Citazione di: green demetr il 01 Maggio 2024, 15:22:34 PMTi manca il testo: la coscienza non è unica, nel caso della infelice anche se non ci sono ancora arrivato mi par ovvio che Hegel si sta riferendo all'istanza negativa rispetto al soggetto cosciente.
Egli li chiama io in sè e io per sè.
Dove la coscienza di qualcosa è una coscienza di un per sè. Come già detto mille volte di una universalità riconosciuta dalle altre auto-coscienze.
Per trovare qualcosa relativo al nulla che ti è tanto chiaro, Hegel parla di una istanza negativa non ancora cosciente che è puro niente, pura inconsapevolezza.
Ma al contrario di te, che nel tuo discorso tanatologico, Hegel riconosce nella vita, la somma delle istanze negative, che costituiscono l'in sè del per sè dell'autocoscienza (degli altri).
Ossia in termini comprensibili la somma degli universali del linguaggio deve avere come termine di paragone l'esistenza di un soggetto che si oppone ad essi.
Infatti non esiste universale senza singolare.
Ma questo singolare non sa nulla di se stesso, se non nei termini che si conosce come movimento negativo del collettivismo universale.
L'unione dei momenti negativi si chiama "movimento", che sommato a ciò che ad esso si oppone, ossia ogni singolo individuo, in sè e per sè, forma ciò che viene definito vita.
La vita è dunque la somma dei movimenti universali di coscienza o autocoscienza, e quelli dei momenti singoli che dissolvono in essa universalità.
La vita dissolve perchè in sè l'io è nulla. E' niente.
Ma per dire di essere niente deve conoscere necessariamente il sui opposto, ovvero qualcosa.
Dunque niente non esiste veramente se non come qualcosa di opposto a tutto.
Rimando al mio 3d su Hegel: peccato che questo tutto NON esista.
E dunque anche il niente non esiste.
Infatti in alternativa Hegel ricava l'io come puro desiderio, pura mancanza di qualcosa (perchè mi risulti interessante dobbiamo far finta che lui NON pensi alla stupida dualità tutto-niente).
In effetti un artista ha citato Hegel in cui afferma che Dio è pura INDETERMINAZIONE.
Ma indeterminazione non vuol dire niente.
Vedremo più avanti come Hegel raggiunga quella frase, a cui mi aggrappo.
Perchè ho tanta voglia di cestinare il Nostro. Mi sono rotto di seguire filosofi fake.
Secondo me, è inevitabile trovare difficoltà nel comprendere un autore che si presume dica qualcosa che ancora non conosciamo.
Tuttavia, per evitare di sprecare inutilmente energie, occorre a mio avviso cercare subito di discernere la ragione della difficoltà nell'approcciare l'autore.
Cioè, è difficile perché vi è qualcosa di sostanziale che ancora mi sfugge? Oppure è difficile soprattutto perché complicato?
La difficoltà deriva dalla semplicità del nuovo concetto che viene proposto?
Oppure la difficoltà deriva principalmente dalla complessità espositiva?
Perché nel secondo caso, con buona probabilità l'autore ha idee ancora non molto chiare. Se non addirittura sta ciurlando nel manico...
Se avesse veramente maturato delle idee, queste dovrebbero necessariamente essere semplici, chiare. E dovrebbe perciò pretendere da se stesso la medesima chiarezza nella loro esposizione.
Idee comunque difficili da comprendere, perché necessariamente semplici.
Il semplice è sempre difficile.
E la verità o è semplice o non è.
