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Messaggi - Eutidemo

#211
Ciao Iano. :)
In ordine alle tue sempre acute ed argute considerazioni, osservo quanto segue:
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1)
Scrivere "di colore bianco o nero, aggiungendo , con una almeno una bianca ed una almeno nera", è solo un modo più involuto ed ellittico per dire che nella scatola "si trova contenuto un  numero indefinito di palline, di colore sia bianco che nero".
Non vedo alcuna sostanziale differenza!
Ed infatti nella scatola si trovano due palline, necessariamente una di colore bianco ed un altra di colore nero; il che corrisponde esattamente al quesito di Rastislav!
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2)
Tu scrivi: "Mi pare che le possibilità siano diverse, (tutte le possibili combinazioni di palline bianche o nere che entrano fisicamente dentro alla scatola),  nessuna di esse logicamente esclusa"; però, almeno a mio parere, è logicamente "esclusoche qualcuno (senza aprire la scatola) possa "sapere con certezza" quante palline essa contenga, se non "due di diverso colore".
Tanto è vero che, come tu giustamente scrivi, il prigioniero potrebbe dire, ''se la soluzione esiste, ed è unica, se quella che io ho dato è una soluzione, allora ho dato l'unica soluzione''. (che possa dare qualcuno solo in base alla logica senza guardare dentro la scatola)
Ed infatti è proprio così!
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3)
E' invece errato, come tu scrivi subito dopo, che: "...il principe potrebbe dire che la soluzione invece è due palle nere e due palle bianche , potendo egli affermare ''se la soluzione esiste, ed è unica, se quella che io ho dato è una soluzione, allora ho dato l'unica soluzione, ed essendo la tua diversa da questa non può essere la  soluzione''
Ma, in tal modo, tu interpreti in modo completamente sbagliato i termini della questione posta dal principe al prigioniero!
Ed invero, se leggi bene quanto ha detto Rastislav al prigioniero: "Io non propongo mai enigmi impossibili da risolvere; per cui ti garantisco che <<tu>>, senza aprire la scatola e senza scuoterla, riflettendoci un po', <<sei perfettamente in grado di dirmi, con la massima precisione>> quante sono in tutto le palline ed il colore di ciascuna di esse."
Per cui l'enigma non è tanto di "cosa ci possa essere dentro scatola", quanto è di come "un soggetto del tutto ignaro di cosa ci sia dentro la scatola" (cioè, il prigioniero o chiunque altro), possa stabilire con "la massima precisione" il numero ed il colore delle palline.
Ne consegue che il principe non potrebbe in alcun caso dire che la soluzione è quella di "due palle nere e due palle bianche"; ed infatti l'enigma viene posto ad  un soggetto del tutto ignaro di cosa ci sia dentro la scatola", per cui la soluzione deve necessariamente tenere conto della situazione di ignoranza in cui versa tale soggetto.
Ed un soggetto che ignora cosa ci sia dentro la scatola:
- non potrebbe mai asserire con certezza che essa contiene due palle nere e due palle bianche, in quanto, potrebbero esserci anche tre palle nere ed una bianca (o viceversa);
- l'unica cosa che può asserire con certezza, e che essa contiene una palla nera ed una bianca.
E Rastislav non vuole che il prigioniero tiri a indovinare, ma che gli dica riflettendoci un po', con la massima precisione quante sono in tutto le palline ed il colore di ciascuna di esse, "stando soltanto ai dati che lui gli ha fornito"; e stando ai dati che lui gli ha fornito, l'unica cosa che può asserire con certezza il prigioniero , è che la scatola contiene una palla nera ed una bianca.
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4)
Quanto al fatto che il principe parta da "premesse contraddittorie", non riesco assolutamente a capire quali esse siano.
Ed infatti Rastislav:
- "non prospetta al prigioniero nessun sillogismo", le cui "premesse" possano essere sbagliate o contraddittorie, tali, quindi, da condurre il prigioniero a "conseguenze erronee";
- si limita, invece, a chiedergli semplicemente se sa dirgli con certezza quante sono in tutto le palline contenute nella scatola ed il colore di ciascuna di esse, senza guardarci dentro (cioè, soltanto a rigor di logica, nelle sue condizioni di totale ignoranza); però gli garantisce che è in condizione di saperlo, e, quindi, è come se gli suggerisse l'unica soluzione possibile.
Tutto qui!
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5)
Quanto al fatto che non sia corretto affermare che una soluzione possa trovarsi "per esclusione", Sherlock Holmes non sarebbe sicuramente d'accordo con te; e neanche io!
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Un cordiale saluto! :)
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#212
                                           SOLUZIONE
Il prigioniero può contare solo su pochissimi "punti fermi", per poter trovare la soluzione all'enigma propostogli:
1) Rastislav non propone mai enigmi impossibili da risolvere;
2) Rastislav gli ha garantito solennemente che, senza aprire la scatola e senza scuoterla, riflettendoci un po', il prigioniero dovrebbe essere perfettamente in grado di dirgli, con la massima precisione quante sono in tutto le palline ed il colore di ciascuna di esse.
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Pertanto, il prigioniero, per trovare la soluzione, non essendovi altra maniera di trarsi d'impaccio, ragiona "per esclusione" (come Sherlock Holmes).
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Ed infatti, nel caso di specie, senza poter guardare dentro la scatola, non c'è "nessun'altra possibilità" di poter dire, con la massima precisione quante sono in tutto le palline ed il colore di ciascuna di esse, se non "UNA, ED UNA SOLA, POSSIBILITA'", di carattere logico (le altre sono tutte escluse).
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E cioè:
- le palline sono solo 2
- quindi, necessariamente 1 bianca ed 1 nera.
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#213
Ciao Bobmax :)
Anche io penso che:
1 + 1 = 2
5 + 7 = 12
e compagnia bella, siano tutti "giudizi analitici".
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Però, secondo me, l'1 + 1 = 2 rende tale verità ancora più evidente, in quanto:
- 12 può essere la somma di 5 + 7, di 6 + 6, di 10 + 2 ecc.ecc.
- 2, almeno nell'ambito dei "numeri naturali" (come ho replicato a Phil), non può che essere la somma di 1 + 1.
***
Per il resto condivido tutto quello che hai scritto, in quanto anche io ritengo che il molteplice mondo fenomenico, non sia altro che la manifestazione dell'UNO; il quale, per inciso, è matematicamente contenuto in tutti gli altri  numeri (così come l'ESSERE in tutti gli enti)!
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Un cordiale saluto!
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#214
Ciao Phil. :)
Quando Kant afferma che "La proposizione aritmetica è <<sempre>> sintetica", fa comunque una affermazione inesatta; ed infatti anche i "numeri naturali" possono far parte di una "proposizione aritmetica".
E considerato che i "numeri naturali" sono quei "numeri reali positivi" la cui rappresentazione decimale termina dopo la virgola, contendo soltanto zeri, a mio parere, il mio esempio dell'1 + 1 = 2 resta valido; quantomeno con riguardo ai  "numeri naturali".
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Un cordiale saluto! :)
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#215
Ciao Bobmax. :)
No,mi dispiace: nella scatola ci sono effettivamente delle palline, di colore diverso (sia bianco che nero).
Un cordiale saluto! :)
#216
Ciao Daniele 22 :)
Il prigioniero deve dire "quante" sono in tutto le palline (cioè il loro esatto numero complessivo) ed il "colore" di ciascuna di esse (che è o tutto bianco o tutto nero); quindi, mi dispiace, ma la tua risposta non è valida!
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Un cordiale saluto! :)
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#217
Rastislav entra nella cella di un suo prigionero, con in mano una scatola chiusa.
Poi gli dice:
- In questa scatola, di 23 cm di larghezza x 31 cm di lunghezza e x 19 cm di altezza, si trova contenuto un  numero indefinito di palline, di colore sia bianco che nero, ciascuna delle quali ha un identico diametro di 4 cm; adesso tu, senza aprire la scatola e senza scuoterla, mi devi dire quante sono in tutto le palline ed il colore di ciascuna di esse.-
- Ma, Altezza, tu mi sottoponi un enigma impossibile da risolvere!- protesta il prigioniero  - Ed infatti l'unica cosa che posso fare è tirare a indovinare!-
- Non è affatto così!- replica stizzito Rastislav - Io non propongo mai enigmi impossibili da risolvere; per cui ti garantisco che in questa scatola, di 23 cm di larghezza x 31 cm di lunghezza e x 19 cm di altezza, si trova contenuto un  numero indefinito di palline, di colore sia bianco che nero, ciascuna delle quali ha un identico diametro di 4 cm, e che tu, senza aprire la scatola e senza scuoterla, riflettendoci un po', sei perfettamente in grado di dirmi, con la massima precisione quante sono in tutto le palline ed il colore di ciascuna di esse.-
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Cosa risponde il prigioniero?
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#218
Ciao Bobmax. :)
Non so se il "giudizio sintetico a priori" in ambito matematico sia stato immaginato da Kant a causa del disagio che provava, magari inconsapevolmente, nel non formularne la esistenza (perché in tal caso l'uomo si sarebbe ridotto a ben poca cosa); io mi sono soltanto limitato a rilevare che, in "campo matematico", ammesso e non concesso che tale tipo di "giudizio" possa ritenersi valido con riguardo al suo esempio numerico del 7+5 = 12, non mi pare, però, che possa ritenersi parimenti valido anche con riguardo al mio esempio numerico dell' 1 + 1 = 2 (che mi sa tanto di "giudizio analitico").
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Un cordiale saluto! :)
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#219
Tematiche Filosofiche / Il giudizio sintetico a priori
02 Ottobre 2024, 12:58:41 PM
Kant scrive: "Anche se inizialmente si dovrebbe pensare che la proposizione 7 + 5 = 12 sia una proposizione semplicemente analitica che segue dal concetto di una somma di 7 e 5 secondo il principio di contraddizione, tuttavia, se si guarda meglio, si scopre che il concetto della somma di 7 e 5 non contiene null'altro che l'unificazione dei due numeri in uno solo, senza che in alcun modo si pensi quale sia questo unico numero che raccoglie gli altri due. Il concetto del numero 12 non è in alcun modo già pensato con il fatto che io pensi quell'unificazione di 7 e 5, e per quanto a lungo io scomponga il mio concetto di una possibile somma, non vi incontrerò mai il numero 12. Bisogna uscire da questi concetti, chiedendo aiuto all'intuizione che corrisponde a uno dei due, per esempio a quella delle cinque dita, o a quella dei cinque punti, e aggiungere al concetto del 7, una dopo l'altra, le unità del numero 5 dato nell'intuizione. Infatti, prendo prima il numero 7 e poi, chiedendo aiuto per il concetto del cinque alle dita della mia mano come intuizione, aggiungo in quella mia immagine le unità, che avevo precedentemente prese per formare il numero 5, una dopo l'altra al numero 7, assistendo cosí alla nascita del numero 12. Per quanto avessi pensato nel concetto di una somma = 7 + 5 che il 7 dovesse essere aggiunto al 5, non avevo però pensato che questa somma fosse uguale a 12. La proposizione aritmetica, quindi, è sempre sintetica; il che diventa tanto piú chiaro quanto piú grandi sono i numeri considerati, perché allora salta agli occhi che, per quanto girassimo e rigirassimo i nostri concetti in qualunque modo ci venga in mente, non potremmo mai, servendoci della semplice scomposizione dei nostri concetti, trovare la somma senza chiedere aiuto all'intuizione." (Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XVII, pagg. 206-208 – I. Kant, Critica della ragion pura, Introduzione alla seconda edizione.)
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Al riguardo osservo quanto segue:
.
1)
Per quanto concerne la somma 7 + 5 = 12, ritengo che, tutto sommato, il ragionamento di Kant non faccia una piega; ed infatti, in esso, non c'è niente di "analitico".
Ed infatti, per metterla in termini "inversi", ma, secondo me, più semplici da comprendere di quelli del grande filosofo, nel numero 12 non sono necessariamente impliciti nè il 7 nè il 5.
Ed infatti il 12, è uguale anche a:
1 + 1 + 1 + 1 + 1 +1 + 1 + 1 + 1 + 1 + 1 +1
2 + 2 + 2 + 2 + 2 + 2
4 + 4 + 4
6 + 6
5 + 4 + 3
3 + 7 + 2
ecc. ecc.
Per cui, se io chiedo a qualcuno a quale somma corrisponda necessariamente il 12, non esiste una "risposta univoca"; ciò in quanto, per dirla in soldoni, il 12 non è affatto una sorta di "sinonimo" di 7 + 5,  potendo essere il risultato anche di diverse somme.
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2)
Per quanto, invece, concerne la somma 1 + 1 = 2, secondo me il ragionamento di Kant "traballa" un po'.
Ed infatti, dire 2 o dire 1 + 1, è esattamente la stessa cosa, in quanto il 2 non può provenire da altre somme di sorta; per cui, almeno secondo me, in questo caso siamo di fronte ad un "giudizio analitico".
Come dire che "un bipede ha due gambe"; la quale affermazione, prima ancora che dall'esperienza fenomenica, deriva dalla pura e sempre logica.
***
.
***
Ovvero, per concludere:
a)
Se io chiedo a qualcuno a quale somma corrisponda necessariamente il 12, non esiste una "risposta univoca"; ciò in quanto, per dirla in soldoni, il 12 non è affatto una sorta di "sinonimo" di 7 + 5,  potendo essere il risultato anche di diverse somme.
b)
Se, invece, io chiedo a qualcuno a quale somma corrisponda necessariamente il 2, esiste una sola "risposta univoca": 1 + 1.
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Ovvero, per parafrasare lo stesso Kant: "Il concetto del numero 2 è  già pensato con il fatto che io pensi all'unificazione di 1 e 1; e per quanto a lungo io scomponga il mio concetto di una possibile somma, non vi incontrerò mai altro che 1 + 1".
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Tuttavia, molto probabilmente, io ho equivocato quello che intendeva dire Kant. :(
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#220
Citazione di: daniele22 il 02 Ottobre 2024, 09:50:52 AMIl calcolo delle probabilità è un fenomeno che pretende, senza volerlo consapevolmente, negare l'esistenza di Dio in quanto finalizzato a mostrare evidenze che successivamente sono spessissimo confermate in natura dalle nostre osservazioni.
Detto questo, l'indice di probabilità di un evento viene stabilito isolando un sistema e non può avere influenza nella successiva misurazione; questo, proprio per la sua definizione che si riferisce esclusivamente alla probabilità di un evento. La serie di eventi non è un evento ... e solo un miracolo potrebbe....... ma fino ad oggi il miracolo non accade
Una serie di eventi non è un evento, però può essere più o meno probabile; ad esempio, una serie di cento teste consecutive su un campione di cento lanci complessivi di monete è una serie estremamente improbabile! 
Quanto ci scommetti? ;)
#221
Ciao Jacopus. :)
Innanzitutto ti ringrazio per il tuo magistrale ed interessantissimo intervento, che condivido quasi completamente!
Complimenti! 8)
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L'unico punto del tuo intervento che, almeno per quanto riguarda il tema del "Cogito ergo sum", non condivido del tutto, è il seguente: "A Cartesio nulla sembra vero, ha sempre paura che gli altri siano manichini, automi che rispondono in modo meccanico a sollecitazioni ambientali. Cosa può rendere l'uomo libero da questa visione che potrebbe sempre prendere il sopravvento? Il cogito. Il pensare è la rassicurazione che l'uomo è libero da predeterminazioni perchè è l'unica attività che non ha bisogno di una spiegazione causa-effetto e ciò lo rende, da un lato indeterminabile e dall'altro vero!"
***
A mio parere, invece, la principale "paura" di Cartesio:
- non è tanto che gli altri siano manichini, automi che rispondono in modo meccanico alle sollecitazioni ambientali di un "mondo reale";
- quanto, piuttosto, che gli altri, e lui stesso in quanto "corpo", non esistano affatto, e che possano essere soltanto il frutto un "sogno solipsistico" ingannatore.
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Però, in effetti, il "Cogito ergo sum" non supera affatto, "in modo diretto", il vicolo cieco del "solipsismo"; ed infatti, tale assunto, non è trasferibile, con il medesimo rigore della dimostrazione matematica, da se stessi all'esistenza del pensare altrui, in quanto, come i personaggi di un sogno, gli altri potrebbero essere soltanto frutto dell'unico soggetto pensante (cioè Cartesio).
***
Tuttavia , poichè il il "Cogito ergo sum" si basa su principio dell'"evidenza", e quindi (secondo Cartesio), anche l'esistenza di Dio è per sè "evidente", questo dovrebbe superare "in modo indiretto", il vicolo cieco del "solipsismo"; ed infatti la presenza di altre menti autonomamente pensanti, e diverse dal "soggetto pensante Cartesio", è affidata a Dio, il "non ingannatore" per eccellenza.
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Un cordiale saluto! :)
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#222
Ciao Green Demetr :)
Con "Cogitationes sunt, sine ullo ego cogitans" intendevo dire che possono esserci "pensieri" anche senza un "io individuale" cosciente che li pensa.
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Quanto al fatto che possa esistere un "pensiero" e dunque  anche l'eventuale emersione di un "io individuale", senza alcun "corpo fisico" che li supporti, almeno secondo il comune significato di tali termini, io non lo credo affatto; se il grammofono si rompe, non potrà mai più emettere musica.
Ed infatti, come pure è scritto nella Bibbia: "I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno più nulla...il loro amore, il loro odio e la loro invidia, tutto è ormai finito" (Qoelet 9 5-6).
***
Per quanto concerne i due termini di paragone, e, cioè, l'"io individuale", ed il  "corpo fisico", ritengo che:
- il primo non possa esistere senza il secondo;
- il secondo, invece, se si trova in uno stato di coma profondo, purtroppo può esistere anche senza il primo.
Questo, almeno, a livello "fenomenico"; mentre, a livello "noumenico", le cose, secondo la mia concezione, sono un po' diverse (vedi mia risposta a Bobmax).
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Un cordiale saluto! :)
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#223
Ciao Bobmax. :)
Tu hai portato il discorso ad un "livello metafisico", sul quale io concordo in pieno con te; tuttavia Cartesio si riferiva al nostro "io individuale", e non al nostro "sè universale", di cui l"io individuale" è solo un mero "epifenomeno" (almeno secondo la mia e la tua Weltanschauung).
Sotto questo aspetto, come tu giustamente scrivi, l'"io individuale" non ha alcuna una sua propria "realtà", ma è solo l'"apparenza" e l'ingannevole  "manifestazione plurale" dell'UNO; ma la questione del "Cogito ergo sum" è diversa, perchè riguarda solo l'"io individuale", per cui, forse, sei andato un po' OT.
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Un cordiale saluto! :)
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#224
Ciao Green Demetr :)
Avendola sperimentata, penso anche io che, sotto anestesia non esista l'"io", mentre, cessata l'anestesia e tornata la coscienza, di solito riemerge di nuovo lo stesso "io" che c'era prima; questo, almeno, accade nella maggior parte dei casi.
***
Tuttavia, purtroppo, specie nel caso di operazioni al cervello non riuscite, una volta cessata l'anestesia, il paziente non riacquista più la coscienza del proprio "io", nè il suo "senso di identità"; e, questo, sebbene l'elettroencefalogramma (EEG) indichi la ripresa di un'attività cerebrale analoga a quella che si manifesta con il "pensiero di veglia".
Per cui, se questo è vero, allora non sempre è lecito dire "Cogito ergo sum", bensì "Cogitationes sunt, sine ullo ego cogitans".
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Un cordiale saluto! :)
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#225
Ciao Iano. :)
Come avevo scritto, il cosiddetto "principio di evidenza" e/o la cosiddetta "intuizione", avrebbe dovuto riguardare principalmente la "percezione dell'esistenza del mio io"; condizione "necessaria" (ma, purtroppo, non per tutti anche "sufficiente") per poter  "pensare".
Un cordiale saluto! :)
P.S.
Ovviamente la mia è solo una considerazione "ironica".