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Messaggi - green demetr

#2206
Citazione di: anthonyi il 29 Aprile 2018, 19:40:08 PM
Citazione di: green demetr il 29 Aprile 2018, 14:40:44 PM
2) Può ancora permettersi di cavalcare l'onda ideologica contro l'europa, ma dall'opposizione, nel caso alleanza pd-5stelle. O adducendo che il programma con gli alleati è moderato, nell'improbabile governo di destra.

Ciao green demetr,
Beh, questo poi dipende dall'interpretazione e dalla pazienza degli elettori, chi ha votato Salvini dietro la promessa di una pensione con le regole ante 2011, oppure di una restituzione dei soldi persi con le banche venete, quanta pazienza è disposta ad avere? soprattutto quando capisce che Salvini POTEVA fare il governo con Di Maio, un governo che la gran parte dei cittadini si aspettavano, ma ha preferito a continuare con le chiacchiere.
Gli ideologi antieuropa li puoi accontentare con le chiacchiere, i lavoratori e i risparmiatori no.

Si, ma è Di Maio che non vuole...e mi pare di capire che pure in questi giorni dove il governo tecnico alla Monti è sempre più vicino, non abbia cambiato idea e aspetti la casta e i suoi adepti: i piddini.

Alla prossima tornata elettorale, foss'anco di settembre la LEGA continua a crescere.
#2207
Citazione di: Angelo Cannata il 01 Maggio 2018, 18:58:48 PM
Infatti green demetr ha scritto affermazioni che sono del tutto false, o tutt'al più sue esclusive opinioni.

Non è vero che la teologia negativa neghi qualsiasi possibilità di avvicinarsi a Dio.

Non è vero che la dogmatica non dia alcuna certezza di salvezza.

Non è vero che la Chiesa creda nel dogma come salvezza.

Intendevo conoscenza di Dio, la vicinanza al DIO è invece quantomeno un pre-requisito che voi atei non avete....quindi lascia perdere che fai meglio!
La dogmatica non dà alcuna certezza di salvezza: confermo. In quanto la dogmatica è la folle idea di rendere LEGALE qualcosa che non lo E' di suo.

Ma queste sono le conseguenza nefande del cristo pneumatico paolino.

Grazie a Dio vi sono teologi che hanno ancora un anima.

In che senso la chiesa non crede nel dogma come salvezza....
Ma il Cristo non è venuto a salvarci tutti???
Siamo alle solite con le bugie.




#2208
Citazione di: davintro il 01 Maggio 2018, 18:10:47 PM
Citazione di: green demetr il 28 Aprile 2018, 15:13:41 PM
Citazione di: davintro il 22 Aprile 2018, 23:37:58 PMl'aspetto della rivelazione divina che si manifesterebbe storicamente all'uomo è un tratto basilare del cristianesimo che né la teologia né quella negativa sono interessate a contestare. Ma per quanto riguarda il contesto qua specificatamente in questione, il cristianesimo, mi pare che esso abbia sempre identificato la relazione uomo-Dio, esistenziale o conoscitiva che sia, come "incontro". L'incontro è la conseguenza di due cammini di due persone che accorciano progressivamente la distanza che li separa, pur senza annullarla, e non l'invasione di uno dei due della sfera vitale dell'altro, annullando la sua libertà. Ciò in virtù di un altro dei capisaldi della teologia e antropologia cristiana, vale a dire il "libero arbitrio", per il quale l'uomo non è spettatore passivo, mero terminale dell'infusione dei contenuti religiosi rivelati dall'altro, ma persona libera e razionale, capace di rielaborare e interpretare questi contenuti sulla base dei propri parametri soggettivi di giudizio, nonché del contesto storico in cui vive, per poi poter viverli con maggiore concretezza nella propria personale situazione esistenziale (del resto se così non fosse, dovremmo vedere come del tutto insensata la polemica del Grande Inquisitore nei Fratelli Karamazov, diretta ad accusare Gesù di aver preteso dagli uomini di essere seguito liberamente e responsabilmente, anziché far leva su un'autorità tirannica e sovrastante come la Chiesa dell'Inquisizione spagnola...). Credo che anche il più ultrafideista dei cristiani ritenga che una fede autentica non possa limitarsi a richiedere al credente un puro sentimento prodotto dalla passiva adesione a un contenuto dottrinario, ma che debba sempre implicare un atteggiamento attivo e responsabile che porta il credente ad agire in modo coerente, cercando di essere in qualche modo di farsi degno della grazia divina, in modo libero appunto. Tutto questo mostra come l'aspetto "discensivo" della rivelazione non esclude affatto un momento "ascensivo", nel quale l'uomo mira ad accorciare la distanza che lo separa da Dio, sono due momenti che nel cristianesimo non sono contradditori, ma complementari, cioè atti a determinare l'evento dell' "incontro", indipendentemente dal fatto che tale ascensività sia guidata dalla razionalità concettuale o dalla fede come esperienza vitale-sentimentale. L' uomo può cercare di avvicinarsi a Dio sia dal punto di vista della fede che della ragione e per questo nel contesto cristiano sia la teologia negativa che quella positiva, entrambi accoglienti la rivelazione, possono riconoscere anche la possibilità di una dinamica libera che vede l'uomo attivo e non passivo nella ricerca di un'esistenza in armonia con Dio. Da un lato, anche nell'esperienza di fede, a cui la teologia negativa attribuisce centralità, il credente sviluppa un'idea di Dio costituita da categorie in fondo "positive", che hanno un senso anche per l'uomo, e d'altra parte la teologia positiva, come nel tomismo, è attenta a distinguere all'interno della scienza divina un sapere a cui può pervenire la ragione umana autonomomamente (i preambula fidei), e una componente inattingibile alla razionalità, che si può accettare solo per fede nella rivelazione, rivelazione che resta così evento fondamentale anche per essa. Quindi mi pare che il riferimento alla rivelazione non tocchi la ragion d'essere della diatriba tra teologia positiva e negativa, che resta invece una diatriba riguardante la sfera epistemologica e filosofica (non dottrinaria-dogmatica, dunque) sulla legittimità di utilizzare dei concetti come mediazioni tra immanenza e trascendenza, lasciando inalterati gli specifici significati). Quindi il richiamo a tener conto della rivelazione, pur fecondo di tante implicazioni attigue alla discussione, non sposta a mio avviso più di tanto i termini del problema come mi interessava impostarlo qua
Quella che descrivi è una teologia positiva. Ma la teologia negativa invece NEGA qualsiasi possibilità di avvicinarsi a DIO. Per questo nel novecento la DOGMATICA acquista un peso rilevante. Ma la DOGMATICA non ti dà alcuna certezza di Salvezza. Credere nel dogma come salvezza, è il motivo per cui la chiesa sta perdendo potere. (karl Barth)


A questo punto la domanda che verrebbe da chiedermi sarebbe: cosa resta dell'idea, fondamentale per tutto il pensiero cristiano (al di là delle spinose diatribe su quanto tale idea sia compatibile con altri assunti dogmatici come l'onnipotenza o l'onniscienza divina, che forse ora ci porterebbero troppo lontano nell'essere seguite), del libero arbitrio? L'impossibilità per l'uomo di avvicinarsi a Dio, lo ridurrebbe a passivo contenitore della rivelazione divina senza nessun libero assenso. Ma la fede stessa senza alcun aspetto di libertà e attività del credente non potrebbe avere alcun senso, la fede, anche riferita all'esistenza di un trascendente, resta pur sempre un atto intenzionale, con cui l'io del credente si rivolge a un oggetto, che può rivelarsi alla sua coscienza a condizione di ricevere da essa dei significati, che nel loro essere attributi all'oggetto, svelano il carattere di attività libera del soggetto intenzionante. Per definizione, credere non è dimostrare, ma non vedo come possa non implicare un certo livello di conoscenza di ciò a cui si crede. Si crede in qualcosa perché quel "qualcosa" a cui  si crede è costituito da proprietà che ne rendono credibile l'esistenza, e per riconoscerne le proprietà, devo averne una rappresentazione, e per elaborarne la rappresentazione l'intelletto deve avere la possibilità di dirigersi verso l'oggetto, formandosi un'idea di esso che sia credibile. Tutto questo implica un moto ascensivo di un uomo che cerca di avvicinarsi a Dio, pur nella consapevolezza dell'infinita irriducibilità della distanza che separa la rappresentazione umana di Dio dalla realtà in sé di Dio. Rifiutando tutto ciò la teologia negativa, non solo si contrapporrebbe alla teologia negativa, ma si preclude anche la possibilità di legittimare una rappresentazione di Dio minimamente sufficiente a porla come idea di un ente trascendente ed irriducibile alle pretese di comprensione della ragione umana. In fondo la stessa posizione del trascendente, sulla base del quale la teologia negativa fa derivare la distanza infinita e incolmabile uomo-Dio, presuppone pur sempre che l'uomo maturi un'idea di Dio coerente con tale trascendenza, cioè un Dio determinato in un modo anziché in altri, e dunque soggetto a cui attribuire delle proprietà in fondo positive, cioè che affermano qualcosa di Dio per escluderne concezioni improprie, ed elaborate dall'intelletto, che offre alla fede un contenuto che poi tramite questa si ritiene credibile. Quindi, nella misura in cui anche la teologia negativa, seppur in modo concorrenziale rispetto a quella positiva, elabora una certa idea di Dio, necessita per determinarla di una certa positività, inevitabilmente

E' proprio perchè non possiamo avere idea, e quindi conoscenza di Dio, che non rimane che affidarsi alla dogmatica.

Ed è proprio la dogmatica della teologia che fa notare come il trono di Dio sia invisibile.

Ovviamente servirebbe addentrarsi nel discorso di Barth. Cosa che non mancherò di fare in quanto mi interessa sommamente.

La trascendenza non ha alcuna attinenza con la logica o la conoscenza.
A mio avviso la strada lanciata da Husserl è scorretta.

Non a caso preferisco Heidegger, a pelle, vi sono cose sui cui concordo con lui, anche senza approfondimento.

La trascendenza attinge alla medianità che siamo noi.
Cioè al massimo la conoscenza dell'ente, che siamo noi, è la consocenze dell'ente che non è ente, in quanto essente PER l'essere.

E' una questione di intuizioni originarie, non di analisi logica.

#2209
Citazione di: Eutidemo il 29 Aprile 2018, 04:53:09 AM
Comunque, secondo me, c'è solo una cosa che la Direzione del PD potrebbe e dovrebbe fare: sottoporre i punti programmatici propostile dai 5STELLE ad un REFERENDUM dei propri iscritti, e poi regolarsi di conseguenza. ;)
Sennò, che Partito "Democratico" è? :)

;D
#2210
Citazione di: anthonyi il 29 Aprile 2018, 07:40:03 AM
Citazione di: green demetr il 28 Aprile 2018, 14:16:21 PM

Sto parlando della incredibile voltafaccia dei 5stelle.



Ciao green demetr,

cosa c'è di incredibile, a parte che in politica si cambia opinione e che molti dei cambiamenti dei five stars si sono realizzati prima delle elezioni, diciamo che è un processo in divenire, Di Maio ultimamente sta anche cominciando ad ammettere che buona scuola e Jobs Act non erano poi così tanto male. L'intelligenza di Di Maio sta nell'aver capito che la campagna elettorale è finita (Mentre Salvini non l'ha capito), questo naturalmente non vuol dire che i comportamenti avuti nel passato, e l'incompetenza del presente, non avranno effetto.
Piuttosto estremamente rivelativa è la "coerenza" di Salvini, che rifiuta l'opportunità di andare al governo per imporre che insieme a lui ci vada anche il non più cavaliere. Questo la dice lunga su chi veramente comanda nel Cdx e sul fatto che Salvini sia solo una testa di legno.
Un saluto.

Cambiare opinione mi va bene, cambiare linea politica come può non essere scioccante?

Se vogliamo fare un analisi, Salvini sta agendo da finissimo politico.

1) Incapponendosi sul trattato con la destra moderata, di fatto, non fa un attacco diretto all'europa.

2) Può ancora permettersi di cavalcare l'onda ideologica contro l'europa, ma dall'opposizione, nel caso alleanza pd-5stelle. O adducendo che il programma con gli alleati è moderato, nell'improbabile governo di destra.
#2211
Citazione di: stefano il 23 Aprile 2018, 12:22:41 PM
Citazione di: green demetr il 22 Aprile 2018, 13:00:42 PM
Citazione di: stefano il 22 Aprile 2018, 12:27:34 PMIo credo che questa sia la vera lotta di classe,e che questa possa svilupparsi solo all'interno di un sistema democratico.[/size] Infatti sono un revisionista socialdemocratico e controrivoluzionario che ha votato PCI.
Per curiosità, credi che il socialismo debba sempre stare sotto il suo organo democratico, ma accentratore, oppure pensi sia meglio un socialismo libertario, che permetta e anzi promuova associazioni libere. Nel primo caso è garantito il nome, nel secondo si corre il rischio della disintegrazione del nome stesso. (nome del partito). Ma nel secondo caso, però si vede veramente se l'associazione ha capito qualcosa di quello che si sta facendo, o viceversa, se l'accentratore capisce qualcosa di quello che le periferie stanno facendo. (penso alla recentissima polemica tra giovani piddini, e pd in pectore, a proposito del party a mò di veglia funebre goliardiaca dei giovani del pd, per esempio. Un esempio stupido, ma quello oggi è sul tavolo)
Credo che il socialismo libertario non abbia nemmeno bisogno di associazioni,se un giorno l'essere umano "scoprisse" in se che che il peso della comunicazine e della comprensione è piu forte del peso del denaro allora l'ossessione del capitalismo finirebbe.Purtroppo per ora questa è solo un utopia ma è giusto crederci sinceramente.Il mio discorso invece prende in considerazione un partito politico che nasce come comunista ma poi operando in una democrazia scopre una sua vocazione democratica per cui il nome "partito comunista" viene a mancare di senso.
Seguendo il tuo ragionamento dovrei dire che la componente "accentratrice",quella realmente comunista del partito ha cercato di accentrare fino a che ha potuto intorno alle origini del partito stesso ma  quell'etichetta di "comunista" era sempre piu fuori luogo e alla fine è scomparsa.Se è cosi sono d'accordo.Non so però se per te questo sia un bene o un male (per me lo è di certo).Non ho capito bene cosa intendi quando dici :
"Ma nel secondo caso, però si vede veramente se l'associazione ha capito qualcosa di quello che si sta facendo, o viceversa, se l'accentratore capisce qualcosa di quello che le periferie stanno facendo."
Anche perche non sono informato sulla "recentissima polemica tra giovani piddini, e pd in pectore" di cui parli,per cui non riesco a fare un collegamento. Se mi puoi spiegare..

il cortocircuito potere accentratore - periferia democratica: NO ALL'IRONIA.....

https://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/riparty-festa-funerale-renzi-giovani-pd-2860910/


A parte l'esempio (debole), mi è piaciuta la tua chiave di lettura.

In effetti non ci avevo pensato, la libertarietà, sempre presunta, è in realtà indice di un diktat, non detto, che nemmeno dovrebbe esserci, in un discorso democratico, che lo sia realmente. Sì concordo!

Detto questo poichè si tratta di etichette, in fin dei conti, il programma si crea proprio evitando, mettendolo per iscritto, che la stato non sia asfissiante (per così dire):  in realtà devo ancora capire chi sono gli intellettuali che lo sostengono, per ora conosco solo Onfray.
(non esattamente il mio filosofo preferito).


#2212
Citazione di: paul11 il 23 Aprile 2018, 01:17:52 AM
Citazione di: green demetr il 22 Aprile 2018, 12:46:04 PM
Citazione di: paul11 il 20 Aprile 2018, 19:01:18 PM
A mio modesto parere il problema è l'uomo; è un pò come  quando si dice"predica bene e razzola male", fra il pensiero e l'azione accade che nelle pratiche si mediano delle situazioni.

...............

A mio parere il tuo è un grave errore antropologico quello di vedere nel gene egoista, il germe di tutti i mali.
Frutto della campagna darwinista a fini eugenetici (mai domi nella storia, dal loro apparire negli USA, vedere la serie The Knick, chiedo scusa per il riferimento alla cultura pop).

''''''''''''''''''''''
Ciao Green,
mi costa ammettere che l'uomo tende più all'egoismo che all'altruismo .Avrei preferito non fosse così.
Perchè se questa cultura di mercato tende da secoli a volgere più verso l'egoismo un motivo deve esserci.
L'ambiente umano, in quanto organizzato e quindi anche culturale,ha teso verso l'egoismo.
Sostengo che non è che vince l'egoismo annullando l'altruismo:convivono.
Una società affinchè lo sia, deve necessariamente avere dei concetti e valori condivisi e questi nascono dall'altruismo, non
solo dall'egoismo. il problema, per farla breve e in chiave metaforica(mica tanto) è che l'egoista tende a parassitare sull'altruismo.

Alcuni spunti ancora sulla classe e sulla psiche.
Il problema del dispositivo culturale in cui è nata la psicologia è stata tesa al governo della vita.
Il malato psichico è uscito dallo standard sociale e per essere reintegrato deve essere governata la sua esistenza.
questo rimanda alla biopolitica. Perchè la vera soluzione è al contrario: la vita che governa.

Il problema di classe sociale è un problema di identità e a mio parere è un poco teologico e messianico nella concettualizzazione di Marx. Non basta dire che il proletariato è il più povero e lo identifico nella classe operaia(così è stato).
Perchè non è vero che l'operaio fosse anticapitalista(ci sono numericamente più poveri che ricchi e più operaiche che imprenditori e come mai allora non è sorta rivoluzione o ribaltamento delle democrazie riformiste con schiacciati voti a sinistra nell'intera storia parlamentare occidentale?)

C'è qualcosa infatti che sfugge al concetto di analisi materialistica della storia  e l'idea che rischia di essere metafisica di "proletariato" e di classe. la coscienza di classe assomiglia troppo alla coscienza teologica e il marxismo diventa una sorta di messianesimo.
Uno degli errori fondamentali comunisti è stato di utilizzare e accettare linguisticamente dei termini capitalisti come lavoro e produttività, dice Agamben. Ha ragione a mio parere

Sono abbastanza d'accordo sul fatto che vi sia una sorta di categoria teologica salvifica in Marx, almeno per come i manuali me lo hanno fatto conoscere.

In Italia, il comunismo ha dovuto fare i conti con il cattolicesimo, ma che dico, deve continuare a fare i conti col cattolicesimo.

Dopo il boom economico la gestione divenne naturalmente deviata sul socialismo, e come dice bene Stefano oggi è più che altro democrazia.

Come chiave di lettura ci sta.

Il punto è del perchè questo sia avvenuto. (ammesso che accettiamo la chiave di lettura, ovvio, ma proviamo anche solo a farlo per comodo, l'analisi potrebbe benissimo essere più approfondita e in certi versi cambiata, a me interessa il passaggio dal mondo contadino, con l'altruismo forzato, patriarcale, a quello moderno, egoista, cinico)

Già negli anni 80, gli operai all'interno del sindacato, si facevano guerra per ottenere migliori condizioni personali.
Gramsci insisteva sul lato pedagogico intellettuale, fare capire alle masse.

Il nodo è tutto su questo passaggio.

Rientrano dunque le categorie del feticcio analizzate da Marx.
(senza le quali non ha senso parlare di comunismo)

Non ci può essere pedagogia, non ci può essere ideologia predominante, ci può essere solo lotta alla malattia.

In Marx l'uscita è a livello teologico-dialettico.

Sarà la stessa espropriazione fatta dagli oggetti ai danni dell'anima del soggetto a portare al cambiamento.

E' chiaro che è una teologia. Una utopia per l'esattezza, perchè analizza le cause storiche che possano condurre ad essa.

Ma non è peregrina, se no, non esisterebbe la bio-politica.

Il punto che Marx non teorizza infatti è la questione della paranoia.

Bisonga aspettare la psicologia marxiana di Lacan, con il discorso del padrone, per poter capire, come l'alienazione venga ricondotta in nome del padre, alla desertificazione dell'anima.

In questo senso le neuroscienze, le scienze della psi- (psicologia, psichiatria etc...)
tendono a ridurre l'uomo al suo genoma.
Ossia a ridurlo alla stregua di una unità operativa, al servizio di un piano più grande, appunto quello capitalista.

Le strategie della post-modernità, sono dunque un ritorno forte a Cartesio.

Come suppongo Byung-Chul_Han ha descritto la società sta adottando meccanismi di auto-immunità.
L'alienazione è dunque resa immune inculcando l'idea di soggetto come ROBOT.

MA

Dimenticando che l'uomo non è una macchina e producendo SINTOMI sempre più numerosi, che la psichiatria non riesce più a etichettare.

Sarà proprio il sintomo, e non l'alienazione a rendere impossibile qualsiasi discorso capitalista.

In questo senso. Il gene egoista, è una favoletta.

In generale tutte le posizioni fataliste, che oggi dominano nella testa delle menti più brillanti (penso a Sini sopratutto, ma anche appunto Byung-Chul_Han), non sanno di essere all'interno della posizione paranoica.

Per poter capire i demoni della paranoia, bisogna leggere Nietzche, e solo Nietche ahimè.  :'(
#2213
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Diventare adulti
29 Aprile 2018, 13:28:44 PM
Citazione di: Jacopus il 24 Aprile 2018, 22:04:54 PM
Questa è un'epoca particolare. Mai come oggi nel mondo occidentale i minorenni sono stati tutelati. Al punto tale che desideriamo tutti essere e restare minorenni, giovani, belli, spensierati (irresponsabili?), forever young...come recitava una canzone di Dylan. Il mondo adulto, strutturato, monoidentitario, solido, tradizionale non è più apprezzato. Non esiste neppure più un percorso coerente e condiviso di crescita e di appropriazione di ruoli sociali. I riti di passaggio sono solo riti di consumo (l'auto del neo-patentato, ad esempio). Nelle nostre città di intersecano adulti che si reputano tali in quanto "maschi alpha" e adulti che fingono di essere gli amici dei propri figli. E ovviamente c'è la stragrande maggioranza che non si pone il problema e vive all'interno della sua cultura quello che pensa debba rappresentare un adulto.
Ma come si diventa adulti? E' auspicabile diventarlo? Che cosa comporta la maggiore età? E perchè essa viene percepita come negativa se contrapposta all'adolescenza e alla giovinezza?

Diventare vecchi è una gran seccatura.  ;D
L'unica cosa positiva è che solo allora si può fare filosofia  ;D
#2214
Citazione di: Garbino il 29 Aprile 2018, 08:48:25 AM
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.


Non so perché, ma continuo a rimanere affascinato da come quasi tutti ( se non tutti ) i filosofi ed i pensatori ( come noi ci definiamo ) continuino, anzi perseverino in un tragico e fatale errore. E questo errore non è soltanto il ritenere l' uomo come metro di tutte le cose, ma soprattutto deformare questa interpretazione sempre più ritenendo l' uomo genericamente inteso come una copia di sé stessi. E perciò tutti i ragionamenti, argomenti, teorie, ipotesi e deduzioni sono fatalmente false. Menzognere, a volte volutamente menzognere. Se non ci si rende conto, malgrado l' appiattimento sociale, culturale e morale, che ciascun uomo si adatta alla vita in base alla sua radice genetica, saremo ancora qui a parlare e a discutere di nulla per altri mille anni.

Nietzsche lo ha specificato più volte ( ma chi è che lo legge veramente? ) che l' errore basilare dell' uomo è la mancanza di una prospettiva ampia. Che ciascun individuo, come rilevò anche Heidegger, vede il mondo da una certa prospettiva, e che non tenere ciò in considerazione, e ne ha veramente una specificità abissale, significa sempre prendere lucciole per lanterne. Che un ragionamento morale o etico che affermi che l' uomo è così e così e che dovrebbe essere così e così, non è solo fallace ma un' autentica critica al tutto. Il tutto che non è che la determinazione di un momento storico dipendente da tutte le parti che lo compongono ed interagiscono,  e che non può essere diverso da com' è, uomo compreso.

Naturalmente l' argomento andrebbe approfondito, ma per il momento mi fermo qui in attesa di eventuali critiche.

Adesso riporterò la Prefazione che Nietzsche aveva preparato per una eventuale pubblicazione dell' opera La volontà di potenza e che si trova a pag. 3. E la riporto nella speranza di stendere una parola definitiva sulla confusione che si ha su Nietzsche nei riguardi del Nichilismo. La considerazione principale è che lui non è nichilista e non è la causa del NIchilismo. Lui è soltanto colui che rileva questo fenomeno e che ne prevede una sempre maggiore crescita.

Prefazione. Par 2:
Ciò che racconto è la storia dei prossimi due secoli. Io descrivo ciò che viene, ciò che non può più venire in altro modo: l' insorgere del nichilismo. Questa storia può essere narrata già ora: perché qui è all' opera la stessa necessità. Un tale avvenire parla già per cento segni, questo destino si annuncia ovunque: già tutte le orecchie sono tese per questa musica dell' avvenire. Tutta la nostra cultura europea si muove già da gran tempo con un tormento e una tensione che cresce di decennio in decennio, come si tendesse ad una catastrofe: inquieta, violenta, impetuosa: come una corrente che vuol giungere alla fine, che non riflette più, che ha paura di riflettere.

Premettendo che il terzo e il quarto paragrafo li riporterò nel prossimo post, volevo sottolineare che qui non esiste qualcuno che crea, o che auspica un certo tipo di fenomeno legato all' avvenire come il Nichilismo. Lo si prevede. Ne si certifica i sintomi che sono già evidenti nella sua contemporaneità.

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.

La mia non è una vera e propria critica, in quanto sono ampiamente d'accordo.

Ribadisco che però rispetto a te e Maral, non credo che il soggetto si determini su basi evoluzinostiche e tantomeno, anzi meno che mai su basi genetiche.

Ma questo non cambia che il soggetto, e il discorso sul soggetto, dipendano largamente dalle situazioni storiche e sociali in cui ogni uomo si trova.
Dipende sostanzialmente dalle politiche.

La grande illusione ovviamente è quella di credere che si possa fare politica secondo le proprie idee, quando invece prima bisogna intendere, con la genealogia, quali sono le idee che ci informano e ci guidano, come esse si sono date nella storia, quale sia la loro validità.
E anche allora, saremo comunque dentro alle pratiche del Mondo, senza mai una vera libertà di giudizio.
Ogni politica è dunque se sinceramente pensata, scontro, guerra.
Tutti temi assolutamente attuali, e che informano il delirio personale della filosofia.

A mio avviso Nietzche idea una filosofia che vada oltre se stessa, che superi le sue fantasie coercitive, per affrontare i grandi temi del nichilismo e della gerarchia naturale.

Purtroppo all'altezza dei tempi contemporanei, noi non siamo in grado di adempire ad una sola delle grande sfide nicciane.
Siamo ancora alle genealogie: certo abbiamo partorito il grande tema della teologia politica.
Ma mentre la studio, capisco, che invece che liberarcene, la filosofia ne è rimasta impietrita, e tenta di combatterla.
Ma combattere la teologia politica, significa ribadirla. Roba da donnette che fanno calzamaglia: manca il vigore, manca il coraggio.

In Nietzche invece il coraggio e il vigore non mancano mai.
Persino nei momenti più buj, quelli della belva bionda, per intenderci, noi non possiamo non trovarci il disperato bisogno di combattere una malattia.

Disperata lotta (io sono la goccia che testimonia della tempesta, e come goccia destinato a cadere) che nei momenti lucidi, tanti, tantissimi, sconfinati per i tempi contemporanei, diviene canto accorato, profezia, ma anche traccia, l'intera sua filosofia è una lotta alla paranoia, e il suo futuro è la comunità degli amici, di chi salpa per il mare del nichilismo, inesplorato.

La via di Nietzche è la via della metamorfosi.

Heidegger invece è l'accompagnatore, quello che ci porta, con altrettanta perizia, al porto per salpare sul mare del nichilismo.
Nelle sue ultime opere, ancora da pubblicare, egli prova a salpare (ma in attesa che vengano pubblicate, sempre che lo si farà con noi in vita) le opere precedenti, non arrivano che sul sentiero che porta al port.
Heidegger non è all'altezza di Nietzche.
E questo è tutto un dire.
Perchè Heidegger è il filosofo maggiore del novecento.
#2215
Tematiche Spirituali / Re:Dio e l'eternità
28 Aprile 2018, 15:17:25 PM
Citazione di: Suttree il 21 Aprile 2018, 18:36:09 PM
Citazione di: Socrate78 il 19 Aprile 2018, 11:54:55 AM
ma siccome prima del Big Bang non esisteva il tempo ecco che non ha senso chiedersi "Dio chi l'ha creato?", poiché siamo già in una dimensione atemporale.

Non ha senso anche perchè una qualunque causa increata deve necessariamente esistere. Ora, o l'universo esiste da sempre ed il tempo non ha mai avuto inizio (ma ad oggi la teoria più accreditata e suffragata da pesanti indizi è quella del big bang), oppure questo inizio dello spaziotempo deve avere necessariamente una causa.  Una causa che non deve farne parte e non dev'essere della stessa natura, altrimenti ricadiamo nella ricerca di una causa antecedente.
Poi possiamo chiamare questa causa come vogliamo, Forza, Grande Spirito, Tao, Brahma, Dio, Spaghetto Cosmico, Unicorno Rosa, Logos, Matrice Intelligente...

Il presente non è nel passato!  (voto unicorno rosa comunque!  ;D )
#2216
Citazione di: davintro il 22 Aprile 2018, 23:37:58 PM
l'aspetto della rivelazione divina che si manifesterebbe storicamente all'uomo è un tratto basilare del cristianesimo che né la teologia  né quella negativa sono interessate a contestare. Ma per quanto riguarda il contesto qua specificatamente in questione, il cristianesimo, mi pare che esso abbia sempre identificato la relazione uomo-Dio, esistenziale o conoscitiva che sia, come "incontro". L'incontro è la conseguenza di due cammini di due persone che accorciano progressivamente la distanza che li separa, pur senza annullarla, e non l'invasione di uno dei due della sfera vitale dell'altro, annullando la sua libertà. Ciò in virtù di un altro dei capisaldi della teologia e antropologia cristiana, vale a dire il "libero arbitrio", per il quale l'uomo non è spettatore passivo, mero terminale dell'infusione dei contenuti religiosi rivelati dall'altro, ma persona libera e razionale, capace di rielaborare e interpretare questi contenuti sulla base dei propri parametri soggettivi di giudizio, nonché del contesto storico in cui vive, per poi poter viverli con maggiore concretezza nella propria personale situazione esistenziale (del resto se così non fosse, dovremmo vedere come del tutto insensata la polemica del Grande Inquisitore nei Fratelli Karamazov, diretta ad accusare Gesù di aver preteso dagli uomini di essere seguito liberamente e responsabilmente, anziché far leva su un'autorità tirannica e sovrastante come la Chiesa dell'Inquisizione spagnola...). Credo che anche il più ultrafideista dei cristiani ritenga che una fede autentica non possa limitarsi a richiedere al credente un puro sentimento prodotto dalla passiva adesione a un contenuto dottrinario, ma che debba sempre implicare un atteggiamento attivo e responsabile che porta il credente ad agire in modo coerente, cercando di essere in qualche modo di farsi degno della grazia divina, in modo libero appunto.  Tutto questo mostra come l'aspetto "discensivo" della rivelazione non esclude affatto un momento "ascensivo", nel quale l'uomo mira ad accorciare la distanza che lo separa da Dio, sono due momenti che nel cristianesimo non sono contradditori, ma complementari, cioè atti a determinare l'evento dell' "incontro", indipendentemente dal fatto che tale ascensività sia guidata dalla razionalità concettuale o dalla fede come esperienza vitale-sentimentale. L' uomo può cercare di avvicinarsi a Dio sia dal punto di vista della fede che della ragione e per questo nel contesto cristiano sia la teologia negativa che quella positiva, entrambi accoglienti la rivelazione, possono riconoscere anche la possibilità di una dinamica libera che vede l'uomo attivo e non passivo nella ricerca di un'esistenza in armonia con Dio. Da un lato, anche nell'esperienza di fede, a cui la teologia negativa attribuisce centralità, il credente sviluppa un'idea di Dio costituita da categorie in fondo "positive", che hanno un senso anche per l'uomo, e d'altra parte la teologia positiva, come nel tomismo, è attenta a distinguere all'interno della scienza divina un sapere a cui può pervenire la ragione umana autonomomamente (i preambula fidei), e una componente inattingibile alla razionalità, che si può accettare solo per fede nella rivelazione, rivelazione che resta così evento fondamentale anche per essa. Quindi mi pare che il riferimento alla rivelazione non tocchi la ragion d'essere della diatriba tra teologia positiva e negativa, che resta invece una diatriba riguardante la sfera epistemologica e filosofica (non dottrinaria-dogmatica, dunque) sulla legittimità di utilizzare dei concetti come mediazioni tra immanenza e trascendenza, lasciando inalterati gli specifici significati). Quindi il richiamo a tener conto della rivelazione, pur fecondo di tante implicazioni attigue alla discussione, non sposta a mio avviso più di tanto i termini del problema come mi interessava impostarlo qua


Quella che descrivi è una teologia positiva.

Ma la teologia negativa invece NEGA qualsiasi possibilità di avvicinarsi a DIO.

Per questo nel novecento la DOGMATICA acquista un peso rilevante.

Ma la DOGMATICA non ti dà alcuna certezza di Salvezza.

Credere nel dogma come salvezza, è il motivo per cui la chiesa sta perdendo potere.

(karl Barth)
#2217
Citazione di: InVerno il 25 Aprile 2018, 23:44:05 PM
Angelo e Altamarea hanno ragione a dire che fanno fatti dei distinguo importanti, ma un minimo comun denominatore rimane praticamente in tutte e penso il post si riferisse al perchè di ciò. Penso che sia un tratto cosi diffuso perchè la sessualità è deleterea (o difficilmente armonizzabile) all'interno di un percorso spirituale o comunque un approccio dedicato al misticismo e quindi si "tagli corto" escludendola. Al di la di alcune dottrine orientali non penso esistano tentativi degni di nota di armonizzarla in un percorso spirituale. Allo stesso tempo le funzioni sociali sono importanti. La "sessuofobia" in occidente è terminata con l'emancipazione della donna e il perfezionamento tecnico dei metodi contraccettivi. Di converso, società altamente religiose potevano fornire una morale "di sanità" sopratutto nei primi conglomerati urbani dove la sessualità era fonte di gravi patologie, e allo stesso tempo avere una forte leva sull'aspetto fondamentale di una società di "braccianti e soldati": le nascite. Oltre che ovviamente difendere la struttura familiare - cellula base - attraverso il senso del "pudore", la cortesia medievale ed altro ancora.

IL misticismo è una forma della sessualità (negata), che dunque blocca il sintomo, e proietta la fantasia nel corpo mistico del CRISTO.
L'analisi di Angela da Foligno o della Ildegarda da Bingen fatta da Derrida ne è un OTTIMO studio.

Il tantrismo fa lo stesso, con tecniche di ritenzione dell'eiaculazione.

Non è un problema: si tratta di sintomi diversi.

Il problema è la sessuofobia, che diventa violenza.

In questo senso il dibattito andrebbe spostato su altre forme di controllo.

Per i più intelligenti: ovviamente sto parlando del problema dell'Altro.

E a cui il Dalai Lama accenna giustamente nel suo intervento riportato da BlueMax.

(accenna solo, per poi prescrvivere la famiglia, il buddismo è sessuofobico come tutte le religioni sia chiaro)
#2218
Citazione di: viator il 24 Aprile 2018, 23:07:36 PM
Salve. Per Socrate78: Perché il sesso, incarna la libertà personale più completa e del tutto priva di regole altrui. Esso rappresenta - a livello individuale (sperabilmente all'interno di una coppia) - la FACOLTA' perfetta.

Ora è evidente che tale sua caratteristica presenta una immensa capacità di distrazione da qualsiasi regola, norma, morale che una qualsiasi Autorità voglia suggerire od imporre.

Tutte le Autorità, se potessero, abolirebbero ufficialmente il sesso (eventuali eccezioni toccherebbero solo alle loro gerarchie).
Non potendo farlo poiché hanno bisogno di vedere rinnovata la materia prima, si limitano a censurarlo ed a cercare di regolamentarlo.

Si bravo!

Per diventare più intelligente ora devi leggere HOME SACER di AGAMBEN, per capire che lo stato di ecezione (che riguarda il potere, e il potere sessuale per primo) è affidato alle elite. Fino a diventare uno stato di ecezione permanente, che è poi il problema della nostra intera società.
E di cui Nietzche nei suo attacchi al cristianesimo ha tentato in tutti i modi di suonare il campanello d'allarme.
#2219
Citazione di: Angelo Cannata il 24 Aprile 2018, 21:53:58 PM
La sessuofobia non appartiene alle religioni in sé, ma ad un processo storico. Basti considerare, ad esempio, che diversi sono i casi in cui nelle antiche religioni è possibile riscontrare la prostituzione sacra.

La ricerca storica sembra mostrare che la sessuofobia si sia sviluppata nel tempo come bisogno di distinguersi da altre religioni, per mantenere chiara e forte l'identità della propria. In questo modo, nell'Ebraismo dell'Antico Testamento c'è molta meno sessuofobia rispetto al nuovo, però si può già riscontrare un'avversione verso pratiche sessuali legate direttamente a culti pagani: si vede già lo sforzo di distinguersi dai culti pagani, quindi c'era la paura di lasciarsi assorbire dal fascino delle religioni pagane.

In Grecia c'era molta mescolanza della sessualità con le pratiche religiose e appunto per questo, dopo l'incontro con la cultura greca, sia l'Ebraismo che il Cristianesimo tesero ad accentuare ancora di più la sessuofobia.

Oltre a ciò, sembra che storicamente le religioni si siano rese conto che padroneggiare la sessualità degli adepti è un ottimo modo per tenerli ubbidienti e sottomessi. Infatti lo sforzo di padroneggiare la sessualità e le strutture tradizionali della famiglia è un tratto tipico anche delle dittature.

Secondo il filosofo Michel Foucault, è sempre la sessualità a guadagnarsi spazio nelle menti umane, sia quando viene osteggiata, sia quando ne viene rivendicata la libertà.

Focault è un OTTIMO interprete di queste istanze.

Certo la religione in sè, come spiritaulità ne fa a meno, ma la religione non è solo spiritualità, e dunque quello che dici spezza in due un discorso che andrebbe tenuto insieme.

Pensi veramente che quello che dice Focault non sfoci in un discorso spirituale.

E infatti in lui così è avvenuto: egli chiude con una metafisica della CURA DI SE'.
#2220
Citazione di: altamarea il 24 Aprile 2018, 21:42:26 PM
Socrate non ti sembra generica la tua affermazione nel rapporto tra religioni e sessualità ?

Rimanendo nel nostro ambito, quello del cristianesimo, sei sicuro che ancora persista lo stereotipo, il pregiudizio della sessuofobia nella Chiesa cattolica, secondo la quale piacere è colpa, il sesso è peccato, perciò da praticare con parsimonia e disagio esclusivamente nel matrimonio e solo con l'intenzione di procreare figli ?

Si, nel passato la Chiesa tramite la confessione dei penitenti usò verso la sessualità repressione e clemenza per governare le "anime" dei fedeli.
 
La teologia cristiana considerava il rapporto sessuale tra un uomo ed una donna metafora del rapporto fra l'anima e Dio, anticipo del piacere d'amore che si vivrà in "paradiso". Come tale,  il rapporto sessuale doveva essere pervaso di significati spirituali, privato dell'aspetto ludico ed erotico che lo aveva contrassegnato nel mondo pagano.


I mutamenti culturali indotti dall'Illuminismo e l'affermarsi dell'individuo come soggetto di diritti sottrassero progressivamente il sesso alla dimensione religiosa, riuscirono a togliere la sovranità esclusiva del diritto canonico sui comportamenti sessuali.

Il conflitto cominciò alla fine del 18/esimo secolo e proseguì nei secoli successivi quando la competenza sulla sessualità venne attribuita a medici, biologi, antropologi e poi psicoanalisti, che negavano alla Chiesa il diritto di imporre norme universali e ai teologi la capacità di definire il senso ed il valore dell'atto sessuale, depotenziato di ogni significato spirituale.


Anche il controllo delle nascite fu oggetto di contesa che divise società e Chiesa dal XIX secolo. L'ostinato rifiuto del controllo delle nascite la Chiesa lo sancì con due encicliche, la "Casti connubii" del 1930 e l'"Humanae vitae"! del 1968, che ribadiscono l'opposizione della Chiesa fra sessualità e riproduzione.

Alla stesura dell'enciclica  sociale "Humanae vitae" contribuì l'allora cardinale Karol Wojtyla. Tale "lettera" contiene i temi che sono ancora al centro della discussione "che divide la concezione della Chiesa da quella della società laica: la legge di natura, il valore del matrimonio, l'indivisione dei due aspetti dell'atto sessuale (corporale e spirituale), l'unione fra gli sposi e la procreazione, e la richiesta alla scienza di percorrere strade di ricerca rispettose della morale cattolica". Temi questi che hanno aperto un solco profondo tra la Chiesa e le donne, nel passato considerate le "custodi" dei valori religiosi e le alleate della Chiesa.


Con l'enciclica "Humanae vitae" e con il pontificato da Giovanni Paolo II che durò dal 1978 al 2005, la Chiesa cattolica tentò di riaffermare l'unità fra corpo e spirito che aveva caratterizzato la specificità del cristianesimo rispetto al paganesimo.

Questo papa ripropose all'Occidente cristiano il significato spirituale del coito, il rapporto sessuale non separato dall'intenzione  della procreazione di figli. Ma la società occidentale era ormai orientata in modo diverso: il controllo delle nascite, il piacere sessuale come atto in sé, a prescindere dalla procreazione. Ciò è stato possibile anche con la scoperta degli antifecondativi per la donna e la cosiddetta "rivoluzione femminile".


Tu confondi l'istituzione della famiglia con il problema della colpa.

Pensi veramente che in famiglia non esista il complesso della colpa?

Mai sentito parlare di divorzio?