitato a colazione, dopo qualche giorno, per "benedire" la sposa, il podere e la giumenta.
Solo in casi eccezionali di soggetti di alto rango, la cerimonia si svolgeva anche in chiesa; ma solo per motivi di "ostentazione pubblica", e non per "convenzione" o per "obbligo ecclesiastico".
***
La forma canonica del matrimonio fu prevista soltanto dal decreto "Tametsi" emanato dal Concilio di Trento l'11 novembre 1563; da allora in poi si stabilì che il matrimonio dovesse avvenire dinnanzi al parroco di residenza dei nubendi con la presenza di almeno due testimoni.
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Però, nella particolare interpretazione invalsa dei giuristi del Seicento, e che Manzoni mette in bocca ad Agnese, le nozze celebrate dalla volontà dei nubendi alla presenza del parroco, anche senza la sua volontà, erano perfettamente valide, con il nome di "matrimonio a sorpresa".
"Bisogna aver due testimoni ben lesti e ben d'accordo. Si va dal curato: il punto sta di chiapparlo all'improvviso, che non abbia tempo di scappare. L'uomo dice: signor curato, questa è mia moglie; la donna dice: signor curato, questo è mio marito. Bisogna che il curato senta, che i testimoni sentano; e il matrimonio è bell'e fatto, sacrosanto come se l'avesse fatto il papa. Quando le parole son dette, il curato può strillare, strepitare, fare il diavolo; è inutile; siete marito e moglie." (Promessi Sposi Cap. VII).
***
Il parallelo tema del "matrimonio segreto" era stato trattato anche nell'opera buffa "Il matrimonio segreto" con musica di Cimarosa.
***
Poi la questione venne definitivamente "aggiornata" nel decreto "Ne Temere" del 1907, nel Codice di diritto canonico del 1917, e, infine, con il "Concordato" del 1929 tra Papa e Duce.
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#2052
Citazione di: InVerno il 30 Gennaio 2023, 21:09:49 PMDipende qual'è l'intento.. se è trovare una cornice ideologica che sappia incastonare tutte le sfumature dei vari testi e tradizioni, forse si Giovanni "vale più degli altri", un pò come gli archetipi junghiani, più allontani la prospettiva più le peculariatà dei vari elementi sfumano nella "coscienza collettiva". Se è risalire al pensiero di Gesù e cosa è più probabile abbia detto anzichè no, GV è forse quello che "vale di meno", per chiari motivi cronologici e di contrasto con le fonti. Io, essendo ateo, mi interesso principalmente del secondo aspetto, e di avvicinare la prospettiva il più possibile, per quanto riconosco quanto sia una causa persa, al punto di aver regalato tutti i libri a riguardo alla biblioteca, sperando qualcun altro sia più fortunato. Dubito, dalla mia prospettiva, che il Dio veterotestamentario possa essere riconciliato con quello neotestamentario, antropologicamente la bellezza di questi testi e ciò che veramente testimoniano, è il passaggio da una società tribale basata sulla paura (ebrei), ad una comunitaria basata sulla vergogna (romani), ed in divenire una nucleare basata sulla colpa (cristiani). Se Dio è espressione degli uomini, queste tre modalità sono praticamente inconciliabili, checchè i segni possano significare o somigliarsi, i bisogni a cui rispondono sono diametralmente opposti, ma è sempre intellettualmente divertente provare a riconciliarli.. suppongo. Saluti!
Hai ragione! :)
Forse il Vangelo di Giovanni è quello che mi risulta più congeniale, essendo il più conforme alla mia visione "platonica" (o meglio "plotiniana") della natura di Dio. :)
#2053
Ciao Phil. :)
La tua traduzione non è dall'"italiano" in "ebraico", ma dall'"italiano" in "yiddish" (e viceversa); la quale è una lingua notevolmente diversa dall'"ebraico" (soprattutto quello biblico), anche se viene scritta con i caratteri dell'alfabeto ebraico.
Ed infatti, l'"yiddish" viene da "Jüdisch", e, cioè, da una fusione di "Jüde" e "Deutsch"; il quale è classificato come un "dialetto tedesco" con molte parole di derivazione ebraica.
***
Quanto alla traduzione "io sarò" dell'I.A. (Intelligenza artificiale), non mi sembra corrispondere del tutto al testo biblico; ammesso e non concesso che l'I.A. conosca davvero l'ebreo biblico.
Ad esempio:
***
In ogni caso, poichè io non conosco l'ebraico, ho chiesto il significato della frase ad un mio amico ebreo che abita vicino al Portico d'Ottavia; il quale mi ha detto che, almeno per come lo hanno insegnato a lui, da piccolo, nella Sinagoga lì vicino, la frase di Dio a Mosè suona:
- sia come "Io sono colui che sono!"
- sia come "Io sono colui che è!" (che corrisponde a quanto imparai anche io al catechismo)
***
Però, poichè mi sembra che tu l'ebraico lo conosca benissimo (o, comunque, molto meglio di me), mi fido della tua interpretazione finale; che, tra l'altro, corrisponde esattamente alla mia concezione di Dio come '"ESSERE" al di fuori del "tempo fenomenico".
E cioè: "Stando alle regole della grammatica ebraica, la forma verbale utilizzata in ebraico è traducibile col tempo passato, presente e futuro, indicando una verità atemporale, che non nasce, non muta e non muore. Tale è Dio. È quindi stata proposta la traduzione «io sono colui che c'era, che c'è e che ci sarà», cioè «io sono colui che è sempre presente», «io ci sono»."
Aggiudicato! ;)
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Un saluto! :)
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#2054
Grazie a tutti per le ulteriori informazioni, e, soprattutto, per le ulteriori cautele suggerite!
D'altronde, a ripensarci bene, si tratterebbe soltanto di una equa  questione di reciprocità; ed infatti, visto che tutti noi siamo destinati a diventare cibo per i vermi, mi pare giusto che anche i vermi diventino cibo per noi! ;D
#2055
Avete ragione entrambi! :)
Le levate di scudi ci sono state (specie su WHATSAPP), ma, secondo me, senza motivo.
Ed infatti l'importante è :
- che venga attentamente verificata la salubrità di qualsiasi tipo di alimento;
- che le relative etichette siano congrue e perspicue.
Poi, ammesso e non concesso che certi prodotti alimentari possano risultare attraenti per qualcuno (cosa di cui dubito molto), nessuno verrà censurato per essersene cibato! :)