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Messaggi - niko

#2101
Attualità / Re: Il caso Alfredo Cospito
31 Dicembre 2022, 14:39:17 PM
Io penso che uno Stato che da' il 41 bis o l'ergastolo ostativo a chiunque non si sia macchiato le mani di sangue, insomma a un non omicida, a un uomo che non abbia ne' ucciso ne' ordinato di uccidere venendo effettivamente obbedito, sia nient'altro che uno Stato Di Merda, perche' concettualmente l'ergastolo, in quanto soppressione assoluta della liberta', non puo' essere altro che la risposta punitiva ad un omicidio, in quanto soppressione assoluta della vita: avere dei non omicidi all'ergastolo, in quanto abominio di Stato, e' la certificazione d.o.c di uno Stato che lo "eleva", per modo di dire, al rango di Stato Di Merda.

Mi ricordo certe perentorie affermazioni nei parallelismi tra occidente e Russia, di forumisti che dicevano che la Russia perseguita gli avversari politici, l'Italia no.

Eccolo qui, in Italia nel 2022 un non-omicida che sta per andare all'ergastolo. Per aver sparato alle gambe di un industriale pezzo di merda e aver messo due bombe in un luogo deserto.

A fine ottocento, fatto storico famosissimo, L'anarchico individualusta Sante Caserio assassino' il presidente francese Carnot perche' poco tempo prima era stato dato, dalle autorita' francesi, il massimo della pena, che a quei tempi era la ghiiottina, a un "suo" compagno anarchico attentatore e violento si', ma non omicida; e poi, naturalmente subito catturato, affronto' fieramente il massimo della pena, di nuovo la ghigliottina, ma stavolta almeno da omicida.

Senza voler mai giustificare la violenza, quando viene dato il massimo della pena a un non omicida, la rabbia per la palese ingiustizia e' tanta, e le reazioni, di chi ama il condannato o solidarizza politicamente con lui, sono imprevedibili.

La storia lo insegna.





#2102
Citazione di: Phil il 30 Dicembre 2022, 11:30:25 AMPerché un animale non potrebbe mai capire, ad esempio, la fame di denaro di un uomo che ha comunque la pancia piena e una tana? Perché l'animale non può capire il gusto, squisitamente umano, di trastullarsi con la tecnica, fatta di giocattoli costosi e di esperienze edonistiche. Ritornando all'inizio: qual è l'utilità/finalità della ricchezza, del potere, dell'avidità, del giocare la lotteria, dell'essere contenti di avere un buon conto in banca? Solo la prospettiva futura di basilari cibo e tana? Solitamente no, siamo onesti; se così fosse non saremmo umani/edonisti



Ha quasi cometamente ragione, se non fosse per il fatto che l'uomo, l'uomo esistente nell'era capitalista almeno, se resta realmente senza un centesimo (indigente intendo, e non semplicemente povero) rischia davvero la vita e la pelle sua e a volte anche dei suoi cari. A differenza degli animali non ha a disposizione mezzi naturali e fisici, e neanche storico-sociali di natura non capitalistica, che gli permettano di sopravvivere al di fuori della relazione interumana (feticistica) mediata dal denaro.

Se prede gli ultimi spicci, perde in aspettativa di vita e in potenziale successo riproduttivo se figli non ne ha ancora avuti (va a dormire in macchina o  a fare il barbone, come tanti "invisibili" italiani e non) quindi non tanto il denaro in se', ma la l'ombra e la minaccia della sua assenza suscita a buone ragioni anche nell'uomo sano di mente terrori animali, nel senso di atavici, e si deve obbedire a determinati comandi sociali, e familistico/familiari, sotto la minaccia concreta e reale dell' ASSENZA del denaro.

Come del resto in generale e' terrorizzante l'essere esclusi dal branco per un animale che puo' sopravvivere solo in branco.

La nostra "bella" forma di inclusione in un branco che permetta la sopravvivenza e' il denaro. E naturalmente non riconosciamo il diritto universale di tutti alla sopravvivenza, quindi non riconosciamo il diritto universale di tutti al denaro.

C'e' sempre gente in buon numero che viene eliminata piu' o meno visibilmente o piu' o meno lentamente per dinamiche interne ed equilibri di potere di branco.

Il trastullarsi con il sogno -lucido e ludico, come sogno- che il denaro dia l'onnipotenza o la felicita', in conclusione, e' una compensazione assolutamente irreale di una minaccia reale, ovvero che la mancanza e la perdita non voluta di somme importanti di denaro, quasi sempre, nell'inudibile contesto sociale e "di branco" umano a cui tutti gli uomini sono incatenati, da' come conseguenza la mancanza di potenza, e l'infelicita'.

Come nella lezione di Marx, proletarizzazione e' eliminazione di tutte le forme di autoproduzione (agraria, artigianale e in generale comunitaria e solidale) affinche' la possibilità di sopravvivenza di un individuo qualsiasi si polarizzi sulla dicotomia tra l'essere borghese o l'essere proletario di tale individuo, insomma affinche' la sopravvivenza e l'inclusione come possibilita' genericamente umana si focalizzi sull'esistenza e sul possesso del denaro in se'.

E se c'e' un processo storico che a tutti o quasi gli uomini viventi e pensanti al giorno d'oggi in ogni parte del mondo appaia "compiuto", o "irreversibile", e' proprio questo.




#2103
Citazione di: Socrate78 il 29 Dicembre 2022, 18:28:07 PMOsserviamo il comportamento di un qualsiasi animale: in nessun suo atto si nota la presenza di una scelta consapevole, ma soltanto la mera risposta istintiva a stimoli esterni: il gatto o il cane vengono da noi se chiamati, ma non possono scegliere se rimane al loro posto, e se non si muovono è soltanto perché uno stimolo più forte li trattiene dal venire da noi. Un gatto o un cane (e ancor più un insetto) non hanno nessun merito morale per ciò che fanno perché non sono in grado di scegliere, ma sono determinati ad agire da impulsi esterni: anche quando sembrano liberi non sono altro che come robot che agiscono in base ad impulsi genetici e ambientali. 



Ennesima conferma dell'idiozia degli uomini, che, non solo sono anche loro robot determinati da impulsi genetici e ambientali, ma, a differenza dei "sereni animali", come li chiama un poeta, neanche sanno di esserlo....


Il bue che dice cornuto all'asino, e dell'uomo, naturalmente, qui, neanche l'ombra...





#2104
Citazione di: Pio il 29 Dicembre 2022, 18:09:36 PMLa fede religiosa impone un mutamento esistenziale.

E invece la stragrande maggioranza della gente religiosa -cristiana- che conosco, e' religiosa perche' erano religiosi i loro nonni e genitori.

Hanno fatto il battesimo. Il catechismo. La prima comunione, col vestito bello e i regali. E sono andati avanti per inerzia fino alla cresima.

E in tutto cio' non hanno mai fatto il cambiamento "esistenziale", questo si' potenzialmente vero, di farla finita con le favole belle della religione "di famiglia".

Del resto di anabbattisti, quei cristiani stravaganti che sostenevano che prima si raggiunge l'eta' della ragione e poi al limite si fa il battesimo, non c'è ne sta piu' nessuno in giro.

Forse perche' lì hanno ammazzati tutti.




#2105
Citazione di: iano il 27 Dicembre 2022, 17:47:34 PMSe parliamo invece non del tempo misurato , ma percepito, l'arresto di ogni movimento esclude ogni percezione.





Be' io dicevo nell'esperienza comune, ad esempio di un uomo che si soffermasse a guardare per un certo lasso di tempo un'immagine fissa, come ad esempio un quadro appeso a una parete: laddove nulla, nella sua percezione cambia, cambia il tempo, o meglio il suo senso interiore del tempo, che "vale" anche quando non si guardano "immagini" in movimento.

#2106
Una durata e' composta di attimi differenti, e racchiusa da due attimi uguali che le fanno da inizio e da fine.

La vita e' durata perche' nel suo vissuto, che e' accumulazione di passato, non puo' contenere nemmeno due attimi uguali, come nell'intuizione di Bergson. Possiamo rammemorare il tempo solo come sequela di differenze, altra faccia del fatto che il tempo e' l'unica cosa che "cambia", e "si accumula" quando in un'immagine sensibile qualsiasi tutto il resto resta fermo ed uguale.

L'uomo, il singolo uomo, ha negli altri uomini dei simulacri, simulacri sociali dell'io intendo, che valgono anche come simulacri-di-attimo rispetto alle sue pretese di durata, e che ne negano la durata infinita, fungendo da inizio e da fine: si muore e si fanno figli nell'interesse della specie (insomma il destino di morte si configuara anche come istinto di morte, quantomeno perche' il morire non e' un male biologoco assoluto ma un servizio ad interessi biologici sovraindividuali), si subisce l'inautenticita' dell'esistenza per il conformismo sociale da cui dipendiamo per vivere fino a morirne, insomma morire e' un po' come confondersi nella folla, per non parlare della probabile struttura frattale e periodica della natura a grandi distanze e su tempi lunghi, che pone la realta' abissale dell'eterno ritorno.

L'uomo diventera' cio' che e' quando smettera' di lottare contro i suoi simulacri per l'autenticita' (le varie menzogne metafisiche antiche e moderne e le mistiche del senso) e si alleera' con essi per costituire una cospirazione di simulacri riconoscentisi tra di loro come diversi che valgano come attimi di durata diversi, prolungando indefinitamente la durata senza che mai avvenga il ricorrere dell'identico, senza il compimento dell'oscillazione.

Il divenire, per essere verita', deve infine essere affermato anche contro la ciclicita' stessa della natura, e contro la vita come mero e ottundente raggruppamento di simili.

L'eterno ritorno del differente, termine che ricorre nell'interpretazione deleuziana di Nietzsche, puo' essere affermato solo dopo aver compreso la problematicita' e il valore "diagnostico", per non dire l'orrore, dell'eterno ritorno dell'uguale.

Questo attimo rimanda ad una durata eterna, e quindi a una trascendentalita' dell'immanente, se e solo se esso e' differente da tutti gli altri.

Gli attimi, personificati nei viventi, possono cospirare ed amarsi tra loro nel costituire una durata eterna, solo se scoprono cosa hanno di segretamente e sottilmente differente, mentre la natura, di per se', li riproporrebbe continuamente come uguali.

La trascendenza di questo singolo attimo non sta nell'essere ripercorribile in questo singolo ciclo del tempo, che superficialmente lo ospita, ma nell'esistere gia', diverso-ed-uguale a se stesso, in cicli del tempo ad esso esterni, passati e futuri.

Anche il nichilismo ha una sua etica.







#2107
Attualità / Re: Caccia libera in città?
25 Dicembre 2022, 00:14:13 AM
Io gia' a girare in certi quartieri della mia citta' a certe ore avrei paura dei cinghiali, figuriamoci dei deficienti con la munizione narcotizzante...



#2108
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Che fiacco Natale!
24 Dicembre 2022, 15:51:38 PM
Lo odio profondamente. i tredici giorni del peggio della specie umana.

Ad esaltarsi per il regalino sono giustificati i minori dai 14 anni in giu'.

Per i botti, in deroga del tutto eccezionale, dai 18 in giu'.

Cristoni di quaranta, trenta, e cinquanta eccetera, potrebbero ben fare altro, e manifestare esuberante -e a scadenza- generosita' ed allegria in altro modo.

Sono felice di campare solo, in media ottanta, per sopportarne solo, in media ottanta.

Aggiungo solo che alcuni servizi di natura medica e burocratica e' una vergogna, che si fermino o comunque siano assolutamente ridotti al minimo e carenti per 13 maledettissimi e neopaganissimi giorni.

Anzi, vorrei approfittare della solennita' dell'occasione per testimoniare nella carne e nel sangue che giorni rossi sul calendario sono il 25, il 26, l'1 e il 6.

Negli altri andate a lavorare, cazzo.





#2109
Citazione di: Duc in altum! il 23 Dicembre 2022, 18:13:28 PML'ellenizzazione del cristianesimo, ha condotto alla disellenizzazione del pensiero.
Non è più l'uomo che pensa e agisce il centro dell'Universo, ma l'uomo che pensa e agisce come Dio, che è il logos dell'Universo..
Da qui San Tommaso D'Aquino è giunto alla filosofia come fondamentale ancella della teologia.


Diciamo che mentre l'ebraismo e' la religione di un popolo per un popolo, non e' piu' di tanto centrata sul convincere e inglobare l'altro,  il cristianesimo, come ho gia' detto, ha un afflato universalistico e piu' o meno aggressivamente proselitista, per cui ha dovuto appropriarsi dell'essenza minima e basilare della filosofia, come metodo della conversione, e come etica della conversione.

La filosofia ha un afflato eudaimonistico e politico, proprio di spiriti dissensienti che cercano una cospirazione antitradizionale con spiriti affini; vive di strategie dialettiche e retoriche adatte ad influenzare proattivamente un interlocutore inizialmente maldispisto verso il retore o l'iniziatore del dialogo.

E, a differenza di tante altre forme di imbonimento "malevoli", contempla originariamente l'etica come etica del non abuso della retorica. 

Il maestro, dovrebbe spingere l'alievo verso il miglioramento spirituale, che non e' ammaestramento nozionistico ma incipit all'autodetrminazione spirituale dell'alievo stesso, quindi la miglior retorica e' quella che accende il desiderio, in se' aporetico ed incolmabile, del sapere.

Il rigore nel pensiero e nel concetto, la sistematicita', che sembra l'alfa e l'omega della filosofia come arte e scienza, non spiega la filosofia di per se', se non come elemento parallelo e complementare al rigore nel dialogo, e al rigore nel non farsi fregare da coloro che dialogano per interessi egoistici e peggiorativi della comunita'.

Tutte le scienze "descrivono" il loro oggetto, in un contesto neutro in cui e' pacificamente accettata socialmente l'esistenza dell'oggetto e se ne vuole semplicemente sapere di piu': la matematica scienza dei numeri, la geometria scienza delle forme, la navigazione scienza del mare e delle navi...  tutte tranne una, la filosofia, che non e' nient'altro che e' un afflato retorico atto a suscitare in un pubblico l'amore e la convinzione di esistenza non inizialmente scontata per il suo proprio oggetto: la conoscenza, in generale desiderata e mancante.

La filosofia non e' l'acqua che si versa, ma il fuoco che si accende.

Tale bagaglio di dialogo e di etica del dialogo e' passato, pur con le dovute differenze del caso, in mano ai cristiani e al loro universale ed essenziale proggetto di conversione (annuncio del vangelo) nella misura in cui tale proggetto era sinceramente pacifico, o anche violento nei fatti ma interessato a dipingersi ufficialmenente come pacifico.

L'amore di Dio non e', come ho detto, per niente la stessa cosa dell'amore per la conoscenza, ma per essere propagandato, puo' ben servirsi degli stessi metodi.

I cristiani si credevano meglio dei filosofi, e ne distruggevano le scuole e i libri, ma alla fine hanno dovuto abbassare la testa all'arte millenaria che gli forniva il metodo, il METODO ribadisco, non tanto i contenuti, per le loro prediche.

Si sono ibridati, con la filosofia e il suo metodo, e in tale modo hanno avuto successo transnazionale.

Cosa che gli antichi ebrei, parlando solo per una lingua e per una cultura, non passando per l'universalismo della logica e per la pretesa traducibilita' di ogni concetto di aristotelica, e quindi ellenistica memoria, non avrebbero mai potuto fare.

E' stata l'impellenza del proselitismo, il prendere sul serio la necessita' di un annuncio universale, ad indurre quelli che erano i primi cristiani tra gli ebrei a cambiare. E a confrontarsi con il grande mondo esterno e quindi con la filosofia, da prima con la massima ostilita', e poi assorbendone, quantomeno il metodo, sempre piu'.
 




#2110
 Il nesso tra mancanza e desiderio in Platone e' specificamente un nesso tra mancanza e desiderio DI CONOSCENZA.

Non di panini al salame.

E nemmono di un Dio amorevole e salvatore.

FILO-SOFIA. Eros. Il Simposio. Il discorso di Diotima.

Bisogna capire la differenza tra: riporre le speranze, di un miglioramento e finanche di una salvezza umana nella conoscenza, e invece riporle nella fede/rivelazione, per comprendere, appunto, le specificita' sia della filosofia greca classica, che del cristianesimo stesso.

E' la conoscenza, cio' la cui mancanza, se e solo se avvertita, fa nascere il desiderio.

Non e' assolutamente, quantomeno non nella versione originale, platonica, un desiderio di Dio o dell'amore di Dio.

Tanto che lo stato mentale ed esistenziale  intermedio tra la conoscenza e l'ignoranza viene definito la memoria/reminiscenza.

La mancanza avvertita di conoscenza e' l'oblio, che una conoscenza antecedente presuppone.

Dell'increato, si puo' avere salvifica memoria.

La creazione qui, cio' che ha inizio nel tempo suddividendo concettualmente il tempo dall'eternita', ha molta meno importanza.

La creazione qui non e' la dimensione specifica dell'uomo saggio e beato.





#2111
Citazione di: Pio il 23 Dicembre 2022, 11:25:03 AMSe un dottore ti prescrive una medicina per la tua malattia è tu, invece che prenderla, costringi un altro a prenderla, per farlo soffrire, è colpa del medico, della medicina o è colpa tua? Direi che è tua. Lo stesso per le fedi religiose.

Nelle religioni monoteiste islam e cristianesimo, e' esplicitamente richiesto, dai testi sacri (quantomeno in una loro interpretazione letterale) e dalla dottrina il proselitismo, cioe' e' in generale richiesto che i fedeli dedichino tempo e risorse a convincere i miscredenti, pacificamente, a convertirsi.

Quando i credenti di queste religioni fanno propaganda, vale la pena di ricordarlo, non e' un loro colpo di testa personale, e' la loro religione, che prescrive come massima delle opere buone la propaganda.

Tra cristianesimo e filosofia inizialmente fu odio, ma poi fu amore, immenso amore; e per forza: la filosofia classica ed ellenistica, intesa come metodo e etica del metodo, come scheletro della ormai virtualmente morta filosofia, conteneva secoli di arte dialogica e retorica utile a qualunque altro, ulteriore, sforzo di egemonia e proselitismo.

Non si poteva buttare nel secchio la filosofia greca, forma nobile di retto parlare e retto pensare che aveva ispirato la koine' Alessandrina, in vista della seconda koine' cristiana, da costituire.

La degenerazione del proselitismo, ovviamente, e' quando si passa dal voler convertire pacificamente il prossimo, a volerlo convertire con la forza, e annientarlo se non si converte.

Ma la "medicina" di alcune regioni non e' prescritta solo ai fedeli, e' prescritta ai fedeli con la specifica indicazione di cercare in giro per il mondo altri malati a cui quella stessa medicina potrebbe fare bene, e convincerli a prenderla.

Siccome pero' convincere qualcuno con le buone  e' una tra le cose piu' difficili di questo mondo, mentre la forza e la violenza spesso in molte circostanze costano molto meno e rendono molto di piu' come efficacia, dal "convincere" i malati che non vogliono certe medicine, al "costringerli" il passo e' sempre breve.





#2112
Citazione di: Pio il 22 Dicembre 2022, 19:34:29 PMPer me invece è in compagnia: sono tre in perfetta armonia, tanto da essere UNO SOLO. Chi di noi , se è onesto, può dire altrettanto? Manco durante l'accoppiamento si riesce ad essere in armonia totale: ahia, oh, spostati, gli puzzano le ascelle, spegni, accendi , vieni o non vieni? Ecc.evv. :'(


Forse perché lo scopo non è l'armonia totale, ma rimanere desideranti in presenza dell'oggetto del desiderio?

#2113
Citazione di: Pio il 22 Dicembre 2022, 16:44:24 PMIl dio cristiano non è solo . È comunione di tre in uno. Ossia trinità. È una comunione d'amore di cui Dio vuole fare partecipe la creatura in Cristo.


Amore di se stesso, per se stesso, in se stesso.

Per me è solo.

L'alterità (vera) è dualità ed immediatezza.

La moltitudine degli dei e degli enti.

Gli esseri che sono sociali perché, in fondo, l'uno è dio all'altro.

E' il politeismo, che dal monoteismo è stato soppiantato.


#2114
Citazione di: Duc in altum! il 22 Dicembre 2022, 15:33:54 PMScusa, gentile @niko, ma se è la religione dell'amore, non si salvano quelli che si pentono, ma quelli che amano.
E' lì il guazzabuglio.
Dio è la verità dell'Amore, quindi non c'è altro amore (tutti gli altri sono menzogna), dunque se non vogliamo amare il vero l'Amore, perché prendercela con Dio e con il suo Verbo?
Eh no, ho già spiegato che quel pentimento è il rendersi conto di aver fallito con l'amore faidate.
E' questa la condizione fondamentale: l'amare dell'uomo non è vero amore, se non è - anche inconsciamente, pure involontariamente nell'intellettualismo etico - in comunione con il progetto di Dio sull'uomo.
Dio non sceglie, giacché la felicità è Dio in noi e la libertà è Dio con noi.




Ecco, invece di amare l'amore, io mi accontento di amare qualcosa o qualcuno.

La verità non è mai sola. Per questo è diversa da Dio, che è solo.




#2115
Citazione di: Duc in altum! il 22 Dicembre 2022, 01:24:41 AMQuindi anche una coppia umana che sgrava un figlio è assurda.
Già sanno, anticipatamente, che stanno dando alla luce (nonostante tutti gli sforzi che faranno) una persona che sarà cattiva, egoista e ipocrita.
Che invece di amare il prossima, pensa al proprio profitto e piacere.
Eppure, l'amore con cui lo generano, è più forte di questa triste e reale eventualità.
No, giusto o peccatore lo dichiara il nostro libero arbitrio.

Certo non gli sarebbe costato niente ...ma tanto valeva!


Io credo che:

* se l'uomo ha la libertà di fare il male pur conoscendo il bene (rifiuto cristiano dell'intellettualismo etico, in nome del libero arbitrio)

* specularmente Dio in questo sistema ha la libertà di creare l'uomo pur sapendo che buona parte degli uomini saranno malvagi, e dunque si danneranno, e soffriranno orribilmente, e faranno soffrire altri, orribilmente (Dio stesso NON agisce secondo l'intellettualismo etico per quanto riguarda l'atto primigeno della creazione).

Sono due cose assurde (a me, se da come scrivo non si fosse capito, ha sempre convinto di piu' l'intellettualismo etico nudo e crudo di nobile tradizione socratica, rispetto al libero arbitrio), ma che diventano un po' meno assurde se considerate insieme.

Il bene implica la libertà, e dunque implica il male.

Pure il concetto che ci possiamo fare di Dio, fa il male in nome di un presunto bene superiore.

Se il tempo è creato da Dio, il tempo è buono, quindi va dal peggio verso il meglio; è escluso che il massimo bene sia presente fin da subito, stante che il tempo stesso è stato creato a fin di bene.

In generale, il cristianesimo dovrebbe essere la religione dell'amore, e l'amore implica che si esca fuori dal do ut des per cui si salvano solo quelli che si pentono. Che si esca fuori da ogni logica dell'economia, per non dire della prostituzione.

Un amore condizionato al pentimento, è per sempre un amore condizionato.

Quelli che non si pentono vanno all'inferno in nome del grande rispetto che ha Dio per la loro libertà.

Bella consolazione, per loro.

Ma allora Dio è un Dio che se deve scegliere tra il rispettare la felicità e il rispettare la libertà di un uomo, non ci pensa su un secondo e sceglie di rispettarne la libertà, sacrificandone la felicità.

La provocazione che gli fa l'uomo peccatore che muore impenitente è metterlo nella condizione di scegliere, e la vendetta di Dio è il modo in cui sceglie.

Dio è un Dio che segue un'etica delle intenzioni (deontologia), ma non una della responsabilità.