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Messaggi - Eutidemo

#2161
Storia / Zaccaria figlio di Barachia
10 Gennaio 2023, 06:51:37 AM
Nel Vangelo di Matteo è riportata questa invettiva di Gesù contro i fanatici dottori della legge ebraica: "Su di voi ricadrà tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l'altare."(Mt. 23:35).
Ma chi era veramente questo "Zaccaria, figlio di Barachìa" a cui si allude in tale passo del Vangelo?
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***
Nella "Bibbia", riguardo ad un uomo di tale nome morto prima che nascesse Gesù, troviamo solo un certo "Zaccaria figlio di Ioiada", che, per ordine del re fu lapidato "nel cortile del tempio" (Secondo libro delle Cronache 24 21).
***
Nella "Guerra Giudaica", scritta da Giuseppe Flavio nel 75 d.c. in greco ellenistico, troviamo, invece, un Zaccaria figlio di Baris, che, fu ucciso da facinorosi ebrei "nel mezzo del Tempio" (G. Flavio, "Guerra Giudaica", 4.334-343).
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***
Al riguardo si sono prospettate le ipotesi più varie, da parte di storiografi e filologi molto più dotti di me; però, "si licet parva componere magnis", queste sono le mie modeste osservazioni.
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1)
In greco ellenistico, "Zaccaria figlio di Baris", si scriveva "Zacharia Bariskaiou" (o anche "Baroukou"), che, in effetti, suona molto simile al "Barachia" citato nel Vangelo di Matteo; al "Zaccaria figlio di Ioiada", invece, nel Vangelo di Matteo non si accenna minimamente.
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2)
Nel Vangelo di Matteo, si parla di un "Zaccaria, figlio di Barachìa", che fu ucciso "tra il santuario e l'altare", e, quindi, "nel mezzo del Tempio" come scrive G. Flavio nella "Guerra Giudaica"; la quale fu combattuta molto dopo la morte di Gesù.
Secondo il libro delle Cronache  "Zaccaria figlio di Ioiada", che visse e morì prima di Cristo, fu invece lapidato "nel cortile del tempio"; il quale, sicuramente, non si trovava nè "tra il santuario e l'altare" nè "nel mezzo del Tempio".
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3)
"Zaccaria figlio di Ioiada", fu ucciso per "ordine del re", e non linciato da una folla di fanatici ebrei ortodossi, come, invece lo fu "Zaccaria, figlio di Barachìa"; e l'invettiva di Gesù era contro questi ultimi, non contro un re.
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***
Pertanto, secondo me, i casi sono tre:
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a)
O quella di Gesù era una profezia, il che, però, non è possibile, per lui parla della uccisione di "Zaccaria, figlio di Barachìa" come di un evento storico del passato.
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b)
Oppure Gesù ha sbagliato la citazione, perchè voleva riferirsi al "Zaccaria figlio di Ioiada" biblico, e non al "Zaccaria, figlio di Barachìa" che sarebbe stato citato nella "Guerra Giudaica".
Però sarebbe molto strano che, non solo abbia sbagliato citazione, ma che, per giunta, l'abbia confusa con la corretta citazione di un libro che ancora non era stato pubblicato quando lui era in vita.
.
c)
Ovvero, come ultima ipotesi, sembra lecito presumere che quel passo del Vangelo di Matteo risulti da una interpolazione di "molto" successiva alla morte di Gesù; il quale non avrebbe mai realmente pronunciato quelle parole.
.
***
Scegliete voi l'ipotesi che preferite!
***

P.S.

Ce ne sono altre molto più complicate, che potete facilmente trovare su INTERNET.
#2162
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Archìa e Crazìa
09 Gennaio 2023, 12:29:13 PM
Ciao Xnox. :)
Sono perfettamente d'accordo con te che alcune parole "polisemiche", come "archè", possono avere una certa affinità.
***
Ad esempio, a seconda del contesto, la parola "costituzione", può essere utilizzata:
- sia per indicare la "costituzione giuridica" di un determinato Paese;
- sia per indicare la "costituzione fisica" di un individuo.
Ed infatti, in entrambi i casi, le locuzioni in questione hanno in comune l'affine significato di "costituire" un insieme organico (in un caso giuridico, nell'altro fisiologico); ma, ovviamente, si tratta di due significati completamente diversi, a seconda di ciò di cui stiamo parlando!
***
Per cui, la tua idea non è affatto priva di fondamento!
Ed infatti, anche a mio parere, il  termine "archè" può essere inteso:
- sia "filosoficamente"  come principio fondamentale che "regola e governa" il mondo, se parliamo di filosofia;
- sia "politicamente"  come il principio giuridico in base al quale si stabilisce chi è che "regola e governa" una determinata popolazione, se, invece parliamo di politica.
***
Ma, ovviamente, a seconda dei casi, si tratta di due significati completamente diversi!
***
Un saluto! :)
***
#2163
LA CONCLUSIONE DELLE INDAGINI
Il Commissario Agresti, dopo aver bussato, entrò nell'ufficio del Vicequestore, posandogli sulla scrivania dei tabulati telefonici ed esclamando: -Sono stato uno stupido a non pensarci subito; eppure qualche sospetto lo avevo avuto sin dal principio!-
- Cioè?- chiese incuriosita Nardi.
- Ma ti pare che il Dott. Costa, che è un medico, non si è accorto che la moglie era ancora viva dopo che lui l'aveva colpita in fronte?-
- Va bene, ma questo non prova niente! Poteva benissimo non essersene accorto, essendo in preda al panico!-
- Già, ma non era certo in preda al panico, quando, dopo averla legata ed imbavagliata, due ore dopo circa è tornato indietro, a casa, per tagliargli con tanta precisione  l'"arteria carotidea"!-
- Anche un "killer professionista" avrebbe potuto fare la stessa cosa!- obiettò il Vice Questore.
- No, mia cara Livia, un "killer professionista"  ti taglia la gola da orecchio ad orecchio, recidendoti contemporaneamente sia l'"arteria carotidea" che la "vena jugulare"; il che è efficacissimo, ma molto brutale ed alquanto doloroso.
Ed invece, mia cara Livia, un "medico professionista"  sa benissimo che, per far morire qualcuno in modo sicuro, rapido e quasi indolore, è sufficiente incidere in modo quasi chirurgico, con un piccolo taglio, soltanto l'"arteria carotidea"; che è quella che porta il sangue al cervello, recisa la quale si muore in pochi secondi.
Non serve tagliare anche la "vena jugulare", che riconduce il sangue dal cervello al cuore; ed il cui taglio comporta la morte solo dopo qualche minuto-
.
- Già, però abbiamo scoperto che Maria Costa aveva anche lei un amante, Alessandro Grandi; il quale era medico pure lui, e che, per giunta, non ha un alibi, mentre suo marito sì!
Inoltre, così come lo sai tu, anche l'assassino/a poteva essere al corrente che far morire qualcuno resecandogli l'"arteria carotidea" poteva far pensare ad un medico; e, quindi, l'ha fatto apposta per depistarci!-
- Certo che lo so, ma dubito che sarei in grado di farlo con tanta precisione!- replicò Agresti.
- Resta il fatto che uno dei due medici in ballo non ha un alibi, ma neppure un movente (Grandi), mentre l'altro il movente ce l'avrebbe pure, però ha un alibi a prova di bomba!-
.
- Ed è qui che "casca l'asino"!- eclamò il Commissario - Guarda quei tabulati!-
- Li ho già guardati, ma non mi dicono niente, a parte il fatto che Silvio Costa è sempre rimasto nel parcheggio.-
- Ed invece, mia cara, se guardi bene gli asterischi in fondo alle "telefonate perse", vedrai che, come lui stesso ci ha detto, Silvio Costa era talmente scosso che non voleva parlare, comprensibilmente, quasi con nessuno; per cui ha risposto al telefono solo tre o quattro volte per tutto il tempo che è stato lì.-
- E allora? Come hai detto tu è una cosa assolutamente comprensibile, non dimostra niente!-
- Già, ma, forse, sia tu che lui non sapete che, oggi, dai più recenti tipi di tabulati di controllo, siamo in grado di distinguere:
- le telefonate rimaste senza risposta perchè interrotte manualmente dall'utente;
- le telefonate rimaste senza risposta perchè nessuno rispondeva per il periodo prestabilito dalla compaglia telefonica (cioè suonando a vuoto).
E se guardi i tabulati noterai che:
- dalle 20,20 alle 22,40 il telefono di Costa è rimasto sicuramente posizionato nella vettura parcheggiata vicino alla stazione;
- dalle 20,20 alle 21,40 le telefonate in arrivo, salvo una o due senza importanza a cui ha risposto, sono rimaste senza risposta perchè "interrotte manualmente dall'utente";
- dalle 21,40 alle ore 22,20, però, le telefonate in arrivo sono rimaste "tutte" senza risposta perchè perchè nessuno rispondeva, ed il cellulare  ha quindi continuato a suonare sempre a vuoto, "senza che nessuno interrompesse mai manualmente la chiamata!;
- dalle 22,20 alle 22,40, infine, così come era accaduto per le telefonate dalle 20,20 alle 21,40, le telefonate in arrivo, salvo una o due senza importanza a cui ha risposto, sono rimaste senza risposta perchè interrotte manualmente da Silvio Costa.
Il che vuol dire che, tra le 21,40 e le 22,20 , Silvio Costa ha abbandonato il cellulare acceso nella macchina, per precostituirsi un alibi, e, con un taxi, è tornato a casa sua ed ha ucciso la moglie; che, precedentemente, aveva legato ed imbavagliato ad una sedia, affinchè non potesse gridare aiuto una volta rinvenuta dal colpo che le aveva assestato in fronte.
Poi ha messo in scena la simulazione di una rapina, portandosi via collana, orologio e borsetta, e lasciando in terra il coltello zingaro con il quale aveva tagliato la carotide alla moglie dopo averlo ripulito delle sue impronte; questo al fine di indirizzarci verso il campo Rom lì vicino.
Il cellulare col geolocalizzatore dentro, invece, lo ha lasciato lì!-
.
- Diabolico!- commentò la Nardi - Ma perchè non ha cercato di simulare anche lo scasso della serratura, per avvalorare la  sua messa in scena di una effrazione?-
- Perchè è troppo furbo, e, non essendo lui un ladro, ha capito che noi ci saremmo accorti subito che era solo un tentativo di depistaggio da parte di uno che di scassi non se ne intendeva affatto.
Per questo ha detto che, forse, fuggendo, la porta l'aveva lasciata aperta lui; come sicuramente ha fatto-
- Astuto!- sorrise con un smorfia il Vice Questore.
.
- Ma ancora più scaltra è stata la sua idea di  spruzzare il sangue dal coltello, lungo le scale che portavano all'appartamento della Grandi: il che costituiva il suo "piano B".
Ed infatti, evidentemente, ha pensato che se noi non avessimo abboccato allo "specchietto per le allodole" dell'omicidio per rapina, avremmo probabilmente esteso le indagini fuori dell'appartamento; e, trovando quel sangue, avremmo sospettato della Grandi, ben sapendo che il marito se la faceva con sua moglie!-
- Però non aveva previsto che, proprio quella sera, la sua amante Versa Solis avrebbe avuto la pessima idea di andare a far visita alla moglie- osservò la Nardi - E che, per giunta, si sarebbe incontrata per le scale proprio con Tina Grandi!-
- Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi; per cui, secondo me, l'assassino è senz'altro Silvio Costa!-
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- Hmm, ma questi sono solo indizi circostanziali!- commentò il Vicequestore - Tra le 21,40 e le 22,20  Costa può essersi addormentato in macchina, e, quindi non aver sentito il telefono che squillava, no?-
- Addormentarsi in automobile in quelle condizioni di stress, e con il rumore del traffico circostante, mi sembra molto improbabile- obiettò Agresti - Senza considerare che la suoneria del suo telefono, che riproduce a tutto volume il "Can Can di Hoffenbach", avrebbe risvegliato un morto.
Inoltre abbiamo identificato il tassista che lo ha portato a casa tra 21,40 e le 21,55; sebbene lui abbia fatto di tutto per non essere riconosciuto sedendosi alle sue spalle, e cercando di nascondersi nel buio della notte.
Ma il tassista lo ha riconosciuto lo stesso:
- dalla voce;
- da un confronto all'americana.-
- Come ben sai i riconoscimenti testimoniali lasciano il tempo che trovano!- commentò, scettica, la Nardi.
-
- Va bene, ma chi altro avrebbe mai fatto quel tragitto, in quell'orario, dalla stazione al suo indirizzo di casa, e poi viceversa?- replicò Agresti.
Inoltre, al ritorno verso la stazione, tra le 22,05 e e le 22,20, ha fatto fermare un attimo il taxi per gettare una busta in un cassonetto delle immondizie ben lontano dalla sua abitazione; il tassista ci ha portato lì, e ci abbiamo trovato dentro l'orologio la collana e la borsetta della moglie, con le sue impronte digitali sopra (che non aveva ritenuto necessario cancellare)!-
E nel dire questo depose dei reparti incellophanati sulla scrivania del suo capo.
- Be', il suo avvocato eccepirà sicuramente che è normale che le impronte del marito si trovino sull'orologio la collana e la borsetta della moglie!- osservò la Nardi.
- Forse- ghignò Agresti sollevando uno dei sacchetti con i reperti -Ma non è normale che le sue impronte digitali e il suo DNA si trovino anche sulle monete di mancia che ha lasciato, quella sera, al tassista; ormai, per sua sfortuna, sono rimasti in pochi a conservare quest'abitudine!-
- Già!- convenne il Vice Questore.
- E, invece per nostra fortuna, il tassista si e messo in tasca quella monete in una giacca che non ha più usato fino a che noi non lo abbiamo rintracciato!-
- Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino!- concluse il Vice Questore.
#2164
NOTA:
Prima di proseguire, cercate di farvi una vostra idea.
Poi andate pure avanti! ;)
#2165
LE INDAGINI
Qualche giorno dopo, il Vice Questore Livia Nardi stava leggendo, in sua presenza, il rapporto presentatole dal Commissario Marco Agresti.
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"Cronologia degli eventi.
Alle ore 20,00, per sua stessa ammissione, Silvio Costa  colpiva sulla fronte la moglie Maria, lasciandola svenuta sul pavimento del salotto; la perizia autoptica conferma approssimativamente l'orario della contusione.
Dopodichè, i nostri apparati di "geolocalizzazione telefonica" hanno rilevato i seguenti spostamenti del Costa, che ha sempre tenuto il suo cellulare acceso:
- dalle ore 20,05 alle ore 20,20 si è spostato in auto da casa sua alla stazione (come confermato anche dal "ticket" del parcheggio), dove è rimasto parcheggiato fino alle ore 22,40;
- dalle ore 22,40 alle ore 23,00 si è poi spostato di nuovo in auto dalla stazione al nostro commissariato.
Sempre in base ai nostri apparati di "geolocalizzazione telefonica", risulta che Vera Solis ha cenato in un ristorante tra le 20,30 alle 22,00, e poi è rientrata nel suo palazzo alle ore 22,20; però, visto che il suo appartamento è esattamente sottostante a quello della vittima, non possiamo sapere se sia rientrata nel suo domicilio oppure in quello di Maria Costa.
Tuttavia l'ìnquilina dell'appartamento sovrastante quello del delitto, Tina Grandi, riferisce di averla vista uscire, fuggendo dalla casa di Maria Costa, all'incirca verso le 22,30.
La "geolocalizzazione telefonica", sia del suo cellulare, sia di quello della vittima (che aveva rubato) ci ha poi rivelato che Vera Solis dalle 22,40 alle ore 23,30 si è diretta verso l'aeroporto con la sua macchina; dove l'abbiamo fermata mentre stava facendo il "check-in" per le isole Mauritius all'incirca alle ore 24,00.
Non aveva con sè la refurtiva del presunto furto, ma solo il cellulare della vittima; che sicuramente le ha sottratto mentre fuggiva dal suo appartamento.
Sul cellulare della vittima, peraltro, abbiamo trovato un SMS di Vera Solis  diretto  a Maria Costa alle ore 21,00 (quando era ancora a cena nel ristorante), in cui c'era testualmente scritto: "Verso le dieci e mezza vengo a casa tua; e se non mi assicuri che concederai quanto prima il divorzio a Silvio, giuro che ti ammazzo con le mie mani!"
E' quindi evidente che Vera Solis  ha sottratto il cellullare in questione dall'appartemento del delitto, per evitare che noi lo trovassimo e leggessimo il messaggio in questione.
Inoltre, sul cellulare di Vera Solis, abbiamo trovato un SMS di Silvio Costa, che, alle ore 20,50 le comunicava: -Cara, stasera non ci possiamo vedere, perchè sono appena uscito di casa per un imprevisto cambio di turno in ospedale. Poi ti spiegherò meglio domani-.
Quindi Vera Solis sapeva che, verso le 22,30, avrebbe trovato Maria Costa sola in casa.
Quando le abbiamo contestato il delitto, al momento del fermo, l'indagata ha testualmente dichiarato: - E' vero che ho minacciato di morte Maria Costa con un SMS, ma è stato solo uno scatto di rabbia; se avessi voluto veramente ucciderla, non lo avrei certo messo "nero su bianco".
Volevo recarmi da lei solo per parlarle!
Quando sono giunta al suo piano, ho visto Tina grandi che saliva le scale diretta verso il suo appartamento, ed trovato la porta d'ingresso di Maria Costa aperta, e, quindi, sono entrata senza bussare; una volta arrivata in salotto, l'ho vista legata e imbavagliata su una sedia, con la gola tagliata.
Allora, presa dal panico, sono fuggita; però ammetto di averle rubato il cellulare che conteneva l'SMS compromettente-
- Non le è venuto in mente di chiamare il pronto soccorso?-
- No, sia perchè ero stata presa dal panico, sia perchè mi era sembrata chiaramente morta!-"
.
il Vice Questore Livia Nardi posò il rapporto sul tavolo, e commentò: -Be', Marco, direi che abbiamo il colpevole, no?
E' evidente che, dopo qualche tempo che il marito se n'era andato via, alle ore 20,00, nell'appartamento sono entrati dei ladri, i quali, approfittando del fatto che Maria Costa era svenuta, l'hanno legata, imbavagliata e derubata della collana di corallo, del braccialetto d'oro e della borsetta.
Nel fuggire via, però, probabilmente, ad uno dei ladri e caduto di tasca il coltello.
Per cui, quando verso le 22,20/22,30 Vera Solis è arrivata nell'appartamento, trovando la porta aperta la sua rivale legata ad una sedia ed il coltello per terra, ha colto l'occasione al volo per toglierle la vita; ed infatti ha pensato che l'omicidio sarebbe stato attribuito ai ladri, soprattutto se avesse lasciato il coltello zingaro sporco di sangue in terra (ma, ovviamente, ben ripulito delle sue impronte).
Però, prima di andare via, ha preso con sè il cellulare di Maria Costa, per evitare che noi lo trovassimo e leggessimo il messaggio in cui la minacciava di morte; tuttavia avrebbe fatto meglio a distruggere l'apparecchio lungo la strada dell'aeroporto.
Inoltre è stata sfortunata ad essere vista da Tina Grandi mentre fuggiva, proprio in un orario compatibile con quello della morte di Maria Costa.-
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- O, forse, viceversa!- commentò enigmaticamente il Commissario Agresti.
- Che vuoi dire?-
- Voglio dire che Vera Solis non nega affatto di aver visto e di essere stata vista, da Tina Grandi in un orario compatibile con quello della morte di Maria Costa; solo che, secondo la sua versione, lei non stava affatto  fuggendo, ma stava salendo invece le scale diretta verso l'appartamento di Maria Costa, quando ha visto Tina Grandi salire su per le scale verso il suo appartamento.
Cioè, raccontano la stessa storia, ma al contrario!-
- E ovviamente la geolocalizzazione non ci dice niente, perchè le celle telefoniche della Grandi, della Solis e della Costa, si "sovrapponevano" tutte nello stesso punto dell'omicidio, ed alla stessa ora!- osservò sconsolata la Nardi.
Ed infatti la geolocalizzazione ci fornisce soltanto delle coordinate "bidimensionali", ma non "tridimensionali", giusto?-
- Già, ma non finisce qui!
Continua a leggere il mio rapporto.-
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Il vice-questore riprese la lettura del rapporto:
"Proseguendo nel riferire gli esiti della interrogazioni testimoniali delle persone informate dei fatti, risulta che Tina Grandi:
- dichiara di essere scesa per gettare l'immondizia verso le 22,20:
- alle 22,30, mente risaliva l'ultima rampa di scale verso suo appartamento, dichiara di aver visto Vera Solis scappare dall'appartamento di di Maria Costa al piano sottostante;
- e alle 22,35 dice di essere rientrata in casa sua e di non essersi più mossa di lì.
Il geolocalizzatore conferma, anche se non è in grado di distinguere il piano superiore da quello inferiore.
Vera Solis ha riferito:
- di aver cenato in un ristorante tra le 20,30 alle 21,30, e poi di essere rientrata in casa sua alle ore 22,00; però però, visto che il suo appartamento è esattamente sottostante a quello della vittima, considerata la sovrapposizione delle celle non abbiamo potuto stabilire quanto tempo sia stata a casa sua e quanto tempo sia stata nel sovrastante appartamento di Maria Costa;
- di essersi recata in casa Costa alle ore 22,25, e, salendo le scale, di aver visto Tina Grandi dirigersi verso il suo appartamento.
- di aver trovato la porta d'ingresso di casa Costa aperta, e, una volta entrata, di aver trovato Maria Costa legata e imbavagliata, e con la gola tagliata;
- di essere quindi fuggita via terrorizzata, temendo di essere accusata dell'omicidio, portandosi via il cellulare della vittima verso le 22,35
- di essere ripassata da casa sua, per preparare rapidamente una valigia, e poi dirigersi in aeroporto per espatriare;
La "geolocalizzazione telefonica" ci ha poi rivelato che effettivamente, dalle 22,40 alle ore 23,30 si è diretta verso l'aeroporto; dove l'abbiamo fermata mentre stava facendo il "check-in" per le isole Mauritius all'incirca alle ore 24,00."
.
Il Vice Questore si interruppe un'altra volta esclamando:
- Ok, questo lo avevamo già detto a voce; ma, lasciando da parte le testimonianze, la scientifica cosa dice?-
- Sul fermacarte ci sono le impronte digitali e il DNA di Silvio Costa, mentre sul coltello non ci sono impronte di sorta; risulta che il manico è stato accuratamente ripulito.
In tutto l'appartamento ci sono, ovviamente, le impronte e il DNA di Silvio e di Maria Costa, ma anche di Tina Grandi, di Alessandro Grandi e di Vera Solis, in quanto, come coinquilini/e, per ragioni diverse frequentavano spesso l'abitazione della vittima.
Non ci sono impronte digitali o DNA di altri soggetti, in quanto, se dei ladri sono entrati lì, indossavano certamente dei guanti e delle maschere-
- In ogni caso Tina Grandi non aveva alcun movente per uccidere Maria Costa, mentre Vera Solis sì!- osservò il Vice Questore.-
- Come risulta più avanti nel rapporto, non è affatto cosi!- la contraddisse Agresti - Ed infatti abbiamo scoperto che Maria Costa aveva una relazione con il marito di Tina Grandi, il Dott. Alessandro Grandi; il quale, al momento del delitto, a suo dire, pare che fosse in ospedale.
Però non è riuscito a produrre testimoni della sua presenza lì in un orario compatibile con la commissione del delitto, in quanto dormiva nel suo ufficio, da solo!-
- Ma non ci sono videocamere di sorveglianza, sulla porta d'ingresso e d'uscita dell'ospedale, dalle quali rilevare quando entrato e quanto è uscito?- chiese la Nardi.
- Sì- confermò Agresti -Ma erano rotte da due o tre giorni!
E alla "reception", di notte, non c'è nessuno!
Per giunta il Dott. Alessandro Grandi aveva dimenticato in casa il suo cellulare, per cui neanche la geolocalizzazione può esserci d'aiuto; il suo cellulare avrebbe inviato lo stesso segnale, sia se fosse davvero sempre rimasto a casa sua  (dove lo abbiamo trovato), sia se, al momento del delitto, se lo fosse portato dietro al piano di sotto!
Sul bracciale d'argento di Maria Costa, peraltro,  c'era una impronta digitale di Alessandro Grandi; però quest'ultimo può avercela lasciata anche precedentemente, visto che avevano una relazione intima.
In ogni caso era la moglie ad avere un movente per uccidere Maria Costa, non certo lui; almeno a quanto ci risulta.
Che motivo avrebbe mai avuto il Dott. Alessandro Grandi, per sopprimere la propria amante?-
- Che bell'ambientino condominiale!- ridacchiò la Nardi -Ora sì che la questione si complica!-
- Già, anche perchè, mentre all'inizio, pensando soltanto ad una rapina finita male, ci eravamo astenuti dall'effettuare indagini al di fuori dell'appartamento, una volta che la faccenda si è complicata in conseguenza del fortuito incontro per le scale delle due sospettate, abbiamo esteso le indagini anche lì-
-E?-
.
-E, pensa un po', abbiamo trovato delle gocce di sangue di Maria Costa lungo la rampa di scale che, dall'appartamento del delitto, sale verso la porta d'ingresso dell'appartamento di Tina Grandi!-
- Questo dovrebbe tagliare la testa al toro!- esultò Nardi.
- Qui di "cornuti", oltre al toro,  ce ne sono molti; però, a mio parere, tale rilievo non è ancora risolutivo.-
- E perchè?- chiese sconsolata il Vice Questore!
- Perchè le gocce di sangue di Maria Costa sulla rampa delle scale fino a davanti la porta di Tina Grandi potrebbero essere un depistaggio; ed infatti, dalla perquisizione dell'appartamento di quest'ultima, non sono risultate le benchè minime tracce di sangue all'interno, nè sui suoi vestiti (o su quelli del marito), per cui qualcuno potrebbe averlo spruzzato apposta verso il suo appartamento per confonderci le idee ed incastrarla!-
- Già, però dentro l'appartamento lei lo avrebbe potuto pulire senza farsi notare, mentre lungo le scale no; inoltre, la discrepanza in questione potrebbe essere stanta predisposta appositamente dalla Nardi, per farci pensare appunto, che qualcuno la voleva incastrare-
- Come sei contorta, Livia!-
.
- Ad ogni modo, l'ipotesi dei rapinatori sembra comunque certa- osservò la Nardi -Loro potrebbero aver commesso il furto, e la Solis o la Grandi l'omicidio-
- Però- eccepì il Commissario - è strano che qualcuno dei ladri, senza averne fatto uso, abbia lasciato cadere in terra il suo coltello; sembra essere stato messo lì apposta-
- Già- convenne Nardi - Comunque, questa sovrapposizione  delle celle sul luogo e nel periodo del delitto, ci fa capire che ad ucciderlo è stata senz'altro una delle due (o, forse, Alessandro Grandi); ma non ci consentirà in alcun modo di capire chi!
- Hmm- bofonchiò Agresti - Mi è venuta un'idea che, forse, potrebbe farci scoprire senza ombra di dubbio chi ha ucciso  Maria Costa; ma prima di rivelarti di che cosa si tratta, devo fare un ulteriore riscontro.-
- Quale?-
- Quello dei tabulati telefonici!-
- Ma quelli ci possono rivelare solo le chiamate fatte o ricevute, mica il loro contenuto!- obiettò il Vice Questore -Comunque, fai come credi, e poi fammi sapere!
#2166
PERSONAGGI
Vice Questore Livia Nardi
Commissario Marco Agresti
Ispettore Lucio Rossi
Sovrintendente Carlo Modena
Anatomopatologo Dott.Maurizio Giannini
Addetti alla polizia scientifica Guido Landi e Marco Vasto.
Imputato Dott. Silvio Costa
Sig.ra Maria Costa, moglie defunta di Silvio Costa
Inquilina dell'appartamento superiore a quello del delitto, Tina Grandi
Marito dell'inquilina dell'appartamento superiore a quello del delitto, Tina Grandi, Dott. Alessandro Grandi
Inquilina dell'appartamento inferiore a quello del delitto, Vera Solis
.
L'EVENTO
Alle ore 23,00 di una fredda giornata d'inverno, il Commissario Marco Agresti vide entrare nel suo ufficio scarsamente illuminato Silvio Costa, scortato da due agenti in borghese.
- Sostiene di aver ucciso sua moglie, Commissario!- esclamò, con aria scettica, uno dei due.
Agresti non si scosse minimamente dal suo torpore serale, e gli declamò, con voce annoiata, il ben noto "Miranda Warning"; che da parecchio tempo si usa anche in Italia; più o meno nella stessa versione americana.
-Lei ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere, e sarà usata, contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà assegnato uno d'ufficio. Ciò premesso è intenzionato lo stesso a rilasciarci adesso qualche dichiarazione?-
- Sì Commissario!- sospirò Costa - Circa tre ore fa, verso le ore 20,00, a seguito di una lite, ho ucciso mia moglie colpendola in fronte con un pesante fermacarte di marmo; non avevo assilutamente intenzione di ucciderla, ma poi, preso dal panico, ho preso la mia auto con l'intenzione di fuggire all'estero, prendendo il treno di mezzanotte per Zurigo-
- Lo prende spesso?-
- A volte, per lavoro!
Ho atteso in macchina, vicino alla stazione, per circa più di due ore, dalle 20,20 alle 22,40, poi ho deciso di costituirmi, e, quindi, sono venuto qui -
- Bene!- fece Agresti alzandosi dalla scrivania - Andiamo a vedere quello che è successo, ed avvisate la polizia scientifica e il medico legale di venire con noi-
.
Alle 23,30 erano tutti davanti alla porta dell'appartamento di Costa, e si stavano infilando tute, maschere e guanti asettici bianchi prima di entrare.
Mentre li indossavano, Agresti  chiese a Costa: - La porta di casa sua è mezza aperta; è lei che l'ha lasciata così?-
- Sinceramente non me ne ricordo proprio Commissario; ero troppo sconvolto quando sono scappato via!- scosse la testa Costa.
I due addetti della scientifica si accostarono per dare un'occhiata alla serratura; poi uno dei due disse: - Non sembra che qualcuno l'abbia forzata!-
Poi entrarono.
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Nel salotto trovarono Maria Costa legata ed imbavagliata su una sedia, con la testa reclinata di lato, ed il vestito fradicio di sangue;  il quale si allargava in una grande pozzanghera sul pavimento di cotto.
- Non ce l'ho messa io, lì!- urlò il Marito sconvolto -Io l'ho colpita in fronte con quel fermacarte in terra; però, poi, l'avevo lasciata distesa morta sul pavimento, e senza tutto quel sangue!-
In terra c'era anche un coltello a serramanico; aperto e sporco di sangue.
- E poi quel coltello non è certo mio!- ci tenne a specificare Costa.
.
L'anatomopatologo Maurizio Giannini si accostò alla vittima, e, sollevandole delicatamente la testa, la esaminò con attenzione per qualche minuto.
Poi, rivolto a Costa, lo rassicurò dicendogli: - Stia tranquillo, a giudicare dall'ematoma che ha sulla fronte sua moglie era solo svenuta, quando lei l'ha colpita verso le ore 20,00; ma è morta circa 2 ore dopo, verso le 22,00, con un margine di errore massimo di un'ora  in più o un'ora in meno, a causa di questo taglio sul collo che le ha reciso l'arteria carotidea, uccidendola sul colpo-
E indicò il taglio.
-Però potrò confermare l'ora precisa solo dopo l'autopsia (come poi confermò)-
.
Agresti, intanto, dopo aver esaminato i polsi e le caviglie della vittima, commentò: -Dalle lesioni da sfregamento provocate dalla corda mentre cercava di liberarsi, sembrerebbe che la donna sia stata uccisa "dopo" essere stata legata ed imbavagliata!-
- Ma che senso ha uccidere qualcuno dopo averlo legato ed imbavagliato?-esclamò l'Ispettore Lucio Rossi.
- Già!- convenne l'anatomopatologo, esaminando i segni delle corde -E sembra che sia stata uccisa anche dopo un bel po' che era stata legata così!-
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- Ho notato che mia moglie non ha più nè la collana di corallo nè l'orologio d'oro che portava sempre indosso, anche quando l'ho colpita- interloquì Costa - Inoltre, quando sono uscito, la sua borsetta era ancora al suo solito posto, sul tavolino vicino alla porta d'ingresso, mentre adesso, entrando, ho notato che non c'è più!
Quindi, forse, dopo che io ero andato via, sono entrati in casa dei rapinatori.-
- E il suo cellulare lo teneva nella borsetta?- chiese l'Ispettore Rossi.
- No, era un -i-Phone che teneva sempre sul tavolino vicino alla porta, ma fuori dalla borsetta, per poter rispondere più velocemente se la chiamavano quando era in casa; lo metteva nella borsetta solo quando usciva.
Però adesso non c'è più neanche quello, per cui suppongo che i rapinatori se lo  siano portato via!-
Mentre diceva così, uno dei due addetti delle polizia scientifica, Guido Landi, gli si accostò con un "kit" di piccoli attrezzi in mano, e gli chiese:
- Scusi, ma questo è suo?
Lo abbiamo trovato in un cassetto!-
- Ehm...- bofonchiò Costa, un po' imbarazzato -Sì, in effetti è mio!-
Agresti si avvicinò incuriosito per guardare; ma, non riuscendo a capire di che attrezzi si trattava, lo chiese a Landi.
- Circola la "leggenda metropolitana", in base alla quale un iPhone non si può aprire, ma non è così; ed infatti, per aprire un i-Phone si ha bisogno di un apposito kit con determinati strumenti per lo smontaggio.
Come può vedere, il kit comprende due cacciavite, uno per le "particolari" viti "pentalobe" da 3,9 mm, specifiche dell'iPhone, l'altro invece per le viti Philips che si trovano all'interno, due "spudger" (leve), un plettro ed un ventosa.-
- Non lo sapevo!- esclamò Agresti - Ma a cosa le serviva, questo, Costa?-
- Ehm...- brontolò Costa, sempre più imbarazzato - Poichè sospettavo che mia moglie mi tradisse, ho inserito dentro il suo telefono un "geolocalizzatore" autonomo, che prende energia con la stessa ricarica della batteria, ma che resta sempre accesso, anche se il cellulare viene spento-
- Ottimo!- esclamò il commissario, senza dare peso al suo imbarazzo -In questo modo potremo rintracciarlo senza problemi, insieme al resto della refurtiva; e, probabilmente, scopriremo anche chi è l'assassino.
Datevi da fare ragazzi!-
I due addetti della scientifica si fecero dare i codici di accesso da Costa, dopodichè accesero un computer portatile e iniziarono la ricerca.
.
- Erano senz'altro Rom!- disse l'Ispettore Lucio Rossi.
- Potrebbe essere!- concordò Agresti - Probabilmente si trattava proprio di "zingari", perchè quello là sul pavimento è un coltello senz'altro tipico dei "rom"; e quindi, se stanno nel campo qui accanto, la ricerca risulterà più agevole!-
- Inoltre vedo che al polso la vittima ha ancora un bracciale d'argento- osservò l'Ispettore Lucio Rossi - E, come è noto, gli "zingari" non rubano mai l'argento!-
- Questo non è detto- replicò il Commissario -Dipende da che età avevano i rapinatori; perchè è una tradizione, o meglio, una superstizione rom, che va ormai scomparendo-
- In ogni caso qui vicino c'è un campo nomadi, per cui dovremo comunque indagare anche lì!- intervenne il Sovrintendente Carlo Modena.
- Non ce n'è bisogno!- si udì una voce sulla porta, facendo voltare tutti in quella direzione, in cui era apparsa una donna bionda sui quarant'anni.
- E lei chi è?- chiese il Commissario.
- Sono l'inquilina dell'appartamento di sopra, mi chiamo Tina Grandi, e ho visto fuggire l'assassino; o meglio, l'assassina-
- Si spieghi meglio!-
- Stavo tornando a casa dopo aver portato l'immondizia nell'androne, e mi trovavo già quasi al mio piano rifacendo le scale, perchè l'ascensore è rotto; quando, verso le 22,30, ho udito un grido di donna provenire da questo appartamento.
Allora mi sono voltata, sono tornata indietro di qualche gradino, ed ho visto fuggire da qui, correndo giù per le scale, l'inquilina dell'appartamento sottostante a quello del delitto: Vera Solis, la quale è notoriamente l'amante di Silvio Costa.
Sul momento, però, non pensavo ad un delitto, ma che avesse soltanto litigato con Maria Costa; e quindi sono rientrata nel mio appartamento.
Ora sono scesa a vedere cosa succedeva, perchè ho sentito le sirene della polizia e poi parecchio trambusto per le scale-
- Va bene, signora- le fece il Sovrintendente Carlo Modena -Domattina venga in Commissariato per verbalizzare le sue dichiarazioni.
.
- Abbiamo localizzato il cellulare della vittima!- esclamò l'addetto alla polizia scientifica, Marco Vasto - A giudicare dalla strada che sta facendo, tra poco dovrebbe essere arrivato all'Aeroporto-
- Avvisate la polizia aeroportuale, dandole le coordinate del geolocalizzatore;  e poi mandate subito una squadra a fermare il detentore del cellulare della morta!- ordinò Agresti.
#2167
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Archìa e Crazìa
09 Gennaio 2023, 07:01:03 AM
Ciao Xnox. :)
"Democrazia", come tu stesso correttamente rilevi, è una parola derivata da "demos" (popolo) e "kratos" (potere ), e, quindi, etimologicamente, in base alla tua stessa corretta traduzione, significa "potere del popolo" e non "governo" del popolo; il quale, invece, per sorteggio, si chiamava (e si chiama tutt'ora) "dem(o)archia"!
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Ed infatti, la parola "archè" (ἀρχή), in greco antico, ha due significati completamente diversi:
- uno "filosofico", nel senso di "principio costitutivo" originario della realtà;
- uno, invece, esclusivamente "politico", nel senso di "governo".
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Occorre stare ben attenti a non confondere i due diversi significati; così come occorre fare per qualsiasi termine con valenza "polisemica".
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Un saluto! :)
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#2168
Ciao Pio. :)
Come faccio a provare che "non ho" una gallina invisibile posata sulla testa?
Ovviamente non posso!
Sta a te dimostrare che ce l'ho, in base al principio "Adfirmanti incumbit probatio".
Altrimenti, tutto ciò di cui non si può dimostrare l'inesistenza, dovrebbe necessariamente esistere!
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Tu ricadi sempre nella solita "petizione di principio"!
Ed infatti, concordo con te che è impossibile provare, in senso logico qualcosa che sovrasta la logica limitata umana; però prima bisogna dimostrare, in qualche modo, che questo qualcosa che sovrasterebbe la logica limitata umana esiste sul serio, altrimenti si cade sempre nel sofisma del serpente che si morde la coda.
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Cioè è impossibile provare che "non" esista un essere "non umano" (Dio), il quale ha "sentimenti umani" (collera, compassione ecc.); però, questo, equivale a credere in un "cerchio quadrato", perchè nessun ente può "essere" e "non essere" due cose diverse nello stesso tempo.
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Con una adeguata apertura del cuore/mente, secondo me si può invece plausibilmente credere in un "Dio apofatico", cioè "privo di caratteristiche umane"; ed infatti un "essere divino" non può ragionevolmente presentare delle caratteristiche "psicologiche" che si sono evolute, per "selezione naturale", nelle "scimmie" (e, in particolare, nell'uomo, che, tassonomicamente, è senz'altro una scimmia).
Questo non sarebbe un "mistero", bensì semplicemente un "controsenso"!
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Comunque, benchè la cosa sia palesemente assurda, è perfettamente comprensibile come l'uomo si sia quasi sempre creato un Dio "a sua immagine e somiglianza", trattandosi della soluzione "antropocentrica"  più confortante e rassicurante:
- prima attribuendogli addirittura "caratteristiche fisiche umane" (come gli dei "antropomorfici" del paganesimo);
- poi, rendendosi conto che la cosa era un po' eccessiva,  limitandosi ad attribuirgli soltanto "caratteristiche psicologiche umane" (come il Dio "antropopatetico" in cui molti alcuni credono).
Il che è però parimenti "insensato"!
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Io, invece, personalmente credo nell'UNO (o "sè universale"); che si può anche chiamare DIO, ma che ha caratteristiche esclusivamente "spirituali", e di cui non siamo meri "epifenomeni", come le onde lo sono del mare, al quale, prima o poi, dovranno riunirsi.
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D'altronde lo stesso Gesù disse: "Fa' che siano tutti una cosa sola: come tu, Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi...così potranno essere perfetti nell'UNITA' (GV 17 21 23).
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Ovviamente, finchè siamo vivi, essendo noi esseri umani, non possiamo che provare sentimenti umani nella nostra relazione con Dio; ma questo non significa che li abbia anche Dio, nel quale, prima o poi ci trasfonderemo in "Un solo Spirito" (cfr. 1Cor 12,13), perdendo quindi sia la nostra "individualità", sia i nostri terreni "sentimenti umani".
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Un saluto! :)
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#2169
Ciao Pio. :)
Hai perfettamente ragione quando, giustamente, sostieni che un'eventuale divinità non sarebbe in nessun caso tenuta a rispettare la logica dei fenomeni, visto che anche questi farebbero parte della sua creazione.
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Però la tua è una classica "petizione di principio"; la quale consiste in un ragionamento fallace nel quale la proposizione che deve essere provata è supposta implicitamente o esplicitamente nelle premesse.
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In parole povere la tua affermazione secondo la quale un'eventuale divinità non sarebbe in nessun caso tenuta a rispettare la logica dei fenomeni, visto che anche questi farebbero parte della sua creazione, dà per scontato che esista una divinità che può compiere dei miracoli; e, a loro volta, i miracoli dimostrerebbero che esiste una divinità che è in grado di compierli.
Ma, con tutta evidenza, si tratta solo di un serpente che si morde la coda!
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Un saluto! :)
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P.S.
Dalle mie parti si dice pure: "Si mi nonno c'avesse avuto le rote, allora sarebbe stato 'na cariola!"
#2170
Ciao Iano. :)
Scusami se prima non avevo ben capito quello che intendevi dire; ma adesso, leggendo la tua successiva spiegazione, credo di aver compreso ciò che volevi esprimere.
E, se almeno questa volta ho capito bene, penso di poterlo condividere!
Un saluto! :)
#2171
Tematiche Culturali e Sociali / Archìa e Crazìa
08 Gennaio 2023, 12:07:39 PM
Ci sono due parole greche, che, sotto forma di "desinenza", sono state usate per descrivere diverse forme politiche; ma, secondo me, non sempre in modo del tutto corretto (o, quantomeno, non del tutto corrispondente al loro significato etimologico).
Mi riferisco ai seguenti termini:
- ἀρχή (pronuncia "arché"), che significa "governo", poi utilizzata come desinenza "archìa".
- κράτος, (pronuncia "krátos"), che significa "potere", poi utilizzata come desinenza "crazìa".
***
Ed infatti, almeno sotto il profilo semantico:
.
LA DEMOCRAZIA
La "democrazia" è un sistema politico nel quale il "potere" ("krátos") appartiene al popolo, il quale, però:
a)
Può utilizzare tale "potere" ("krátos") per esercitare direttamente il "governo" ("arché"); come avveniva nell'antica Atene, nella quale, tramite "sorteggio per esclusione", un po' tutti i cittadini, per un certo tempo, ricoprivano cariche pubbliche governative.
Ed infatti,  poichè le posizioni ai vari livelli di governo e con diverse funzioni venivano estratti a sorte, la maggior parte dei cittadini ateniesi veniva prima o poi a ricoprire un qualche ruolo pubblico; coloro che non partecipavano erano considerati egoisti e chiamati idioti (ἰδιώτης).
Tale sistema veniva, e viene tutt'ora definito, "DEM(O)ARCHIA", in quanto, sebbene a turno ed a sorteggio, un po' tutti i cittadini "GOVERNAVANO" la città.
Fermo restando che, quella ateniese, era comunque una DEMOCRAZIA, perchè il "potere" apparteneva a tutto il popolo (o meglio, a chi faceva parte del popolo); ed infatti, a parte le specifiche attività di governo, le decisioni di maggiore carattere politico, venivano prese "assemblearmente" da tutto il popolo riunito nell'Agorà.
b)
Può invece esercitare tale "potere" ("krátos") solo per eleggere dei rappresentanti, i quali, poi, a loro volta, esprimeranno coloro che dovranno esercitare il "governo" ("arché").
Tale sistema di governo, che è quello nostro, tecnicamente è una OLIGARCHIA, perchè a governare sono solo quei pochi designati a farlo dai rappresentanti eletti DEMOCRATICAMENTE dall'intero popolo.
Fermo restando che, anche quella nostra, è comunque una DEMOCRAZIA, perchè la sovranità appartiene al popolo; il quale, in taluni casi di particolare importanza, la esercita direttamente per mezzo dei REFERENDUM.
.
L'OLIGOCRAZIA
A differenza dell'OLIGARCHIA, laddove a governare sono quei pochi designati a farlo dai rappresentanti eletti DEMOCRATICAMENTE dall'intero popolo, nell'OLIGOCRAZIA il potere non appartiene al popolo, ma solo a quei pochi che lo detengono direttamente a vario titolo.
Si può parlare, al riguardo, soprattutto di:
a)
"Aristocrazia", laddove ad avere il potere e ad esercitare il governo sono i nobili (come, soprattutto nella Repubblica Veneta).
b)
"Plutocrazia", laddove ad avere il potere e ad esercitare il governo sono i più ricchi.
c)
"Strategocrazia", laddove ad avere il potere e ad esercitare il governo sono i militari.
d)
"Clericocrazia", laddove ad avere il potere e ad esercitare il governo sono i sacerdoti.
.
***
Le più comuni sono le forme miste; nonchè le contaminazioni tra le "democrazie" e qualcuno dei vari tipi delle "oligocrazie" sopra descritte.
Le forme "pure" sono quasi inesistenti.
***
.
LA MONARCHIA
A differenza dell'OLIGOCRAZIA, laddove ad avere il potere ed a  governare sono in pochi, nella MONARCHIA, almeno in quella di carattere assoluto, ad avere il potere e ad esercitare il governo è uno solo; sebbene coadiuvato, in tale attività, da pochi o da molti.
In tal caso si può avere:
- un MONARCA legittimo, in quanto costituzionalmente designato per volontà della nazione  (come Filippo VI di Spagna);
- un MONARCA illegittimo, in quanto non costituzionalmente designato, definito TIRANNO;
- quel particolare "tiranno" in salsa moderna, definito DITTATORE, o SEMIDITTATORE (per il quale la definizione di "monarca" è etimologicamente corretta, ma assolutamente desueta ed impropria nel linguaggio corrente).
.
***
Anche in questo caso le più comuni sono le forme miste; nonchè le contaminazioni tra le "democrazie" le "oligocrazie" e le "monarchie" (ovvero dittature e tirannie)
Le forme "pure" sono quasi inesistenti.
***
.
P.S.
Alcune delle definizioni semantiche e politiche che ho utilizzato, sono di carattere strettamente personale, e basate soprattutto sull'etimologia greca dei termini; però trovo doveroso far presente che molte di esse sono del tutto "misconosciute" dalla attuale politologia. :)
#2172
Citazione di: Ipazia il 08 Gennaio 2023, 09:25:28 AM

"E' più facile ingannare la gente che convincerla di essere stata ingannata" (en passant: covidemia docet)
Sottoscrivo parola per parola :)
#2173
Ciao ClaudiaK :)
Hai compreso benissimo il senso del mio ragionamento!
***
Quanto alla sua possibile "finalizzazione", il mio non era un ragionamento che mirasse a qualche cambiamento concreto, bensì era un ragionamento di carattere meramente  "constatativo":  e, cioè, intendevo soltanto dimostrare matematicamente come, mentre le "imposte dirette" hanno il carattere "progressivo" previsto dall'art.53 della costituzione, le "imposte indirette", e, soprattutto, l'IVA (che è un'imposta plurifase sul valore aggiunto) hanno invece un carattere decisamente "regressivo".
Il quale, in quanto tale, oggettivamente avvantaggia i ricchi e svantaggia i poveri.
Tutto qui!
***
Hai ragione nel dire che è identica l'incidenza regressiva sul reddito del costo netto dei vari beni, ancor prima di quella della loro IVA; ma non c'è dubbio che, essendo proporzionale, l'IVA aggrava senz'altro tale  preesistente incidenza regressiva sul reddito dei cittadini.
***
Hai anche ragione nel dire che  l'aliquota IVA su tutti i beni di larghissimo consumo non avrebbe alcuna possibilità "teorica" di essere modulata diversamente; però, almeno "teoricamente", potrebbe essere semplicemente "abolita".
***
Come ho detto,  il mio non era un ragionamento di carattere "teleologico", cioè che mirasse a cambiare concretamente qualcosa, bensì semplicemente "constatativo"; tuttavia, nella mia visione (del tutto "utopistica") di un sistema fiscale veramente equo:
.
a)
Dovrebbe esistere soltanto l"'imposizione diretta", compensando l'abolizione di quella "indiretta sui consumi":
- con un aumento della progressività delle aliquote IRPEF, senza eccezioni di sorta;
- con una caccia spietata agli evasori (che, in Italia, non c'è mai stata).
.
b)
L"'imposizione indiretta", invece, dovrebbe essere mantenuta solo in casi eccezionali; come nel caso dell'"imposta sulla successioni e sulle donazioni"; la quale, anzi, andrebbe notevolmente "aumentata" sui patrimoni più ricchi, al di sopra di una certa soglia (attualmente, la nostra, è la più bassa d'Europa), ed  invece esclusa per i patrimoni al di sotto di una certa soglia.
.
***
Ma, come ho detto, la mia è una visione del tutto "utopistica", in quanto la nostra è una economia che funziona soprattutto grazie a diffusi e pervasivi meccanismi di carattere, "elusorio", "evasivo", "illegale"  (quando non criminale); non a caso il più grande evasore di Italia, dopo averci (s)governato per parecchi anni, si era proposto addirittura come Presidente della Repubblica. :-X
Per cui, l'unico modo per evitare che l'Erario faccia bancarotta, è ricorrere ad innumerevoli "balzelli indiretti", ai quali è impossibile sfuggire, essendo (di solito) incorporati nei prezzi: come l'IVA, le ACCISE ecc.
E se questi sfavoriscono i poveri, chi se ne frega!
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E' il "mondo reale", bellezza! ::)
(E non solo in Italia)
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Cordiali saluti! :)
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#2174
Ciao Doxa.
Penso che la "fiducia" usata  nella teoria dei giochi, per studiare il modo in cui le convinzioni riguardanti le  proprie credenze o quelle altrui (pure religiose)  influenzino reciprocamente le scelte decisionali di un insieme di individui inseriti in un particolare contesto o situazione di tipo cooperativo o competitivo, riguardi soltanto le "interazioni tra esseri umani" (anche riguardo alle loro opinioni riguardanti Dio), ma che non riguardi assolutamente le "interazioni tra esseri umani e Dio", le quali, più esattamente, almeno secondo me, non hanno niente a che vedere con la "fiducia", bensì con la "fede".
Mamma mia che frase lunga! ;D
***
Detto in parole povere, secondo me:
- la "fiducia" consiste nel "fidarsi" nella veridicità delle parole altrui, e/o nella correttezza  del comportamento altrui nei nostri confronti;
- la "fede", invece, consiste nel "credere" in un'idea, sia essa politica o religiosa, ovvero nel "credere" all'esistenza di una determinata entità non percepibile nè con i sensi nè con le più sofisticate strumentazioni.
***
Ma questa è soltanto la mia personale opinione, ed il modo in cui io sono solito usare i due termini in un discorso!
***
Un saluto!
***
#2175
Se mi permettete di intromettermi in una discussione altrui, "Duc in altum" vuol dire "Prendi il largo" (Lc 5,4): Cristo rivolse queste parole a Pietro, dopo che, insieme ai suoi compagni, aveva faticato tutta una notte senza pescare nulla.
***
Quanto al significato di LOGOS nel Vangelo di Giovanni, vi rinvio al mio TOPIC "Il paradosso di DIO e del LOGOS"