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Messaggi - PhyroSphera

#226
Citazione di: Il_Dubbio il 01 Dicembre 2024, 12:20:22 PMNon credo sia il solo a dirtelo, ma hai un modo assai incomprensibile di porre le questioni. Vedi, gia in questo caso tu mi rispondi non in modo diretto. Perchè io direttamente ti ho risposto partendo dalle tue parole, mentre quello che tu evidenzi fa parte di un altro contesto dove io rispondevo a misummi su una questione particolare. Io non so se conosci la cosa particolare a cui mi riferivo quando tentavo di rispondere a misunni, ma se la conoscessi allora dovresti specificare meglio il motivo per cui la mia opinione a riguardo sia sbagliata o addirittura falsa.

Me ne sono scappato dai topic di filosofia perchè per me li si parlava senza seguire alcun metodo (e senza ordine alcuno), e spesso questo voleva dire parlare a vanvera. Non vorrei che anche qua avvenga la stessa cosa.
Così io preferirei meticolosamente, se fosse possibile, analizzare mattonella per mattonella.

Chi stai incolpando? E di cosa li stai incolpando?

Non vuoi incolpare nessuno? Allora mi spieghi in due righe il tema di questa discussione?
Non mi sembra una buona regola rispondermi come hai fatto. Prima rispondi a quello che ho detto a te e vediamo almeno se la discussione parte da qualche parte...altrimenti lascio perdere.
Non ritengo ci sia da spiegare sul piano in cui tu poni il discorso.

MAURO PASTORE
#227
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
04 Dicembre 2024, 19:25:49 PM
Citazione di: green demetr il 04 Dicembre 2024, 00:57:30 AMIn Freud non c'è nessuna pretesa antropologica, sopratutto nella costruzione del complesso edipico, L'Edipo è invece l'opera di Sofocle.
Freud comincia a raccogliere dati sul problema antropologico più in là proprio quando l'antropologia tutta cominciava a fare i primi step da neonato: che poi lo portarono a scrivere dell'uomo Mosè, affrontando di petto l'argomento che in filigrana sta sotto la sua ricerca (fra le varie ed eventuali), ossia il rapporto con l'ebraismo.
Questo solo per dire che la complessità di Freud è oggi largamente ignorata.
Mai compresa, anche da cari colleghi come Ferenczi, figuriamoci Jung, da cui era legato da un forte sentimento.
Purtroppo c'è solo Freud, ho ascoltato recentemente alcuni epigoni contemporanei di Ferenczi, in cui addirittura si nega la seduzione come resistenza, e la si cerca ancora come rimozione, fantasmatica allucinata dell'orrore della psicanalisi contemporanea, sentivo l'aurea di questa cosa in giro, ma l'ho trovata espressa in maniera precisa da quello che avrebbe dovuto essere il suo ultimo allievo di cui si fidava.
Almeno Jung questa cosa non gliela fece mai. Anche se si rinchiuse nella sua di fantasmatica.
Freud non è il padre di una fantasmatico, come lo sono tutti quelli che dopo di lui vengono, ma di una indagine scientifica.
Di cui lui stesso è stato lo scopritore e il maggior contributore (dalla seconda topia in poi).
Io con Freud ho un rapporto molto fruttuoso, difficile da mettere per iscritto.
Non pretendo di sapere il suo rapporto con S. Freud, provo a metterle di fronte un interrogativo che potrebbe rivolgere a sé stesso, volendo: da dove vengono i benefici, realmente?
Appunto io dicevo di coincidenze. Freud non aveva una pretesa antropologica? Per un periodo ebbe la pretesa di invertire di ruolo antropologia e psicologia. Dicevo in altro messaggio - non so se in questa stessa discussione - dell'analisi di Fromm, che attribuiva a Freud la concezione artefatta di un "Homo Psicologicus". In verità è una smania di molti neurologi: convinti di aver scoperto i mattoni base della vita, vivono la psicologia come una conferma, fino a quando non se ne stancano (ovviamente). In questo bisticciano anche coi biologi. Lo fanno anche per nobilitarsi. Per raccontare l'amore facendo tappa su frizioni e percezioni fisiologiche si profondano nella psiche senza ottenere cognizioni sulle oscurità raggiunte... e si infatuano della dimensione psicologica dell'esistenza. Freud lasciò detto che la psicologia era stata la più grande passione della sua vita: ciò a ben vedere insegna molto sul suo lavoro, non da vero psicologo ma da interessato e studioso della psicologia.
Invece che stravedere su S. Freud senza farsi le domande giuste sui perché e i come, non sarebbe il caso di considerare seriamente i valori scientifici di tutte le psicoanalisi, il lavoro anche degli analisti propriamente tali e non solo entrati nella materia da estranei, come S. Freud?
Ci vuole un reale rispetto per la scienza, per il voler capire la scientificità oltre le semplici pubblicazioni di servizio! Freud lavorava su mandato degli psichiatri, dicevo.
S. Freud dichiarò di non vedere nulla di più profondo nell'animo umano che il complesso di Edipo. Giustamente Jung descrisse questo suo quale stato negativamente patologico. La vicenda di Edipo è di eccezione, non si presta per simboleggiare l'intera vita umana. La lettura che ne fece Freud attesta un pessimo rapporto da parte sua anche con la cultura, greca e occidentale, non indica l'ultima parola della scienza sulla mente umana! Eppure Freud così visse la sua ricerca, fino a cadere in un negativismo psicologico assai eloquente. Sofocle non usava i propri personaggi per dire dei fatti di chiunque; la indicazione dell'animo umano era per questo tragediografo una questione indiretta... qualcosa di simile al sovrasenso della Divina Commedia di Dante. La letteralizzazione attuata da Freud fu un disastro anche culturale e in fin dei conti un torto di superficialità.

MAURO PASTORE
#228
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
03 Dicembre 2024, 14:26:29 PM
Citazione di: Jacopus il 03 Dicembre 2024, 09:48:55 AMTi ringrazio per la risposta e per la discussione. Forse hai ragione. Tutti probabilmente siamo dogmatici in qualche cosa, altrimenti il terreno ci scivolerebbe sotto i piedi. Posso aggiungere che più di dogmatismo, ognuno di noi ha bisogno di padri e madri, reali e simboliche, apprese a scuola e nella vita quotidiana o sui libri. Un mio "padre" è sicuramente S. Freud, per quanto non ho alcuna spinta verso la sua "mitizzazione" e verso la sua "perfezione", che è invece il grosso problema della divinità monoteistica. I padri vanno ascoltati ed anche criticati e superati, ed è quello che profetizzava lo stesso Freud, quando auspicava che le sue stesse idee potessero essere migliorate o cambiate dai successivi sviluppi della conoscenza. Parmenide o Eraclito? Io scelgo Eraclito.
E' noto che nella sua analisi Jung metteva in luce una invasione paternalistica di Freud e freudiani verso pazienti e lettori, Il rapporto puntiglioso con errori e lapsus da parte di tale ambiente ci è connesso. Per esempio io stamattina nel risponderti ho lasciato scritto 'con tenuto' (con uno spazio in mezzo) invece che 'contenuto'... Il pensiero di Freud e freudiani ortodossi tende ad avvalorare, in un modo o nell'altro, il fatto, come fa il papà che insegna a prevenire il grosso danno con le inezie... Invece che ipotizzare, per esempio: non aveva proprio modo per scrivere comodo e aveva fretta, essi fatalmente ne riferiscono alla mente interna trascurando puntualmente l'ambiente e i limiti di persone e situazioni. Per questa via si preclusero e si precludono tanti pensieri e poteri, per esempio non considerano adeguatamente la genesi delle psicosi, in cui i fattori ambientali non sono decisivi ma condizionanti. E' buona una fiducia in soggetti così? Direi che bisogna stare in guardia.
Sul dogma già ho detto, dovresti fare distinzione tra il vero e il falso, così pure sul cristianesimo e le altre religioni. Anche le filosofie accettano assunti inspiegabili, ma nel rivolgersi alla realtà che supera l'indagine filosofica - non bisogna mai scambiare le coincidenze con ciò che è davvero oltre e i libri di Freud paiono davvero assoluti per coincidenze che dànno inganni.
Esempio: la costruzione freudiana dell'Edipo è tutta basata su una falsa apparenza, pseudoantropologica. Ne dimostra indirettamente la ricerca di Malinowsky.

MAURO PASTORE
#229
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
03 Dicembre 2024, 14:06:11 PM
Citazione di: green demetr il 30 Novembre 2024, 02:27:01 AMBasta che non siano a pagamento, infatti lo Stato che non finisce MAI di fare del male ai suoi cittadini, ha messo il diktat: e ora per legge bisogna essere iscritti alle categorie competenti.
Una volta anche il panettiere poteva fare lo psicanalista.
E' ovvio essendo il transfert una questione dell'amicizia.
Ma lo stato ci vuole tutti nemici. Più facile dominarci.
La guerra a Freud è solo agli inizi.
Io penso che questo aspetto si affronti in base alla considerazione del tipo di compenso, del titolo a cui si chiede o lo si riceve semplicemente.
Io qui non ho fatto lo psicoanalista, neppure il semplice consulente, però insisto: ho offerto buone informazioni (non sotto compenso). Se lo dicesse il ministro della Sanità in persona, forse i contenuti cambierebbero? Evidentemente no.

MAURO PASTORE
#230
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
03 Dicembre 2024, 08:04:37 AM
Citazione di: green demetr il 30 Novembre 2024, 01:59:51 AMComincia a rispondere a questo: siamo pienamente d'accordo.
Se lei legge "L'io diviso. Studio di psichiatria esistenziale" del dot Laing,
le risulterà che lo psichiatra rifiuta la richiesta d'aiuto in forma di dialogo
del paziente. Laing capisce la questione, ma poche pagine dopo, la nega. Infatti allo psichiatra quello che interessa sono gli atti.
La normo-attitudine anche intervenendo sul cervello, è il grande obiettivo da sempre.
E per questo che ritengo la psichiatria uno dei più grandi nemici e il più grande amico del moderno che ci sta spazzando via.
Senza demonizzarla. Come le dicevo vi sono casi gravi, e capisco le necessità della famiglia che ha in "cura" figli, nonni etc...problematici, fino alla consunzione.


Mi si consenta l'umorismo: la vera psichiatria può anche intervenire riguardo ai mobili di casa, dando dei consigli per dare un sollievo estetico mentale; e così usa anche farmaci che hanno effetto sul cervello; ma resta che tali interventi non sono quelli diretti e ovviamente se uno psichiatra si mettesse a rovinare il mobilio di un paziente non ci sarebbe da invocare scienza né statuti professionali. Ugualmente quando in nome della psichiatria e con titoli professionali drogano tanta gente, ne riducono male il fisico. I medici che si occupano del cervello lo fanno dell'àmbito della fisiatria, non della psichiatria ed è quest'ultima che serve per le malattie mentali.
Inoltre: l'obiettivo della medicina è la cura delle malattie e questa può accadere sempre diversamente.
Il fatto che tu hai comprensione per chi agisce impropriamente fino alla consunzione della vittima, questo gli studiosi lo catalogano nell'àmbito dei fenomeni di lesionismo. Se non ci sono rimedi non si deve ricorrere a sistemi impropri, semplicemente non si fa nulla. Così dicono anche le vere léggi.

Quanto al rifiuto del dialogo: hai detto una banalità. Si può aiutare dialogando o diversamente e i veri psichiatri agiscono come possono e a seconda dei casi anche. Ma nel senso che tu dài alla questione, il rifiuto del dialogo diventa prepotenza, mancato ascolto di eventuali o reali dichiarazioni, sopravanzamento sulle stesse. Questo, lo dico sarcasticamente, è vietato dalla Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra e ancor di più da tutte le autentiche léggi se per giunta è attuato non in guerra ma in pace.


MAURO PASTORE
#231
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
03 Dicembre 2024, 07:50:11 AM
Citazione di: Jacopus il 28 Novembre 2024, 14:45:44 PMSicuramente potrei essere più informato ma concedimi che un po' di informazioni sulla psicoanalisi le abbia. La psicoanalisi non ha "tanti dogmi", proprio non ne ha. Procede clinicamente e teoricamente per tentativi ed è per questo che il suo status scientifico è così traballante, al punto che il suo ideatore è annoverato ormai più come filosofo che come scienziato. A proposito dei credenti, li ho sempre lasciati in pace. Mia figlia è credente come mia moglie ma ci rispettiamo a vicenda. Sono i membri dei fan-clubs dei monoteismi a preoccuparmi. Dio in sè non mi preoccupa e neppure i tanti credenti rispettosi e animati da una fede legata al "fare", all'aiuto, piuttosto che al proferire verità e dogmi. I credenti non sono tutti uguali. Solo una minoranza è pericolosa. Idem per i non credenti.
Le tue risposte attestano che non ti sei rapportato realmente al con tenuto dei miei messaggi. Per te S. Freud ha lasciato una eredità, io ho portato qui delle affermazioni che se valutate opportunamente mostrano che è il contrario: la sua azione era eterodiretta, la materia da lui evidenziata abbisognava di studi ulteriori, che vennero dalla psicologia, e così cominciò veramente tutto; e quindi per lui è adatto il termine "antesignano", non ideatore (ne ho detto già). Ho fatto presente anche la problematicità del suo operato per l'etica (anche professionale).
Tu lo consideri ideatore della psicoanalisi, allora releghi la psicoanalisi nella filosofia; e vai dicendo che essa procede per tentativi... L'analisi scientifica non si svolge come dici tu, qualsiasi analisi scientifica. Ma tu dài credito alla dimensione filosofica e ne attribuisci a Freud. Io dicevo che in realtà Freud è ospite nella filosofia; ne fanno valere, ma in sé ne è estraneo. Che dire? tu procedi dogmaticamente, non poni in discussione le tue false certezze e ti lamenti del fanatismo religioso. Una posizione contraddittoria la tua.

MAURO PASTORE
#232
Dell'altra discussione, menzionata quale occasione, trovo utile accludere questa mia risposta, visibile al seguente link:

https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/la-mente-e-olografica/msg94189/#msg94189


MAURO PASTORE
#233
Ho migliorato qualche particolare del mio testo e eleminato una lettero in più, scritta per errore.
Buona discussione.

MAURO PASTORE
#234
- Colgo occasione da una discussione avviata da altro utente di questo forum, che affermava: "la mente è olografica", per fare il punto su una questione importante -.


1
Nella recente cronaca culturale italiana c'è stato il dissidio tra Maurizio Ferraris e Gianni Vattimo. Il primo ritornava all'antico, ma senza replicarlo, doppiandolo con un'idea di diretto legame fra: dato dell'esperienza, anche scientifica; contenuto del pensiero anche filosofico; e disposizione dell'azione, pure tecnica.
Ferraris pose una volta un quesito privo di interrogazione, concentrandosi su un esempio pratico:

'Se io vado dal medico, cerco una diagnosi e un rimedio, scientificamente e tecnicamente. Se non esistesse una forte verità oggettiva, ciò non sarebbe possibile; invece è questo che la nostra società è in grado e in dovere di realizzare'.

Vattimo ribadiva la sua tesi debole, nella fattispecie con funzione critica:

'La concezione forte della verità genera assolutizzazioni e porta violenza, perché con essa la soggettività omologa l'altro a sé stesso.'

[Nota Bene: In tutte e due i casi, si prescinda dalla forma con la quale io ho rappresentato a modo mio le due divergenti posizioni filosofiche.]

Nell'esempio riportato, ciò evidentemente comporta che il medico con la pretesa - fosse pure comune al paziente - di possedere il vero assoluto rimedio si ritroverebbe non a realizzare un rigoroso intervento medico ma a cambiare la vita del paziente, senza dare con questo un vero beneficio. La verità così è perduta, è falsa... e bisogna dunque 'dirle addio' per ritornare a qualcosa di vero.

Io annotavo il mio pensiero sul Forum dello stesso Prof. Vattimo. Lo riporto così:
Non c'è dubbio che il Pensiero debole ha messo in luce un meccanismo forte di falsificazione e violenza. Tuttavia e altresì vero che il tentativo oppostogli dal Ferraris col suo nuovo realismo, per quanto non riuscito, rappresenta una istanza necessaria, perché restando alla critica e al quasi postmodernista le prassi utili o necessarie della nostra società e civiltà vanno perdute. Quindi bisogna riconoscere che esiste un vicolo cieco, un'impasse, una impossibilità a risolvere la questione secondo gli stessi termini.

2
Passiamo ora a considerare la olografia.
La olografia contemporanea ha anche la propria versione di scienza applicata. Notandola peraltro priva di un suo esplicito referente teorico, io feci anche sorta di scherzo (nello stile del mio pseudonimo, astolfo - ci aggiungevo un numero però, usato per scrivere di vera filosofia su vari siti internet). Trovai che la enologia consisteva, anche se trovandosi di fatto ridotta al solo studio dei vini e in questa pratica identificata, in uno studio dell'interezza o integrità. Scherzi possibili a parte, una enologia scientifica è una biologia concentrata su una particolare interezza, nel caso praticato il vino. Il fatto che nel lessico italiano 'eno' sia vocabolo usato sia per 'vino' che per 'uno', per me era una questione di differenza non sostanziale solo apparente, se prescindendo dalle origini etimologiche e restando alla semplice lessicografia (molto umoristicamente rivelo che intorno a queste idee trovai solidarietà unita a comprensione, ma non intuizione, solo da qualche intellettuale australiano, secondo i modi culturali del Nuovissimo Mondo quindi)...
A parte tutto ciò, va detto che la scienza olografica ripropone il problema, nella considerazione della realtà quale ologramma, della ingenuità e del disincanto, della alternativa o della differenza tra estetica antica o moderna postkantiana, del dissidio tra ideologia positivista e idea antipositivista, del rapporto da istituire tra realismo, idealismo, criticismo. Problema che va affrontato e risolto per evitare l'esito distruttivo del nichilismo scettico descritto (e promosso) dal Prof. Vattimo e senza cadere nella incauta direttività del realismo di Ferraris e neppure nella disastrosità dell'utilizzo positivista della estetica razionale da lui stesso definita.

Nella pratica della vita l'ologramma può diventare opportuna sintesi di pensiero e percezione solo se inteso correttamente, oppure causa di un doppione psicologico della realtà, con l'illusione che la interezza rappresentata sia proprio identica al contenuto della rappresentazione. Fuori dalla cultura marxista e postmarxista o ex marxista, con la sua lettura rispettivamente faziosa, parziale, dimentica di Kant e kantismi, si può far riferimento al nucleo teorico dell'opera di A. Schopenhauer Il mondo come volontà e rappresentazione, che costituire una formidabile dimostrazione della necessità di concepire fenomeno e noumeno quali realtà distinte non omologhe, senza rifugiarsi nell'idealismo ingenuo, quello tedesco di Fichte, Hegel, Schelling nelle loro primitive affermazioni non ancora rielaborate. Ciò per evitando, dico, di oscillare tra eccesso di ottimismo e bisogno reiterato di pessimismo critico - tale era veramente il modulo di Schopenhauer, linguaggio negativo a parte (non sto affrontando la questione dei valori espressivi, fatta valere con successo da F. W. Nietzsche prima della sua unilateralizzazione gnoseologica, avviata con la caduta nella ossessione psicologica dionisiaca).

3
Nell'esempio del medico, si troverà questo scenario: una prestazione realmente professionale, non una rischiosa o incerta proposta di un puro professionista né una fallimentare o disastrosa confusione tra professione e persuasione.
Siamo lungi dal realizzare socialmente questo scenario. Le nostre strutture civili sono in parte determinante divise tra velleitarietà e pretenziosità, a causa di una cultura dominante non all'altezza del còmpito.
Il caso degli ologrammi e della olografia è il più generale e estremo e tutti gli altri ne possono essere ricondotti, dato che assolutismo e relativismo, realismo e idealismo, positivismo e negativismo, ineriscono senso di unità e totalità e afferiscono al pensiero della integrità dell'esistente.



MAURO PASTORE
#235
Tematiche Filosofiche / Re: La mente è olografica
02 Dicembre 2024, 11:14:02 AM
Citazione di: misummi il 29 Novembre 2024, 19:46:18 PMIl dibattito sulla realtà  olografica o meno continuerà a tempo indeterminato.
Quello che mi interessa è chiarirne un aspetto e lo farò con un esempio pratico.
Vedete un fiore,lo ammirate,lo osservate,lo prendete in mano e poi lo rompete.
Tutto questo non perchè lo odiate ma solo per discutere un esempio pratico.
Mentre voi interagite con il fiore,la vostra mente crea un video lapse di frame che compone un ologramma della vostra esperienza.
Se la memorizzate voi potete riviverla e quando rompete il fiore lo potete ricostruire,anzi,vi rendete conto che esso non viene mai distrutto!
La differenza tra realtà esterna e realtà mentale è questa: la mente crea time lapse e li organizza in ologrammi di esperienze.
Questa capacità deve aver impressionato gradualmente i nostri remoti antenati al punto di convincerli di essere in qualche modo "creatori di realtà". Non solo, ma anche di essere in qualche naniera "onnipotenti",magici, introducendo l'idea del divino nell'uomo.
Bisogna capire questo se si vuol capire l'evoluzione mentale umana in termini di cultura e, in particolare,di religioni ,scienza e tecnologia.
L'idea che la realtà sia un ologramma dipende proprio da queste caratteristiche della mente umana e non da una realtà olografica terrena e cosmica.
Su questo bisogna essere chiari per non perdere il contatto e il vissuto umano con la realtà stessa.
Quando io leggo ipotesi, affernazioni,supposizioni e ragionamenti che confondono la realtà olografata dalla mente umana con la realtà stessa,vedo una pericolosa deriva verso la follia.


La affermazione "la mente è olografica", oltre ad essere impropria, implica il problema del realismo e dell'idealismo, circa il dilemma su Pensiero e sua corrispondenza alla Realtà, con l'implicazione del rifiuto del positivismo scientifico. Quindi non trovo che la tua riflessione sia risolutiva.

MAURO PASTORE
#236
Tematiche Filosofiche / Re: La mente è olografica
02 Dicembre 2024, 10:12:48 AM
Citazione di: Alberto Knox il 02 Dicembre 2024, 05:55:27 AMKornad Lorenz era un etologo . L imprinting lo ha studiato sulle anitrelle appena nate e non sui bambini. Questo per dovere di cronaca . Ora dire che di base non cambia nulla è un bel dire perché cervelli differenti,anatra -bambino , attivano funzionalità differenti. E non è vero che l imprinting agisce a livello visivo dell anatroccolo ma uditivo.
L'etologia è uno studio limitato all'esteriorità.

MAURO PASTORE
#237
Tematiche Filosofiche / Re: La mente è olografica
02 Dicembre 2024, 10:11:16 AM
Citazione di: Alberto Knox il 01 Dicembre 2024, 21:31:24 PMLa mente è olografica. L aveva già detto anni fa David bhom e Pribram...


da wiki :

Bohm ha apportato significativi contributi alla neuropsicologia e allo sviluppo del modello olonomico del funzionamento del cervello[7]. In collaborazione con il neuroscienziato di Stanford Karl Pribram, Bohm contribuì a elaborare il modello olonomico di Pribram, secondo il quale il cervello opera in modo simile a un ologramma, in conformità ai principi della matematica quantica e alle caratteristiche dei modelli delle onde d'interferenza.
Bohm suggerì che queste onde potessero comporre forme come ologrammi, basando questa idea sull'applicazione dell'analisi di Fourier per decomporre le onde in singoli seni.
Bohm e Pribram elaborarono quindi una teoria basata «su una descrizione in termini matematici dei processi e delle interazioni neuronali capaci di leggere le informazioni, che si presenterebbero quindi sotto forma di onde, per poi convertirle in schemi di interferenza e trasformarle in immagini tridimensionali [...] Noi non vedremmo gli oggetti "per come sono" (in accordo con la rappresentazione della realta' prospettata dalla fisica classica newtoniana), ma solamente la loro informazione quantistica»

in piu aggiungo un video divulgativo sul tema


"La mente è olografica" è affermazione impropria. La grafia è per definizione qualcosa di materico e non fluido.

MAURO PASTORE
#238
[Ricorrerò a un accostamento forse impietoso per questa nuova riflessione (la si giudichi pure un poco stramba, non m'importa), ma i contrasti erano la giusta norma quando la civiltà moriva, durante il Medio Evo, e i messia portavano la salvezza trasgredendo un senso civico fattosi impedimento, peso capace di bloccare il cammino anche senza schiavitù.]


Poco fa inviavo questo mio commento a un articolo sulla presunta (presunta dall'autore dell'articolo, non da me) tragicità della vita, su Dio e l'ateismo filosofico:

| L'articolista si rapporta agli 'atei filosofici' senza avvedersi di cosa si possa trattare. Può essere una strategia per evitare Dio con l'apertura di orizzonti sempre diversi o una tattica per starne meno lontano cercando una via di saggezza e un oltre. Cercare di non farsi smentire da questa ambiguità è come chiedere a un animale anfibio di fare una scelta definitiva tra terra e acqua.
Per questo il discorso dell'articolista è alterato ma ha pure un potere alterante, perché egli non vive la sua situazione nella percezione dell'esistenza di ciò che può ingannarlo e l'illude. Come quando si sta per bere un bicchiere di amaro senza saperlo, temendo l'amarezza di un incontro che non avverrà mai veramente o avverrà diversamente...|

L'articolo è visibile a questo link: 
https://www.settimananews.it/cultura/trinita-incarnazione-lettura-filosofica/#comment-122788

Io decidevo di farla breve e di offrire solo un inizio di riflessione, perché mi risulta che sul sito potrebbero già aver usato censura ai miei danni.
Cos'altro si poteva dire? Una cosa semplicissima, per chi disponibile a capire, è questa: è reale la drammaticità dell'esistere, virtuale un centro tragico dell'esistenza. A differenza di come pensa l'articolista, l'intervento di Dio in Cristo accade proprio nella singolarità. Ciò che del soprannaturale è vissuto nel naturale, non rivela. La tragedia centrale è sempre evitata, ma questo non esclude... tragedie periferiche, da evitare prendendo le proprie responsabilità!
L'articolo presenta quindi - nonostante l'illusione del suo autore - un 'cristianesimo in versione inutile' che lascia senza risposta l'alternativa del dramma. Questa reca la possibilità di un'altra tragedia, non virtuale ma reale. Mi sta in mente la terribile invocazione di Ch. Baudelaire alla fine del suo 'Viaggio': il ricorso alla morte, varcando la soglia di una incertezza non illusoria, per una autentica scelta di destino, ma sotto il segno della maledizione:

Verse-nous ton poison pour qu'il nous réconforte! 
Nous voulons, tant ce feu nous brûle le cerveau, 
Plonger au fond du gouffre, Enfer ou Ciel, qu'importe? 
Au fond de l'Inconnu pour trouver du nouveau!

L'Autore lasciava scegliere ad altri il titolo del libro comprendente questi versi, "Les Fleurs du mal", I fiori del male [1861].
Faccio seguire una mia traduzione - non di getto e, spero anzi ritengo, barbaramente soltanto non anche pedestramente:

'Versaci la pozione, perché ci riconforti!
Noi vogliamo, col fuoco che brucia nel cervello,
Piombare nell'abisso, qui o Lassù non importi!
Dentro l'Ignoto, in cerca d'uno scopo novello!'

Quanto diversa la vicenda del poeta che da vero dio - come disse di lui il 'collega' A. Rimbaud - passava attraverso l'inferno del mondo con l'astuzia della spia al servizio di un nuovo Stato, come un fantasma, prestando solo l'intelletto alle seduzioni demoniache, concedendo solo il suo sguardo gelido e assieme appassionato al vuoto dell'esistenza e col sentimento sempre nella pienezza della vita... quanto diversa dunque tale vicenda dall'altra di chi, impiegato nei mass-media, il proprio intelletto lo devolve a una società oramai con un piede già nella tomba.


NOTA
I versi da me pubblicati oggi sono dei veri e propri "martelliani" (oggetto letterario in realtà misterioso, che io sappia), e come tutti i veri martelliani sono "non ortodossi". Non doppi settenari organizzati con la scrittura in 'stile martelliano'.

N.B.
Ho scritto un'oretta fa' -o forse più- questo messaggio, l'ho potuto inviare solo ora (ho omesso gran parte della informazione sulla metrica, suppongo non sia pertinente in questa sede).


MAURO PASTORE
#239
Citazione di: PhyroSphera il 01 Dicembre 2024, 11:24:05 AMNon perché non abbia voglia di spiegarmi, ma lo ho già fatto in altri messaggi. Se vai sul mio profilo dovresti trovarne - io adesso non ne ho il tempo.

MAURO PASTORE
Effettivamente non ho trovato spiegazioni tecniche tra i miei messaggi... C'è questo che forse potrebbe interessarti:
https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-culturali-e-sociali/il-sole-cosciente-la-via-del-falso-animismo-e-la-perdita-della-filosofia/msg86127/#msg86127
Ma sai qual è il problema serissimo che tu poni? Vorresti che il filosofo debba approcciarsi alla scienza non con ordine, a partire dalla espressione delle teorie e non dalle formule contenute, ma secondo le pretese dei tecnici che vogliono inondargli la mente di numeri e simboli matematici. Non è possibile capire una cosa come il Principio di Indeterminazione senza capire anche le parole usate. Le formule senza le affermazioni verbali sono vuote, le affermazioni verbali senza formule restano piene se lo scopo è capire cosa si sia scoperto, qual è l'oggetto di una teoria. Perciò anziché riandare al mio libro di fisica... beccati il link che ti ho offerto e accontentati - lo dico con stile da sergente ma non sto dando confidenza né usando modi miei personali.

MAURO PASTORE
#240
Citazione di: iano il 01 Dicembre 2024, 02:34:05 AMQuindi, entrando nello specifico, perchè finora sei rimasto sul vago, in cosa non ho compreso il principio di indeterminazione?
Non perché non abbia voglia di spiegarmi, ma lo ho già fatto in altri messaggi. Se vai sul mio profilo dovresti trovarne - io adesso non ne ho il tempo.

MAURO PASTORE