x PAUL
parte 1 sorry per la lunghezza, per la leggibilità se di fretta non leggere i vari approfondimenti sotto il nome ps (post scriptum).
La seconda parte domani o nei prossimi giorni.
ai moderatori ma anche ai lettori casuali.
Mi rendo conto che forse non si capisce il legame con il discorso sull'Altro, ma essendo a mio parere questo il topic per eccellenza della filosofia contemporanea, è quasi necesario fare dei preamboli, che chiariscano le idee generali, per affrontare un tema tanto importante, e che rischia di venir banalizzato.
con fiducia nella pubblicazione grazie e scusate ancora. mi accorgerò di essere più conciso nei prossimi interventi, ma ci tengo alla completezza di questo.
"Non ho scritto chel'Essere non sia un ente, l'Essere è un ente.Alcuni filosofi utilizzano l'Essere,altri no. Chi utilizza l'Essere spesso lo compie per distinguerlo dagli enti, che sarebbero ogni "cosa", diciamo che Essere è un ente"speciale". cit Paul
"Se la vita comunque è, esiste come diveniente, dovrà pur avere un senso rispetto all'Essere:questo in fondo è Essere e Tempo di Heidegger." cit Paul
Credo che non apprezzi il fatto che in Heideger l'Essere non è l'ente.
Infatti il destino, non è quello dell'ente, che si manifesta, fenomenologicamente nel tempo, ma il suo rapporto (quello dell'ente, con l'Essere).
Pensare all'Essere come ente, è possibile, ma in quel caso staremmo parlando di un Dio, e Heideger non credeva in alcun Dio infatti, pur rendendosi conto della necessità della sua invocazione (opere Holderlin e l'intervista alla televisione pubblica tedesca, l'ultima che fece, quasi un testamento.)
PS
Come sai, e se non sai ti consiglio l'agile volumetto della Adelphi di Volpi, gli ultimi capitoli. Heideger tenta nelle sue ultime opere di far capire tramite l'"essere sbarrato", cioè proprio sbarrato tipograficamente, che l'Essere NON E' l'ente.
Questa cosa è molto difficile, me ne rendo conto, a partire dal fatto che lo stesso Volpi taccia Heideger di cadere per l'ennesima volta nella metafisica speciale, già distrutta da Nietzche.
Ma non è minimamente così, certo i continui tentativi di riscrittura forse sono un pò comici, evidentemente però Hediger ci teneva che qualcuno lo capisse.
Lo posso capire io. Non so quanti altri. (finora nessun filosofo che io abbia letto, ma ho letto poco, questo bisogna dirlo).
E di certo non serviva tutta quella attenzione sulla lingua, se una cosa non può essere detta, semplicemente la devi dare per com-presa.
Lui ci teneva, ma il risultato è stato l'esatto opposto, ossia che tanti autori compreso Calciolari che cita LeFay, ma possiamo dire anche la De Agostini, e mille altri...sono veramente tanti (anche la sua miglio studente la Harendt, l'unico che qualcosa subodorava era Husserl...e ho detto tutto! dicevo...;che pensano che la filosofia di heideger sia veramente nazista Ossia il mondo è l'ente, un riduzionismo che fa a pugni con tutti i presupposti di essere e tempo. Era l'esatto opposto!!!
L'essere non è se non in quanto è PURA ESISTENZA, è la radura al massimo, quel momento appena prima che l'ente si scopra ente...etc...appunto come dici tu esistente (ossia incontro, nella radura dell'Essere...un attimo prima)
Comunque ripartiamo pure dall'esistente come Essere. per seguire il tuo vocabolario.
"Kant prosegue il pensiero di Hume, fra un limite conoscitivo fra l'esperienza e la capacità mentale" cit paul
Si certo, ma Kant non coglie che l'essenza è l'Ente (sopratutto quello della metafisica speciale, ente in quanto esistente, non in quanto essenza, che sarebbe un dualismo cartesiano, ma almeno su questo fa distinzione ed è lì la sua grandezza).
PS
Infatti rimarrà bloccato, e si rammaricherà di non aver creato quella scienze riduzionista newtoniana, sulla indimostrabilità della "cosa in sè".
Certo qui rientra quel canone che critica Anselmo senza capire la questione del "speciale".
Ente Primo. Ossia originario. (ovviamente per me non è originario in quanto Ente primo, ma perchè accoglie l'evento dell'essere necessariamente qualcosa di ciò che viene prima.)
Nella Bibbia sta scritto infatti Bereshit, all'inizio, ossia quando Dio si situa nel tempo. Vuol dire che prima era altro! appunto puro Essere, non mi servono nemmeno gli attributi della metafisica speciale, che comunque ripeto, infinità, onnipresenza, eternità. Ossia tutto ciò che nega la fenomenologia che si situa nello spazio tempo, come Kant ha dimostrato.
Per me sono cose ovvie, mi sforzo di non darle per scontate, cerco di far vedere alcuni risvolti, alcune consonanze, ma di fatto l'importante è la Relazione.
"l' Importanza di Kant e lo si constata dall'utilizzo dei termini di fenomeno e trascendentale, utilizzati da Husserl e prima ancora da Hegel è in questa possibilità di unire esperienza dell'esistenza, e trascenderlo nel pensiero, nel mondo delle idee. " cit Paul
Si sono pienamente d'accordo, ma dubito che qui ci possa raggiungere qualcuno, siamo già ai piani alti dell'idealismo trascendentale. Appunto l'Idealismo tout court.
PS
Non so se puoi notare insieme a me che però il buon Kant rimanga al di qua dell'idealismo, pur avendolo inventato, paradosso, perchè per lui è importante il mondo materiale, più che quello spirituale (e la sua morale non a caso è una delle più spaventose, non a caso in reinassance proprio negli imperialisti e psichiatrizzati USA).
Non a caso bisogna ricordare che era un docente di biologia e non di filosofia.
Bisogna ricordare che era un maniaco ossessivo.
Basta leggere le sue stesse opere sulla medicina dove insiste per una dietetica, ante-nietzche (e d'altronde anche Nietzche cedeva spesso alla sua malattia, pur essendone pienamente padrone dei suoi (della "malattia", per i pochi non è malattia ma è fantasmatica...ma vabbè) meccanismi.
Anch'egli ossesionato dal suo corpo, dalle sue malattie. (gotta etc...etc...era un accozzaglia di malattie, che oggi facilmente diremmo nevrotiche).
Si tende sempre a separare l'opera dall'uomo, si sono d'accordo, ma nemmeno possiamo non notare di come la vita dell'uomo incida nella direzione del suo pensiero.
Direi che Kant era un grandissimo pensatore Nonostante Kant!!!
"A mio parere l'archè l'abbiamo perso,culturalmente ,filosoficamente.Il proseguimento storico del pensiero di Kant-Hegel-Husserl è nella linguistica, sullo strumento della relazione fra un Io e il Mondo fisico, in termini di capacità o meno del linguaggio, con i suoi segni e simboli, con la sua logica predicativa e proposizionale, di costruire significati, descrizioni, definizioni più o meno veritatitive. Le famose aporie, antinomie linguistiche che già venivano dall'antichità proseguono nella filosofia analitica del linguaggio ad es. in Russell." cit Paul
Purtroppo la questione linguistica nella sua complessità ha virato nel depensamento dell'analitica americana.
ps
Nell'anno sabbatico che mi presi, frequentando l'università, ebbi l'occasione di parlare con il professore Buozzo, al suo ultimo anno in cattedra.
Mi interessava parlare di Peirce, per verificare se avevo capito bene la questione di connotazione e denotazione. (questione che non credo risolta, purtroppo sono l'unico che possa derimerla, gli altri hanno smesso di pensare se non fosse che proprio al corso di Buozzo, capii che per capirla a fondo servivano qualità matematiche che non ho, e che dovrei costruire nel tempo...e chi c'à voglia.)
Insomma alla fine si rese conto di che tipo ero, e mi fece un breve cenno sul fatto che fu proprio Heideger a partire dalla questione linguistica, cosa che pochi sanno! infatti a parte Buozzo nessuno la tira fuori.
La sua prima opera è proprio la dismissione della linguistica a favore di una nuova scienza che lui crede possa essere all'interno della filosofia.
E che si illuderà di trovare in Husserl, salvo poi crearsene una nuova.
Sono da leggere le lettere di Husserl che vuole capire l'allievo, ma non riesce mai a farlo.
Insomma la lingua DEVE essere pensiero incarnato. Se no non ha alcun senso.
Ovviamente pur non avendo mai letto l'opera, forse in italiano manco l'anno pubblicata, ma in inglese cè-
Capii subito.
Ci lasciammo da simpatici avversari.
Uno dei pochi analitici che aveva un anima vera. una passione per la sua materia!! un bel ricordo davvero. (no il corso non lo capii
)
" C'è in lui una forma "isterica"estremizzante, ma è abissale nella capacità di analisi e di saperla rendere nella scrittura, un grandissimo letterato in questo.La sua parte più "bella" è la sua umanità "fanciullesca", naturale, oserei dire innocente, in simbiosi con la natura, spoglio dei sitemi culturali che hanno appesantito e spesso negato all'uomo la sua stessa umanità,In Zarathustra alcune parti come il finale in cui il con l'aquila e il serpente , lascia i suoi ospiti, tutti uomini simbolicamente deboli, decadenti, nella sua caverna e descrive il sole come sua energia vitale, la sua gioia di vivere.
Nietzsche, leggendo alcuni suoi scritti, diciamo minori, ritene, questo è un mio parere, di non doversi porre delle riflessioni diciamo metafisiche. Lui, scrive, prende atto che esiste e l'uomo per lui è essenzialmente natura, non ama la cultura intesa come sovrastruttura che appesantisca come un fardello l'esistenza, che lo ingabbi, che lo imprigioni, rendendole "intristito e debole",si pone antimoralmente in quanto questi pongono scrupoli anche ai gesti naturali ,li condizionano." cit Paul
Paul hai compreso abbastanza il nostro. Meglio di altre volte mi pare.
Ora lo riscrivo: in lui cè una forma nevrotica ossesiva (ma di tipo paranoico non isterico, infatti è Lou a mollarlo, non il contrario).
La sua grandezza è il fatto di analizzare quella stessa forma nevrotica, superandola in maniera abissale.
PS 1
Come preso dalla lotta con essa, ossia come preso dal tentativo di superare l'istinto di morte, che egli conosce per via anche fisica con continue emicranie. Egli supera la nevrosi addirittura inventando la psicanalisi, Freud non lo cita mai, ma è evidente che lo deve aver letto. Tesi di Derrida e anche del filosofo francese Onfray.
Ma lo fa abissalmente, perchè non solo ne rivela il carattere fondamentalmente metafisico, il carattere totemico arriverà a dire Freud per altre vie, quelle antropologiche.
Egli supera di slancio questo impedimento che ha nome cristianesimo, gente come Marcuse e Reich, ci arrivano per strade diverse, sociologiche.
E va oltre il totem per scoprire quel tabù che ha nome nichilismo, e che Freud chiama principio di morte, in un libretto d'oro, nella collezione cento pagine della newton compton. Una lettura di me stesso liceale.
Sempre all'università misi in difficoltà il professore di psichiatria fenomenologica, una specie di psichiatria contestuale contro la psichiatria americana monista e bio-imperialista.
Perchè nessuno parla più dell'istinto di morte?
Perchè mai nessun giovane fa queste domande? che io mi facevo già adolescente?
PS 2
La parte più bella ossia quella fanciullesca, è ahimè di nuovo uno dei sintomi della paranoia. Un illusione che possa permettere al malato di reiterare i suoi sogni di dominio.
Al fanciullo tutto si perdona.
Ovviamente nel sogno, nella realtà Nietzche è costantemente messo in scacco dalla parte femminile, che egli sogna succube, e che invece fa opposizione, come ogni cosa nella vita. Dicesi principio di realtà.
PS 3
Gli stolti che non capiscono Nietzche si fermano alla datità della sua vita mediocre, o alle sue malattie presunte. Lasciamo da perdere i cinici che lo usano in maniera ideologica. Vale a dire il 99.9% degli intellettuali.
PS 4
Io non riesco a raggiungerlo sulle vette più elevate.
Perchè dire di capire Nietzche vuol dire capire che razza di sforzo sovrumano, intellettualmente parlando, si è costretti a fare per arrivare anche solo a capire quali venti soffiano alle sue altezze.
Ps 5
Io ne capisco gli abissi, le vette, quelle meravigliose vette, temo non le raggiungerò mai.
Per esempio il commiato dagli amici nel "viandante e la sua ombra"-
Ma in generale tutto il viandante e la sua ombra...un opera sublime, non la capirò mai.
O meglio forse introiettando umano troppo umano, ormai fermo a 2 o 3 anni fa nella ottava rilettura.
Ogni volta che lo riprendo, si squarcia qualcosa, che nel frattempo si era sedimentato.
Ci vuole tempo.Molto tempo per capirlo.
Io stupisco a chi legga Nietzche una sola volta e dica, l'ho capito.
A scanso di equivoci la riflessione sull'Altro e sugli altri DEVE ripartire da Nietzche e da nessun "altro" .
La seconda parte domani o nei prossimi giorni.
parte 1 sorry per la lunghezza, per la leggibilità se di fretta non leggere i vari approfondimenti sotto il nome ps (post scriptum).
La seconda parte domani o nei prossimi giorni.
ai moderatori ma anche ai lettori casuali.
Mi rendo conto che forse non si capisce il legame con il discorso sull'Altro, ma essendo a mio parere questo il topic per eccellenza della filosofia contemporanea, è quasi necesario fare dei preamboli, che chiariscano le idee generali, per affrontare un tema tanto importante, e che rischia di venir banalizzato.
con fiducia nella pubblicazione grazie e scusate ancora. mi accorgerò di essere più conciso nei prossimi interventi, ma ci tengo alla completezza di questo.
"Non ho scritto chel'Essere non sia un ente, l'Essere è un ente.Alcuni filosofi utilizzano l'Essere,altri no. Chi utilizza l'Essere spesso lo compie per distinguerlo dagli enti, che sarebbero ogni "cosa", diciamo che Essere è un ente"speciale". cit Paul
"Se la vita comunque è, esiste come diveniente, dovrà pur avere un senso rispetto all'Essere:questo in fondo è Essere e Tempo di Heidegger." cit Paul
Credo che non apprezzi il fatto che in Heideger l'Essere non è l'ente.
Infatti il destino, non è quello dell'ente, che si manifesta, fenomenologicamente nel tempo, ma il suo rapporto (quello dell'ente, con l'Essere).
Pensare all'Essere come ente, è possibile, ma in quel caso staremmo parlando di un Dio, e Heideger non credeva in alcun Dio infatti, pur rendendosi conto della necessità della sua invocazione (opere Holderlin e l'intervista alla televisione pubblica tedesca, l'ultima che fece, quasi un testamento.)
PS
Come sai, e se non sai ti consiglio l'agile volumetto della Adelphi di Volpi, gli ultimi capitoli. Heideger tenta nelle sue ultime opere di far capire tramite l'"essere sbarrato", cioè proprio sbarrato tipograficamente, che l'Essere NON E' l'ente.
Questa cosa è molto difficile, me ne rendo conto, a partire dal fatto che lo stesso Volpi taccia Heideger di cadere per l'ennesima volta nella metafisica speciale, già distrutta da Nietzche.
Ma non è minimamente così, certo i continui tentativi di riscrittura forse sono un pò comici, evidentemente però Hediger ci teneva che qualcuno lo capisse.
Lo posso capire io. Non so quanti altri. (finora nessun filosofo che io abbia letto, ma ho letto poco, questo bisogna dirlo).
E di certo non serviva tutta quella attenzione sulla lingua, se una cosa non può essere detta, semplicemente la devi dare per com-presa.
Lui ci teneva, ma il risultato è stato l'esatto opposto, ossia che tanti autori compreso Calciolari che cita LeFay, ma possiamo dire anche la De Agostini, e mille altri...sono veramente tanti (anche la sua miglio studente la Harendt, l'unico che qualcosa subodorava era Husserl...e ho detto tutto! dicevo...;che pensano che la filosofia di heideger sia veramente nazista Ossia il mondo è l'ente, un riduzionismo che fa a pugni con tutti i presupposti di essere e tempo. Era l'esatto opposto!!!
L'essere non è se non in quanto è PURA ESISTENZA, è la radura al massimo, quel momento appena prima che l'ente si scopra ente...etc...appunto come dici tu esistente (ossia incontro, nella radura dell'Essere...un attimo prima)
Comunque ripartiamo pure dall'esistente come Essere. per seguire il tuo vocabolario.
"Kant prosegue il pensiero di Hume, fra un limite conoscitivo fra l'esperienza e la capacità mentale" cit paul
Si certo, ma Kant non coglie che l'essenza è l'Ente (sopratutto quello della metafisica speciale, ente in quanto esistente, non in quanto essenza, che sarebbe un dualismo cartesiano, ma almeno su questo fa distinzione ed è lì la sua grandezza).
PS
Infatti rimarrà bloccato, e si rammaricherà di non aver creato quella scienze riduzionista newtoniana, sulla indimostrabilità della "cosa in sè".
Certo qui rientra quel canone che critica Anselmo senza capire la questione del "speciale".
Ente Primo. Ossia originario. (ovviamente per me non è originario in quanto Ente primo, ma perchè accoglie l'evento dell'essere necessariamente qualcosa di ciò che viene prima.)
Nella Bibbia sta scritto infatti Bereshit, all'inizio, ossia quando Dio si situa nel tempo. Vuol dire che prima era altro! appunto puro Essere, non mi servono nemmeno gli attributi della metafisica speciale, che comunque ripeto, infinità, onnipresenza, eternità. Ossia tutto ciò che nega la fenomenologia che si situa nello spazio tempo, come Kant ha dimostrato.
Per me sono cose ovvie, mi sforzo di non darle per scontate, cerco di far vedere alcuni risvolti, alcune consonanze, ma di fatto l'importante è la Relazione.
"l' Importanza di Kant e lo si constata dall'utilizzo dei termini di fenomeno e trascendentale, utilizzati da Husserl e prima ancora da Hegel è in questa possibilità di unire esperienza dell'esistenza, e trascenderlo nel pensiero, nel mondo delle idee. " cit Paul
Si sono pienamente d'accordo, ma dubito che qui ci possa raggiungere qualcuno, siamo già ai piani alti dell'idealismo trascendentale. Appunto l'Idealismo tout court.
PS
Non so se puoi notare insieme a me che però il buon Kant rimanga al di qua dell'idealismo, pur avendolo inventato, paradosso, perchè per lui è importante il mondo materiale, più che quello spirituale (e la sua morale non a caso è una delle più spaventose, non a caso in reinassance proprio negli imperialisti e psichiatrizzati USA).
Non a caso bisogna ricordare che era un docente di biologia e non di filosofia.
Bisogna ricordare che era un maniaco ossessivo.
Basta leggere le sue stesse opere sulla medicina dove insiste per una dietetica, ante-nietzche (e d'altronde anche Nietzche cedeva spesso alla sua malattia, pur essendone pienamente padrone dei suoi (della "malattia", per i pochi non è malattia ma è fantasmatica...ma vabbè) meccanismi.
Anch'egli ossesionato dal suo corpo, dalle sue malattie. (gotta etc...etc...era un accozzaglia di malattie, che oggi facilmente diremmo nevrotiche).
Si tende sempre a separare l'opera dall'uomo, si sono d'accordo, ma nemmeno possiamo non notare di come la vita dell'uomo incida nella direzione del suo pensiero.
Direi che Kant era un grandissimo pensatore Nonostante Kant!!!

"A mio parere l'archè l'abbiamo perso,culturalmente ,filosoficamente.Il proseguimento storico del pensiero di Kant-Hegel-Husserl è nella linguistica, sullo strumento della relazione fra un Io e il Mondo fisico, in termini di capacità o meno del linguaggio, con i suoi segni e simboli, con la sua logica predicativa e proposizionale, di costruire significati, descrizioni, definizioni più o meno veritatitive. Le famose aporie, antinomie linguistiche che già venivano dall'antichità proseguono nella filosofia analitica del linguaggio ad es. in Russell." cit Paul
Purtroppo la questione linguistica nella sua complessità ha virato nel depensamento dell'analitica americana.
ps
Nell'anno sabbatico che mi presi, frequentando l'università, ebbi l'occasione di parlare con il professore Buozzo, al suo ultimo anno in cattedra.
Mi interessava parlare di Peirce, per verificare se avevo capito bene la questione di connotazione e denotazione. (questione che non credo risolta, purtroppo sono l'unico che possa derimerla, gli altri hanno smesso di pensare se non fosse che proprio al corso di Buozzo, capii che per capirla a fondo servivano qualità matematiche che non ho, e che dovrei costruire nel tempo...e chi c'à voglia.)
Insomma alla fine si rese conto di che tipo ero, e mi fece un breve cenno sul fatto che fu proprio Heideger a partire dalla questione linguistica, cosa che pochi sanno! infatti a parte Buozzo nessuno la tira fuori.
La sua prima opera è proprio la dismissione della linguistica a favore di una nuova scienza che lui crede possa essere all'interno della filosofia.
E che si illuderà di trovare in Husserl, salvo poi crearsene una nuova.
Sono da leggere le lettere di Husserl che vuole capire l'allievo, ma non riesce mai a farlo.
Insomma la lingua DEVE essere pensiero incarnato. Se no non ha alcun senso.
Ovviamente pur non avendo mai letto l'opera, forse in italiano manco l'anno pubblicata, ma in inglese cè-
Capii subito.
Ci lasciammo da simpatici avversari.
Uno dei pochi analitici che aveva un anima vera. una passione per la sua materia!! un bel ricordo davvero. (no il corso non lo capii

" C'è in lui una forma "isterica"estremizzante, ma è abissale nella capacità di analisi e di saperla rendere nella scrittura, un grandissimo letterato in questo.La sua parte più "bella" è la sua umanità "fanciullesca", naturale, oserei dire innocente, in simbiosi con la natura, spoglio dei sitemi culturali che hanno appesantito e spesso negato all'uomo la sua stessa umanità,In Zarathustra alcune parti come il finale in cui il con l'aquila e il serpente , lascia i suoi ospiti, tutti uomini simbolicamente deboli, decadenti, nella sua caverna e descrive il sole come sua energia vitale, la sua gioia di vivere.
Nietzsche, leggendo alcuni suoi scritti, diciamo minori, ritene, questo è un mio parere, di non doversi porre delle riflessioni diciamo metafisiche. Lui, scrive, prende atto che esiste e l'uomo per lui è essenzialmente natura, non ama la cultura intesa come sovrastruttura che appesantisca come un fardello l'esistenza, che lo ingabbi, che lo imprigioni, rendendole "intristito e debole",si pone antimoralmente in quanto questi pongono scrupoli anche ai gesti naturali ,li condizionano." cit Paul
Paul hai compreso abbastanza il nostro. Meglio di altre volte mi pare.

Ora lo riscrivo: in lui cè una forma nevrotica ossesiva (ma di tipo paranoico non isterico, infatti è Lou a mollarlo, non il contrario).
La sua grandezza è il fatto di analizzare quella stessa forma nevrotica, superandola in maniera abissale.
PS 1
Come preso dalla lotta con essa, ossia come preso dal tentativo di superare l'istinto di morte, che egli conosce per via anche fisica con continue emicranie. Egli supera la nevrosi addirittura inventando la psicanalisi, Freud non lo cita mai, ma è evidente che lo deve aver letto. Tesi di Derrida e anche del filosofo francese Onfray.
Ma lo fa abissalmente, perchè non solo ne rivela il carattere fondamentalmente metafisico, il carattere totemico arriverà a dire Freud per altre vie, quelle antropologiche.
Egli supera di slancio questo impedimento che ha nome cristianesimo, gente come Marcuse e Reich, ci arrivano per strade diverse, sociologiche.
E va oltre il totem per scoprire quel tabù che ha nome nichilismo, e che Freud chiama principio di morte, in un libretto d'oro, nella collezione cento pagine della newton compton. Una lettura di me stesso liceale.
Sempre all'università misi in difficoltà il professore di psichiatria fenomenologica, una specie di psichiatria contestuale contro la psichiatria americana monista e bio-imperialista.
Perchè nessuno parla più dell'istinto di morte?
Perchè mai nessun giovane fa queste domande? che io mi facevo già adolescente?
PS 2
La parte più bella ossia quella fanciullesca, è ahimè di nuovo uno dei sintomi della paranoia. Un illusione che possa permettere al malato di reiterare i suoi sogni di dominio.
Al fanciullo tutto si perdona.
Ovviamente nel sogno, nella realtà Nietzche è costantemente messo in scacco dalla parte femminile, che egli sogna succube, e che invece fa opposizione, come ogni cosa nella vita. Dicesi principio di realtà.
PS 3
Gli stolti che non capiscono Nietzche si fermano alla datità della sua vita mediocre, o alle sue malattie presunte. Lasciamo da perdere i cinici che lo usano in maniera ideologica. Vale a dire il 99.9% degli intellettuali.
PS 4
Io non riesco a raggiungerlo sulle vette più elevate.
Perchè dire di capire Nietzche vuol dire capire che razza di sforzo sovrumano, intellettualmente parlando, si è costretti a fare per arrivare anche solo a capire quali venti soffiano alle sue altezze.
Ps 5
Io ne capisco gli abissi, le vette, quelle meravigliose vette, temo non le raggiungerò mai.
Per esempio il commiato dagli amici nel "viandante e la sua ombra"-
Ma in generale tutto il viandante e la sua ombra...un opera sublime, non la capirò mai.
O meglio forse introiettando umano troppo umano, ormai fermo a 2 o 3 anni fa nella ottava rilettura.
Ogni volta che lo riprendo, si squarcia qualcosa, che nel frattempo si era sedimentato.
Ci vuole tempo.Molto tempo per capirlo.
Io stupisco a chi legga Nietzche una sola volta e dica, l'ho capito.
A scanso di equivoci la riflessione sull'Altro e sugli altri DEVE ripartire da Nietzche e da nessun "altro" .
La seconda parte domani o nei prossimi giorni.