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Messaggi - paul11

#2116
Citazione di: Jothin Cook il 15 Maggio 2016, 06:06:56 AM
Citazione di: Jothin Cook il 15 Maggio 2016, 05:16:23 AM
Citazione di: paul11 il 02 Maggio 2016, 18:26:04 PMPersonalmente ritengo che storicamente l'orientale è legato più a come il pensiero ha pensato il reale, noi occidentali ci siamo invece approcciati alla realtà fisica mettendo in dubbio i nostri pensieri: per noi il focus è la realtà fisica poiché è descrivibile e logicamente falsa o vera e scientificamente dimostrabile nelle sue reiterazioni fenomeniche. Quindi per noi il razionale e vero equivale al mondo là fuori, per l'orientale il vero equivale al suo pensiero ed è falsa la realtà. E di nuovo ritorna la filosofia del reale metafisico greco contro il reale sperimentale della scienza moderna , il mondo del deduttivo contro l'induttivo.
Già... ma Eraclito, il cui pensiero sicuramente era scevro da concezioni metafisiche, - visto che la μετά τα Φυσικά deriva dal nome di una trattazione aristotelica che veniva catalogata in testi collocati, appunto, dopo la Fisica, - poiché di molto precedente a queste, diceva, riferendosi alla sua riflessione e studio della Natura: "Ho indagato me stesso!". E questa semplice affermazione, la dice lunga su "cosa" fondamentalmente si voglia significare quando si parla di realtà: la parabola temporale che va dagli empiristi, attraverso Berkeley, Locke, col suo saggio sull'intelletto umano, fino a Kant e poi gli idealisti e infine Schopenhauer e Nietzsche, non sono altro che un immenso corollario o commento a quell'aforisma eracliteo... Nietzsche chiude questa parabola, negando qualsiasi organicità, e quindi ordinamento, oggettiva al reale, riducendolo a puro caos cui l'uomo imprime un significato, un ordine razionale e, quindi, una valutazione che scaturisce dalla sua volontà di potenza intesa come conoscenza, che attribuisce significato alle cose soltanto per poter vivere, annullando in un sol colpo mortale tutte le illusioni e le "favole" del passato, tramite le quali ci si era baloccati nella speranza in verità assolute che deprivavano la sua coscienza della consapevolezza della loro natura eminentemente antropocentrica. Questa concezione, squisitamente protagorea, viene pervicacemente rimossa, dal pensiero che segue, il quale fugge dal riconoscimento della "rivelazione" nietzschiana, per tornare, proprio con Heidegger, anche se in maniera davvero magistrale, a quel senso nascosto dell'essere che invece rimane tutta opera dell'uomo e del suo tentativo di attribuire un significato, anziché, come si vorrebbe credere, di ritrovarlo nelle cose stesse. Sicché, ancora riecheggia nella nostra civiltà straziata dalla "morte di dio", il detto di Eraclito: "Ho indagato me stesso"!

Per quanto mi riguarda è fuori di dubbio che tutto abbia origine da un' indagine di se stesso, perchè è il punto originario conoscitivo  e anche qualora si cerchino verità esterne ad esso ,daccapo tutta la conoscenza viene ricondotta ad una sintesi su se stessi
#2117
Non so il grado di risposta che vuoi ottenere, comunque quì sotto vi è uno stralcio di Summa Teologica.

L'agnosticismo nega la possibilità o la capacità di conoscere qualche verità: ignoramus,
ignorabimus (non sappiamo, non sapremo) è il suo motto. La parola Agnosticismo fu usata per la prima
volta dall'inglese Huxley

S. Tommaso dice che ciò che conosciamo per scienza non lo possiamo avere sotto lo stesso
aspetto, come oggetto di fede. Per conseguenza quando diciamo «Credo in Dio» più che esprimere un
articolo di fede, secondo i Tomisti, esprimeremmo un presupposto della fede.
Però quando pur presupponendo che Dio ha parlato, noi diciamo «Io credo in Dio» possiamo
compiere questo atto di adesione a Dio sotto un altro aspetto. La ragione mi ha detto che Dio esiste, ma
la sua parola me ne dà conferma e allora, anche riguardo, semplicemente alla sua esistenza, lo vengo a
conoscere anche come Autore dell'ordine soprannaturale, ciò che la semplice ragione non mi dice.
L'adesione diventa fermissima, più che sulla semplice conoscenza scientifica e anche questo è un aspetto
differente.
Né si dica che c'è un circolo vizioso. Avuta coi segni certissimi della Apologetica la certezza della
esistenza di Dio e che Dio ha parlato, emettiamo l'atto di fede, basandoci, come abbiamo studiato, sulla
sua autorità. La sua parola aggiunge una luce nuova che fa brillare più ancora al nostro intelletto la sua
esistenza, e ci fa aggiungere una adesione con cui ci appoggiamo sicuramente sulla sua autorità.
Perciò, quanto ha detto S. Tommaso resta vero: sotto un aspetto abbiamo la certezza con la
nostra ragione che Dio c'è ed ha parlato: e qui siamo ancora nei preamboli della fede: e sotto un altro
aspetto invece il credere in Dio diventa un vero e proprio atto di fede, come ci richiede la Chiesa nei suoi
Simboli: «La fede cattolica è questa: che adoriamo un solo Dio» (Simbolo Atanasiano). «Credo in un solo
Dio» (Simbolo Niceno-Costantinopolitano) «Io credo in Dio» (Simbolo Apostolico). Questo, come ogni atto
di fede, è soprannaturale: 1) - perché emesso dall'intelletto sotto l'influsso della volontà aiutata dalla
grazia; 2) - perché l'oggetto materiale è Dio; 3) - l'oggetto formale l'autorità di Dio che rivela; 4) - perché
il fine è la vita eterna, cioè la visione intuitiva di Dio; 5) - perché quando la fede è formata l'anima che la
emette è elevata nello stato di grazia
#2118
Citazione di: HollyFabius il 15 Maggio 2016, 00:19:31 AMPerché ho aperto questo 3D e perché l'ho fatto con la citazione della AI e con l'esempio della somma di parti? Una delle mie letture giovanili trattava proprio questo argomento, la coscienza; il testo era "Godel, Escher, Bach (GEB) un'eterna ghirlanda brillante" di D. Hofstadter. Questo testo, di solo apparente semplice lettura, affrontava il tema della coscienza da un punto di vista e con uno stile piuttosto interessante; nella ristampa di venti anni dopo in una introduzione aggiunta Hofstadter chiarì che il testo "rappresentava il tentativo di mostrare come entità animate potessero derivare da materia inanimata." In realtà non ricordo precisamente il testo in tutti i suoi dettagli (credo che dovrò rileggerlo) ma ricordo piuttosto vagamente che il testo affrontava il tema dell'autoreferenza logica, ipotizzando che proprio dall'autoreferenzialità possa emergere la coscienza. L'intuizione base di questa sua convinzione era legata al 'processo del saltar fuori' dall'autoreferenzialità. In fondo, spostandoci su un piano matematico astratto, questo è un concetto abbastanza noto ed espresso prima (mi pare) da Cantor e descritto formalmente da Godel, in termini un po' imprecisi possiamo descriverlo come "usando un linguaggio non è possibile descrivere il linguaggio stesso", pena la contraddizione interna fonte logica di qualunque conclusione. Per analizzare un linguaggio occorre, infatti, usare un meta-linguaggio che usi gli elementi del linguaggio stesso come 'oggetti'. Questo giocare sui livelli di meta-linguaggio è il 'saltar fuori' e per ogni nuovo livello si aggiunge semantica. Il meccanismo astratto del saltar fuori e del indagare logicamente il livello inferiore è visto come se fosse quasi la fonte, 'quasi un atomo' di coscienza. Pensiamo ad infiniti livello di meta-linguaggio con aumento di potenza descrittiva ad ogni livello. Ecco che ritorna e assume una forma più concreta il mio 'la somma è più dell'unione delle singole parti'. Una nota anche sull'approccio e sull'impostazione di questo mio discorso. E' chiaro che se la coscienza viene vista come un principio, un elemento creatore da cui discende la realtà, tutto questo ragionare sulla coscienza appare un contenitore vuoto. Solo se la coscienza viene vista come un elemento della realtà in mezzo ad altri elementi, se viene vista come un oggetto di realtà e non come principio di realtà ha senso cercare di riflettere sulla possibilità di trovare una strada in grado di raggiungere (in un futuro ipotetico) la coscienza 'artificiale'. L'approccio è prettamente scientifico, anche se non necessariamente materialista, e corrisponde al vedere la coscienza come un oggetto misurabile e conseguentemente studiare i modi per inquadrarlo e 'misurarlo'. Contemporaneamente però è anche un approccio prettamente ideologico. E già! Perché occorre essere consapevoli che l'approccio scientifico non è immune dalla ideologia, direi affatto. Con questo 3D però non voglio dichiarare una convinzione positiva o negativa rispetto alla coscienza vista come principio, anzi forse sono propenso a considerare principi di realtà immateriali e ne parlerò in futuro. Vorrei però avere le idee chiare rispetto alle prospettive metalogiche e metafisiche della AI. In fondo trovandomi di fronte ad una macchina che superi il test di Turing vorrei, con ragionevole serenità, semplicemente credere che sia il test concettualmente sbagliato.

Adesso è più chiaro quello che cerchi.
La chiave è la sintassi e la semantica nel linguaggio.
Come dici giustamente uno dei più grandi problemi, anzi IL problema, fu cercare di togliere l'ambiguità al linguaggio naturale, da questa la necessità di un linguaggio formale e simbolico.
Ma questo limita la macchina. Quell'ambiguità linguistica probabilmente potrebbe aver spinto l'uomo a cercare vie diverse per raggiungere la verità, mentre la macchina ha solo una sintassi e semantica non può esplorare oltre quel linguaggio perchè non può autogenerare altri linguaggi.Dovrebbe avere capacità di creazione, intesa come costruzione di forme linguistiche.
Noi utilizziamo moltissime forme di algoritmi e formulazioni euristiche, arrivo a dire  che persino l'irrazionalità oltre l'ambiguità amplificano il limite umano, perchè gli permettono di esplorare metodiche diverse (deduzione, induzione, intuizione, ecc.).
Il secondo aspetto è che non ha psiche e con esso emozioni, se non come un derivato algoritmico creato come ordine prestabilito che potrebbe sorgere in determinati ambiti (es. dò un ordine ad un automa che se viene accarezzato i sensori trasmettono l'input ad un algoritmo che si attiva e fa cambiare,che ne so, l'espressione facciale,ecc).
Ritengo che la coscienza emerga con la psiche e i mammiferi "superiori" sembra abbiano degli abbozzi, c'è già un'espressività del corpo , una movenza, un comportamento che forse lo indica.
#2119
Il post di InVerno mi ha fatto ricordare una cosa fondamentale che non ho scritto: tutto ciò è voluto e concordato in Europa.
Le riforme fiscali ed economiche, le riforme sugli istituiti finanziari sono le compatibilità degli Stati aderenti per arrivare in  futuro (ma chissà quando)  agli Stati Uniti D'Europa.
L'accentramento verso il potere esecutivo ,va verso questa ottica, poichè significa svuotare altri poteri per concentrali in un organismo che a sua volta lo darà all'Europa. Di costituzionale oggi rimangono  le alterazioni, gli squilibri che invece sarebbero dovuti essere sapientemente dosati. Questo "tempo di mezzo" fra ciò che era Stato nazionale e ciò che dovrà essere  Europa di Stati , presumo federati, è stato costruito malissimo, in termini temporali e come contenuti, sconvolgendo quegli equilibri interni di comunque Stati nazionali ancora esistenti. E se tutto questo non portasse ad un unico Stato europeo federato, ma fosse volutamente una gestione per costruire squilibri che servono a fare economie speculative? Non ho visto nessuna data "finale".
#2120
A me non risulta che nella legge dell'uomo le guerre le vincono i "buoni", le vincono i più forti, i più tecnologicamente dotati di armi con alle spalle una potenza economica  costruita sugli affari che non costituiti di elemosine, ma di sfruttamento visibile o invisibile che sia.
L'altruismo non è la regola ,se si intende dare per non avere un ritorno.
La coscienza (e sottolineo che io non sono paul11 perchè nelle premesse hai scritto di non volere trascendenze, per cui sono un empirista, scettico scienziato riduzionista) è un'attività che non osservo, perchè sono solo attività biochimiche che costituiscono scambi di informazione,Tant'è che mi basta somministrare una pillola per alterare le biochimiche e quello che altri definiscono stato di coscienza.
La regola della natura è che gli animali in branco quando si spostano hanno davanti e tutto attorno i maschi dominanti con il capobranco e in mezzo stanno femmine e prole:ma questa è difesa della specie.
La regola della natura è la simbiosii di un alga con un fungo per costituire il lichene,; così come il rhizobium è simbiotico alle radici delle leguminose ,si nutre della linfa della pianta e in cambio è azoto fissatore; coì' come abbiamo ceppi di batteri nel nostro intestino che convivono aiutandoci nella digestione, ecc. ecc.

Ergo, se il razionalismo umano è nella scala dell'evoluzione ciò che emerso, io non vedo emergere DNA caritatevoli .
Iindi, l'altruismo, la carità, la pietà sono solo eccezioni alla regola che invece è spietata perchè vince il più forte che non è il più buono, vince lo spietato, non la pietà, vince chi è privo di scupoli. 
E sempre in tema di rrazionalità :facciamocene una ragione perchè pensare che il mondo vada al contrario di come va o di come andrà, fa solo male alla nostra....coscienza.
Perchè se coscienza e autocoscienza, ammesso che  esistano, fossero solo ragione,  quella ragione  è usata contro-coscienza( e quì finalmente è paul11 che scrive)
#2121
Citazione di: sgiombo il 13 Maggio 2016, 17:55:38 PM
Citazione di: paul11 il 13 Maggio 2016, 16:29:41 PMse per autocoscienza intendi una razionalità collegata a quella convenienza egoistica a socializzare e quindi dentro le leggi di natura, non finirà lo sfruttare il prossimo perchè l'istinto egoistico vince e continuerà a vincere in qualunque scenario futuro . Quello che ferma l'egoista potente è solo la sua di sopravvivenza perchè tutto il resto è sacrificabile , basta che lui continui a vivere e prosperare.
Per parte mia non la penso così. Sono infatti convinto che (anche per ragioni sostanzialmente verificabili e constatabili legate alla selezione naturale) l' uomo (come e molto più di altre specie) non sia affatto determinsiticamente, ineluttabilmente egoista, ma sia caratterizzato da un comportamento notevolissimamente creativo e plasmabile dalle circostanze macro- e micro- sociali (storicamente e geograficamente mutevoli), nel quale le potenzialità "altruistiche" (alla generosità, magnaminità, financo eroismo, ecc.) siano non meno presenti di quelle "egoistiche" (alla grettezza, mescinità, financo delinquenza, ecc.).

Stai cercando il luogo della speranza di un animale razionale che è diventato socievole solo per rispondere al proprio istinto di sopravvivenza, vale a dire conviene essere socievoli per innanzitutto dimorfismo sessuale ,per efficienza(meno energie da spendere per difendersi). Scientificamente è spiegabile la socialità umana senza necessità di una morale. Il sacrificio è solo un'imago culturale, è sempre per la continuità della specie e possibilmente la propria prole.
Una volta conquistato il primato dul mondo dei tre regni (animale, vegetale, minerale), si trattava di utilizzare quell'imago culturale per vincere la concorrenza interna alla specie, cioè i propri simili. Così le gerarchie del branco animale venivano sublimate nelle funzioni delle caste ,per censo, per religioni, infine inventando lo Stato.
Se non riusciamo a capire che la natura animale che è parte dell'uomo ha solo traslato sublimandola la legge di natura dentro le leggi religiose e degli Stati ,siamo ancora ingenui e illusi. Così la forza fisica è diventata forza culturale, economica, politica, ma sempre di rapporti di forza si tratta.Non è il cannone o l'artiglio o la zanna a fare la sostanziale differenza. La legge del più forte appare continuamente all'orizzonte e nulla nella storia, sebbene vi siano stati degnissimi esempi che credevano e  sostenevano il contrario, hanno arrestato quell'essere sanguinario vestito da innocente, capace di tradire anche se stesso pur di avere potere,privilegi. 
Se nell'altra discussione non si capisce ancora come ontologicamente possa essere definita la coscienza, che secondo scienza è un orpello per sentimentali, inesistente e inconsistenze , figuriamoci un'autocoscienza.
Il "buono" è quello che vince che dopo riscrive la storia del prima per giustificare se stesso e il suo potere.
Comunque la razionalità che è semplicemente un utilizzo della ragione relazionata nel mondo, è acquisizione di conoscenze che non hanno mai accompagnato una crescita di una morale. 
Per cui la sentenza è che al crescere delle tecnologie aumenteranno le probabilità di auto estinzione, di chi ha il potere o di chi le utilizzeerà contro quel potere, per sostituirsi a quel potere, assetati tutti del proprio egoismo smisurato,compresi i lupi vestiti da agnello.
#2122
Cerco di pormi dal tuo punto di vista, non dal mio, per rispondere.
1) La coscienza, in termini materiali, potrebbe essere data da legami e scambi biochimici che quindi informano.
2) Potrebbe essere (uso sempre il condizionale) che la complessità delle funzioni e specializzazioni di queste con una "centrale" che comanda e sovraintende spinga ulteriormente a costruire informazioni sempre più numerose in quantità e affinate in qualità, per cui potrebbe essere che il cervello si sia modificato, evoluto su altre funzioni come il linguaggio (Broca ,ecc.)
3) se tolgo il concetto di morale e lo sostituisco con la convenienza a vivere socialmente, ritengo che l'unica possibilità che l'umanità abbia un futuro è proprio il soppesare la convenienza a fermarsi in tempo o spingersi oltre fino a possibliità fiscihe di estinzione.
Vincerà il "buon senso" non morale ,ma della convenienza a sopravvivere, ma non è detto che vi siano altissimi costi umani, dipenderà dagli scenari futuri
4) se per autocoscienza intendi una razionalità collegata a quella convenienza egoistica a socializzare e quindi dentro le leggi di natura, non finirà lo sfruttare il prossimo perchè l'istinto egoistico vince e continuerà a vincere in qualunque scenario futuro .
Quello che ferma l'egoista potente è solo la sua di sopravvivenza  perchè tutto il resto è sacrificabile , basta che lui continui a vivere e prosperare.
#2123
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Radici
13 Maggio 2016, 12:59:22 PM
ma quale sarebbe questo ordine "giusto" a cui fare riferimento? Tu indicherai il "tuo", io il "mio" e qualcun'altro il "suo"

Non esiste una legalità nel far da sè la giustizia, perchè magari lo Stato e i suoi organismi sono latitanti.Si cambialo lo Stato allora, non
improvvisando delle idee di giustizia che poi forse hanno poco di giusto.

Quello che indichi sono effetti sociali che svegliano gli individui solo perchè toccano i loro interessi privati, ma non
c'è nulla in loro come capacità di disamina e analisi delle problematiche di funzionamento dello Stato, 
Andranno come al solito a votare come pecoroni   e voteranno i soliti noti oppure chi gli ha promesso favori personali

Le radici che indichi tu sono di carattere filosofico e il popolo non ha tempo di far filosofia, è perso per i fatti suoi o cazzeggia nei social , sono lobotomizzati  e non cambierà nulla se non si svegliano.

La politica come l'economia è il dominio della pratica e quì vigono le leggi di natura ,del più forte, sublimati in astuzia, capacità tattica e strategica e di mimetica, di prendere per il ...naso la gente e condurla dove vogliono facendoli credere felici :ci stano riuscendo alla grande.
Non è inseguendo le notizie scandalistiche di corruzioni, malversazioni, concussioni, che il popolo si emancipa, deve chiedersi la radice storica  da cui proviene e deve finalmente riflettere cosa siano libertà, uguaglianza e giustizia, negli Stati nel tempo del post-moderno.
Richiede pensiero e il pensare oggi è una fatica.
#2124
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Radici
12 Maggio 2016, 14:32:44 PM
Ho letto quasi tutto l'articolo di cui ifa riferimento acquario69.
E' vero che c'è una punta di conformismo, ma la sua chiave di lettura è la figura dei genitori, ed ha perfettamente ragione.
E' impossibile per un bambino maturare una personalità senza prima avere un modello chiaro e identificativo  da imitare nei genitori e poi da contestare. Se manca la presenza fisica, affettiva, educativa, non possono ad esempio essere gli insegnati nelle scuole a sostituirsi a i genitori, nemmeno gli amici e le compagnie. Se una pianta cresce male in anni fondamentali di crescita e sviluppo.... se li porta dietro per l'intera vita. L'unica scusante è sociologica: il passaggio dal mondo agricolo al post industriale, l'economia famigliare, con ognuno che ha i suoi tempi di lavoro, le madri che lavorano, ecc Ma giustifico solo per sopravvivenza economica, non perchè devono farsi la casa o tre automobili , e quattro villeggiature per il mondo, perchè "FA IN" e non bisogna essere "OUT"; questi sono i genitori già immaturi della mia generazione che credono di capire il mondo viaggiando come uccelli migratori, che credono che il conto in banca sostituisca gli affetti, che credono di non credere più a niente, e infatti valgono niente, con madri con i pantaloni, con i padri con le gonne, e i televisori che fanno da baby sitter.
Che generazioni pensiamo che escano da lì?...... Quelli che pascolano per le città come cafoni.. con un telefonino per essere connessi con il mondo meno che  con i propri neuroni .
#2125
Il problema è che la misurazione applica uno strumento di misura e la classificazione dei parametri.
Ad esempio nella botanica le angiosperme dalle gimnosperme, perchè in due tronconi si può dividere ,grazie ad un denominatore comune più frequente ; così come la dentizione è una specificità della tipologia di alimentazione nella zoologia, per costruire suddivisioni .
Fino a quando lo strumento per analizzare era una "protesi" sensitiva, ad es. un microscopio , va bene.
Ma ad esempio in astrofisica si utilizza il radiotelescopio  che è più potente del telescopio visivo, poichè sono i "rumori di fondo" che ad esempio hanno permesso di trovare l'onda fossile gravitazionale. Quindi oltre il visivo c'è una taratura di uno strumento sull'oltre percettibile che a sua volta classifica corpi celesti, masse, ecc. oltre la "protesi" strumentale dei sensi.
E' un azzardo gia la scoperta? Su quali parametri, ovvero quale è il metro di classificazione e di costruzioni tassonomiche?

Ritornando alle scienze naturali la classificazione segue un ordine dal più semplice al più complesso, una struttura ad albero , oppure la tavola di Mendeleev degli elementi chimico/fisici il n° atomico che a sua volta costruisce delle proprietà di gruppi.

Penso che ogni cosa sia classificabile con una arbitrarietà nel sistema di misura, anche dell'impercettibile , in fondo anche i numeri sono la più grande astrazione che ha al suo interno delle classificazioni.Sono i sistemi dii relazione anche quì fra gli oggetti reali od astratti (anche le parole non sono in natura, ma si dice di semantica e regola sintattica)i a poter indicare le assonanze o dissonanze

Nello specifico fly, una classificazione permette di costruire delle scale e degli intervalli fra oggetti anche astratti  , se conosco la scala dal numero 1 al numero 9 anche  se non ho definito il numero 10, segue una sequenza da cosa precede e cosa viene dopo, per questo sono importanti le chiavi di identificazione e mi pare ovvio che qualunque scienziato che classifichi dagli oggetti reali o astratti debba dire quali parametri ha utilizzato per costruirla in modo tale che sia possibile la leggibilità attraverso le chiavi.
Daccapo, non è che cambiando il siitmea decimale in binario o esadecimale sono mutate le matematiche, così come la dedacofonia non ha mutato regole e proprietà della notazione classica musicale, così come i diversi idiomi linguistici per il mondo hanno comunque tutte regole semantiche e sintattiche
#2126
Penso che le crisi aiutino ai processi di identificazione.
Nei ragazzi delle crisi adolescenziali; nelle famiglie; nei popoli.
E' la storia che costruisce il termine Patria. Come il luogo che storicamente è la radice,l'origine identificativa di persone.
E' la casa in cui siamo nati,il suo quartiere e le sue persone, i nostri vecchi coetanei.
L'identificazione non è quindi un processo statico, è una dinamica che ritornando al concetto di crisi, o separa o unisce, ma mai è più come prima,proprio perchè c' è altra storia che si è sedimentata su storia precedente.
L'Italia ha poco il concetto di patria che non è da scambiare per sciovinismo,nazionalismo, ma come "casa" ,quell'origine che ci attrae in qualunque altro luogo del mondo ci troviamo. E' un legame affettivo,prima ancora che concetto logico,ideologico, sociologico e appunto culturale .Perchè queste sono "mode", vanno e vengono,Un concetto come Patria si sedimenta per storie, per tradizioni, per costumi e consuetudine e tramandata per generazioni.E quel termine crisi è il passaggio necessario affinchè vi sia una conquista,un diritto, una libertà, un autodeterminazione di appartenenza. Un affrancamento legato ad un luogo da trasmettere ad altre generazioni.
Anche quì sotto sotto, scavando, c'è una sacralità laica, dei simbolii.
Stiamo perdendo anche questi. una memoria da ricordare,dei figli da rispettare.
#2127
Tematiche Filosofiche / Re:l'intento filosofico
11 Maggio 2016, 09:27:58 AM
Se la cultura è ciò che solo emerge dal pensiero e si costituisce come riferimento, allora sì che possiamo dire che vi è stata nella modernità
una divisione in due parti della conoscenza.
Da una parte, cosa potremmo dire oltre  dell'Essere.Come possiamo andare indagare ciò che è invisibile, ma sappiamo della presenza?
Dove la parola diventa stanca e si fa il silenzio la ricerca diventa interiore. Ma sappiamo che è in questa parte della conoscenza che solo possiamo unire in un Tutto i sistemi di relazione delle cose del mondo.
L'altra parte della conoscenza divenne nella modernità soddisfazione autocompiaciuta del risultato.
Questa parte del mondo, del conoscere è una realtà sensitiva, che non smetterà mai di portare nuove acquisizioni al conoscere e inoltre
rese consapevole all'uomo la capacità, proprio grazie alle conoscenze, di poter trasformare la materia e l'energia a proprio uso e consumo diremmo oggi. E' il mondo della tecnica. Ma questo mondo non potrà mai esaurire la conoscenza, perchè ci sarà sempre un oltre.
Quindi se una parte si è esaurita nell'Essere e negli Enti, ma ha il potere di unire ,di sintetizzare in sè le conoscenze, queste ultime sono inesauribili nell'altra parte del mondo culturale, prolifica così quanto materia ed energia si sono trasformate e sedimentate ne i tempi dell'Universo.
Sono a volte le biografie di grandi uomini di cultura come Newton o Cantor, a dirci come l'uomo, inteso come "luogo" contraddittorio dei due mondi che sono in lui  vivono dialetticamente.
Così mentre il grande fisico e matematico Isaac Newton scriveva ciò che appare nel mondo fisico appunto, aveva una delle più vaste e complete biblioteche di alchemia e studiava matematicamente le proprozioni del Tempio di Salomone .
Il grande matematico dell'insiemistica, Cantor ,fu un ebreo che si spinse a cercare l'infinito in Dio.
E' strano come le motivazioni profonde umane, insondabili e invisibili al mondo della conoscenza fisica, siano poi culturalmente la straordinaria origine delle grandi scoperte e invenzioni umane.
Il vero "relato" fra  i due mondi è quindi quella incarnazione della conoscenza che è l'uomo.

Se noi vediamo un umano , se parliamo con lui ,cosa vediamo e osserviamo, se non ciò che appare come morfologia, fisionomia, come pelle esterna? Ma cosa sappiamo delle sue passioni e delle sue ragioni, cosa sappiamo noi della sua storia e della sua profondità., del suo Essere?
Ecco come vivono nell'uomo i due mondi e le due conoscenze.
#2128
Ritengo che sia cambiato nel tempo anche il modo di fare scienza, non solo filosofia.
Prima c'è stato un metodo ferreo, quello sperimentale dimostrativo, in cui era il metodo che garantiva la validazione di uno studio su un fenomeno.
Poi è arrivata l'assiomatizzazione, nel momento in cui sono caduti tutti i presupposti di certezza, quando si è dubitato e mutato gli assiomi della geometria euclidea e della matematica.Se cambiano questi fondamentali e in più muta il riferimento della fisica(relatività e quantistica) che sono sostanzialmente le avanguardie delle scienze, ne risentono anche tutte le altre discipline.

Ho notato che già nelle ricerche biologiche e nello specifico nelle cure sul cancro ogni gruppo di ricerca segue delle sue"intuizioni" di partenza.
Il perchè ritengo che sia semplice: è la pratica che dice ora quale teoria sia valida.Vale a dire che il ritrovato, una scoperta, un'invenzione, una cura è "vera" nel momento in cui è utile e funzionale allo scopo della ricerca e sia replicabile.
Oggi non è la reiterazione del fenomeno che garantisce la verità, è la reiterazione dello scopo, di malati che guariscono, di applicazioni nel tuo caso di classificazioni o categorizzazioni, tassonomie, ecc. che qualificano il grado di studio.
Persino in economia e politca è così. Donald Trump vince anche contro la volontà del suo partito e il partito se ne dovrà fare una ragione del come e perchè abbia conquistato l'lettorato.

Se una volta si diceva che un' inferenza funzionava dalle premesse per cui la conclusione doveva essere vera essendo le prime vere, oggi la conclusione decide se validiifca le premesse.Lo scopo è determinante ed è essenzialmente pratico, allora le teorie che sono a monte sono vere.
#2129
Scienza e Tecnologia / Re:Introduzione alla sezione
08 Maggio 2016, 00:13:39 AM
Sono molti gli argomenti che possono accompagnarsi alla scienza e tecnologia.
Una determinata storia che ci viene insegnata è caratterizzata dalla tecnologia, l'età del ferro, de l bronzo soprattutto che 
porta con sè i segni delle civiltà conosciute.
Scienza e tecnologia sono potere poichè si detiene l'informazione della conoscenza del fare.
La sua acquisizione storicamente come importanza determinante è legata al potere, perchè equivale alla forza economica e militare.
E' più potente della filosofia perchè in un mondo che ha una visione materiale riveste importanza nella prassi.
E' legata al fenomenico, in un tempo storico lontano quindi era il sensibile, inteso come percezione dei sensi, poi agli strumenti umani e alle metodiche, infine è ridiventata "metafisica" (oserei dire meta-metafisica) nel momento in cui i sensi umani non erano più in grado di verificare il fenomeno fino a diventare contro-intuitiva con le teorie della relatività e dei quanti.
Noi vediamo, percepiamo solo una parte dello spettro elettromagnetico, ora siamo oltre, siamo al microscopico della bioingegneria e siamo macroscopico dell'astrofisica.

Nella quotidianità ci ha mutato il modo di vivere, pensiamo solo all'energia elettrica, a come le strade e le case fossero illuminate prima del suo avvento.Prima era la natura a dettare i tempi del cilco della vita quotidiana, del buio e della luce l'artificialità ha mutato totalmente i tempi economici del produrre e con esso i modelli di vita.

Oggi io vedo addirittura mutata nella quotidianità il tempo e lo spazio; si accorciano i tempi fino a stressarli  ,oggi tutto è velocità, e lo spazio sono i luoghi che si sono avvicinati.

Quindi sì, la scienza, la tecnologia e la tecnica ci hanno mutato e si sta compiendo in modo così veloce ed esponenzialmente che una generazione si sente obsoleta, sorpassata tecnologicamente se non si forma e informa continuamente.
Molto ci è stato dato da tutto questo, ma molto ci ha preso.
#2130
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
06 Maggio 2016, 23:45:40 PM
Caro Jean
bel racconto!
Lo interpreto in maniera simile a Sariputra.
Gli inferni,delle mosche e degli umani sono simili, ma sono contrarie le motivazioni(per le mosce gli umani e viceversa)-
Destino è la falce della morte, anzi l'elastico.
Roberta è una giustizia che prima o poi torna: il karma
Una porta separa l'al di quà e l'aldilà.Per le mosche è fuori dall'abitato di Destino, e quest'ultimo...dovrà attendere altre mosche per essere di nuovo...Destino.. Il karma Roberta lega la narrazione di Destino e delle mosche

Sì Roberta è cristica perchè può vincere il Destino della morte rendendo giustizia e salvezza.
Le mosche sono i diversi punti di vista, chi ha fiducia in Roberta e chi invece la identifica insieme a Destino.

Forse Logos è la reincarnazione del vecchio forum, un salto nell'aldilà perchè ogni vita è conoscenza e continuare il viaggio.
Un caffè al Buddha bar?