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Messaggi - Jacopus

#2236
Tematiche Culturali e Sociali / Re:I social
18 Febbraio 2020, 10:24:20 AM
Citazione"quell'andamento delle cose che provvede a semplificare ciò che è complesso al prezzo della complicazione di ciò che è semplice"
Il progresso in realtà non semplifica. O meglio, semplifica nel senso di rendere la vita più comoda, poiché trasferisce l'energia necessaria alla riproduzione (in ogni senso, vitale, generazionale, culturale, tecnica) dall'uomo alla tecnica.
È ovvio che il prezzo da pagare è l'aumento della complessità.  Ma noi italiani, spesso incantati da sogni fra l'arcadico e il medievale, vorremmo il comfort offerto dal progresso senza adeguarci in termini di conoscenze e di gestione di quella complessità. È il solito archetipo che ci perseguita degli "antichi meglio dei moderni" (e probabilmente c'entra anche il mito del peccato originale), salvo poi usufruire a piene mani di ciò che la modernità ci offre. Quella complessità che quindi chiamiamo "complicazione" e che vorremmo spezzare alla vecchia maniera, con un bel taglio al nodo di Gordio, come si racconta che fece il maschio alfa Alessandro il Macedone.
La seconda legge di Viator ricalca più o meno lo stesso schema. La ruota è stata una innovazione. Ne abbiamo abusato? Ne siamo dipendenti? Certo che sì ma allora siamo dipendenti anche dalle forchette, dal pane, dai vestiti, dai pettinino e dal sapone.
#2237
Percorsi ed Esperienze / Re:Osteria Abisso
16 Febbraio 2020, 20:17:15 PM
"Quanto tempo Conrad". "Ci salva solo il fatto che questa Osteria è una Osteria digitale: digitale la birra, il bancone, anche il tuo stipendio. Perfino la tua faccia...". Oggi sono spietato. Conrad è visibilmente irritato. Mentre pulisce i piatti deve pensare alla loro irrealtà e alla sua. Baffi irreali, camicia irreale, le sue esperienze irreali. Incredibilmente procede nelle sue faccende. L'unico indizio di un suo vago malessere è un ghigno che affiora dal suo viso, come uno sciabordare incomprensibile sotto la chiglia della nave.
In fondo però a pensarci bene, il destino di Conrad non è dissimile al nostro. I nostri impegni, il nostro darci da fare è altrettanto irreale e destinato a chiudersi nella finitezza della nostra vita.

Glisso e cambio discorso "sai , c'è questa frase di Sariputra che mi ha colpito":
CitazionePerché, anche nei forum, per esempio, quando si discute si vuole sempre "vincere"? Perché vogliamo tutti dimostrare di "avercelo più lungo"? E' forse questo il vero senso della vita? Anche di chi non ammette ci sia un senso?  
E' così ovunque. Non solo nei forum. Ed è per questo che sempre più spesso mi ritraggo dalle discussioni. Mi capita di iniziare a scrivere, procedo, sto per dare il comando "invia post", e ci ripenso. Cosa otterrei da questa risposta, mi chiedo. Discussioni sterili che procedono per settimane, ognuno arroccato nelle sue convinzioni inossidabili. Non è sempre così, ovviamente. Capita che talvolta a qualcuno venga data la ragione. E' un evento abbastanza eccezionale.
Aver ragione. Convincere. Il fondamento di questo modo di pensare è antico come l'uomo: sopraffare il nemico, creare un mondo organizzato tramite subordinati e sovraordinati.
Forse c'entra anche il concetto di verità. Abbiamo dentro di noi questa idea fondativa della verità, unica, oggettiva, indiscutibile, inconfutabile. Non possiamo fare altro che procedere in questo modo. Oltretutto in un forum c'è un pubblico, ci sono gli altri lettori, è in ballo anche la reputazione.
Conrad non mi ascolta e non finge neppure di farlo. E' evidente che averlo definito una semplice invenzione, in una discussione non molto importante, di un forum non molto importante, ha ferito il suo orgoglio. In ogni caso neppure lui dice "hai ragione!"
#2238
Tematiche Filosofiche / Re:La sedia in sè
12 Febbraio 2020, 12:49:54 PM
In questi ultimi interventi oserei usare il famoso slogan: "Sariputra at his best". Sul topic del discorso invece mi permetto di dissentire. L'uomo non è una cosa come la sedia e neppure come il cane. Infatti a nessuna sedia è mai passato per la testa di definirsi tavolo, mentre a qualche persona, purtroppo non completamente sana, questo desiderio potrebbe essersi insinuato. Quindi se ci poniamo nella mente dell'uomo-sedia, cosa è davvero l'in-sè? Se lo rappresentiamo solo come uomo neghiamo quello che sta cercando di dirci in quanto sedia, se lo consideriamo sedia, colludiamo con il suo delirio e non sempre questo è di aiuto ( direi mai, ma anche questo è un lungo discorso).
L'in-sè allora lo possiamo concepire come il tentativo di tutelare e preservare il diritto all'esistenza dell'essere, indipendentemente dalla sua funzione strumentale, che è stata la prima spaventosa interpretazione di Viator.
Per capire la questione a fondo consiglio comunque di leggere o rileggere "uno, nessuno, centomila".
L'in-sè degli oggetti pur interessante, rimanda sempre,  a mio parere alla questione fondamentale: all'insè dell'uomo. È solo un addentellato mistico ad un problema reale (chi sono io?).
#2239
Per Anthony. Sono un fautore di una evoluzione umana lenta e multifattoriale. Iniziare a porsi delle domande profonde da parte dei primi sapiens proveniva da una parte dalla complessità del suo SNC , dall'altra da una caratteristica ancora più unica, la nostra predisposizione a "immedesimarci" e di conseguenza imitare gli altri. Questa seconda qualità è ancora più cruciale. Basti pensare che il Neanderthal aveva un cervello più grande del nostro ma non aveva affinato questa qualità.
I primi tentativi di superare lo stato di natura erano relativi alla scoperta e uso di strumenti tecnologici. Non hanno subito permesso l'affiorare della coscienza, magari ci saranno voluti secoli, ma la tecnica avrà iniziato a interrogare i sapiens e questi interrogativi si sono moltiplicati una volta scoperto il linguaggio e la scrittura.
La coscienza si potrebbe dire che è incarnata nella nostra fisiologia e  non sarebbe così se non avessimo la laringe e il pollice opponibile. E questi sono elementi che hanno permesso, a partire dalla fisiologia, l'esplosione della cultura umana e l'esplosione di questa a porsi infinite domande, comprese quelle fondative. Queste credo, sono le cause reciprocamente interagenti, alla base della coscienza umana: un  certo tipo di struttura neurofisica, e la cultura umana, la quale non è, d'altro canto spiegabile, indipendentemente da quella conformazione fisica che  ci distingue.
Sono idee non del tutto  chiare neppure a me e quindi bene accette tutte le critiche sull'argomento.
#2240
Per viator: coscienza e cultura sono interdipendenti e non possono essere concepiti meccanicisticamente in un rapporto di causa ed effetto. La cultura affina la nostra autocoscienza e la nostra coscienza è implicata all'origine dei primi processi culturali.
#2241
Citazioneé l'uomo che spiega le sue creazioni, o sono le sue creazioni che spiegano l'uomo?
Per Anthony. Penso che il rapporto sia reciproco. L'uomo senza le sue scoperte non sarebbe come lo conosciamo noi ora. Come ho già detto altre volte, lo stesso scrivere questa frase sul computer sta modificando le strutture neurali del mio cervello. Immagina come sia stato modificato a fondo il cervello di generazioni di uomini e donne dalla religione, dalla filosofia e dalla tecnica.
Sulla coscienza il discorso è molto più complesso (non che quello di prima sia semplice). Credo che la coscienza, intesa come "capacità di fare domande fondative" (e non come essere "coscienziosi" e neppure nel senso di essere in stato di veglia o di sonno temporaneo), non sia un regalo innato che si trova nella ghiandola pineale come credeva Cartesio (lui ci metteva l'anima, ma siamo da quelle parti).
La coscienza è un processo che deriva in primo luogo dallo sviluppo culturale dell'uomo. Nel momento in cui ad esempio, vengono inventate le prime religioni, l'uomo inizierà a pensare e a pensarsi diversamente, perchè si sentirà portatore di conoscenze e di una missione che lo proietta in una dimensione che non è più solo quella della "vita nuda". Anche qui però, accanto ad una causa storico-culturale, esiste una causa biologica, ovvero la straordinaria complessità del nostro cervello. Basti solo pensare alla recente (1992 in poi) scoperta dei neuroni-specchio, una scoperta tutta italiana (Rizzolati, università di Parma), che meriterebbe da sola un paio di premi nobel.
I neuroni specchio sono neuroni che si attivano quando noi vediamo un soggetto fare una certa cosa. Nel nostro cervello si mettono in moto dei neuroni che "copiano" l'attività osservata. Se una persona cammina, attiviamo i neuroni per camminare, anche se i neuroni non impartiscono l'ordine alle gambe. E' in sostanza la dimostrazione fisiologica dell'esistenza dell'empatia. Ma l'empatia, la capacità di metterci nei panni degli altri, non ha anche a che fare con la coscienza? Piuttosto che domandarci qual'è il nostro destino individuale, non ha più senso per questa coscienza domandarsi il destino dell'uomo come specie, dei cicli astronomici, il senso della vita nel suo complesso? 
penso che il riferimento alla coscienza sia sempre superindividuale, anche se un certo tipo di cultura cerca di fornircene una intepretazione diversa (e qui torniamo alla plasticità del cervello e alla sua influenzabilità dalla cultura umana).
#2242
Citazionelo scaturire della vita dalla materia inerte, è un risultato così sorprendente, che, nella storia del nostro pianeta, si è verificato "una volta sola".
Questa affermazione è vera solo in parte. In realtà vi sono state sulla terra due differenti fasi, che possono essere definite come lo scaturire della vita in due diversi momenti e in due diversi modi. La vita prima della Catastrofe dell'ossigeno, e la vita dopo la Catastrofe dell'ossigeno.
La Catastrofe dell'ossigeno è avvenuta fra i 3000 e i 2500 milioni di anni fa e segna il confine fra epoca geologica dell'Archeano ed epoca geologica del Proterozoico. In epoca archeana, fra i  4 miliardi e il 2 miliardi e mezzo di anni fa, esistevano già forme di vita molto semplici, in breve, batteri, che vivevano in un'atmosfera priva di ossigeno e che per il loro metabolismo usavano l'idrogeno che riducevano a metano (metanogenesi). L'arrivo delle prime forme di vita che usavano l'ossigeno, produssero un cambiamento nella stessa atmosfera, e le forme di vita archaeane furono quasi completamente spazzate vie, visto che, per la loro fisiologia, l'ossigeno è come per noi l'anidride carbonica: altamente tossica.
In sostanza è stata una sorta di esperimento vitale a modificare la stessa atmosfera terrestre e non solo. Poichè la trasformazione dell'atmosfera provocò la più grande glaciazione, quella huroniana, con la terra ridotta a palla di neve, completamente coperta di ghiaccio. Vi furono inoltre, tramite l'ossidazione dovuta all'ossigeno, la creazione di alcune migliaia di nuovi minerali.
E' possibile che il primo essere aerobico (cioè che sfrutta l'ossigeno), sia stato dovuto al caso e che però il suo successo fu tale da modificare lo stesso ambiente, rendendolo più confortevole alla sua specie.
Insomma in tutta questa storia si potrebbe anche ragionare secondo il discorso  avanzato da Iano, che riassumo nella seguente citazione.
CitazioneIntendevo dire che ciò che noi immaginiamo come evento discontinuo , la nascita della vita ,non è detto che sia tale , e che questo penso cambi la probabilità dell'evento , che in effetti resterebbe tale solo convenzionalmente.
Inoltre per dimostrare che la vita non sia nata sulla terra più volte non è sufficiente constatare la mancanza di reperti.
Siccome perché ciò accada devono presentarsi le condizioni favorevoli , alla nascita e alla sopravvivenza ,una condizione sfavorevole a ciò potrebbe essere una vita già esistente.
Se poi si dovessero effettivamente elencare tutte le concause che hanno reso possibile la vita sulla terra, allora solo questo elenco, mettendo da parte tutte le altre ipotesi teologiche, potrebbe essere, agli occhi dei credenti, la prova definitiva che Dio esiste. Ma su questo punto proverò ad aprire un'altra discussione (mi sto documentando).
#2243
Per Anthony. Gli organismi a cui ti riferisci sono gli archaea, che Eutidemo ha correttamente inserito nella lista.
A proposito del tema dell'intelligenza, sono abbastanza d'accordo con te. Il nostro livello di "coscienza" (per quanto anche questa parola potrebbe essere oggetto di definizione più accurata), intesa nel senso di "autoriflessività", di capacità di porsi le classiche domande "chi sono io"? "cos'è l'universo"?, ecc. ecc., è, nell'uomo, per quel che ne sappiamo, unico nel mondo animale e anche nel mondo dei mammiferi, di cui siamo una specie.
Ma questa capacità umana non dipende che da una architettura cerebrale unica, data la presenza, nel nostro cervello, di circa 100 miliardi di neuroni, il 20 per cento dei quali residenti nella parte più evoluta del cervello e che ci caratterizza in modo sostanziale, la neocorteccia. Inoltre la nostra coscienza si è strutturata anche sulla base della tecnica. Il fatto di aver organizzato e fondato fattorie, templi, caserme, città, rapporti familiari, pensieri politici, scoperto il fuoco e la scrittura, non è indifferente e costituisce l'inevitabile retroterra per strutturare un tipo di intelligenza peculiare dell'uomo, all'interno della quale vi è spazio anche per quella che chiamiamo genericamente "coscienza".
#2244
Sul fatto che la vita sia esplosa sulla terra per una serie straordinaria di coincidenze è innegabile. Ma la casualità di questo evento è ripetibile proprio in virtù della molteplicità delle possibilità offerte da un universo così vasto. Fare 6 con i dadi per 100 volte consecutive è quasi impossibile, ma dobbiamo pensare ad un Tizio che prova a lanciarli per miliardi di anni insieme ad altri infiniti Tizi, sparsi nello spazio, che fanno la stessa cosa. Prima o poi accadrà.
Non aver avuto mai contatti con civiltà aliene dipende dalle leggi della fisica. La velocità della luce non è superabile e alla velocità della luce si potrebbe raggiungere la Stella più vicina in quattro anni. Con lo stesso limite devono confrontarsi le altre eventuali civiltà extraterrestri.
L'unico progetto realistico di colonizzazione dello spazio riguarda Marte.
In realtà 'unico modo per entrare in contatto con altre civiltà è quello della propagazione delle trasmissioni dei dati via radio e via satellite. Il nostro ascolto di questa dimensione risale a qualche decennio e quindi possiamo essere almeno certi che nel raggio di 20-30 anni luce non vi sono civiltà che hanno scoperto le trasmissioni radio. Però potrebbero esservi civiltà che costruiscono piramidi o mondi colonizzati da api giganti. In ogni caso 20-30 anni luce sono una distanza irrisoria. La nostra galassia ha un diametro di 100.000 anni luce e quindi, considerando la posizione periferica del sistema solare, solo fra 70-80 mila anni le trasmissioni radio di Guglielmo Marconi raggiungeranno tutta la nostra galassia e viceversa un Guglielmo Marconi alieno ci raggiungerà fra lo stesso tempo se oggi iniziasse a trasmettere.
Resta inoltre il problema di come la propagazione radio nello spazio si distorca all'aumentare della distanza.
#2245
Percorsi ed Esperienze / Re:La Grotta
08 Febbraio 2020, 16:43:27 PM
Ho fatto anch'io il test e il risultato non mi ha sorpreso affatto. Un banale left-libertarian, proprio al centro del quadratino.
#2246
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Inerzia equatoriale
02 Febbraio 2020, 23:44:46 PM
Per Viator. La tua tesi, oltre ad essere errata è già stata ipotizzata da Ippocrate in "de aeribus aquis loci", circa 2500 anni fa. Ma a differenza di Ippocrate noi conosciamo la presenza storica di molte civiltà nella zona equatoriale sia in America del sud che in Asia. La tesi di Ippocrate fu ripresa in seguito da Montesquieu, nel saggio intitolato "sulle cause che possono agire sugli spiriti e sui caratteri". In questa opera, precedente di poco l'esprit de lois, M. sottolinea come l'uomo sia condizionato sia da elementi fisici, sia da elementi morali, e fra quelli fisici pone anche quelli geografici, giungendo ad una conclusione simile alla tua.
È possibile che il clima condizioni le civiltà, ed inevitabilmente troppo freddo e troppo caldo, limitano l'azione umana, ma in Ippocrate sicuramente e parzialmente anche in Montesquieu, agivano anche sentimenti patriottici volti a descrivere la loro civiltà, ateniese e francese, come superiore.
#2247
Tematiche Filosofiche / Re:Dei diritti e dei doveri
01 Febbraio 2020, 00:03:03 AM
Capisco il tuo punto di vista, Viator, ma il diritto segue chi, bene o male, lo attua e da qualche secolo questa attuazione è riservata ad organi statali e parzialmente sovrastatali. E lo stato si è evoluto. Il tuo punto di vista è quello di uno stato perfettamente liberale, quello del code Napoleon, tanto per intenderci, quello della borghesia che ha acquisito il potere. Ma in seguito la stessa borghesia ha dovuto reimpostare le istituzioni statuali a seguito di eventi come: le rivoluzioni repubblicane e socialiste del 1848 e 1870, la prima guerra mondiale, l'avvento del socialismo reale e del nazifascismo, il crollo di wall street, la seconda guerra mondiale, la fine del sistema del cambio oro-dollaro, la crisi petrolifera, i movimenti del 68. Tutto ciò ha creato una evoluzione nella forma dello stato, da stato di diritto a stato sociale o welfare state, con quella esplosione dei diritti che tu guardi con sospetto misto a ironia. Le strategie parasittarie di chi si incunea e cerca di avantaggiarsi illecitamente di queste facilitazioni sono note. Potrei citare, a titolo di esempio, la mia esperienza personale, allorquando all'università pagavo la quota più alta per mangiare a mensa perchè mio padre, funzionario pubblico, non poteva certo evadere le tasse, mentre noti figli di avvocati straricchi, pagavano la quota più bassa, quella pensata sostanzialmente per aiutare i morti di fame che speravano di vedere loro figlio diventare un "dottore".
In realtà, questo assorbimento di tanti diritti, all'interno del sistema giuridico ha una sua nobile motivazione. Si tratta semplicemente della constatazione che la società e i gruppi sociali tendono a generare differenze, non derivabili da meriti ma semplicemente da alleanze fra lobbies, scambi di favore fra famiglie facoltose. Cosa che produce sempre maggiore differenze sociali, provocando il rischio di tumulti, populismo e crisi finanziarie. Quindi, nello stesso interesse del sistema economico capitalistico, si ipotizzarono e si crearono nel corso del tempo dei meccanismi di ribalanciamento del potere, per permettere, come professavano gli stessi liberali classici, a tutti di presentarsi alla pari ai nastri di partenza e poi "che vinca il migliore".
Anchi'io mi fermo qua, sperando di essere stato chiaro in questo breve excursus.
#2248
Tematiche Filosofiche / Re:Dei diritti e dei doveri
30 Gennaio 2020, 22:45:36 PM
Gli ipotetici diritti che hai elencato non sono diritti in quanto tali, ma lo possono diventare se il legislatore decide di qualificarli in questo modo. Il diritto si sviluppa di solito in modo gerarchico, dalle norme più astratte e prescrittive a quelle più concrete ed esecutive. Il diritto alla casa può allora essere sancito in via generale da una costituzione X. La legge Y può fissare alcuni principi generali e la legge regionale Z fissare regole ancora più specifiche e concrete come il reddito isee da non superare per ottenere la casa popolare e così  via fino ai regolamenti comunali J. Al diritto di ottenere la casa corrisponde il dovere di mantenerla in buono stato ed eventualmente pagare un canone agevolato.
Se ti riferisci all'esplosione dei diritti degli ultimi duecento anni (compreso il famoso diritto alla felicità dichiarato nella Costituzione americana) ritengo che essi siano collegabili con l'espansione del capitalismo, attraverso due modalità. La prima dipende dal formidabile sviluppo tecnologico, che ha reso possibile la costruzione di case ad un prezzo contenuto (o università o protesi ortopediche o redditi di cittadinanza). La seconda riguarda più la filosofia stessa del capitalismo, e forse dell'occidente stesso, per cui non esistono giochi a somma zero, ma esiste la possibilità di costituire sempre un livello maggiore, un "sempre più", sempre più denaro, sempre più potere, sempre più energia, sempre più amore, sempre più diritti. La moltiplicazione è l'anima dell'occidente, comprensiva dei diritti. Questa impostazione c'è sempre stata, a partire dalla cultura ebraico-ellenistica, ma era trattenuta da una tecnologia che si doveva misurare con lo strapotere della natura. Una volta rovesciati i rapporti di forza, tutto è apparso possibile, compresa la potenziale e piuttosto illusoria moltiplicazione dei diritti.
Una diversa interpretazione fa risalire questa esplosione di diritti semplicemente all'illuminismo e alla linea concettuale che lega Kant a Marx fino a Lenin e, pertanto, alla constatazione che tutti gli uomini sono molto più simili di quanto non si credesse nella precedente epoca, quanto i rapporti erano fondati sulla differenza stabilita dalla nascita nobiliare oppure villana.
#2249
Tematiche Filosofiche / Re:Dei diritti e dei doveri
30 Gennaio 2020, 19:44:17 PM
CitazioneSecondo me qualsiasi diritto o dovere è sempre connesso ed "efficace" (cioè deve trovare necessaria giustificazione, magari anche indiretta) ad un corrispondente reciproco dovere o diritto.
Certo, ma si tratta di un'ovvia tautologia (e sappi che so già dove vuoi andare a parare). Non capisco però questo improvviso switch da "diritti extraumani" a diritti-doveri nel mondo degli umani.
#2250
Scienza e Tecnologia / Re:Scienza e politica
29 Gennaio 2020, 22:09:53 PM
Buonasera Viator. Altro duello. Qui magari è più difficile. Siamo più sul tecnico.
CitazioneIo ribalterei l'ordine d'importanza tra tecnologia (effetto largamente consequenziale) e scienza (causa e fonte di nuove tecnologie). In particolare possiamo notare quanto accaduto in un regime totalitario che privilegiava ampiamente scienza e scientismo ma che si è praticamente liquefatto per relativa arretratezza tecnologica (ex URSS, se non lo si è capito).
Ho preferito anteporre la tecnologia alla scienza perchè ciò che interessava ai totalitarismi era il risultato, l'applicazione della scienza agli scopi materiali della guerra o dello sfruttamento intensivo. La tecnologia è l'aspetto pratico della scienza, mentre quest'ultima, dall'alto della sua cattedra, ha qualche carta in più per domandarsi cosa sta facendo. E domande di questo genere non sono gradite nei sistemi totalitari.
CitazioneTanto varrebbe estrarli a sorte, sistema estremamemente aleatorio e del tutto ripugnante a chi ama la democrazia ,,,,,,, proprio perchè sarebbe il più impersonalmente democratico che si possa escogitare !
Eppure proprio questo sistema è stato propugnato oltre che da un comico mio conterraneo (purtroppo), anche da Rousseau e da Aristotele.
CitazioneL'unica soluzione sarebbe eleggere un mix di politici e tecnocrati all'interno di regole che garantiscano un costante ed implacabile controllo popolare. Ma a ciò occorrerebbe aggiungere un popolo socialmente, democraticamente, culturalmente assai maturo.
Esattamente. Questo è secondo me uno dei punti fondamentali ed assai carente in Italia. La percentuale di analfabeti funzionali in Italia è la più alta europea. Ci battono solo i Romeni in questa poco edificante graduatoria. Laureati, nella fascia 15-64 anni, in Europa la media è del 27 per cento, in Italia siamo al 16. Per non parlare della Svizzera dove i laureati sono addirittura il 41 per cento della popolazione adulta.
Altra classifica poco edificante riguarda la lettura dei libri. Solo una persona su tre legge un libro all'anno (o più) al nord, al di fuori degli obblighi di lavoro/scolastici. Al Sud una persona su quattro. E sto parlando di un libro all'anno. Non di un libro al mese.
Inoltre la cultura che viene diffusa in Italia è particolarmente paludata e vetusta. Si preferisce lo studio delle materie umanistiche e solo ultimamente, a causa delle modifiche del mondo del lavoro, questa preferenza sta cambiando. Insomma penso che questo sia uno snodo fondamentale, che forse non ha attinenza con la scienza in sè, ma con la diffusione della cultura in modo più omogeneo e capillare. Azione che si può realizzare ridando importanza e dignità allo studio, alle scuole e agli insegnanti di ogni ordine e grado.