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Messaggi - Aumkaara

#211
Già, la conoscevo questa teoria, sia in riferimento allo stato infantile sia in riferimento a presunte (per me non esattamente impossibili) ere passate (e future) socialmente, scientificamente e filosoficamente più elevate.
È una teoria che vedo come vedo ogni altra teoria psicologica: molto probabilmente vera, ma comunque solo un caso specifico a cui non ridurre ogni spiegazione. Anzi, forse è vero il contrario, forse sono i meccanismi organici e sociali alla base dei suddetti comportamenti psicologici ad essere il riflesso di meccanismi più "ampi ed elevati" (non vedo molto probabile che i meccanismi più particolari, al massimo collettivi, sorgano e si mantengano casualmente ed indipendentemente, senza avere una controparte più universale e coordinatrice, senza per questo antropomirfizzare o personalizzare quest'ultima). Ma in ogni caso la sete di assolutezza non è esattamente la nostalgia di onnipotenza, che è più propriamente quella a cui si riferisce la teoria suddetta.
In ogni caso forse è proprio grazie a questo semplice meccanismo psicologico che l'essere umano mette in atto quello che probabilmente gli è più proprio: il cercare di andare sempre oltre, in tutti i campi, poco importa se poi scopre che l'oltre era il punto di partenza perché il percorso era ciclico: gli era comunque inevitabile procedere.
#212
Anthonyi: sì, va di moda, anche se non so dove, perché io conosco solo persone che invece sono molto mainstream. Comunque se il timore è che io vada in giro gridando che siamo vittime degli Illuminati al servizio dei Rettiliani, non ci sono pericoli, al massimo come puoi vedere nella sezione scientifica ho rispolverato teorie sull'Etere e altre amenità soft.


Viator: perché aumkaara intimorisce? Se hai paura che vada in giro a dire che dovete solo cantare i vostri mantra inchinati a Vishnu e Shiva, tranquillo, non accadrà: anche se forse sarebbe meglio rispetto ai miei ingarbugliati tentativi di far comprendere cosa ho capito di filosofia, non recito abbastanza mantra da poter dare consigli in merito.


☺️
#213
Scienza e Tecnologia / Etere
29 Settembre 2020, 11:58:07 AM

Con la funzione di ricerca di parole del forum, non mi sembra ci sia già stato un argomento del genere. Che di solito si trova, nelle librerie, solo avvicinandosi al reparto esoterismo, insieme a libri con titoli come "Contatta il tuo Angelo Guida", "Gli Alieni Sono già tra Noi" e "Il Nuovo Ordine Mondiale degli Illuminati". Senza voler denigrare titoli del genere (confesso: quelli simili al terzo titolo un po' li sfoglio...), mi sono imbattuto in una spiegazione di "pseudiscienza" piuttosto interessante, pur nella sua facilità di comprensione (quindi attraente per un profano come me che di scienza ha forse una buona infarinatura rispetto alla media ma che sfigurerebbe di fronte anche solo ad uno studente del primo anno di una qualunque facoltà scientifica), ma forse proprio per questo scientificamente sospetto, visto che la vera scienza (o per lo meno ritenuta tale) di solito si presenta ben poco semplicistica. A me sembra comunque una soluzione più che convincente nell'attenuare le incompatibilità tra relatività, quantistica, e anche se di solito è un problema che sembra meno sentito, anche tra queste due e la fisica classica.
Una soluzione che, pur non impedendo a priori secondo me (ma forse un po' meno, secondo coloro che la supportano e la divulgano) di continuare a ritenere almeno parzialmente valide queste tre teorie quando vengono applicate nelle rispettive situazioni specifiche in cui funzionano meglio, e che non impedisce anche di cercare soluzioni matematicamente più complesse ed "elevate" per poterle unificare (che sia la teoria delle stringhe nel caso di quantistica e relatività, oppure altre ancora più moderne, adesso poco importa), a me sembra comunque degna di nota per come va ad appianare incongruenze e fatti bruti accettati e non spiegati un po' troppo pedissequamente per i miei gusti.
Tale soluzione sarebbe quella che la maggioranza vede come uno stupido "rigurgito" dell'Ottocento, e che altri viceversa vedono come una scienza superiore ma complottisticamente nascosta per fini economicamente più vantaggiosi: la teoria dell'Etere. Essa è stata negata in un modo che a me pare essere stato un po' frettoloso: un vecchio esperimento la cui conclusione è stata ripresa come conferma anche per la teoria della relatività, ma che mi sembra di capire che potrebbe benissimo anche confermare invece quella dell'etere, se teniamo conto della possibile contrazione di Lorentz-Fitzgerald nella direzione del moto (come accennato al secondo punto del paragrafo "Conseguenze" qui: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Esperimento_di_Michelson-Morley
Ma lasciamo stare, a me interessa quello che la teoria sull'Etere va a chiarire:
1) la dualità onda-corpuscolo non sarebbe più una strana incongruenza di comportamento delle cosiddette particelle, ma il diverso comportamento dell'etere, che apparirebbe come una normale onda di un fluido (quale sarebbe appunto l'etere) quando si comporta appunto come onda, e apparirebbe come corpuscolo quando forma piccoli vortici.
2) ancora più evidente è la spiegazione che darebbe ai comportamenti, altrimenti inspiegati e semplicemente accettati come fatti bruti, che hanno sempre gli oggetti quando si muovono, ma che diventano evidenti e rilevabili solo a "velocità relativistiche": il fatto che, anche nel cosìdetto vuoto, si contraggono in senso opposto alla velocita del loro moto, aumentino la propria massa, con lo spazio stesso che si contrae (ma non era un vuoto?). Gli stessi scienziati affermano che, al pari della dualità onda-corpuscolo, questi sono eventi strani la cui spiegazione sarebbe che "la natura si comporta così".
Presupponendo invece un etere, sarebbe normale che, per quanto possa essere rarefatto tale etere, prima o poi aumentando la velocità di un oggetto (che comunque sarebbe solo una composizione di tanti piccoli vortici dello stesso etere) questo incontrerebbe una resistenza che lo farebbe schiacciare in senso contrario rispetto al moto, che sembrerebbe aumentargli la massa e che contrarrebbe anche il mezzo fluido in cui si trova, appunto l'etere-spazio. Proprio quello che vediamo avvenire nei fluidi più densi a velocità più ridotte: se vai veloce nell'aria, ti senti schiacciare all'indietro, fai più fatica come se fossi diventato più massiccio, e l'aria stessa che spingi, oltre che spostarsi, si contrae davanti a te.
Effettivamente sembrano spiegazioni troppo semplicistiche (ma potrebbe essere la conseguenza delle troppe astrattezze della scienza di oggi, con cui ottiene comunque risultati, ma che magari potrebbero essere persino migliori con spiegazioni più semplici, come pensano i sostenitori di Nikola Tesla che pare seguisse proprio teorie "eteriche"). Probabilmente apparirà tutto ridicolo a chi si interessa di scienza più di me, al pari del voler rispolverare la teoria della terra piatta come fanno alcuni oggi, ma non si può negare che siano soluzioni per lo meno divertenti e meno ridicole rispetto alla suddetta piattezza terrestre.

#214

Vi ringrazio di nuovo per le risposte. Non vi disturbo più sull'argomento, almeno per quanto riguarda ipazia e viator che hanno risposto fin'ora, perché mi sembra di aver intuito una cosa: quel che principalmente dite, in modo diverso e con l'aggiunta di altre idee con cui posso essere più o meno in sintonia o in disaccordo, sembra essere non diverso da quello che ho "concluso" anche io: l'Assoluto può presentarsi solo come concetto, non è un ente, non è un qualcosa che può infuenzarci o rapportarsi a noi, se non appunto come concetto, poco importa quanto astratto.
Ho però l'impressione (che lascia il tempo che trova perché basata sui pochi messaggi che abbiamo fatto qui, e su una lettura di altri vostri scritti in altri argomenti) che la differenza stia nel modo in cui ci siamo arrivati, e che questo influisca sul modo con cui questo ci fa vivere con tale conclusione: forse per voi è stata una questione di elaborazione di pensieri, rigorosi, "asettici" (in senso positivo, cioè fatti senza distrazioni e contaminazioni), obiettivi. Senza dubitare che ciò possa essere stato fatto con fatica e con l'apporto di esperienze più concrete, il vostro è un pensiero più puro.
Nel mio caso la questione la presi in modo più "religioso". Pur non avendo avuto fedi specifiche, pur avendo avuto un modo di procedere principalmente mentale, tanto da apparire "ateo e materialista" agli occhi degli appartenenti ad una qualunque religione (a parte alla maggior parte dei buddisti e degli "induisti più vedantici", ma a volte neanche a loro), quello che volevo "ottenere" non voleva prescindere dai "sentimenti" (in senso lato), non voleva scartare a priori l'emotiva ricerca umana dei principi più alti, la "sete di assoluto", che, come ho detto spesso, credo sia un auto-inganno credere di poter sradicare persino dall'inconsio, da cui influenzerà o già ha influenzato i pensieri anche dei pensatori più razionali.
Partendo da ciò mi sono immerso in tutto quello che potesse non solo farmi capire intellettualmente, ma anche cambiare coscienzialmente. Il risultato è stato comunque che, nonostante tutte le comprensioni e tutti i riorientamenti del propri punti di vista più profondi che avevo e che avrei potuto attuare, non avrei potuto approdare a niente di assoluto, né qualcosa di assoluto avrebbe potuto sostituire una qualunque condizione relativa. Non però perché l'Assoluto "non c'è", ma perché non può esserci più di quanto già non ci sia, in quanto "sostanza di cui sono fatti" tutti quei rapporti che chiamiamo oggetti ed eventi, sia fisici che mentali; e che l'unica cosa che può cambiare, diminuendo e riaumentando di volta in volta sempre diversamente, sono solo tali impressioni relative, che in quanto tali quindi non sono davvero eterogenee (per quanto alienanti rispetto al normale quotidiano possano talvolta apparire certe esperienze ad alcuni: basta pensare come ci appaiono le vite di alcune persone più religiose o più sregolate, o basta pensare a certi stati fisici e mentali, dal sonno alla morte).
Un commento che andava più in Tematiche Spirituali forse, ma che voleva mostrare come per alcuni come me non ci sia troppa differenza tra ricerche diverse (anche se questo è fonte di "accuse" divertenti nella loro incompatibilità: come dicevo, appaio ateo-materialista ai religiosi, ma appaio anche teista-spirituale ai meno religiosi...).
#215
È esattamente quello che spero anche io: volare alto ma solo dove e quando serve. Non ho capito però perché definire assoluti i viventi e lo spazio tra nascita e morte.
#216
Tematiche Spirituali / Re:Vi capita mai di piangere?
28 Settembre 2020, 18:03:24 PM
Ho passato poco più dei miei primi vent'anni piangendo spesso, con una malinconia spesso emergente, nonostante io sia stato sempre portato per la tranquillità, la positività e la felicità. Non si trattava neanche di un'oscillazione tra stati d'animo opposti, era più come se ci fosse un rampicante parassita su di una base sana e solida. Gli ultimi quindici anni invece hanno dissolto qualunque angoscia radicata, al di là delle saltuari ansie, tristezze o paure per eventi miei o altrui, sottolineati dal fatto che l'empatia non mi è mai mancata.
La tristezza si è dissolta grazie... alla spiritualità. Poco religiosa e molto filosofica, costituita da un saltare tranquillamente e, dal mio punto di vista, coerentemente (cioè integrando quello che acquisivo, non semplicemente accumulandolo), tra filosofie d'oriente e di occidente, le scienze, le religioni, e qualunque argomento anche solo vagamente affine, poco importa se considerato poco "mainstream" e affidabile dal pensiero comune. Meglio un complottismo ragionato, moderato e possibilista, che una aderenza pedissequa ad ogni notizia storica, di cronaca, di politica, scientifica (in particolare medica, di questi tempi), spacciata per "professionale e vera". Di certo la mia tendenza a stemperare la mia forte emotività e immaginazione con ragionamenti senza sosta, mi hanno aiutato a non cadere nella dispersività e nella creduloneria, o, peggio, nella paranoia. Il tutto, l'ho sempre condito con una costante coltivazione con interessi ed hobby per tutto quello che è il mondo della fantasia, da vero nerd.
Ovviamente non è la ricetta della felicità, né è applicabile a tutti (anzi...), anche perché buona parte del felice equilibrio è stato dato da quella che potremmo definire fortuna (che sia karma antico o il richiamo del mio atteggiamento positivo di fondo grazie ad una qualche legge d'attrazione, come direbbero tanti oggi, proprio non lo so), soprattutto perché ho trovato ambienti e scritture che mi aiutavano all'equilibrio e all'integrazione armoniosa dell'eterogeneità di ciò di cui mi sono interessato. Però si può riassumere tutto in un modo: procedere con equilibrio, tra apertura e attenzione, tra fiducia e prudenza. È quasi banale, ma non per questo facile.
#217
Ti darei pienamente ragione, se io non conoscessi quelle filosofie che postulato l'Assoluto senza qualificarlo, come base per sostenere tutte quelle argomentazioni che portano avanti una costante relativizzazione di ogni relativo, in modo che non si cada mai in una assolutizzazione di uno qualunque di essi, e neanche della relatività nel suo insieme. In questo modo, il volo alto di queste filosofie sarebbe utile per poterle formulare, ma senza rischiare di pretendere di poter restare sempre ad alta quota (un Assoluto inqualificabile non sarebbe raggiungibile a nessuna quota, sarebbe visto solo come la "sostanza" di ogni coordinata e di ogni relativo, e in questo modo relativizza tutto senza però assolutizzare implicitamente o meno la relatività stessa).
Ma può essere che tali filosofie non potrebbero mai soddisfare né chi propende per assolutizzare un qualche oggetto o concetto, né chi propende per assolutizzare il relativo nel suo insieme (o, se si preferisce, a chi propende nel negare la necessità di un Assoluto, rischiando così di ritrovarselo spuntare inconsapevolmente in qualche atteggiamento o convinzione inconsciamente radicata).
Però, assolutizzate o meno, le leggi di natura, scientificamente intese o in qualunque altro modo si intendano, le vedo tra le meno adatte a fare da fondamento: quando intese in senso scientifico, sono troppo rigide per essere applicate sia alla generalità (ed infatti si ripartiscono in tante branche scientifiche che quando inevitabilmente collimano in qualche modo, anche poco appariscente, le vedo generare assurdità pericolose, più insidiose di quanto siano le assurdità delle religioni), sia agli individui singoli (e infatti se un individuo dovesse basare tutta la vita sulle leggi scientifico-matematiche, ne verrebbe fuori una pochezza che in confronto Alexa di Amazon - e ancor di più Enza della pubblicità della Motta - apparirebbe con sfaccettature più interessanti); tra l'altro, che le regolarità riscontrate dalla scienza siano davvero leggi, oppure semplici "abitudini", tendenze che a noi paiono infrangibili e durature, è il sospetto di alcuni scienziati, e se così fosse esse sarebbero ancor meno adatte a soddisfare la sete di assolutezza che l'essere umano ha, e che in qualche modo gli spunta sempre fuori.
Se invece per leggi di natura si intende un più o meno generico accostamento al mondo naturalistico o tutt'al più un tentativo di riequilibrio degli stati psicologici interni dell'individuo, ne verrebbe un lodevole tentativo di rendere coerente la nostra relazione tra individui e tra società e natura, ma sarebbe un volo troppo basso per poter durare a lungo.
Il volo basso lo hai elogiato in un post precedente, e concordo che sia da elogiare (e da vivere in molte forme), ma a meno che non si voli in un deserto senza dune, prima o poi dobbiamo saper andare almeno ogni tanto anche in alto (senza pretendere di... assolutizzare neanche tale prodezza).
#218
Non è un po' poco? Non a caso una delle tragedie nazionali peggiori, anche se sui giornali preferiscono dire che è il coronavirus, è in realtà data dagli incidenti stradali. Altro che "non avere alcunché da obiettare". 😊
Questo è dovuto proprio dal fatto che, non essendoci assoluti, ma solo codici che credono di poter stare in piedi da sé adattandosi al massimo tra loro alla meglio, ognuno si sente libero di seguirli come e quanto crede meglio sul momento.

Allo stesso modo, se ho capito bene, proponi che un qualunque Assoluto proposto (individualmente? Socialmente?) debba essere visto come (anzi, non possa che essere) limitato e provvisorio, come minimo da limare ogni tanto, come appunto dici.
Non c'è altro di meglio? La mente umana ha postulato l'Assoluto apofatico ad esempio, anche se per postularlo ha usato come minimo tante parole tanto quanto sono quelle usate per gli assoluti definibili e concettuabili. Le filosofie che lo propongono hanno relativizzato opportunamente il relativo, come dici che va bene anche a te che sia, e non hanno assolutizzato niente che potesse essere indicabile o entificabile, niente di concreto o astratto. Pur ammettendo la necessità di un Assoluto senza mezzi termini (non relativizzabile in nessun modo), si sono concentrati sul percorso di relativizzazione del relativo. A quel punto qualunque "codice" avrà come fondamento l'Assoluto visto come necessario, ma nessun codice e nessun principio sarà assolutizzabile di per sé, o viceversa relativizzabile eccessivamente, in entrambi i casi con il rischio della superficialità o dell'anarchia, ben rappresentata proprio da come è vissuto quello stradale...
#219
Vi ringrazio. La risposta di Jacopus l'ho trovata più chiara, anche se il percorso proposto, da solo, credo non sia solo difficile (il che andrebbe bene) ma proprio inpraticabile: sperare di poter eliminare qualunque elaborazione o tendenza ad un Assoluto, per affidarci alla sola mutevolezza, significa solo favorire una adorazione più o meno consapevole della mutevolezza fine a sé stessa (in cui si possono nascondere assolutizzazioni di altro tipo, nascoste nel tumulto dell'eccessivo cambiamento). In pratica era questo che volevo dire: non mi stavo rammaricando del fatto che si volesse ignorare un qualche assoluto, ma volevo far notare che volerlo fare uscire dalla porta, lo farà rientrare dalla finestra. Proprio perché anche la nostra mente è complementare, non si può sperare di sminuire uno solo degli elementi di una dualità (o complementarietà, come diceva viator). Purtroppo (o per fortuna) non possiamo stare a sorvegliare tutte le finestre della nostra coscienza (individuale, sociale, ecc.): prima o poi, l'aver sminuito l'Assoluto senza aver preso la giusta distanza dal tumulto della relatività (e come potrebbe essere fatto, se tale mutevolezza è l'unica cosa alla quale ci affidiamo?), ci porterà ad assolutizzare qualcosa d'altro, consapevolmente o meno; forse proprio la mutevolezza stessa. Oppure, come vorrebbero alcuni, di nuovo un qualche ente astratto, più o meno umanizzato, come nelle religioni.
Per Viator: proponi una complementarietà, e lo fai proponendo, cito: "l'insieme di tutti i relativi altro non sarebbe che l'Assoluto". Il problema è che un assoluto che esiste come insieme di elementi, dipende da essi, è un semplice costrutto, quindi non è certo "libero da legami": perché chiamare questo collage con un nome che significa il contrario di quello a cui lo hai applicato?
Per Ipazia: sono d'accordissimo che ci siano contraddizioni nell'indicare un Assoluto, se esso viene inteso come ente, più o meno astratto o più o meno personalizzato. Il problema è che ci sono anche nell'indicare un relativo che possa esistere pur mostrandosi appunto come relativo: un insieme di enti che esistono, si definiscono e quindi si conoscono solo se sono in relazione, mutando di conseguenza (ogni rapporto modifica) senza avere nessun punto fermo. Nessuno. Ma così è come sperare che delle persone possano arrampicarsi tra loro senza nessun punto di appoggio. Anzi, già postulare degli "enti arrampicanti" significa affermare che ci sono delle costanti in un mondo solo relativo, costanti che non potrebbero esserci. Dire che tutto scorre, alla Eraclito, significa che vi deve essere almeno ciò che scorre. Gli enti relativi (che quindi non sono enti) che percepiamo possono essere anche solo impressioni date dallo scorrere, cioè da una relatività mutevole (come le onde e i gorghi sono solo forme date dallo scorrere dell'acqua), ma per avere uno scorrere devo avere un ente, devo avere "l'acqua". Anche se non potrò mai conoscerla, non potrò mai "entificarla" come faccio con le forme che essa assume e che posso più o meno approssimativamente percepire e definire (a volte molto poco approssimativamente, come con il pensiero scientifico, che è pur sempre un'appromassimaziome ma talmente estrema e funzionale da sembrare fonte di precisione e certezze).
Forse non comprendo cosa intendi tu con relativo, o forse non ho capito quale soluzioni proponi per spiegare come faccia ad esserci un esistenza ed una conoscibilità senza NESSUN sostrato, "sostanza" o punto di vista stabile.
#220
Ho cercato di seguire le 3 pagine, più le 6 dell'argomento di partenza, ma di sicuro mi sono perso molto, però vorrei chiedere: se il problema iniziale si può riassumere con "l'Assoluto è solo un concetto e per di più inutile", si dovrebbe concludere che il relativo è l'unica realtà?
Se è così, stiamo assolutizzando il relativo.
Come si fa ad abbandonare un concetto, tenendo come valido il suo opposto?
#221
Mi ero iscritto tempo fa senza aver mai scritto niente, e a quanto pare non mi ero presentato. Formato in ambito Vedantico, con apporto di conoscenze di tanti altri tipo, sia di filosofia, sia di scienze e di religioni, sia di argomenti affini o comunque poco "mainstream", negli ultimi anni sono stato molto meno aderente alle tradizioni che mi hanno formato, probabilmente dopo che alcuni piccoli obiettivi me li avevano fatti raggiungere.