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Messaggi - niko

#2161
Tematiche Filosofiche / Re: Materialismo vs idealismo.
01 Febbraio 2023, 14:50:50 PM
Citazione di: anthonyi il 01 Febbraio 2023, 13:35:51 PMCiao iano, io non restringerei il concetto di idealismo alla figura di Dio. Qualsiasi costruzione sociale ha componenti, più o meno ampie, di idealità.
Marx si dichiara materialista, ma lo é realmente? Il suo concetto di classe, sul quale lui fonda il senso della storia, é materiale?
A me sembra proprio di no. Gli uomini sono individui fisicamente e decisionalmente separati per cui qualsiasi concetto che li aggreghi, dando loro un'identità collettiva, é ideale, e potrei continuare.
Dio é certamente un concetto astratto, ma non é il solo. Quando lo contrapponi a una sorta di idea laica, anche quest'ultima é ideale.


Al fine di separare decisionalmente e fisicamente gli uomini, bisogna prescindere completamente dalla realta' del "dividuo" [madre +feto], dalla potenza del femminino, e della matrice, e quindi dalla specie, dalla visione in movimento filogenetica dell'esistenza.

Poi, in generale, cerchiamo perfavore di non scadere nel giochetto degli idealisti che dicono ai materialisti:

"Eh, ma anche voi avete delle idee!!! "

E dei materialisti che rispondono:

"Eh ma anche voi siete fatti di materia e condizionati dalla materia!!!"

Perche' e' un giochetto senza uscita, e anche abbastanza inutile.

#2162
Tematiche Filosofiche / Re: Materialismo vs idealismo.
01 Febbraio 2023, 14:34:12 PM
Qui e' sempre il minestrone tra idealismo e fisica postnewtoniana in generale a risultare indigesto.

L'idealismo riconduce la realta' alla res cogitans umana, l'infinito al finito; e il gran numero, e la vaghezza, delle "licenze poetiche" che sarebbero necessarie per dire altrettanto, ad esempio, della fisica quantistica o della relativita' generale rende sinceramente il discorso difficile da seguire.

Un fisico non fa il fisico per ricondurre l'essere al pensiero, fa il fisico per indagare la realta'.

Per il fisico esiste la "materia" quantomeno nel senso minale che esiste il "caso", ed esiste il caso quantomeno nel senso che il mondo NON e' razionale, se non per quanto riguarda la minima parte di esso che ci e' dato conoscere, e anche li', in questa isola beata di conoscenza nel mare dell'ignoranza, non del tutto.

A partire da Newton. Per cui il cosmo attuale nell'istante attuale e' una somma di [leggi fisiche + condizioni iniziali] non e' dato solo dalle leggi.

Questa dipendenza del sistema dalle condizioni iniziali rimarra' in tutte le possibili riformulazione piu' moderne e novecentesche, quindi rimarra' per quanto riguarda un cosmo einsteiniano, quantistico eccetera.

E le condizioni iniziali sono proprio la "materia" (o energia...), intesa come grado minimo ineliminabile di liberta', inizialmente estranea al pensiero, di quello che il pensiero pensa e puo' pensare.

Quindi Dio per la fisica non e' soltanto un'ipotesi "inutile" in senso occamiano (superflua) e' potenzialmente anche un'ipotesi falsa, se con "Dio" intendiamo la totale riconducibilita' del cosmo alle sue leggi matematiche staticamente formulate, senza un valore "libero" che possa esprimere i valori non piu' ulteriormente indagabili da mettere nelle equazioni.

Il Dio dei filosofi idealisti.


#2163
Citazione di: Duc in altum! il 01 Febbraio 2023, 11:07:43 AMCosì come solo la fede può far digerire una verità alternativa e, addirittura, che si è buoni e giusti (secondo quale bilancia non si sa!) al punto di poter scagliar la prima pietra.
No, ennesimo errore, Abramo deve obbedire a Dio per conoscerLo e riavere sé stesso.
Così come ancora accade oggi: obbedisci al Cristo e conosci davvero chi sei.
Sì come no, e scommetto che bisogna amarla soprattutto con la formula dell'amorefaidate made in @niko.
Per poi finire come Ilary&Totti o a Quarto Grado.

E poi si pretende serietà ...ma dai!

Si ama cio' che vale, non e' l'amore a conferire valore.

Per questo la vicenda umana ruota intorno alla conoscena, e non alla fede.
O almeno dovrebbe.

La conoscenza e' l'unica risposta, all'amore fai da te. O alla pretesa di un uomo di insegnare a un altro uomo che cosa e come dovrebbe amare.

Soprattutto la conoscenza dei propri limiti.

Quanto al lancio delle pietre...

Io non pretendo, di cambiare spiritualmente i miei nemici.

Li tollero finche' posso, e poi li anniento. O al limite li sottometto.

Metaforicamente, naturalmente.

Nel far cio', li rispetto in quanto tali.

Del perdono, non me ne frega niente: ne' di darlo, ne' di riceverlo.

Il perdono per me e' l'illusione della reversibilita' del tempo attraverso l'umana parola, e io, nella mia, di spiritualita', se mai ne ho una, contemplo la reversibilita' del tempo nella realta' fisico-materiale e nell'istinto, ben oltre l'umana parola.

Come diceva Forrest Gump:

"Penso che a volte non ci sono abbastanza sassi".

Perche' il congiuntivo, lui, non lo avrebbe saputo usare.

E sarebbe stato pienamente giustificato, in questo.


#2164
La storia del pluriomicida di bambini che si salva se si pente e crede nel suo ultimo giorno di vita (comodo, no?), la quale, come storia, e' abbastanza platealmente assurda e ingiusta secondo tutti i non cattolici

(ma come, un tizio passa la vita ad ammazzare bambini e alla fine della fiera va annoverato tra i "buoni" per un suo solo giorno vissuto dignitosamente?! Solo la fede, puo' far digerire un'enormita' simile)

rivela il vizio di fondo: il cattolicesimo, soprattutto quello "controriformato", che per "rispondere" al protestantesimo inevitabilmente alcuni tratti del protestantesimo ingloba e fa propri, e' una religione pervasa da INDIVIDUALISMO.

La religione della carita' in cui alla fine ognuno, se si salva, si salva da solo.

Da solo e in rapporto individuale con Cristo, per cui la eventuale non-solitudine del morente, pentito o no, risiede solo nella verita' e nella vicinanza del Cristo, di cui il credente decide con la sua fede.

Due solitudini a confronto. Non c'è traccia, in tutto cio', del senso di nullita' dell'individuo al di fuori della sua plasmazione sociale e comunitaria, al di fuori della polis/citta', come ad esempio potevano averlo i Greci.

L'individuo esiste come feticcio, perche' si e' passati da una funzione cognitiva epistemica a una identitaria tribale della cosiddetta anima.

Questo grande movimento alimenta, l'individualizzazione storico-epocale su tempi lunghi dei cittadini occidentali, ben lungi dall'esserne la soluzione.

Il monoteismo come solitudine di Dio.

il narcisismo della trinita' presso cui Dio si auto-ama.

Contraddizioni che Kierkegaard ha invano cercato di risolvere nella sua filosofia.

Abramo deve ammazzare Isacco per riavere indietro Isacco.

Tesi e antitesi senza una sintesi, comunque progresso verso un mondo non hegheliano.

Non era ancora venuto Freud, a spiegare che a una libido oggettuale non si contrappone una libido totalizzante/nulla, come nella perdizione del mistico, ma una libido narcisista.

Non amate l'amore e prendetevi la responsabilita' di amare qualcuno o qualcosa, per una volta nella vita.

Per una volta nella vita, siate seri.


#2165
Citazione di: Phil il 29 Gennaio 2023, 19:01:49 PML'offerta religiosa, in generale, propone un "libro" rilegato sulla sacralità, sul sovra-umano (meta-fisico) che tiene assieme le pagine che spiegano, o meglio, propongono dogmi, valori e verità. Se tali verità sono evidenti o sperimentabili, non richiedono fede; se invece richiedono fede, non si può infrangere il tabù che distingue il divino dall'umano, altrimenti la fede non funziona più e il credente (colui che ha fede) diventa interrogante: chiede perché, e non si accontenta più, come risposta, di un dogmatico «perché così sta scritto». Se a tale perché risponde prontamente la voce di un Dio oppure se invece risponde la voce, mediata testualmente, di un "dio allegoricamente parlando" (quindi da interpretare e decifrare), per l'interrogante fa un'abissale differenza.
La persona che si lascia "rilegare" da una religione con un dio, magari anche rivelato ed incarnato, non sempre si lascerebbe "rilegare" da un'ideologia con un dio allegorico (spesso, non a caso, si deifica inconsciamente ciò in cui si crede); questo è ancor più plausibile soprattutto quando questa persona, oltre a feedback su consone modalità del quieto vivere (non uccidere, non rubare, etc.), interroga la religione sul suo futuro, ossia sulla morte, etc. o su questioni più dettagliate interne a quel quieto vivere.



Se interroghi troppo, sotto la crosta delle varie religioni troverai sempre e solo l'uomo, ma sempre e ancora l'uomo con tutti i suoi  limiti e con le sue violenze, che non ti appariranno più, come limiti e violenze "divine".

L'umanita' e' fatta dagli uomini.

Questa verita' e' difficile da sopportare perche', se presa sul serio, nega i vari assolutismi del "senso della vita".

Ed e' anche difficile convivere pacificamente, presso un'umanita' fatta dagli uomini.


#2166
Citazione di: Phil il 29 Gennaio 2023, 15:51:28 PMLungi da me il voler fare indegnamente le veci dei cristiani del forum, quindi rispondo "da esterno" all'interessante questione che poni. Il grosso limite di ogni interpretazione allegorica, in ambito religioso, è che deve decidere (come?) a che punto smettere di esserlo, per non (auto)distruggere la narrazione stessa che rende tale la religione.
Supponiamo che l'antico testamento sia tutto o quasi un'allegoria; poi che anche il nuovo testamento in fondo lo sia, almeno in gran parte; poi magari supponiamo anche che Cristo non fosse davvero il "figlio di Dio" in senso letterale, non abbia realmente fatto miracoli, etc. ma solo allegoricamente; e così via proseguendo... a questo punto, che resta della religione cristianesimo, al netto dell'allegoria? Una religione? Non più; una visione del mondo? Si, ma senza particolare attendibilità, essendo tutta un'allegoria (di altro-da-sé) e, soprattutto, senza particolare fondamento teologico (essendo anche le manifestazioni di Dio, se non anche Dio stesso, leggibili come un'allegoria, volendo). Ecco che allora tale cristianesimo (o ogni religione, de-allegoricizzata) diventa semplicemente... una politica; un'ideologia social-esistenziale sublimata in narrazione allegorica che ha viaggiato nei secoli, scatenando guerre e influenzando la politica-non-allegorica (quella secolare). Scenario piuttosto difficile da credere per molti cristiani, per quanto aperti all'allegoria (e non è un caso che l'esplicitato valore allegorico delle parabole non sia il medesimo per credenti e non credenti).
Un cristiano che conceda a tutte le pietre angolari del cristianesimo di essere considerate, anche solo potenzialmente, mere allegorie, si ritroverebbe ad essere egli stesso l'allegoria di un credente: quando dice che Dio esiste lo afferma allegoricamente; quando dice di credere in ciò che viene detto e letto a messa, ci crede, ma allegoricamente; quando parla di premi o punizioni post-mortem su cui basa le sue scelte di vita, ne parla allegoricamente; la sua stessa fede sarebbe un'allegoria della sua visione politica (il che non di rado accade già anche in altri casi, ma non divaghiamo); il senso della sua stessa esistenza diverrebbe pura allegoria... non può ammetterlo in quanto cristiano, perché significherebbe vivere in e per un'allegoria (ossia pura alienazione autoconsapevole). Magari può giostrarsi con delle interpretazioni allegoriche "fatte in casa" (ne leggiamo in continuazione anche qui), ma mai così radicali da compromettere ciò che rende tale una religione. Essere cristiani fuori dall'allegoria, o anche solo consapevoli dell'"allegoria religiosa", significherebbe in tal caso essere dei senza-dio che abbracciano una visione politicamente conservatrice, cercando di stiracchiare il significato allegorico di testi antichi (seppur implicitamente desacralizzati) per renderlo minimamente compatibile con la realtà sociale contemporanea. Magari un domani sarà così, magari i religiosi "regrediranno" a persone che sono tenute a spiegare i loro ideali con un minimo di logica, ad affrontare l'incertezza e l'immanenza per quello che sono, etc. ma per ora direi che gli "autorevoli decisori delle allegorie" hanno una loro ragione nel non autodistruggere il cristianesimo, lasciando l'interpretazione allegorica incagliata non troppo oltre l'antico testamento («i tempi non sono ancora maturi» diceva qualcuno, e non è detto che quando lo saranno vivremo tutti meglio).



La buona allegoria, quindi anche la buona allegoria RELIGIOSA, dovrebbe risolversi nel suo tornare a te come allegoria che parla di te, e con te.

Il rilegando, (quindi, sempre per polisemia, l'ordine stesso del libro, il testo, e la persona, da ri-legare) e' colui che manca, al proggetto della religione.

Se non lo fa, certo, che e' una sapienza alienata per una vita alienata.



#2167
Citazione di: Ipazia il 29 Gennaio 2023, 15:46:27 PMNiko, maddai  :))... ovvero che ?

Penserai mica che il fondamentalismo nasca da cose diverse da principi autoprocamati "universali": Dio, la Scienza,...


Il fondamentalismo e' un particolarismo, perche' vincola la religione ad un'ipotesi di reale svolgimento dei fatti contraddicibile da molte altre.

Di reale prescrizione normativa, contraddicibile da molte altre.

Il fondamentalismo e' una tecno-scienza mascherata da religione, ed essendo pure una tecnoscienza posticcia, implica il suo stesso collocarsi nell'era della tecnoscienza vera, infatti, la sua parabola di esistenza significativa (a parte le ceneri che ne restano oggi) va dal cinquecento al fine ottocento.

Un positivismo romantico in salsa religiosa.

I veri fondatori di religioni (Maometto, San Paolo, magari NON Gesu'...) sono molto meno idioti del fondamentalista medio (e infatti le loro creazioni hanno avuto vita molto piu' lunga) perche' pretendono di parlare nell'universale e per l'universale.

Se ne infischiano, di come si siano svolti i fatti.

Della verita' come adaequatio.

La loro verita' varrebbe pure se non esistesse il mondo.


#2168
Citazione di: Ipazia il 29 Gennaio 2023, 10:04:21 AMAnche da questa discussione emerge come l'essenza della fede trovi il suo compimento ultimo nell'integralismo religioso, tradizionale di duc o tratto dall'ubiquitario nuovo culto scientista.

En archè en o logos, dice Giovanni. Non è l'archè di tutto, ma lo è certamente dell'universo antropologico. Di cui è l'alfa ma, fossilizzata nei sacri testi - Parola di Dio, lo dice la Scienza - pure l'omega, in dissoluzione.

Dissoluzione certificata pure da chi tentò l'impresa di coniugare irreversibilmente la Parola con la verità, concludendo la traversata con una mesta resa parziale:

Wovon man nicht sprechen kann, darüber muss man schweigen

(lasciò la citazione in lingua originale per preservarne l'ultima sua parvenza di verità: la luminosità estetica. Penso che i cultori di sophia non germanofili troveranno facilmente il significato nel logos mediatico)

Come venirne fuori e ottenere la salvezza, almeno filosofica, lo dice Brecht: lode al dubbio.


Io invece penso che il fondamentalismo, in quanto riduzione della religione alla veridicita' storico-realistica del discorso  religioso, sia l'uomo di paglia, (ovvero l'avversario facile, ma scelto per paura di quello difficile), di chi seriamente, da ateo, si voglia confrontare con la religione.

La religione pretende di affermare verita' universali, di suo non e' dunque fondamentalista, ovvero le narrazioni religiose funzionerebbe pure nella loro falsita' storica.

Non ci si puo' confrontare su quello, perche' il terreno di confronto, di solito, non e' quello, e non lo e' neanche per l'interlocutore religioso, di un eventuale dialogo tra credenti e non.

Il Genesi funziona come simbolo, pure nell'ipotesi che il mondo si sia creato con il big bang e i dinosauri.

Mose' che apre le acque, come narrazione e come storia, funziona come simbolo pure nell'ipotesi che il fatto storico in se' non sia andato proprio cosi'.

C'e' una certa sensibilita' specificamente cristologica e antropopatetica nel senso della vita e dell'amore come valori assoluti (e secondo me un po' perversi) in un "cosmo" come quello italiano/talico (e non solo) che e' un cosmo molto piu' cristiano che biblico, per cui se adesso io scrivo una roba un po' provocatoria del tipo:

"anche la storiella, evangelica, di Gesu' che risorge dalla tomba e se ne va in giro a mangiare, a fare gli scherzi e a salutare praticamente tutti quelli che lo credevano morto"

funzionerebbe benissimo, in quanto storia, anche come simbolo e come veicolo di verita' universali e anche se le cose storicamente e realmente non fossero andate proprio cosi'...

Cioe'

essa, la vicenda stessa di Gesu', funzionerebbe benissimo anche in una sua interpretazione NON FONDAMENTALISTA, cioe' non incentrata sulla veridicita', ma semmai sulla verita', che NON e' la stessa cosa...

probabilmente la meta' circa degli utenti del forum, che sono ferventi cristiani, un pochino in fondo si risente (loro credono che sia andata davvero, letteralmente cosi'! Con l'uomo fisicamente uscito dalla tomba, e fisicamente mangiante, e salutante! E non solo ci credono, il che ancora non sarebbe niente, ma basano la loro ipotetica salvezza eterna su questo loro credere!).

Ma e' alla loro incoerenza che adesso io mi rivolgo, ovvero:

Se voi, e intendo voi utenti cristiani del forum, accettate la sfumatura nel simbolico e nell'allegorico, ad esempio nel Genesi, e non credete (spero!!!) che il mondo sia stato creato in sette giorni, e abbia poche migliaia di anni di eta', e nel corso della sua breve storia abbia contenuto sempre lo stesso numero e tipo di specie, poiche' TUTTE, e dico tutte, le evidenze scientifiche lo sconfessano, sconfessano l'interpretazione letterale del Genesi...

perche', poi, voi stessi, penso quasi tutti, non riconoscete la stessa identica sfumatura nell'allegorico e nel simbolico nella storia di un uomo -Gesu'- che fa miracoli, moltiplica i pani e i pesci, muore e poi risorge.

Anche quello, potrebbe non essere storicamente e realisticamente vero, ma importante spiritualmente per un lettore.

Il corpus, della narrazione e' lo stesso, quindi anche il criterio interpretativo, dovrebbe essere lo stesso.

Per non parlare poi del livello etico-morale della narrazione biblica, che e' stato, a ragione, teologicamente identificato cone un livello intermedio tra significato letterale e significato spirituale: una norma si puo' giudicare dalla qualita' di vita delle comunita' umane che osservano quella norma, e la qualita' della vita normata diventa ulteriore criterio di verita'.

Quindi fare una affermazione del tipo:

Le comunita' che osservano la norma "non uccidere" sono mediamente piu' felici e tranquille delle altre...

(interpretazione morale, di un testo sacro)

Non e' la stessa cosa del dire:

Il vocione di Dio che dal monte comanda "non uccidere" e' VERIDICO

(interpretazione letterale, di un testo sacro)

Il che a sua volta non e' la stessa cosa del dire:

Il vocione di Dio che dal monte comanda "non uccidere" e' VERO

(interpretazione spirituale, cioe' in cui la verita' dovrebbe in qualche modo, per il lettore, assumere valore personalissimo e universale).


#2169
"Se i cavalli sapessero disegnare, disegnerebbero gli dei a forma di cavalli..."

Senofane V secolo A.C
#2170
Tematiche Filosofiche / Re: Ti sento, quindi esisti.
25 Gennaio 2023, 22:10:04 PM
Citazione di: green demetr il 25 Gennaio 2023, 21:53:45 PMMm comincio a capire, bastava semplicemente che dicessi: per via della mia visione anti-metafisica, qualsiasi tipo di visione dinamica, persino quella transumanista è preferibile allo status quo che etc...etc...

Purtroppo non riesci proprio a mettere in dubbio che questa idea di una metafisica dogmatica è esattamente il prodotto di una cultura liberale che ci vuole, si ok tutto quello che vuoi, dinamici, ambiziosi, comunisti, immortali etc..etcc.ma ricercatori del vero sè proprio mai.

Cosa vuoi condividiamo un certo tipo di critica ma da piattaforme e modi di pensare completamente avversi.



Prego l'uomo perche' mi liberi dall'uomo...

#2171
Tematiche Filosofiche / Re: Ti sento, quindi esisti.
25 Gennaio 2023, 21:47:29 PM
Citazione di: green demetr il 25 Gennaio 2023, 21:15:41 PMStavo tentando di dare una mini-panoramica sulla filosofia attuale e come si ponga rispetto ad una questione metafisica, come correttamente annota lo Iano.

La tua posizione mi sembra molto ibrida e non riesco a razionalizzarla. Non rimane che attendere che le tue posizioni mi si chiariscano.


L'arroccamento sulla natura umana, piu' che altro, impedisce una filosofia, e una prassi, del divenire.

Io preferirei cento volte che mi si desse del cane, piuttosto che del cristallo statico nel tempo.

I cani sono simpatici.

I creazionisti e i disegnointelligentisti no.




#2172
Tematiche Filosofiche / Re: Ti sento, quindi esisti.
25 Gennaio 2023, 19:42:08 PM
@Green Demetr

societa' LIBERATA DA COSA?!

Dall'oppressione di classe, che renderebbe l'immortalita' una noia per alcuni e un inferno per altri.

Poi io personalmente tutti sti "fenomeni"

(nel senso, stavolta, di individui spacconi e fanfaroni, non di eterei e filosoficissimi contrari del noumeno, intendiamoci)

i quali se avessero anche solo la remotissima possibilita' tecnologica di essere immortali, o anche volando piu' basso di non andare in menopausa ed evitare la forfora e gli acufeni rifiuterebbero in nome delle buone radici cristiane, di Cristina d'Avena e dei video di Fusaro, in giro, non ne vedo.

Tu?


#2173
Beh che dire, se la religione ha portato i credenti a sopravvivere, ad essere nel qui e ora attraverso il tempo, evidentemente c'e' del buono nella religione, dal punto di vista della vita.

Della vita e delle sue prospettive, e astuzie, e delle sue latenti o meno continuazioni.

Cosi' come pure vale, naturalmente, per gli atei.

Le spiegazioni che si danno a parole, le teologie fondamentali, sono secondarie, rispetto alla "spiegazione" immediata che e' gia' l'esserci (degli uni e/o degli altri) in un mondo famelico e tempestoso, dove l'esserci e' difficile, e non puo' prescindere da una continuita' del divenire, e non e' dato, ne' da darsi, per scontato.

Se le motivazioni di chiunque lo hanno portato ad essere, piuttosto che a non essere, evidentemente quelle li' sono gia', almeno relativamente e prospetticamente, buone motivazioni.

Si potrebbe "rispondere" a chi prepotentemente ci chieda di rendere ragione della nostra fede, stando in silenzio.

Il silenzio dell'uno, interroga sempre la continuita' e la solidita' del voler essere condizionato e circostanziato anche dell'altro, se e' vero che tutto è interconnesso, e l'altro e' il nostro oggetto di percezione e interazione che ci piaccia o no.

Tutto sta in quando davvero conosciamo quelle motivazioni che qui e ora ci fanno essere quello che siamo, e in quanto, migliorandone eventualmente la conoscenza, continuiamo e ritenerle e ad esercitarene le conseguenze, o le scartiamo.



#2174
Tematiche Filosofiche / Re: Ti sento, quindi esisti.
25 Gennaio 2023, 12:23:25 PM
Citazione di: Jacopus il 24 Gennaio 2023, 08:08:52 AMNon voglio parlare in nome di Niko, ma l'importanza del corpo come protagonista della storia è il contrario del transumanesimo. Potrei apoditticamente sentenziare che il corpo è l'antitesi della tradizione filosofica da Platone a Cartesio, fino a giungere agli ultimi epigoni transumani.


Io non sono a priori contro il transumanesimo (come potrei esserlo?), ma penso che solo una societa' politicamente e socialmente liberata, potra' implementare le tecnologie postumane in modo -bio- etico.

Quindi non quella attuale e presente.

L'unico vero oltreuomo e' colui che esprime la potenzialita' -continuativamente disponibile alla sua propria scelta- di volere l'uomo (anche, eventualmente, non volendolo e volendo altro) non l'odio o il rifiuto dell'umanita'.

Proprio perche' memorialmente e consapevolmente egli, rispetto all'uomo, vuole (ormai) altro, l'oltreuomo PUO'-VOLERE l'uomo.

E quindi realizza la VOLONTA'-DI-POTENZA.

Che e' la differenza tra il non il volere qualcosa per odio e il non volere quella stessa cosa perche' la si e' gia', ormai, compiutamente voluta.

Di piu', proprio sapendo di essere effetto dell'uomo secondo l'ordine emergente del tempo, l'oltreumo volendo-si, volendo se stesso, non potra' che volere l'uomo; se non come valore o come fine... quantomeno come causa di se stesso.

Facendo quello che l'uomo non fa, realizzando quello che l'uomo non realizza.

Le lagne e i fiumi di lacrime (Fusaro e compagnia) versati sul transumanesimo si risolvono realizzando la rivoluzione bioetica (e non solo) che rendera' umanamente compatibili, e dignitose, le tecnologie postumane, non demonizzando le tecnologie postumane per principio.

Chi demonizza, ha i demoni dentro.

Porre prioritariamente il problema della noia (desiderio del desiderio) e non quello del dolore (frustrazione, e quindi attualita', del desiderio) e' l'evoluzione spirituale della specie umana che mostra perfettamente il nesso con l'evoluzione materiale, e, quindi, con il primum vivere e con l'avere la pancia piena.

Non c'entra niente, con l'essere tracotanti o col rompere tutti i limiti.

E' che noi evolviamo quando la noia ci fa piu' male del dolore.

L'uomo e' postumano da quando Gilgamesh lottava contro la morte, quattromila anni fa.

Da quando l'angelo apparve a Maria.

Il passaggio all'atto di certe tecnologie e certe pratiche ad oggi eticamente considerate "estreme", generera' la noia, e dunque l'evoluzione, dell'oltreuomo, situazione che a sua volta (ri)generera' l'uomo.

Sorge e tramonta il sole su di noi, noi e passiamo dall'essere un volente, all'essere un voluto, e poi ancora un volente, e poi ancora un voluto, e poi ancora, e ancora, e ancora, senza motivo e senza senso, come ci passano al giusto ritmo tutte le cose.

E' in gioco il rapporto stesso di forze che ci generera' a partire dal passato.

E per me esso conta molto di piu' della nostra storia passata reale per come crediamo di conoscerla. Per questo non potrei che saltare nel buio del futuro.

Io non ho paura.

Almeno non di questi temi eticamente sensibili e di queste "nuove" tecnologie.

Non ho paura di perdere l'uomo, non ho paura di perdermi.

Ho paura molto di piu' dei desideri frustrati a cui certe tecnologie promettono di rispondodere: vecchiaia, sterilita' , morte, demenza, limitatezza delle stesse possibilita' materiali e relazionali.

I quali sono anche i miei desideri. Le quali sono anche le mie paure. Nel mio essere attualmente uomo, e nel mio non nasconderlo.

Spero che il passaggio avvenga il piu' eticamente e il piu' illuministicamente possibile, ma comunque vada, non ho paura.

Se non riusciremo a utilizzare certe tecnologie eticamente, al limite, avremo la distopia e l'ucronia che ci saremo meritati.

E avanti un altro, e avanti un'altra specie.





#2175
Citazione di: Ipazia il 24 Gennaio 2023, 07:59:02 AM@Socrate78

Tutte le mitologie raccontano di santi e miracoli. I quali scompaiono improvvisamente al venir meno delle mitologie. È vero che "siamo nati per credere", ma pure per capire e, nel nostro piccolo, sapere.

@niko

L'immortalità fu instrumentum regni fin dalla religione olimpica che, onestamente, la dava solo ai più meritevoli.

Far soffrire è pratica estrema di potere in ogni epoca ("Sorvegliare e punire").


Io credo che anche nel cristianesimo l'immortalita' sia concepita dalla maggioranza dei credenti come una sorta di premio, in quanto la vita eterna e' solo in Cristo, per i beati; mentre l'inferno, la perdizione (pure se i dannati sono in una condizione di "immortalita' formale") e' una "seconda morte".

Una morte spirituale.

Per far ritornare il superuomo alla terra, Nietzsche dovra' infine affrontare e sconfiggere anche Laplace, ovvero la natura divina del passato.

L'ultimo mostro, l'ultimo idolo, piuttosto che il gia' superato ultimo uomo.

C'e' in gioco molto di piu', o se vogliamo molto di meno, del superare la fede idolatrica nello scientismo.

L'autosufficienza e il bastare a se' stesso dell'uomo... e' immediatamente l'autosufficienza e l'autocontenimento di ognuna delle tre dimensioni temporali che comunemente l'uomo immaggina: vi corrisponde.

Non potrebbe essere diversamente.

Siamo "liberi", nel senso di liberi da ogni metafisica, solo se il passato non e' causa del futuro.

Solo se passato, presente e futuro non si causano a vicenda.

Il valore sintetico dell'attimo, come sintesi libera.

Di ognuno, dei tre, si deve poter dire: causa sui.

Il che vuol dire che tutto l'ordine discernibile del tempo deve essere immanentemente contenuto tanto passato, come nel futuro, come nel presente.

Eterno ritorno come tensione etica.

L'anno cosmico.

Se l'uomo deve stare in piedi da solo, ogni dimensione temporale pensata, e dunque creata, dall'uomo, deve stare in piedi da sola.

Nessuna delle umane copie, che si guardano attraverso l'abisso, del tempo e non solo, e' idolo all'altra, perche' esse hanno esattamente la stessa realta', perche' ognuna e' simulacro all'altra.

E ora che ce ne facciamo, del bene e del male, di questi due ospiti ingombranti, dato che non possiamo piu' collocarli -come fecero, in illusoria e politicamente corretta alternanza i nostri antenati- l'uno nel passato e l'altro nel futuro, nella contingenza di una differenza temporale, in quanto passato e futuro sono DIVENUTI, i due termini di un identico? 

Come due case lontane, di cui noi ora abbiamo spiato il segreto, di cui ora finalmente sappiamo che esse non possono, e non hanno mai potuto, all'infinito, contenere i differenti, laddove noi pero' continuiamo a volere, che il bene e il male siano differenti?

Cosa c'e', oltre il pensiero della decadenza e oltre il pensiero dell'eskaton?

Quale destino per l'uomo?

Quale collocazione avranno il bene e il male differente dalla differenza temporale, chi mai sara' l'abitatore della durata eterna?

La salvezza per tutti vuol dire che ci vuole un oltreuomo, per sopportare la noia e il dolore della salvezza per tutti.

Per trasformarla in modo che sia sopportabile.

Nessuna religione, puo' promettere la salvezza per tutti.

Perche' ne' verrebbe meno la ragione d'essere.