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Messaggi - green demetr

#2101
Si anche per me sono analogie, e perciò stesso simboli, simbolo vuol dire infatti in greco ciò che unisce il cielo e la terra.

Rimane il problema della forte incidenza sul reale. Cosa che sto constatando di persona.

Ci aggiorniamo su altri temi, infatti mi pareva che avevi una idea fortemente fisica delle cose psicologiche di cui parli qui. (e per cui il nostro dissidio filosofico permane, ma non è un gran problema, lo depongo volentieri per ulteriori approfondimenti, mi manca ancora la lettura dei tuoi scritti. spero di farla al più presto). a presto,
#2102
Citazione di: paul11 il 13 Gennaio 2019, 22:41:31 PM
Citazione di: sgiombo il 13 Gennaio 2019, 22:11:51 PM
Citazione di: paul11 il 13 Gennaio 2019, 21:56:35 PM
Dimmi come farebbe la scienza a DIMOSTRARE se il mondo fosse UN INDIMOSTRABILE come dice Hume.


A parte la scarsa comprensibilità della tua affermazione, non vedo come il fatto che la causalità é indimostrabile essere reale (ed anche non esserlo) dovrebbe impedire alla scienza di dimostrare che, se la causalità é reale, allora le osservazioni empiriche non falsificano determinate ipotesi proposte: infatti ogni e qualsiasi dimostrazione parte sempre necessariamente da definizioni e postulati o assiomi assunti senza essere dimostrati.

Nè (se é questo che intendi dire) perché mai non dovrebbe potersi dare conoscenza, e in particolare conoscenza scientifica, del mondo materiale naturale oggetto delle ricerche scientifiche per il fatto che é fenomenico, reale unicamente in quanto insieme-successione di sensazioni fenomeniche reali soltanto mentre accadono in quanto tali.
La scienza necessariamente ritiene che il mondo materiale sia DIMOSTRABILE ,diversamente avrebbe la stessa posizione scettica di Hume  e non potrebbe applicare nessun tipo di conoscenza. .E quindi ritiene che vi sia una causazione, ritiene che vi siano sostanze in se e per sè a prescindere dalla presenza umana.

Tu pensi che prima l'uomo abbia costruito enunciati, postulati assiomi e poi  li abbia applicati al mondo?
Oppure che prima abbia osservato il mondo e vedendovi, regolarità, ordini allora conseguentmente abbia costruito leggi scientifiche che rispondessero a loro volta ai primitivi, ai fondativi: enunciati, postulati, assiomi ecc. che sono le basi, le fondamnta della costruzione del sapere?
Nuovi oggetti ,fenomeni possono mettere in discussione le regole fondamentali.
Come pensi siano costruite le teorie scientifche? La teoria della relatività, la stessa meccanica quantistica sono "controintuitive" non possono essere costruite su "impressioni" o "sensazioni"come scriveva nel Settecento Hume..Ed è la PROVA SCIENTIFICA sperimentale che DIMOSTRA , e quindi giustifica l'esattezza di una tesi, convalidando,rettificando, annullando, precedenti formalità logicche(postulati, ecc)
Significa che è fondamentale pensare che gli oggetti e i fenomeni del mondo esistono in sè e per sè ed è semmai l'uomo che allargando le sue conoscenze SCOPRE nuovi oggetti e COSTRUISCE  nuove leggi.
Conclusione: la limitatezza della conoscenza umana è comunque in analogia con il mondo e la ragione ha la qualità linguistica  per poterla descrivere.

Paul Sgiombo non sta criticando l'idea di fenomeno, quanto la costruzione che le sta dietro.

Dimentichi che spesso è da errori di calcolo che sono nate le scoperte (presunte).

Metti che un giorno la teoria di Einstein è smentita (come ormai si sa). Non cambierebbe nulla a livello fenomenico, ma cambierebbero le leggi di causa ed effetto applicate, ossia calcolate che le stanno dietro.
Mi pare che a te prema mantenere l'idea cosmologica (come ormai ho capito), ma al di là della semplice constatazione di cui sopra. Il vosto è un dissidio profondo che riguarda proprio l'ente, in quanto tale.
Per Sgiombo l'ente è un Noumeno eterno, per te invece coincide con il fenomeno stesso.
Non cambia nulla poichè vi è il trucco usato da uno degli autori della scuola austriaca (e quindi non è di sgiombo il merito) ossia che sussista un parallelismo tra FENOMENO E NOUMENO.
E' importante a livello di METODO sapere che questo parallelismo esista però, cosa che nel tuo caso non so se è intesa. quest'ultimo trancio di rispsote da me lette, farebbero pensare di no.
Infine poichè anche per Sgiombo a livello pratico il noumeno è conosciuto come fenomeno, sono d'accordo con lui.

(in compenso non sono d'accordo sul fatto che lui si limiti a quello, e non si interroghi sul soggetto come fai tu, che rimani il mio autore preferito  ;)   captatio benevolentiae)

#2103
Citazione di: sgiombo il 10 Gennaio 2019, 17:55:21 PM
Citazione di: green demetr il 10 Gennaio 2019, 10:58:27 AM
Citazione di: Socrate78 il 19 Novembre 2018, 18:39:22 PM
Hume, filosofo del Settecento, sosteneva che i rapporti di causa e di effetto sono una costruzione della nostra mente, che vedendo come, in un rapporto temporale, all'evento X segue spesso la conseguenza Y, allora deduce che Y è causa di X. L'origine della causalità sarebbe quindi il fatto che la nostra mente si abitua a vedere sempre un determinato effetto dopo la presunta causa, e quindi generalizza postulando l'esistenza delle leggi fisiche della natura, che per il filosofo non avrebbero nessun fondamento obiettivo. Lo scetticismo di Hume, però, ha un forte punto debole. Infatti il problema sta nel fatto che si può notare come nella causa ci sia già in embrione l'effetto che essa poi produce: ad esempio un corpo, esposto al calore di una fiamma, finisce per incendiarsi (produce calore appunto) e questo non può affatto essere una conseguenza puramente casuale, ma è semplicemente lo sviluppo logico della causa. Lo stesso si può dire per quanto riguarda altri aspetti, ad esempio i virus come causa di malattie: la cosa non può essere una mera coincidenza che si ripete, poiché il virus ha caratteristiche tali da causare il danno, caratteristiche sperimentabili in laboratorio. Quindi a questo punto si può dire chiaramente che Hume si sbagliava e che non teneva conto del legame molto forte tra la causa e il suo effetto? Oppure secondo voi la tesi di Hume può in parte essere ancora valida?

Il punto caro Socrate è che tu descrivi come farebbe uno scienziato cosa avviene davanti a te, dando per scontato un osservatore ed un osservato.

Ma questa non è filosofia.

Ricordiamoci che la filosofia si interroga proprio sulle cose che agli altri sembrano ovvie.

Ho appena iniziato a leggere Hume, o meglio l'introduzione che il curatore ha preparato.

Già da questa prima introduzione di carattere storico, ho capito che ANCHE HUME è stato mal interpretato.

(e comincio a innervosirmi, a che serve andare al Liceo se poi quello che si legge è TUTTO SBAGLIATO....)

LUI STESSO AVEVA UNA GRAN PAURA DI NON ESSERE CAPITO, UNA PAURA CHE GLI HA IMPEDITO DI SVILUPPARE APPIENO LE SUE IDEE PER BENE QUARANTANNI PRIMA DI DARE FINALMENTE ALLE STAMPE UNA VERSIONE IPER-AUTO-CENSURATA, DELLA SUA VISIONE GLOBALE.( e testimoniando quindi di essere vittima del fantasma paranoico, e perciò nello sviluppo del suo pensiero, i giudizi andranno riletti a confronto con questa paura).

Quello che tentata di fare era di mostrare come l'ordo naturalis fosse tutt'altro che un ordine e tutt'altro che una naturalità.

Per primo gli venne in mente che tutto era solo questione di METODO.

E allora perchè non ragionare sulla formazione stessa del metodo, e questo ERA il suo METODO.

Ossia Hume cercava, e a suo dire trovò, il META-METODO.

Il metodo con cui ragioniamo, in effetti non è lapallisianamente un hackeraggio della realtà che ci circonda????

Oh ma i greci lo sapevano bene! Sapevano bene di essere degli STRONZI.

Non so chi sia il curatore degli scritti di Hume che stai leggendo.
Dubito che si tratti di Eugenio Lecaldano, che ha curato l' edizione Laterza degli Scritti filosofici che almeno fino a qualche anni fa andava per la maggiore ed é quella letta anche da me, o in alternativa che tu l' abbia bene inteso.

Hume non era quello che si dice una "tempra di eroe", non aveva la vocazione del martire, e fu molto cauto nella pubblicazione di alcuni suoi scritti, soprattutto di argomento etico e circa la religione, per cercare di evitare, o meglio di limitare, le critiche e l' ostilità del clero anglicano e dei benpesanti in generale (pubblicò in vita la Ricerca sui principi della morale e la Storia naturale della religione che gli procurarono vari grattacapi, ma invece i suoi Dialoghi sulla religione naturale uscirono postumi, e così pure i due saggi Sul suicidio e Sull' immortalità dell' anima che avrebbero dovuto aggiungersi, secondo le sue originarie intenzioni, alle Quattro dissertazioni edite nel 1757).
Ma sul piano della gnoseologia (e dell' ontologia, per quanto trattata da lui sempre in stretta relazione con la teoria critica della conoscenza e quasi come suo inevitabile corollario) non ebbe modo di temere "rappresaglie", ma solo lamentò "a posteriori" un' incomprensione e un insuccesso ("di critica e di pubblico") da lui inattesi e che molto lo delusero; ragion per cui rielaborò in varie opere successive (dal Trattato sulla natura umana alla Ricerca sull' intelletto umano) le sue concezioni in materia, tuttavia senza autocensure o "edulcorazioni" di sorta in proposito, senza sostanziali variazioni nei contenuti teorici (decisamente coerenti fra i vari scritti); ebbe invece subito molta fortuna come storico della Gran Bretagna (con la sua History od England in vari volumi cui personalmente teneva molto meno che ai saggi filosofici).

Non capisco bene che cosa tu intenda per "metodo", ma di certo non negò l' ordine naturale scientificamente studiato da Newton, di cui fu sempre grande ammiratore e a cui si ispirò nella sua profonda aspirazione a realizzare un' analoga conoscenza scientifica della natura umana.
Semplicemente la sua "implacabile", conseguentissima critica razionale della conoscenza lo condusse a rilevare l' indimostrabilità, la dubitabilità in linea di principio dell' ordine causale del divenire naturale (ma essere consapevoli dell' indimostrabilità-dubitabilità di qualcosa =/= affermarne la falsità, negarla).


Non è una conclusione razionalista, è una conclusione razionalista che si interroga sulla sua costuzione di quella conclusione. E' perciò scettica nella sua composizione, e ha come fine quello statistico di cui tu informi. (ossia della totale fallibilità di ogni conclusione).
Credo e sottolineo credo che lui intenda invece il metodo come definitivo.
Ossia il metodo stesso del razionalismo.

Ci aggiorniamo presto (tra qualche anno  ;D  ), credo ti possa interessare e vedo che hai già una conoscenza vasta del Nostro.
#2104
Tematiche Filosofiche / Re:Leopardi e il Nulla.
17 Gennaio 2019, 10:36:39 AM
Citazione di: sgiombo il 17 Gennaio 2019, 10:19:46 AM
Citazione di: green demetr il 17 Gennaio 2019, 10:05:09 AM
Mi par di capire che tu lo veda come un materialista, evidentemente non ha mai letto l'infinito o la Ginestra.


Spericolatissima e del tutto insostenibile acrobazia filologica o ermeneutica!

(intendo dire la negazione del materalismo leopardiano).

Devi seguire quello che ci siamo scambiati, io nel mio primo post di risposta ho detto che la metafisica leopardiana è da rintracciare come impossibilità all'interno del mondo materiale.

Dire che Leopardi è un materialista come fanno i manuali scolastici, non vuol dire niente, per me materialisti sono gli utilitaristi, i liberali politici, gli scienziati apodittici.

Se vogliamo dire che è un materialista dobbiamo intenderlo nella sua giusta accezione, perchè quello che interessava a Leopardi era l'anima  e non il mondo piccolo borghese, asfitico italiano, e non è che molto è cambiato, l'italia rimane provincia, ora in più colonia americana (dico a livello strettamente intelletule, culturale, nel ronzio dell'opinione pubblica comunque provinciale).

Ecco dunque si Leopardi materialista ma con tutti i CAVEAT del caso.
#2105
Citazione di: Federico Mey2 il 12 Gennaio 2019, 21:20:06 PM
Citazione di: Freedom il 12 Gennaio 2019, 20:26:23 PMCosa sono per te le finalità spirituali?
Allora ti faccio esempio di finalità materiali: quella prevalente oggi, l'utilità individuale e collettiva, oppure nel passato estendere il proprio territorio nazionale più possibile, o difendere il proprio territorio, o fare il Bene, o il Male...
Si entra in uno spazio spirituale quando si mette in discussione la finalità materiale che solitamente è predefinita per l'individuo dalla società in cui esso si trova a vivere. Insieme a questa riflessione si discutono anche i princìpi...
L'elemento finale, ultima conseguenza di questa riflessione può essere una nuova finalità materiale, ma non c'è un collegamento diretto ad essa, è soltanto la foce del fiume della riflessione.
Forse per farsi capire meglio potrei parlare di "finalità materiali" e, invece di "finalità spirituali", di "riflessione spirituale sulle finalità".

Non farti ingannare dagli utenti materialisti di questi forum da chi come Ipazia ritiene che la filosofia non debba occuparsi di anima (perchè ha già dato, dice) a chi confonde come Sileno la psicoanalisi con la psicologia comportamentale che contraddistingue l'inferno del consueling filosofico, e in general del domandare sofistico ossia senza fini di Socrate (ma ho già dimostrato che invece lui era uno che i fini ce li aveva ben in testa, e infatti è stato mandato giustamente a morte).

O forse non ti inganni e semplicemente come avevo già predetto anche tu scambi l'Anima con il Mondo...come si faccia a confondere il fine spirituale (ossia l'ingaggio con le attività dell'inconscio, o se vogliamo con le sfide della sfinge, oracolari) con quello materiale. E' una cosa ripugnante.

Se infine credi che il progredire sia veramente materiale e non quello deciso dalle elite come ti fa notare freedom, bè allora ti taccio anche di ingenuità.

Assolutamente no. Il fine Spirituale non ha nulla a che fare con il fine materiale. Se non nelle sue ritorsioni inferali come i grandi moralisti francesi, o nietzche o freud o jung, ci hanno insegnato a riconoscere.(ed a evitare sarebbe il caveat! mai rispettato, nessuno vuole vivere davvero).
#2106
Tematiche Filosofiche / Re:Leopardi e il Nulla.
17 Gennaio 2019, 10:05:09 AM
Citazione di: baylham il 16 Gennaio 2019, 11:05:48 AM
Secondo me le tue critiche verso la concezione filosofica di Leopardi non sono fondate.

In effetti nella poetica leopardiana il tema principale è l'infelicità di fondo. Perciò la distinzione tra piacere e felicità è irrilevante e l'amore non è libero dalla catena dell'illusione.

La riflessione filosofica di Leopardi non è un impianto chiuso e coerente. Il materialismo entropico del Cantico del gallo silvestre è ben diverso dal materialismo eterno del Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco: nel secondo caso, che condivido, il nulla non esiste. Anche la reazione all'infelicità è ben diversa nella chiusa finale del Dialogo di Plotino e di Porfirio, che condivido, da quella del Dialogo di Tristano e di un amico. Considero comunque sbagliato l'accostamento tra Leopardi e il nichilismo.

Non so bene di cosa tu stia parlando non conosco quei pezzi che citi, non sopporto viceversa chi vuol far credere che in Leopardi non esista un pensiero di fondo coerente e unitario

Mi par di capire che tu lo veda come un materialista, evidentemente non ha mai letto l'infinito o la Ginestra.

Per quanto riguarda il nichilismo sono d'accordo, d'altronde non so bene cosa significhi nichilismo per te.

La svalutazione di tutti i valori, è una semplice ricostruzione storica della morale. Anche Leopardi era in grado di riesumarla.

Ma infine ti prego di approfondire, perchè mi interessa, essendo un autore ai margini del mio ricercare, e a cui dedico troppo poco spazio.

nb
La noia e la malattia e la morte non sono il nulla comunque, non capisco il tuo travisamento.
#2107
Citazione di: Socrate78 il 19 Novembre 2018, 18:39:22 PM
Hume, filosofo del Settecento, sosteneva che i rapporti di causa e di effetto sono una costruzione della nostra mente, che vedendo come, in un rapporto temporale, all'evento X segue spesso la conseguenza Y, allora deduce che Y è causa di X. L'origine della causalità sarebbe quindi il fatto che la nostra mente si abitua a vedere sempre un determinato effetto dopo la presunta causa, e quindi generalizza postulando l'esistenza delle leggi fisiche della natura, che per il filosofo non avrebbero nessun fondamento obiettivo. Lo scetticismo di Hume, però, ha un forte punto debole. Infatti il problema sta nel fatto che si può notare come nella causa ci sia già in embrione l'effetto che essa poi produce: ad esempio un corpo, esposto al calore di una fiamma, finisce per incendiarsi (produce calore appunto) e questo non può affatto essere una conseguenza puramente casuale, ma è semplicemente lo sviluppo logico della causa. Lo stesso si può dire per quanto riguarda altri aspetti, ad esempio i virus come causa di malattie: la cosa non può essere una mera coincidenza che si ripete, poiché il virus ha caratteristiche tali da causare il danno, caratteristiche sperimentabili in laboratorio. Quindi a questo punto si può dire chiaramente che Hume si sbagliava e che non teneva conto del legame molto forte tra la causa e il suo effetto? Oppure secondo voi la tesi di Hume può in parte essere ancora valida?

Il punto caro Socrate è che tu descrivi come farebbe uno scienziato cosa avviene davanti a te, dando per scontato un osservatore ed un osservato.

Ma questa non è filosofia.

Ricordiamoci che la filosofia si interroga proprio sulle cose che agli altri sembrano ovvie.

Ho appena iniziato a leggere Hume, o meglio l'introduzione che il curatore ha preparato.

Già da questa prima introduzione di carattere storico, ho capito che ANCHE HUME è stato mal interpretato.

(e comincio a innervosirmi, a che serve andare al Liceo se poi quello che si legge è TUTTO SBAGLIATO....)

LUI STESSO AVEVA UNA GRAN PAURA DI NON ESSERE CAPITO, UNA PAURA CHE GLI HA IMPEDITO DI SVILUPPARE APPIENO LE SUE IDEE PER BENE QUARANTANNI PRIMA DI DARE FINALMENTE ALLE STAMPE UNA VERSIONE IPER-AUTO-CENSURATA, DELLA SUA VISIONE GLOBALE.( e testimoniando quindi di essere vittima del fantasma paranoico, e perciò nello sviluppo del suo pensiero, i giudizi andranno riletti a confronto con questa paura).

Quello che tentata di fare era di mostrare come l'ordo naturalis fosse tutt'altro che un ordine e tutt'altro che una naturalità.

Per primo gli venne in mente che tutto era solo questione di METODO.

E allora perchè non ragionare sulla formazione stessa del metodo, e questo ERA il suo METODO.

Ossia Hume cercava, e a suo dire trovò, il META-METODO.

Il metodo con cui ragioniamo, in effetti non è lapallisianamente un hackeraggio della realtà che ci circonda????

Oh ma i greci lo sapevano bene! Sapevano bene di essere degli STRONZI.
#2108
Tematiche Filosofiche / Re:Darwinismo delle idee?
10 Gennaio 2019, 10:43:03 AM
Tralascio i dibattito che hai avuto con Sgiombo, che mi pare sottenda una sua partiginaria della visione post-olocausto del primo Darwin.

Lo stesso Darwin notò che la stessa trasmissione delle idee aveva in sè una carattere di selezioni, troppo tardi e ne diede al nipote la chiave per future elucubrazioni che tu felicemente riporti in auge.

Sono d'accordo con Gould nella sua teoria, dissento da lui sulla questione biologica, egli non ebbe le illuminazioni tarde di Darwin,

Il punto è che non esiste alcuna teoria delle selezione naturale delle idee.

Esiste soltanto la  Fortuna, e il tiro dei dadi del Destino. Quest'ultimo si necessitato e necessitante, non foss'altro che per le nostre stesse teorizzazioni sul mondo iperuranio. Ma questo i Greci e i pensatori antichi lo sapevano bene.

E' stato il Cristianesimo (uno a caso come al solito) a fare danni incalcolabili, con le sue pretenziose idee di progresso, pari passo di evoluzione continua, diretta verso la salvezza.

Ben altra cosa ovviamente il pensiero che ha (mal) saccheggiato ossia quello Ebraico, che le idee del Mondo come Mondo voluto da DIO, erano bene diverse, e necessitanti.

In primis sull'idea di fallibilità umana, sulle idee di troni vuoti, di angeli e di arcangeli, e di lotte furibonde per il BENE e il MALE.

Non c'è nessuna evoluzione perciò, senza la guerra che decida che l'evento finale di quella guerra stessa, si DEBBA chiamare evoluzione.

In questo senso, l'idea di ORDINE, è figlia proprio di questo pensiero teologico antico, che fa i conti con l'inconscio, e non si basa sulle rozze idee  di PERSONA cristiane.

Le idee si ri-ordinano a vicenda solo illusoriamente, perchè il pensiero cristiano è la loro base di partenza, ma se noi scendiamo più a fondo o camnbiamo orizzonte culturale, tutto questo NON ESISTE.

Perciò sì, esistono riorganizzazioni di idee, che primeggiano sulla teoria naturale, ma NON ESISTONO LEGGI NATURALI che le possano dimostrare necessariamente.

PS,

Per il normale fruitore di filosofia che non si occupi del pensiero ebraico-mesopotamico (astrologico), dovresti pensare a cosa intendevano dire quando i GRECI (non i ROMANI E ROMA disastro del MONDO) dicevano "LA NATURA AMA NASCONDERSI"
#2109
La mia ricerca astrologica è ferma, potrei avere notizie più estese, sul valore del del ciclo degli astri nelle nostre vite umane.
Infatti se l'idea iperurania mi torna, non mi torna come essa possa avere un grado così alto di incidenza nel reale, nostro mondano.

Facciamo un esempio che mi tocca da vicino, perchè la Luna dovrebbe essermi nemica? a quali idee posso avvicinarmi, di quelle antiche, o di quelle junghiane, di cui tu hai una così forte conoscenza?
Voglio dire se essa indica la presenza materna, la Dea Mater, essa in assoluto dovrebbe essermi nemica, e invece perchè è associata alle posizioni degli astri?

Come se le cose che stanno nell'iperuranio fossero mosse e non  fisse.
A questo proposito mi ricordo dal liceo che i due sommi maestri (ahimè) pensano al cielo come fisso....

Come si coniuga con queste cose???? le città pure sono fisse......

Vi sono molte cose non pensate nell'astrologia, che esattamente come in questo forum di Filosofia non vengono affrontate.

A testimonianza sia della mia eccezionalità sia di quanto questo mondo sia marcio e debole di pensiero.
#2110
Tematiche Filosofiche / Re:Leopardi e il Nulla.
10 Gennaio 2019, 10:12:40 AM
Leopardi insieme a Nietzche è il pensatore più grande che la storia ci ha consegnato.

Ma infatti anche per Leopardi l'amore è una forza in grado di piegare per un attimo le maglie della gerarchia naturale, in alcuni momenti, e in particolare nella Ginestra, egli sembra vicino nel credere che questo squarcio temporale, sia destinabile come apertura dello spazio della speranza.

Ma è solo un attimo, mi dice un amico addetto ai lavori, che nelle ultime pagine dello Zibaldone (in cui è contenuta la filosofia grande del Maestro) egli torni alla nuda constatazione che ogni pensiero positivo sia solo una fantasma, destinato a schiantarsi contro la morte, la noia, la vecchiaia.

L'uomo è destinato a fare i conti con questo destino, Leopardi è il portatore fiero di vedere il Mondo quale esso è, e non tale quello che noi sognamo esso sia.

La poesia all'interno di un Mondo sognato, non avrebbe senso. La poesia è il dicibile ultimo con cui l'uomo indica una dimensione originaria a cui l'uomo tende, ma entro cui mai può navigare.
Vedi in particolare "L'infinito".

Dunque la critica che fai è senz'altro errata, Leopardi non nega affatto una dimensione trascendente del mondo, semplicemente egli fa notare che questa dimensione è all'interno di questo mondo, e perciò è una dimensione fantasmatica, illusoria, che produce le più efferate considerazioni non solo private ma anche pubbliche, quando venga scambiata per verità.
#2111
E' interessante notare come per un neofita la filosofia abbia sbagliato sguardo.

Ovviamente dipende.

La maggior parte del forum è infatti orientata sulla questione di Mondo e quando si vuole parlare di anima, non si fa altro che replicare l'idea di Mondo.

A mio avviso questo scivolamento della filosofia a servitore della scienza è talmente palese, che mi fa solo piacere notare come qualche utente riesca ancora a sentire qualcosa di originario, che è stato perso.

Ovviamente essendo un neofita caro Federico dubito profondamente che tu possa liberarti delle pastoie scientifiche.

In attesa di venire possibilmente smentito (ne dubito) posso dirti che anch'io sto elaborando un sistema che si basa su una filosofia che faccia i conti e che anzi metta a fuoco la posizione psicologica dell'uomo, allontanandosi dai paradigmi della psichiatria, arma crudele della scienza contemporanea, a sua volta nemico mortale dell'umanità.
[Dove con scienza non intendo le scienze in sè, quanto piuttosto la burocrazia che le sottende, la stratificazione di potere che si chiama Società Royale scientifica (inglese prima e poi mondiale). Anche se spesso mi chiedo a che serve specificare, visto che i nostri avversari non lo fanno mai. La guerra è talmente aperta e lampante che nessuno la vede, nessun filosofo quanto meno, il che è grave]
#2112
Citazione di: Socrate78 il 11 Ottobre 2018, 18:34:22 PM
La resurrezione dei corpi di per sé non va nemmeno contro la reincarnazione, poiché tale resurrezione ci porterebbe in dono un corpo trasfigurato, etereo, che quindi non coinciderebbe con nessuno dei cicli terreni, che invece darebbero un corpo fisico soggetto ai normali bisogni ed esigenze della materia. Il problema se fosse solo quello quindi è solo apparente, non sembra anche a voi?

Eh no! il corpo sarà materiale, non sarà etereo. D'altronde Gesù è apparso con diversi corpi, ma sempre materiali erano.

Sembra una sciocchezza, ma nella chiesa il concetto giuridico di persona, è legato fortemente con quello di soggetto materiale.

I problemi sono molteplici, oltre che religiosi come già detto da me e Paul, anche politici, per così dire.
#2113
Tematiche Filosofiche / Re:Tutto bene e niente male
11 Ottobre 2018, 19:14:45 PM
cit Sgiombo

@Sgiombo

"Ma infatti io invece non credo ad alcun più o meno metafisico "destino" ma invece al condizionamento in ultima analisi della struttura economica sulle sovrastrutture ideologiche, politiche, culturali, ecc."


Ma è un errore banale, il materialismo storico non credo possa arrivare a dire una cosa del genere, sarebbe il ribaltamento di Marx. (lo ribaltano lo stesso, ma credo sopratutto a livello politico, o almeno mi auguro).
Sono le sovrastrutture che decidono dell'economia.


"Come diceva Ippocrate "la scienza é lunga e vita é breve", e sono  molto contento di aver letto Hume piuttosto che Freud e Friederich Engels piuttosto che Friederich Nietzche."

E va bene così.

"Mi piacerebbe sapere a chi mai sia rivolta questa obiezione.

Ovviissimamente di certissimo non a me!!"


;D  è vero! era una notazione generale.


"Chiaramente non per chi ritenga razionali Severino, Heidegger e magari Nietzche!"


;D  Nietzche è una delle persone più brillanti a livello razionale. Hai ragione, dimentico da che posizione guardi le cose.

"Infatti non mi interessa punto (se é così l' impresa di intenderci é pressocché disperata)"

Si quando parlo generalmente io uso una visione del mondo che non ti interessa, non ha senso volersi intendere in quello.

Rimane comunque il lavoro di intendersi su cose molto più pratiche e politiche.

Forse altrettanto disperato, ma non possiamo saperlo prima ;)

Il progetto Marx, viene dopo il progetto Hegel. Ci vuole pazienza.

"...Pericoloso parlare di politica fra noi due (conto sul fatto che prenderai la battuta nel verso giusto)."

Al massimo parte qualche innocua invettiva verso altri (si spera ;) )

Si c'è una cosa che proprio non possiamo intenderci, ma ho capito, e la lascio perdere.
(lgbt etc)
#2114
cit Sgiombo

@Sgiombo


"Io invece ho sempre inteso la questione nel senso che per i realisti gli universali esistono concretamente da qualche parte ("iperuranio" di Platone, "terzo livello delle realtà" di Popper, ecc.) come "esemplari" prototipici o archetipici o stereotipici.
Invece per i nominalisti sono caratteristiche della realtà non sussistenti di per sé ma invece unicamente in quanto "presentate da" o "proprie di" oggetti (enti e/o eventi) reali concreti, che il pensiero può astrarre dai casi concreti e considerare teoricamente "di per sé)."


Non saprei magari hai ragione tu, e sono io che inverto i termini-


"Allora anche tu sei nominalista (per i realisti -oltre a poter essere pensato, come per i nominalisti- c' é da qualche parte un qualcosa di concretamente esistente che costituisce "l' insieme totale degli oggetti")"

Si come tutti uso gli universali, e ovviamente sono nel mio caso nominalisti.
E proprio perchè sono realista (o il contrario secondo le tue definizioni, continuo per ora con le mie...poi faccio breve ricerca per capire se ho toppato) ritengo questo nominalismo qualcosa di utile solo a livello grammaticale.



"Concordo, da nominalista."

Nel tuo senso o nel mio, non ho capito.  ;)


"Concordo (a parte la discordanza di aggettivo sostantivato neutro e aggettivo "puro; o aggettivo e basta" maschile: scusa la pedanteria).

Platone era un fottuto reazionario illiberale che, in evidente carenza di argomentazioni per confutarli, cercò (secondo il solitamente attendibile Diogene Laerzio) di arraffare tutte le copie degli scritti dell' atomista Democrito per distruggerle (almeno in questo, un Goebbels ante litteram)."


Assolutamente si.



"Infatti, qui ci intendiamo!"

Vedi che è possibile, una volta capiti i reciproci vocabolari!  :D


"Io credo che l' idealismo sia sbagliato perché l' esistenza reale della materia é altrettanto immediatamente evidente all' empiria (e dunque meramente fenomenica!) che quella del pensiero."

L'idealismo non ritiene l'empiria inesistente, la ritiene esistente, ma conoscibile solo dal soggetto.
E' un problema filologico, di chi non ha letto i libri di Kant ed Hegel presupporre il contrario. (dico i sedicenti professionisti, non tu sgiombo, che hai seguito una strada tua). Cacciari o Sini non perdono mai l'occasione di ricordarlo.


"Sono realista di entrambe esattamente allo stesso modo, ma solo in quanto meri fenomeni."

Sei un idealista allora  :o . D'altronde Kant emerge proprio dalle ceneri di Hume.

Mi chiedo allora semplicemente, perchè non hai mai approfondito l'aspetto fenomenico mentale, cone quello fenomenico materiale? (che è poi il vero lavoro che fanno gli idealisti, a partire da Kant ma sopratutto dopo, e che a te non interessa).

Veramente è solo per la questione del rasoio di Occam? (mi rendo conto che già te l'avevo chiesto).
#2115
Citazione di: paul11 il 11 Ottobre 2018, 00:01:25 AM
ciao Green,
il Brihat Parasara Hora Shastra (BPHS), qualcuno stima che abbia cinquemila anni è l'astrologia indiana di ispirazione vedica.
L'autore è Parasara, il padre di Vyasa, l'autore del Mahabharata, del Bhagavata Purana, ecc..

Sono un pò restio a tornare sui testi indiani. Credi che ci sia collegamento con il medio-oriente?