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Messaggi - Jacopus

#2101
Percorsi ed Esperienze / Re:Osteria Abisso
06 Maggio 2020, 21:43:09 PM
Sariputra ci ha lasciati, Conrad. L'unica consolazione che ci ha salutati con un arrivederci.
Mi piaceva quel ragazzo. Se non avessi assunto te, avrei preso lui. Anzi l'avrei fatto diventare mio socio in affari. A notte fonda mi avrebbe parlato di filosofia indiana, di divinità esotiche e dei loro nessi con la nostra vita. Dopo un paio di grappe avrei potuto anche riconsiderare le mie priorità kantiane, anteponendogli un Siddharta dionisiaco, emergente da un qualche sortilegio "spirituale".
Be', comunque avrei tenuto anche te a libro paga. Qui basta immaginare e riempiamo il locale di avventori, anche in piena pandemia. Guarda, ho appena creato una coppia di turisti americani che ti lasceranno una mancia da mille dollari. In cambio dovrai solo ridacchiare alle loro ridicole battute texane.
Ora che ci penso, se non possiamo bloccare il vero Sariputra, possiamo crearne un altro e tenerlo qua con noi, in questa osteria. Non possiamo certo fare a meno di Sariputra. Per distinguerlo da quello originale potremmo chiamarlo Sariputrah. Una acca alla fine dona sempre un certo appeal. Potremmo dividerci i compiti: io mi occuperò  dei pasti e lui delle bevande, vini, aperitivi, liquori. Speriamo che accetti il nostro Sariputrah. E a te magari si scioglierà la lingua, per qualche strana combinazione di anime.
Un kantiano, un lupo di mare e un buddista. Se esistesse davvero sarebbe la locanda perfetta.
#2102
Cinema, Serie TV e Teatro / Re:Planet of humans
06 Maggio 2020, 13:16:22 PM
Concordo su tutta la linea e mi permetto una spiegazione. L'attuale insostenibile disparità economica è parzialmente compensata dal mito della crescita per tutti, magari a velocità diverse ma tutti abbiamo diritto a 5 minuti di felicità. Lavoriamo sodo e il sogno americano si avvererà.
Il global warming, il coronavirus, il continente di plastica che naviga sull'oceano Pacifico ci dicono l'esatto contrario e dubito che l'ultracapitalismo si lascerà convincere da eventi che colpiranno soprattutto i servi e solo accidentalmente i padroni.
#2103
Presentazione nuovi iscritti / Re:Un arrivederci
04 Maggio 2020, 14:36:55 PM
È stato un piacere anche per me Sariputra. Sei una persona speciale e rara.
#2104
Condivido quanto espresso da Anthony. Se si vuole parlare di capitalismo e della sua violenza si può aprire tranquillamente un altro topic. Uno dei vantaggi del capitalismo (almeno fino ad oggi) è la libertà di opinione e di espressione. Qui riprendiamo, per chi ne ha voglia, il discorso sul nesso fra religiosità e prosperità.
#2105
Per Paul. Sai che ti stimo ma sarò franco. La tua impostazione è, a mio parere, riduttiva, del significato di democrazia.
È vero che la tecnologia facilita la possibilità di votare e di ascoltare la voce di tutti sulle decisioni importanti, rendendo concreta la democrazia diretta.
Ma proprio Rousseau, che hai giustamente citato, era anche un pedagogista, ed aveva ben presente un altro problema, che andava affrontato per rendere effettiva la democrazia diretta, anzi due.
Il primo, già patrimonio della riflessione politica, sanciva che una buona repubblica, per essere tale , non deve avere né persone tanto ricche da poterne comprare altre, né persone tanto povere da poter essere comprate. Le votazioni possono essere anche telematiche  ma questa precondizione è fondamentale, almeno come tipo-ideale.
È chiaro come già il perseguimento di questa precondizione invece necessaria assuma in Italia una fisionomia "pericolosamente bolscevica".
Il secondo è relativo all'educazione dei cittadini, che debbono sentirsi partecipi del potere collettivo, riuscendo a concepirsi "talvolta" come sudditi o servitori e "talvolta" come sovrani
Ed inoltre, affinché le decisioni siano le più giuste possibili, gli stessi cittadini devono avere le competenze per decidere bene.
La Svizzera, a suo modo, è stata coerente agli insegnamenti del suo ginevrino. Infatti è laureata quasi la metà della popolazione (e ciò significa che nella classe lavorativa è laureata una percentuale ancora più alta). E fanno referendum ad ogni piè sospinto. Quest'anno erano programmati 16 referendum, non se se ora li hanno bloccati causa covid, ma in ogni caso, anche precedentemente alla rivoluzione digitale, utilizzavano molte forme di democrazia diretta, favoriti anche dalle loro piccole dimensioni.


Una terza precondizione, che immodestamente aggiungo a quelle di Rousseau è il patrimonio di "reciproca fiducia sociale". Se non vi è fiducia nelle relazioni sociali, nel rapporto governati-governanti, qualsiasi sistema democratico è fragile.
E qui in Italia vi sono molti livelli di fragilità che minano questa reciprocità fiduciaria, a partire dalla assenza di miti fondatori davvero unitari e, anzi, dalla presenza di miti fondatori potenzialmente conflittuali fra di loro.
E bisogna anche ricordare che la costruzione della reciproca fiducia è faticosa non solo a causa del necessario rimodellamento della cultura italiana, ma anche perché vasti e potenti strati della società italiana  fondano la loro ricchezza proprio sulla mancanza di fiducia reciproca: basti pensare alla mafia.
Prima di pensare alle modifiche di meccanismi elettorali, che lasceranno il tempo che trovano, ma che illudono, perché facili da costituire, bisognerebbe intervenire in queste tre direzioni, la cui modifica è tanto più complessa e faticosa di una (delle tante) riforma elettorale.
#2106
CitazioneLa famosa tolleranza degli olandesi, che Jacopus cita, era rivolta solo ai protestanti di ogni tipo e agli ebrei; ma tutte le altre visioni religiose non erano tollerate, tant'è che Spinoza (che non si può certo dire fosse ateo) rischiò la vita. In generale gli olandesi nel passato erano un popolo fanatico, come era la norma nell'Europa dell'epoca. Nel 1672 Johan de Witt, allora primo ministro dello Stato, fu linciato da una folla di olandesi inferociti, che lo squartarono e lo mangiarono pubblicamente. Anche la tolleranza verso gli omosessuali che ho citato prima è molto recente, risale agli anni '70 del '900. Fino al 1811 l'omosessualità era un crimine punibile con la morte e l'ultima vittima risale al 1803 (praticamente l'altro ieri). Soltanto con l'invasione della Francia e l'adozione del codice napoleonico, almeno in parte fondato sui valori della Rivoluzione Francese che per prima ha decristianizzato la società, questa legge è stata abolita.E in verità, nonostante più della metà degli olandesi sia irreligiosa, ancora oggi l'influenza della religione pesa piuttosto tanto nei Paesi Bassi, tant'è che la maggioranza del loro parlamento è composta da due partiti di orientamento cristiano.



Buonasera Santos. Alcune precisazioni anche da parte mia.
1) Non mi risulta che la tolleranza fosse esclusivamente rivolta a favore di ebrei e protestanti. Mi piacerebbe conoscere le fonti di questa dichiarazione. A proposito del tentato omicidio nei confronti di Spinoza, esso fu opera degli stessi ebrei, che dovevano lavare con il sangue, l'onta di un confratello con idee tanto eretiche. Si pensa che l'idea scaturì all'interno della stessa famiglia Spinoza. Quindi lo stato olandese e gli olandesi non c'entrano affatto, ma rientriamo proprio in quella logica che l'Olanda anche in quel momento avversava.
2) Che l'omosessualità sia stata punita fino al 1811 è comunque un passo avanti rispetto alla fine della punibilità in Italia, che risale invece al 1889, con il codice Zanardelli.
3) Al di là del passato, in Olanda oggi esiste la legislazione più favorevole e più tollerante rispetto al sesso a pagamento, all'adozione da parte di coppie gay, ai matrimoni fra coppie gay, all'interruzione volontaria della vita e rispetto all'eutanasia è stato il primo paese al mondo a dotarsi di una legislazione che la regolamentava, oltre alla famosa regolamentazione sull'uso di cannabis.
4) Oltre a Spinoza, per comprendere lo spirito tollerante dell'Olanda, bisognerebbe anche ricordarsi di Erasmo da Rotterdam, che già un secolo prima, sulla scia dell'umanesimo, predicò la più ampia tolleranza fra spiriti diversi, nell'ottica dell'humanitas latina.
#2107
CitazioneAl contrario in Olanda sono si atei, ma perché se lo possono permettere avendo alle spalle secoli di  religiosità che hanno costruito valori di rispetto per la persona e per le istituzioni che tu oggi definiresti laici, ma che nella loro origine vengono dal culto religioso e oggi rappresentano comunque un sistema cultuale, anche se laico.


Per Anthony. In realtà la situazione olandese attuale deriva dalla tolleranza applicata a tutte le religioni da parte della Unione delle Repubbliche Olandesi dei fratelli de Witt, attenti sostenitori della divisione fra sfera pubblica, dove ogni opinione e credo furono tutelati senza essere scambiati con la verità e sfera privata, dove ognuno era libero di professare la sua verità religiosa e culturale.
Questa divisione fu straordinaria per l'epoca, visto che tuttora in certi paesi (compresa l'Italia) non è  chiara e stabilisce un confine netto fra era moderna ed era medioevale.
Come in altre occasioni storiche, aver accolto le tante minoranze religiose perseguitate in Germania, Francia e altrove, procurò all'Olanda un perfetto lasciapassare commerciale e la sua opulenza seicentesca, quando era la principale concorrente della Gran Bretagna per il dominio degli oceani.
Non furono tanto le credenze religiose introiettate in veste secolare, seppure è possibile che una dinamica del genere abbia influito, quanto la percezione della società olandese come un esperimento innovativo e che rompe con la tradizione di "un re, una fede". Da allora l'Olanda si è sempre attenuta al multiculturalismo, alla tutela dei diritti civili. In essa è sicuramente influente anche il passaggio verso il metodo scientifico, che incoraggia la discussione e la visione non dogmatica della vita e dei suoi problemi.
Il modello olandese non è tanto derivante dai principi religiosi introiettati ( qui il discorso si farebbe lungo), ma da quello della civitas romana, dove ognuno era libero di professare la sua religione, che non veniva mai confusa con la verità, la cui ricerca era appannaggio della filosofia.


Ciò detto a proposito dell'Olanda mi serve anche per dire cosa penso sull'argomento in generale. Ovvero che non esiste un nesso univoco fra religiosità ed opulenza, così come non esiste fra libertà ed opulenza. Le variabili nelle società umane altamente complesse sono tantissime.
L'ora et labora benedettino non è forse il primo passo verso le società capitalistiche, con il suo concentrare ed accumulare ricchezza? Ma nello stesso tempo, il pensiero cristiano ha condannato il prestito monetario ad interesse, definendolo sterco del diavolo. Come non citare Weber, per cui lo spirito del capitalismo risiede proprio nel calvinismo e nell'etica puritana. E nello stesso tempo aver presente il rito del potlach, di alcune religioni Inuit, dove il massimo del prestigio e dell'onore si attribuiva a chi distruggeva la quantità più preziosa di beni. Per certi aspetti anche il socialismo reale era una religione, con i suoi riti e sacerdoti, ma la sua opulenza, negli ultimi 20 anni di vita fu così scarsa da decretarne la caduta.
Infine non posso che concordare con Giopap. Il significato di ricchezza è ben diverso se applicato ad una società come quella europea, dove vi sono altissime stratificazioni sociali, e a quella cubana, complessivamente più povera ma più equa.
#2108
La mia risposta non cambia, perché credo che non siano i meccanismi di ingegneria elettorale a permettere più o meno democrazia o più o meno caos.
La democrazia è esercizio della virtù come ricordano in tanti, da Socrate a Montesquieu. E la virtù,  seppure può essere supportata dal sistema elettorale, è un requisito che sta a monte. È un patrimonio di quella nazione, forgiato spesso nel corso di secoli. Pensare che, cambiando un sistema elettorale si possa cambiare la vita politica di un paese è irrealistico, al di là delle innovazioni tecnologiche e delle ovvie differenze fra grande e piccola nazione.
#2109
Si tratta, mutatis mutandis, dello stesso fenomeno per cui i politici si guardano bene dall'assumere una posizione di guida, limitandosi a cavalcare le mutevoli opinioni degli elettori, oppure la erronea convinzione che ignoranza e confusione linguistica siano valori da tutelare perchè i portatori di quella ignoranza devono comunque essere rispettati nella loro libertà. Quell'opinione, dell'esimia cruscologa, riassume un comandamento che la guida di un popolo dovrebbe sempre evitare: accettiamo ciò che è, invece di ciò che dovrebbe essere. E' lo stato etico, signori, una cosa piuttosto fuori moda da circa 30 anni, e queste sono le avanguardie di quanto avverrà, quando le ultime generazioni educate eticamente non vi saranno più.
E' un ammainabandiera epocale, perchè sostanzialmente veicola questo messaggio della classe dirigente: "rinunciamo al nostro ruolo di guida. Sprofondiamo insieme nel caos e in cambio noi non avremo alcuna responsabilità su di voi, popolo gaudente. Noi gestiremo la nostra res privata, grazie ai nostri mastini, voi potrete liberamente dire la vostra opinione presso l'Università della strada".

Ed è anche il risultato di un decadimento complessivo della capacità di distinguere concetti diversi, che parte da questa confusione linguistica. Un decadimento della scuola, dalla sua incapacità a reggere il confronto con la modernità, che avrebbe bisogno di affinare i concetti, invece che di semplificarli e renderli confusionari e caotici come in questo caso.
E' "ugaglio" nel senso di " è uguale", diceva padre Antonino da Scasazza, nella trasmissione di Arbore, "Quelli della notte" di, appunto, trenta anni fa.
Mi rendo conto che l'accademia della Crusca non ha grossi poteri per modificare questa tendenza, ma almeno nell'articolo si potevano sottolineare questi aspetti, invece che rifarsi alla tradizione latina, che anch'essa, a sua volta, estendeva e trasmutava i significati delle parole (come è sempre accaduto, ma le parole possono essere affilate e rese più vicine al loro oggetto, oppure perdere quella corrispondenza e diventare materia sporca, incapace di dare conto delle differenze e della loro corrispondenza simbolica o concettuale).
#2110
Estratti di Poesie d'Autore / Un amore felice
30 Aprile 2020, 00:34:24 AM
Un amore felice. E' normale?
E' serio? E' utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?


Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così -in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo -
perchè proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò infrange i princìpi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.


Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un pò,
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono - è un insulto.
In che lingua parlano - comprensibile all'apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che si inventano -
sembra un complotto contro l'umanità!


E' difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?


Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita in fondo di rado.


Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.


Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.


WISLAWA SZYMBORSKA - LA GIOIA DI SCRIVERE - Adelphi - 2009
#2111
Estratti di Poesie d'Autore / Sergio Atzeni -
28 Aprile 2020, 19:41:45 PM
 - poesia XVII -

Nei tuoi fianchi materni grazia di passo
di cerva giovane all'abbeverata

nel sorriso ciottoli di stelle profumati
di mandorli in germoglio

negli occhi di lupa che allatta
pace chiara

o negro fuoco di baccante in danza sacra
se la pupilla si allarga di passione.

Come posso non amarti?
Si, sono vecchio di scafo, ho passato burrasche,
sbattuto su scogli e memorie

ma vele nuove l'onda
infida spesso sommerge

e non per una pesca d'alba
ti chiedo compagnia
ma fino all'imbrunire e per cantare.


Sergio Atzeni - due colori esistono al mondo... - Ed. Il Maestrale - 1997
#2112
Storia / Re:Le guerre civili romane e la resistenza
28 Aprile 2020, 10:05:49 AM
CitazioneOnestamente non saprei perchè il mito del risorgimento sia finito nell'indifferenziata, non era tutta una questione monarchica, Garibaldi è stato messo da parte perchè strumentalizzato dai comunisti. In ogni caso, tolto il 25 aprile a questa comunità rimane un mazzo di fiori, da portare alla tomba della propria identità nazionale. E' possibile vivere in un paese tanto bello, e allo stesso tempo tanto odiato e lamentato dal proprio popolo? Non c'è alcun orgoglio nel vivere questa penisola, solo autocommiserazione e tormento, il 25 aprile qualche pazzo è felice di essere italiano, il 26 dirà a suo figlio che sarebbe meglio ci invadessero gli svizzeri.[/size]


Effettivamente, in proposito qualche domanda ce la dovremmo fare. Non contrapporrei tanto Garibaldi alla Resistenza, quanto il Risorgimento alla Resistenza. Perchè il Risorgimento ha perso tutto il suo appeal? Con qualche precisazione mi sento di appoggiare il commento di Ipazia. Pur considerando gli episodi davvero collettivi (ad esempio la Repubblica Romana o le truppe garibaldine), tutto è stato soffusamente inglobato in una logica (successiva) di dominio. Nell'Italia unita, usando le parole di Tancredi, è cambiato tutto per non cambiare niente. Ne furono la prova le sommosse e gli eccidi comandati dagli eserciti, il colonialismo, gli scandali finanziari.
Fu un Italia unita, quasi per "necessità", senza un pensiero che la tenesse unita, fatto salvo quello importantissimo di Giuseppe Mazzini. Come se un pesce medio (il Regno di Savoia) si mangiasse, uno dopo l'altro gli altri pesci più piccoli, fino a diventare un pesce di ragguardevole peso e considerazione.
Un ulteriore discredito che ha contribuito a metterlo nel dimenticatoio è stato l'atteggiamento della dinastia Savoia, al momento dell'insorgere del fascismo. Allora sarebbe bastato un comando del Re e il fascismo, all'indomani della marcia su Roma, sarebbe caduto come un castello di carte, visto che l'esercito era tutto assolutamente fedele ai Savoia. Il primo ministro Facta aveva già pronto l'ordine di assedio e di arrestare Mussolini e i principali gerarchi, ma Vittorio Emanuele preferì concedere fiducia al Duce, con tutto quello che ne seguì.


Eppure, pur alla presenza di questi validi argomenti, la Resistenza è irresistibile per noi italiani anche per un altro motivo, proprio perchè non ci unisce. Replica un plot che conosciamo a memoria, fin dai tempi dei guelfi e dei ghibellini, mentre il Risorgimento ci metterebbe di fronte ad una narrazione dove, finalmente, bene o male, siamo tutti dalla stessa parte, e addirittura senza la presenza ingombrante della Chiesa Cattolica (fu allora che si eresse la statua a Giordano Bruno in campo de' Fiori, chissà se oggi sarebbe possibile).
Credo che bisognerebbe riflettere su questi aspetti, e non per questo mi ritengo fascista. Tutt'altro. Ho perfino una esplicita adorazione nei confronti della Resistenza, ma questo non esclude la possibilità di interpretare la storia in tutta la sua complessità, anche per capire meglio il nostro carattere e le nostre attitudini e cercare di resettarle, proprio nell'interesse dell'Italia.
#2113
Storia / Re:Le guerre civili romane e la resistenza
27 Aprile 2020, 22:40:27 PM
La tua suggestione, CVC, è una bella suggestione ma non potrebbe reggere, perché dovrebbe fondarsi su una società priva di sovranità e potere, una società buona e ingenua, dove tutti possono diventare artisti. Oppure potrebbe diventare una dissimulazione astuta della sovranità.
Hai ragione che la Resistenza è un po' pochino, ma è l'ultimo esempio di pochi episodi storici, di una Italia che si oppone al dominio autoritario.
L'Italia ha avuto questo tragico destino di non potersi unificare se non con più di tre secoli di ritardo rispetto alle altre grandi nazioni europee.
Dalla discesa di carlo VIII di Francia alla fine del '400 al 1860, l'Italia è stata terra di conquista, ha vissuto una involuzione culturale spettacolare, dettata dal passo inquisitorio della Controriforma e del dominio spagnolo.
Domini autoritari esterni ed interni, grazie a governanti ben poco illuminati (fatte le debite eccezioni) e un popolo che si barcamena come arlecchino "fra due padroni".
In questa geografia politica, secondo una nota epica, anche una certa classe politica italiana trae profitto e potere, secondo una classica ripartizione feudale. Basta diventare cortigiani e adulatori di quel potere "straniero", che gestisce il suddito e non il cittadino.


Ebbene la Resistenza è stato un tragico episodio dove agli italiani è stato chiesto se volevano essere sudditi o cittadini. È stato il momento della verità,  quando si scoprono le carte e si verifica di che pasta sei fatto. E questo è un modo operativo pericoloso per molte forze politiche che discendono, ancora oggi, dell'autoritarismo di quei secoli bui. Pensi che  una certa frangia della Chiesa cattolica accetti la libertà d'azione di uomini che agiscono dopo aver riflettuto sulla loro condizione? Pensi che i tanti eredi di quel potere, tuttora vivi e vegeti, non lo guardino con sospetto? Hanno imbracciato le armi per difendere i loro diritti, invece di chinare il capo, fare i pagliacci, o scodinzolare per poter mangiare gli avanzi. E gli stessi uomini che hanno imparato l'arte del compromesso o l'arte di strisciare davanti al potente, saranno solo infastiditi da quegli altri, i partigiani, che necessariamente li sminuiscono.
Per questo il mito fondativo della Resistenza continua ad essere importante, pur con i suoi eccessi, con i suoi uomini sbagliati e malfattori. Ed è anche per questo che continua ad avere tanti oppositori, perché agisce ancor oggi su una ferita viva, sulla nostra incompleta opera di costruzione dell'Italia come società condivisa, come casa comune.
#2114
Lo dico da profano, per animare il discorso e per chiedere a chi ne sa più di me su Nietzsche. Credo che N. debba molto alla modernità. In questi giorni di "tempo libero obbligatorio" sono andato anche a ripassare Machiavelli e mi sembra che possa anche essere azzardato un legame fra i due, nel senso di liberazione da ogni vincolo morale ed etico, in nome della sopravvivenza e del mantenimento del potere. E questo è un messaggio fortemente moderno, che si contrappone ai messaggi etici, fondati su imperativi spirituali e religiosi, del medioevo e della tradizione.
#2115
Buongiorno Santos e bentrovato. Dico la mia. La democrazia non è, come talvolta viene creduto, il diritto di voto per dei candidati che ci rappresentano. Questa è una trovata per ridurre il peso della democrazia. La democrazia, come dice la stessa parola, è potere al popolo. E quel potere solo in minima parte viene esercitato con il diritto di voto. Prima e dopo di quel momento, comunque importante, vi sono tutta una serie imponente di attività che servono alla manutenzione e allo sviluppo della democrazia.
Attualmente invece passa il messaggio che democrazia significa diritto di voto e libertà di dire qualsiasi minchiata ci frulla per la testa.
Cari miei, la democrazia significa invece anche altre cose. Ad esempio dare a tutti la possibilità di gareggiare alle stesse condizioni iniziali, quindi aiutando chi non si può permettere di andare a scuola, aiutando chi non può avere una abitazione privata, aiutando chi non ha lavoro. Queste sono indicazioni "liberali" della democrazia, non comuniste, notate bene. Democrazia significa anche una tassazione progressiva sulla ricchezza ed una tassazione "pesante" sui passaggi ereditari. Quando la democrazia era una cosa più seria, cioè ai tempi del primo dopoguerra, in USA, con una riforma varata dal presidente Eisenhower (quello prima di Kennedy), la tassazione sui redditi dei più ricchi arrivava al 92 per cento. Ora ufficialmente pagano proporzionalmente più tasse i poveri dei ricchi in USA, tutto legalizzato. Qui da noi invece non è legalizzato, ma è lo stesso a causa della economia sommersa (lavoro nero...eccetera).


Inoltre è anche e soprattutto un fatto di cultura. In Svizzera calendarizzano, all'inizio di ogni anno, 5 domeniche nel corso di quello stesso anno, dove si potrà andare a votare per un referendum. Quindi è già previsto che 5 volte all'anno si andrà a votare o si voterà attraverso internet, probabilmente. Nessuno si scandalizza, in Svizzera, anzi sono soddisfatti di questa norma. Quest'anno probabilmente vi saranno 16 referendum.
Immagina le polemiche in Italia, se un partito proponesse una roba del genere. Questione di cultura, di unità degli svizzeri in quanto popolo, di fiducia in sè stessi e nelle istituzioni, di capacità di gestire strumenti tecnologici. In Svizzera è laureata la metà della popolazione, contro il nostro misero 4 per cento (il 19 per cento se consideriamo la classe di età 23-64 anni).


La realtà è che siamo talmente indietro rispetto a tanti indici di democrazia (vogliamo parlare della libertà di stampa, siamo al 44 posto, dietro quasi tutti gli altri paesi europei), che parlare di votazioni telematiche è come volersi appigliare all'ultimo ramo di un bellissimo albero, che però ha tutti gli altri rami in condizioni di salute gravissima.