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Messaggi - cvc

#226
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia e vita vissuta
04 Marzo 2018, 00:15:07 AM
Un saluto a Sgiombo il cui post é un manifesto all'onestà di pensiero che peraltro l'ha sempre contraddistinto.
Esorto anch'io Jean a ripensarci, che avrà mai sto 300 di particolare? Sempre enigmatico....
#227
Vero quanto dice Inverno. È la logica del marketing. Non è importante se i cioccolatini son buoni, ma che la confezione sia bella. Non è importante che la casa sia solida, ma che sia accattivante. La logica del look cominciata negli anni 80 è oramai endemica
#228
Citazione di: Angelo Cannata il 28 Febbraio 2018, 08:22:23 AM
No, essere stupidi non ha mai aiutato nessuno, non aiuta nessuno e non aiuterà mai nessuno. Sostenere alcun tipo di vantaggi della stupidità significa già comportarsi da stupidi.

Per quanto riguarda la relazione tra spensieratezza e stupidità, benessere e stupidità, sono relazioni false, distorte e spiego subito i motivi.

Il problema non è pensare troppo, è pensare in maniere sbagliate, in maniere, appunto, da stupidi. Il pensare troppo da stupidi significa, ad esempio, pensare maniacalmente ad un numero troppo ristretto di cose o di tipi di cose. Se invece organizzi la varietà e l'equilibrio delle cose e dei tipi di cose da pensare, allora non c'è limite al pensare, pensa quanto vuoi, il tuo cervello non sarà mai stanco, perché pensare in maniera equilibrata significa dare un giusto spazio anche al pensare che avviene nel dormire, a quello che avviene nel relax, ecc. Da qui si capisce che il pensare troppo non esiste, anche perché il nostro cervello pensa già sempre, non esiste un attimo in cui il nostro cervello non pensi. In questo senso si può dire che l'unico pensare possibile al nostro cervello è pensare 24 ore su 24; non esiste e non è possibile nel nostro cervello un pensare inferiore a questo. Esistono invece modi di pensare squilibrati, fissati, maniacali; ad esempio, quando una grave preoccupazione ci affligge, il cervello si trova costretto a dedicare meno spazio alla varietà che gli permetterebbe il necessario equilibrio e allora ecco la stanchezza e il malessere; ma non è stanchezza che venga dal troppo pensare: la sola stanchezza che il nostro cervello può avere viene da una sola origine: la mancanza della necessaria ed equilibrata varietà di pensieri.

Questo ci permette anche di capire che spensieratezza e stupidità sono due cose completamente diverse. Ciò che in modo sbagliato, fuorviante, viene chiamato spensieratezza, è in realtà un pensare variegato, non è affatto un pensare di meno, perché il nostro cervello non passa mai un attimo senza pensare.

Per quanto riguarda il pessimismo, esso può essere dovuto a squilibri nell'organizzazione dei propri pensieri o dei propri modi di pensare, ma può anche essere dovuto a determinate tendenze culturali, che non vanno confuse con l'angoscia di chi ha problemi psicologici e quindi ha bisogno di cure.

Ogni propaganda della stupidità va quindi sempre decisamente e prontamente denunciata e smascherata perché, sia che venga fatta in buona fede, sia che venga fatta in malafede, essa serve unicamente a facilitare l'azione chi ha interesse a farci essere burattini nelle sue mani, schiavi in suo potere.

Anche il parlare di felicità e benessere come se fossero l'ideale dell'esistenza è una formula ottimale per instupidire la gente e renderla sempre più massificata e schiavizzata. Tutti conosciamo il proverbio "il riso abbonda nella bocca degli sciocchi": questo significa che da sempre si è saputo che una persona può sembrare felice, può credere lei stessa di essere felice, mentre invece non lo è affatto: sorride soltanto perché ha messo a tacere molte sue facoltà, le quali reclamano spazio dentro di lei e gridano aiuto. Non sarebbe difficile portare un sacco di esempi in proposito. Ciò significa che l'ideale dell'esistenza non è e non è mai stato né la felicità, né il benessere. L'ideale dell'esistenza è crescere in continuazione cercando di dare spazio al meglio e alla maggiore varietà delle nostre facoltà.

Appena ci si imbatte in propaganda di felicità, benessere, successo, in quei casi è garantito che si tratta o di commercianti che hanno interesse a instupidire le persone per trasformarle in consumatori passivi, o di impostori che hanno comunque interesse a rendere il loro pubblico schiavizzato, fatto di burattini.
Non è che io pensassi realmente che occorre essere stupidi per essere felici. Volevo solo immedesimarmi con chi lo dice o lo pensa. Certo non è da gran pensatore supporre che il troppo pensare possa nuocere. Però credo che il pensare sia anche in costante conflitto con altre categorie dell'essere come i sentimenti o le abitidini che custodiscono i pregiudizi.
Certamente pensiamo h24, ma gran parte di questo pensare sfugge al controllo conscio, è partorito dai sentimenti, da simboli/archetipi ancestrali, dagli impulsi vitali e insomma dal caos. Ad un livello superiore di ragionamento possiamo poi dire che anche il caos ha un suo ordine, che nulla può esistere senza un principio di organizzazione e infatti cosmo significa ordine, e che ciò che chiamiamo caos è solo umana ignoranza. Però nella quotidianità le cose non le percepiamo cosi. R se, da filosofi, occorre distaccarsi dalla quotidianità, beh, per distaccarsi dalla quotidianità è necessario prima viverla. Ossia mettersi in coda al branco e recitare i mantra del pensiero comune, entrare in quel gran refettorio dove anche la stupidità ha una utilità e dignità. Infatti sono al supermercato e... toh! Ho comprato prpprio quel detersivo che diceva la pubblicità........
#229
In effetti la "dittatura del sorriso" è anche supportata dai dati scientifici della risoterapia che evidenziano i benefici fisiologici derivanti dal riso e dal sorriso. Quindi si consigliano trapianti di buon umore, per cui uno dovrebbe starsene, credo, almeno mezzoretta al giorno sforzandosi di tenere un sorriso a trentadue denti perché così si manifestano reazioni fisiologiche salutari. A meno di incorrere in una paresi. Anche qui la stupidità aiuta, perché se uno si domandasse che se ne sta a fare li impalato per mezzora con la faccia da stoccafisso sorridente, allora probabilmente l'esercizio benefico andrebbe a farsi benedire. Sicuramente quando si parla di felicità si va oltre al sorriso, perché deve nascere da dentro. Però io riflettevo sul fatto del pensare come possibile antagonista dell'eudemonia. Perché chi pensa sempre è assai probabile che un motivo di insoddisfazione lo trovi (a meno di avere una particolare ecologia di pensiero appresa con anni di studio, ma non siamo tutti maestri di yoga). Quindi la spensieratezza si rende necessario, un po' come lo strampalato sorriso di Einstein con la lingua di fuori. E di certo Einstein non era stupido, malgrado quell'espressione lo fosse. Quindi forse ogni tanto è intelligente essere stupidi. Ciò che distingue gli stupidi dai savi potrebbe essere proprio quel "ogni tanto".
#230
Tutti aspirano ad essere felici, nessuno aspira ad essere stupido,......forse..... Tempo fa una marca di vestiti lanciava lo slogan "be stupid", sii stupido! Perché? Perché pensare troppo fa male, forse. Nello specifico è più difficile se pensi che non starai bene sempre, che memtre tu stai bene molti altri stanno male, magari è persino necessario che perché uno stia bene altri debbono soffrire. Io non sono quello che si potrebbe eattamente definite un individuo solare. Spesso quando vedo persone che hanno immancabilmente il sorriso tipo joker sempre stampato sulla faccia mi chiedo: "Ma che cavolo avrà sempre da sorridere quello? Non gli capita mai di prendere una multa, di bucare una gomma, di avere una spesa non prevista o un qualsiasi più o meno banale motivo di frustrazione?". Certo mi si potrebbe gacilmente rispondere che queste sono piccolezze. E se uno ha scelto dei giusti valori ed inquadra la vita nella giusta prospettiva, non c'è motivo di rammaricarsi di queste cose. Sono solo dei piccoli fastidi, come un qualche corpuscolo che ti è entrato in un occhio e ti irriterà rimarra per quel tanto che ci rimarra. Però ci sono altri impedimenti alla felicità, come l'infelicità degli altri oppure, a chi capita, il sentirsi triste senza un motivo apparente. In casi siamo di fronte agli effetti collaterali del pensiero, perché più si pensa e più probabilità ci sono di trovare intralci alla propria felicità. Oppure, come sosteneva B Russell, per essere felici occorre distaccarsi dall'ego, uscire ds se stessi e dal proprio egoismo. In tal modo si è meno concentrati su se stessi, e il preoccuparsi degli altri riesce in qualche modo a farci sentire bene. Come una sorta di catarsi dalle nostre miserie personali. Però anche se mi preoccupo degli altri e ciò mi fa stare bene, ci sarà comunque chi soffre e non è fortunato come me. Il fatto che non ne condivida l'angoscia non significa che non ci sia chi sta soffrendo, e questo rende la mia seppure altruistica felicità meno perfetta. Ma forse non è così stupido essere stupidi per essere felici. Forse è sempre meglio che essere stupidi e infelici.
#231
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Capitalismo
15 Febbraio 2018, 10:36:22 AM
Capitalismo, cristianesimo e socialismo sono radicati nel nostro dna. Come un figlio non può cambiare i propri genitori, così una civiltaà non può rinnegare i valori da cui è nata e di cui è imbevuta. Occorre uscire dal contesto storico di classificazioni sociali troppo rigorose. Nessuno può definirsi oggi integralmente in una categoria, ma nemmeno può negare di avere comunque un qualcosa anch'egli delle classi che avversa. Sistematizzazioni troppo rigorose nascondono ai nostri occhi i sentimenti - figli anche di tradizioni e contesti storici - che sono alla base delle ideologie. Perciò le ideologie vengono considerate solo alla luce della loro coerenza razionale e non per i sentimenti che rappresentano e/o suscitano.
Che la rivoluzione ingormatica ci abbia illuso di essere usciti dall'eterna dicotomia fra ragione e sentimento?
#232
Percorsi ed Esperienze / Re:Nun Me Scuccia'
23 Gennaio 2018, 16:43:20 PM
Probabilità e statistica non possono sostituire il buon senso. Già, ma cos'è il buon senso? Concetti come buon senso, saggezza, creanza ecc. stanno cadendo sempre più in disuso. Vengono rimpiazzati da altri concetti che possono essere espressi in termini logico-matematici per essere poi assimilati dai processori che fanno funzionare le macchine, maestre d'efficienza nei confronti dell'umo. E quando il povero uomo inefficiente cerca di sopperire disperatamente alla sua "inferiorità", allora cerca inutilmente di imitare il linguaggio tecnologico con cui ragionano le macchine. Il risultato sono i discorsi a supercazzola che hai citato.
#233
Tematiche Filosofiche / Re:L'individuo di massa
09 Gennaio 2018, 16:47:02 PM
Si, individuo e massa si sono uniti in una sintesi fuorviante (individualisno di massa). In un certo senso è lo stesso errore di Hegel che vede la realtà assoluta nella sintesi degli opposti. Ma è una realtà falsata che tradisce lo stesso Eraclito da cui proviene: realtà come armonia di opposti e non come sintesi di opposti. Nello specifico l'assolutismo dell'essere porta ad una sintesi di massa e individuo. Scevra dalla realtà in quanto l'individuo per essere tale necessità della riflessione in solitudine, laddove nell'ottica della massa non vi è alcuna utilità nrlla riflessione in solitudine nè in alcuna altra cosa che abbia a che fare con la solitudine: la solitudine è solo malattia. Questa sintesi alienante dell'individuo di massa porta anche all'eliminazione della malattia mentale. Perché laddove si individua la malattia nrll'individuo, la massa è sana. E laddove si individua la malattia nella massa, l'individuo è sano. Quindi l'individuo di massa è sempre sano, malgrado le crescenti e dilaganti oscenità virtuali e non.
#234
Tematiche Filosofiche / Re:Un motivo per vivere
01 Gennaio 2018, 08:26:07 AM
Superficialmente si potrebbe dire che un buon motivo per vivere è avere delle cose da fare. Ma si potrebbe obbiettare che il tenersi impegnati sia un sintomo di disagio, perché nasconde l'implicita volontà di non pensare.
Più profondamente non ppsso fare a meno di sentirmi immerso nella conflittualità fra Io e vita, dove emerge lo stato presente come eraclitea armonia di opposti.  Perché Io e vita sono in conflitto? Cosa vogliono di diverso l'uno dall'altro? Beh, tanto per cominciare la vedono in modo differente sulla morte che per l'Io è ritorno nel nulla e per la vita è solo la fase di un ciclo. L'Io non vuol vedere l'altra faccia della medaglia, il Non-Io. La vita non vuole accettare che l'Io sia importante tanto quanto lei.


Buon anno
#235
Tematiche Culturali e Sociali / Re:La donna è mobile
07 Dicembre 2017, 17:32:06 PM
Citazione di: baylham il 07 Dicembre 2017, 16:28:03 PM
Non sono un esperto di musica lirica, tuttavia nell'opera questo testo è cantato dal Duca, il potente seduttore, per mettere in evidenza la sua incapacità di amare, l'insoddisfazione di fondo delle sue relazioni sessuali.

Ovviamente, come l'autore del testo, non condivido il giudizio sulle donne e sull'amore del personaggio.
Io mi intendo di lirica ancor meno di te, quindi lungi da me qualsiasi velleità esegetica. Però a contrario di te (mi par di capire) trovo il testo della canzone estremamente calzante qualunque sia poi il contesto generale dell'opera. Se poi pensiamo alla sovente incomprensione fra i sessi, mi sembrerebbe piuttosto miope spiegarla sempre con l'ottusità dell'uno o dell'altro. C'è una differenza di fondo che porta ad atteggiamenti diversi da cui nasce l'incomprensione. Certo il testo è caricaturale, però come dicevo nel mio primo intervento, credo sia importante anche vedersi con gl'occhi dell'altro. Non per arrivare ad un'improbabile (secondo me) totale comprensione dell'altro, ma piuttosto per consapevolizzare la diversità ed averne rispetto.
#236
Tematiche Culturali e Sociali / Re:La donna è mobile
06 Dicembre 2017, 09:14:59 AM
Pensando a ciò che scrive Acquario, in effetti ho pensato anch'io ad un parallelo fra gli ideali femministi degli anni 60' e quelli delle donne di adesso. Allora la donna rivendicava di non voler essere considerata solo per la sua sessualità. Le femministe che manifestavano a seno nudo non avevano certo intenzione di sedurre gli uomini. Era anzi una provocazione. Nelle femministe nude di quel tempo non c'era niente di sensuale. Al contrario oggi la donna rivendica la sensualità come un diritto inalienabile, di cui è impensabile fare a meno, anche a costo di svenarsi per cure estetiche o di andare a fare la spesa in equilibrio sui trampoli e in mise che sembrano proprio fuori luogo in un supermercato. Strano anche che nel combattere il femminicidio non ci sia una minima allusione al fatto che l'ostentata sensualità possa essere in qualche modo una variabile indipendente del fenomeno.
Ma forse il problema è tutto qui: l'ostentazione della sensualità è un diritto? Un uomo che in cuor suo volesse rispettare la donna, non potrebbe sentirsene offeso? E un uomo che non volesse  rispettarla, non ne sarebbe avvantaggiato?
#237
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Capitalismo
05 Dicembre 2017, 13:12:39 PM
Piccola riflessione capitalistica.

Cesare Battisti, finché è accusato "solo" di aver ucciso quattro persone in Italia, va senz'altro accolto come avente diritto di asilo. Se però il signor Battisti non paga le tasse, ecco che scatta il braccialetto elettronico.
Uccidi pure chi vuoi, basta che non tocchi i miei soldi....
#238
Tematiche Culturali e Sociali / La donna è mobile
05 Dicembre 2017, 12:12:45 PM
Questa aria del rigoletto che il più delle volte si ascolta o canticchia con aria scanzonata, in realtà racchiude a mio parere l'essenza della condizione umana dell'uomo di fronte all'altro sesso. C'è tutto, non c'è bisogno di aggiungere altro, non resta che meditarci sopra.
D'altra parte anche la donna può vedervici rappresentati i motivi che la rendono spesso incomprensibile agli uomini. Anche se non credo si tratti tanto di rendere comprensibile l'incomprensibile, quanto piuttosto di accettarlo in quanto incomprensibile. Forse questa è anche l'essenza del rispetto: accettare ciò che non si può comprendere.


La donna è mobile
Qual piuma al vento,
Muta d'accento - e di pensiero.
Sempre un amabile,
Leggiadro viso,
In pianto o in riso, - è menzognero.
È sempre misero
Chi a lei s'affida,
Chi le confida - mal cauto il core!
Pur mai non sentesi
Felice appieno
Chi su quel seno - non liba amore!
#239
Ho fatto le stesse riflessioni di Kobayashi e sono giunto alla conclusione che questi esercizi ( il come li si voglia chiamare è mera convebzione) conviene farli senza aspettare che sorga una qualche scuola specifica. Logico che questa attuale realtà virtuale (ossimoro?) mal si sposa con pratiche che non si prestano alla condivisione multimediale. Perché queste pratiche, anche se svolte collettivamente, non fanno che risaltare l'individualità in lotta con se stessa per trovare quello che Battiato chiamerebbe un centro di gravità permanente.
Come rilevava il professor Reale le scuole filosofiche antiche non usavano la logica per giungere ad un giudizio, bensì anteponevano un giudizio (l'apatia stoica, la scepsi degli scettici, l'atarassia epicurea) e poi usavano la logica per difenderlo. La logica più che uno strumento era quindi un esercizio. Di fatti uno dei problemi di questo mondo è che si possiedono straordinari strumenti logici ma sovente poca propensione alla logica.
#240
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Capitalismo
28 Novembre 2017, 10:40:13 AM
Io credo che capitalismo e socialismo siano due facce della stessa medaglia. Da una parte c'è il progresso individuale e dall'altra il progresso collettivo. Il nodo principale che grava sulla situazione attuale è quello della redistribuzione della ricchezza. Se la ricchezza è data in partenza dalla proprietà, perché possa essere redistribuita anche fra chi parte da zero occorre la forza propulsiva del lavoro, inteso come incentivo che premi chi ha volontà e iniziativa pur essendo privo di mezzi. Ciò che oggi non avviene e che uno che voglia darsi da fare per costruire qualcosa abbia - a fronte di sacrifici - la possibilità di farlo. È un mondo sclerotico dove la digitalizzazione ha sostituito l'infinito con il discreto. Ai miei tempi ad un giovane veniva detto che aveva un'infinità di alternative. Ora si trova di fronte un numero finito di opportunità già elaborate con la statistica e la probabilità. Nessuno spazio all'immaginazione, allo slancio dello spirito. Il mondo non è una terra misteriosa da esplorare, al massimo una partita a scacchi codificata in una sfilza di 0 e 1 in successione. La rivoluzione tecnologica ha conseguenze non previste, crea aridità, un clima statico dove ogni novità deve essere necessariamente giudicata per i risultati che produce. Così si vive di solo pane. Anche il divertimento e lo svago diventano pane, perché sono considerati esclusivamente sotto l'aspetto del business. 
La tecnologia ha trasformato le nostre vite in un modo di cui siamo assai poco consapevoli. E la tecnologia e fusa in un tuttuno col capitale: il capitale produce tecnologia e la tecnologia produce capitale. Bisogna quindi anzitutto capire che il capitalismo tecnologico e tutt'altra cosa da quello dei rentier e degli industriali di un tempo. Il doppio nodo che legava marxianamente il padrone all'operaio ora non c'è più. Perché se il secondo ha ancora bisogno del primo, non è così viceversa. Perché al padrone basta la tecnologia. Al massimo può essere preoccupato che il proletario (altro termine arcaico) non faccia troppo casino. Basterà forse qualche briciola di reddito di inclusione. Non si tratra più di capitalisti e lavoratori ma di capitalisti e sussidiati. E poi c'è la tecnologia che è una fonte di produzione di ricchezza per chi ha i capitali ed un biscottino consolatore o una droga per i poveri.