Il libero arbitrio (che come giustiamente fa notare Ipazia non dovrebbe chiamarsi così, ma libera volontà), ha ed ha avuto dei nemici formidabili ed anche dei "false friends". Il primo grande nemico è stato l'avvento del metodo scientifico. Dal 600 in poi, l'uomo ha trasformato il mondo attraverso di esso ed una delle sue dichiarazioni, anzi il suo grido di battaglia è sempre stato, che tutto ha una causa e che al massimo non la conosciamo con gli strumenti a nostra disposizione. Descartes, Leibniz, Spinoza, Hobbes, al principio del mondo moderno si sono molto prodigati in questo senso, per non parlare dei filosofi-scienziati, Galilei, Newton, Bacone. Ora ancora viviamo sotto quella luce lontana.
Pensare alla libera volontà inoltre schiude il campo alla possibilità. Se nulla è già scritto, tutto si può scrivere. Non esistono sistemi "naturali". Esiste ciò che l'uomo può fare di sè, sapendo che può fare A-B-C e che ogni azione comporterà l'apertura di altri sentieri che si biforcano e che nulla è senza prezzo e che tutto è sotto la nostra responsabilità di agenti vivi. Tutto ciò è pericoloso per ogni potere che deve autoconservarsi. E così la teocrazia si fonda sulla naturale propensione a Dio, la democrazia, sulla naturale propensione al Popolo, il capitalismo, sul naturale istinto all'arricchimento e così via, di giustificazione naturale e predeterminata in giustificazione naturale e predeterminata. Morto Dio, il Determinismo è diventata una divinità altrettanto rigida e alleata del Potere vigente.
Il grande "false friend" è stato il cristianesimo. Il libero arbitrio serviva più a dividere i malvagi dai buoni e a manlevare Dio di ogni responsabilità sulle sue creature. In questo, il cristianesimo ha dovuto spesso fare i salti mortali per mettere insieme il potere assoluto di Dio e la libertà degli uomini. Tuttavia, il cristianesimo, a differenza del pensiero protestante "medio", ha mantenuto una sua umanità di fondo, permettendo a tutti di pentirsi e di ritrovare la propria anima. L'Innominato non avrebbe posto a Wittemberg.
Resta il fatto che la libera volontà o libero arbitrio, nel cristianesimo è piegato ad una necessità teologica che lo vizia in modo non rimediabile.
Anche qui ha ragione Ipazia quando accenna alla tragedia greca, come luogo della scoperta della libera volontà, che oggi diventa riscoperta, in molto mutati rapporti di potere. L'Ulisse di oggi non avrebbe bisogno dell'astuzia per scappare da Polifemo. Sarebbe bastato un missile Stinger. Ed è in questo senso che subentra il rapporto fra libera volontà e responsabilità. Solo attraverso questo nesso la libera volontà assume tutta la sua forza.
Senza dimenticare un ultima passaggio estremamente rilevante. Pensarsi in un mondo deterministico ci indurrà a compiere azioni deterministiche, rafforzando la verità di quella teoria. Pensarsi in un mondo di libere volontà ci indurrà a compiere azioni di libera volontà, rafforzando la verità di quella teoria. Ovvero non siamo l'entomologo che studia l'insetto. Noi siamo l'insetto che studia sè stesso.
Pensare alla libera volontà inoltre schiude il campo alla possibilità. Se nulla è già scritto, tutto si può scrivere. Non esistono sistemi "naturali". Esiste ciò che l'uomo può fare di sè, sapendo che può fare A-B-C e che ogni azione comporterà l'apertura di altri sentieri che si biforcano e che nulla è senza prezzo e che tutto è sotto la nostra responsabilità di agenti vivi. Tutto ciò è pericoloso per ogni potere che deve autoconservarsi. E così la teocrazia si fonda sulla naturale propensione a Dio, la democrazia, sulla naturale propensione al Popolo, il capitalismo, sul naturale istinto all'arricchimento e così via, di giustificazione naturale e predeterminata in giustificazione naturale e predeterminata. Morto Dio, il Determinismo è diventata una divinità altrettanto rigida e alleata del Potere vigente.
Il grande "false friend" è stato il cristianesimo. Il libero arbitrio serviva più a dividere i malvagi dai buoni e a manlevare Dio di ogni responsabilità sulle sue creature. In questo, il cristianesimo ha dovuto spesso fare i salti mortali per mettere insieme il potere assoluto di Dio e la libertà degli uomini. Tuttavia, il cristianesimo, a differenza del pensiero protestante "medio", ha mantenuto una sua umanità di fondo, permettendo a tutti di pentirsi e di ritrovare la propria anima. L'Innominato non avrebbe posto a Wittemberg.
Resta il fatto che la libera volontà o libero arbitrio, nel cristianesimo è piegato ad una necessità teologica che lo vizia in modo non rimediabile.
Anche qui ha ragione Ipazia quando accenna alla tragedia greca, come luogo della scoperta della libera volontà, che oggi diventa riscoperta, in molto mutati rapporti di potere. L'Ulisse di oggi non avrebbe bisogno dell'astuzia per scappare da Polifemo. Sarebbe bastato un missile Stinger. Ed è in questo senso che subentra il rapporto fra libera volontà e responsabilità. Solo attraverso questo nesso la libera volontà assume tutta la sua forza.
Senza dimenticare un ultima passaggio estremamente rilevante. Pensarsi in un mondo deterministico ci indurrà a compiere azioni deterministiche, rafforzando la verità di quella teoria. Pensarsi in un mondo di libere volontà ci indurrà a compiere azioni di libera volontà, rafforzando la verità di quella teoria. Ovvero non siamo l'entomologo che studia l'insetto. Noi siamo l'insetto che studia sè stesso.