Per Anthony.
L'equilibrio del dopoguerra di cui parlo è quello molto conosciuto anche nell'ambito economico, riassumibile con il termine "new deal". Vi furono tra il 1945 e il 1985 delle condizioni storiche e sociali che favorirono il controllo delle disuguaglianze e dei processi di concentrazione.
Sul fatto che oggi nel mondo occidentale ci sia una concentrazione della ricchezza in un numero sempre più stretto di persone, non ci sono dubbi e non credo bisogna essere esperti per constatarlo. Il differenziale fra lo stipendio di un operaio e quello del suo dirigente ha assunto proporzioni vergognose.
Ovvio che a livello globale le proporzioni cambino. Il Marocco sta vivendo uno splendido boom economico, così come la nota Cina.
Ma quello che va sottolineato è che solo nel mondo occidentale si è affermata una salda tradizione democratica. In Marocco la polizia può picchiarti in pubblico se lo crede, solo perché stai baciandoti in pubblico con la tua ragazza.
Per alcuni decenni, se non per alcuni secoli, liberalismo, democrazia e sviluppo economico sono andati di pari passo, con alti e bassi anche di un certo spessore.
Il binomio liberalismo-democrazia è stato più sano quando ha avuto dei concorrenti, che si chiamassero nobiltà, fascismo o comunismo, poco importa.
In fasi di monopolio ideologico, invece questo binomio tende a sfaldarsi.
A questo punto esistono due strade che possono essere imboccate, anche contemporaneamente: l'ideologia populista, un cui anello è la creazione ad hoc di minacce evanescenti ma emozionalmente vive, è la prima.
La seconda è scaricare le contraddizioni di questo modello nella natura, ma assistiamo tutti alla impossibilità di proseguire su questa strada, pena la fine "reale" della agiatezza occidentale (presumibilmente senza la fine delle disparità).
Sottolineo che tutto questo lo denuncio in difesa del liberalismo, perché sono consapevole che si tratta di un modello che comunque potenzialmente ci offre la libertà, ma se questo modello non è più in grado di autocorreggersi, allora le conseguenze potrebbero essere molto gravi.
Le politiche economiche di cui tu parli, Anthony, fanno parte della capacità del sistema di compensare, ma visti i risultati, direi che si è trattato di dare l'aspirina ad un malato grave.
Un possibile rimedio molto potente potrebbe essere vera "unione" europea, in termini non solo economici, ma anche fiscali, militari, politici.
L'equilibrio del dopoguerra di cui parlo è quello molto conosciuto anche nell'ambito economico, riassumibile con il termine "new deal". Vi furono tra il 1945 e il 1985 delle condizioni storiche e sociali che favorirono il controllo delle disuguaglianze e dei processi di concentrazione.
Sul fatto che oggi nel mondo occidentale ci sia una concentrazione della ricchezza in un numero sempre più stretto di persone, non ci sono dubbi e non credo bisogna essere esperti per constatarlo. Il differenziale fra lo stipendio di un operaio e quello del suo dirigente ha assunto proporzioni vergognose.
Ovvio che a livello globale le proporzioni cambino. Il Marocco sta vivendo uno splendido boom economico, così come la nota Cina.
Ma quello che va sottolineato è che solo nel mondo occidentale si è affermata una salda tradizione democratica. In Marocco la polizia può picchiarti in pubblico se lo crede, solo perché stai baciandoti in pubblico con la tua ragazza.
Per alcuni decenni, se non per alcuni secoli, liberalismo, democrazia e sviluppo economico sono andati di pari passo, con alti e bassi anche di un certo spessore.
Il binomio liberalismo-democrazia è stato più sano quando ha avuto dei concorrenti, che si chiamassero nobiltà, fascismo o comunismo, poco importa.
In fasi di monopolio ideologico, invece questo binomio tende a sfaldarsi.
A questo punto esistono due strade che possono essere imboccate, anche contemporaneamente: l'ideologia populista, un cui anello è la creazione ad hoc di minacce evanescenti ma emozionalmente vive, è la prima.
La seconda è scaricare le contraddizioni di questo modello nella natura, ma assistiamo tutti alla impossibilità di proseguire su questa strada, pena la fine "reale" della agiatezza occidentale (presumibilmente senza la fine delle disparità).
Sottolineo che tutto questo lo denuncio in difesa del liberalismo, perché sono consapevole che si tratta di un modello che comunque potenzialmente ci offre la libertà, ma se questo modello non è più in grado di autocorreggersi, allora le conseguenze potrebbero essere molto gravi.
Le politiche economiche di cui tu parli, Anthony, fanno parte della capacità del sistema di compensare, ma visti i risultati, direi che si è trattato di dare l'aspirina ad un malato grave.
Un possibile rimedio molto potente potrebbe essere vera "unione" europea, in termini non solo economici, ma anche fiscali, militari, politici.