S. sfrutta il bias cognitivo che normalmente abbiamo tutti, secondo il quale il passato sarebbe sempre migliore del presente e del futuro. E' anche il bias cognitivo che ha permesso a miriadi di mitologie, di parlare di età dell'oro, in contrapposizione all'attuale "arida" realtà.
Al di là di questo, vi era, nell'Italia degli anni '80 una struttura economica e sociale completamente diversa da quella attuale. Intanto il mondo comunista o era in declino, o era ancora in una fase di strutturazione dell'industria di base, che non poteva avere un ruolo concorrenziale. I paesi in via di sviluppo, anch'essi non erano un problema per l'economia italiana. Negli anni 80 inoltre entrava prepotentemente nel mondo del lavoro l'ultima tornata di baby boomers, quelli della prima metà degli anni '60. Al di là delle contrapposizioni esistenti, vi era un diverso galateo istituzionale, di rispetto e di formalismi, che presupponevano un rispetto per le istituzioni, che oggi non c'è più. Vogliamo parlare della classe dirigente, degli intellettuali di allora contrapposti a quelli di oggi? Non faccio nomi, ma il confronto è scioccante. Inoltre vi era un collante fortissimo che oggi manca, ovvero la cultura cattolica, virata proprio in quelli anni in "cattocomunismo", secondo il fortunato neologismo coniato da Giorgio Bocca.
Gli anni '80 sono stati anche l'ultimo scorcio di tempo in cui il capitalismo è stato temperato da un welfare state in grado di correggerne le peggiori storture. Sono gli anni in cui si è lentamente attivato realmente il potere degli enti locali, regioni in primo luogo. Gli anni in cui hanno preso vita in modo concreto riforme come quella dell'interruzione di gravidanza, la riforma del sistema penitenziario, con la legge Gozzini, la riforma del sistema sanitario legato alla salute mentale (abolizione dei manicomi).
Sarebbe potuta essere una grande occasione per l'Italia, avvelenata prima e troncata poi, dal nepotismo e dalla corruzione politica, destinata ad (apparentemente) interrompersi con la stagione di mani pulite all'inizio del nuovo decennio.
In ogni caso si può parlare solo di nostalgia. Le condizioni economiche e sociali sono talmente cambiate che un ritorno ad allora è sostanzialmente impossibile. Se qualche sovranista riuscisse a farlo, con l'assenso della maggioranza degli italiani, ne vedremo delle belle. Potrebbe essere, solo l'anticamera di un governo autoritario in stile polacco-ungherese o peggio.
Ciò perchè non vi sono più le relazioni e la struttura economica di allora. L'Italia non può più giocare sul suo ruolo di pilastro atlantico, contro la sovversione comunista, che tanto gli ha giovato fino alla caduta del muro di Berlino.
E' evidente però, che la stragrande maggioranza degli elettori sovranisti non sono in grado di comprendere quello che ho scritto, e una minoranza sfrutta questo per poter fare carriera politico/economica tramite questa massa di semianalfabeti.
Al di là di questo, vi era, nell'Italia degli anni '80 una struttura economica e sociale completamente diversa da quella attuale. Intanto il mondo comunista o era in declino, o era ancora in una fase di strutturazione dell'industria di base, che non poteva avere un ruolo concorrenziale. I paesi in via di sviluppo, anch'essi non erano un problema per l'economia italiana. Negli anni 80 inoltre entrava prepotentemente nel mondo del lavoro l'ultima tornata di baby boomers, quelli della prima metà degli anni '60. Al di là delle contrapposizioni esistenti, vi era un diverso galateo istituzionale, di rispetto e di formalismi, che presupponevano un rispetto per le istituzioni, che oggi non c'è più. Vogliamo parlare della classe dirigente, degli intellettuali di allora contrapposti a quelli di oggi? Non faccio nomi, ma il confronto è scioccante. Inoltre vi era un collante fortissimo che oggi manca, ovvero la cultura cattolica, virata proprio in quelli anni in "cattocomunismo", secondo il fortunato neologismo coniato da Giorgio Bocca.
Gli anni '80 sono stati anche l'ultimo scorcio di tempo in cui il capitalismo è stato temperato da un welfare state in grado di correggerne le peggiori storture. Sono gli anni in cui si è lentamente attivato realmente il potere degli enti locali, regioni in primo luogo. Gli anni in cui hanno preso vita in modo concreto riforme come quella dell'interruzione di gravidanza, la riforma del sistema penitenziario, con la legge Gozzini, la riforma del sistema sanitario legato alla salute mentale (abolizione dei manicomi).
Sarebbe potuta essere una grande occasione per l'Italia, avvelenata prima e troncata poi, dal nepotismo e dalla corruzione politica, destinata ad (apparentemente) interrompersi con la stagione di mani pulite all'inizio del nuovo decennio.
In ogni caso si può parlare solo di nostalgia. Le condizioni economiche e sociali sono talmente cambiate che un ritorno ad allora è sostanzialmente impossibile. Se qualche sovranista riuscisse a farlo, con l'assenso della maggioranza degli italiani, ne vedremo delle belle. Potrebbe essere, solo l'anticamera di un governo autoritario in stile polacco-ungherese o peggio.
Ciò perchè non vi sono più le relazioni e la struttura economica di allora. L'Italia non può più giocare sul suo ruolo di pilastro atlantico, contro la sovversione comunista, che tanto gli ha giovato fino alla caduta del muro di Berlino.
E' evidente però, che la stragrande maggioranza degli elettori sovranisti non sono in grado di comprendere quello che ho scritto, e una minoranza sfrutta questo per poter fare carriera politico/economica tramite questa massa di semianalfabeti.
