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Messaggi - bobmax

#2116
Citazione di: niko il 16 Agosto 2020, 14:42:30 PM
Secondo perché non si riflette abbastanza sul fatto che anche una concezione puramente effettuale degli enti è un abisso, se in quanto esistenti siamo effetto e fenomeno di quello che avviene nell'inesistente il mondo non ha potenza e non ha valore, è un sogno in cui tutto è già deciso da altri, o, che è lo stesso, da parti di noi che ci saranno "altre", cioè inaccessibili, per sempre, quindi comunque tutto deciso da altri... essere puramente nell'effetto vuol dire non essere nulla, non avere vero potere ne vera proprietà su nulla, e il nulla in cui risiedono le nostre "cause" è l'unica cosa/dimensione che ha valore, insomma il mondo alla rovescia della metafisica contro cui giustamente ribellarsi...

Perché ad assumerlo per vero e a prenderlo sul serio, il "mondo" della metafisica, né consegue che il nulla da cui derivano le cause dell'essere è l'essere (il vero essere), e noi, appunto perché siamo nell'essere nel senso comune del termine, cioè nell'effetto di queste cause misteriose e di fatto indimostrabili, siamo il nulla...

Qui cogli il cuore della questione!

Occorre tuttavia, ne sono convinto, fare ancora un altro passo.

Perché l'abisso, il tutto è già deciso da altri, il non avere vero potere... sono tutte considerazioni che si reggono in definitiva su che cosa?
Non si reggono forse su un presupposto dato per scontato?
E questo presupposto, questa "verità", non è forse l'io?

Senza io non vi è più chi dovrebbe ribellarsi. E neppure più alcun motivo per ribellarsi...

Ma l'io non lo posso annullare. E se mai ciò accadesse non sarebbe comunque per una mia libera scelta...

Sarebbe però una scelta di chi?

Se come "io" sono un'illusione, il riconoscerlo non mi fa ritrovare all'origine del Tutto?

Ciò che credevo di essere, non era in realtà che il figlio unigenito che finalmente torna a casa?


#2117
L'Essere non coincide con l'esistere. Perché l'Essere è ciò che fa sì che l'esistenza sia.
Mentre l'esistenza rimanda inevitabilmente al proprio fondamento: L'Essere.

Perciò, l'Essere non è l'insieme di ciò che esiste. Ne è l'origine!

In quanto origine, in quanto fondamento dell'esistenza, l'Essere non può ridursi ad esistente.
L'Essere non esiste.

In quanto non esistente, per darne un'idea si può solo considerarlo Nulla. Non certo per definirlo! Ma per confermare l'impossibilità di una definizione.

Nulla significa non esistente.
Non significa nient'altro che questo.
Ipotizzare l'esistenza del Nulla è una contraddizione in termini.
Non può esservi "qualcosa" che sia nulla!

Affermare che Essere = Nulla vuol dire semplicemente constatare la non esistenza dell'Essere.

-------

La scienza si occupa di tutto quello che c'è.
Se intendiamo con "fisica" la scienza, oltre la fisica non c'è nulla.
E infatti l'unica autentica metafisica è metafisica del Nulla.
Ogni altra pretesa metafisica non può che essere una fantasia.

Ma la metafisica del Nulla non è vuota come potrebbe sembrare ad uno sguardo superficiale.
La metafisica del Nulla è un'apertura al mondo spirituale.

#2118
Il concetto di insieme non è originario, ma il risultato di un processo.

Questo processo inizia con la divisione del mondo, in parti determinate, operata dal pensiero razionale.

Il pensiero distingue. Il cielo si separa dalla terra. I monti dalle valli. Nascono i "qualcosa".
Che se ne stanno distinti uno dall'altro.

Quando un qualcosa pare assomigliare ad un altro qualcosa... ecco che nasce il due! La somiglianza ha creato il numero.
Dal due deriva poi l'uno. Che ha senso solo in quanto esiste il due. Uno dei due, o tre, o...

L'insieme esprime perciò il risultato di un processo che dopo aver operato la distinzione, ne raggruppa parti simili.
La similitudine si basa su proprietà che caratterizzano una cosa oppure no. Individua perciò una categoria.

Con "tutto" noi indichiamo ogni qualcosa appartenga ad una categoria.

E fin qui va bene...

Tuttavia, occorre rendersi conto che è la categoria che rende possibile l'insieme! È la categoria che lo rende "cosa".

Se non teniamo ben presente questa condizione, finiamo con l'estendere il concetto di insieme laddove non è più sostenuto da alcuna categoria.
Finiamo cioè con intendere pure il Tutto come un qualcosa!

Ma questo è solo il risultato di un corto circuito del pensiero razionale che non si avvede dei propri stessi limiti.

Il Tutto non è affatto qualcosa!
Non è affatto un insieme.
Per la semplice ragione che non vi è altro.

Seppur paradossalmente (per il pensiero razionale) il Tutto, non essendo qualcosa non c'è, equivale al Nulla.

Difatti, è un grave malinteso confondere l'esserci con l'Essere.
Ci sono i qualcosa.
L'Essere non c'è, in quanto è!

Nell'esserci, Essere = Nulla.
#2119
Citazione di: Brugmansia il 08 Agosto 2020, 14:48:40 PM
Ma è stata proprio la verità che ho sperimentato fino a questo momento la causa del mio isolamento.
La ricerca puoi farla solo in solitudine, senza tutto quel chiacchiericcio, quel rumore di sottofondo che ti disturba e ti distrae...
L'unica verità a cui sono giunta è che si nasce e si muore soli. In mezzo, poche presenze e troppe comparse.
Scusate, spero di non portare negatività.

Ciò che vivi è nichilismo.

Il nichilismo è inevitabile per il pensiero razionale. Ne è l'altra faccia della medaglia.
Consiste nel convincimento che in definitiva nulla ha valore. A questo giunge inevitabilmente il pensiero razionale che osserva critico il mondo.
Nessuno perciò può dirsene immune.

Tuttavia di fronte all'onnipresente nichilismo si può:

o cercare di ignorarlo abbandonandosi all'ogni lasciata è persa,

o afferrare un rimedio all'angoscia come può offrirlo una religione,

oppure... affrontarlo!

E affrontandolo si coglie l'occasione per andare oltre lo stesso pensiero razionale.

Occorre però iniziare a cercare la Verità costi quello che costi.
E questa ricerca può rivelarsi ben più terribile del negativo che ora constati.
Perché devi mettere tutto in discussione.

Chi sei tu, veramente?

Davvero hai una tua libera volontà che ti permette di fare una scelta piuttosto che un'altra?
Oppure non hai alcuna libertà di scelta?

E se infine non puoi che ammettere di non avere alcuna libertà, chi sei tu?
#2120
Citazione di: Brugmansia il 07 Agosto 2020, 19:15:51 PM
Nel mio piccolo, forse posso provare a non desiderare delle risposte... tanto non le troverei comunque.

La risposta puoi darla solo tu. E in fin dei conti dare questa risposta è l'unica cosa che ti è richiesta in questa vita.

Perché consiste nell'aut-aut radicale: essere o non essere.

L'essere non è mero esistere. Non consiste nell'eterna lotta con il divenire. Non ha niente a che vedere con l'esserci.
L'essere è lo stesso Bene.

E solo tu, in perfetta solitudine, puoi affermare che, nonostante tutto, il Bene assoluto è!

Il Bene dipende da te, solo da te.

Se ti ritrai, scegli il non essere. Rimani con le tue certezze, e ne hai tante, su cosa sia la realtà.
Ma queste certezze non sono Verità.

La Verità è in te stessa.
Aspetta solo te.
#2121
Giopap, probabilmente non ne sei consapevole, ma nella sostanza tutti questi tuoi discorsi non fanno che rinnegare ciò che dichiari di difendere.

Perché l'antirazzismo si fonda sul rispetto dell'uomo. Rispetto obbligatorio, a prescindere da qualsiasi possibile pregiudizio.
E il pregiudizio può riguardare il colore della pelle, ma pure qualsiasi altro possibile discrimine, come l'appartenenza politica, la nazionalità, ecc...

Se, come in ciò che scrivi, non c'è rispetto, se si vive di pregiudizi, sventolare ad oltranza la bandiera dell'antirazzismo non è credibile.
#2122
Nicola12, grazie per le domande pertinenti.
Questo è l'unico modo per inoltrarci alla ricerca della Verità.

Ricerca, mai possesso. Perciò le mie risposte, anche se possono mostrare di voler essere definitive, in realtà sono solo il frutto di uno slancio. Che spero rivolto verso la Verità, ma senza certezze.

Venendo a noi, secondo me il cuore della questione è racchiuso nell'invocazione:
"Conosci te stesso"

O nella domanda:
"Chi sono io?"

In qualsiasi direzione decidiamo di inoltrarci alla ricerca della Verità, qui sempre infine arriviamo.

Come succede pure adesso, affrontando il libero arbitrio. La sua messa in discussione finisce inevitabilmente per riguardaci nel profondo. Di modo che non è più tanto la libertà del volere, di per se stessa, l'oggetto dell'analisi, ma noi stessi!
Chi siamo noi, veramente?

Se non sono libero di volere, in realtà... non esisto. Almeno, non esisto in quanto "io". Esiste questo mio corpo, esistono questi miei pensieri, ma che non sono propriamente "miei". Perché il loro divenire non dipende in definitiva da me.
Non sono libero di volere, ma voglio ciò che devo volere.

Quindi non è tanto che questo "io" non è responsabile... quanto che questo "io" è proprio un'illusione!

Ora, però, esiste il male...

E il male è ciò che non dovrebbe esserci. Assolutamente!

Di modo che mi ritrovo schiacciato da un lato dal mio stesso annichilimento, e dall'altro dall'inaccettabilità del male!

Posso allora fuggire, come da un brutto sogno e dimenticare tutto, convincendomi nuovamente di essere libero di volere. E che il male altro non è che un dato di fatto, così è la vita.
Anzi, magari il bene e il male neppure esistono davvero... sono soltanto frutto di una mia sensazione.
Nel mondo non vi è né bene, né male.

Se invece resisto. Di fronte allo sguardo della Medusa che mi interroga...

Allora, forse, la compassione può impadronirsi di me. O meglio, posso essere compassione.

Questa stessa compassione non è forse amore dell'Uno per se stesso?
#2123
La questione dell'inesistenza del libero arbitrio, non è semplicemente una necessaria conclusione a cui il pensiero razionale deve prima o poi giungere, ha anche e soprattutto un'implicazione esistenziale.
Di più... è in gioco l'Etica!

Il fatto che non vi sia alcun responsabile, ci scaraventa nell'orrore del vuoto di senso della vita.
Perché il male c'è!

Eppure, seppur paradossalmente, è proprio attraverso questo orrore che si apre una possibile strada.

Perché è come se il Bene dipendesse esclusivamente da noi stessi... Siamo noi e solo noi a poter fare in modo che il Bene sia!
Se il male c'é ancora è quindi una nostra responsabilità.

Può coglierci allora la compassione. Per il mondo sofferente, a causa del male.
Un male di cui nessuno è colpevole, se non per ciò che noi stessi siamo, all'origine.

E allora, forse, l'io si dissolve.
#2124
La giurisprudenza considera l'individuo dotato di libero arbitrio.
Perché questo è ciò che si crede "vero".
L'esistenza della libera volontà è data per scontata.

Tuttavia, si sta diffondendo ormai il dubbio che vi siano pesanti condizionamenti, tali da impedire un'effettiva libertà del volere.
Per cui l'individuo è responsabile, perché considerato comunque dotato di libero arbitrio, ma questa motivazione incomincia a essere messa in dubbio.

Poiché quando siamo nel dubbio, procediamo comunque come prima, perché non si sa mai... anche la giurisprudenza continua a considerare l'individuo responsabile.
D'altronde, come dicevo, la condanna non è più tanto una "punizione", ma ha altri fini.

Il libero arbitrio in realtà è un'illusione.
Perché senz'altro si vuole. Ma questa volontà è determinata, in toto, da ciò che non si è.
#2125
Gli altri non potevano che fare ciò che hanno fatto.

Ma non io.

E questo vale anche per te. Gli altri sono incolpevoli, ma non te stesso.

Questo va tenuto ben fermo.

Finché c'è un io, vi è la colpa.
#2126
La giurisprudenza non viene da un altro mondo, ma è espressione di questo.
Infatti evolve con esso.

E in questa nostra evoluzione si è incominciato a intravedere che forse una reale libertà di volere proprio non c'è...
Ci siamo resi conto che vi sono condizionamenti anche pesanti.

Così la responsabilità individuale è tuttora rimasta, ma la vendetta, un tempo considerata in certi casi sacrosanta, è ora vista con sospetto.
La punizione viene ora comminata soprattutto per scoraggiare il ripetersi di un delitto o per rieducare, piuttosto che per seguire la legge del taglione. Almeno questo è considerato ora il motivo principale.
Mentre prima era lo Stato a incaricarsi della vendetta.

Che il libero arbitrio sia un'illusione è una constatazione che si sta facendo strada, seppur faticosamente.
#2127
Potrebbe anche sorgere autonomamente in lui l'idea di verificare se quel 10 è davvero giusto. E scoprire che non lo è, mettendosi allora a studiare.

Ma cosa significa "autonomamente"?

Perché quell'idea nascerà magari per una determinata sinapsi, sviluppatasi in quel modo a causa, che so, di quel boccone di spinaci che lui si era trovato nel piatto anni prima. Spinaci allora abbondanti perché aveva molto piovuto.

Dov'è perciò la sua responsabilità, di avere o non avere l'idea di verificare la correttezza di quel 10?

E lo stesso vale per te che te lo domandi, e per me che ti rispondo.

Non vi è nessuna responsabilità, perché non c'è nessuno.

Epperò c'è il male...
#2128
Solo l'ingenuo può ritenere che il male sia una prerogativa degli altri ma non di se stesso.
Un'ingenuità, che se non dovuta alla giovane età diventa essa stessa una colpa.

Come ben dice Iano, nessuno può chiamarsi fuori dal male.
Perché il male è in me. E io stesso sono il male!

Al punto, che ineliminabile è il sospetto che forse, se non fosse per me, il male non ci sarebbe proprio...

Comunque sia, la constatazione di essere organici al male dovrebbe indurci ad una qual circospezione.
Perché un conto è condannare il male, un altro disprezzare questo e quello giudicandolo sommariamente.

Questa discussione, dove  le proteste per un'ingiustizia sono criticabili, perché non avvenute in altre occasioni... provocano un violento senso di disagio.
#2129
Tematiche Filosofiche / Re:L'ira
11 Giugno 2020, 07:46:34 AM
Mi sembra, Freedom, che tu non voglia proprio andare all'inferno.
L'ira è senz'altro una strada veloce per finirci, ma ve ne sono tante altre. Magari più tortuose, ma la loro meta è sempre quella: l'inferno.

Dante ha fatto una panoramica, non certo esaustiva, delle diverse modalità con cui si è dannati in eterno.
E dubito alquanto che sia davvero possibile evitarlo...

Non so fino a che punto si voglia affrontare la questione.
Mi limito perciò ad una considerazione.

Pur essendoci senz'altro studenti dalle doti eccezionali, il più delle volte nella scuola italiana dei risultati eccellenti sono il sintomo di qualcosa che non va.
Spesso, infatti, questi risultati sono dipesi da uno sforzo eccessivo, fatto a scapito di una armonica crescita.
La scuola è per lo più focalizzata sull'erudizione, piuttosto che su un'effettiva maturità.

Magari questo non sarà il tuo caso. Ma è comunque un campanello d'allarme.
#2130
L'equivoco è già in quel "progetto divino".
Perché condiziona tutte le successive considerazioni.

Occorre invece evitare ogni arbitraria premessa.
Che seppur con le migliori intenzioni pretende inevitabilmente di limitare, condizionare, ciò che è invece incondizionato, assoluto.

Quindi occorre non una premessa, ma una domanda, che non può che essere rivolta a noi stessi.
A chi altro potremmo mai rivolgerla?

E la domanda non può che essere: "Il Bene è?"

Una domanda assurda, per come va il mondo.
Ma necessaria.
A cui non si può rispondere con un "ni".

E se da noi stessi scaturisce l'esigenza insopprimibile che sì, nonostante tutto il Bene è!, la stessa realtà vi si deve adeguare.

Realtà che è Uno.
E che attraverso l'amore si manifesta molteplice. Quindi due, ma sempre Uno.

Il bimbo piccolo che muore suscita inconsolabile compassione. Ma in quella stessa compassione è l'amore dell'Uno per se stesso.

Che è Dio, e tu ne sei il figlio unigenito.