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Messaggi - iano

#2176
Citazione di: bluemax il 20 Marzo 2024, 12:25:37 PMCerto, parliamone.
Per mia conoscenza il software è un "processo" e come la mente puo' esser definita come un "processo". L'hardware invece è DOVE tale processo "funziona" cosi' come il cervello è DOVE il processo "mente" funziona.
Proverò a smontare questa analogia, ma non per negare la natura immateriale della mente.
Ma come ho già scritto, per vedere se troviamo poi una analogia non smontabile, posto che dell'analogia non si possa fare a meno.

Il computer è una macchina evoluta, ma pur sempre resta una macchina, ed esistono macchine che funzionano senza un software, pur svolgendo un processo. Se vogliamo svolgere un diverso processo dovremo costruire una nuova macchina.
Possiamo immaginare però che sia sufficiente cambiare alcune parti della prima macchina per farle svolgere un diverso processo.
 In un caso o nell'altro abbiamo cambiato l'hardware.
In ogni caso avremo  una macchina diversa che svolge un diverso processo.
 Drovemo cambiare macchina, o alcune sue parti parti se va bene, perchè sono parti che possiedono un solo stato, non possiamo cioè convertirle a una diversa funzione.
 I computer sono macchine che possiedono parti a più stati.
Quindi è sufficiente cambiare il loro stato per avere una nuova macchina. Apparentemente abbiamo sempre lo stesso hardware, ma in effetti abbiamo molti hardware diversi dentro lo stesso scatolone, ognuno attivabile a comando attraverso un software.
 E' una versione volutamente molto semplificata di computer, da fare inorridire gli esperti..
 Ma in sostanza un computer è caratterizzabile ad ogni istante attraverso gli stati delle sue parti.
Complicando la descrizione parleremo di software, ma non cambia la sostanza del discorso.
 Un computer in funzione è una ''successione di diverse macchine'' e questa successione è un processo che avviene dentro uno stesso scatolone.
Il software, come negazione dell'hardware, nasce dall'ignoranza di quello che avviene davvero dentro lo scatolone.
Non sto dicendo con ciò che tutto si spiega con la materia, perchè personalmente non  sono così certo di comprenderla solo in quanto ne ho percezione e la capacità di manipolarla, da pretendere di farne una spiegazione dell'anima  solo mettendoci un ''non'' davanti.
Non a caso l'idea che attraverso la scienza ci facciamo della materia è in continua evoluzione, e solo fino a ieri eravamo giustificati a vedere nella luce un esempio di innegabile immaterialità, per cui certe vecchie analogie sono da rivedere, e non so se fra queste ce ne siano da salvare.
Mettendo un ''no'' davanti creiamo una dualità, dove però il duale eredita l'incertezza dell'opposto da cui si è originato.
Che della materia avessimo così tanta certezza era una illusione che è evaporata con il tempo fin quasi a sparire.
Infatti sembra che essa sia per lo più fatta di un altro suo storico duale, il vuoto, come dire che i confini che definiscono le cose sono più operativi che sostanziali.
Di fatto la nostra idea di materia cambia intanto che la manipoliamo, e tutto ciò che su un idea statica di materia era basato potrebbe seguire le stesse sorti di questa idea a meno che non si faccia finta di non vedere per amore delle  vecchie teorie filosofiche a cui siamo rimasti affezionati.


#2177
Citazione di: bluemax il 19 Marzo 2024, 08:59:31 AMDurante le prime lezioni di buddismo ricordo che la mente immateriale passa di vita in vita come il fuoco di una candela da una ad un'altra. La candela che si consuma è la materia (il corpo) mentre la luce è la mente. Ed è proprio qua il dubbio... è vero che la luce che passa di candela in candela è IMMATERIALE e segue il suo KARMA ma è anche vero che tale luce esiste solo grazie alla materia (il corpo). Cessata questa la mente svanisce. E' qui il dubbio della mente che passa di vita in vita...


Questa analogia andrebbe aggiornata, visto che oggi sappiamo la luce non essere immateriale.
Un altra analogia parimenti impropria che si usa spesso è quella che differenzia software ed hardware, dove una vera differenza non c'è, e se vuoi ne parliamo.
A questo punto mi chiedo se vi siano analogie ''giuste'' che diano un idea di ciò che il buddismo vuole dire, e ti chiedo quindi, se l'analogia non la troviamo, non c'è altro modo di esprimere il concetto buddista?
#2178
Tematiche Filosofiche / Re: Imparare a vivere
18 Marzo 2024, 15:59:06 PM
Se vogliamo restare cioè dentro il nostro acquario o passare dentro un altro altrettanto ignoto mare che ci definisca per quel che saremo.
Certo è che se avessimo già impedito a suo tempo questo passaggio, oggi non saremmo i pesci che nuotano in questa acqua.
Perchè allora lo dovremmo fare?
Credo sia dovuto al fatto di considerare come centrale il tempo che viviamo.
#2179
Tematiche Filosofiche / Re: Imparare a vivere
18 Marzo 2024, 15:22:52 PM
Citazione di: doxa il 18 Marzo 2024, 14:31:03 PM'Cos'è l'acqua?'. Come l'acqua per i pesci che non sanno di nuotarvi, così può essere per noi una vita vissuta nella totale inconsapevolezza; il che costituisce un grande peccato, se non religioso di certo filosofico".

Non so se sia un peccato, ma credo che sia l'ignoranza dell'acqua in cui nuota a rendere il pesce tale.
Quindi penso che tutto dipenda da quanto ci teniamo a restare tali e quali.
 
#2180
Citazione di: bluemax il 18 Marzo 2024, 14:16:21 PMUn continum è un qualsiasi fenomeno, materiale od immateriale, dotato di un istante precednte, uno attuale, ed uno futuro. In pratica una sequenza di Cause che generano effetti che a sua volta diventano cause di effetti e via all'infinito. In poche parole la BASE su cui discutere del Karma.

Perchè si possa parlare di cause ed effetti occorre poterli determinare, e in un continum non  sono determinabili  il punto prima e il punto dopo un punto dato, ma semmai, dati altri punti si può dire se vengono prima o dopo.
Meglio pensare allora a un discontinum, come ad esempio una ''catena'' di cause ed effetti.
Diversamente il tuo discorso ne risulterebbe in parte invalidato, essendo che una catena non chiusa ha un inizio e una fine.
#2181
Citazione di: Eutidemo il 18 Marzo 2024, 06:56:14 AM
Ciao Iano. :)
Acquerella; un'altro piccolo sforzo e ci sei!
Un cordiale saluto. :)
***
Errata Corrige
A causa della mia sbadataggine, ho sbagliato a scrivere "quattro tasselli pentagonali", in quanto, come si vede chiaramente, si tratta, invece, di "quattro tasselli trapezoidali"; ma questo non sposta di una virgola i termini del problema! ;)
***
Infatti non avevo dato importanza alla tua svista.
Ora però si tratta di capire se il fuoco della risposta è per te produrre un disegnino che valga la soluzione , postandolo, cosa di cui non sono capace, pur avendolo in mente,
nel qual caso allora ho dato solo un aiutino ad  altri per  trovare la soluzione. :)
#2182
Citazione di: Pensarbene il 18 Marzo 2024, 11:13:31 AMPer quanto riguarda Ipazia,la considero una sentenzialista ripetitiva e noiosamente aggressiva.

Non è che non ho niente da risponderti, ma usando il tuo stesso metro di giudizio, così da renderti  comprensibile la cosa, mi è venuto a noia farlo.
#2183
Una volta che si accetti che la realtà possa essere agita senza essere compresa ( o meglio che la  comprensione sia un diverso modo di trattenere e applicare la conoscenza,  in se quindi non necessario) il soggetto agente, in quanto esso stesso parte della realtà, ne segue le sorti, ma perchè si possano considerare come separati in casa deve esserci qualcosa che li separi, e potrebbe essere proprio questo qualcosa il libero arbitrio che percepiamo, che equivarrebbe quindi alla sensazione della nostra separazione.
#2184
Citazione di: daniele22 il 18 Marzo 2024, 08:02:51 AM
Ciao iano. Ti chiedo come fai a sapere tu, osservatore, quale sia la causa che determina un dato comportamento umano. ¿Non ti sembra di fatto un limite gnoseologico più che una sensazione?
Se ci pensi un poco e tracci un'analogia con la fisica scopri che la fisica ha superato il problema, ma la fisica manipola particelle mentre gli esseri umani si fanno manipolare autoimponendosi di avere un minimo di libertà nella scelta. Gli esseri umani cioè obbligano se stessi imponendo la loro interferenza che corrisponde appunto che noi si sia in un certo senso liberi. Il risultato è quello che vedi

Io non mi impongo di essere libero, ma semmai non riesco a sopprimere una sensazione di libertà, per quanto possa essere residuale.
Suppongo inoltre che questa sensazione sia condivisa, ma tu su questo mi potrai smentire.
Questa sensazione di libero arbitrio non vale la dimostrazione della sua esistenza, come l'eventuale dimostrazione della sua inesistenza non garantisce la fine della sensazione.
La sensazione possiamo ipotizzare che non sia conoscenza della realtà al fine di potervi agire, ma è una istruzione su come agire sulla realtà.
La differenza potrebbe non cogliersi, ma spero di chiarirla col seguito del post.
Il sospetto che le cose stiano così ce lo fornisce la scienza stessa, quando smascherando la natura di illusione della sensazione, non perciò riesce a farla sparire.
Detto ciò , si comprende come sia stato facile cadere nell'errore, che la scienza conduca verso la verità, correggendo gli errori della percezione.
La verità è che non li corregge, ma li nega nel senso che sostituisce a quelle delle illusioni alternative, non meno funzionali di quelle, o più o meno funzionali in base al contesto in cui agiamo.
Non c'è una verità per il microcosmo (meccanica quantistica) e una verità per il macrocosmo (meccanica classica), ma ci sono istruzioni alternative per interagire con la realtà in relazione al contesto in cui agiamo.
Se confondiamo queste istruzioni, se non con la realtà, con qualcosa che vi si può approssimare, per soddisfare la nostra naturale brama di verità
fine a se stessa non stiamo peccando di vanagloria o di ingenuità, ma al contempo non possiamo certo dirci seguaci del rasoio di Occam.
Confondere la conoscenza delle cose con la loro comprensione non è stato finora un modo di semplificare, come ho provato spiegare nel post che hai citato.
Che le due cose siano separabili non è neanche facile da immaginare per noi , senza differenza fra i fisici e i non fisici, dove si verifica che è non è la diversa quantità di conoscenza fare differenza nella comprensione.
I più grandi geni della fisica quantistica, compresi i suoi fondatori non ci hanno mai capito nulla, al pari di noi, e alla fine si sono divisi in due partiti, quello dei fisici che si sono rassegnati a non capire, e gli altri.
Ma tutti insieme nel loro lavoro di applicazione della teoria hanno dimostrato che questa mancata comprensione di fatto non comporta alcun problema.
La materia stessa cui accenni parlando di particelle da manipolare, diventa sempre meno ''materiale'', nel senso che si allontana sempre più dalla nostra corrispondente sensazione.
Questo però non è un problema se accettiamo che le sensazioni e le leggi fisiche non debbano necessariamente concordare, ed è normale che possano non concordare se sono istruzioni alternative per agire sulla realtà, in base al diverso contesto in cui agiamo.

La materia di cui sono fatte le particelle quantistiche non è la stessa con la quale interagiamo tutti i giorni, perchè, per quanto siamo scusati di averla intesa come una cosa in sè, in effetti equivale ad una istruzione per agire su quella cosa in sè, che possiamo cioè ancora supporre come tale, senza tema di essere smentiti, che è la realtà.

Sarebbe bello se le nostre sensazioni concordassero con le leggi fisiche, ma il fatto che fino a un certo punto così ci è parso essere, e il nostro desiderio che così potessero continuare ad essere, non crea la necessità che così debba essere.
Negare questa necessità non è necessario, ma una scelta libera, che comporta conseguenze opposte, e queste conseguenze potrebbero farci cambiare la nostra scelta, perchè una caratteristica del libero arbitrio è che non comporta scelte definitive.
Potrebbe non esistere il libero arbitrio, ma qualunque sia la causa che lo determina, i suoi effetti, intesi come determinati una volta per tutte,  non lo sono di certo, e questo all'interno di un quadro completamente deterministico varrebbe come un anomalia, come un punto a favore della sua esistenza, qualunque cosa sia.
In alternativa dovremmo far convivere a pieno titolo determinismo e caso, e l'unico modo di farli convivere è di non considerarli come attributi della realtà, ma come strumenti per interagire con essa.
C'est plus facile, pour moi, e tanto mi basta. :))
#2185
Citazione di: Ipazia il 17 Marzo 2024, 14:33:29 PMVale soprattutto per chi non sa cos'è la meccanica quantistica e perché si chiama così.
Spiegazione esemplare, fra l'altro, la tua.
Grazie.
#2186
Se dovessi costruire una scatola userei una tavola di un certo definito spessore, ricavandone i vari pezzi e assemblandoli.
E siccome la costruirei così, allo stesso modo la immagino, ricostruendo mentalmente le parti non in vista.
Non sembra esserci soluzione allora, perchè l'unico movimento non vietato rimasto é la rotazione del coperchio, ma in una scatola come l'ho immaginata il coperchio è impedito a ruotare a causa dello spessore fisso della tavola usata.
Posso allora in alternativa costruire la scatola con una tavola a spessore variabile tale che non impedisca la rotazione del coperchio, e farlo quindi ruotare in modo da poterlo svincolare dalla scatola.
#2187
Il prigioniero risponde che non c'è nulla, essendo ''Cosa c'è nel buio, che non ci sia anche alla luce?'' un modo dire che non indica alcun luogo.
Quindi chiederebbe al principe cosa intende precisamente col suo modo di dire, di precisare cioè il luogo, sapendo di non rischiare così, almeno per questa volta, la vita. :))
A non voler essere pignoli si può intendere ''nel buio'' come un qualunque luogo da cui non proviene luce, e viceversa ''alla luce''.
Ma rimarrebbe il fatto che ''luce'' interpretato in modo letterale, indicherebbe come in modo esclusivo   l'esistenza di qualcosa, il che non è vero.
Quindi dovremmo intendere cosa c'è  la luce può indicare in modo esclusivo, escludendo cioè ciò che può esserci senza che la luce lo possa indicare?
E quindi cosa rimane di ciò che la luce indica quando la ''spegniamo''?
Con certezza possiamo dire cosa non rimane, i fotoni di luce, perchè questo equivale appunto a spegnere la luce.
#2188
Citazione di: Ipazia il 16 Marzo 2024, 15:32:58 PMChe la natura faccia salti non autorizza i salti mortali dell'immaginario patafisico e  il chiacchiericcio acchiappa clic in rete.
quando va bene, cioè volendo escludere le complicanze che intervengo quando i click ce li facciamo da soli. ;)
Peccato perchè il primo post della discussione sembrava promettere bene dove si diceva: ''La quantistica per laureati, è tutto un altro discorso che io lascio ai medesimi.''
poi si continua dicendo ''Quello che constato è una idealizzazione della stessa indipendentemente dal fatto che la si conosca o meno.''
E questo è innegabile, quanto interessante da analizzare.
Poi però Pensarbene ci fà notare che è tipico di Bhor tenere certi comportamenti, che egli ben conosce visto l'intimità che ha avuto con esso...inviti a cena, partecipazione ai congressi di Solavy...
e tenta di spacciare la sua idealizzazione di fisica quantistica in sostituzione dell'interpretazione  di Bhor, dove lo stesso Einstein ha fallito, correggendo la sua famosa citazione ''Dio non gioca a dadi'', con la meno famosa, ''Dio non gioca a dadi, ma volte fa un eccezione''
con la quale dichiarava elegantemente di aver perso la disputa con Bhor.
Disputa infinita, ma che era da considerare già persa fin dall'inizio, quando Bhor rispose ad Einstein che non era lui a poter dire a Dio cosa doveva fare.
Ciò dimostra secondo me che andare contro le proprie convinzioni è cosa tanto ardua che solo un genio, quale era Einstein, seppur con estrema difficoltà, ci può riuscire.

#2189
Scrive Daniele 22.
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Il problema posto sarebbe infine un falso problema per una impossibilità gnoseologica tale e quale a quella che la fisica quantistica ha messo in evidenza per il mondo subatomico.
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Mi sembra improprio mettere a confronto una sensazione con una teoria verificata.
La fisica quantistica non pone un problema di conoscenza, ma di comprensione.
la fisica quantistica semmai quindi ha messo in evidenza che conoscenza e comprensione non sono la stressa cosa.
Ci dice in sostanza che è possibile fare una cosa  solo conoscendola, anche senza capirla.
Se prima della fisica quantistica si poteva confondere le due cose oggi non si può più.
La conoscenza equivale a un manuale d'uso che non devi comprendere, ma seguire.
La comprensione del manuale d'uso lo trascende, e non è strettamente necessaria.
E non parlo di una trascendenza metafisica, ma di una trascrizione di un manuale che ne renda più immediato l'uso, ed eventualmente  immediato al punto da fare sparire apparentemente il manuale, come se non ci fosse una mediazione.
Ma se col susseguirsi delle trascrizioni appunto si rischia di  perdere memoria dell'originale che cosa succede?
Immagino possa succedere quello che succede con il libero arbitrio, di cui ti rimane solo la percezione, senza più conoscere il processo che la produce.
Spiegare cosa sia è quindi impossibile di fatto perchè equivarrebbe a ripercorrere un processo dimenticato al contrario, e questo vale per tutte le percezioni.
Ma in ogni caso, se pure si riuscisse a fare, ciò equivarrebbe a degradare la comprensione a conoscenza, e ciò non sarebbe un problema in se, se non fosse per l'importanza prioritaria che diamo alla comprensione delle cose, che però forse non è tale, e che non sia tale è proprio la fisica quantistica  a suggerircelo.


#2190
L'enigma astronomico è stato risolto, per cui ogni astronomo oggi conosce la soluzione.
Il nostro prigioniero astronomo quindi si sarà salvato se il regno di Rastislav si pone prima o dopo il tempo in cui è stato risolto. ;D