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Messaggi - iano

#2101
Tematiche Filosofiche / Re: A Caccia...ri trita
25 Aprile 2024, 01:00:04 AM
Poi convengo sul fatto che, lasciandomi prendere la mano dalla moda dei nuovi coni, la nostra fisica metafisica, nella misura in cui non ci è del tutto esplicita possa apparirci avere un che di alieno.
E ancora, contraddicendomi, non è propriamente possibile una riunificazione fra fisica e metafisica, anche se ciò che sta avvenendo nel campo delle idee potrebbe essere letto in tal modo.
Un altro modo di leggere la nuova fisica e la nuova filosofia è infatti secondo me che il confine fra fisica e metafisica si sia spostato, ma non è stato eliminato, e secondo me volerlo eliminare è una pretesa che verrà sempre frustrata.
l'unica cosa che non può cambiare nome è ciò che non si dovrebbe nominare, ma che pur nominiamo, e non è un caso che a Dio non abbiamo sentito il bisogno di cambiargli nome, a meno che non si voglia leggere ad esempio la trinità nel campo cristiano in tal modo.
Così il padre spirito figlio potremmo porlo in analogia alla materia energia e alla fisica metafisica, o metafisica concreta.
Di fatto quindi ciò che non andrebbe nominato, insieme a ciò che si può nominare, nel momento in cui li si nomina, li si potrà sempre rinominare.
#2102
Tematiche Filosofiche / Re: A Caccia...ri trita
25 Aprile 2024, 00:19:16 AM
Citazione di: Pensarbene il 24 Aprile 2024, 21:21:21 PMIn ogni caso la materia energia non è un punto di vista, non la puoi guidare coi punto di vista  e non esiste algoritmo che possa farlo.


Ma questo di fatto significa negare quella che è stata l'evoluzione della nostra idea di materia, e che un evoluzione vi sia stata lo denuncia il fatto stesso che tu hai sentito il bisogno di cambiargli nome in materia energia.
Allo stesso modo l'idea che ha Cacciari di metafisica deve essersi evoluta se sente il bisogno di cambiargli nome in metafisica concreta, ed è una idea di metafisica, per quel che capisco vicina alla mia, anche se non manca nel suo discorso un che di confusione, ciò che appunto tradisce un idea nella sua evoluzione, laddove inevitabilmente si fa un uso contraddittorio di termini vecchi, quando ce ne vorrebbero di nuovi.
Materia ed energia, fisica e metafisica se ne sono stati per tanto tempo separati, e il fatto che sentiamo il bisogno di rinominarli potrebbe essere un primo passo verso una riunificazione.
In questo i fisici, coniando il nuovo termine materia energia, hanno fato la propria parte, e adesso i filosofi come Cacciari provano a fare la loro.
#2103
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
24 Aprile 2024, 20:46:04 PM
Citazione di: Il_Dubbio il 24 Aprile 2024, 20:16:24 PMHai richiamato un problema di fisica quantistica troppo complicata. La questione credo sia ancora tutt'ora aperta, e credo di poter sostenere che la maggior parte dei fisici non ritenga che le due particelle comunichino tra loro.
Quello che ognuno di noi potrebbe ritenere è che le due particelle effettivamente dovrebbero comunicare per dare un senso meccanicistico al fatto (ovvero alla loro correlazione dopo le misure su entrambi i sistemi). Nonostante tutto, le cose non sono del tutto chiarite e non c'è una controprova che esista un "segnale" che parte da un sistema per l'altro lontano spazialmente. Per cui quello che tu ritieni un fatto in realtà è ancora solo una nostra deduzione. Cioè inconsapevolmente (forse) tentiamo di aggiungere dei fatti che però non vediamo, solo per dar conto di una tesi meccanicistica (o se vogliamo, potremmo usare il termine in uso ovvero "classica"). Ma quei fatti non li vediamo (o per lo meno non ancora al momento) per cui è ancora tutto da dimostrare che le particelle comunicano tra loro.

Purtroppo non ho compreso il resto, quindi non saprei cosa rispondere
Mi spiace che tu non abbia compreso.
Ma comunque il fatto dell'entenglement in se non è complicato.
Due particelle che si producono dallo stesso evento rispondono alla stessa sollecitazione che è solo per una due due locale, cioè riconducibile a un contatto.
Nella fisica l'ipotesi locale e non locale si sono succedute con pari successo.
L'ipotesi locale prevaleva prima di Newton.
Newton introduce l'ipotesi non locale con l'azione a distanza della forza di gravità.
A lungo si è cercato un mediatore che continuasse a giustificare l'ipotesi di località, l'etere, la cui non esistenza è stata infine dimostrata.
Einstein ripristina l'ipotesi di località ponendo lo spazio tempo come quell'intermediario intermediario fra le masse, avendo successo dove l'ipotesi dell'etere è fallita.
Un modo per spiegare questa alternanza di ipotesi opposte che ugualmente mostrano di poter funzionare, è che nessuna di esse rispecchi la realtà, ma solo le sue possibili descrizioni.
Tuttavia, come cercavo di illustrare, la tentazione di continuare a scambiare la realtà con la sua descrizione è difficile da estirpare, specie quando la applichiamo in modo inconsapevole, ed indicavo come un esempio di questa inconsapevolezza il tuo post.
Infine provavo a rincarare la dose, ipotizzando che fra realtà e sua descrizione non vi siano vie di mezzo e in particolare che non lo sia il mondo come ci appare, essendo questa una sua descrizione che applichiamo in modo inconsapevole, cioè istintivo.Per cui quelle che indichiamo come mappe della realtà, sono in effetti mappe di mappe, delle quali solo dell'ultima abbiamo cognizione, mentre le precedenti si manifestano indirettamente con la nostra percezione.
Forse è per questo che di ogni teoria fisica nel tempo si scovano le ipotesi nascoste, perchè le mappe inconsce continuano ad agire.
Quando scopriamo queste ipotesi nascoste crediamo di aver scoperto l'inganno, essendoci così di più avvicinati alla verità.
Ma di fatto abbiamo solo intravisto  l'esistenza di mappe che non sapevamo di consultare.

Insomma non solo le ipotesi locale e non locale si sono succedute e probabilmente continueranno a farlo, ma nel fatto dell'entenglement sembrano addirittura convivere insieme, motivo di più per considerare le ipotesi che facciamo come soltanto descrittive.
Significa secondo me che la realtà non è in se ne locale ne non locale, ne entrambe le cose insieme, essendo queste solo simboli che punteggiano le mappe della realtà.
#2104
Percorsi ed Esperienze / Re: C’era una volta
24 Aprile 2024, 18:40:40 PM
Nonostante vivesse da due anni in una villa rifugio scelta in modo non casuale, continuava a considerarsi un senza fissa dimora, perchè non c'era un posto ragionevolmente ideale in cui vivere, avendo esso sperimentato che la bellezza di ogni luogo era il suo essere inatteso.
Il posto più bello è sempre quello in cui i nomadi fanno sosta, pensava.
Non era quindi certo un caso che una Citroen rossa fiammante era posteggiata fissa davanti casa sua.
Gli aveva già salvato la vita una volta portandolo in ospedale, e poteva salvargliela ancora.
#2105
Percorsi ed Esperienze / Re: C’era una volta
24 Aprile 2024, 18:02:13 PM
Allora mi riprendo la mia vita, si disse Ernesto, posto che l'avesse mai posseduta.
Perchè tutto si poteva dire della sua vita, ma non che  si fosse mai anche solo atteggiato a fare il burattino per pura convenienza, pagandone tutte le conseguenze senza mai un pentimento, per quanto oggi gli apparissero tutto sommato lievi col senno di poi.
Nonstante ciò era abbastanza onesto con se stesso da poter fare l'elenco di tutti fili invisibili che lo avevano manovrato.
Non sempre per il suo male, e comunque non era di certo un complottista, essendo sempre stato pronto a immedesimarsi nelle vittime quanto nei carnefici di ogni fatto di cronaca di cui fosse venuto a conoscenza.
Se poi si fosse anche convinto che un fato ineluttabile lo guidava, per lui comunque l'importante, come al cinema, era non conoscere il finale.
Per quanto potesse dipendere invece da lui sapeva di possedere ancora intatta e funzionante la bussola che fin dalla nascita l'aveva guidato, e con l'intenzione di usarla ancora, una bussola che indicava sempre la direzione contraria alla banalità.
Se si fosse trovato in un contesto di rivoluzionari lui avrebbe continuato, come sempre, a fare la parte del benpensante, e se si fosse trovato in un contesto di ben pensanti lui avrebbe fatto il rivoluzionario.
Il destino, se c'era, non aveva avuto difficoltà quindi nel dirirgerlo, perchè lui era stato sempre in grado recitare tutte le parti, che poi in verità era una sola, quella del Bastian contrario.
Al destino quindi lui forse sotto sotto ci credeva, se in tutti i modi cercava di sfuggirgli contro la propria convenienza, per il gusto di non dargliela vinta.
Il destino d'altra parte aveva ben capito come fare a pilotarlo.
Bastava suggerirli il contrario di quel che doveva fare.
#2106
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
24 Aprile 2024, 17:01:35 PM
Di fatto quindi sto ipotizzando che la descrizione di un fatto non sia altro che una traduzione da un linguaggio inconscio al nostro linguaggio corrente.
Più che con una mappa della realtà quindi potremmo avere a che fare con mappe di mappe della realtà, delle quali solo l'ultima a livello cosciente, livello che è quello della scienza i cui risultati non sempre riusciamo a comprendere, compresi gli stessi scienziati, perchè traducendo da una lingua ad un altra, come ben sappiamo, non per tutte le frasi si può trovare una sufficiente corrispondenza.
Il significato dunque non sarebbe indipendente dal particolare linguaggio che lo veicola, non essendo quindi necessariamente trasferibile ad altro.
E per contro quindi non esisterebbe un linguaggio che possa veicolare ogni possibile significato, compreso quello matematico.
Il vero limite alla conoscenza è quindi propriamente il linguaggio, che però non essendo statico cresce in parallelo ad essa, e non è statico perchè noi non lo siamo.
Fra uomini e animali infine non c'è una sostanziale differenza, e nessuna elezione ci premia, per rispondere anche a Daniele 22, in quanto usiamo solo un diverso grado di coscienza, la quale non ha un valore assoluto, in quanto determina solo un diverso modo di interagire con la realtà, non essendoci un modo giusto di farlo in assoluto, se vogliamo dare credito alla teoria dell'evoluzione.
L'uso notevole che la nostra specie fa della coscienza è la nostra forza quanto il nostro limite.
Quindi l'esortazione a far uso della coscienza non è in se una buona cosa.
Dovremmo invece prendere coscienza che l'usarla si parte decisiva di noi e che possiamo e dobbiamo decidere che uso farne, senza al contrario disincentivarne l'uso, negando la nostra natura.
Negare la propria natura, esaltandola o diminuendola, non è mai una buona cosa, ma nel momento in cui veniamo a conoscerla, non possiamo  fare a meno di decidere  cosa farne di questa conoscenza.
#2107
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
24 Aprile 2024, 16:43:18 PM
Citazione di: Il_Dubbio il 24 Aprile 2024, 16:13:54 PMSe non si considerano anche quelle cose che accadono senza un motivo apparente, gli oggetti devono mandarsi dei segnali nel tempo e nello spazio per reagire. Una mela e la testa di Newton in qualche modo stanno comunicando, magari attraverso la legge di gravità. Anche quello è un linguaggio, ma è come per noumeno kantiano: noi lo possiamo carpire solo attraverso leggi matematiche, ma che è comunque solo un altro tipo di linguaggio. La sostanza di ciò che succede può essere descritta da un altro linguaggio parlando delle stesse cose, come della stessa cosa parlerei io descrivendo la caduta di una mela dal suo albero su un ignaro passante utilizzando la lingua italiana. 
Se, come mi pare di capire, tu sei uno che secondo me correttamente distingue i fatti dalla loro descrizione, dimostri però come sia facile il cadere in questa tentazione senza rendersene conto, come se il farlo ci venisse naturale, se i soggetti che intervengono in un fatto devono secondo te scambiarsi perciò dei segnali, che è come far rientrare dalla finestra a reibridarsi col fatto il linguaggio che hai fatto uscire fuori dalla porta.
Non te ne faccio quindi una colpa e comunque non sei il solo, se i fisici si chiedono, senza trovare una risposta, come facciano a comunicare due particelle fra loro in entanglement, dato che questa eventuale comunicazione violerebbe le leggi conosciute della fisica.
I fisici ritengono però che ciò in qualche modo  debba avvenire, confondendo appunto la descrizione dei fatti coi fatti.
In effetti in un fatto non c'è nulla che debba avvenire, perchè il fatto è propriamente ciò che avviene, e che noi proviamo a descrivere senza che a priori un tipo di descrizione si imponga su un altra.
Una ipotesi interessante da fare è, come io credo, che questa contaminazione fra fatti e loro descrizione si possa evitare solo nella misura in cui avviene in modo cosciente.
Diversamente la realtà nel modo in cui ci appare è essa stessa una descrizione funzionale della realtà non attuata in modo cosciente e che applichiamo istintivamente.
Cioè il modo in cui la realtà ci appare è una nostra applicazione su di essa, che comprensibilmente siamo perciò portati a confondere con la realtà stessa.
#2108
Citazione di: Ipazia il 18 Aprile 2024, 21:51:11 PMAnche la riduzione delle tre dimensioni spaziali alle due del quadro attraverso la geometria prospettica fu una conquista faticosa e geniale. Tradurre in formule e geometrie la realtà è, per dirla alla IA, un'impresa "affascinante", ma non dimostra che la realtà segua leggi matematiche, ma soltanto che le nostre conquiste matematiche riescono a spiegare, descrivere e illustrare parti di realtà.
Si, ma parlando di parti della realtà si lascia intendere che la realtà sia  un quadro da completare.
E' possibile però che si tratti di una divisione completa della realtà in parti e che le leggi matematiche siano effetto della divisione particolare, capaci perciò di ricollegare le parti nella originaria unità.

Come poi ci insegna il reverendo Abbott nel suo ''Flatlandia'', se non riesci a immaginare le 4 dimensioni a partire dalle 3 in cui vivi , prova a proiettarti in una vita a 2 dimensioni, per cercare poi, che è come voler vincere facile, a immaginarne 3, per vedere l'effetto che fà riuscire a farlo, che è un pò come fare un passo indietro per farne due avanti.
#2109
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
22 Aprile 2024, 23:32:12 PM
Citazione di: Ipazia il 22 Aprile 2024, 20:26:32 PMSiamo gli unici animali che hanno formalizzato e codificato il linguaggio, con le note varietà linguistiche "nazionali", per cui penso che la comunicazione delle altre specie sia in parte istintiva ed in parte appresa nel branco per "convenzione orale", integrata da una consistente dose di linguaggio corporeo, molto specista.
In effetti la confusione dei linguaggi divide gli animali, creando nuove specie, ma noi siamo gli unici che, consapevoli di ciò, possiamo continuare ad abitare insieme la torre di babele, nutrendoci di diversità.
#2110
Percorsi ed Esperienze / Re: C’era una volta
22 Aprile 2024, 22:00:07 PM
                CAPITOLO 2.
Sembrava un incubo aleatorio, e infatti lo era.
Siamo davvero noi a scrivere la nostra vita o la scrive qualcun altro?
Ernesto si svegliò in un bagno di sudore, e si diresse fuori, un passo dopo l'altro, ascoltando i battiti del suo cuore.
La nottata era passata ed era ancora vivo, e la sua Citroen  di un rosso che la rugiada aveva sottolineato, era ancora là, mentre con un sospiro di sollievo inalava tutta l'umidità che la notte aveva accumulata.
Decise allora che avrebbe puntato proprio sul rosso, perchè questo sembrava avergli  suggerito il sogno.
Non che ci credesse ai sogni, ma aveva smesso di credere anche nella vita, per cui fra vita e sogno al momento era  pari e patta.
Come era possibile credere davvero nei sogni mentre si dormiva si chiese.
Proprio allo stesso modo in cui è possibile credere nella realtà da svegli, si rispose.
Così decise che avrebbe ripreso i suoi sogni ad occhi aperti dal punto dove li aveva lasciati.
Forse la nostra vita la scrive qualcun altro, e noi ci limitiamo a copiarla.
Ma alla fine quale differenza fà?
Questa volta però l'avrebbe riscritta in bella copia, ricordandosi di quello che era stato uno dei suoi pochi vanti, una bella calligrafia.
Ripetendosi l'ultima frase del signor X non sapeva che significato  dare a una sequenza di 13 eventi che si ripetono uguali, ma decise che sarebbe stato al gioco.
#2111
Tematiche Spirituali / Re: La morte del corpo fisico
22 Aprile 2024, 17:12:46 PM
Citazione di: Ipazia il 22 Aprile 2024, 16:36:37 PMUn motivo in più per scommettere sulla lapide dell'umanista aristotelico Cesare Cremonini docente a Padova e Ferrara.
Cosa c'è scritto sulla sua lapide?
Io ho trovato questo:
''«"il mondo non è mai: nasce e muore continuamente", si conclude con l'affermazione del dovere dell'uomo di conoscere se stesso. L'uomo, scrive Cremonini, si scopre in mezzo alle tribolazioni dell'incostanza; ebbene, la conoscenza di sé è l'unico strumento capace di dare all'uomo serenità.''

Ma allora poi alla fine chi è che muore davvero se la morte equivale a mettere fine a una lunga successione di diversi soggetti cui diamo lo stesso nome, noi?
Potrebbe forse aiutarci vedere la vita come una successione che non si interrompe, ma cambia solo nome.
Conoscere se stessi però secondo me non è un dovere, ma una conseguenza dell'uso di coscienza.
Io eviterei di esaltare la coscienza di se in particolare, e la coscienza in generale, prendendo solo atto di doverne tener conto essendo ciò che ci caratterizza, senza essere una necessità vitale.
La coscienza  non da serenità, ma genera un potere (scienza), e, insieme, una responsabilità che lo controbilanci ( si spera).

#2112
Tematiche Spirituali / Re: La morte del corpo fisico
22 Aprile 2024, 16:10:32 PM
Se la vita dell'uomo persiste nonostante tutto, ciò significa che è sufficientemente indifferente ai motivi per cui ogni uomo è convinto di vivere.
Da un punto di vista filosofico i motivi per cui ci convinciamo di vivere influenzano la nostra vita, ma in genere non fino al punto di comprometterla.
In tal senso ognuno di noi è un autoesperimento di cui potrà tirare le somme in punto di morte.
Riuscire a campare qualche anno di più non fa differenza, ma sono convinto che qualunque sia il motivo per cui crediamo di vivere, questo convincimento non ci allunghi la vita.
Sono convinto cioè che la causa prima di morte siano le idee di ognuno di noi sui motivi per cui viviamo.
Però con queste idee, finché siamo in vita, dobbiamo conviverci, perchè a ciò ci costringe l'uso di coscienza che ci caratterizza.
La coscienza ha i suoi pro come i suoi contro e non andrebbe quindi mitizzata, in quanto è modo di vivere come un altro.
La stessa coscienza d'altra parte occorre considerare che ci allunga la vita, sostanziandosi nella scienza medica, per cui il bilancio alla fine è positivo, per quel che può valere qualche anno in più da vivere.


#2113
Percorsi ed Esperienze / Re: C’era una volta
20 Aprile 2024, 19:05:35 PM
               Capitolo I.
Ernesto Beccalossi, varcando, per una salutare passeggiata,  la soglia del cancello della villa dove si era da due anni rintanato , senti una costrizione alla destra del petto che lo fece piegare.
 Non era al  cuore, ma molto vicino, e  comunque alla sua altezza.
Un infarto?
Chiamare il 118 perdendo il tempo a spiegare dove si trovasse, sarebbe potuto morire al telefono, quindi torno indietro su suoi due passi appena fatti, ciò a cui si era ridotta una salutare passeggiata troppo a lungo rimandata, e tento diversamente la sorte alla guida della sua nuova Citroen quasi fiammante, l'ultimo capriccio che si era permesso, pensava, prima di morire, e adesso sembrava proprio che ci fossimo a quel momento , ma non così  presto atteso.
 Non aveva ancora fatto neanche  il primo tagliando!
L'ospedale per fortuna non era lontano, ma sopratutto c'era ancora, seppure il risultato di diversi lontani ospedali ad esso accorpati.
Ma non del tutto una fortuna a dire il vero, perchè,  per quanto avesse desiderato fare vita isolata, non aveva preso in considerazione  case troppo distanti da un ospedale.
La vera fortuna  era che a distanza di due anni c'era ancora, per dire come  era messa bene la nazione in cui viveva, per quel che gli restava.
#2114
Citazione di: anthonyi il 17 Aprile 2024, 19:19:13 PMOggi la parola "comunismo" ha solo contenuti nostalgici. Chi vuole vedere nei conflitti di oggi una riproposizione dell'ormai antico conflitto ideologico non può che suscitare un compassionevole sorriso.
Naturalmente i conflitti ci sono lo stesso, perché ci sono uomini che li vogliono, e quando li vogliono trovano sempre una scusa per farli, che sia il comunismo o altro.
Si fa in modo diverso quello che si è sempre fatto.
Ma mi chiedo allora , le ideologie esistevano già prima che si diffondesse la scrittura?
O sono esse  una conseguenza della diffusione di questa tecnologia?
Sono cioè idee che una volta morivano con la stessa facilità con cui nascevano, suscettibili diversamente di diffondersi e di durare per un tempo tale da entrare inevitabilmente in conflitto fra loro.
La scrittura, come succede a  tutte le tecnologie, al suo nascere ha avuto   i suoi oppositori, nei quali oggi forse fcciamo fatica  a immedesimarci, essendo ormai divenuta parte integrante di noi.
Oggi, col senno di poi, non mi pare si siano tratte tutte le conseguenze di questa vecchia tecnologia.
Succede sempre così in effetti.
Quando una tecnologia è nuova ha un effetto alienante ed è una cosa cattiva in assoluto, viceversa quando diventa parte di noi, in quanto tale, diventa in assoluto buona.
Però ogni tecnologia presenta sempre i suoi pro e i suoi contro, anche se su di essi col tempo muta la nostra percezione, sostituendosi l'affezione alla ragione.
Certo si può fare anche peggio che costruire durature ideologie che si basano su testi scritti, come costruire monoteismi basati su un testo solo,
abolendo gli idoli in nome del dio unico, ma dove l' idolo nascosto è proprio una tecnologia, la scrittura.
La forma degli idoli è talmente cambiata da non riuscire ariconoscerli più come tali?
Sono  le vecchie e nuove tecnologie, come la scrittura, il denaro, la TV, lo smartphone , etc ?
Se è così allora è dimostrato che non riusciamo a fare niente di diverso da quello che abbiamo sempre fatto, ma in forma diversa da sembrare che altro facciamo.
Diversamente, per sapere quello che ancora facciamo basta rileggersi l'Iliade e l'Odissea.
Lo spettro degli idoli, comunismo compreso, è ancora fra noi?
Però è vero che ogni idolo, per quanto possa durare, prima o poi si consuma.
Quello che però manca sempre è la domanda che sembrerebbe naturale invece farsi alla sua morte  : come ho potuto crederci, come ho fatto a farne un idolo?

 
#2115
Citazione di: PhyroSphera il 20 Aprile 2024, 13:12:22 PMVoi avete in testa solo questa e non potete capire l'Era Atomica né Post Atomica... Proprio come quei preti aristotelici che non capivano il mondo dei grandi viaggi transoceanici e delle Colonie. Perché non usate la filosofia per aprire la vostra mente a nuovi orizzonti culturali?

Mauro Pastore
Non sono uno psicologo ma temo che tu stia facendo una proiezione di te su di noi, e non è la prima volta.
In genere hai idee molto confuse sulle questioni scientifiche, mentre sei molto più ferrato nella filosofia, la quale a quanto pare non apre però abbastanza la tua mente.
Avere idee confuse sulla scienza per i non addetti ai lavori non è una colpa grave, oltre ad essere cosa molto diffusa.
Grave per ognuno di noi è assumere un atteggiamento professorale in ogni campo, quando non possiamo  permettercelo, non avendo alcuno di noi competenze a 360 gradi.
Io sono ignorante in storia del pensiero filosofico, quindi mi limito a fare filosofia come esercizio di pensiero, senza pretendere di insegnarla.
Ho maggiore competenza invece in Fisica, ma senza esagerare.
Dicamo quanto basta per capire chi si riempie la bocca di ciò che non capisce sulla materia.
Non sei il primo e non sei l'unico.
Mi spiace dovertelo dire, ma spero così di fare il tuo bene.
Secondo me la filosofia non apre la mente a questioni scientifiche, ne succede il contrario, perchè le due cose non dovrebbero andare separate, come purtroppo invece è avvenuto e continua ad avvenire, come fossero divenute corpo ed anima a partire, come ci dice la storia della filosofia, dall'essere una cosa sola .
Evidentemente la necessità di specializzazione dovuta al crescere del sapere ha fatto si che le materie in cui ci si specializza si siano così tanto di fatto separate da farcele apparire come cose a se stanti, delle quali facciamo classifica, secondo quale di esse debba aprire la mente alle altre.