Le riflessioni sull'intelligenza collettiva, connettiva, etc. tendono a tutelare, o addirittura a valorizzare, l'individualità del singolo "utente", mentre lo scenario da te proposto nel caso 2 (il più radicale) sembra rimuovere totalmente la volontà individuale (che è ciò che crea sia i conflitti che le svolte storiche) rendendo l'individuo una sorta di periferica passiva (decisamente poco umana, anche perchè le emozioni ed i sentimenti non sarebbero più gli stessi...).
Nel caso 1, ogni soggetto diverrebbe onniscente delle coscienze altrui, ma fino a che punto sarebbe libero di scegliere la modalità di interazione con l'altro? La "totale condivisione", ovvero la mancanza di "maschere" e "filtri" (anche ammettendo che sia tutelata da un impeccabile antivirus) non produrrebbe comunque, se non un "overflow", quantomeno un'alienazione dai consueti processi cognitivi che hanno alimentato lo sviluppo della ragione umana?
In entrambi i casi, l'incognita principale credo sia il software deputato a gestire questa interazione planetaria: se fosse un deus ex machina (con una sua intelligenza artificiale) che pilota l'umanità come un suo videogioco (rovesciando quanto accade ora), non avrebbe forse più senso parlare di "umanità" in senso umanistico (ci ritroveremmo praticamente in Matrix: uomini-batteria-connessi vs uomini-sovversivi-disconnessi...); se fosse invece un programma che si limita ad agevolare la condivisione di dati, la responsabiliàtà della manutenzione (inevitabile, credo) di tale software sarebbe a dir poco tanto inquietante quanto soverchiante...
In entrambi i casi, il grado di umanità residua sarebbe inversamente proporzionale alla dipendenza da tale software: più la connessione porta input, oltre che dati, più l'essere connesso finirebbe con il perdere la propria autonomia, diventando sempre più automa (non autonomo e non più homo...).
Nel caso 1, ogni soggetto diverrebbe onniscente delle coscienze altrui, ma fino a che punto sarebbe libero di scegliere la modalità di interazione con l'altro? La "totale condivisione", ovvero la mancanza di "maschere" e "filtri" (anche ammettendo che sia tutelata da un impeccabile antivirus) non produrrebbe comunque, se non un "overflow", quantomeno un'alienazione dai consueti processi cognitivi che hanno alimentato lo sviluppo della ragione umana?
In entrambi i casi, l'incognita principale credo sia il software deputato a gestire questa interazione planetaria: se fosse un deus ex machina (con una sua intelligenza artificiale) che pilota l'umanità come un suo videogioco (rovesciando quanto accade ora), non avrebbe forse più senso parlare di "umanità" in senso umanistico (ci ritroveremmo praticamente in Matrix: uomini-batteria-connessi vs uomini-sovversivi-disconnessi...); se fosse invece un programma che si limita ad agevolare la condivisione di dati, la responsabiliàtà della manutenzione (inevitabile, credo) di tale software sarebbe a dir poco tanto inquietante quanto soverchiante...
In entrambi i casi, il grado di umanità residua sarebbe inversamente proporzionale alla dipendenza da tale software: più la connessione porta input, oltre che dati, più l'essere connesso finirebbe con il perdere la propria autonomia, diventando sempre più automa (non autonomo e non più homo...).


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