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Messaggi - Jacopus

#2251
Tematiche Filosofiche / Re:Putrefazione, la vita
20 Aprile 2020, 13:56:30 PM
Buongiorno Viator. Ma sono sempre punti di vista, ma il mio intervento ha parecchio a che vedere con il primo intervento di Daniele, perchè il senso della vita, oltre ai suoi necessari e insopprimibili bisogni fisiologici, è possibile trovarlo, al di là ed oltre alla putrefazione della carne, nella ricerca della giustizia fra uomini e, andando oltre, fra esseri viventi e ancora oltre, fra enti biologici e geologici che condividono lo stesso spazio in una relazione di reciproco interesse.
Ovviamente, anche in questo caso, una visione del genere è sempre sospetta a chi invece difende i suoi privilegi e lo status quo e quindi cosa c'è di meglio che dire "di cause ed origine se ne fregano, perchè intanto non possono cambiare". Però comprendendo cause e origini si possono cambiare molte cose del futuro, anzi tutto, come sanno bene tutti i cardinali Bellarmino di questo mondo.
#2252
Tematiche Filosofiche / Re:Putrefazione, la vita
20 Aprile 2020, 11:27:31 AM
CitazioneChe tale andamento - che a me sembra perfettamente semplice - non abbia bisogno, per venir giustificato, di ulteriori termini e significati di origine umana (volontà, scopo, fine ultimo o penultimo, causa prima (cause ed effetti rappresentano la condizione eternamente circolare che sta alla base degli EVENTI, cioè dell'ESSERE), creazione etc. etc.)....................... a me pare ipotesi del tutto convincente. Intanto saluti a te.
Questa definizione va bene per la "nuda vita" e quindi andrebbe bene se fossimo ancora all'epoca dell'Eden, ovvero quando digrignavamo i denti e mangiavamo cosciotti di agnello crudi, oppure venivamo mangiati da branchi di lupi affamati. Fatto sta che tra vita e morte dei singoli avvengono molti fatti che possiamo comprendere nell'insieme "Ingiustizie" e che la filosofia etica tende a fare oggetto della sua attività (oltre a dover ovviamente considerare quello che ho già detto in altre conversazioni, ovvero che l'uomo è una specie più culturale che biologica).
Stabilire che la vita sia semplicemente quello che dici tu è innegabile. Fatto sta però, che c'è chi muore nel deserto, nella speranza di una nuova vita, perchè il suo villaggio è stato distrutto da una compagnia petrolifera e chi invece fa la vacanza nel resort a 5 stelle delle Maldive. Questa disparità non modifica il significato ultimo della vita umana, come vita biologica, e neppure la struttura molecolare e la fisiologia del disperato nel deserto. Ridurre a ciò la vita dell'uomo e i significati ultimi della vita dell'uomo, però, è molto più funzionale alla "biologia economica" del vacanziere che a quella del nomade morto nel deserto.
#2253
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
19 Aprile 2020, 15:47:05 PM
CitazioneLa filosofia della prassi è una filosofia chiusa. Ma, ripeto, un conto è quando si tratta di scelta individuale e altra cosa è quando si tratta di imporla a tutti.
Al suo opposto c'è anche una filosofia della prassi totalmente aperta, quella del far West o dell'ultraliberismo, dove si è sicuramente liberi di morire di fame. Il problema centrale della filosofia etica è proprio la domanda: come si conciliano la libertà,  il merito e l'equità  senza sprofondare verso uno di questi principi minimizzando o (peggio) cancellando gli altri?
È ovviamente possibile considerare la filosofia un mero esercizio meditativo e paraspirituale, ma credo che ciò esula dalla storia della filosofia occidentale, fin dai suoi primordi (basti pensare al messaggio etico di Socrate e la sua cicuta).
#2254
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
19 Aprile 2020, 15:40:26 PM
CitazioneSia Platone che Galileo davano grande importanza alla geometria. La quale si basa su figure che non sorgono dall'esperienza ma da assiomi della ragione. Eppure tali figure si mostrano la cosa più efficace per misurare i fenomeni dell'esperienza sensibile.


La geometria e la matematica disciplinano il ragionamento e lo educano alla precisione e alla misurazione, che sono gli antefatti del pensiero scientifico moderno. Ma geometria e matematica da sole non sarebbero certo in grado di spiegare i fenomeni fisici così come sono evidenziati dalla fisica contemporanea. Il bosone di higgs non credo potesse emergere dai soli calcoli matematici (anche se hanno aiutato) ma è stata necessaria la costruzione di un sofisticato apparato sotterraneo lungo decine di chilometri.
#2255
Scienza e Tecnologia / Re:Charles Darwin
18 Aprile 2020, 17:52:06 PM
Ogni moneta ha il suo rovescio. L'uso delle scarpe ad esempio evita quei geloni ai piedi, piuttosto dolorosi, di cui mi parlava mia nonna. E la tecnologia ha sconfitto alcune malattie fastidiose come la poliomelite. Per non parlare della possibilità di trascorrere molto tempo a divagare, leggere, ascoltare musica, passeggiare, invece di essere ossessionati dalla ricerca di cibo o dalla paura di essere cibo per altre specie. Non esiste un'età dell'oro e quella degli ultimi ottanta anni e forse quella che le si avvicina di più (per il 10-20 per cento della popolazione, gli altri sono gli addetti al nostro benessere). Quello che dobbiamo domandarci è se per raggiungere questo livello di benessere non abbiamo dato fondo alle risorse del pianeta troppo sconsideratamente. Ovvero il problema non è tanto la tecnica in sè, ma l'uso esponenziale che se ne è fatto, sia per un bisogno di potenza, connaturato alla specie homo sapiens che i greci chiamvano hybris, sia per scaricare sulla natura ipersfruttata le contraddizioni sociali dovute al capitalismo.
Per Ipazia. In guida galattica per autostoppisti invece risponde "42".


https://it.wikipedia.org/wiki/Risposta_alla_domanda_fondamentale_sulla_vita,_l%27universo_e_tutto_quanto
#2256
Scienza e Tecnologia / Re:Charles Darwin
18 Aprile 2020, 15:40:00 PM
Per Giopap. Quello che intendevo dire è che la nostra condizione umana attuale è tale che possiamo tranquillamente pensare di svincolarci da ipotetiche condizioni "naturali", ammesso e non concesso (come dici tu, e sono d'accordo) che queste ipotetiche precondizioni naturali siano tendenzialmente egoistiche.
Molto più realisticamente ci muoviamo in uno spazio dove egoismo e solidarietà convivono nella specie homo sapiens sia filogeneticamente che ontogeneticamente (ne' angeli ne' demoni). Ma questo non impedisce alla specie homo di restare impalata in questo guado, senza spostarci da questa fisionomia angelodemoniaca. Proprio il corredo culturale dell'uomo ci impone, eticamente, di aumentare il livello di corresponsabilità nei confronti dei nostri simili e dell'ambiente, perché anche se fosse vero, biologicamente, che "homo homini lupus", quell'homo ha il dovere etico di superare quella condizione, in quanto homo dotato di humanitas,  che in latino, non a caso, ha anche il significato di cultura.
#2257
Scienza e Tecnologia / Re:Charles Darwin
18 Aprile 2020, 12:03:50 PM
Esatto Ipazia. Esattissimo. La specie umana e il suo destino, per quanto questa affermazione possa sembrare nietzschiana, è scissa (parzialmente) dalla natura, a causa del retroterra tecnologico-culturale che ha sviluppato negli ultimi 10.000 anni. A causa del quale ciò che è naturale potrebbe e dovrebbe essere considerato inumano, altrimenti dovremmo sempre dare ragione ai partigiani dell'homo uomini lupus e della "selezione del più adatto". Ideologia, come noto, in realtà solo più adatta ad un certi tipo di distribuzione della ricchezza.
#2258
Scienza e Tecnologia / Re:I cellulari
18 Aprile 2020, 11:50:05 AM
Assolutamente d'accordo Iano. L'arricchimento culturale è stato per secoli un segno distintivo della borghesia in ascesa, che si poneva "paternalisticamente" come guida e modello anche delle classi subalterne, sollecitate a migliorare la propria posizione. In questo modo si marcava
la distinzione con la precedente classe dominante, la nobiltà. Oggi per "molto" mutate condizioni storiche, la super-classe dominante, che non può più essere neppure chiamata borghese, non ha nessun interesse a un miglioramento culturale dei subalterni. È sufficiente che essi siano in grado di usare i prodotti industriali che "devono" consumare.
In una situazione del genere è ovvio che emergano capri espiatori, cadaveri da riesumare, falsi obiettivi. Ce n'è uno particolarmente buffo nei social: quello che se la prende con i politici, a cui si chiede una riduzione dello stipendio e altre amenità. Al di là delle innegabili responsabilità storiche di una classe politica mediocre da almeno due/tre generazioni, si tratta della stessa dinamica diversiva.
#2259
Scienza e Tecnologia / Re:I cellulari
18 Aprile 2020, 10:48:07 AM
Premesso che non mi sono interessato della questione e quindi non esprimo opinioni in merito, faccio solo notare che in molte occasioni le innovazioni sono state contrastate, sia perché modificavano le possibilità di lavoro, sia perché sembrano perfette per evocare uno stato storico "precedente", dove tutto era bello ed armonioso (bisognerebbe provare a vivere in una caverna con la paura di essere azzannati da una leonessa per paragonare l'idilliaco passato al presente).
Inoltre svolgono una funzione diversiva rispetto ai veri problemi del mondo. È davvero il 5g il problema fondamentale oppure il fatto "reale" che una trentina di persone ha la stessa ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale?
#2260
Attualità / Re:COVID 19 e Global Warming
15 Aprile 2020, 07:11:46 AM
In questi giorni ho avuto la stessa percezione. Speriamo che questa epidemia ci insegni qualcosa, anche se sono piuttosto scettico in proposito.
#2261
Non credo che le due cose si contrappongano. Pensare liberamente, usando criticamente ciò che hanno pensato gli altri sullo stesso argomento dovrebbe essere la strada. Pensare liberamente e basta di solito fa rischiare di dire banalità oppure cose già dette o già confutate. Ovviamente qui non siamo in un luogo di specialisti e pertanto va bene anche che vi siano non specialisti, che hanno voglia di parlare filosoficamente, ci mancherebbe. Però il problema del nostro tempo è proprio credere che la spontaneità, l'acume, la passione possano sostituire lo studio e la lettura dei libri su un argomento. C'è un simpatico paradosso, che si chiama Dunning-Kruger, che ipotizza come chi sappia di più si sente più in dubbio su molte questioni, mentre chi sa di meno è sicuro di quel poco che sa.
Fare l'elenco erudito di quello che si è letto è l'altro aspetto negativo, se serve solo per saccenteria. Però se si vuole dimostrare qualcosa, qualsiasi cosa in filosofia, come in qualsiasi altro ramo del sapere, non vedo quale altro strumento se non quello di citare le fonti e cercare di illustrare il pensiero su quell'argomento. C'è davvero un bias che andrebbe studiato approfonditamente: l'erudizione e lo studio visti come qualcosa di negativo, che fonda un'autorità che invece andrebbe lasciata alla libertà di pensare delle persone.
C'è evidentemente un equivoco di fondo. Infatti se esclamo "ipse dixit" è ovvio che mi rifaccio ad un principio di autorità odioso e stupido, ma se cito le fonti e i riferimenti di quello che dico sono invece rispettoso dei miei interlocutori che possono verificare quello che sto dicendo e magari oppormi o le loro deduzioni logiche, fondate sui loro ragionamenti, oppure quello che altri hanno detto sullo stesso argomento, confutandomi in modo molto più stringente, come ad esempio ha fatto Baylham, nel post su Darwin.
#2262
Scienza e Tecnologia / Re:Charles Darwin
13 Aprile 2020, 17:32:20 PM
Ognuno è figlio del proprio tempo e se Gould ha visto questa affinità non discuto. Ma in ogni caso Gould ha perfezionato un modello di indagine che ha in Darwin il suo precursore. Penso che Darwin non volesse fare della sua teoria una bibbia indiscutibile. Gould sicuramente sottolinea maggiormente l'aspetto della casualità, che lui chiama però contingenza e che ha un significato diverso da casualità. Ma anche Darwin nei suoi scritti oscilla spesso fra una valutazione "economica" della selezione naturale e a sorprendersi della scarsa efficacia di certe soluzioni adattive.
In una lettera famosa ad Asa Grey, quella che contiene il famoso passo sugli icneumonidi, conclude:
"Sono incline a considerare ogni cosa come risultante da leggi intelligenti...e a lasciare i dettagli, buoni o cattivi che siano, all'azione di quello che potremmo chiamare caso".
Il merito di Gould è stato quello di integrare in modo convincente quel "caso" ed ampliarne la portata, ma in Darwin erano già presenti delle intuizioni in merito.
#2263
Tematiche Filosofiche / Re:Putrefazione, la vita
13 Aprile 2020, 14:31:09 PM
Siamo molto legati all'idea del sopravvivere. È inevitabile. Se non fosse così ci saremmo già estinti. Ma nel corso dei millenni al nostro corredo biologico si è aggiunto un discreto corredo culturale. Ed è lì che dobbiamo guardare per dare un senso. Essere colpiti da una musica, da un tramonto, provare soddisfazione per un'opera ben fatta. Sentirsi bene ad una cena con gli amici. Appassionarsi di un hobby o di una materia del sapere. Ma soprattutto sentirsi responsabili nei confronti del mondo e con tutto ciò che interagisce con noi. Trattare con cura e gentilezza il prossimo. Sapersi mettere in discussione. Accettare la vecchiaia e la morte. Comprendere di far parte di un cerchio della vita che inizia e finisce. Niente di esaltante rispetto alla possibilità di avere una vita eterna di beatitudini, ma molto intrigante dal punto di vista dell'etica e della prassi, senza alcuna giustificazione e rinvio ad un "dopo faremo i conti".
#2264
Scienza e Tecnologia / Re:Charles Darwin
13 Aprile 2020, 12:52:54 PM
Per Baylham. Hai ragione sulla sostituzione di Lamark e Wallace, mentre non trovo alcuna opposizione Gould-Darwin. La vera opposizione è tra Gould e il darwinismo applicato all'economia e alla sociologia, come "struggle for life" e quindi come giustificazione al "il più forte è il più adatto". Per Darwin il più forte non è il più adatto. L'adattamento deve fare i conti con molte variabili, genetiche, ambientali, casuali. La posizione di Darwin era ben poco influenzata dal pensiero economico di Smith. Fu uno scienziato coerente con la necessità di dimostrare le sue tesi empiricamente. Come già scritto non voleva neppure che la sua teoria fosse chiamata evoluzionismo, proprio per non dare l'idea di un "progresso" predeterminato ed era talmente consapevole di quanto poco ci distanziamo dalle altre forme di vita da considerare possibile anche in altri esseri viventi il senso della moralità e dell'equità, come è stato dimostrato un secolo dopo a partire da altre specie di primati.
#2265
Scienza e Tecnologia / Charles Darwin
13 Aprile 2020, 00:03:57 AM
La scuola del sospetto accomuna tre noti pensatori, Marx, Nietzsche e Freud. Costoro, in un modo o in un altro, hanno messo in dubbio l'intero apparato ideologico di quella classe borghese che stava modellando la sua visione del mondo, dopo averlo conquistato. La classe borghese non ha più autorità nè dall'alto verso il basso (Marx), nè dal basso verso l'alto (Nietzsche) ed addirittura con Freud, viene messa in discussione la stessa soggettività razionale della borghesia, "l'IO non è padrone in casa propria".
Ma c'è un pensatore ancora più radicale di questa nota triade, perchè in fondo Nietzsche, Marx e Freud, seppure demistificando, accettano il ruolo "dominante" dell'uomo, lo considerano inevitabile, potrà trattarsi dell'uomo comunista, o del Superuomo o dell'uomo reso consapevole dalla psicoanalisi, ma pur sempre l'Uomo (e probabilmente bisognerebbe aggiungere l'Uomo Occidentale) è al centro della scena.
Charles Darwin invece presuppone altro. Al punto da non gradire neppure il nome di teoria evolutiva della specie, per la teoria che prende il suo nome. Avrebbe preferito trasmutativa o differenziale, ma Lamark, grande pubblicista della teoria, impose una diversa visuale ed oggi conosciamo questa teoria come teoria evoluzionistica della specie. Darwin si opponeva al termine "evolutivo" perchè questo termine suggeriva una sorta di processo progressivo dal più semplice al più complesso e quindi verso una perfettibilità in movimento continuo.
La teoria evoluzionistica, se interpretata in un certo modo, infatti, è la riproposizione del modello teologico/teleologico del grande architetto, o dell'orologiaio celeste:


"Dalla perfezione suprema di Dio deriva che creando l'universo, ha scelto il miglior piano possibile, nel quale la più grande varietà possibile è congiunta con il massimo ordine possibile, e ciò perchè nell'intelletto divino, in proporzione alle loro perfezioni, tutti i possibili pretendono all'esistenza, il risultato di questa pretesa dev'essere il mondo attuale, il più perfetto possibile". (Leibniz).

Sostituendo a Dio, la legge evoluzionistica come progresso dal semplice al complesso, giungiamo ad una teoria laicizzata di Dio, dove l'esito inevitabile è l'uomo come apice della piramide della vita, e quindi come finale "determinato" e "progettato" da un ingegnere ultraumano, che sfuma nelle versioni non teologiche "hard", in visioni panteistiche della natura.
Ipotizzare però una progettualità della natura, che sfocia nel suo paladino perfetto, l'uomo, è quantomeno temerario. Ciò perchè la storia geologica e biologica della terra è quanto di più imprevedibile e causale sia mai avvenuto. Fra glaciazioni, tre estinzioni di massa, la persistenza di forme di vita batterica per oltre due miliardi di anni, l'estinzione di almeno il 90 per cento delle forme di vita che hanno vissuto sulla terra, tutto sembra tranne che vi sia un disegno progettuale coerente. Senza contare che fino a 30 mila anni fa, quindi quasi alla vigilia della storia, esistevano sulla terra almeno quattro specie "homo", neanderthal, Denisova e Floriensis, oltre a Sapiens. e tutte e quattro avevano una cultura tecnologica per cacciare e pescare e per produrre abiti e fuoco ed inoltre una primordiale cultura simbolica e culto dei morti.
Insomma, portato alle estreme conseguenze, ed ammettendo che la paleontologia non diffonde fake-news, constatiamo che l'uomo è emerso da una serie di casuali avvenimenti bio-geologici. Insomma oggi ci siamo, abbiamo dimostrato di essere piuttosto in gamba, ma in realtà in molti passaggi, a partire dalla prima specie vertebrata, la pikaia, siamo stati semplicemente fortunati, ed oggi al nostro posto avrebbe potuto tranquillamente esserci una civiltà di api giganti.
Tutto ciò però, oltre ad avere implicazioni scientifiche ne ha anche di filosofiche. Perchè se tutto questo è vero, il senso della vita a cosa si riduce? Non esiste nè un fine ultraterreno, secondo quanto professato dalle religioni, nè un fine laico di "affermazione dell'uomo" come specie suprema della terra, giunta al termine di un processo ordinato e meccanico, "evoluzionistico", appunto.
A me personalmente, la teoria darwiniana sembra in primo luogo molto verosimile: le prove che il modello di Darwin sia effettivo, provengono ormai da molteplici settori, dalla genetica, alla paleontologia, dall'etologia alla biologia. In secondo luogo, se questo è lo stato delle cose, allora dobbiamo interrogarci diversamente sul nostro ruolo sulla terra.
Paradossalmente, proprio il nostro "essere gettati" nel mondo, dovrebbe farci sentire maggiormente responsabili verso il mondo e il suo equilibrio, perchè non c'è alcun determinismo e nessuna apocalisse ci sarà a dividere i buoni dai cattivi. Ci siamo qui noi, ora, con il nostro corredo genetico e culturale, necessitati a fare delle scelte che ci riguardano e che riguardano i nostri successori, coloro a cui daremo in eredità questa terra, siano essi facenti parte del genere umano o di altre specie non ancora sviluppate.
Qualcuno potrebbe interpretarla quasi una hybris scientista, ma in realtà non è così. E' anzi una visione molto umile dell'uomo, che non ha nessun compito delegato da una autorità superiore per quanto astratta come potrebbe essere quella panteista, ma che deve prendere in mano il suo proprio destino. In questo avverto un grande senso di libertà, limitato dalla morte, dai nostri vincoli biologici e temporali ma che deve rispondere in modo responsabile a sè stesso, in quanto "specie animale".
Ed in questo nello stesso tempo scorgo, in modo diverso, la riproposizione del messaggio kantiano, quando definisce l'illuminismo.
"Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità, dovuto a sè stesso". Tra il modello dell'uomo come tutto di Omero e dell'Occidente e dell'uomo come nulla, di Siddharta e dell'Oriente, si affaccia questo nuovo modello dove all'uomo si dà un peso, che non è tutto e non è niente: il peso della responsabilità in un universo che potrebbe tranquillamente fare a meno di lui.