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Messaggi - Phil

#2116
In attesa di donquixote, suggerirei (in veste di Sancho Panza ;D ), per meglio comprendere la disgregazione, di partire dal considerare come era l'"aggregato" prima di iniziare a disgregarsi e soprattutto se c'è tale aggregato; esiste un'unità socio-culturale che ha iniziato a frammentarsi? Il "suicidio" è solitamente il gesto di un singolo, ma qui c'è un davvero un singolo? Tutte le perplessità sull'identità dell'Europa (dotta giustificazione per finalità commerciali?) non possono restare sullo sfondo: forse nemmeno ai tempi dell'impero romano c'era una identità "europea", e il successivo proliferare di culture e nazioni, l'avvicendarsi di guerre (siano state esse più o meno "mondiali") con la crescente contaminazione di altre culture (per ultima temporalmente, come già ricordato da donquixote, quella americana, se vogliamo sospendere per ora il giudizio su quella islamica), rende davvero difficile, secondo me (e non solo) parlare di una identità europea storicamente affermata (e ridurre tutta la complessità della storia dell'Europa alle sue radici greco-giudaiche mi sembra un po' troppo semplicistico, poiché banalizza gli "intrecci" dei più di duemila anni di storia successivi).
Per cui il "disgregarsi" e il "suicidarsi" sembrerebbero mancare del soggetto di riferimento; l'Europa continua ad essere, come mi pare sia sempre stata, un "crogiolo (geografico) di razze e culture" (tanto per usare una frase fatta), che magari vengono da più lontano che in passato (v. cinesi), ma non compromettono una presunta identità unitaria... tuttavia, come sempre, resta una questione di "messa a fuoco" del contesto: se parliamo in ottica interplanetaria, allora si può legittimamente porre anche un'identità unica del pianeta terra e dei terrestri come ben differente dall'identità di marte e dei marziani (eppure "zoomando", la distanza socio-culturale fra un lappone e un sardo è paragonabile a quella fra un sardo e un cinese, anche se il lappone e il sardo pagano con la stessa moneta...).

P.s. Il titolo del topic allude all'occidente, ma la citazione in questione parla solo di Europa... e gli americani che fine fanno? ;D
#2118
Tematiche Filosofiche / Re:l'uno inteso letteralmente.
29 Gennaio 2017, 17:22:12 PM
Citazione di: pepe98 il 29 Gennaio 2017, 16:14:26 PMSolito problema di confusione tra realtá e intuizione sensibile: le immagini sono tante, essendo separazioni mentali di fenomeni(anche questi separazioni mentali dell'uno). 
Ma questa mente che separa, non è ontologicamente altro da ciò che separa? Nel separare non necessita tempo?

Citazione di: pepe98 il 29 Gennaio 2017, 16:14:26 PMIl tempo che percepiamo altro non è che un'intuizione legata ad immagini (fenomeni separati a priori dalla sensibilità), il suono pure. 
Il suono non mi sembra sia legato ad immagini... prova a suonare una nota lunga (con un qualche strumento non elettrico) con gli occhi chiusi; a un certo momento la sentirai sfumare in silenzio... tu sei quella nota che sfuma o percepisci quella nota che svanisce? Non c'è un prima-suono ed un dopo-silenzio?

Citazione di: pepe98 il 29 Gennaio 2017, 16:14:26 PMCondizione necessaria dell'esistenza delle cose(in quanto parte stessa delle cose(n.b. possiamo parlare di "parti" poiché tale suddivisione è astrazione necessaria alla comunicazione)) è la percezione intuitiva. 
"Comunicazione" come "monologo", dato che c'è solo l'uno?  ;) E tale comunicazione non ha tempo?

Citazione di: pepe98 il 29 Gennaio 2017, 16:14:26 PMSeparazioni ontologiche non sono necessarie. L'esistenza dell'uno non cambia nulla a livello fenomenologico, cambia solo il livello ontologico, che risulta contro-intuitivo per la sensibilità, ma razionalmente "elegante" e non contraddittorio.
Più che "elegante", razionalmente (an)estetizzato ;D : se la sensibilità viene ritenuta totalmente inaffidabile, se la logica viene sterilizzata in puro formalismo (come non dovrebbe essere), se si parte già da ciò che si vuole trovare (e che non può risultare contraddittorio proprio perché abbiamo appunto escluso sia la logica che la sensibilità), otteniamo allora uno scenario estetico (ma non mistico, da quello che ho capito), in cui l'etica, l'epistemologia e tutta la ricerca filosofica diventano "sogni" o "abbagli" dell'Uno nella sua atemporale ubiqua autoreferenzialità... praticamente siamo ad un passo dalla poesia metafisica! 
A parte gli scherzi, a ben vedere, le domande che ti ho posto perdono di significato: partendo da assiomi troppo differenti arrivano ad un traguardo differente...

P.s. Grazie per le spiegazioni, credo di aver inquadrato la tua prospettiva  :)
#2119
Tematiche Filosofiche / Re:l'uno inteso letteralmente.
29 Gennaio 2017, 12:40:30 PM
Citazione di: pepe98 il 29 Gennaio 2017, 11:23:00 AM
Nelle percezioni c'è temporalità, ma essa è solo parte della percezione: in mezzo a due percezioni, come il prima e il dopo aver scritto un messaggio non ci sta nulla,
Come possiamo saperlo? Come verificare la presenza del "nulla"? Il prima e il dopo sono certamente arbitrari e convenzionali, ma proprio per questo è possibile anche pensare che ci sia un divenire costante che la nostra razionalità può percepire solo dividendola in "fotogrammi"...

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Esatto, la persona(l'unico io), è ingenerato, in quanto coincide con l'esistenza stessa. Niente è generato, il concetto di generazione è al massimo qualcosa che fa parte degli astratti nessi di causa-effetto, che sono solo nessi astratti, costruzioni mentali.
Eppure anche i concetti di "eternità", "essere", "io", sono astrazioni mentali, no?  ;)

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Quando penso di percepire qualcosa fuori di me, in realtà io sono quella stessa cosa, un insieme di fenomeni. Se vedo una mela io sono in realtà sensazione visiva della mela, sensazione tattile, ecc... il concetto di mela è astrazione, in quanto separazione mentale(non ontologica) di fenomeni.
La separazione mentale non esclude quella ontologica (v. fenomenologia di Husserl): chiaramente la mela sarà sempre percepita dal mio sistema percettivo (che va dai sensi fino alla mente), quindi percepita "personalmente"... tuttavia ciò non esclude con certezza che esista qualcosa (che io chiamo "mela") fuori di me che inneschi il processo percettivo (altrimenti non si spiega come mai la mia consapevolezza esistenziale della mela sia discontinua, mentre la consapevolezza esistenziale del mio corpo non lo sia...)

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Il principio è uno, ma è equivalente a porre quei tre per comodità.
L'assioma andrebbe distinto dai corollari, la gerarchia logica non è mai aggiustabile "per comodità"  :)

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Certo, l'intuitivitá dell'esperienza è data a priori, e non ha scopo di conoscere l'uno, che appare quindi contro-intuitivo per la sensibilità, ma è tuttavia ció a cui tende la ragione una volta che si stacchi dalla sensibilità.
Elaborando la sensibilità la ragione abbraccia il molteplice (persino il concetto di infinito!); unificare tutto in un'unità pone problemi logici (v. la suddetta mela, l'autocoscienza, la differenza ontologica soggetto-oggetto, etc.).

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Esistono tanti principi per ogni ambito di conoscenza: i principi logici sono quelli che permettono di ragionare deduttivamente senza cadere in contraddizione. Il principio "io sono tutto" è affermazione ontologica, punto di partenza per una filosofia che, attraverso principi logici e intuitivi può analizzare le proprie conseguenze.
Certamente si può scegliere arbitrariamente un assioma da cui partire per fondare una propria visione del mondo... ma se "io sono tutto", allora viene meno la distinzione fra "io" e "tutto", fra parte e intero, fra A e B, per cui la logica non ha più elementi con cui operare...

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Non ha senso parlare di perfezione assoluta, ma dal mio punto di vista è perfetta. Non si tratta di mutamento perché sia il prima che il dopo la nascita di una filosofia esistono contemporaneamente ed eternamente ;)
Questa contemporaneità eterna, se non ho frainteso, è una (pre)supposizione che forse inibisce la filosofia, più che alimentarla: se "io sono il tutto eterno ed immutabile", allora non c'è etica, non c'è gnoseologia e non c'è nemmeno ontologia (solo un perenne "fermo-immagine" silenzioso... poiché anche il suono presuppone mutamento e molteplicità di enti...).
#2120
Tematiche Filosofiche / Re:l'uno inteso letteralmente.
28 Gennaio 2017, 23:14:03 PM
Provo a proporti qualche domanda per approfondire...

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Espongo ora tre principi che mi sembrano in grado di creare un'unità perfetta con il tutto:
L'unità perfetta va "creata"(cit.)? Se è perfetta e reale, non viene al massimo "scoperta"?

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
1)IL MUTAMENTO NON ESISTE.
Intendi che nulla cambia? Ovvero, non c'è temporalità nemmeno nella tua percezione del reale, e il prima e il dopo di questo tuo messaggio non costituiscono un mutamento?

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
2)L'UNICA PERSONA SONO IO.
Quindi non sei stato generato da un'altra persona... e, soprattutto, sei una persona che non muta?

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
3)L'ESSERE È SOLO IO.
Perciò quando percepisci qualcosa di differente da te, esso non è realmente un essere(-altro)? Non c'è un "fuori" da te che possa fregiarsi della qualità di "essere"?

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Essi non sono altro che proposizioni che analizzano intuitivamente
"Analisi intuitiva" è un concetto interessante, di quelli che possono produrre "mutamento"...  ;)

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
l'unico principio di questa filosofia:
I principi sono tre oppure questo è quello fondante? Com'è la gerarchia logica (induzione/deduzione?)?

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
ESISTE SOLO L'UNO.
Sembra che la "morale della favola" sia "esiste solo l'Io(che tu sei), che è uno e che non muta"

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
Ponendo questi principi, ed adattando il nostro pensiero ad essi
C'è molta arbitrarietà in questo "uno immutabile" se è richiesto un adattamento di pensiero a principi contro-intuitivi all'esperienza... 

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
(giustificarli intuitivamente senza andare contro principi logici),
Quindi esistono anche altri principi, quelli logici... che tuttavia richiedono poca "intuizione" e molta esattezza formale...

Citazione di: pepe98 il 28 Gennaio 2017, 16:34:15 PM
può nascere la filosofia più perfetta.
Ha davvero senso parlare di "filosofia perfetta" (tanto più basandosi sull'"adattamento del pensiero a principi arbitrari")? E questa "nascita" non è comunque un mutamento?

P.s.
Ok, ho mentito, non era "qualche domanda" ma un fiume di domande... tuttavia spero siano utili a chiarire la tua prospettiva  :)
#2121
Varie / Re:Un sontuoso banchetto
28 Gennaio 2017, 22:44:23 PM
In fondo, dal "filo d'Arianna" al "Phil da Anselmo", il passo è breve, nel senso che nel suo srotolarsi il filo del discorso mi ha condotto non dal Minotauro (come capitò a Teseo; si, quello della nave dalla dubbia identità) bensì dall'"equino minore", che aspettava placido nella sua stalla che qualcuno si facesse vivo, magari portandogli qualche dono, un po' come fecero i "re magi" con un suo antico avo... nella sua "santa asinità" (v. G. Bruno) il mansueto quadrupede mi è sembrato un po' indeciso sul da farsi (che sia parente dell'"asino di Buridano"?), forse perché non capiva il motivo della mia inquisitoria presenza o forse è semplicemente la sua natura (d'altronde nel suo nome porta sia il "si" che il "no", un po' di spaesamento è il minimo  ;D ). Comunque meglio non infastidirlo oltre, lasciamolo riposare e torniamo al banchetto, altrimenti finiremo col digiunare... ma perché parlo al plurale? Sarà la fame, un'inadeguato "plurale maiestatis" oppure ho bisogno di uno psicologo?
#2122
Varie / Re:Un sontuoso banchetto
20 Gennaio 2017, 22:04:51 PM
Finalmente guarito dall'influenza, potrei unirmi al convivio senza timore di infettare nessuno (specialmente il venerabile nonno), sarebbe quantomeno scortese ricambiare l'ospitalità portando in dono virus e batteri... certo che arrivare così in ritardo è davvero poco consono, ma in fondo, a Villa Sariputra sembra che il tempo abbia trovato una nicchia in cui indugiare, rallentare, riprendere fiato (un po' come il nonno)... per cui, magari, arrivo comunque in tempo per il dolce (gira voce ci siano dei babà di forma buddhica, praticamente dei "budà", davvero notevoli...). 
Per trovare la casa, mi basterà seguire le orme sulla neve (proprio come d'estate di seguono quelle sulla sabbia). Alla fine, arrivando per ultimo non ho nemmeno il dilemma di scegliere il posto, basta trovarne uno libero, anche uno zafu va bene... speriamo solo che nel brusio sentano il campanello, altrimenti chiederò ospitalità all'asino filosofo!
#2123
Citazione di: davintro il 19 Gennaio 2017, 17:22:19 PM
Un conto è descrivere, constatare la situazione attuale del clima culturale individuando gli orientamenti dominanti, ed in questo senso, purtroppo a mio avviso, tali orientamenti consistono soprattutto nello scetticismo e nel materialismo [...] un altro dedurre dal riconoscimento di tali orientamenti come dominanti l'idea che essi possiedano un valore teoretico superiore rispetto ad orientamenti che furono dominanti nel passato ma oggi marginali. Tale deduzione è scorretta ed arbitraria.
Spero di non averti dato l'idea di essermi sbilanciato in giudizi di valore: riportavo solo un certo eclissarsi storicizzato della metafisica, ma che questo comporti un aumento di valore nella teoresi non è affatto una "deduzione" di cui sono sostenitore. Prendere atto di un cambiamento non significa necessariamente esserne entusiasti (per questo chiedevo se "evoluzione" fosse il temine giusto...).


Citazione di: davintro il 19 Gennaio 2017, 17:22:19 PMIl filosofo deve avere il coraggio intellettuale di difendere le sue opinioni fintanto che le ritiene razionali e vere non curandosi di quali posizioni sono egemoni nella sua epoca.
Questo lo condivido pienamente.

Citazione di: davintro il 19 Gennaio 2017, 17:22:19 PMTra l'altro non direi che la contemporaneità (per intenderci, il novecento), sia così caratterizzata dalla scomparsa dalla scena del modello della metafisica classica o della filosofia di impronta essenzialista o trascendentalista. Pensiamo a tutta la corrente dello spiritualismo neoagostiniano in Italia e in Francia (a proposito, sono reduce dalla visione su Youtube di una bella lezione del compianto Reale sull'attualità del pensiero di Agostino), alla neoscolastica che riprende e riattualizza Tommaso in autori come Maritain, Fabro, Bontadini, quest'ultimo grande maestro del così tanto citato in questo forum Severino. Pensiamo alla ripresa del tema dell'ontologia classica e delle prove dell'esistenza di Dio nella filosofia analitica anglosassone, superficialmente considerata una roccaforte del positivismo. Soprattutto pensiamo alla centralità che ha rivestito la fenomenologia husserliana, tutta protesa alla polemica contro i positivisti, "gli uomini di fatto", in favore della considerazione della filosofia come "scienza di essenze", dell'idea di riduzione trascendentale, di un certo ritorno a Cartesio, dell'Io puro, della messa tra parentesi delle scienze naturali e che poi trova tra le sue ramificazioni proprio il ripristino dell'ontologica classica su base fenomenologica in autori come Scheler, la Stein, la Conrad Martius... esiste oggi un'intera area di ricerca universitaria dedicata all'analisi di un possibile recupero della metafisica e di un'antropologia classica che si giova di spunti fenomenologici. E Siamo nel novecento, non nel paleolitico!
La contemporaneità non ostracizza totalmente la metafisica, ma mentre nei secoli precedenti era quasi impossibile fare filosofia senza un'impalcatura metafisica, dal secolo scorso tale impalcatura è diventata un optional, un "manierismo" teoretico spesso ammiccante al passato; è un po', radicalizzando, come studiare una "lingua morta": è ancora e sempre possibile farlo, ma è bene distinguerla dalla lingue vive, dinamiche, parlate. Fare metafisica pura dopo il '900, senza dialogare con altre discipline (compresi i casi in cui si dialoga con la teologia per via esistenziale), significa rischiare di rasentare l'inattualità (e non certo per ambizioni "futuriste"), ma è indubbiamente ancora possibile farlo (esiste ancora la teologia, figuriamoci se possa essere svanita totalmente la metafisica ;D)

Citazione di: davintro il 19 Gennaio 2017, 17:22:19 PML'epistemologia non può mandare in soffitta la metafisica perché la prima di fatto è una ramificazione, una conseguenza della seconda. Un'epistemologia, una riflessione filosofica sulla scienza è possibile nella misura in cui l'epistemologo, che è sempre un filosofo, sa qualcosa che la scienza che diviene oggetto della riflessione non può possedere nella sua immanenza, è in possesso di un punto di vista ulteriore, trascendente. [...] Tali criteri intrinsecamente validi l'epistemologia non può trovarli nelle scienze che mette in discussione ma deve per forza attingerli ad una dimensione trascendente
Che la prospettiva ulteriore o il criterio guida, l'epistemologia li debba trovare necessariamente nel trascendente, non mi convince troppo: l'epistemologia è tale proprio in quanto prospettiva ulteriore e criterio guida delle scienze, l'epistemologia è gia meta-scienza. Scrivi infatti:
Citazione di: davintro il 19 Gennaio 2017, 17:22:19 PMl'epistemologo non ha bisogno di essere scienziato, ma filosofo, e la riflessione sulla fisica dovrà porsi in atto a partire da un punto di vista che per essere valido non può coincidere con la fisica ma la deve trascendere, cioè un punto di vista metafisico.
Non direi "metafisico", piuttosto epistemologico (altrimenti l'epistemologia cos'è? Appunto: "la riflessione sulla fisica dovrà porsi in atto a partire da un punto di vista che per essere valido non può coincidere con la fisica"(cit.) ma con quello dell'epistemologia  ;) ).

Citazione di: davintro il 19 Gennaio 2017, 17:22:19 PMLa metafisica resta così la necessaria base fondativa della possibilità dell'epistemologia, della filosofia della scienza
Se impostiamo il discorso in modo deduttivo, partendo dall'alto, se invece proviamo a partire dal basso, la filosofia della scienza si basa sulla scienza, filosofeggia dalla scienza, non sulla scienza.

Citazione di: davintro il 19 Gennaio 2017, 17:22:19 PMLa fisica non può essere la base dell'ontologia
Parlavo infatti di ascolto reciproco, non di una che fonda l'altra  ;)

Citazione di: davintro il 19 Gennaio 2017, 17:22:19 PMl'ontologia resta pieno appannaggio della filosofia. Mi parrebbe eccessivo sostenere che senza il vincolo della fisica l'ontologia sarebbe rimasta a Parmenide. A parte il fatto che andrebbe ancora dimostrato che Parmenide abbia avuto tutti i torti, dopo di lui l'ontologia ne ha fatta di strada, c'è stato Platone, Aristotele, la scolastica medievale, Cartesio, Spinoza, l'idealismo hegeliano, Rosmini, la fenomenologia husserliana, Heidegger, tutti orientamenti che nelle loro differenze hanno provato a impostare il discorso sull'Essere senza che siano identificabili con la fisica, quantomeno come la si intende comunemente in senso stretto
Quell'excursus non evidenzia proprio la crescente tendenza ad "aprire" il discorso dell'Essere verso altri domini della conoscenza non metafisici (Cartesio, Hegel, Husserl)?
Si ritorna al bivio a cui accennavo: o si fa storia della filosofia (le vicissitudini dell'Essere nel passato) magari flirtando con l'estetica più o meno laica (v. Severino), oppure bisogna guardare all'epistemologia per scrutare nuovi orizzonti (con il rischio di rimpiangere quelli vecchi...).
#2124
@ Jean
Scusa, a volte per essere sintetico risulto criptico (che è un difetto, non un pregio!).

Citazione di: Jean il 18 Gennaio 2017, 22:23:51 PM-l'io "arriva" all'esistenza tramite l'accumulo  di "strutture" apprese dal contesto culturale> chi è il soggetto che apprende?
Il soggetto si forma (azione riflessiva) apprendendo dall'ambiente (che comprende anche gli altri soggetti), sin dall'infanzia, e continua anche in seguito (finché c'è interazione con l'ambiente circostante).

Citazione di: Jean il 18 Gennaio 2017, 22:23:51 PM-se viene decostruito... > chi potrebbe decostruire l'io, la persona (?) altri o specifiche circostanze?
Può essere una auto-manutenzione, un lavorio su se stessi (come quando si cerca di "migliorare" nei propri difetti), oppure, certamente, può essere un evento esterno, magari accidentale (magari un incontro), a provocare un cambiamento significativo che "decostruisce" un po' di quello che era stato accumulato...

Citazione di: Jean il 18 Gennaio 2017, 22:23:51 PM-raggiungere uno stato neutro karmicamente > è una tua ipotesi o proviene da qualche spiegazione/tradizione ecc.? Che significa?
Con "neutralità karmica" alludevo al non accumulo di karma negativo (parafrasando il buddhismo) o, meglio ancora, accumulo di karma positivo per ribilanciare il negativo precedente (quindi raggiungere il punto zero, se prima si era "in passivo"... e il punto zero, senza più meriti né demeriti, forse può essere inteso anche come "illuminazione").

Citazione di: Jean il 18 Gennaio 2017, 22:23:51 PM-In quest'ottica ci sono dunque due piani, nessuno dei quali è ingannevole, ma sono entrambi "reali", solo che uno è "artificiale", l'altro è "distillato" > Quale ottica, piani... reali, artificiali e distillati..?
Secondo l'ottica (mia?) in cui l'io esiste, non è illusione ma (auto)costruzione, eppure è anche possibile decostruirlo fino a renderlo "insostanziale" (stando a quanto prospetta il buddhismo), ci sono due "piani", due livelli di esistenza, entrambi reali (ovvero non "falsi"): quello della artificiale accumulazione di karma su un io strutturato (ma non illusorio) e quello dell'identità "distillata", destrutturata, che non si riconosce più come identità distinta e separata del resto ("illuminata" per dirla in gergo buddhico).
#2125
Citazione di: Apeiron il 18 Gennaio 2017, 19:31:49 PM
Concordo con te che l'io e la distinzione Bene/Male non si possono abbandonare.
Secondo me la distinzione Bene/Male (soprattutto con le maiuscole) si può abbandonare (proprio abbracciando il causalismo e l'interdipendenza), l'io invece è forse più difficile da scalzare, ma non lo inquadrerei come illusorio (come fa il buddhismo), quanto piuttosto come "costruito": non è originario, ma è arrivato all'esistenza tramite l'accumulo di "strutture" apprese dal contesto culturale; se viene decostruito allora può raggiungere uno stato neutro (karmicamente). In quest'ottica ci sono dunque due piani, nessuno dei quali è ingannevole, ma sono entrambi "reali", solo che uno è "artificiale", l'altro è "distillato".
#2126
@Sariputra @Apeiron

Se si sostiene (spero di non aver frainteso) che il Bene agisce tramite il viandante del sentiero del Dharma (lunga parafrasi per non dire "l'ex-io illuminato") e che in fondo l'identità personale è un'illusione, cosa rende tale il Bene (e il Male)? In una prospettiva di causazione, interdipendenza ed assenza di Io, che senso hanno "bene" e "male"? Non c'è semplicemente un meccanicismo causa/effetto senza una connotazione etica (che presupporrebbe invece un io fortemente individualizzato)? 
Che c'è di male nell'indugiare nel samsara (il dolore? "soffro ergo sum" come diceva il masochista, quindi se soffro so per certo che esisto come io individuale...) e cosa c'è di bene nel raggiungere il nirvana (in cui dissolvo l'auto-identificazione del mio-io, ma dovrò pur sempre lavarmi i denti per non farli cariare... o no?)?
#2127
Citazione di: davintro il 18 Gennaio 2017, 00:49:20 AM
metafisica, il cui obiettivo, a mio avviso, resta quello di elaborare, con una propria metodologia specifica, di tipo prevalentemente deduttivo e non induttivo, una visione ordinata delle essenze, dei principi, delle leggi della realtà sovratemporali, immutabili, necessari, eterni, ed anche nel caso di una negazione dell'esistenza di tali entità sovratemporali, tale negazione dovrà comunque essere il portato di una visione a sua volta mirante a illuminare il livello sovratemporale del reale, una visione eidetica, in quanto per negare qualcosa chi nega deve pur sempre riferire il suo discorso allo stesso punto di vista entro il quale ciò che viene negato avrebbe dovuto presentarsi secondo chi lo affermava.
La deduzione trascendentale, le essenze, le leggi eterne, il sovratemporale sono pilastri del pensiero classico che non sono stati sostituiti (da un'altra metafisica), ma sono stati decostruiti, smontati e messi in mostra nei musei della storia del sapere (non credo sia solo una mia opinione...). Oggi le deduzioni metafisiche e le essenze non sono più fruibili né "credibili" (chi specula ancora pensando davvero per essenze?), il sovratemporale non è più oggetto di elucubrazione (o sbaglio?); l'epistemologia ha relegato la metafisica sugli scaffali delle biblioteche da almeno un secolo (solo i pensatori ormai affermati possono permettersi, per status acquisito in altri tempi, di giocare a fare ancora i metafisici; le nuove generazioni di ricercatori, quelle che saranno il futuro della filosofia, e magari la storia mi smentirà, non si spremono più le meningi sul "perché l'essere piuttosto che il nulla?").


Citazione di: davintro il 18 Gennaio 2017, 00:49:20 AMGli oggetti a cui si rivolge il sapere filosofico non sono gli stessi a cui si rivolgono le altre scienze, e pretendere che la filosofia abbandoni il suo terreno per farsi imporre dalle scienze naturali i loro ambiti (mentre non mi risulta che nessuno chieda al fisico o al chimico di occuparsi di anima, Dio, soggetto trascendentale, e giustamente) non è dialogo ma sottomissione, la filosofia dovrebbe snaturarsi per adeguarsi alle scienze naturali, come nel medioevo si cercava di sottometterla alla teologia ed alla dottrina della chiesa.
Il dialogo è stato sempre importante in filosofia e, oggi più che mai, lo è anche per la filosofia, per la sua stessa sussistenza. In questo millennio, una filosofia che parla da sola può essere solo, correggimi se sbaglio, storia-della-filosofia (la filosofia che si guarda allo specchio e si fa bella) o letteratura colta (la filosofia come racconto di una prospettiva ermeneutica in una narrazione estetizzata).
In fondo, su quali argomenti la filosofia può ancora esprimersi da sola senza peccare di presunzione? Se vuole parlare dell'uomo, deve prestare di certo ascolto alle scienze cognitive, alla biologia, alla psicologia, etc. Se vuole parlare del mondo, non può che ascoltare quanto hanno da dire la fisica e le altre "scienze della natura". Se vuole parlare di etica, deve sedersi allo stesso tavolo di antropologia, sociologia, religioni, etc. Se vuole parlare di ontologia, deve prima ascoltare quanto hanno da dire le suddette scienze fisiche (altrimenti si resta a Parmenide e si ripetono le stesse congetture). Se vuole parlare di metafisica, l'unica che ancora gli presta orecchio è forse solo la teologia, perchè la psicologia, mentre l'ascolta, le chiede anche di sdraiarsi sul lettino... ;D

Bene inteso, questa capacità di interfacciarsi con altre discipline è, per me, il vero "siero dell'immortalità" della filosofia, che la distingue da altri rami del sapere auto-referenti. Ciò che caratterizza la filosofia, sempre secondo me, è più una certa attitudine alla "riflessione collaterale" piuttosto che l'oggetto a cui tale riflessione viene rivolta.
#2128
Tematiche Spirituali / Re:Idoli e superstizioni.
17 Gennaio 2017, 17:09:07 PM
Citazione di: Freedom il 17 Gennaio 2017, 16:31:52 PM
Citazione di: Phil il 17 Gennaio 2017, 16:05:46 PM
Temo che l'onere della prova appartenga solo alle affermazioni positive, altrimenti dovrei dimostrare che non esiste tutto ciò che non esiste, e questo sarebbe un lavoro infinito  ;D
E' infinito tutto ciò che non esiste ma lo è anche tutto ciò che esiste. Posto che non conosciamo se l'Universo è finito o infinito.
Ma solo rimanendo al buon senso trovo che sia del tutto ragionevole riconoscere che non siamo sicuri che Dio non esiste.
Il discorso non è così speculare: affermare che esiste un qualcosa in un determinato spazio e in un determinato tempo, non è come dimostrare la non-esistenza di infiniti enti (nello stesso spazio-tempo determinato). 
Tutti gli enti possibili non esistono, fino a prova contraria, oppure esistono già tutti, fino a prova contraria? Per questo l'esistenza positiva ha l'onere della prova, ma il suo negativo no.

Se poi ti dico che esiste il mio coinquilino, ma la sua caratteristica principale è di essere invisibile, impalpabile, introvabile, etc. sta a me dimostrare che esiste o a te dimostrare che non esiste? Se sta a me, me la cavo dicendo che una volta mi ha parlato o che mi ha lasciato un post-it sul frigo; se invece sta a te... buona fortuna! :)

P.s. Il rapporto con la divinità è strettamente personale, non è questione di logica o dimostrazione (dire "x esiste ma è indimostrabile" vuol dire poter rendere esistente qualunque cosa), per cui è ragionevole tanto il credere quanto il non credere...
#2129
Tematiche Spirituali / Re:Idoli e superstizioni.
17 Gennaio 2017, 16:05:46 PM
Citazione di: Duc in altum! il 16 Gennaio 2017, 23:29:28 PM
Purtroppo se potesse esistere qualcuno libero da questo dogma del Padre/Padrone da servire [...] allora sì che si potrebbe prendere come seria la considerazione dell'alternativa che davvero si può esistere anche come un senza-dio, senza sotterfugi o velleità.
Concordo, è una questione di pre-giudizi di partenza: se il mio assioma è che tutti hanno necessariamente un Padre o un Padrone, è logico che chi dice di non averne sarà per me qualcuno che ricorre a sotterfugi e velleità... se invece parto da un assioma differente, la spiegazione logica sara anch'essa differente (e magari mi si aprirà una terza via  ;) ).

Ci sono assiomi migliori di altri? Non si può dire, perché per giudicare gli assiomi occorre usare altri assiomi (il senso del mio discorso è infatti soltanto che è possibile essere atei, per quel poco che può significare una "posizione negativa", come già sottolineato da InVerno, come l'essere non-ballerini, non-tifosi o non-astemi...).

Citazione di: Freedom il 17 Gennaio 2017, 15:32:44 PM
Citazione di: bluemax il 17 Gennaio 2017, 09:24:25 AM
A casa mia l'onere della prova che qualcosa "è" stà a chi fa una affermazione e non il contrario. Alrimenti anche BABBO NATALE puo' essere considerato DIVINO.
Naturalmente è vero anche se l'affermazione è "negativa". Se dunque affermo che Dio non è devo essere in grado di dimostrarlo. Altrimenti siamo nel campo delle ipotesi.
Temo che l'onere della prova appartenga solo alle affermazioni positive, altrimenti dovrei dimostrare che non esiste tutto ciò che non esiste, e questo sarebbe un lavoro infinito  ;D
#2130
Tematiche Spirituali / Re:Idoli e superstizioni.
16 Gennaio 2017, 22:44:34 PM
Se l'assioma di partenza è che ognuno deve avere necessariamente o un Padre o un Padrone, e viene quindi esclusa a priori la terza via del "libero professionista" ( ;D ) che non ha Padre, ma solo un padre (biologico), allora è impossibile capire cosa significhi essere atei... ma, in fondo, non è poi necessario capirlo, se non lo si è  ;)