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Messaggi - iano

#2131
A proposito dell'integrità del corpo, compromessa sia per eccesso che per difetto, è stato fatto un esperimento interessante.
Si copre con un panno il braccio di uomo, dal quale panno sporge inoltre un braccio di gomma.
Poi si prende un grosso martello e si dà una bella pestata al braccio di gomma.
Il malcapitato non solo urla di dolore ma dichiara di averlo sentito.

Un mio amico aveva un gatto che aveva perso la coda in un incidente.
Ha provato a fargliela riattaccare, ma almeno allora non era cosa che si potesse fare.
Quindi ha provato a riattaccargliela lui stesso col nastro adesivo, e il gatto sembrava esserne soddisfatto.

Le narrazioni comunque non entreranno mai in crisi perchè è il nostro solo modo di poter interagire in modo cosciente con la realtà, però abbiamo difficoltà a prendere coscienza del fatto che i suoi soggetti sono fittizi, e non possono essere che tali, perchè una narrazione che volesse tener conto dei soggetti reali non si riesce a fare.
Basta solo curare di non confondere la narrazione della realtà con la realtà, fino al punto di violentare la realtà quando le due cose non sembrano combaciare.
Vale per il corpo come per la società, ma almeno per ciò che riguarda il corpo possiamo lasciare che sia il suo proprietario a decidere.

 
#2132
Le grandi narrazioni la fanno troppo facile, perchè ciò è ad esse funzionale, inventando letteralmente i soggetti della narrazione, che entrano così a far parte della nostra cultura , e siccome siamo fatti di cultura non meno che di carne, le due cose contribuiscono in pari modo secondo me a determinare il genere, e in particolare sul genere io credo che la cultura lasci un imprinting non eliminabile, per cui quando la nostra cultura  cambia, non possiamo far altro per non cadere in contraddizione, che trasformare l'atto sessuale in un gioco che salvi capra e cavoli, scavando la vecchia cultura seppur relegandola alla sola sfera sessuale.
Alla fine quindi mi sembra voler vincere facile intervenire sulla carne, che non sull'imprinting culturale, perchè in un caso, sulla carne, cosa fino ieri impensabile, e possibile intervenire, mentre nell'altro, cosa in genere pensabile, invece di fatto non si può intervenire per quanto attiene la sfera sessuale, o almeno così io credo in base alla mia esperienza.
Se si potesse intervenire col bisturi sull'integrità di quell'imprinting culturale lo faremmo?
La mia personale esperienza appunto dimostra che quell'imprinting non si può eliminare ma lo si può rendere innocuo, all'occorrenza.
Sul versante della carne però non ho esperienza, e su ciò non mi sento ti poter pontificare.
Ma l'integrità del corpo in generale non fà parte della mia metafisica, sia per difetto che per eccesso.

#2133
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
14 Aprile 2024, 01:12:27 AM
Il linguaggio segna una discontinuità nella nostra evoluzione, ma io non credo in effetti che nell'evoluzione vi siano vere discontinuità, e che queste siano solo funzionali alla descrizione che ne facciamo.
Credo quindi che grazie al linguaggio non facciamo nulla di nuovo, ma lo facciamo in un modo così diverso da sembrar nuovo.
Anche la tecnologia mi sembra che non abbia introdotto alcuna novità, in quanto ha sempre fatto parte di noi e anche qui c'è un disguido di continuità, per cui non sarebbe tecnologia ciò che di noi è parte in continuità, come appunto il linguaggio, mentre la scrittura in quanto sua esternazione, invece lo è.
Non ha senso credo scambiare una distinzione fisica per una funzionale.
più in generale tendo a non vedere nello sviluppo tecnologico alcuna novità , nel senso che tendo a vederlo come una esternazione in corso, che, essendosi fisicamente separata, si presta perciò ad essere rigettata, come aliena.
Ma se il progetto filosofico era di conoscere noi stessi, nella tecnologia questa conoscenza si è materializzata, eppure adesso che l'abbiamo esternata ci appare come estranea.
Il progetto ha avuto pieno successo, ma non ce ne siamo neanche accorti.
Se fosse una buona idea oppure no quel progetto è un altra storia, perchè in fondo tutta questa necessità di conoscerci forse non c'era.
Oppure si?
Sicuramente quando il progetto è stato fatto sembrava una buona idea, ma col senno di poi il perchè fosse buona non è poi tanto chiaro.
Magari non si trattava di un vero progetto , ma in tal modo esprimevamo la percezione della direzione che la nostra  evoluzione stava prendendo.
Conoscere se stessi significa riuscire
 a fare di noi una rappresentazione, ma col rischio poi di non riconoscerci più così rappresentati, divenendo di fatto questa una alienazione.
La nostra rappresentazione simbolica separandosi da noi è divenuta altro, come se quei simboli avessero preso una vita propria.
#2134
Sono convinto che l'uscita dall'eden descritta nella bibbia come una rovinosa caduta istantanea, si ripeta per ogni uomo per gradi.
Il paradiso è quello che abbiamo vissuto insieme ai numi tutelari che errano i nostri genitori, uscendone per gradi all'aumentare della consapevolezza.
Un vero peccato diventare adulti.  :P
#2135
Citazione di: Ipazia il 13 Aprile 2024, 19:47:12 PMMa sono reali, non inducono surrogati trascendenti, se non quando rivelano la loro impotenza di fronte al negativo, che appare fin da subito come una potenza ostile da esorcizzare.

Comunque tengo buono il suggerimento, che dovrebbe indurre l'archetipo positivo.
Ma non credo che un neonato apra gli occhi e la realtà gli appaia come a noi adulti appare.
Immagino sia predisposto perchè ciò accada, ma deve ancora accadere.
Poi magari sono gli stessi genitori col tempo ad introdurre il diavolo per esorcizzare la nostra vivacità, così che a cinque anni il diavolo l'ho intravisto da un buco in una aiuola, e poi altre due volte, fino ad otto anni, ma non posso giurare che non sognassi.
La paura però era reale, e così tanta che ho deciso di non potermela più permettere, e il diavolo così non si è fatto più vedere, anche se al liceo il mio professore di religione ha provato ad esorcizzarmi, e da quel giorno non si è fatto più vedere, lui, non il Diavolo.
Seguendo un amico poi l'ho ritrovato in un oratorio, dove, riconoscendomi, non mi ha fatto entrare. :(
Ho saputo dopo che era considerato un esorcista.
Comunque da questa esperienza traggo che il Diavolo o la Madonna, se ci credi li vedi, ma non certo ogni volta che apri gli occhi, come accade per il mondo che ci circonda.
Quindi mi viene da sospettare che il meccanismo per cui le cose ci appaiono è sempre lo stesso, agendo però in diverso grado, ciò che determina la  permeabilità dell'apparenza alla nostra volontà.
Il diavolo sono riuscito a decidere che non mi apparisse più, ma con la realtà non ci riesco, per fortuna.
la realtà come ci appare non credo che abbia una sostanza diversa del diavolo, ma ci sono dei buoni motivi per cui non riusciamo farla sparire, così come non riusciamo correggere le nostre percezioni quando ne abbiamo scoperto il lato ''ingannevole'', perchè è un illusione non gratuita.
Noi viviamo dentro un illusione non gratuita.
Non possiamo esorcizzarla e questo è un bene, ma non possiamo più confonderla con al realtà, sebbene averlo fatto fino a un certo punto non ha avuto conseguenze.
Oggi la conseguenza però è quella di rischiare di essere sempre più scollati dalla vera realtà.
Non è che dobbiamo rigettare questa illusione di
realtà, ed è anzi un bene che non possiamo farlo, ma dobbiamo imparare a far convivere questa questa illusione con altre, che invece possono sempre essere rigettate, e sono tutte quelle che ci propone la scienza.
Lo sò che mi dirai che illusioni quelle non sono, e certamente non lo sono nel senso che non saremo più in grado di credere di vivere nello spazio tempo di Einstein, perchè non si può vivere in un mondo che è vero fino a prova contraria, ma in qualche modo ad esso ci dobbiamo adattare in modo consapevole.
E' un errore comunque credere che questi diversi mondi siano fatti di una diversa sostanza, siccome in diverso grado siamo capaci di esorcizzarli.
 
#2136
Citazione di: Ipazia il 13 Aprile 2024, 17:41:24 PMInteressante sarebbe scoprire se sono nate prima le entità maligne o quelle benigne nell'immaginario umano. Sospetto che siano nate prima le maligne, come proiezione trascendente di tutto il male che affligge la condizione umana: morte, malattia, fame, predatori,... e che le benigne siano arrivate dopo, in veste scaramantica contro tutto il male reale.

Penso sia successo il contrario.
All'inizio ci sono solo entità benigne, i genitori.
#2137
 Ma una caratteristica della  capacità di credere è il potersi ricredere, per cui è necessario che alla base della nostra visione della realtà, se pur per tale via essa ci appaia, ci sia una fede non ritrattabile, perchè dimenticata.
#2138
Citazione di: PhyroSphera il 13 Aprile 2024, 10:57:43 AMQual è il rapporto che fede in Dio e credenze nell'aldilà hanno con le fedi e il credere in cose di questo mondo?

Entrambe derivano da ciò che non viene sottolineato abbastanza, come fosse una cosa ovvia, la capacità di credere;
non sembra infatti scontato che si debba credere in qualcosa, ma quali sarebbero le conseguenze della  mancanza di questa capacità ?
Le illusioni visive dimostrano che almeno in parte vediamo la realtà come crediamo che sia, e c'è anche la possibilità quindi che l'intera realtà per tale via ci appaia.
La capacità di credere potrebbe essere cioè un intermediario  fra la realtà e il fatto , da non dare per scontato pure questo, che essa ci  appaia.
La capacità di credere è un intermediario che non fà di solito tutto da sola, per cui per poter vedere la realtà bisogna che una realtà ci sia, ma se la esercitiamo abbastanza, sviluppando una profonda fede, alla fine la madonna o il diavolo li vediamo. 
#2139
Tematiche Spirituali / Re: Odi...calde o fredde?
11 Aprile 2024, 14:53:46 PM
Citazione di: niko il 11 Aprile 2024, 13:42:19 PMSe una divinita' e' libera e onnipotente, dovrebbe poter amare o odiare l'uomo, o essere ad esso indifferente.

Le tre grandi religioni monoteiste, suppongono che, se la divinita' crea il mondo e poi soprattutto crea l'uomo, la divinita' voglia e ami, il mondo mondo e l'uomo, perche' altrimenti, non lo avrebbe creato.

La fede, cioe' la comprensibilita' della divinita' e l'unione con essa, e' testimoniata dall'esistenza e dalla desiderabilita' di fondo stessa del mondo e della vita, nel male, ma soprattutto nel bene.

Da cui il loro ottimismo e progressismo di fondo, di tutte e tre.

Pero', se Dio vuole e ama quello che crea, Dio e' intelligente, logico e razionale, insomma agisce secondo logica, e secondo una logica umanamente comprensibile. Anche noi, amiamo e vogliamo quello che creiamo e che a vario titolo ci impegnamo a far esistere, almeno nelle intenzioni, nelle razionalizzazioni, e nelle autoconvinzioni, fondate o no, della nostra stessa liberta' e potenza.

Dio quindi, non e' libero di essere stupido, caotico, volubile, imprevedibile o comunque del tutto alieno alla logica umana. Non e' libero di fallire, come fallisce l'uomo. Non e' libero di tradire, come tradisce l'uomo.

Anzi di piu', gli uomini, amano e vogliono la loro vita, o quantomeno la loro sopravvivenza, e Dio, che ama e vuole l'uomo, e che vole che l'uomo viva, che vuole che l'uomo in qualche modo "si salvi", e' una scissione universalizzata, in due pseudo-personaggi, dell'auto volersi e autoamarsi dell'uomo. Dell'umano volersi in qualche modo salvare. E' l'esteriorizzazione di un dialogo, e di una dinamica, sostanzialmente interiore.

Ogni religione e' piena di antropomorfismi, di antopopatetismi, e di divinita' a misura d'uomo. Il cristianesimo, in cui Dio si fa uomo, e' l'antropomorfismo religioso piu' grande di tutti. E' programmatico, che nel cristianesimo la dimensione "superiore" di Dio, si perda in favore di una sua sopravveniente dimensione paritaria, orizzontale.

La divinita' e' sempre condizionata a qualcosa di umano. La divinita' che crea, e che vuole cio' che crea, e che crea cio' che vuole, e' condizionata al logos, all'agire secondo coerenza logica. Dal logos, scaturisce anche la potenza, e la prova a ritroso della potenza, divina, stante il mondo, creato.


Le religioni sono tutte antropomorfe e in modo lampante lo è il cristianesimo, come ben dici.
Ma, se questo può essere inevitabile, si può evitare ciò che accomuna tutte le religioni, che è un voler scongiurare l'evoluzione umana, bloccandola  dentro un circolo virtuoso, ma di fatto vizioso.
Di fatto cioè l'uomo viene esortato ad agire perchè nulla cambi, per meritare cioè il premio di restare se stesso in eterno.



#2140
Tematiche Filosofiche / Re: Tutto
11 Aprile 2024, 14:24:09 PM
Citazione di: Alberto Knox il 11 Aprile 2024, 14:12:58 PMl ' io. Altro concetto squisitamente metafisico. Cogito ergo sum , penso dunque sono. Che cosa sono dunque? un essere pensante. Cartesio era certo e sicuro solo di questo e partendo da questa certezza  e salito  fino a trovare , non un metodo per la conoscenza, scientifica, filosofica e metafisica, ma il metodo. Ancora non mi è chiaro perchè dire penso dunque sono sia diverso dal dire "passeggio dunque sono un essere passeggiante" e perchè invece il pensare sia invece un fondamento di un singolo fondamentale stato, l'essere. Quale maggiore garanzia ha di essere verità indubitabile l'essere pensante da un essere passeggiante ? sono consapevole di passeggiare grazie al fatto che so , grazie alla mia mente pensante, di star passeggiando. Allora non è il semplice pensare che è garanzia indubitabile dell essere ma il sapere di pensare.
Il tuo è un buon inizio di critica costruttiva sul grande Cartesio.
La conseguenza del successo di Cartesio credo sia stata una sopravvalutazione della coscienza che non ci aiuta a capire.
esterno infine una intuizione che non sò meglio definire, ma l'operazione di Cartesio mi sembra abbia qualcosa a che fare in qualche modo con quello che fanno a volte i bambini, che credono di potersi nascondere alla vista degli altri, tappandosi gli occhi, e allo stesso tempo mi appare come se l'intuizione di Cartesio possieda una potenzialità ancora tutta da sondare  che và oltre le sue stesse intenzioni.


#2141
Tematiche Filosofiche / Re: Tutto
11 Aprile 2024, 13:59:45 PM
Citazione di: Alberto Knox il 11 Aprile 2024, 13:48:00 PMMi piace che finalmente si parli di metafisica senza girarci intorno come scolaretti intimoriti .ok, togli anche l'osservatore , che cosa rimane?
Rimane il mistero di come l'osservatore si distingua dalla realtà di cui è parte.
Cosa produce questa divisione?
C'è sempre qualche mistero da cui partire.
Non bisogna avere timore di usare la metafisica quando serve, come ben dici.
Noi dobbiamo solo curare di non moltiplicarli i misteri solo perchè in tal modo ci sembrerà di vincere facile, perchè un meccanismo con molte rotelle alla lunga  più facilmente si incepperà.
E noi siamo arrivati proprio a quel punto là. :))
#2142
Tematiche Filosofiche / Re: Tutto
11 Aprile 2024, 13:41:43 PM
Per fare un analogia le cose che la nostra osservazione della realtà produce sono come le manopole che comandano un meccanismo chiuso dentro una scatola, che, senza bisogna di sapere cosa c'è dentro la scatola, siamo in grado di far funzionare solo conoscendo le istruzioni per l'uso.
Il meccanismo in effetti può fare molto di più di quel che riusciamo a fargli fare, ma il limite funzionale è di fatto le istruzioni che possediamo.
Se confondiamo le istruzioni con il meccanismo rischiamo di inibirci l'uso della scatola in tutte le sue potenzialità.
Succede quando le istruzioni diventano un testo sacro, che può pure essere reinterpretato, introducendo correzioni sui margini, finché non diventa così illegibile, che non ci capiamo più nulla.
#2143
Tematiche Filosofiche / Re: Tutto
11 Aprile 2024, 13:22:57 PM
Citazione di: Alberto Knox il 11 Aprile 2024, 12:23:05 PMil fatto che la rosa sia reale è ben diverso da identificare la sua sostanza.
Aristotele si era servito delle categorie per arrivare ad essa. esempio;
La rosa è profumata
la rosa è rossa
la rosa è piantata nel giardino

Poi cosa ha fatto? ha chiamato la caratteristica  che sia profumata "categoria" , categoria è che sia rossa, categoria è che sta in giardino. Poi ha tolto queste categorie per vedere cosa ne rimaneva , se togli è profumata, è rossa, sta in giardino che cosa rimane? ecco, quello che rimane lo ha chiamato sostanza , la rosa prima di tutto è , (prima categoria) l essere rosa nella sua essenza fa da sub-strato alle categorie che la caratterizzano. Hume sostiene che noi possiamo conoscere solo ciò di cui possiamo fare esperienza e non possiamo fare esperienza della sostanza più intima della rosa , la vediamo e la descriviamo per come è ma la forma, il profumo , le spine ecc sono categorie per Aristotele , non la sostanza. Categorie che caratterizzano la rosa in quanto tale ma a prescindere dalle categorie la rosa è. Anzitutto spermentiamo la rosa nel tempo e nello spazio. Restando sul piano metafisico Aristotelico una rosa è oppure non è. Sul piano Platonico è ed  è per sempre, in quanto il fiore fisico è una copia imperfetta dell idea rosa perfetta e immutabile che sta oltre il tempo e lo spazio. Nel mondo delle idee appunto.
Si, non è che io mi invento nulla di nuovo, ma a causa della mia ignoranza tendo a riprodurre le stesse cose con qualche variazione che potrebbe poi essere interessante considerare.
Quindi innanzi tutto grazie per il ripasso di Aristotele, che per quel pochissimo che lo conosco, mi sorprende sempre, e resta per me insuperabile esempio, condensando la scienza del suo tempo.

In cosa consiste allora l'involontaria variazione che ho proposto?
E che utilità potrebbe avere?
Inanzi tutto  consiste nel farne di tante sostanze indipendenti una, che è la realtà, da cui si può ricavare, apparendo perciò indipendente.
C'è un processo che media fra ogni cosa e la sostanza da cui la si produce, per cui ogni cosa non è di per se indipendente, essendo dipendente dal processo che l'ha generata, che non è invariabile, e quindi non è assoluto, nonostante l'evidenza che produce.
Perciò dico che le rose profumeranno sempre della loro sostanza quanto del processo che da quella sostanza le ha generate che fà capo all'osservatore della realtà.
E' se vuoi, un antropomorfismo giocoforza riabilitato.
Può essere una minestra che non ci piace, ma ce la dobbiamo far piacere.
Sicuramente ne dobbiamo sempre tener conto, senza cadere nell'illusione di essercene liberati.

Se questo processo produce dunque ad esempio la materia, che non avrebbe dunque come tutte le cose così prodotte una sua sostanza proprietaria, non sarà un problema quando un processo alternativo sembrerà produrre una materia che non sembrerà avere del tutto la stessa sostanza, pur assomigliandole, perchè anzi è proprio ciò che ci dovremo aspettare, che un diverso processo produrrà una materia con caratteristiche diverse.
Nel processo invece che tu hai ben spiegato, in cui Aristotele toglie alla rosa tutte le sue caratteristiche, restandone la sostanza, questa sostanza però non è più distinguibile dalla sostanza che rimane di tutte le altre cose parimenti così deprivate.
Aristotele di fatto illustra il processo inverso che genera le cose riconducendole all'indistinguibile realtà.
Ci dice cioè che il processo che genera le cose ammette il suo inverso.
#2144
Tematiche Spirituali / Re: Odi...calde o fredde?
11 Aprile 2024, 12:06:35 PM
Citazione di: anthonyi il 10 Aprile 2024, 18:40:00 PMD'altronde se l'umano pone delle condizioni qualitative alla divinità, finisce la condizione di soggezione ad essa, e quindi di superiorità della divinità stessa. In altri termini se dio é a misura d'uomo, allora é al suo livello, è quindi non é più Dio.

Potrebbe anche essere che Dio equivalga ad una imperfetta percezione dell'io, ma trattandosi pur sempre di noi ciò spiega perchè lo umanizziamo.
Cioè non siamo noi ad essere imperfetti, ma imperfetta è la percezione che di noi abbiamo.

E' possibile cioè che scambiamo una imperfetta percezione di noi con una percezione di nostra imperfezione.
#2145
Tematiche Filosofiche / Re: Tutto
11 Aprile 2024, 11:49:28 AM
Citazione di: Ipazia il 10 Aprile 2024, 23:54:04 PMNo, sono proprio astrazioni, apparentemente innocue e radicate nella più prosaica quotidianità. Apparentemente:

https://luiseverino.wordpress.com/2016/02/25/la-scacchiera-e-il-riso/
Non mi sembra un esempio azzeccato. :-\