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Messaggi - Visechi

#226
La Storia è relazione.
Gli accadimenti di cui la Storia si interessa e di cui è intessuta credo siano determinati da due fattori: il caso l'imponderabile/imprevedibile/ignoranzae l'agire umano.   
#227
Il caso è ignoranza. Nessuno conosce tutto il possibile. Più conosciamo più ignoriamo. Più conosciamo, più si amplia lo spazio che il caso permea.


"Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potresti mai trovare i confini dell'anima: così profondo è il suo lògos"
#228
Racconti Inediti / SINESTESIA
07 Settembre 2024, 21:39:55 PM
Non so dirti bene di che si tratti, so che è una sensazione, un vuoto che si riempie con i colori della nostalgia: un arancio digradante verso il senape. Ha lo  stesso colore che assume il cielo pochi attimi dopo che il sole si è tuffato dentro il mare, spegnendovi i raggi cocenti, che al contatto con l'acqua sfrigolano, impreziosendo l'aria di delicate perle madide di luce riflessa. Le nubi s'intingono di screzi violacei e il suono del mare s'accorda con le pulsazioni del cuore.
Non so disegnarla, ma dev'essere simile ai quadri di Munch, i cui colori sono intinti nel sogno ed imbevuti di pianto.
Non so quale sia la sua voce, ma credo che abbia il suono di un piano che mesto marca il tempo che scorre, impregnandolo di note danzanti sospese nel buio notturno. 
Le vedo duettare con ricordi sopiti, che, cullati e scaldati dal suono, sortiscono fuori da un pozzo di cui ignori il mistero profondo. Un canto corale che si sperde nell'aria.
Non so se abbia un profumo che avvisi del suo furtivo addentrarsi fra anima e sensi. Non sarebbe diverso da quello del rosmarino, che si effonde nell'aria la sera, quando la calura estiva si stempera nel buio incipiente, cedendo il suo ardore alla brezza di Ponente che sfiora la pelle, e reca con sé i suoni di canti lontani.
Ha il calore del fuoco nei camini, acceso nelle sere d'inverno per tenere lontano il freddo e riunire le famiglie ad udire racconti di storie remote.
L'ho vista, una sera, addensarsi e prendere corpo, nutrirsi del pianto, vestirsi di gioia, farsi strada fra il leggero stormire del vento. L'ho vista danzare coi rami degli alberi, accarezzare la risacca del mare che si frange sugli scogli, impreziosendo l'aria di lapilli fumosi, densi di luci dipinte dal sole che lento scompare. 
L'ho scorta danzare al chiaror della luna, mi prese per mano, mi condusse lontano, non so se fra nubi o fra spume di onde.  
L'ho udita, una sera, la sua sinfonia, suonata dal mare, dal vento e dagli alberi scossi, venirmi vicino per stringermi forte. Il suo tocco leggero di seta vermiglia, che lieve ricopre le spalle e svolazza ad ogni soffio di vento. La luce, un sorriso di bimbo, bianco come chicchi di riso, che risplende nel buio. Il suo cuore, un seno di mamma che allatta. I suoi occhi avevano il peso del sonno di un cucciolo, protetto e accudito e la speranza di sguardi di bimbi africani che scrutano il mondo. Una piccola mano protesa che incontra tantissime mani di mille colori che vogliono stringerla. È un bacio di donna, la danza gioiosa di belle ragazze, una gonna che scopre le gambe. Un campo fiorito dai mille colori. Una corsa di bimbi che inseguon sé stessi. 
Un'assenza è un ago nel cuore che effonde nell'anima un'immagine dolce di un qualcosa che fu e mai più tornerà, che vive nel cuore, che nessuno potrà mai fare svanire. 
Un vuoto ricolmo di tanta, tantissima nostalgia.
#229
L'imponderabile e l'imponderato, l'imprevedibile e l'imprevisto non sottostanno ad alcuna episteme, son più affini, entrambi, alla doxa. Ad essa si piegano come canne al vento. 
#230
Citazione di: iano il 06 Settembre 2024, 17:27:52 PMHai delle teorie predeterminate oppure sono solo un motivo come un altro per dialogare?
Cioè?

Se vogliamo usare razionalità, come dici, del puro caso non dovremmo neanche parlare.

Imbocco per 'caso' una strada sconosciuta di una città sconosciuta, in un'ora insolita e in quel momento un pezzo di cornicione mi cade in testa... per caso o razionalmente?
Tutto qui!

La scienza può spiegare tutto e, in effetti, tutto spiega, ma non sa il perché delle cose, men che meno racconta le emozioni o la coscienza... ma la scienza tutto sa.
#231
Racconti Inediti / Re: LEI
06 Settembre 2024, 13:34:12 PM
Citazione di: bobmax il 06 Settembre 2024, 09:55:12 AML'erotismo è arte sottile e difficile.
Concordo.
#232
Storia / IL CASO E LA NECESSITÀ
06 Settembre 2024, 11:26:14 AM
IL CASO E LA NECESSITÀ

Il concetti di caso e di necessità, comunemente considerati come antitetici, sono alla base della nostra idea di libertà. L'uomo è libero nel suo agire, oppure è talmente determinato dalla necessità che ogni sua scelta ed azione sono conseguenza di fattori esterni tutti cogenti ed indotti dalla particolarissima relazione che s'instaura con il mondo in cui è immerso?
La risposta non è neutra e coinvolge, qualunque essa sia, la responsabilità etica delle nostre azioni. L'uomo può trovare assoluzione per le sue scelte sbagliate, poiché, essendo determinato dalla necessità, nulla può essere imputato alla sua libera volontà; oppure essere condannato in forza della sua libertà indotta dalla casualità degli eventi.
È un dato scientifico, appannaggio della biologia, che l'evoluzione biologica che ha determinato nei millenni la comparsa delle specie viventi sia frutto di un progressivo adattamento alle condizioni esterne. Parrebbe che un thelos informi il cosmo; una forza che imprime alla materia vivente la necessità d'imboccare determinate strade e non altre. Così potrebbe essere se la scienza non ci avvertisse che l'evoluzione, insieme alla comparsa di mille diverse forme di vita, ha comportato anche la scomparsa di tante altre. Ciò che impedisce la facile risposta che tutto è preordinato da una Mente Superiore è la consapevolezza che i mutamenti che hanno indotto la diversificazione e la mutazione biologica delle specie viventi sono avvenuti con estrema gradualità e, soprattutto, si è trattato di "eventi casuali". Al contrario di quanto immaginato poc'anzi, parrebbe dunque che la casualità, il caso libero da ogni regola, abbia 'indicato' alla materia vivente quale direzione imboccare: la più favorevole e vantaggiosa ai fini della preservazione della vita (bios) sul pianeta. Ma ancora una volta è la stessa biologia che, stravolgendo ogni possibile certezza, ci informa che quegli eventi casuali, vantaggiosi dal punto di vista adattivo, s'inscrivono nel patrimonio genetico delle nuove o innovate forme di vita per essere necessariamente trasmessi alle generazioni successive.
È il caso che diventa necessità.
I due concetti, caso e necessità, pare quasi colloquino fra loro in maniera osmotica, compenetrandosi l'uno nell'altra. Non son dunque antitetici. Non è più vero che ove sta l'uno non può esservi l'altra.
La sintesi fra queste due forze è già nelle cose, nella Natura che agisce come una sorta di enorme imbuto, il cui vertice sia rivolto verso il basso.
Il caso agisce e dispiega la propria azione entro l'area delimitata dalle pareti dell'imbuto. Si muove disordinatamente, senza alcuna regola interna prefissata e senza che sia possibile opporgli una resistenza tale da incanalarlo compiutamente entro un binario pre-determinato da forze esterne e da chi in esso si trova coinvolto. Entro tale area si dispiega interamente la piena libertà. Tutto l'intero processo che si osserva, pur nella sua intima indeterminatezza, rotola pian piano verso la strozzatura dell'imbuto. Le sue pareti, convogliandone il percorso, lo determinano nel suo complesso, facendo in modo che in quella strettoia si dirigano e da essa passino solo le cose volute, utili e vantaggiose per la necessità che in definitiva lo informa, riempiendolo così di sue qualificazioni e caratteristiche: quelle e non altre. Ciò che non è coerente con detta necessità (determinata a priori?) si disperde, evapora o addirittura mai si compie, non divenendo mai realtà... è ciò che io chiamerei 'ridondanze'.
L'area compresa fra le due pareti dell'imbuto è l'area d'azione piena del caso; le pareti che delimitano e danno forma all'imbuto contenitore e la strozzatura che lo incanala, sono la necessità. Così il caso agisce liberamente e senza alcuna regola interna solo nell'ambito della propria area d'azione, ma sottostà alle regole esogene stabilite dalla necessità, perché dalla strozzatura passano solo gli elementi determinati e voluti da questa.
Questo particolarissimo paradigma, credo abbastanza razionale, lo si potrebbe adattare sia alla metafisica o trascendenza, oppure adattarlo per una visione della vita che prescinda da Dio.
Ora volendo provare a sospendere per un solo attimo qualsiasi connotazione metafisica, e attenerci esclusivamente a ciò che è riscontrabile in Natura, si potrebbero ravvisare delle consonanze fra il concetto di libertà condizionata, libertà vigilata e questo paradigma.
Le pareti dell'imbuto sarebbero rappresentate dal profondo di ciascuno di noi, dall'inconscio o anima, sarebbero quindi la necessità che coarta il caso; lo spazio entrostante e delimitato da dette pareti, sarebbe l'area d'azione nel cui ambito il caso, il nostro agire e le forze della Natura che interferiscono la nostra attività cosciente operano con indeterminatezza ed in assenza di regole interne pre-determinate, entro cui si dipana la grande matassa chiamata vita.
Noi agiamo mossi dalla nostra volontà cosciente. Quando lo facciamo operiamo delle scelte che vanno ad intersecare e sono intersecate dalle scelte altrui, di chi ci vive affianco. Non solo. Le nostre scelte sono fortemente interferite dalla casualità (un masso che cade all'improvviso determina una reazione), ed influenzate fortissimamente dall'azione della Natura. La nostra volontà cosciente è fortemente suggestionata ed ispirata anche da quanto staziona nel profondo di ciascuno di noi: dal nostro inconscio, dalla nostra anima. Il tutto, come un coagulo di cui non è nota la composizione e il corretto dosaggio, determina l'esperienza e la nostra vita. Per quello noi non viviamo la vita, ma è essa che vive noi, e la nostra libertà si concreta in quell'eterno oscillare o bordeggiare fra un limite e l'altro, fra un confine e l'altro, producendo questo nostro eterno vagolare fra forre e gore ove l'ombra sovrasta la luce. L'abnorme che è in ciascuno di noi è ciò che, in ultima analisi, determina il nostro moto oscillatorio. Che sia privo di senso, impregnato di casualità, o denso di significato, quindi necessario, non so, credo che rispondere a questo eterno quesito spetti un po' a ciascuno di noi.
Io, per il momento, rinuncio e, dopo tutto questo mio parlare, mi piego alla ma libera necessità: inforco le cuffie, chiudo caso e necessità fuori dalla porta e mi godo in pace Koln Concert di Keith Jarrett... Arrivederci.
#233
Non credo nel fatalismo, tantomeno nel determinismo. Credo, invece, che sussistano entrambi, e che ciascuno dei due si compenetri nell'altro, in un rapporto dialettico che si mantiene in un equilibrio instabile, che genera incertezze e sovente non poco caos.
La Storia è materia umana, e dell'uomo è terreno d'azione preminente. I fatti della Storia non si generano per partenogenesi, per motu proprio, quasi si trattasse di elementi estranei ed indipendenti dalla relazione che si instaura fra l'uomo e il mondo.
 
La Storia è relazione.
Gli accadimenti di cui la Storia si interessa e di cui è intessuta credo siano determinati da due fattori: il caso e l'agire umano. Quest'ultimo è generato dalle nostre scelte, dai dibattiti e dal confronto, anche introspettivo. Il nostro agire, l'insieme delle azioni che compiamo ogni giorno, s'inserisce fattivamente nella casualità degli accadimenti. I due elementi non sono scindibili, e, in questo connubio, l'agire umano opera affinché la congiuntura imbocchi una determinata direttrice anziché un'altra. Quella, presumibilmente, più consona ai vantaggi, ai desiderata e ai benefici di chi quell'agire in massima parte produce. Il caso, a sua volta, interagisce con l'opera dell'uomo, e i due elementi interagiscono in un rapporto dialettico, dinamico e sempre precario.
L'attività di analisi critica degli eventi succedutisi e che si succedono nel tempo condiziona le scelte umane, le quali, a loro volta, condizionano e sono condizionate dalla casualità.
Ora, va da sé che l'azione umana non sempre è il risultato di scelte totalmente razionali - quasi mai –, e non sempre è la migliore risposta possibile fra le tante disponibili. Le nostre scelte sono condizionate, oltreché dal caso, come già visto, anche da una serie di fattori endogeni, fattori che la psicoanalisi ha più volte reso palesi.
Il quadro complessivo che si ricava da tutte queste interferenze interne ed esterne è quanto di più variegato si possa immaginare. Non riconducibile ad un paradigma ottimale o preordinato cui fare riferimento per l'analisi e lo studio. Non si tratta, infatti, di un modello inscatolato in un marmoreo ed immutabile processo fissato per sempre. Tale condizione rassegna uno scenario alquanto precario, ove l'incertezza, l'opinione e l'interpretazione imperano. Se gli eventi puntuali, per esempio nascita o morte riguardanti un determinato personaggio, possono essere accertati con certezza o buona approssimazione, è l'azione che l'ha coinvolto ad essere esposta al chiacchiericcio soggettivo teso a chiarirne - più spesso a confonderne - cause ed effetti: basti pensare alla diatriba che ruota attorno alla persona di Gesù. Per effetto di ciò, viene a costituirsi un vero e proprio catalogo delle diverse possibili soluzioni e spiegazioni fornite su quell'unico evento.  E' proprio questo composito catalogo delle opzioni possibili, più o meno razionali, più o meno corrette, più o meno istintive che rappresenta il campo dell'indagine storica, all'interno del quale si sviluppa l'analisi e il dibattito fra uomini. E il dibattito, inteso come confronto delle diverse posizioni emerse dall'indagine testé accennata, che forgia il pensiero da cui emergono le idee, è un altro elemento che concorre, in una qualche misura, a comporre l'intero mosaico della Storia, sintetizzato in resoconti scritti che narrano ciascuno la propria verità, inducendo in chi li legge o ascolta la necessità di operare una scelta, la più convincente o verosimile o più congeniale alle proprie attese. Tale scelta è poi causa efficiente di ulteriori eventi che, per segmento, s'innestano in quel flusso perpetuo che noi sintetizziamo in un unico sostantivo: la Storia.
Da quanto precede, appare subito evidente quanto sia importante comprendere ed aver piena coscienza che la Storia, che è il contenitore di un'eterogenea gamma di scelte umane e di eventi casuali e causali che si intrecciano in maniera indistricabile, è assolutamente priva di certezze, perché queste non possono essere ancorate ad alcuna ostentata evidenza che possa giustificare inconfutabilmente gli eventi trascorsi, tantomeno predire quelli futuri. È così una costruzione difficile e faticosa che comporta, sempre, un elevato livello di attenzione e discernimento, affinché il caso, privo di alcuna azione che lo incanali, o la pancia, non razionale, non siano gli unici suoi elementi costitutivi.
Le caratteristiche peculiari dell'uomo, quelle che lo hanno allontanato dallo status di primigenia animalità irrazionale, si esaltano quando è lui (l'Uomo) a governare la Storia, viceversa, si mortificano allorquando la subisce, perché in questo secondo contesto sarebbero l'animalità e il caso a costringere il suo agire, che, così, avrebbe un ruolo conseguente, non causante. In poche parole, se è vero che non è l'uomo a fare la Storia, è ancor più vero che la sua azione concorre fattivamente a costruirla, pertanto, per dirla con Gramsci, che si acquisisca almeno quello scampolo di volontà e consapevolezza per costruire quella frazione di Storia che ci compete. Odio gli indifferenti.
 
Mille papaveri rossi.
#234
Racconti Inediti / LEI
04 Settembre 2024, 22:03:22 PM
Perdonate se non si tratta di un racconto.


Le armoniose forme,
fra sinuose curve,
in deliziosi poggi,
si ergono sensuali.

Morbide valli,
fra il tripudiar di sensi,
in anfratti ameni,
digradano teneramente.

Delicato solco,
scrigno di fragranti umori,
fra il fresco erisimo,
lievemente riposi.

Richiamo eterno 
di ansito antico 
e deliziosi amplessi,
il mio ardor ti brama. 

Nella tenue sera,
fra i soavi lembi,
con tenero impeto
penetra il mio corpo.

Eterna gioia, in un
possente sbocco
fra le tue fauci
zampilla la vita.
#235
Racconti Inediti / Re: QUEL MONDO DI NEBBIE
04 Settembre 2024, 12:01:23 PM
"parzialmente immunizzati dal baccanale antropologico"...
#236
Racconti Inediti / QUEL MONDO DI NEBBIE
03 Settembre 2024, 09:40:38 AM
Non era facile parlare con lei: capire cosa provasse, far breccia nel muro di silenzio che sapeva erigere; comunicare, entrare in contatto con il suo mondo nebuloso, fatto di sogni, ombre, rarissime luci e strani fantasmi che io proprio non riuscivo a vedere. Il male di cui tutti dicevano fosse affetta non era mai stato diagnosticato con precisione. Io mi ero rassegnato a credere che si trattasse di male di vivere, il male oscuro.
Ero esasperato, quel giorno. Non sopportavo questa sua accidia. Quasi urlando le chiesi "ma insomma, cosa è per te la Vita?".

Sollevò il suo docile sguardo sul mio viso. Stette muta per alcuni minuti, tanto da indurre in me uno scoramento profondo come gli abissi del mare.
Dopo poco la udì parlare: calma, serena, quasi in un sussurro:
"La Vita è un grande pianista, un sontuoso e stregato suonatore di piano. L'Uomo è il dannato fruitore della sua musica ed è anche creatore del suo abile tocco, del suo magico gioco di dita. Noi umani siamo una strana, magnifica ed orrida amalgama di forti pulsioni, di tante passioni e sublimi emozioni; ognuna di esse è incisa in noi, sempre pronta a vibrare al suo magico tocco. Siamo le corde di questo caleidoscopico piano, silenti e dormienti, in attesa che qualcosa ci sfiori. I fatti, gli eventi sono gli enzimi e gli ormoni della nostra esistenza, ed ognuno di essi eccita e fa vibrare le corde dell'anima. Ciascuna di loro vibra allorquando, eccitata, raggiunge la giusta soglia d'intensità; per ognuno di noi questa soglia si situa ad un livello differente, e, vivendo, questo livello d'intensità è soggetto a mutare nel tempo, a spostarsi. Per tale ragione è del tutto ignoto quale sia, dove si collochi, questo limite estremo oltre il quale ciascuno di noi potrà udire le proprie corde vibrare. Ciascuna di esse emette un particolarissimo suono, emana un proprio specifico profumo, ha un proprio colore e calore, e vibra soltanto al tocco di quella particolare sollecitazione."
Sbigottito, restai muto ad ascoltare questa musica nuova. Lei proseguì:
"Gli eventi le fanno vibrare: c'è quella che canta soave quando entra in contatto con altre persone, un contatto che sa scendere dentro, che supera il muro eretto per non sentirsi mai nudi... Talvolta, se mossa dall'odio, dal dolore, dalla sofferenza emette un lugubre suono. Sovente siam presi da Folli pensieri, ciò accade se è scossa la corda della nostra follia, cara compagna negletta, ma pur sempre viva e vitale. Ci sono situazioni che le fanno suonare all'unisono, tutte insieme per comporre una dolce armonia, con qualche reboante bizzarra diatonia: è l'Amore, che, unico, riesce a stimolare tutte le corde. Follia, emozioni, passioni, rabbia, dolore, gioia e mistica estasi si combinano per renderci il mondo più vario... la Vita più intensa e fremente.
L'Uomo è un portento di macchina con enormi difetti."
La sua flebile voce emetteva suoni armonici. Non volli interromperla:
"La Vita è un'attesa, una sala d'attesa entro la quale ciascuno di noi, paziente od ansioso, attende che qualcosa si compia. E' l'attesa perpetua che arrivi Godot, l'eterna promessa.
E' un lungo segmento di cangianti colori, tracciato su un foglio di carta su cui imprime gli umori più vari. Tenui o foschi colori che son le speranze e le perpetue attese che muti qualcosa.
E' un bellissimo tratto di penna tracciato per caso, ricolmo di pii desideri. Alcuni si compiono; talvolta, più spesso, altri son fatue chimere che, per un sospiro, una stasi, allietano l'animo fino a prostrarlo, ma che aiutano pur sempre nell'erto cammino.
E' un protendersi verso l'ignoto, che un poco spaventa, ma che sempre ammalia. E' un grande mistero, che riempiamo con mille speranze, muovendoci con gli occhi ben fissi all'orizzonte sulla cui linea si stagliano sagome di terre remote. Alle volte, in quei luoghi è il vuoto che cogli: lande inospitali come il deserto, che mai riusciranno ad essere compimento compiuto di una bella promessa.
E' una bella lusinga, un giardino fiorito da cui cogliere i fiori; la pentola sacra dei mille colori del tuo arcobaleno che ben presto svanisce in un raggio di sole; una perenne promessa; un fiume impetuoso, il cui compimento, la cui unica foce è la Morte, sua eterna sorella, suo suggello regale, sua terrifica veste che cela alla vista di tutti l'eterno senso di entrambe.
E' come una Menis, è la nostra condanna, ad Essa siamo dannati, di Essa siamo possesso, non possiam consegnarci alla furia della sua eterna e graziosa sorella senza che il suo filo dorato sia stato prima spezzato, e a nessuno è dato sapere quando questo accadrà.
E' sacra, malinconica, furiosa la musica dell'Anima, sacra come quella che la Vita compone vivendoti addosso."
Tacque e abbassò lo sguardo, immergendosi nel suo silenzio abissale.
Io la osservai per un attimo e mi resi conto che copiose lacrime solcavano il mio volto. Avevo appreso una lezione. Quanto ricco e profondo fosse il mondo di un Asperger. Capii che per entrare nel suo mondo dovevo solo attendere che le corde delle nostre anime vibrassero all'unisono, andando a comporre una sinfonia.
#237
Racconti Inediti / SINESTESIA - Tra sogno e realtà
01 Settembre 2024, 18:28:23 PM
Sollevò il viso minuto e puntò lo sguardo su di me.
Restammo in silenzio per alcuni minuti.
Poi, con una dolcezza infinita, con occhi ricolmi di lacrime, mi chiese cosa fosse un'assenza.
Con tenerezza le carezzai una guancia e, forse intimidito, voltai il capo.
In un sussurro, dopo poco, le dissi che non ero in grado di spiegarle cosa fosse, ma che doveva sicuramente essere di color arancio acceso. Lo stesso che assume il cielo pochi attimi dopo che il sole si tuffa nel mare e i suoi cocenti raggi sfrigolano dentro l'acqua, inebriando le nubi di screzi violacei.
Il suo profumo quello del rosmarino, che si effonde nell'aria la sera, quando la calura estiva si stempera, lasciando spazio alla brezza di Ponente che accarezza la pelle, portando con sé le note di canti lontani.
Il suo suono quello leggero del vento che gioca con i rami degli alberi, e della risacca del mare che si frange sulla battigia impreziosendo l'aria di piccole perle arcobaleno, dipinte dal sole che muore.
Una lieve sinfonia prodotta dal mare, dal vento e dagli alberi scossi, cui i grilli fanno da acuto contrappunto.
La sua consistenza seta vermiglia, che lieve ricopre le spalle e svolazza ad ogni soffio di vento.
È una gonna di donna che scopre le gambe. Un sorriso di bimbo, bianco come chicchi di riso, che risplende nel buio. Una mamma che allatta il suo piccolo al seno. È il sonno di un cucciolo protetto e accudito. Son gli occhi dei bimbi africani che guardano il mondo. Una piccola mano protesa cheincontra tantissime mani di mille colori che vogliono stringerla. È la danza gioiosa di giovani donne.
Un bacio di donna. Un campo fiorito dai mille colori. La musica mesta di un pianoforte. Un cantocorale che si sperde nell'aria. Una corsa di bimbi che inseguon sé stessi.

Un'assenza è un ago nel cuore che effonde nell'anima un'immagine dolce di un qualcosa che fu e mai più tornerà, che vive nel cuore, che nessuno potrà mai fare svanire. Un vuoto ricolmo di tanta, tantissima nostalgica gioia.

Non so dirti cosa sia un'assenza.
Commosso, le diedi un bacio sulla fronte e tacqui.

Lei mi guardò e mi sorrise. La presi per mano; salutammo la mamma e il freddo marmo che l'accoglieva, unica presenza di un'assenza incolmabile e la riaccompagnai nella sua piccola casa di roccia.