Citazione di: myfriend il 23 Aprile 2017, 12:12:25 PML'esistenza di una realtà unica a cui si ispirano, forse inconsapevolmente, tutte le divergenti deformazioni interpretative, è ancora da dimostrare: percepiamo la realtà con i nostri sensi (inevitabilmente selettivi e limitati) e la interpretriamo/descriviamo con la nostra ragione (inevitabilmente prestrutturata secondo un vincolante "software" neuro-biologico), per cui il piano da cui indaghiamo la realtà/verità è limitato alle possibilità umane, quindi non è assoluto nè oggettivo, ma solo relativo alla nostra prospettiva umana... direi che questa è già una buona consapevolezza dentro cui porsi eventuali domande (poiché non se ne può uscire: non possiamo non essere umani, anche se possiamo essere, e qui non mi riferisco a te, ingenuamente anacronisticamente nostalgicamente antropocentrici...).
Caro Phil-ibustiere![]()
Esiste una sola verità poichè esiste una sola Realtà.
Citazione di: myfriend il 23 Aprile 2017, 12:12:25 PMMi perdonerai, ma l'ultima è una frase così abusata dal genere umano, in tutte le epoche, che ormai sono un po' anestetizzato nel leggerla (anche perché nel suo doppio fondo c'è sempre la fede/fiducia soggettiva)... magari, se esiste, quando la troveremo non riusciremo neppure a riconoscerla, tanto siamo abituati a sentirne parlare come tutto e il contrario di tutto; forse è per questo che ogni verità ha i suoi fedeli, ma anche i suoi "infedeli-inconsapevoli" che non riescono a capirla... sarà il virus del relativismo?
E' per questo che la "consapevolezza" si ottiene solo andando oltre qualunque "fede". E il risultato della Consapevolezza è guardare la Realtà per ciò che essa oggettivamente è e interagire con essa per ciò che essa oggettivamente è.
E questa è LA "verità".
Secondo me esistono solo piccole verità (al plurale), sotto forma di descrizioni adeguate, interpretazioni funzionali ("corrispondenza fra linguaggio e stato di cose" direbbe forse Wittgenstein), come la verità secondo cui ora sto digitando su una tastiera (anche se qualcuno dubiterebbe anche di questo
). Le grandi verità, anzi, solitamente al singolare e con la maiuscola, la Verità è (per me) un residuo (inter)culturale delle tradizioni monistiche e mitologiche in cui si cercavano il primum movens, l'illuminazione, la perfezione e altri ideali sognanti che, essendo congetture, risultano, fino a prova contraria, irraggiungibili come un miraggio (o come la carota attaccata al bastone, tenuta davanti al muso dell'asino per farlo camminare...). In altri casi, come per l'evoluzione, al netto di critiche e correnti di pensiero divergenti (che andrebbero pure considerate), si può parlare soltanto di spiegazione vera (per chi ci crede), ma non propriamente di Verità, a cui viene ascritta solitamente una "ampiezza veritativa" ben più ampia e determinante (sempre per chi ci crede
).