Guardando alla situazione economica attuale, a sentir parlare gli organi competenti pare che non ci sia altra via da percorrere che quella indicata dalla UE, ossia la ricerca di una ripresa della crescita mantenendo un profilo di austerity. Ciò che mi domando è come sia possibile pensare che le due cose vadano insieme. Da ingenuo io penso che se voglio la crescita devo investire, e l'unico obbiettivo auspicabile è la crescita (Latouchiani a parte). L'auaterity mi sembra invece adatta ai periodi in cui vi è scarsità di materie prime o altri fattori che impediscono la produzione. Ma che l'austerity debba essere il punto di partenza per una ripresa dell'economia pare cosa piuttosto strana agli occhi di questo profano. Certo andrebbe fatta chiarezza sull'allocazione dei grandi capitali, così ci si accorgerebbe di come essi abbiano man mano abbandonato la produzione e l'economia reale (microeconomia) per dirigersi in massa a spremere le immense mammelle della finanza. Anche la produzione è diventata una questione finanziaria. Vale a dire che il punto non è più come impiegare le risorse (scarse), ma come far si che un euro di oggi domani valga qualcosina di più seguendo una logica di crescita esponenziale, con i rischi limitati e se possibile persino annullati dall'impiego dei derivati. In questo passaggio di consegne dello scettro della produzione della riçchezza dall'economia alla finanza, pare inevitabile conseguenza la caduta della mano invisibile. Il benessere di chi produce ricchezza non si traduce più in un maggior benessere per la comunità. Anche se gli stili di vita dominanti - moda e tecnologia - continuano ad illuderci del contrario.
