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Messaggi - paul11

#2071
la razionalità è un linuguaggio umano che verosimilmente,, ma non certamente, corrisponde ad una realtà., non è natura.
Ovvero è un linguaggio simulativo umano per costruire modelli di rappresentazione del mondo e le sue relazioni.

Più che di istinto, direi intuito.
Quando la razionalità arriva a precostituire un modello troppo artificioso del mondo, ma soprattutto della propria esistenza umana nel mondo, come ora ,più d iieri e meno di domani  ;D  , allora l'intuito lo avverte.
Lo avverte come disagio fra artificio e natura.

la natura alla fine si rivolta contro l'artificio.

Sì, l'etica è probabilmente la miglior risposta alla problematica fra quanto può "spingere" l'uomo con l'artificio e quanto "lasciare" alla natura; ovvero il principio di limite.
#2072
la vecchia ricetta di politica economica : risparmio privato - intermediazione finanziaria-investimenti produttivi- piu' occupazione-crescita della domanda dei beni intermedi e finali-imposizione fiscale-investimenti pubblici, non funziona più e prima che cene facciamo una ragione noi dovrebbe farlo la classe politica occidentale, il capitalista ovviamente non gli importa, perchè persegue il profitto e il costo del lavoro è da diminuire e flessibilizzare.
Non funziona perchè la tecnologia è stata decisiva nell'aumento esponenziale della produttività per addetto  e quindi la piena saturazione delle capacità produttiva continuerebbe a produrre dei surplus dell'offerta di beni
Il just-in time, come tecnica nacque proprio per evidenza de isuprlus produttivi che producevano stock di prodotti finiti invenuti a scapito del prezzo finale che diminuiva e diminuzione del margine di profitto conseguente. Oggi si produce "in time" sulla domanda e adatto che per l'impresa capitalistica l'uomo è una risorsa quanto la macchina operatrice in linea dentro la fabbrica o la materia prima, accade che lo "flessibilizza" già in entrata e uscita quindi vuole mano libera sul licenziamento, non solo sull'utilizzo nella politica egli orari.

Detto più semplicemente la domanda mondiale di un bene è x.Per produrre x ci vorrà sempre meno utilizzo di persone umane perchè le produttivtà orarie sono cresciute esponenzialmente. Ma se ci sono pochi occupati, c'è meno redditto e meno capacità di creare domanda di beni finali ,e allora si produce meno, quindi ......... meno occupati-meno domanda di mercato dei beni-meno risparmio - meni investimenti- qualità dei servizi degli Stati (assistenza,previdenza,ecc) che diventa scadente- meno investimenti pubblici.

E' altrettanto ovvio che ogni Stato vivrà la propria contraddizione da gestire in funzione dell asua struttura economica e della sua efficieneza nelle infrastrutture, perchè sono comunque anch'essi fattori competitivi.Quindi in Germania meglio dell'Italia, ma attenzione non è che la Germani possa fingere che il problema non lo coinvolga.
 Il problema  non è risolvibile internamente dal pensiero e soprattutto dalla capacità di azione economica del capitalismo , la sua logica è il profitto per cui è ovvio che tende ad abbassare i costi.
Se mi son fatto capire, è cortocircuitato  il ciclo economico , non è possible trovare vecchie soluzioni keynesiane del tipo loStato "se ne frega" del debito e investe, perchè il suo debito è sul mercato finanziario , lo Stato è ora di smettere di pensare che sia "al di sopra" dei mercati ,questo lo hanno fatto credere fino agli anni Settanta-Ottanta ,quando dicevano che era "irredimibile", ma generava pesanti inflazioni economiche. Quello è passato,non è possible come leggo anche da "seccenti" economisti ripristinare vecchi politche, innanzitutto perchè è cambiata la forma organizzata dell'impresa in maniera strutturale nelle fasii  di continue ristrutturazioni, riconversioni industriali e ricapitalizzazioni.
Il mio personale parere è che se si vuole essere ancora civili, si deve passare ad un socialismo per forza, perchè l'unica soluzione di questo problema economico è lavorare tutti e lavorare meno in maniera "secca" che vuol dire per il capitalista smettere di guadagnare e speculare come ha fatto fino ad oggi ,Allora sì che la tecnologia non è ancora il "luddismo" ottocentesco, cioè toglie post idi lavoro, ma verrebbe vissuto come utilizzo e sostituzione del lavoro umano affinchè si tolga fatica e tempo di lavoro dal tempo di vita.

Quindi o più imbarbarimento o più civiltà.
#2073
Tematiche Filosofiche / Re:Che cos'è la verità?
26 Maggio 2016, 01:03:55 AM
Mariano
Propiro perchè la parola è ambigua è nata la logica formale.Ma sfugge il linguaggio naturale al formalismo.
Ma si cerca di descriverlo un fatto, in che modo rientra nella causalità oppure casualità ad esempio, e così via.
La soggettività ha ad esempio dei limiti, è meno condivisibile da una comunità in quanto meno verificabile.
Ognuno dei punti che ho illustrato ha dei limiti, per questo è ardua una verità assoluta.
Ma è interessante vedere come noi stessi costruiamo una nostra idea di mondo con i suoi meccanismi, in fondo i pensatori
,le scienze iniziano da tautologie, evidenze irriducibili, vale a dire non altrimenti scomponibile; mattone dopo mattone se vogliamo che la costruzione prenda corpo il legante deve avere delle coerenze interne
#2074
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
25 Maggio 2016, 18:04:42 PM
Che la scienza costruisca teorie sulla biologia e quindi legge di natura mi pare lampante.
E su questo non posso che condividere.
Ma il problema è che l'uomo non è solo natura, è cultura.
E dobbiamo essere anche onesti a dire che ha fatto gioco ai privilegiati di questo mondo trasporre la legge di natura nella società umana, quindi nella cultura, per giustificare il loro potere e denaro.
In natura non vedo spiritualità, monaci, anacoreti, yogi.
Sono solo esempi per giustificare il concetto che ciò in cui l'uomo crede, fosse anche solo un'illusione, muta il comportamento e l'atteggiamento. E questo non esiste assolutamente in natura.
Quindi l'altruismo è cultura, anche se ribadisco è gregarietà a mio parere in natura.
Poi qualcuno ha detto "ama il prossimo tuo" e "è più facile che un cammello passi per una cruna di un ago che un ricco in paradiso";che sia divino,che sia uomo, che sia leggenda....ha cambiato la storia anche in chi non crede.
#2075
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
25 Maggio 2016, 13:28:12 PM
Citazione di: baylham il 25 Maggio 2016, 11:57:38 AMA Duc in altum! Quali sono i modelli teorici di una società fondata sull'altruismo? La madre che cura il proprio bambino è altruista. Infatti si applicano almeno due dei problemi rilevati: l'informazione e la pluralità. Il principale problema di un genitore verso il neonato è proprio quello di capire i suoi bisogni, interpretare il linguaggio del suo corpo, per soddisfarli correttamente: perché l'infante piange è uno degli interrogativi più angosciosi per un genitore affettuoso. Il secondo problema è quello che poni tu, a quale bambino rivolgere le cure. Anche se rivolto alla propria prole non sottovaluterei comunque l'importanza del sentimento altruistico dei genitori, il bambino è comunque un altro da sé. Essere genitore è faticoso, impegnativo, comporta innumerevoli rinunce e sacrifici. A paul11 Il neonato, bambino non è né egoista né cattivo, come gli istinti non sono cattivi, anzi costituiscono la radice profonda della moralità. Rinvio questa discussione al tema della relazione tra egoismo/altruismo e moralità. L'altruismo per vincere deve affrontare e risolvere i problemi che ho sollevato, ai quali finora nessuno ha dato risposta.

L'unico sistema per vincere l'egoismo individuale è codificarlo in una collettività, vale a dire limitarlo.Questo è il pensiero socialista e comunista, di conseguenza si perde nella libertà individuale ,ma si amplifica i valori di uguaglianza e giustizia sociale.
Società altruiste le vedi in diverse etnie tribali, dove si caccia e si mangia insieme, dove ad esempio il pozzo dell'acqua o il forno per cuocere è collettivo,ecc.

L'altruismo serve a poco o niente nella nostra società capitalistica, se non come atto pietistico caritatevole,  e quind iha la parvenza di un'ipocrisia, perchè ben sapendo che il diritto non ha formalizzato uno stato di uguaglianza, ha creato divisioni socio economiche non solo nei redditi ,ma nei bisogni e necessità.
Il capitalista che sfrutta tutta la vita con bassi salari o crea disoccupati , e fa il magnanimo e mugnifico creando fondazioni caritatevoli o fa vedere che da beneficienza , è un ipocrita non un altruista.

Questo non significa però, come avevo scritto nel post precedente che l'atto totalmente gratuito e con una coerenza comportamentale possa essere altruistico anche in questa società fondata sul possesso e la proprietà.
#2076
Tematiche Filosofiche / Re:Che cos'è la verità?
25 Maggio 2016, 08:06:37 AM
la verità è il tentativo che l'uomo costruisce nel sistema di relazione generalmente fra tre fondativi: natura o realtà od oggettività;
pensiero o mente o coscienza o soggettività e infine parola o linguaggio.
Come ci si sposta gerarchicamente fra i tre fondativi, chi si focalizza sulla natura o la realtà, chi si focalizza sulla mente o coscienza, chi sul linguaggio, muta il sistema di relaziione  che può essere metafisico fino all'analitica del linguaggio.
Quando si cercò concettualmente di legare l'essere e gli enti del naturale e soprannaturale, ci si accorse anche che i fatti in sè e per sè erano veri ,ma che il pensiero che si fa parola e costruisce  le proposizioni poteva essere vero  o falso relativo al fatto descritto.
Quindi il primo problema o criterio di verità fu la coerenza fra il fatto e la proposizione che costruì il sistema formale della logica predicativa, affinchè il pensiero che si  fa parola fosse  coerente con il fatto, vale a dire corrispondente.
Nascono quindi le necessità di identità e il principio di non contraddizione e i loro derivati,così come i paradossi.
#2077
Il mio intervento non era volto alle discrrinazioni socio-economiche mondiali, ma di quanto l'autocoscienza dell'uomo occidentale produca contraddizioni e sia decadente.
Per quanto sia ancora il primo mondo e non si muoia di sete, fame, l'opulenza stride con la coscienza .Sgiombo la coscienza non è un orpello che  a comando l'uomo può fingere di non avere, gli "rode" comunque. Mangia davanti al telegiornale e gli arrivano in casa le immagini ed eventi del mondo.La demografia del mondo occidentale o è in stasi o sta diminuendo e non per sterilità, ma per scelta, per volontà E' talmente vigliacco che sceglie il suicidio dell'estinzione pur di mantenere quell'ipocrita opulenza,E intanto la coscienza "rode"
Il "vero"povero non si fa l'elucubrazioni  dell'occidentale; storicamente siamo nella fase in cui lì'impero romano è decadente e debosciato e arrivano i barbari determinati e affamati. Loro sanno cosa vogliono, noi non lo sappiamo più.
Noi siamo sbandati e la nostra cultura ha costruito una macchina in cui lo sterzo è bloccato, o forse manco c'è più.
C' è chi ne è consapevole, c'è chi finge di non vedere o fa le tre scimmiette, ma tutti sono accomunati da una sorta di malessere dentro un benessere
#2078
C'è uno strano e stridente paradosso.
Mentre l'uomo occidentale ,culturale e tecnologico, si fa problemi di autocoscienza sulle responsabilità, sul mondo che consegnerà alle prossime generazioni , altri popoli sulla faccia della Terra prolificano anche nella scarsità economica non ponendosi problematiche di autocoscienza.

Finirà, come già indicano da tempo  gli andamenti  demografici , che gli indigeni europei saranno sostituiti da popolazioni immigrate.

C'è un problema fra natura e cultura
#2079
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
24 Maggio 2016, 10:47:59 AM
Citazione di: baylham il 24 Maggio 2016, 09:39:33 AMAprendo questa discussione sull'altruismo ho riservato ad un successivo intervento il tema della morale e quindi anche del giudizio morale sull'altruismo e sull'opposto egoismo. La sopravvivenza dei mammiferi senza la cura parentale è impensabile, quindi l'uomo non può sussistere senza l'altruismo. Inoltre, sebbene le ordinarie relazioni sociali siano prevalentemente egoistiche, ritengo che l'altruismo sia molto più rilevante nella specie umana che nelle altre specie. Altruismo che è rivolto soprattutto ai parenti più prossimi, al compagno, agli amici, oppure in forme limitate ad un gruppo o una collettività più vasta oppure straordinariamente all'estraneo, al nemico, fino a giungere al sacrificio della propria vita. Tuttavia mi interessa capire perché la società umana non sia fondata sull'altruismo come pratica individuale ordinaria e prevalente nelle relazioni con gli altri, che cosa ha impedito e impedisce tuttora l'affermarsi dell'altruismo, partendo da una ipotesi che elimina alla radice il problema se l'istinto, il sentimento umano sia fondamentalmente altruistico oppure no, dando questo fatto per scontato. Ho immaginato una società in cui l'altruismo sia la condizione dominante dell'azione individuale, l'impulso fondamentale. Ebbene il risultato mi appare inconcepibile, senza senso. Vorrei capire se ho sbagliato qualcosa, se manca qualche elemento che potrebbe rovesciare questo risultato e rimettere in piedi la possibilità di una società fondata sull'altruismo. Altrimenti diventa scontata la conclusione che l'egoismo sia una necessità ineludibile per la stessa esistenza dell'altruismo. L'esempio dei porcospini di Schopenhauer riguarda la reciprocità, il mutuo vantaggio, una combinazione di egoismo e altruismo, non è puro altruismo.

No, il bambino umano è egoista e anche cattivo perchè è ancora istinto e non ha ancora morale  e condizioni educative .
Il mio parere è che l'evoluzione del bambino fino alla maturità  è la metafora della  storia dei diritti civili e sociali che sono recente storia del secolo scorso.
Non credo alla bontà di natura, semmai li temperamento o di carattere, come ci sono razze di cani più mansueti e altri più aggressivi.
Arrivo a dire che lo stereotipo religioso è il demone istinto e carnale e l'astrazione morale e culturale divina: noi viviamo già dentro di noi questa dialettica che appare nella formazione umana dal bambino alla maturità.
L'istinto animale egoistico singolo e sociale del branco, non è una costruzione culturale, perchè l'altruismo è il gesto, l'atto della gratuità che non costruisce obblighi di nessun genere in chi riceve e va al di là dei vincoli di parentele, amicizie, relazioni economiche, ecc.
Quindi l'altruismo può essere concepito come un iniziale istinto della gregarietà sociale animale, che costruisce con la cultura l'altruismo, per cui il termine non è appropriato nel mondo animale.

Lo spiego forse meglio così.
Gli istinti sono "basali" appaiono immediatamente nella prole umana che è completamente natura nel moneto in cui nasce.
Quella coscienza che costituirà la base dell'uomo-cultura entra dialetticamente nello scontro con la natura già in ciascuno di noi.
Nella natura non c'è il buono, il cattivo, il bello o il brutto, sono tutte costruzioni culturali .L'apparire dell'altruismo è una condizione formulativa dentro una cultura di una modalità di motivazioni e atteggiamenti che sono legati comunque a quel primario istinto gregario , lo ha "spostato""traslato" dalla natura nella cultura. La  stessa cosa è avvenuta con l'egoismo , è dentro la cultura nelle orgainzzazioni socio-economiche L'egoismo è più potente dell'altruismo, ma non in assoluto.Non è detto che sarà per sempre vincente se storicamente muteranno le culture come è mutato il concetto di diritto nell'ultimo secolo.Non è che l'uno sopprimerà l'altro, così come non è potuto mai avvenire nel passato , il problema è armonizzarli dentro il diritto.
#2080
Per carità è giusto che ognuno abbia un suo parere e che quindi la coscienza venga argomentata anche da un punto di vista filosofico(anzi è doveroso).ma dobbiamo sapere che è limitato discuterne solo da un punto di vista.
La filosofia non può estraniarsi dalla conoscenza in generale che acquisisce l'umanità dentro la storia.
Possiamo esser ignoranti quando pigiamo un tasto della tastiera di un computer e non sapere che esistono codic ascii fin al linguaggio macchina ,fino al fatto "materiale" che ogni lettera corrispondente ad un tasto apre e chiude dei circuiti elettronici.
Possiamo anche essere ignoranti come emerga la vita: insomma il mondo va avanti lo stesso.. c'è vita e c'è coscienza.

Personalmente invece sono affascinato e incuriosito  da come emerga vita umana  da due gameti organici, da come emerga coscienza da materaiale cerebrale, dalle forme di codificazione e decodifcazione della materia/energia

Ma dobbiamo anche sapere che se filosofia e scienza non ne parlano, non dobbiamo stupirci che ne parlino da sempre esoterismo e dottrine ermetiche, perchè la domanda sulle "trasmutazioni" è antica quanto l'uomo e l'alchimia prima della chimica ne cercava a suo modo e con un suo linguaggio i segreti.
#2081
Citazione di: HollyFabius il 22 Maggio 2016, 12:36:54 PMSulla differenza tra coscienza e autocoscienza è possibile che l'autocoscienza sia soltanto la forma più evoluta di coscienza. Ripartendo da una interpretazione della visione della AI sulla coscienza, possiamo vedere la coscienza come l'astrazione di servo-meccanismo e l'autocoscienza come quel servomeccanismo che opera sul meccanismo stesso. E' una evidente definizione insoddisfacente da molti punti di vista ma ha un merito. Evita la definizione di coscienza e di auto-coscienza utilizzando altri concetti astratti che hanno a loro volta necessità di definizione. Se definisco la coscienza usando lo spirito nella definizione avrò poi il problema di definire quest'ultimo. L'idea del servo-meccanismo è un realtà del testo di Hofstadter (GEB), che lui chiama "Strani anelli" effettivamente mi accorgo che per avere una idea chiara delle idee di Hofstadter in merito a coscienza e autocoscienza bisogna riferirsi al testo gli "Anelli dell'io", testo che non ho ancora leggo ma che mi ripropongo di fare.

Non so è simile alla mia ipotesi.
Io sostengo che la coscienza sia innata come nasciamo, ma è una tabula rasa alla nascita  che man mano si forma con le percezioni sensoriali e con la comunicazione dei nostri simili ,quindi i nostri educatori sono coloro che condizionano e formano un inizio di coscienza, perchè ci passano la loro interpretazione di mondo..L'autocoscienza si può formare solo se la coscienza ha raggiunto un determinato livello di elaborazione, di maturità, avviene quando la coscienza si auto problematizza, vale adire "si chiede", riflette su se stessa.Questa riflessione può a sua volta incidere sul livello più basso, vale a dire l'autocoscienza può mutare la coscienza intesa come prima nterfaccia  con  lepercezioni sensoriali. Per esempio prima vediamo con gli occhi, ma man mano che la coscienza che ha in sè ragione pasiche e aggiungo spirtualità può a sua volta essere influita dall'autocoscienza che vedrà non più con gli occhi ma medierà le percezioni del mondo con una coscienza influita  a sua volta dall'autocoscienza.Non so se sono stato chiaro.L'autocoscienza pone domande di ordine superiore non più legate alla sussistenza del copro fisco, vale a dire è oltre il dominio della sopravvivenza fisica.Relaziona il suo esistere agli ordini e domini naturali e costruisce associazioni di relazioni categorizzando il mondo,Quindi è in grado di costruirsi un mondo,  un'idea  di mondo,di formulare le matematiche, logica di "giocare" di immaginazione, fantasia , quindi si astrae.
#2082
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
23 Maggio 2016, 01:03:15 AM
In fondo penso che ognuno dal suo punto di vista stia dicendo delle verità.
E' vero che nella legge del branco esiste una sua identità e quindi un bene comune, ma nello stesso tempo l'ordine gerarchico vine combattuto egoisticamente.Quando cacciano  e si si difendono l'altruismo sta nel gioco di squadra del branco perchè è più efficace ed efficiente , quando si tratta di regole del branco allora si lotta per prevalere.
Nel dominio culturale è avvenuto che le leggi di natura da una parte si siano formalizzate nel diritto, il possesso e la proprietà vengono garantiti come lo era l'atavica territorialità nella natura.Quello che mi ha dato e mi da tuttora un poco di fiducia sono le conquiste civili e sociali dentro l'ordinamento giuridico del diritto.Il debole, il povero, il malato, hanno comunque una sussistenza
pur prevalendo la forza che quì diventa la posizione sociale dentro i poteri giuridici ed economici.
La forza bruta è sublimata con il potere politico ed economico, la nazione di un popolo  sostituisce il branco, e  quelli che sono pietà, compassione, diventano una base di diritto sociale nell'assistenza istituzionalizzata nel diritto
L'altruismo in effetti può essere un gesto ipocrita, a mio parere, ad esempio  tutta la gestione degli africani ed asiatici che stanno migrando in Europa è ipocrisia  vestita di altruismo,E' portare gli schiavi senza prelevarli con navi, sono loro che si pagano il viaggio.
L'altruismo è il valore della fratellanza e penso che possa ai giorni nostri avere forza solo con il riconoscimento di un diritto. e la premessa di un diritto è una questione morale che a sua volta è sublimare un istinto,
Detto in termini "crudi" significa  che i dislivelli delle disuguaglianze sociali sono egoistici per cui l'altruismo è praticato laddove esiste l'egoismo, se tutti si sentissero fratelli e uguali e fosse formalizzato nella legalità organizzativa  non ci sarebbe bisogno di altruismo inteso come una forma di carità .Ancora più crudamente e realisticamente significa che se un diritto è una conquista è dentro la dialettica della forza, l'egoista non cederà mai il privilegio.
#2083
i termini matriarcato e patriarcato in realtà sono ambigui.
La famiglia, e anche prima ,molto prima che fosse "istituzionalizzata" vede come ruolo da sempre centrale la madre il cui ruolo è più psichico-affettivo ,mentre la figura paterna lo è meno , ma   ha più il ruolo legislativo sanzionatorio.Questo è da sempre.
La figura più psichica è eros, la figura più razionale è logos e combattono nel ruolo educativo ,la prima è più permissiva la seconda è più giudicante e regolativa.Insieme queste due figure sono necessarie ai figli.
Ritnenere che il matriarcato e il patriarcato si risolvano nel ruolo di chi port i soldi a casa, è molto, ma molto limitativo, perchè è il governo della famiglia che decide il ruolo di potere, ma ribadisco se mi sono fatto capire, è da sempre dialettico.
E la figura femminile è più presente fisicamente e psichicamente dentro la famiglia; per questo spesso è ritenuta più centrale nel legame con i figli anche a livello legale anche ai nostri giorni.
La femmina è più astuta del maschio ,perchè può nonostante non avere il potere "istituzionale" nel ruolo giocare di eros, può far credere di essere scelta quando è lei  invece a decidere.
E' vero che mentre la donna esercitava nella realtà sociale famigliare il suo ruolo ,le organizzazioni sociali erano predominio gerarchico maschile.Lo è nel regno animale dei mammiferi  tranne rari casi ( la femmina più vecchia è la capobranco nelle capre), perchè fisicamente è più forte.Le religioni hanno contribuito in maniera decisiva a identificare demone- tentazione-donna,la cristianità recupera il ruolo nella Madonna dopo secoli dalla sua origine, e nella storia, anche nei miti, appaiono soprattutto ruoli maschili come protagonisti, ma il ruolo femminile anche se di secondo piano è spesso decisivo.

il femminismo è la rivolta del suo ruolo succube, dominato "istituzionalmente", nel tempo in cui cominciano ad apparire velori come libertà ed uguaglianza sposate alla democrazia. E' razionalmente contraddittorio che una parte dell'umanità non ne fosse partecipe.La conquista nel diritto istituzionale dell'uguaglianza di sesso la rtiengo sacrosanta.
Il vero problema attuale è la confusione di ruolo famigliare, come ho espresso altrove, con i padri con la gonna e le madri ocn i pantaloni,Attenzione la mia non è misogenia, tutt'altro. ma quando la donna vuol essere "maschio" perde nella sua caratteristica fondamentale  La donna è abituata da sempre al governo famigliare compresa l'economia, il padre porta il denaro ,ma lei lo gestiche oculatamente, per questo è un "bluff" il concetto matriarcale e patriarcale dentro la famiglia.ma quando sposta il suo ruolo dal nucleo sociale che è quello famigliare perde la sua caratteristica psichica fondamentale educativa, ruolificandosi in un ruolo non suo. Non sto affermando che non lo possa esercitare, è un suo sacrosanto diritto, ma prima del diritto vi è natura e quando il diritto che è la forma culturale di aver traslato natura dentro cultura, cade in contraddizione. Non è più centrale nella famiglia,mancandogli il ruolo della continuità e presenza .Se si vuole più logos si perde di eros.
#2084
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
22 Maggio 2016, 01:30:35 AM
In gioventù ho creduto fortemente nella possibilità che si potesse costruire una società altruistica o comunque socialmente equa e giusta,Ho capito che almeno nel mio tempo di vita non sarebbe stato possibile. Forse in un futuro e forse remoto.
Il problema è riuscire a sublimare l'istinto in una morale e razionalizzarla, vale a dire saper esercitare un impulso egoistico e "spostarlo" in una alternativa altruistica, vale adire provo più felicità ad essere altruista che ad essere egoista.
E'  possibile? Ci sono esempi, ma quunti sono su sette miliardi di persone? ma soprattutto mi sconforta che nella legge di natura vince il più forte ,non il più buono; dove il forte è agente attivo per il suo esercizio egoistico mentre l'altruista difficilmente può esercitare la forza, non è nella sua natura e la sentirebbe lui per primo come contraddittoria.

L'altruista è costretto a far forza su se stesso sui suoi principi morali che sono divenuti sua essenza, non può permettersi la regola del possesso, per cui gelosia e invidia sono fuori dal suo vocabolario.
#2085
Tematiche Spirituali / Re:Spiritualità per tutti
22 Maggio 2016, 00:55:10 AM
Forse, se ho ben capito ci vogliono due presupposti:
1) il riconoscere che siamo tutti spirituali in quanto innata ed esigenza
2) dirimere dalle tradizioni millenarie le nette divisioni che hanno costruito steccati

Ammesso che sia praticabile, ne riconosco difficoltà enormi, perchè i nostri sistemi di credenza(intendo come coscienza) non sono solo razionali, ma implichino "agganci" psichici.Così come la cultura ,il percorso storico, ha strutturato una forma di pensiero, così la spiritualità viene vissuta come "nocciolo duro".Il risultato è la difesa di appartenenza in quanto identitaria e sacrale.
Riuscire a costruire una diversa spiritualità, una modalità di viverla in modo più aperto, vorrebbe dire esercitare in modo più critico ed autocritico ciò che ha costruito in noi la spiritualità.
Per me è è facile fare questo esercizio, ma per mie esperienze personali e per una mia modalità di vivere la conoscenza, perchè
implica il concetto di esistenza, la consapevolezza che noi non viviamo in certezze, ma su palafitte spazzate dalle intemperie, che forse crediamo a illusioni, ma nello stesso tempo anche se lo fossero  ne abbiamo necessità per proiettarci  in un futuro e viverlo sperando migliore. Insomma c'è dentro ragione, psiche e sentimento nella spiritualità e non è possible "lavorare" solo sulla ragione senza implicarne anche gli altri attributi perchè è "viscerale" tanto più una credenza è il nocciolo duro strutturato su altre modalità di viverla, cioè motivazioni, atteggiamenti