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Messaggi - Alexander

#211
Buongiorno a tutti



Quando parliamo di umanità diventa difficile  dubitare della sua esistenza.Anzi, viviamo proprio in un periodo inflazionato dal termine: salvare l'umanità, l'umanità del sentire,essere umanitari, crimini contro l'u.,ecc. E' un concetto che ha forza storica,di cambiamento epocale. Dobbiamo tutti sacrificarci per "dare un futuro" all'umanità, dicono scienziati e politici che viaggiano in jet privati. C'è un'etica/interesse potente sottostante il termine. E' l'interesse di quanti sono sottoposti alle limitazioni  della natura umana.
Per "storia umana" intendevo implicitamente la storia naturale nel suo rapporto con l'uomo. O meglio: del rapporto dell'umanità con essa. La storia umana non può infatti astrarsi da quella naturale. Gli eventi naturali influiscono pesantemente sulla storia umana: cataclismi, pestilenze, pandemie, ecc. cambiano il corso della storia dell'uomo. Si operano mutamenti tecnologici, visioni esistenziali diverse si impongono. La storia stessa dei diritti , come vediamo in questo periodo, cambia, cerca di adattarsi,sovrapporsi agli eventi naturali. Quando affermo perentoriamente che "senza Dio la storia umana è priva di senso" considero anche questo adattamento  che è intrinsecamente storia dell'uomo. L'affermazione però riguarda questa storia che ci interpella in quanto umani. Trovare il senso della vita naturale in assoluto (universale) è ancora più arduo: trasformazione, sopravvivenza, legge del più forte, del più adattabile,ecc. Anche qui, osservandola, dovremmo alla fine convenire che "senza Dio la storia naturale è priva di senso".La mia storia biologica è priva di senso; infatti siamo solo noi umani, a quel che ne sappiamo, che possiamo affibbiare alla (nostra) natura un qualche senso relativo, soggettivo, che sia cioè oltre i suoi meccanismi di funzionamento.

Concordo con Daniele22 sul fatto che il sentimento a riguardo l'ingiustizia, da sempre presente, costituente stesso della storia umana, è uno dei più forti "esaltatori" del senso di vanità che si può provare osservandola.
#212
Buona sera Daniele22


Penso anch'io che nel gesto quotidiano ci sia finalità, cosa che ci viene a mancare quando osserviamo la storia umana nel suo complesso. Il sentimento di vanità è anche un sentimento di morte, come giustamente scrivi. Sentimento che cerchiamo di negare opponendo una quantità di sensi soggettivi che ci confermino, che riempiano di senso questa intuizione fondamentale, metafisica, sempre presente nella coscienza umana di fronte alla vanità, alla storia incapace di liberarci da questo vuoto. Storia che si affanna inutilmente a riempirlo, facendo e poi rifacendo, creando e distruggendo. Il sentimento di vanità può generare anche un desiderio di non essere, di porre fine a questo nell'oblio della morte.Così possono nascere pensieri autodistruttivi, per porre fine all'angoscia della percezione della vanità. Anche a me è capitato di nutrire pensieri simili. In questa angoscia però , sempre, un incontro mi ha preso per i capelli e tirato su. Sempre un essere umano, volto di Dio, mi ha ridato un briciolo di fiducia. Io almeno ho dato questa chiave di lettura a questi incontri, apparentemente senza particolare importanza, che non cambiavano nulla della mia esistenza quotidiana, ma cambiavano la mia visione delle cose. Il Dio-con-noi lo riconoscevo allora nel volto del poveraccio che aiutavo in qualche modo, magari solo a salire le scale, che ringraziava, ringraziava, mentre io non ero capace di ringraziare.
#213
Buongiorno Ipazia


Forse allora possiamo dire che trovare il senso della (nostra) vita ci aiuta a non sprofondare in quel sentimento di vanità che la storia umana nel suo complesso può e sa suscitare. Quasi che la mente, dopo averlo provato, cerchi di ritornare alla sue certezze rassicuranti, consuete. Magari si legge un libro edificante o si va su Aforismi.it per vedere l'insegnamento sul senso della (loro) vita dato dai grandi pensatori,scienziati, filosofi o maestri spirituali. E' un po' la tecnica che usiamo quando siamo vecchi e malandati: compensiamo con piccoli piaceri, abitudini che ci consolano. Cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno e cerchiamo in ogni modo di rallentarne lo s-vuoto-mento.
#214
Tematiche Filosofiche / Metafisica del coronavirus
03 Novembre 2021, 09:45:17 AM
Buongiorno Jacopus


Non so te, ma io ha vissuto più serenamente i periodi di lockdown che non questo ultimo periodo che io chiamo di "virtù ricattatoria". Nei LD  almeno si era uniti nei sacrifici, si condividiveno pene e speranze. Adesso , con questa scelta ricattatoria del GP, si è invece operata una scissione profondissima, forse irrecuperabile nella società italiana. Condivido quello che hai scritto sui potentati terreni e si constata la sua verità quando vediamo che da noi si programmano terze,quarte e chissà quante nuove dosi, mentre miliardi di persone  nei paesi più poveri non solo non hanno accesso al covid-vax  ma spesso non riescono a procurarsi vaccini ben più importanti per i bambini come quelli contro morbillo e difterite che ogni anno producono, in quei paesi, nella quasi totale indifferenza mediatica, molti più morti tra i piccolini che non il covid.  :(
#215
Tematiche Filosofiche / Metafisica del coronavirus
03 Novembre 2021, 09:18:40 AM
Buon mercoledì a tutti


Più che in metafisica del coronavirus il titolo del topic si dovrebbe aggiornare in "metafisica del vaccino". Infatti ormai il vaccino viene visto come un dio. In lui confida la nostra salvezza. La verità è in esso, ma dovrei dire in lui, perché, smessi i panni di farmaco, ha assunto poteri quasi divini. "Ormai solo un dio ci può salvare" diceva M:Heidegger, adesso diventato "solo il vaccino ci può salvare". Pazienza se a Padova ricoverano quattro persone tutte vaccinate con doppia dose in terapia intensiva dopo un pranzo di festa.C'è pronta la giustificazione: Il dio che ci può salvare ha purtroppo necessità di essere aggiornato dopo pochi mesi. Questo non inficia naturalmente il suo potere salvifico, basta sottomettersi al rito vaccinatorio. Dopo tutto anche l'indulgenza plenaria non durava per sempre, necessitava ovviamente di nuove confessioni all'orecchio del prete benevolo. Così, come il prete che assolveva dai peccati il pentito, così il non credente nel potere salvifico del vaccino può sempre, in ogni momento, pentirsi dei suoi dubbi , sottomettersi al rito salvifico e rientrare così nella nuova ecclesia, l'assemblea dei "giusti" che si sono vaccinati. In onore del nuovo dio non si dovrebbe nemmeno più protestare. Sono così evidenti i suoi poteri salvifici e la sua misericordia che è follia scendere in una piazza e, come scemi, protestare perché si hanno dubbi su questo nuovo dio. E' talmente ridicolo non vedere la sua potenza amorevole che ridona vita e libertà che il sindaco/sacerdote ti vieta anche la piazza. Naturalmente lo fa per amore e per rispetto verso i credenti e anche per amore nei non credenti nel dio, salvandoli così dalla loro stessa ignoranza. Se non credevi nel vecchio Dio potevi/dovevi sempre fingere di crederci, così da poter essere accettato nel novero dei giusti e così prosperare, altrimenti necessitava a volte arrivare al fuoco purificatore per salvare dal dubbio l'ecclesia. Così si dovrà un pò alla volta fingere di credere nel nuovo dio, sottoporsi al nuovo rito semestrale, per potere così tornare a prosperare, produrre, alzare il pil, ecc. ed evitare la pira sociale purificatrice.Se una croce, anche di legno o malfatta, bastava per dimostrare l'appartenenza/fede nell'assemblea dei giusti, ora un semplice QR-code, difficilmente falsificabile, dimostra il tuo amore spontaneo   ;)  incondizionato nel dio vaccino.
#216
Buona sera Anthony


Non sono assolutamente d'accordo. Se ci sono donne e bambini non si deve mai usare la forza violenta, in quanto non esiste minaccia diretta per le forze dell'ordine. Non eravamo in presenza di donne-martiri jihadiste. Era una protesta assolutamente pacifica.
#217
Buona sera Viator


Io mi aspetterei che uno pagato per mantenere l'ordine, e che una manifestazione non sfoci in violenza, non si metta a sua volta a creare disordine e darsi alla violenza. Sono convinto anch'io che tra le forze dell'ordine ci siano molti personaggi violenti come tra i manifestanti.Usare idranti e lacrimogeni contro donne e bambini cosa sarebbe, altrimenti?
#218
Infatti in presenza di un Dio ci si aspetta/va (forse illusoriamente, chi lo sa) che ci potesse essere un senso. In assenza di Dio quel senso non si può trovare. Però non siamo qui di fronte ad una attribuzione di senso oggettivo o meno della storia umana, ma piuttosto sul sentimento di vanità che è non-dicibile, simile ad un sentimento di meraviglia che si può (o no) provare di fronte ad un paesaggio naturale, ecc. Diciamo che improvvisamente si viene colti, inaspettatamente, dal sentimento di vanità, che è un risultato dell'osservare gli eventi, piuttosto che cercare di capirli. Come il sentimento di meraviglia che posso provare di fronte ad un bosco, senza nulla conoscere di botanica. Interpreto in questo senso la citazione di Calvino e che anch'io mi capita di provare.
#219
Buongiorno Phil


Quindi concordi con me che la storia umana non ha alcun senso? cit.:"perché la condizione di possibilità del dare senso è che non ci sia senso da scoprire, ma solo uno (o molti) da inventare/attribuire. "
Tanti sensi soggettivi inventati non fanno un senso condiviso. La domanda si pone sul senso oggettivo della storia, non su quello soggettivo. In mancanza di un senso oggettivo sorge il sentimento di vanità (soggettivo.Perché ovviamente un sentimento non può che essere soggettivo) della storia umana. Sono partito da questo sentimento di vanità che percepisce il personaggio di Calvino. Naturalmente non è detto che tutti lo provino.
#220
Buongiorno Iano


Nello svolgersi degli eventi della storia umana non troviamo infatti un senso che possa essere condiviso, al massimo ce ne possono essere alcuni più condivisibili di altri:il desiderio di dominio , la ricerca del potere, la forza del dio denaro (in senso lato,anche virtuale), la difficoltà di riscatto dei poveri,ecc.
Molti però non condividono nemmeno queste letture parziali, dando interpretazioni e definizioni diverse delle vicende storiche. Per molti la fede in Dio è gioia, per altri una gabbia, per esempio. Per alcuni è giusto che il ricco si gusti i suoi denari senza condividerli, per altri è ingiusto. Anche questo contribuisce al senso di vanità. Queste diverse visioni inconciliabili, in conflitto inevitabile fra loro.


Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non è mai pieno:raggiunta la loro meta, i fiumi riprendono la loro marcia.Tutte le cose sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo.Non si sazia l'occhio di guardare né mai l'orecchio è sazio di udire.Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà;non c'è niente di nuovo sotto il sole.C'è forse qualcosa di cui si possa dire:«Guarda, questa è una novità»?
#221
Buongiorno a tutti


Premesso che ho trovato più interessanti le immagini della baby sitter nel proseguo del filmato  :D
faccio una quarta ipotesi:

Il  nobile e pacifico poliziotto in borghese  potrebbe anche aver finto di spingere il furgone per non destare sospetti sulla sua reale identità agli altri facinorosi.
Osservando il video direi che sicuramente non spinge, ma è dubbio anche che freni. Per questo dico che potrebbe fingere di spingere, tenendo là la mano.
Comunque, nell'altro video, di sicuro pestava peggio di un fabbro ferraio il malcapitato no-green pass. Roba da ammazzarlo.    :o  Una persona così ritengo più opportuno che cambi mestiere. Non può fare il poliziotto se non sa trattenersi.
#222
Buongiorno Niko


In un dono non c'è vincolo. Se c'è non è più un dono. La madre che insegna a camminare al figlio lo subordina al vincolo dell'essere un domani amata da questi, altrimenti non lo fa? Allo stesso modo, per il credente, Dio dona senza aspettarsi l'amore in cambio, ma perché è nella sua natura farlo. Per questo Gesù parla di Dio  come di un Padre (in altre culture anche come di una Madre). Quando ricevo un dono dovrebbe venire spontaneo il desiderio di donare a mia volta, in base alle mie possibilità. Il non farlo di solito si chiama egoismo ( "è mio non lo condivido con nessuno"). Infatti, se non ci fosse l'altro, che doni mai potrei ricevere? E' l'esistenza nella comunità/relazione che permette lo scambio reciproco di doni.
#223
Buon Ognissanti a tutti



Non sono molto d'accordo che il senso si trova in se stessi. Piuttosto lo vedo nella mia relazione con gli altri che mi fa persona. Come sapete il cristianesimo vede l'essere umano non semplicemente come un individuo, "proprietario" di se stesso, ma come una persona che , essendo debitrice dall'altro di quello che è, nella relazione/dono trova la sua completezza e il suo senso. Noi siamo debitori degli altri per quello che siamo: senza l'altro non avremmo imparato a camminare bene, non avremmo imparato a parlare, a pensare in maniera organizzata,ecc. L'idea che siamo individui bastanti a noi stessi è illusoria, una chimera. Quasi sempre la nostra felicità/infelicità dipende dal tipo di relazione che intratteniamo con l'altro (non solo umano.Siamo in relazione con tutto). L'idea dell'uomo che si fa da sé, tipicamente liberista, è miope e ristretta. Piuttosto, il credente , oltre alla relazione con l'altro e con la propria interiorità, aggiunge la relazione con Dio, anch'essa mediata dalla relazione con la "comunità dei credenti". La difficoltà del credente oggi è anche quella dovuta proprio allo sgretolamento del senso di comunità, al distanziamento sociale, al ripiegamento nel contatto virtuale che indebolisce sempre più questo senso di essere debitore dell'altro, della comunità per la propria vita e felicità. La società parcellizzandosi spegne questo senso di appartenenza, se non in virtuali adesioni a social e gruppi che condividono interessi, spesso autoescludenti. La comunità però non è solo condivisione di interessi è anche e soprattutto contatto fisico, presenza. In una comunità autentica ci si annusa uno con l'altro. Il rapporto non viene mediato da un medium digitale, nascosto in un anonimato. La sfida per il futuro penso sarà proprio quella di far convivere una virtualizzazione dei rapporti sociali sempre più spinta, tendente a individualizzare sempre più, funzionale al sistema di potere attuale, e il senso di appartenenza comunitario.
Questo però riguarda, alla fine, il senso della vita di ognuno; ma il significato della storia umana, la storia collettiva, lo posso trovare in me stesso? E' già difficile, se non impossibile, trovare il senso della propria vita personale. Trovare l'altro sembra follia.
#224
Buona domenica a tutti


Una collezione di segni non fornisce un significato. Perché assumano significato i segni vanno interpretati. Non è però semplice e univoco interpretare la storia umana. Anche la gratificazione che si può provare nel di-svelamento della Verità (?) immanente, ottenuto attraverso il riconoscimento di un segno, non si sottrae all'arbitrarietà dell'interpretazione soggettiva. Non è infatti pensabile che un segno storico immanente abbia un'unica interpretazione. L'opinione sul segno immanente, quanto mai personale, concorre al senso complessivo di vanità e mancanza di senso generale, perché la storia si genera anche in segni contraddittori tra loro, in cui alla fine prevale quello che ha più potere sugli altri. Potere che è anche convinzione, mi sembra. maggioranza, ecc. Che ci sia una finalità di dominio, che percorre tutta la storia umana, mi pare evidente. Dominio nelle più svariate forme, a cui ha concorso naturalmente anche l'istituzione religiosa, ma non solo. Possiamo allora dire che il senso della storia umana è questo percorso di dominio gli uni sugli altri? Dominio anche delle convinzioni? Anche in questo forum sono in difficoltà perché la mia interpretazione tende ad essere "dominata" da quella della larga maggioranza atea che scrive.Naturalmente è sempre difficile per tutti trovare le parole adatte, cercando di non diventare parolai. La sensazione di vanità della storia collettiva umana non mi sembra però molto razionalizzabile. Come ho già scritto: anche se penso che sia dovuta alla perdita della fiducia in un autore che sostenga la storia umana, la potrei a volte provare anche in presenza di questa fiducia, proprio perché non potrei essere certo di interpretare correttamente i segni che percorrono la storia. Il ciclista che sale su una strada di montagna può sperare che ci sia un traguardo che dia un senso finale alla sua fatica, ma come tutti non potrà mai esserne certo, non lo vede ancora, e quindi non può far altro che fare del suo meglio, come gli altri.
#225

Buongiorno Daniele22
In realtà avevo letto il tuo post. Spesso cerco di condensare in un unico post vari spunti che provengono da interventi diversi, per esigenze di tempo.
Apprezzo anch'io  " la ricerca di un'umiltà non ideologica "


Il senso di vanità sarebbe quindi naturale. Ossia: la natura , osservando se stessa, prova spesso un senso di vanità, ovvero una mancanza di senso. Il senso di vanità però , il personaggio di Calvino, lo prova per la storia umana, non tanto per la vita in sè, nella quale ognuno cerca il proprio senso e magari può trovarlo nelle cose più disparate che ad altri possono non interessare affatto.Su Aforismi.it ti danno cinquanta sensi della vita diversi, opinioni illustri di "chi sa", per ogni gusto personale. Posso sentire la vita piena di senso per molte cose a cui sono interessato. Un senso volatile perché, appena passa l'interesse, o mi viene a noia, o viene a mancarmi, necessariamente devo cercarne un altro . In questo caso si potrebbe dire che il senso della vita sta nella capacità di attaccarsi alle cose e trovarci/immaginarci un senso. Ma trovare un senso alla storia umana e attaccarcisi non mi pare così semplice e naturale. Dire che il senso si trova nell'evoluzione naturale sembra quasi come dire che il senso di placare la sete sta nel bere. Rischiamo di confondere  meccanismo con significato.  In altre parole un insegnante che racconta la storia agli alunni non si riduce semplicemente ad uno che parla e tanti che ascoltano. Il significato sta nel trasmettere delle nozioni e stimolare un interesse per il loro significato.E' un esempio. Il significato non si trova quindi nel semplice meccanismo, anche se ne dipende. Se provo allora un sentimento di mancanza di senso, osservando la storia umana in generale, è dovuto alla difficoltà o all'incapacità di trovare questo significato.
Mi sembra che l'esigenza sentita da molti di dare un significato ultimo al divenire degli eventi ci ha condotti , nel pensiero moderno, ad individuare nella storia un progresso, uno sviluppo che, in qualche modo, possa giustificare ogni crisi, ogni male e ogni inevitabile dolore. E' interessante notare che questa filosofia nasce con il pensiero giudaico-cristiano: tanto per il credente quanto per il filosofo della storia, il senso degli eventi non sta nel passato, ma in futuro escatologico sempre a venire, che per il cristiano è capace di inserire ogni fatto alla luce di una storia della salvezza, al cui epilogo è attesa la redenzione.Mentre però il credente è capace (non sempre) di portare la croce di questa attesa, il filosofo secolarizza la speranza religiosa nell'incondizionata fede nel progresso, tanto "cristiana nelle sue origini, quanto anti-cristiana nelle sue conseguenze" (Karl Lowith).
Secondo lo stesso Lowith in ogni filosofia della storia ci sono , ben mascherati, dei presupposti teologici che operano, decretandone, avulsi dall'ambito della fede, il drammatico fallimento della stessa. Questo smascheramento, che va dall'ebraismo di Marx alla lettura puramente storica della Bibbia, porta Lowith ad una tesi radicale: l'impossibilità stessa di una filosofia della storia.
Condivido con voi questa riflessione trovata sul web, perché mi sembra che sia alla base, esplicita o implicita, del senso della storia umana che comunemente si danno le persone. In fin dei conti siamo tutti stati educati a credere in questo "bene di là da venire", sia credenti che non credenti, e che dovrebbe conferire un senso alla storia umana.
Solo che, il personaggio di Calvino, posa lo sguardo sugli eventi e non vede venire questo bene. Allora sorge il senso di vanità.