La filosofia cerca di esorcizzare il nulla (così come la letteratura la parte tossica dell'emotività umana), e in questo si vede costretta a costruire continui percorsi di verità che però sembrano durare sempre meno.
Il fatto che i testi filosofici mantengano almeno in parte la struttura retorica di una rivelazione, il fatto che si abbia una propensione per l'oscurità dello stile, la teatralità che in Heidegger per esempio raggiunge livelli demenziali, il gusto di ribaltare continuamente la visione consueta delle cose, ebbene tutto questo fa parte dei mezzi di cui a volte il filosofo abusa, mezzi però indispensabili a ricreare la magia del possesso della verità.
L'illusione riuscita è che non ci sia più il nulla, il vuoto di senso, la violenza, la crudeltà pura e semplice, il disfacimento della morte, ma una storia profonda abbastanza da incatenarci ad essa.
Poi però come il protagonista di un racconto di Dazai Osamu ("Il suono del martello") veniamo raggiunti dal suono banale del mondo che cancella l'incanto e ci riporta alla realtà, ogni volta più stanchi della volta precedente...
Il fatto che i testi filosofici mantengano almeno in parte la struttura retorica di una rivelazione, il fatto che si abbia una propensione per l'oscurità dello stile, la teatralità che in Heidegger per esempio raggiunge livelli demenziali, il gusto di ribaltare continuamente la visione consueta delle cose, ebbene tutto questo fa parte dei mezzi di cui a volte il filosofo abusa, mezzi però indispensabili a ricreare la magia del possesso della verità.
L'illusione riuscita è che non ci sia più il nulla, il vuoto di senso, la violenza, la crudeltà pura e semplice, il disfacimento della morte, ma una storia profonda abbastanza da incatenarci ad essa.
Poi però come il protagonista di un racconto di Dazai Osamu ("Il suono del martello") veniamo raggiunti dal suono banale del mondo che cancella l'incanto e ci riporta alla realtà, ogni volta più stanchi della volta precedente...
