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Messaggi - Jacopus

#2056
Tematiche Filosofiche / Re:L'ira
06 Giugno 2020, 09:29:58 AM
La giustizia, da millenni, si è spogliata della categoria della vendetta, associabile all'ira. Il diritto romano si appropria a suo tempo della massima di Tacito "sine ira ac studio", che lui in verità, stava usando in campo storico.
Tutta la procedura penale moderna nasce proprio come normazione del diritto penale,  che diventa sanzione necessaria al convivere e non più vendetta.
Più facile a dirsi che a farsi in realtà,  perché ci sono parti del nostro cervello, quelle più arcaiche e legate alle emozioni di base che faticano a comprenderlo.
È per questo motivo che i giudici sono scelti dopo una selezione molto severa. Perché le istituzioni devono pensare in modo "non comune", abbandonando gli schemi di risposta più convenzionali.

#2057
Attualità / Re:L'omicidio di George Floyd
03 Giugno 2020, 08:25:29 AM
A Inverno. A me l'assalto ai negozi per fare shopping gratis non sembra un gran modo di fare rivoluzione. Non si fa altro che accettare il modo di  vivere che ha causato quella rivolta, e si coglie l'occasione. Ben diverso sarebbe stato se dopo i saccheggi, la merce fosse stata messa su cataste di legna e bruciata. Solo in questo modo questo movimento ipotetico potrebbe assumere un ruolo antagonista.
Ovvio, c'è molto malessere, non solo dovuto alla povertà reale ma anche a quella percepita, visto che hanno arrestato anche un paio di avvocati che lanciavano molotov, ma non vi è alcuna coscienza rivoluzionaria. Con i saccheggi, la mentalità accumulatorio-capitalistica, che è anche una causa della violenza della polizia viene ancor più esaltata.
Inoltre non ci sono leaders, non c'è una classe di quadri come serve in qualsiasi rivoluzione.
Capisco sempre meglio i film sugli zombies e il loro successo nella nostra epoca: gli zombies siamo tutti noi.
Pronti alla rivolta ma privi di una reale prospettiva di cambiamento, almeno finora, e pronti a tornare nel nostro loculo, dopo la sfuriata.
#2058
Attualità / Re:Ma se la Grecia non ci vuole
02 Giugno 2020, 12:08:03 PM
Certo Sapa. Quello  che non sopporto è mettere sullo stesso piano situazioni completamente diverse, non so più se a scopo manipolativo oppure semplicemente perché si è esasperati, oppure per buttarla sullo scherzo. Veramente mi verrebbe voglia di dire "ok, avete vinto, mi arrendo".
#2059
Attualità / Re:Ma se la Grecia non ci vuole
02 Giugno 2020, 00:12:21 AM
Hai ragione Viator. Un turista dotato di secchiello, paletta, e un congruo conto in banca, più un altro segreto in Svizzera non può godersi il frutto delle sue sudate truffe a Mikonos...mentre un siriano che ha visto morire tutta la sua famiglia entra da impunito in Italia e magari è pure mussulmano, non ha un soldo e pretenderà che lo sfamiamo. I greci rifiutano chi ha soldi per pagare mentre noi accogliamo chi dobbiamo pagare. A rovinare questo quadretto idilliaco però ci pensa il fatto che la Grecia ha i campi profughi più grandi dell'Unione Europea. Anche loro non hanno strategie verso chi fugge dalla fame ma solo strategie verso chi almeno un secchiello e una paletta ce l'hanno.
#2060
Le forme economiche, tutte, dal baratto in poi, sono strutture culturali e pertanto non possono vantare alcuna legittimazione extraculturale. La naturalizzazione dell'homo aeconomicus è un giochetto tanto antico quanto falso.
Max Weber quando parlò di etica protestante e spirito del capitalismo lo fece in un'ottica sociologica e laica, non certo per spiritualizzare il capitalismo. Che lo sviluppo culturale dell'uomo abbia anche un substrato naturale è inevitabile, visto che non sarebbe possibile se non avessimo un centinaio di milardi di neurocellule ognuno di noi, ma proprio questo ci rende responsabili delle scelte che facciamo, che non sono decise una volta per tutte su base fisiologica. Abbiamo tanti sentieri che si biforcano davanti a noi. Nessuno è obbligato, da quando abbiamo varcato i cancelli dell'eden ed è proprio per questo che sono state possibili tante storie all'interno della storia umana e nessuna aveva/ha/avrà un finale già scritto.


CitazioneE' per questo che il paradigma (quello si) neoclassico si è imposto come forma quasi universale di rappresentazione dell'economia, perché definisce il valore nel processo economico, e non prima di esso.
Qui ci vedo un tentativo di naturalizzare i rapporti economici, anche se effettivamente il principio è formulato in modo piuttosto neutro, come una conseguenza di una identificazione fra teoria e prassi, ed è qui che interviene lo smascheramento marxista.
#2061
Anthony. Tu parti da un pregiudizio naturalistico del tutto infondato, poiché di naturalistico nei rapporti economici non c'è nulla tranne il bisogno di giustificarlo naturalisticamente, che però è solo un paravento e non è natura.
Molto più equamente ritengo che nel libero mercato  occorre premiare chi rischia, chi intraprende, chi crea posti di lavoro. Il merito va premiato e non siamo tutti uguali.
Ma occorrono anche meccanismi correttivi, altrimenti quei processi del libero mercato, diventano esattamente capitalistici come li intendeva Marx, ovvero come sfruttamento del lavoro da parte dei detentori del Capitale.

Quello che intendevo dire è che il trend è stato da "libero mercato" con correzioni equiparative ( da Keynes a Bretton woods), a "libero mercato" selvaggio con diritti e libertà civili ( da Bretton Woods ad oggi) ed ora si vedono i primi bagliori di "libero mercato e passo dell'oca".Non fraintendermi. I tre movimenti sono solo parzialmente susseguenti l'uno all'altro. Nel terzo mondo, il passo dell'oca, fatto in modo molto meno scenografico, è una "condito sine qua non" del capitalismo, di quello hard, che mescola sangue e denaro. Ora però il rischio è che quel sistema, che un po' ipocritamente deploriamo senza poterci fare nulla, si estenda alla "Festung Europa".
#2062
Il capitalismo è un paradigma che orienta le azioni di molti umani, in questo momento direi di quasi tutti gli umani. Ma come tutte le costruzioni umani, il capitalismo tende a mutare nel tempo. Esattamente come non esiste un fascismo sempre identico o un marxismo sempre uguale, anche il capitalismo cambia. Anzi il capitalismo più di altre forme di organizzazioni sociali, tende a cambiare per adattarsi.
Non tornerò molto indietro nel tempo (anche se sarebbe interessante). Mi limito a confrontare una opposizione fra due capitalismi di cui si discuteva negli anni '80-'90 dello scorso secolo, e due capitalismi che sono emersi nel nuovo millennio.
La prima, contrapponeva il capitalismo californiano, generato dal ceto dei super-ricchi che porrà al potere la coppia Reagan-Tatcher, al capitalismo renano, quello che nelle vecchia Europa, continuò, anche dopo la fine dell'URSS, a cercare di bilanciare la libertà di impresa con strumenti di redistribuzione del reddito, secondo i principi del welfare state.
Oggi, in molto diversi scenari geopolitici, l'opposizione è fra un capitalismo liberale, ovvero il precedente capitalismo californiano, e un capitalismo autoritario. Il primo in qualche modo ritiene ancora necessario per il capitalismo, che i diritti civili e la libertà di opinione siano tutelati, la seconda no. E, come sappiamo, non necessariamente il capitalismo ha questo bisogno insaziabile di libertà. Il capitalismo fiorisce bellamente anche in assenza di libertà, talvolta anche con maggior salute e gli esempi sono sotto gli occhi di tutti.
L'hybris di potenza del ceto dei super-ricchi ha creato queste precondizioni di progressivo deterioramento delle libertà, spezzando quel fragile equilibrio che ha reso una parte del mondo così libera e relativamente equa.
Quei tempi stanno per cambiare in modo drammatico nei prossimi anni e di fronte ad una completa assenza di coscienza di classe (il geniale film parasite ne è la migliore fotografia), gli attori umani non potranno far altro che diventare burattini di decisioni prese altrove, oppure scatenare una rabbia che manca il bersaglio ma accelera la trasformazione autoritaria.
Non vedo alcun bel futuro per la next-generation.
#2063
Secondo me lo stato prende dove sa di poter prendere, a causa di un mancato esercizio del potere ispettivo e sanzionatorio nei confronti degli evasori. E quindi colpisce laddove è più facile che i malcapitati non possono nascondersi: lavoro dipendente, gettito sui consumi, immobili, media e grande impresa.
Detto questo rispetto agli immobili c'è anche un altro discorso da fare: il consumo di territorio. La pianura padana è diventata un unico grande immobile. Milano inizia poco dopo Pavia e Pavia si allunga fino a Tortona.
La politica fiscale dovrebbe tenerne conto, incentivando le ristrutturazioni di immobili in disuso e colpendo le costruzioni nuove.
#2064
Lou. Lo stato etico di solito si contrappone allo stato liberale, perchè presuppone che abbia il compito di tutore dell'etica e della morale, mentre lo stato liberale ritiene che ogni considerazione morale (etica direbbe Viator) debba risolversi nella sfera individuale. Per lo stato liberale l'etica entra nella vita associata e quindi nello stato, solo attraverso le norme, tutte egualmente valide se promulgate seguendo la procedura corretta.
Infatti, una altra contrapposizione è quella fra stato etico e stato di diritto. Gli eccessi fanno male, e quello che volevo sottolineare è che lo stato di diritto non necessariamente è quello più giusto, solo perchè le leggi sono promulgate correttamente. Dipende dalle leggi promulgate.
Al contrario uno stato etico rischia di abusare della sua posizione di potere e infischiarsene delle leggi, come è accaduto negli stati etici più esemplari, quelli totalitari di destra e sinistra. In questi stati il diritto aveva sempre una doppia struttura, quella scritta, e quella "etica", a cui ci si poteva rifare per i "superiori fini dello stato".
Questo teoricamente. Nella pratica la distinzione è molto più sfumata. Tutti i più tenaci sistemi liberali avranno anche una componente etica e viceversa. Basti pensare alla nostra costituzione, un vero giacimento di comandi etici a cui teoricamente la legge dovrebbe piegarsi.
Ma nella linea politica generale, l'etica in politica è diventata sempre più una sorta di "prodotto" da consumare o da offrire ai consumatori/elettori, che si reputano gli ultimi decisori anche in fatto di etica. Questo sarebbe un bene in una società dove tutti gli elettori fossero competenti, istruiti, critici e diventa un male dove questo non accade, perchè in questo caso le manipolazioni permettono lo stravolgimento delle forze in campo e tutta una serie di strategie strumentali che non fanno altro che accrescere le differenze e le disuguaglianze.
Quello che è accaduto con la pandemia, è che si è insinuata l'idea che lo stato possa imporre dei comportamenti per il "bene" dei cittadini.
Bisogna sempre preoccuparsi se qualcuno fa qualcosa per il bene di qualcun altro. Ma l'altro estremo è "crepa pure nella RSA perchè la legge regionale ha privatizzato la sanità" oppure "crepa pure sul ponte crollato, perchè il controllo fissato dalla legge ha stabilito la solidità del ponte".
In sintesi, in altri momenti storici era importante difendere la libertà, minacciata da stati etici autoritari e sanguinari. In questo momento storico forse occorre riscoprire il senso dello stato etico, perchè la libertà portata agli estremi delle tesi neoliberiste è solo la libertà dei padroni. Padroni, tra l'altro che non esiterebbero neppure un secondo a schierarsi ancora una volta con uno stato "etico" a loro favorevole, se le cose dovessero volgere al peggio.
#2065
Per Inverno. Sicuramente è come dici tu. Non è certamente una grossa intromissione quella attuata finora. Gli animal spirits potrebbero librarsi ancora nell'aria come ai vecchi tempi. Fatto sta che invece restano appiedati, almeno per il momento e mentre in passato le loro porcherie restavano delimitate in contesti che "apparentemente" non ci toccavano (qualche grado in più, qualche strage in più in Congo, qualche migrante in più in Italia, qualche scandalo in più, qualche ponte crollato in più), ora il Covid, come la livella di Totò, colpisce chiunque, in qualche modo una creatura molto democratica.
Contemporaneamente il potere pubblico ha adottato degli interventi che, se è vero che sono stati attuati proprio per difendere il mercato, però suscitano qualche allarme da parte dei "defensores fidei capitalismi." Si è giunti perfino a confiscare partite di mascherine e respiratori, con danni nell'ordine di centinaia di migliaia di euro a carico di alcuni squali d'altura. Nel frattempo in Liguria ci sono già stati due ricorsi al TAR contro le norme che vietano il libero transito fra regioni.
Insomma, lo stato che  obbliga i cittadini anche nel loro stesso interesse è diventato nel corso degli anni un principio contestabile di default, anche se si tratta di medicina, giustizia, polizia, esercito o nettezza urbana. Ed ora il Covid insinua un dubbio: "ma davvero possiamo crederci ognuno come un isola e perseguire i nostri interessi, considerando gli altri dei concorrenti, dei nemici o nella migliore delle ipotesi delle comparse?"
Finora è solo un dubbio. Ma se questo è stato possibile, immagino già l'allarme (che tra l'altro il neo presidente di Confindustria ha già esternato). E se lo stato iniziasse a fare sul serio, imitato da tutti gli altri stati a favore di una redistribuzione della ricchezza (sembra che abbiamo raggiunto un altro record: l'uno per cento della popolazione mondiale ha la stessa ricchezza del restante 99 per cento)?
#2066
Estratti di Poesie d'Autore / Re:Litania
24 Maggio 2020, 19:57:37 PM
Hai ragione Viator. Per amare questa poesia bisogna conoscere Genova. Però è anche una specie di presentazione per incuriosire chi Genova non l'ha mai vista o ci è solo passato.
#2067
Un tema che è stato solo sfiorato nelle tante discussioni su covid-19, riguarda l'impatto della pandemia sulla nostra concezione di stato e potere pubblico.
Una narrazione, che nasce dalla coppia Tatcher-Reagan nei primi anni '80, svuota di ogni mansione etica il potere pubblico nel mondo occidentale, ridotto ad arbitro delle maggioranze parlamentari, senza poter più pensarsi con un ruolo di guida, qualora quelle maggioranze pensassero di prendere decisioni pericolose o compromettenti, legate a benefici di breve durata e così via.
Una impostazione del genere dovrebbe prevedere un aumento esponenziale delle capacità di comprensione, discernimento e giudizio del corpo elettorale, in modo che l'etica dall'alto, potenzialmente pericolosa, venga sostituita da un'etica dal basso.
Tutto ciò non è ovviamente accaduto. L'indebolimento dello stato etico è stato accompagnato all'indebolimento del sistema formativo. C'è un mandante in questo piano che si chiama capitalismo globale.
La politica diventa in questo modo una sorta di paravento di decisioni prese altrove, e dove alle decisioni etiche si sostituiscono gli elettori come "consumatori di voti ed elezioni." I partiti devono allora fiutare l'aria, lanciare gli slogan pubblicitari più validi ed accaparrarsi la fetta di mercato dell'elettorato più alta. A riprova di ciò basta pensare ai continui sondaggi sulle preferenze di voto, con cadenza settimanale e presto giornaliera.
Una sorta di mercimonio delle idee politiche, che apparentemente tutela la libertà di tutti, fatte salve le possibilità di condizionare in mille modi le idee e le scelte politiche di un elettorato sempre meno preparato, meno critico e più incline a cercare "colpevoli" esterni, invece di un colpevole chiaro ed evidente.
In questa situazione poco brillante, il covid-19 ha innescato un corto circuito. Per necessità anche economiche, con tutte le contraddizioni esperite, lo stato è tornato ad essere "etico", obbligando e vietando, in nome della sanità pubblica (e subito echeggiano i rivoluzionari comitati di salute pubblica).
Tutto sommato, l'Italia ha retto meglio di quanto pensassi a questa prova, facilitata dal fatto che al sud la pandemia è stata più clemente. Ma i commenti e il sentimento generale è ora di stanchezza, giustificata stanchezza, da parte ad esempio dei più giovani.
Ma al di là di ciò,  più in profondità molti avranno iniziato a chiedersi, in modo non del tutto articolato, cosa significa questa intromissione "etica" dello stato nelle nostre vite. Non è forse un attentato alla nostra libertà non poterci muovere come e quando ci pare, a maggior ragione se ciò rimette in moto l'economia?
Non voglio ovviamente pensare che la questione possa essere risolta da uno stato dirigista, che poi diventa oppressore, come talvolta già le cronache ci hanno mostrato, ma il Covid-19 ha rimescolato indubbiamente le carte, molto più di altre questioni etiche (tra l'altro connesse) come il riscaldamento globale e il problema migratorio. Al punto che anche le maggiori organizzazioni monetarie si stanno riscoprendo keynesiane, loro malgrado.
Superata la fase critica non credo che le cose cambieranno granché. Ci avviamo tutti verso un grande annichilimento. Questione di decenni. Ma sarebbe bello se ora ripensassimo ai nostri modi di stare insieme, in un senso più evoluto, egualitario e rispettoso del nostro prossimo e dell'ambiente che ci circonda. E sarebbe bello leggere nei libri di storia, che questo mutamento fu causato da un piccolo frammento di RNA.
#2068
Tematiche Filosofiche / Re:Morale e libero arbitrio
23 Maggio 2020, 23:36:04 PM
Penso che Ipazia intenda con "determinismo metafisico" il salto mortale che viene fatto fare al determinismo di stampo scientifico (la causalità meccanica) per comprendere, spiegare ed eventualmente indirizzare anche l'agire sociale dell'uomo. In questo modo ciò che più fisico non si può, e che si ruppe le corna a lungo con un altro antagonista metafisico, ovvero la religione, diventa a sua volta metafisico perchè non distingue il necessario diverso metodo conoscitivo applicabile alle scienze naturali e alle scienze umane. Questo monismo, se ho inteso bene, diventa metafisico, ovvero astratto e dogmatico, privo di ogni appiglio alla realtà dell'uomo in quanto zoon politikon.
Nello stesso tempo, pur distinguendo i due campi, non bisogna neppure prescindere dalla forza del metodo scientifico e dell'apporto che esso può dare allo studio della vita associata e questa critica (il determinismo come metafisica) non va neppure letta come una richiesta nostalgica verso "i bei tempi andati", quando la libera volontà serviva solo come punto centrale della costruzione teologica medioevale.


Interessante notare come quasi contemporaneamente all'affermarsi del determinismo causale nelle scienze, si affermò il determinismo nelle religioni, ovvero nella religione protestante calvinista, che riteneva l'uomo costretto al servo-arbitrio (in contrapposizione al libero arbitrio della tradizione cattolica). Riforma e scienza moderna, da questa prospettiva sembra che si condizionarono a vicenda.
#2069
Tematiche Filosofiche / Re:I sogni premonitori
22 Maggio 2020, 18:10:25 PM
La possibilità degli eventi, lungo la catena infinita del tempo, è lo stesso principio teorico, che oltre a giustificare il sogno premonitore, si pone come ipotesi della creazione dell'universo e di tutto ciò che vi accade.
#2070
Tematiche Filosofiche / Re:Morale e libero arbitrio
22 Maggio 2020, 11:12:06 AM
Bobmax. Per favore rispondimi sulla questione senza svicolare.
Definire "non pensiero" il pensiero espresso precedentemente da qualcun altro, al di là del concordare o meno con esso, è bene o male? E se è male perché lo hai commesso? E se è bene, come può essere un bene umiliare il pensiero di quella persona e la persona stessa? Ti ringrazio per l'attenzione.