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Messaggi - cvc

#211
Attualità / L'austerity per la crescita
22 Maggio 2018, 10:55:23 AM
Guardando alla situazione economica attuale, a sentir parlare gli organi competenti pare che non ci sia altra via da percorrere che quella indicata dalla UE, ossia la ricerca di una ripresa della crescita mantenendo un profilo di austerity. Ciò che mi domando è come sia possibile pensare che le due cose vadano insieme. Da ingenuo io penso che se voglio la crescita devo investire, e l'unico obbiettivo auspicabile è la crescita (Latouchiani a parte). L'auaterity mi sembra invece adatta ai periodi in cui vi è scarsità di materie prime o altri fattori che impediscono la produzione. Ma che l'austerity debba essere il punto di partenza per una ripresa dell'economia pare cosa piuttosto strana agli occhi di questo profano. Certo andrebbe fatta chiarezza sull'allocazione dei grandi capitali, così ci si accorgerebbe di come essi abbiano man mano abbandonato la produzione e l'economia reale (microeconomia) per dirigersi in massa a spremere le immense mammelle della finanza. Anche la produzione è diventata una questione finanziaria. Vale a dire che il punto non è più come impiegare le risorse (scarse), ma come far si che un euro di oggi domani valga qualcosina di più seguendo una logica di crescita esponenziale, con i rischi limitati e se possibile persino annullati dall'impiego dei derivati. In questo passaggio di consegne dello scettro della produzione della riçchezza dall'economia alla finanza, pare inevitabile conseguenza la caduta della mano invisibile. Il benessere di chi produce ricchezza non si traduce più in un maggior benessere per la comunità. Anche se gli stili di vita dominanti - moda e tecnologia - continuano ad illuderci del contrario.
#212
Citazione di: Lou il 12 Maggio 2018, 13:00:04 PM
Non sono del tutto convinta che il campo più congeniale delle donne sia quello dell'emotività. O meglio, andrebbe un tantino presa con le pinze anche questa affermazione in quanto potrebbe anche essere che sia figlia di un retaggio culturale e secolare dove si è applicata una rigida dicotomia tra le caratteristiche proprie di ogni genere con tanto di rispettivi ruoli, il che ha prodotto anche stereotipi che semplificano, a mio parere, rozzamente e poco razionalmente una realtà soggettiva assai complessa di cui la considerazione dell'emotività come caratteristica spiccata di un genere rispetto all'altro risulta essere un terreno interessante da discutere per valutarne le concause e le conseguenze che, ammesso ma non concesso, sia veritiera e non meramente stereotipizzata, ricadono quando essa diviene arma di affermazione.
Ciò che intendevo non era dire che le donne hanno una emotività più spiccata o un migliore rapporto con essa o un migliore uso di essa. Mi riferivo al fatto che - per quanto ho potuto osservare empiricamente - le donne hanno molta più proprnsione a parlare delle proprie emozioni rispetto agli uomini, si vergognano meno delle proprie fragilità e al loro cospetto noi appariamo più bacchettoni. Pertanto alludevo ad un vantaggio per lo più dialettico da parte delle donne per quel che riguarda le emozioni. Come per esempio il fatto che gli uomini tendono a teattenere il pianto, a non confessare di avere paura, a non parlare facilmente di cose intime, ecc.
#213
Certo ognuno combatte con le armi che ha. E in un contesto sempre più individualistico è sempre più necessario combattere per la propria affermazione sociale. E dovendo combattere ognuno cerca di scegliere il campo di battaglia a lui più congeniale. Nel caso delle donne è quello dell'emotività. Sarebbe interessante indagare sulla connessione fra crescente individualismo e crescente protagonismo delle donne (e decrescere di ideali condivisi).
#214
Essendo contrario ad ogni riduzionismo ritengo impraticabile racchiudere un genere in una frase. Dunque sarebbe altrettanto ingannevole la proposizione 'le donne sono intelligenti'. Ma capisco l'intento provocatorio della discussione rivolto all'attegiamento della nostra società e lo condivido. In realtà le donne rispetto ai maschi sono più impulsive, istintive, passionali. La nostra società tende a porre sempre più la donna al centro del palcoscenico perché se la società ragiona sempre più in modo 'femminile', allora sarà sempre più propensa all'acquisto compulsivo. Essendo la nostra una civiltà, un sistema economico basato sui consumi, credo che questa sia la spiegazione.
Riguardo alle differenze uomo-donna sono rimasto impressionato da un ragionamento di Galimberti, il quale pone l'accento sul differente rapporto che uomo e donna hanno col proprio corpo. Rispetto alla donna l'uomo ha un rapporto più semplice. Ad esempio io mi alzo la mattina, mi lavo, metto su qualcosa di pulito, aggiusto i capelli e via. Le donne invece hanno un corpo che le impegna di più per via della maternità, dei cicli di fecondità, di una maggiore attenzione all'ordine e all'igiene, per doversi solitamente occupare anche di qualcun altro, ecc. Quindi mi sembra abbastanza naturale che all'uomo resti più tempo per pensare e riflettere. Lo dimostra anche la scarsa frequentazione femminile su questo forum. Anche se ciò non significa assolutamente che le donne non riflettono o non sono intelligenti quanto o più degli uomini.
#215
Attualità / Re:I bulli e la scuola
09 Maggio 2018, 12:39:37 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 09 Maggio 2018, 12:05:35 PM
La trovo un'idea contraddittoria: consideri l'appiattimento delle gerarchie e l'eccesso di democrazia un contesto che impedisce di sostenere in modi troppo forti le proprie posizioni di pensiero o di fede. Mi sembra che le cose stiano al contrario: i contesti che impediscono al massimo la libertà di pensiero e di posizioni sono proprio quelli in cui le gerarchie sono più forti e rigide: possiamo pensare all'esercito, le religioni, le dittature. Al contrario, il bullismo è esattamente una manifestazione ultraforte, che giunge fino alla violenza, consentita proprio dalle garanzie offerte dalla democrazia. Possiamo anche lamentarci dell'eccessivo garantismo delle democrazie, ma considerare che l'appiattimento delle gerarchie impedisca il libero pensiero sarebbe come dire che stare al sole impedisca di abbronzarsi; semmai c'è il rischio che ti abbronzi troppo, così come l'eccessiva libertà può dare luogo al libertinismo.
Sul fatto che la democrazia sia meglio della non-democrazia sono d'accordo con te, però due cose. La prima è che io contesto la democrazia indiscriminata che assume la forma di democrazia diretta, la quale va a sostituire la democrazia rappresentativa. Ad esempio nell'antica Roma c'erano i tribuni della plebe che mediavano fra popolo e aristicrazia. In termini moderni direi che il popolo deve votare il candidato che meglio lo rappresenta, ma non può essere il popolo a scegliere il candidato in quanto non ne ha la competenza né la capacità di giudizio. Le presidenziali sono secondo me una rovina per la democrazia. Se non diamo ai partiti nemmeno la fiducia di elleggere loro i candidati in assemblea, allora cosa ci stanno a fare ancora i partiti?
Poi come seconda cosa la democrazia è una razionalizzazione dell'idea di libertà. Ma non è l'unica forma di libertà che esiste, perché poi c'è quella rappresentata dall'energia e dalla pressione delle forze psichiche che ad ogni momento più o meno veementemente premono per uscire. Questo concetto non ha un nome convenzionale, lo si è chiamato es, volontà di potenza, rivoluzione, demone, follia. Comunque lo si chiami è il fuoco che cova sotto la cenere, è l'antitesi della forza organizzatrice della ragione. La quale ragione, per superbia, finisce col perdere il rispetto di questa sua antagonista e finisce col porre il tutto sul medesimo piano euclideo. Trascurando le dimensioni irregolari dello spirito che sono connaturate all'essenza del reale proprio come quelle della ragione. È la ragione che dunque per superbia - anche se superbia della ragione è una contraddizione in termini - trascura la lotta perenne eraclitea connaturata al mondo e non prende le giuste misure. Finisce con l'ignorare ciò che sa: che la quantità non può sostituire la qualità, che il mondo funziona meglio quando i pochi governano i molti, che il governo dei pochi non è necessariamente sinonimo di ingiustizia, che la massa composta di pari fra pari non è in grado di prendere una direzione.
Certo è meglio la democrazia, ma il valore della democrazia dipende da chi la rappresenta. E se la rappresenta la massa...
#216
Attualità / Re:I bulli e la scuola5
09 Maggio 2018, 11:27:31 AM
Uno spunto di riflessione che si adatta anche a questo argomento è quello dell'appiattimento delle gerarchie. In una società che oramai non è più organizzata in verticale ma in orizzontale, dove non conta più la posizione che si occupa in un ordinamento ma solo il numero in senso quantitativo, dove le proprie posizioni di pensiero o fede non possono essere sostenuto in modi troppo forti per non turbare la tranquillità di una democratizzazione sempre più indiscriminata, beh, in questo confondersi di regressioni verso la media che ha portato al conformismo più omogeneo (tatuaggi e piercing inclusi), in questa mancanza di veemenza verso ideali condivisi ed aumento di caparbietà verso gli interessi personali, in questo appiattimento totale non ci sarebbe forse troppo da stupirsi che degli individui in erba non trovino altra fonte di ispirazione se non quella primordiale di conquistarsi il rispetto con la forza e di avere come massima aspirazione quella di diventare il capo di un gruppo ristretto, come il cavallo più forte nel proprio recinto.
#217
Tematiche Filosofiche / Vivi nascosto
28 Aprile 2018, 13:35:14 PM
Riflettendo su questa massima di Epicuro mi sono reso conto di averla sempre intesa in modo superficialmente univoco, nel senso di un'interpretazione che sa di elogio della solitudine. Vivi nascosto, dove gli altri non ti possano disturbare, così che tu ti possa curare della tua interiorità, imparando a non provare dolore, avendo sempre in mente i principi a te cari e necessari per il tuo sviluppo spirituale. Certamente ciò è molto attinente all'interpretazione della frase epicurea, però credo ci sia dell'altro. Forse tale proposizione andrebbe contestualizzata storicamente, posta a ridosso della ingiusta giustiziazione di Socrate. Quindi il vivere nascosto implicherebbe non solo una ricerca della solitudine in quanto tale, ma in quanto la società è vista come un pericolo per chi cerca la via della perfezione interiore e della verità. Chi ricerca e predica la verità senza preoccuparsi di come possa essere accolta da chi vive e prospera nella menzogna, deve seriamente temere per la propria vita. Dire la verità non è un gioco, è una scelta di vita simile a quella che compì Cesare quando congedò la sua scorta sapendo di rischiare di essere assassinato. O forse più propriamente come quella di Falcone e Borsellino che sapevano già di dover morire per la verità, la sola cosa che ignoravano era quando sarebbe successo. Forse quindi Epicuro, che perseguiva il suo ideale spirituale, desiderava invece vivere e , per non fare la fine di Socrate, predicava il 'vivi nascosto'.
Mentre ai nostri tempi dove i social predicano il 'vivi visibile', dove ognuno posta foto di se stesso in ogni occasione e luogo, importante o insignificante che sia, a chi sta cuore la verità? Perché la verità è un continuo fluire, che senso ha dunque cristallizzare dei momenti che sono solo minuscoli granellini nella immensa clessidra del tempo? E, soprattutto, a vosa serve che tutti vedano quelle nostre immagini vhe dovrebbero essere insignificanti in primis già per noi stessi?
In ultima analisi si potrebbe forse osservare che il 'vivi nascosto' è, in un certo senso, una raccomandazione inutile. Perché l'essere umano è bugiardo per natura, e il punto non è se mentiamo o meno, ma semplicemente quanto o su cosa mentiamo. Quindi siamo tutti camuffati sotto qualche maschera, anche se stiamo tutto il giorno a raccontarci sui media. Qualsiasi sia il nostro grado di esposizione, è sempre meno pericoloso della verità. Non per la verità in se stessa, ma per l'effetto che produce sugli altri.
#218
Tematiche Filosofiche / Re:Siate buoni
27 Aprile 2018, 09:32:22 AM
Forse oggi c'è più confusione intorno alla parola buono. Cosa è buono? L'utile terreno? L'utile spirituale? E poi, l'utile terreno è davvero distinto dall'utile spirituale o morale? Un sacco di dubbi ha insinuato in noi la conoscenza. E la strada della conoscenza scientifica è antitetica a quella fideistica della religione. Se pensi che esista un Dio creatore o ordinatore, puoi pensare che esso operi a fin di bene. Anche per il solo fatto che fra esistere e non esistere Egli abbia scelto di farti esistere, ciò deve per forza essere buono. Ma se l'esistenza è determinata dalla casualità o comunque da cause che ancora non si comprendono ma che si suppine abbiano giustificazioni logiche, allora non ha più senso credere in un universo buono. Magari neanche cattivo ma semplicemente indifferente. Per gli antichi era più facile perché consideracano l'anima come qualcosa di tangibile, come la materia. Ora l'anima sembra per l9 più un ostacolo alla realizzazione delle volontà umane. Perché l'universo dell'anima offre un tipo di conoscenza non tangibile, che mette a disagio questo mondo così rigidamente razionaluzzato. Ma la razionalità non è rigidità, è trasformazione continua.
#219
Attualità / Re:I bulli e la scuola
21 Aprile 2018, 00:36:59 AM
Io credo che alla base del comportamento di questi giovani ci sia un profondo stato di incoscienza. Inconsapevoli di cosa stanno a fare in una scuola, inconsapevoli del ruolo della scuola, inconsapevoli degli obiettivi da porsi nella loro vita, inconsapevoli delle differenze fra un ragazzo ed un adulto. Consapevoli solo di un senso di necessità di proteggere una immagine da duro, perchè solo un duro merita il rispetto e il resto è solo feccia. E' la disumanizzazione della società che infetta lo stadio più vitale dell'adolescenza. Il problema è cosa dovrebbe fare la società per arginare il problema? Come farsi rispettare da un violento che nuota in un mare di insensibilità, insensibilità che riesce ad essere infranta solo da impulsi forti, violenti? Compito reso ancora più arduo dal fatto che questi giovani sono ben pronti ed allenati a tappare la bocca dei grandi rinfacciando loro i peccati dell'età adulta che hanno sfacciatamente imparato ad apprendere sin dalla tenera età. Ma la cosa secondo me più grave è che non credo che questa società si stia seriamente interrogando su se stessa. E forse è la prima volta che una società si lascia scivolare di dosso i propri vizi, non per interesse o cinismo, ma per il più puro è letterale senso di indifferenza.
#220
Attualità / Re:Guerra in Siria: quali sviluppi?
12 Aprile 2018, 13:53:03 PM
Si siamo messi bene. Uno parla di bombe piacevoli e bombaradamenti comandati fra degustazioni di torte al cioccolato; l'altro elimina avversari politici come mosche col raid. In questo contesto la Cina appare il paese più moderato, mentre Israele minaccia di cancellare stati dalla carta geografica alla faccia della memoria storica.
Secondo me in questa situazione politica c'è un vuoto assordante, è il suono del silenzio, l'umanità che latita.
Intanto la notizia dell'escalation fra Washington e Mosca scende nella scaletta dei siti di informazione. Dopo le consultazioni di (in)governo, dopo il rigore inesistente dato contro la Juve, dopo lo spot per la prossima patrimoniale.....
#221
Citazione di: acquario69 il 15 Marzo 2018, 06:07:54 AM
Citazione di: cvc il 13 Marzo 2018, 16:07:33 PMLa tendenza a legittimare qualsiasi fatto o comportamento, compreso quelli che vanno con evidenza contro ogni morale più o meno condivisa, credo sia un fenomeno in continua e crescente evoluzione. Prendo spunto da un recente fatto di cronaca, dove un uomo che ha ucciso prima sua madre poi se stesso, lascia un biglietto con scritto: "Scusate, ho il cancro". Parafrasando si potrebbe dire che se ad uno accade qualcosa di molto grave, allora può sentirsi giustificato a compiere qualsiasi atto, persino il più empio e amorale. Ai fini della discussione, ciò che troverei interessante indagare è se questo atteggiamento abbia sempre accompagnato l'uomo sin dai tempi passati, oppure se sia un effetto collaterale della crescente emancipazione e libertà personale dell'individuo comune. In tempi non troppo lontani, diciamo un secolo fa, anche se il cristianesimo ammoniva che tutti gli uomini sono uguali, beh non era proprio cosi. A chi come me ha avuto genitori provenienti da una vita rurale, sarà capitato di sentire storie su di una società formata da servi e padroni, e dove la libertà personale soprattutto dei più umili era assai limitata, non solo dalle ristrettezze economiche, ma soprattutto dal peso di tradizioni, usi e costumi da rispettare per non suscitare il pubblico disprezzo e le sue non lievi conseguenze. La crescente conquista della libertà individuale dai pregiudizi e dalle punizioni più pesanti, ha restituito dignità alla vita dell'uomo in generale. Ma non ci si è fermati qui, si è fatto un passo più avanti. Si è arrivati all'affermazione del proprio ego come diritto inalienabile, senza calcolare quanto possa avere di poco ecologico l'affermazione di qualsiasi ego a prescindere.
Ciao cvc
Io mi domanderei innanzitutto se nella gran parte delle cose che pensiamo - ivi compreso il giustificazionismo - siano davvero nostre o se queste siano solo il prodotto di un puro e semplice condizionamento..talmente avanzato e che allo stato attuale ne siamo talmente immersi che siamo arrivati al punto di non accorgercene nemmeno più, e non solo,ma in tal senso difendiamo le stesse idee che limitano la nostra stessa libertà e convinti pure del contrario!

Tu stesso accenni ai cosiddetti diritti individuali (cosiddetti diritti civili) che mano a mano abbiamo visto hanno rimpiazzato i diritti sociali, non a caso oggi quasi inesistenti...e' evidente che ce' stata una manipolazione, con lo scopo di depauperare e controllare i popoli...ubriacandoli di autentiche stronzate. (che ci sono costate molto care)

Saprai infatti come nel corso degli anni 60-70 sono cominciate tutte queste pseudo-rivendicazioni, ma non tutti sanno (o meglio, molti per puro opportunismo hanno sempre fatto di finta di non saperlo) che queste erano appunto indotte da chi e per i motivi detti sopra
(guarda in particolare il primo video che ho postato sotto, la spiegazione che ne da l'autore ne e' un esempio emblematico e più che mai attuale)

ce' da aggiungere che un ruolo decisivo, diciamo di supporto ad una tale e autentica deviazione,lo hanno avuto i cosiddetti progressisti,i "sinistri" che in ambito politico abbiamo visto quale' stata infatti la loro trasformazione, che manco l'autore di dott jack a mr Hyde l'avrebbe mai potuta concepire,dimostrandosi autentici servi e venduti - posizionandoli in posizioni chiavi (radical chic) - al vero potere  e nelle masse a loro adiacenti (gli utili idioti).

fra parentesi avrei anche il presentimento che alla luce di queste elezioni, un certo movimento fara' di tutto per adoperarsi in un banale cambio di staffetta, cosi che prenderanno lo stesso ruolo
..insomma il "team" tutt'al più cambia maglietta,ma lo scopo rimane pressoché invariato,cosi che possono stare tutti più tranquilli, sopratutto i vampiri di cui sopra  :)


https://www.youtube.com/watch?v=-EdHvSiGL1c

https://www.youtube.com/watch?v=px0FaA0K35w
Che la nostra vita sia condizionata è indibbio. Anzi talvolta ciò può essere addirittura benefico, poiché non tutti se lasciato a ae stessi sarebbero in grado di prendere le migliori decisioni per loro. Quando devo prendere decisioni in un campo di cui mi intendo poco o nulla, sono ben lieto di farmi condizionare. Previa verifica della buona fede del condizionatore ovviamente. È tutta questione di consapevolezza, se nel condizionare c'è l'inganno allora.... è inganno. Se gli ingannatori oggi hanno trovato mezzi più sottili e sofisticati per i loro scopi, ciò non toglie che son pur sempre degli ingannatori. Quindi il problema è sempre quello di difendersi dall'inganno, sia nell'età drlla pietra che nell'era 4.0. Però sembra che l'uomo non impari mai ad essere meno ingenuo, anche perché una certa dose di fiducia nel prossimo deve essere anche fisiologica. È c'è chi se ne approfitta.
#222
Citazione di: Socrate78 il 13 Marzo 2018, 19:43:51 PM
"la libertà dell'individuo finisce dove inizia quell'altro", che brutto! In questa frase emerge un sillogismo che sfugge a chi la pronuncia senza rifletterci: si ammette che l'altro limita la mia libertà, ma essere limitati nella possibilità di star bene, di godere, di affermarsi pienamente è un bene o un male? E' un male, quindi l'altro è anche qualcosa di negativo. E' stupendo invece vivere in solitudine, limitando il più possibile il contatto con gli altri e nella solitudine sentire e apprezzare la libertà: io ho un'indole solitaria e preferisco la libertà della solitudine che mi permette di fare tutto quello che desidero, di riflettere e guardarmi dentro, di dedicarmi pienamente a tutto ciò che amo,  gli altri vanno bene solo a piccole dosi. Forse sarò egoista e anche piuttosto asociale e misantropo, ma non ritengo che questi siano difetti, ma solo un'espressione della mia unicità e individualità. Schopenhauer affermava a questo proposito che si è veramente liberi solo quando si è soli, ma non tutti sanno sopportare e apprezzare tale libertà. Quanto alla morale e a tutto il resto, secondo me sono strumenti dell'egoismo stesso, che vuole imporre agli altri sono determinati modi di essere perché convengono agli interessi dei più o rispondono alle tradizioni religiose, culturali di un gruppo etnico, che sono sempre relative, mai assolute.
Anch'io sono un amante della solitudine, ma si tratta di una solitudine relativa. Magari sono solitario perché non vedo 100000 persone ogni giorno, ma credo che anche il più orso abbia comunque una qualche persona di riferimento. Diciamo che ognuno ha la propria soglia di solitudine. C'è chi si sente solo se non è pieno di amici e chi si accontenta di poco.
#223
Citazione di: Lou il 13 Marzo 2018, 18:47:08 PM
@cvc
A mio parere, il sentirsi autorizzati al, detto grezzamente, "faccio quel che mi pare" deriva dal credere che il riconoscimento delle libertá individuali equivalga al riconoscimento di una libertá illimitata (trovo sia un fraintendimento stesso dell'idea di libertà individuale) quando appare assai più comprensibile che il con-vivere "presupponga" un limite alle libertà individuali, dato appunto dalla molteplicità di individui: la libertà a cui appartengo trova il suo limite, diciamo finisce, quando incontra quella dell'altro.
Infatti il problema credo che sia nel non riconoscere il bene collettivo - la libertà in questo caso - come un bene dell'individuo. Ciò che è della collettività appartiene all'individuo, ovviamente entro i limiti che permettono di non danneggiare il bene collettivo. Invece si tende a considerare nettamente separati i due beni, colletttivo e individuale.
#224
Citazione di: viator il 13 Marzo 2018, 18:34:44 PM
Salve cvc. E' solo un problema di disponibilità di risorse (intendo quelle materiali, cioè di beni, di denaro, di libertà (anche la libertà è una risorsa)).
Quanto più una esistenza viene liberata dall'ossessione dei bisogni (quelli fisiologici fondamentali : mangiare, bere, dover badare a nemici e predatori), tanto più spazio esistenziale si libera per potersi dedicare alle facoltà. La libertà dai bisogni è infatti la più fondamentale delle libertà.

La prima facoltà che si offre all'uomo che non debba badare alle brutali necessità della vita è dedicarsi a ciò che liberamente vorrà fare.

E' la disponibilità di risorse, ricchezze, che genera la facoltà e la libertà di dedicarsi ai piaceri (ovviamente per primi quelli egoistici) e provoca i conseguenti cambiamenti della morale vigente nei diversi tempi e nei diversi luoghi.

Ricordiamoci che la morale (da mores = i costumi, le usanze) ha poco a che vedere con il concetto di etica (ethos = il comportamento INDIVIDUALE), quindi è in sè svincolata dai concetti di bene e di male.

La morale dei cannibali ha sempre considerato una positività ed un valore l'appropriarsi dei beni dei nemici e persino del loro corpo per nutrirsene.
La morale delle società "moderne" e prospere considera positivo il consumismo, l'edonismo e l'egoismo.

Ma riunendo  tutti i tempi e tutti i luoghi mi sento di assicurarti che la quantità complessiva di bene e di male (valori NON morali, come ho detto, ma etici) rimane rigorosamente costante.

Lo dimostra un banale paragone con il primo principio della termodinamica : "Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma".....in cui il creare è il bene ed il distruggere sarebbe il male.
Daccordo sul fatto che l'aumento del benessere porta ad uno sviluppo sempre maggiore dell 'io. Il punto è se ci si debba interrogarsi sul che fare quando tale ctescita diviene smisurata. Un conto è un albero che cresce in un terreno abbondante, altro se lo stesso albero per trarre nutrimento no debba rubarne anche alle radici degli altri alberi vicini. E si affaccia quindi anche il tema della sovrapopolazione. 
Che bene e male si distribuiscano ugualmente nel tempo non saprei. Anzi sarebbe un discorso pernicioso perché può diventare anch'esso una sorta di giustificazionismo. Come dire che è inutile notare, ad esempio, la crescita degli omicidi quando tanto il male c'è sempre stato.
#225
La tendenza a legittimare qualsiasi fatto o comportamento, compreso quelli che vanno con evidenza contro ogni morale più o meno condivisa, credo sia un fenomeno in continua e crescente evoluzione. Prendo spunto da un recente fatto di cronaca, dove un uomo che ha ucciso prima sua madre poi se stesso, lascia un biglietto con scritto: "Scusate, ho il cancro". Parafrasando si potrebbe dire che se ad uno accade qualcosa di molto grave, allora può sentirsi giustificato a compiere qualsiasi atto, persino il più empio e amorale. Ai fini della discussione, ciò che troverei interessante indagare è se questo atteggiamento abbia sempre accompagnato l'uomo sin dai tempi passati, oppure se sia un effetto collaterale della crescente emancipazione e libertà personale dell'individuo comune. In tempi non troppo lontani, diciamo un secolo fa, anche se il cristianesimo ammoniva che tutti gli uomini sono uguali, beh non era proprio cosi. A chi come me ha avuto genitori provenienti da una vita rurale, sarà capitato di sentire storie su di una società formata da servi e padroni, e dove la libertà personale soprattutto dei più umili era assai limitata, non solo dalle ristrettezze economiche, ma soprattutto dal peso di tradizioni, usi e costumi da rispettare per non suscitare il pubblico disprezzo e le sue non lievi conseguenze. La crescente conquista della libertà individuale dai pregiudizi e dalle punizioni più pesanti, ha restituito dignità alla vita dell'uomo in generale. Ma non ci si è fermati qui, si è fatto un passo più avanti. Si è arrivati all'affermazione del proprio ego come diritto inalienabile, senza calcolare quanto possa avere di poco ecologico l'affermazione di qualsiasi ego a prescindere.