Citazione di: Ipazia il 30 Gennaio 2022, 18:42:56 PMNon è necessario inoltrarsi in tesi controverse che costeggiano pericolosamente il relativismo linguistico, per rendersi conto che i blocchi geopolitici eurasiatici moderni coincidono con un diverso grado di permeazione del latino. Gli stati possono essere molte cose, le nazioni sono enclavi linguistiche. L'impero romano era molto più che bilingue, considerato che la maggior parte delle lingue moderne non era parlata dalla plebe neanche due secoli fa, l'atomizzazione dialettale che ben conosciamo in Italia era la norma in tutta europa moltiplicata per mille. In un panorama del genere, una lingua franca, significa unione geopolitica in nuce. L'approccio utilitaritistico (traduttori?) che riservi alla linguistica non è di rilievo antropologico. Pur l'inglese, che non è considerato una lingua romanza, sfrutta il latino praticamente per ogni registro "alto".
L'impero romano era bilingue, dopo l'assimilazione dei domini ellenistici. Al contrario l'inglese ha velleità esclusive ed in particolare l'italiano ne soffre con barbarismi debordanti che sottolineano nient'altro che la nostra sudditanza culturale. Basta inoltrarsi in un social o nel mondo del lavoro o del circense per verificare la crisi verticale della lingua italiana ormai patrimonio solo di eruditi come il greco e il latino. Un lingua se non morta, agonizzante. Niente eredità. Mi spiace, Jacopus e InVerno.
I romani usavano tutta la violenza "whatever it takes". Basti pensare a Spartaco. E alla Palestina, con imperatori tutt'altro che sanguinari come Vespasiano e Tito. Come i cinesi, i russi. E decisamente meno dell'alleanza canaglia NATO.
