Citazione di: Sariputra il 11 Marzo 2017, 17:26:11 PMIl relativismo, che magari intendo diversamente da Angelo (ma concordo con il suo ultimo post sul sottile e cruciale slittamento di senso nell'uso del linguaggio da parte del relativista), non è una non-posizione, almeno per me, ma una sequenza di posizioni "deboli", in cui ogni fase ha il suo impatto sulla vita e sulla prassi quotidiana: è il salumiere domestico (senza scopo di lucro
E allora colui che pensa di essere relativista dovrebbe smettere di definirsi relativista. Anzi smettere proprio di dire perché è inevitabile l'autocontraddizione....
Infatti per essere coerente nemmeno il relativista può giudicare dalla sua posizione l'altrui ( come un salumiere che si mette a fare recensioni sui vegani...). E dire che la sua è una non-posizione mi sembra solo un'escamotage linguistico, un tentativo di 'librarsi nell'aria'...si risolve tutto in una specie di lotta linguistica?...Come fa il relativista a dire che i non-relativisti non comprendono la sua posizione se lui stesso dice di non avere alcuna posizione?
) che parla delle sue salsicce e, di volta in volta, ne assaggia una diversa e magari, mentre la consuma, la commenta... e se qualcuno gli dice, "le tue salsicce sono tutte uguali!" o esprime un altro giudizio assoluto sul suo modo di fare salsicce, ci può stare che l'umile macellaio faccia notare che il medesimo pezzo di carne del maiale non può essere usato due volte per fare salsicce (è un maiale "eracliteo"...
)Se poi l'improvvisato salumiere si fa prendere dall'ardire del giudicare anche ciò che non ha mai assaggiato (ma bisognerebbe indagare nella sua biografia se sia davvero così, ognuno è figlio della sua storia
) per come la vedo:Citazione di: Phil il 09 Marzo 2017, 16:43:31 PM
Sul presunto "relativista militante", che combatte per un mondo migliore, o, peggio ancora, che critica i metafisici e i non-relativisti, sono piuttosto diffidente... per me, il combattere e il convertire/convincere sono il primo passo per smettere di essere relativisti (almeno di quelli autentici), che è una scelta decisamente legittima, ma che comporta al contempo un cambio di "etichetta" (altrimenti il povero Confucio si rivolta nella tomba
).
Per quanto riguarda l'auto-definirsi relativista: credo che le "etichette filosofiche", come i soprannomi, debbano darcele gli altri, anche se una certa auto-identificazione come risultato di una auto-analisi può essere un'istanza inevitabile per qualcuno, e non lo biasimo...

).
( ma poi...'autentico' relativamente a che cosa?...)
. Se parliamo di dogmatismo sono d'accordo , ma è logica l'equivalenza metafisica=dogmatismo?
) essere semplicemente Phil. Angelo, Sari, ecc.?...