Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 10 Maggio 2024, 11:30:01 AMPer come la vedo io l'universo non è infinito, non perchè ne ho le prove, ma perchè la mia idea di infinito non si applica all'universo.Ai tempi della scuola, la geometria mi è sempre piaciuta, tanto che ho provato a risolvere dei problemi senza utilizzare le formule che mi avrebbero velocizzato il procedimento per arrivare al risultato. Però sono ragioniere e non geometra.Comunque credo che in un forum ci si possa confrontare sui vari temi, senza salire in cattedra, ma semplicemente condividendo il proprio sapere (o anche il proprio non sapere: questo "so di non sapere" di Socrate che tanto mi piace). Poi, come ho letto da qualche parte: tesi + antitesi = sintesi.
In effetti, se qui si dibatte su un argomento come questo, io credo che nessuno lo conosca perfettamente (altrimenti che senso avrebbe proporlo?) ma che ognuno possa e voglia mettere in comune le proprie conoscenze.
Ora, disquisire di universo significa considerare qualcosa di molto più grande di noi. L'universo è finito o infinito? Io non sono così sicuro che sia finito. Capisco che il nostro modo di pensare ci porti a considerare l'universo finito, seppur immensamente grande, ma che certezze ho al riguardo? Io non ne vedo.Forse questo articolo: https://gategate.it/le-navi-della-nostra-generazione-affonderanno/ può essere uno spunto per la discussione. Se per uscire dal nostro sistema solare, nella migliore delle ipotesi servirebbero 2 secoli, allora l'universo potrebbe essere infinito?
E' un idea puramente matematica, e seppure la matematica si presta a descrivere l'universo, non perciò tutta la matematica si presta a farlo.
La mia idea di infinito si applica alle nostre azioni ripetibili, descrivibili in modo finito,( perchè è sufficiente descrivere la singola azione), e che non hanno un limite definito.
In sostanza c'è il finito che ha un limite definito nello spazio, e c'è il finito che non ha un limite definito nel tempo, come un azione che si può sempre ripetere, che impropriamente, secondo me, chiamiamo infinito ,intendendo ciò che non ha limite nello spazio.
Per quanto riguarda i nostri limiti ciò che sembra impossibile oggi per noi, domani potrebbe non esserlo, essendo che i nostri limiti cambiano col tempo, per cui qualunque previsione assoluta si voglia fare poggia sulla negazione del nostro divenire, o in subordine su un invito a porre un limite volontario al nostro agire, decidendo ora di restare per sempre ciò che siamo, cioè ciò che nel tempo siamo divenuti.
Noi oggi non possiamo fare questo o quello, ma domani, quando non saremo più ciò che siamo, non possiamo dire cosa potremo fare.
Ciò che era impossibile per i nostri avi oggi è la nostra quotidianità.
Se i nostri avi potessero dare una sbirciata al mondo di oggi si pentirebbero di averci generati, e ciò è prevedibile, in quanto divenire significa negare ciò che si è in continuazione.
Questa negazione però non arresta il processo del divenire, perchè è come il muoversi delle lanette di un orologio che non percepiamo.
Se però ci proiettiamo con le nostre previsioni nel futuro, ciò che vediamo ci sembra inaccettabile, perchè per poterlo accettare ci dovremmo talmente voler male da negarci.
Il vero problema è che inevitabilmente personalizziamo troppo, pensando che siamo noi a divenire, quando ciò che diviene è la vita, che va avanti con noi o senza di noi.
la vita a volte può sembrare una grande schifezza, e io sto attraversando uno di questi momenti.
E' in questi momenti che si apprezza la filosofia come pratica di un pensiero di cui non possiedi l'esclusiva.
A volersi sentire invece al centro del mondo si ottiene l'effetto opposto.


