C'è un nesso fra scienza moderna (ovvero quella che va da Galilei ad oggi) e politica e se c'è, è un collegamento che ha peggiorato lo statuto della politica rispetto a quella degli antichi oppure lo ha migliorato?
La scienza è l'attuale modello della conoscenza, avendo surclassato altri modelli alternativi come la filosofia o la religione. E pertanto come modello è stato spesso considerato trasferibile in qualche modo all'arte politica. La tecnologia, se non la scienza, ha avuto un posto importante fra gli idoli degli stati totalitari del XX secolo. La scienza in qualche modo è sempre alla ricerca di una verità "oggettiva", unica, misurabile. Questa impostazione potrebbe essere antagonista ad un valore tipico della democrazia moderna, il pluralismo, la libertà di opinioni.
Inoltre la scienza sembra imporre un nuovo decalogo di regole "giuste" che rende gli uomini uguali e "pecoroni".
Kant, nel suo famoso saggio "Was ist Aufklarung" ad un certo punto dice "Se ho un libro che pensa per me, un medico che decide per me sulla dieta che mi conviene, io non ho più bisogno di darmi del pensiero per me. Purchè sia in grado di pagare, non ho più bisogno di pensare". La supremazia della scienza si scontra anche con la concezione rousseauiana, secondo la quale ognuno deve essere in grado di decidere su ogni questione, senza doversi riferire a degli "esperti".
D'altro lato il regime democratico liberale abbatte l'ancien regime in concomitanza con il successo su larga scala della scienza e delle sue applicazioni e quindi, tranne che optando per una valutazione totalitaria della stessa democrazia moderna, la scienza ha anche liberato le menti ed ha offerto nuove ipotesi per la regolazione del conflitto politico.
La situazione attuale, in merito a questo nesso, è riassumibile anche attraverso uno schema che riguarda il rapporto fra "sapere" e "politica".
Ad un lato dello schieramento vi è "L'Asofocrazia", la democrazia degli uomini comuni, che non ritengono la conoscenza un criterio per governare. Un sistema politico fondato solo sui voti raccolti dai candidati, indipendentemente dalla loro competenza. Anzi, l'assenza di competenza diventa il fattore fondamentale per creare una classe politica proveniente dalla gente comune, scardinando le cosiddette cricche politiche autoreferenziali.
Dall'altro lato del problema vi è "La Tecnocrazia". La conoscenza e il sapere che governano la politica guardando ad essa come un meccanismo da far funzionare, indipendentemente dai desideri dei governati, in un'ottica che potremmo definire di neo-paternalismo.
Tra questi due mostri, fra Scilla e Cariddi, secondo voi, che ruolo deve rivestire la scienza, ammesso che ne debba rivestire uno?
La scienza è l'attuale modello della conoscenza, avendo surclassato altri modelli alternativi come la filosofia o la religione. E pertanto come modello è stato spesso considerato trasferibile in qualche modo all'arte politica. La tecnologia, se non la scienza, ha avuto un posto importante fra gli idoli degli stati totalitari del XX secolo. La scienza in qualche modo è sempre alla ricerca di una verità "oggettiva", unica, misurabile. Questa impostazione potrebbe essere antagonista ad un valore tipico della democrazia moderna, il pluralismo, la libertà di opinioni.
Inoltre la scienza sembra imporre un nuovo decalogo di regole "giuste" che rende gli uomini uguali e "pecoroni".
Kant, nel suo famoso saggio "Was ist Aufklarung" ad un certo punto dice "Se ho un libro che pensa per me, un medico che decide per me sulla dieta che mi conviene, io non ho più bisogno di darmi del pensiero per me. Purchè sia in grado di pagare, non ho più bisogno di pensare". La supremazia della scienza si scontra anche con la concezione rousseauiana, secondo la quale ognuno deve essere in grado di decidere su ogni questione, senza doversi riferire a degli "esperti".
D'altro lato il regime democratico liberale abbatte l'ancien regime in concomitanza con il successo su larga scala della scienza e delle sue applicazioni e quindi, tranne che optando per una valutazione totalitaria della stessa democrazia moderna, la scienza ha anche liberato le menti ed ha offerto nuove ipotesi per la regolazione del conflitto politico.
La situazione attuale, in merito a questo nesso, è riassumibile anche attraverso uno schema che riguarda il rapporto fra "sapere" e "politica".
Ad un lato dello schieramento vi è "L'Asofocrazia", la democrazia degli uomini comuni, che non ritengono la conoscenza un criterio per governare. Un sistema politico fondato solo sui voti raccolti dai candidati, indipendentemente dalla loro competenza. Anzi, l'assenza di competenza diventa il fattore fondamentale per creare una classe politica proveniente dalla gente comune, scardinando le cosiddette cricche politiche autoreferenziali.
Dall'altro lato del problema vi è "La Tecnocrazia". La conoscenza e il sapere che governano la politica guardando ad essa come un meccanismo da far funzionare, indipendentemente dai desideri dei governati, in un'ottica che potremmo definire di neo-paternalismo.
Tra questi due mostri, fra Scilla e Cariddi, secondo voi, che ruolo deve rivestire la scienza, ammesso che ne debba rivestire uno?