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Messaggi - bobmax

#226
Citazione di: green demetr il 01 Maggio 2024, 15:22:34 PMTi manca il testo: la coscienza non è unica, nel caso della infelice anche se non ci sono ancora arrivato mi par ovvio che Hegel si sta riferendo all'istanza negativa rispetto al soggetto cosciente.
Egli li chiama io in sè e io per sè.
Dove la coscienza di qualcosa è una coscienza di un per sè. Come già detto mille volte di una universalità riconosciuta dalle altre auto-coscienze.
Per trovare qualcosa relativo al nulla che ti è tanto chiaro, Hegel parla di una istanza negativa non ancora cosciente che è puro niente, pura inconsapevolezza.
Ma al contrario di te, che nel tuo discorso tanatologico, Hegel riconosce nella vita, la somma delle istanze negative, che costituiscono l'in sè del per sè dell'autocoscienza (degli altri).
Ossia in termini comprensibili la somma degli universali del linguaggio deve avere come termine di paragone l'esistenza di un soggetto che si oppone ad essi.
Infatti non esiste universale senza singolare.
Ma questo singolare non sa nulla di se stesso, se non nei termini che si conosce come movimento negativo del collettivismo universale.
L'unione dei momenti negativi si chiama "movimento", che sommato a ciò che ad esso si oppone, ossia ogni singolo individuo, in sè e per sè, forma ciò che viene definito vita.
La vita è dunque la somma dei movimenti universali di coscienza o autocoscienza, e quelli dei momenti singoli che dissolvono in essa universalità.
La vita dissolve perchè in sè l'io è nulla. E' niente.
Ma per dire di essere niente deve conoscere necessariamente il sui opposto, ovvero qualcosa.
Dunque niente non esiste veramente se non come qualcosa di opposto a tutto.
Rimando al mio 3d su Hegel: peccato che questo tutto NON esista.
E dunque anche il niente non esiste.
Infatti in alternativa Hegel ricava l'io come puro desiderio, pura mancanza di qualcosa (perchè mi risulti interessante dobbiamo far finta che lui NON pensi alla stupida dualità tutto-niente).
In effetti un artista ha citato Hegel in cui afferma che Dio è pura INDETERMINAZIONE.
Ma indeterminazione non vuol dire niente.
Vedremo più avanti come Hegel raggiunga quella frase, a cui mi aggrappo.
Perchè ho tanta voglia di cestinare il Nostro. Mi sono rotto di seguire filosofi fake.

Secondo me, è inevitabile trovare difficoltà nel comprendere un autore che si presume dica qualcosa che ancora non conosciamo.
Tuttavia, per evitare di sprecare inutilmente energie, occorre a mio avviso cercare subito di discernere la ragione della difficoltà nell'approcciare l'autore.

Cioè, è difficile perché vi è qualcosa di sostanziale che ancora mi sfugge? Oppure è difficile soprattutto perché complicato?

La difficoltà deriva dalla semplicità del nuovo concetto che viene proposto?
Oppure la difficoltà deriva principalmente dalla complessità espositiva?

Perché nel secondo caso, con buona probabilità l'autore ha idee ancora non molto chiare. Se non addirittura sta ciurlando nel manico...
Se avesse veramente maturato delle idee, queste dovrebbero necessariamente essere semplici, chiare. E dovrebbe perciò pretendere da se stesso la medesima chiarezza nella loro esposizione.

Idee comunque difficili da comprendere, perché necessariamente semplici.
Il semplice è sempre difficile.

E la verità o è semplice o non è.
#227
Cosa ricerca allora la Coscientropia?

Forse il valore zero della minima complessità descrittiva della variabile aleatoria della informazione?
#228
Benvenuta Coscientropia.
Sono curioso di conoscere questa entropia dell'informazione...
#229
Tematiche Filosofiche / Re: Il tragico
29 Aprile 2024, 08:37:05 AM
Tragica è una situazione di cui si ha consapevolezza della impossibilità di un lieto fine.

Viceversa la fede nella Verità è fiducia che vi sarà comunque un lieto fine.
Questa fede, che è l'unica autentica fede, è fede nel Nulla.
In quanto nulla sa riguardo al come potrà comunque avvenire il lieto fine. E neppure di quale fine si tratti.

Questa fede richiede pertanto uno slancio nel vuoto, lasciando ogni certezza, dimenticando persino se stessi.
Nulla è garantito, anzi, dal punto di vista razionale questa fede è follia.

Il tragico è perciò necessario affinché si manifesti lo slancio di fede.
Che può nascere solo da noi stessi.
Lo richiede la metamorfosi.
#230
L'influenza di Hegel su tanti filosofi cosa ci dice in sostanza?
Come dovremmo interpretare questo fatto?

Quando nuove idee si diffondono, influenzando molti altri, ciò è dovuto proprio a quel primo autore?
Oppure la diffusione è dovuta soprattutto al fatto che quelle stesse idee stavano già maturando in molti ambiti culturali? Anche se magari non erano ancora chiaramente manifeste.

Hegel è stato un detonatore di un pensiero che già covava o invece un vero innovatore?
Ritengo più probabile la prima ipotesi.

Perché siamo nella fase di esaltazione della razionalità. Che investe sia l'idealismo sia il realismo.
È la mente logica che si illude di essere fonte di Verità.
#231
Citazione di: Ipazia il 28 Aprile 2024, 15:21:58 PMCondivido, ma è l'aporia fondamentale dell'idealismo far coincidere il soggetto con lo Spirito, nella forma di "coscienza", nel caso citato.

Dal suo punto di vista , Hegel è perfettamente coerente, e mi pare azzardato dire che Hegel è un filosofo somaro.

Non so se Hegel fosse davvero un buon filosofo.
Sta di fatto che ha costruito una metafisica cerebrale, dove la mente razionale può finire col credere di aver colto la Verità!

Convincimento che il mio animo rigetta.
E perché lo rigetta?
Perché così si fa' un passo avanti di troppo.
Invece di fermarsi sul limite, si vuole chiudere il cerchio.

È la razionalità che cade nel proprio delirio.

Invece che accettare il Nulla!

Probabilmente Hegel era in buona fede, nella sua hubris, ma senza consapevolezza del limite non si è neppure somari (animali intelligentissimi), perché si sono fuse le bronzine...
Viceversa Heidegger mostra la medesima arroganza. Ma qui vi è pure malafede
#232
Riguardo a "infelicità della coscienza" non vi è nulla da argomentare.
Si tratta di un errore semantico.

Coscienza è sempre e soltanto "coscienza di".
Non può esservi alcuna filosofia, se si attribuiscono significati impropri

Così come "la coscienza decide, sceglie"
La coscienza non sceglie alcunché.

Non è una osservazione di lana caprina.
Perché una coscienza infelice implica, dà per scontato, che la coscienza sia parte attiva/passiva nella vita.

Mentre non solo nulla lo comprova, ma addirittura esulerebbe dal significato stesso di "coscienza".
#233
Non vi è alcuna infelicità della coscienza.

Semmai, vi è coscienza della infelicità.
#234
Benvenuta Athena!
La questione che poni è importante, soprattutto perché può essere l'inizio di un viaggio ricco di scoperte.
Un'avventura della mente razionale che, a mio parere, non ha eguali.

Occorre però tenere i nervi saldi.
Perché si tratta di mettere in discussione ciò che era scontato.
Costi quello che costi, se davvero vuoi la Verità.

Vorrei per prima cosa approfondire la constatazione che i tanti condizionamenti già presenti alla nascita eliminerebbero del tutto il libero arbitrio.

Senza condizionamenti, vi sarebbe allora libero arbitrio?
E se sì, in che senso sarebbe una volontà libera?
Una scelta è libera perché avrebbe potuto essere diversa, ma non lo è stata perché così tu hai deciso?

Buona avventura...
#235
Tematiche Spirituali / Re: La morte del corpo fisico
23 Aprile 2024, 15:41:17 PM
Penso che vi sia solo un modo per confortare chi sta morendo o ha un caro che muore.
Ed è considerare l'amore che ha dato e che ha ricevuto.

Infatti solo quell'amore è in grado di vincere la morte.
Perché l'amore è in grado di mostrarti come in definitiva nessuno viva e nessuno muoia.

Più ami, e più l'oggetto d'amore sfuma nel nulla.
Non è proprio questo amore ciò che conta davvero?
#236
Tematiche Filosofiche / Re: L'universo
21 Aprile 2024, 21:59:24 PM
Condivido l'approccio alla analisi.

Sì, la domanda "Perché c'è qualcosa invece che nulla?" è inconsistente.
In quanto l'esserci è proprio la presenza di qualcosa.
Chiedersi perché non c'è nulla è contraddittorio.

Eppure questa domanda è considerata, da molti cosiddetti filosofi, la domanda filosofica "fondamentale"!
Senza che si rendano conto della sua mancanza di senso...

Che l'universo sia nel nulla è una constatazione a cui si giunge inevitabilmente.
Occorre però considerare pure quale realtà, quale consistenza possa avere ciò che confina, spazialmente e temporalmente, con il nulla.

Il qualcosa che confina con il nulla è davvero qualcosa?
O non deve necessariamente essere esso stesso nulla?
#237
Citazione di: InVerno il 18 Aprile 2024, 11:34:50 AMCerto che è una questione di diritti, surrettiziamente viene implicato che ci sia un danno ad altri, spesso di natura "morale" o "sociale", ma molto più spesso indefinita e retorica, e che la diffusione di tali pratiche segnali un malessere sociale o lo rinforzi, perciò si suggerisce che suddette pratiche dovrebbero essere sanzionate. Tu lo chiami "nichilismo" altri lo chiamano altro. Violando l'essenzialità (?) dei caratteri maschili si finirebbe in terra di nessuno dove niente può essere conquistato, un miraggio palliativo, secondo chi non vive la condizione stessa, mai secondo chi la vive.


Il capo del dipartimento psichiatrico di Harvard, lobbysta cattolico americano, nel 1979 disse di opporsi ai trattamenti di reassignazione di genere perchè "erano contenti di ciò che avevano fatto e solo pochi se ne pentirono. Ma sotto ogni altro aspetto la loro condizione psicologica era poco cambiata. Avevano più o meno gli stessi problemi di prima con le relazioni, il lavoro e le emozioni."

La reassignazione di genere non è pensata per risolvere le relazioni, il lavoro o le emozioni, neanche per trovare il nirvana ,
ma se chi la fa non se ne è pentito, nella maggior parte dei casi, già nel 1979 dove la chirurgia era di molto peggiore, significa che a loro importa, perciò l'unico nichilista è chi non riconosce i valori degli altri, che invece se ne abbisognano per fare scelte esistenziali riguardo al proprio corpo.

Pure questo discorso non c'entra niente con quello che ho scritto.
Va beh, forse non sono stato abbastanza chiaro.

Resta il fatto di venire giudicato arrogante. Senza comprenderne il motivo.

Tra l'altro, da una fonte che non brilla certo per chiarezza, se non quando pretende di giudicare qualcuno...
#238
La gnoseologia (e quindi l'epistemologia) altro non è che ricerca della Verità.
Perciò la fede nella Verità è il suo stesso fondamento.
E poiché la fede nella Verità fonda pure ogni autentica spiritualità, gnoseologia e ricerca spirituale nella loro essenza coincidono.

Sì, possiamo chiamare Mistero questa Verità, che richiede la nostra fede e appare come Nulla.
La fede nella Verità richiede una totale onestà intellettuale.

Come in Spinoza.
Che muovendosi da Dio giunge a Dio.
Senza dimostrare alcunché, ma mostrando il limite a cui inevitabilmente giunge la onesta ricerca intellettuale.
E il limite è Mistero.
#239
@Jacopus @InVerno

Non è in discussione la libertà dell'individuo nelle possibili scelte su se stesso.
Sia sul proprio corpo sia sulla propria psiche uno deve poter fare come vuole.
L'unica condizione è che le sue scelte non rechino danno ad altri.

Semmai deciderò di porre fine alla mia vita, ne avrò senz'altro diritto. Ma dovrò farlo col maggior garbo possibile verso la comunità, evitando ogni inutile disturbo.

Quindi non è una questione di diritti.
Il problema è ben altro.
Ed è il plauso acritico.

Quale critica manca?
La percezione del tragico!

Siamo di fronte a situazioni tragiche, dove, dati per scontati i diritti di ognuno, non vi è nessuna autentica definitiva soluzione.
La tragedia è proprio nella impossibilità di un effettivo superamento.

E allora, di fronte alla tragedia, non vi e nulla da applaudire!
Si è arrivati al punto di applaudire ai funerali...

Il silenzio fa paura.

Ma la compassione richiede un passo indietro. E invece, applaudendo, ne facciamo uno avanti: nichilismo.
#240
Citazione di: InVerno il 17 Aprile 2024, 20:06:05 PMLa "conquista di libertà" c'è stata, è oggettivo, la libertà di cucire tessuti estranei che abbiamo imparato "riparando" i
feriti delle guerre mondiali, è una tecnica che viene usata anche dopo gli incidenti gravi, e riconosciamo ai feriti di un incidente che è importante per l'idea che hanno di sè ricostruire il loro corpo secondo ciò che socialmente rappresenta il loro genere. Le possibilità sono aumentate, così come è diminuito lo stigma sociale, perciò non vedo perchè sia inappropriato parlare di conquista di libertà. Per un uomo nel deserto anche un bicchiere d'acqua che a te sembra un palliativo può essere un miraggio, perchè questa chirurgia plastica ti sconfifera tanto? Il percorso di ognuno è fatto trangugiando palliativi, altrimenti non sarebbe un percorso, saresti già arrivato. Tu niente palliativi? Bravo, santo subito, gli altri hanno qualche difficoltà in più, che vuoi fare?

Probabilmente non è stato davvero letto ciò che ho scritto. Almeno così spero.
Perché quello che sottolineavo non riguardava certo la scelta individuale, che è senz'altro legittima ricerca di un conforto.

Mi riferivo invece all'idea di una libertà che permettesse davvero il raggiungimento della felicità.
Attraverso soluzioni tecniche.

La reazione, scomposta e incongruente con ciò che ho scritto, conferma le mie osservazioni riguardo agli applausi rivolti a quello che resta un dramma esistenziale.