Citazione di: sileno il 15 Aprile 2018, 08:40:50 AM
mi spiace, per inesperienza ho creato un po' di confusione nel precedente argomento, non sono riuscito a rispondere a tutti,Ritento con questo.Il populismo filosofico
Ho partecipato a una serie di seminari filosofici". Relatori noti filosofi, saggisti, docenti, ecc. tra cui Rovatti.
Si discute sulla filosofia nell'epoca dei media. Può ancora esercitare un ruolo nel rumore di fondo dei discorsi mediatizzati? Deve farsi populista per sopravvivere? E' finito un discorso emancipatore con il predominio di quello mediatico?
Populismo che può intendersi anche come "popolarismo" da banalizzante cultura di massa che coinvolge ogni tipo di sapere. Esempio ne può essere il populista Benigni, dantista che piace proprio perché con la letteratura zoppica. Ma è il ventennio di Berlusconi che ha improntato la sottocultura espressa anche dalle connessioni, telefonini, fotocamere, ecc. : un liquame in cui nuotiamo e nello stesso tempo alimentiamo. Tutto questo porta a catastrofi cognitive. Come tirarci fuori? Impossibile, se attrae unicamente ciò che rappresenta l'"uomo qualunque", il dilettantismo di chi inciampa e commette errori apposta per ottenere consensi.
I festival di filosofia pret à porter non incidono sul modo di vedere, non cambia nulla, non inducono a dialoghi costruttivi, a nessuna concretezza. Non influiscono sulla vita, le coscienze non mutano, non c'è alcun movimento d'idee.
A tal proposito Boncinelli dice: "l'uomo non ama conoscere la verità, preferisce le nozioni confuse e inverificabili, che conducono alle mitologie. Le parole nebulose delle frasi fatte, pregiudizi che attivano in noi reazioni immediate e irrazionali. Si richiede una pulizia semantica per non ostinarsi sul riferirsi sempre su un'Immaterialità Suprema, prediletta e riposante. Dimensione prelogica, ambigua, mistica, confusa. Complessa è la strada per ripulire termini e concetti rifiutando il magico e il religioso.
Viviamo in un periodo che considera filosofia ogni cosa, tanto da riuscire a scoprirla ovunque: filosofo è chi s'interessa di qualsiasi cosa:pubblicitario, romanziere, organizzatore di eventi. Consulente, manager, politico, sarto, sportivo, informatico, il religioso, cuoco, malavitoso. Necessita festivalizzare la cultura?Ma in realtà è chiedersi senza dar nulla per scontato, non arrendersi, ascoltare, allenare la mente. ( A. Torno)
Siamo tutti soggetti alla nostra storia plasmata da famiglia, cultura, il sociale, la politica, ecc. Oltre al non saper prender distanza dal nostro narcisismo.
Si devono riconoscere i luoghi comuni che c'impediscono di ragionare. Il termine "filosofia" s'è svuotato, così il senso delle parole, sganciate dal contesto concreto. Cadono dall'alto solo le parole che escono da uno schermo, "vere" e assiomatiche.
I festival hanno successo, ma essi stessi dipendono da una rapida mercificazione del sapere, con nessun percorso di ricerca. Allenamento e fatica contrastano col nostro tempo di corsa, rari leggono oltre la metà di un articolo da quotidiano, si sa per approssimazione. Impossibile andare contro i gusti d'un pubblico cambiato e che cambia. Nessun interesse c'è per gli approcci di tipo filosofico, come chiarezza mentale, soprattutto educazione al rapporto con se stessi, in contrasto con l'incuria mentale. C'è urgenza di pensieri nuovi.
Rovatti definisce "fascista" il tipo di lingua propagandistica: nazismo, fascismo, berlusconismo, con linguaggi simili all'"ocoparlare" di Orwell. Tutti siamo imbevuti d'internet, TV; parliamo per semplificazioni, svuotamento di senso, come per "amore", l"libertà", ecc.
Il filosofo è scomodo, irritante, rischia la faccia se ha il coraggio di sfidare le idee prevalenti. Occorre ironia per spiazzare i problemi e farli vedere in una luce non abituale, o si resta grigi funzionari del pensiero.
Sarei pure d'accordo se queste cose non fossero dette da Boncinelli, il tipico esempio di cosa succede quando si lascia che a fare filosofia sia uno scienziato e non un filosofo.
Dimodo che la tesi di fondo, non è tanto che la questione sia sul senso dell'esistere, e di cui l'irrazionalismo contemporaneo, e di tutti i tempi, è solo una delle possibili risposte, quanto piuttosto che NON ESISTE SENSO, e che l'unico cosa sia la conoscenza del vero.
Il quale vero per tale essere, sono le teorie della neuroscienza.....
E meno male che aveva appena finito di dire che siamo tutti all'interno di fenomeni storici!!!!