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Messaggi - green demetr

#2281
Tematiche Spirituali / Re:Dio e l'eternità
19 Aprile 2018, 09:18:11 AM
Citazione di: viator il 16 Aprile 2018, 15:13:26 PM
Salve. Riflettevo su uno degli attributi di Dio tradizionalmente (ma anche dottrinalmente, mi sembra) presenti all'interno del Cristianesimo.

La sua eternità.

L'eternità sarebbe lo scorrere del tempo privo di un inizio e di un termine.

Il tempo sarebbe il flusso degli eventi.

Gli eventi consistono nella concatenazione (continua) delle cause e degli effetti oppure, per il credente, nel'agire di Dio.

Quindi il quesito diventerebbe : cause ed effetti (o agire divino) sono sempre esistiti in passato ed esisteranno sempre in futuro ?

Si danno a questo punto due ipotesi :

A) Cause. effetti, agire divino sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Perciò l'eternità esiste ma non esiste la Causa Prima (che per i teologi sarebbe appunto Dio).

B) Esiste una causa prima (con o senza maiuscole) (e quindi un effetto-scopo ultimo). Perciò Dio esisterebbe ma non esisterebbe l'eternità (che teologi e credenti identificano con Dio).

Sono sconcertato.

Il tuo sconcerto è dovuto probabilmente alla causa prima che era di origine metafisica medievale.
Non scientifica.

La teologia è andata poi oltre, proprio perchè in disputa (taciuta o meno) con la scienza.

Dio è eterno nel senso che è FUORI DAL TEMPO.

Egli è dentro e accanto al tempo, per dirla con Rosmini in una visone umano troppo umana.
Che dia merito alla trascendenza.
#2282
Tematiche Filosofiche / Re:Il primato della politica
19 Aprile 2018, 09:12:41 AM
Citazione di: baylham il 18 Aprile 2018, 18:44:56 PM
"Circa 6 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno per malattie facilmente curabili e prevenibili. Uno ogni 5 secondi. La malnutrizione è la principale concausa nella metà dei casi.
Al mondo c'è abbastanza cibo per tutti ma povertà, guerre, disastri naturali e cambiamenti climatici fanno sì che troppe famiglie non riescano a nutrire i propri bambini.
Con la campagna Fino all'ultimo bambino, vogliamo salvare e dare un futuro ai bambini senza un domani."

Tratto dal sito di Save the Children.

Forse l'economia e la politica si occupano di assegnare, distribuire la denutrizione o malnutrizione da millenni, ma a eliminarla non riescono. Evidentemente al mondo non c'è abbastanza cibo per tutti i viventi.

Dubito che la bioetica o la teologia politica siano in grado di risolvere questo problema, forse bisogna ripartire dal nucleo profondo dell'uomo, dalle basi, da zero.

La politica italiana è bloccata su chi sarà il prossimo leader, Di Maio o Salvini. Di questo si occupa la politica, di nullità.

Di cibo ce ne è in abbondanza, è che è mal distribuito.
Poichè parlavo con un giovane amico ecologista, qualche anno fa, ho fatto una ricerca, penso sul sito della FAO, in cui si faceva notare che un terzo del grano viene mangiato da animali da batteria (come le mucche), che servono per la godereccia società occidentale.

Certamente come dici tu il problema sarebbe quello di ripartire da zero.

Ma per ripartire da zero con l'uomo bisogna anzitutto capire quali follie lo abitano senza che lui se ne accorga.

La teologia politica è quella che se ne occupa.
La bio-etica, intesa come lotta alla bio-etica, è il suo contraltare.

Ma appunto quelli sono temi complessi, con un background filosofico complesso, che richiedono forse, un approfondimento, che non tutti possono o vogliono fare.


Direi allora proprio di rimanere sul politico, e sulle proposte da fare, e sulla segnalazione delle storture.
#2283
Citazione di: Angelo Cannata il 19 Aprile 2018, 08:29:32 AM
Fu Pilato a chiedere a Gesù se fosse re. Non so da dove tu abbia tratto quest'idea che Gesù intendesse rinviare all'opinione altrui e negare di affermarlo in prima persona. Gesù non rinviò la risposta all'opinione degli altri, al contrario, affermò in tutta chiarezza che egli si riteneva re, pur precisando che il suo regno non era di questo mondo. Siamo in Giovanni capitolo 18,33-37:

Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?». Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re».

Quando Gesù dice "Tu lo dici", non si può intendere come se dicesse "Lo dici tu, non io": Gesù non dimostra alcuna reticenza nell'affermare a chiare lettere che egli si ritiene re, quindi non ha alcun motivo di intendere "Lo dici tu, non lo dico io". L'espressione piuttosto evidenzia come chi ha posto la domanda si renda involontariamente strumento del disegno che Dio ha deciso di portare a compimento. È come se Gesù gli avesse detto: "Puoi fare e dire quel che vuoi: qualunque cosa farai e dirai ti renderà automaticamente strumento per contribuire a portare a compimento il progetto di Dio Padre; c'è un progetto che Dio Padre sta portando a compimento e non lo potete fermare in alcun modo".


Non concordo minimamente con la tua lettura, che stravolge completamente la dignità del Cristo, e la narrazione di Giovanni.
Credo che questo tuo voler appiattire il vangelo e la bibbia in continuazione, nasconda problemi di altro genere che la semplice esegesi.

Nel vangelo di Giovanni la distanza siderea con Dio è ribadita più volte.
Altri te l'hanno detto, il mio regno non è di questo mondo, tu dici che io sono re.

Testimoniano proprio in linea con quella tradizione, che è poi la premessa per la nuova alleanza.

Peccato che avrebbe dovuto essere un alleanza della dignità, intesa come umiltà, come agape e non dell'arroganza.

Ma questo fraintendimento mortale, in cui è l'anima che muore, ecco che mi diventi ateo.

Ma allora come parlare poi di spiritualità? I miei dubbi su di te, aumentano.


#2284
Tematiche Filosofiche / Re:Il populismo filosofico
18 Aprile 2018, 17:00:57 PM
Citazione di: sileno il 15 Aprile 2018, 08:40:50 AM
mi spiace, per inesperienza ho creato un po' di confusione nel precedente argomento, non sono riuscito a rispondere a tutti,Ritento con questo.
Il populismo filosofico

Ho partecipato a una serie di seminari filosofici". Relatori noti filosofi, saggisti, docenti, ecc. tra cui Rovatti.
Si discute sulla filosofia nell'epoca dei media. Può ancora esercitare un ruolo nel rumore di fondo dei discorsi mediatizzati? Deve farsi populista per sopravvivere? E' finito un discorso emancipatore con il predominio di quello mediatico?
Populismo che può intendersi anche come "popolarismo" da banalizzante cultura di massa che coinvolge ogni tipo di sapere. Esempio ne può essere il populista Benigni, dantista che piace proprio perché con la letteratura zoppica. Ma è il ventennio di Berlusconi che ha improntato la sottocultura espressa anche dalle connessioni, telefonini, fotocamere, ecc. : un liquame in cui nuotiamo e nello stesso tempo alimentiamo. Tutto questo porta a catastrofi cognitive. Come tirarci fuori? Impossibile, se attrae unicamente ciò che rappresenta l'"uomo qualunque", il dilettantismo di chi inciampa e commette errori apposta per ottenere consensi.

I festival di filosofia pret à porter non incidono sul modo di vedere, non cambia nulla, non inducono a dialoghi costruttivi, a nessuna concretezza. Non influiscono sulla vita, le coscienze non mutano, non c'è alcun movimento d'idee.

A tal proposito Boncinelli dice: "l'uomo non ama conoscere la verità, preferisce le nozioni confuse e inverificabili, che conducono alle mitologie. Le parole nebulose delle frasi fatte, pregiudizi che attivano in noi reazioni immediate e irrazionali. Si richiede una pulizia semantica per non ostinarsi sul riferirsi sempre su un'Immaterialità Suprema, prediletta e riposante. Dimensione prelogica, ambigua, mistica, confusa. Complessa è la strada per ripulire termini e concetti rifiutando il magico e il religioso.

Viviamo in un periodo che considera filosofia ogni cosa, tanto da riuscire a scoprirla ovunque: filosofo è chi s'interessa di qualsiasi cosa:pubblicitario, romanziere, organizzatore di eventi. Consulente, manager, politico, sarto, sportivo, informatico, il religioso, cuoco, malavitoso. Necessita festivalizzare la cultura?Ma in realtà è chiedersi senza dar nulla per scontato, non arrendersi, ascoltare, allenare la mente. ( A. Torno)

Siamo tutti soggetti alla nostra storia plasmata da famiglia, cultura, il sociale, la politica, ecc. Oltre al non saper prender distanza dal nostro narcisismo.
Si devono riconoscere i luoghi comuni che c'impediscono di ragionare. Il termine "filosofia" s'è svuotato, così il senso delle parole, sganciate dal contesto concreto. Cadono dall'alto solo le parole che escono da uno schermo, "vere" e assiomatiche.
I festival hanno successo, ma essi stessi dipendono da una rapida mercificazione del sapere, con nessun percorso di ricerca. Allenamento e fatica contrastano col nostro tempo di corsa, rari leggono oltre la metà di un articolo da quotidiano, si sa per approssimazione. Impossibile andare contro i gusti d'un pubblico cambiato e che cambia. Nessun interesse c'è per gli approcci di tipo filosofico, come chiarezza mentale, soprattutto educazione al rapporto con se stessi, in contrasto con l'incuria mentale. C'è urgenza di pensieri nuovi.
Rovatti definisce "fascista" il tipo di lingua propagandistica: nazismo, fascismo, berlusconismo, con linguaggi simili all'"ocoparlare" di Orwell. Tutti siamo imbevuti d'internet, TV; parliamo per semplificazioni, svuotamento di senso, come per "amore", l"libertà", ecc.

Il filosofo è scomodo, irritante, rischia la faccia se ha il coraggio di sfidare le idee prevalenti. Occorre ironia per spiazzare i problemi e farli vedere in una luce non abituale, o si resta grigi funzionari del pensiero.

Sarei pure d'accordo se queste cose non fossero dette da Boncinelli, il tipico esempio di cosa succede quando si lascia che a fare filosofia sia uno scienziato e non un filosofo.
Dimodo che la tesi di fondo, non è tanto che la questione sia sul senso dell'esistere, e di cui l'irrazionalismo contemporaneo, e di tutti i tempi, è solo una delle possibili risposte, quanto piuttosto che NON ESISTE SENSO, e che l'unico cosa sia la conoscenza del vero.

Il quale vero per tale essere, sono le teorie della neuroscienza.....

E meno male che aveva appena finito di dire che siamo tutti all'interno di fenomeni storici!!!!
#2285
Citazione di: Angelo Cannata il 16 Aprile 2018, 10:13:13 AM
Citazione di: baylham il 16 Aprile 2018, 09:52:10 AMGesù non ha accettato la sofferenza e la morte, non aveva alternativa, come un condannato a morte.
L'alternativa l'aveva: gli sarebbe bastato mostrare un minimo di disponibilità a discutere, chiarire, intendersi. Al sinedrio, mentre i sacerdoti cercavano come accusarlo, lui coglie la palla al balzo e fornisce loro di proposito il capo d'accusa, provocandoli con le sue affermazioni. Gli sarebbe bastato dire che avevano frainteso le sue parole. Pilato fece lo sforzo di salvarlo, ma anche con lui Gesù dimostrò un comportamento volto a forzare l'andamento degli eventi: si mise a rispondere in maniere provocatorie, come se avesse intenzione di mettere più a nudo possibile la non disponibilità di chiunque a compromettersi col suo insegnamento. Insomma, è come se avesse detto "Se mi volete risparmiare la vita, dovete aderire apertamente alla mia dottrina; se non siete disposti a questo, sono io che condanno voi senza appello e vi costringo a condannarmi a morte, affinché venga allo scoperto nella maniera più decisa l'abisso che ci separa". Di fronte a questa cocciutaggine provocatoria di Gesù, Pilato si lavò la mani, come per dire "Mi arrendo, ho fatto il possibile, ma lui non collabora per niente".
In questo senso si può dire che Gesù la condanna se la cercò decisamente, anche se ovviamente non fu lui a prendere l'iniziativa.

A volte la tua iconoclastia mi lascia senza parole.

Il messaggio messianico del Cristo, è proprio nella testimonianza di un Nuovo Regno.

Come poteva testimoniarlo se non dimostrando la follia del suo tempo?

Se non ricordo male, Erode gli chiede se lui si crede RE, ma egli risponde, gli altri lo credono, NON IO.

E credo che non ci sia niente da aggiungere. Una dignita infinita.
#2286
Citazione di: sileno il 14 Aprile 2018, 19:16:14 PM
La cosa più desiderabile per l'uomo.
"La leggenda narra che Mida inseguì nella foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso.Quando gli cadde tra le mani, domandò quale fosse la cosa migliore e più desiderabile per l'uomo.Il demone tace,finchè, costretto dal re, esce in queste parole:
"Stirpe miserabile e effimera, figlio del caso e della pena, perchè mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggioso non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. ma la cosa in secondo luogo migliore per te è – morire presto."
Questo, per il Nietzsche "tragico".Verità che è meglio non sapere: il suicidio razionale.
Nietzsche a scuola viene edulcorato e censurato. Si pensi anche a grandi poetii, pensatori profondi , a personaggi . Ricordo il Pascoli: "Eppur felice te che al vento non vedesti cader che gli aquiloni",per un ragazzo morto. Ma gli esempi sarebbero innumerevoli.
Sileno piace perché la verità ha un suo fascino. Andrebbe detta anche se sgradita - solo qualora richiesta ? - e interiorizzata. Così non è proprio per tutti.
Attrae perché svela falsità e idee consolatorie che si riveleranno illusorie.
Maestro di Nietzsche fu Schopenhauer, ammiratore di Leopardi :
" Vivere è differire la morte ... si persevera per paura della morte. Il nulla della morte in Occidente viene rimosso.
La religione non può contrastare l'angoscia esistenziale. Base della cultura greca: dolore dell'esistenza senza illusioni ultraterrene.

Proprio così Sileno.
Ma questa non è la fine, è solo l'inizio del filosofare, la presa in consegna della propria destinalità, la libertà di scorgerne il senso, è il vero obiettivo del filosofare.
#2287
Tematiche Filosofiche / Re:Il primato della politica
18 Aprile 2018, 16:46:15 PM
Citazione di: Jacopus il 17 Aprile 2018, 23:02:59 PM
Scusate il ritardo, avrebbe detto Massimo Troisi. :).
Per Green: qualche volta possiamo anche essere d'accordo. In questo caso però non so dove avrei scritto che non sono un fan della scienza. Il metodo scientifico è un conto. Utilizzare la scienza come un feticcio insulso, esattamente come fanno i siti bufalari è un'altro. In quest'ultimo senso mi riferisco al darwinismo sociale, ma la sociologia quando viene fatta in modo serio è una scienza, per quanto inesatta, se segue il metodo scientifico, riassumibile in pochi concetti chiari e semplici: misurabilità, sperimentabilità, riproducibilità, offerta ad un pubblico di specialisti per la valutazione, possibilità di modificare la teoria iniziale tutte le volte che la realtà lo impone o si presenta una teoria migliore. In questo senso la scienza è antica come il mito della caverna di Platone e presuppone l'adozione di un paradigma opposto a quello che spesso invece ci piace di più, quello del mistero, della mistica, dei sensi e dello spiritismo, dell'accettazione della tradizione ammantata di autoritarismo. Basta stare attenti e sapere che anche la scienza può rivoltarsi contro l'uomo e diventare autoritaria, ma il metodo scientifico è irrinunciabile se vogliamo progredire mentalmente ed anche spiritualmente (quest'ultima aggiunta non saprei spiegarla, mi è venuta spontaneamente in un "attimo di felicità").


Diciamo che sei per un metodo scientifico progressista e non reazionario, o almeno lasciamelo credere, dunque. Va bene mi rincuora. :)

Matrix non ci ha ancora presi in consegna totale.  ;D
#2288
Tematiche Filosofiche / Re:Il primato della politica
18 Aprile 2018, 16:42:38 PM
Citazione di: baylham il 16 Aprile 2018, 12:01:02 PM
A green demetr

La politica ha mai pensato di eliminare la respirazione, la fame, la sete, le deiezioni, il freddo, il sesso, il pensiero dell'uomo? Ha il potere di farlo? Io sostengo di no, quindi la politica è impotente sulla biologia.

La politica ha mai pensato di provvedere al cibo dell'uomo senza alimentarsi di altri viventi o di riprodurre l'uomo senza la sessualità? Ha il potere di farlo? Io sostengo di no, quindi la politica è impotente sull'ecologia.

Di che cosa si occupa principalmente la politica? Di economia. Quindi la politica dipende dall'economia e non viceversa.

In effetti la politica ha dei limitati poteri sulla biologia, sull'ecologia e sull'economia, ma la gerarchia di fondo, sostanziale, è inversa.

Eliminare no, ma dire che la politica non incide sulla fame, sul sesso, sul freddo etc...mi pare scioccante. Quindi c'entra eccome se c'entra con la vita biologica.
Certo che se non capisci una cosa basilare come questa....come farai a capire cosa è la bio-etica e la teologia politica, che sono le questione calde del presente e futuro della filosofia.
Per non rimanere troppo sul vago:  prova a pensare cosa vuol dire pagare le tasse, costringere i contadini alla fame, imporre i propri desideri sessuali se vuoi lavorare a hollywood (tanto per stare nell'opinione pubblica di questi giorni), nel dare o non dare casa ai barboni e ai bisognosi.....
Vedi sono tutte cose che contano! Mi raccomando robot!la gerarchia ha un potere fortissimo su queste cose.

Sulla seconda parte del tuo discorso, concordo, la politica è oggi economia, per questo Marx, chiedeva di ragionare sulla nuova categoria di economia politica. Per farla diventare una politica di economia!

Nel tuo discorso invece mancano qualsiasi intellettualità e si consegna ad una ipotetico zero, livello basico di sopravvivenza umana.
"Se questo è un uomo" direbbe Primo Levi!
#2289
Citazione di: sgiombo il 14 Aprile 2018, 13:06:28 PM
X Green Demetr

(Rispondo anche se non direttamente interpellato perché l' argomento mi interessa).

Mi pare che i colori (da Locke in poi), non essendo direttamente misurabili quantitativamente (ma solo indirettamente come frequenze, ampiezze, ecc. di onde elettromagnetiche), siano considerati parte delle qualità secondarie; mentre invece quelle quantitativamente misurabili (al di là delle immediate impressioni soggettive che possono provocare), come la velocità (zero in caso di quiete, diversa da zero in caso di moto), la temperatura (l' essere più o meno caldi o freddi dei corpi) e la massa (l' essere più o meno pesanti o leggeri) siano considerate qualità primarie.

Le osservazioni empiriche operate nell' ambito della scienza e le scale di riferimento cui si riferiscono, come ad esempio il meridiano terrestre nel caso del metro, (postulate come vere alcune tesi indimostrabili; fatto che mettoe insuperabilmente in dubbio la conoscenza scientifica stessa, ad essere razionalisti conseguenti fino in fondo) sono intersoggettive e non affatto del tutto avulse dal nostro percepire (intersoggettivo).
Dunque le verità scientifiche (nell' ipotesi che siano vere alcune tesi indimostrabili) non sono interpretazioni arbitrarie della realtà (materiale naturale; che non esaurisce la realtà in toto), ma descrizioni veritiere di qualcosa di reale e intersoggettivo (per quanto non in sé ma fenomenico); e la realtà (materiale naturale; che non é la realtà in toto), unica, é quella che tutti intersoggettivamente constatiamo (purché la osserviamo nei modi appropriati).

Per me (non credo per Epicuro cui rivolgi la domanda, da quello che ne leggo) la conoscenza é così importante (anche; oltre che per le possibili, spesso utilissime, talora dannosissime, applicazioni pratiche) perché ho il desiderio fortissimo di acquisirla (nella maggior misura possibile): la sua ricerca é (anche) fine a se stessa.


Devo confessare che faccio fatica a distinguere primarie e secondarie di locke.  :-[

Servirebbe un ripasso consistente.

Per quanto riguarda le scale di riferimento avulse dal soggettivo, esse sono messe all'interno della filosofia della percezione come capitolo ultimo.

Questo perchè nella discussione ciò che interessa è proprio il livello fenomenologico.

Difficile vedere nel colore una collezione di onde.

Nella filosofia della percezione, che è sostanzialmente la gnoseologia che si studia all'università, visto che tanti utenti qui se ne interessano, non è la scienza dura e pura.
Che viene appunto lasciata ad altri "poteri" e caste.

Nel mondo filosofico, visto che stanno tutti scrivendo qui, e non nell'apposita sede di scienze, la questione è legata alle teorie che TUTTE concordano in un solo passaggio, ossia che a qualunque scuola si vuole appartenere, ci si concentra sul Contenuto dei Dati.

Ossia che esiste un ipotetico contenitore di dati sensori, fisici, psicologici, fenomenici.

Dunque la questione si sposta dall'oggettivo al soggettivo, ossia alle interpretazione dei dati.

qua ci sone le lezioni del prof Spinicci, anche se anni prima di quando l'ho fatto io, l'impostazione è la stessa.

http://www.lettere.unimi.it/dodeca/spini01/coperti.htm

In particolare basta leggere la lezione 0, breve, per capire che partendo da Wittgenstein la questione subisce uno slittamento, tutt'altro che banale. (anche se a me indigesto comunque  ;) )


Non so cosa pensi di questo slittamente Sgiombo, mi pare la tua una sorta di pensiero complementare, laddove rispetto al soggettivo, sei d'accordo solo sulla indecidibilità, e
sul lato dei dati invece sposi le prospettive della scuola scientifica a scapito proprio della fenomenologia.
Non so se si può dire così. A te la parola.

nb. edit

ovviamente so che la tua posizione rispetto a quella che chiamo punto soggettivo, nella tua proposta, è una credenza una fede, a che vi sia un punto di incontro tra cosa in sè e fenomeno.
Questo sposterebbe di molto, ovviamente, la questione della filosofia contemporanea.
Come dici tu, infatti sei un ricercatore indipendente.
Ciò detto, la mia domanda è proprio cosa ne pensi delle proposte contemporanee, e dello slittamento che è avvenuto. (una sorta di congedo dalle scienza dure e pure, appunto, una mossa per sopravvivere accademicamente....non so, a te la parola, appunto!)
#2290
Certo, comprendere la propria vita.

Ma è proprio questo anche il suo limite, come se il suo limite fosse quello di non poter andare oltre la sua razionalità.

Dunque come rimbalzata dalla vita dopo Kant ed Hegel, essa si frantuma in quella ridda di specializzazioni, in cui appunto la conoscenza si riduce a mero dato di contemplazione estatica.

E' per questo che ritengo che la filosofia abbia bisogno di una rifondazione, non è con i soli concetti, o con la creazione di nuovi, che si esce dall'impasse dei blocchi psicologici e tecnici della società contemporanea occidentale.

Nella mia analisi, che appunto già dal nome, prende inizio, è la psicanalisi lo strumento regio della filosofia futura.

Essa ha però proprio la volontà di andare oltre la vita preconfezionata, quasi destinalmente inaggirabile, del vivere duro quotidiano (lotta alla sopravvivenza, lotta al potere, lotta al riconoscimento, lotta all'amore).

In questo caso serve una nuova topologia dei luoghi interiori, per cui in qualche maniera mi sento vicino alla ricerva sulla spiritualità di Cannata, o alle proposte per una filosofia futura come diritto, nicciana, di Garbino, per esempio.
#2291
Presentazione nuovi iscritti / Re:Ciao a tutti
14 Aprile 2018, 12:03:55 PM
Citazione di: viator il 13 Aprile 2018, 12:49:46 PM
Salve Essere Immortale. Credo di aver capito. E' quel tizio che nello specchio vedi dietro di te e non sai se stia per poggiarti una mano sulla spalla oppure stia per mettertelo didietro.

;D  geniale!

bentrovato essere immortale
#2292
Attualità / Re:Il senso comune e la politica
14 Aprile 2018, 12:01:29 PM
Citazione di: paul11 il 13 Aprile 2018, 00:58:38 AM
ciao Inverno,
alcuni elementi di riflessione.........
il "senso comune"?
Ci sono alcuni sintomi nella politica che andrebbero approfonditi.
Quando nacque la democrazia ad Atene nel quinto secolo a.C. il cittadino era pensato come attivo.
Oggi è qualcosa di indifferente,perchè il potere  tende alla depoliticizzazione del cittadino.
I governi contemporanei agiscono sulle conseguenze, non sulle cause.
Oggi non si gestisce quindi l'ordine, ma il disordine.
Una strategia utilizzata da decenni dagli Usa è creare disordine peri luoghi geopolitici strategici del l mondo per intervenire e giustificare il "suo" ordine.
Un strategia tipica italiana è creare appositamente "opposti estremismi" affinchè si annullino.
Nel momento in cui si eleva un movimento di sinistra ,ecco apparire la "bomba", un attentato, affinchè il "buon senso" comune
popolare si rintani nel conformismo(la strategia della tensione)
Oggi la democrazia è ridotta ad una tecnica di potere, una tra le  tante.
Una strategia mediatica, ma non solo, è disarticolare il passato,tendere a cancellarlo.
Si dimentica che non si può interrogare il presente se non si conosce il passato.; così il presente diventa essenzialmente economico in cui si pretende una risposta con un sì o con un no, ostacolando seriamente il fare politica.

E infine la risposta al senso comune: l'anomia
anomia
a·no·mì·a/
sostantivo femminile1.

  • Assenza della legge, della regola o dell'ordine.

    • In sociologia, la condizione di relativa assenza di regole nel comportamento dei singoli come diretta conseguenza del venir meno di un quadro istituzionale capace d'integrare le diverse attività e i diversi valori.
  • Tipo di afasia per cui il paziente riconosce gli oggetti ma non sa definirli o chiamarli con il loro nome.

E' quasi più interessante la definizione 2. che ridefinita diventa: il cittadino riconosce gli oggetti della politica  ,ma non sa definirli o chiamarli con il loro nome.
E' lo stato confusionario in cui direi tutti hanno contribuito a portare la cittadinanza .

Da un ricordo di lettura su un "bigino" di sociologia, ricordo le teorie dell'americano Mosca, che studiava proprio l'anomia.

In sostanza uno stato che non si occupa di integrare, o dare possibilità di integrazione, la depressione è solo il sintomo e non la causa della stessa.


Il problema se la colpa è dell'individuo o della società, credo sia il tema di sottofondo da affrontare.

Io credo fermamente che la colpa è della società.
#2293
Attualità / Re:Il senso comune e la politica
14 Aprile 2018, 11:55:21 AM
Citazione di: baylham il 17 Marzo 2018, 16:43:31 PM
In uno stato democratico il colore della pelle non conta.
Ci sono militari e poliziotti neri. I cittadini neri sono più sicuri se i cittadini di altro colore sono disarmati.

Capisco l'idealismo, ma la realtà è un altra.
#2294
Citazione di: anthonyi il 05 Aprile 2018, 19:18:32 PM
Quelli che votano M5s fanno parte di una classe? Secondo me si, una nuova classe nata nel web e che si pone come alternativa rispetto alle precedenti. La classe è prodotta dalla comunicazione, perché è solo la comunicazione che produce la coscienza di classe e con essa l'unità politica. Essa non ha più un'ideologia perché non serve più, in questi tempi di società liquida anche la classe è liquida e può alternativamente adattarsi al modello sociale del PD o a quello nazionalista della Lega.
L'unica cosa importante è essere uniti e solo dopo scegliere le idee.

Quelli che votano un partito si chiamano rappresentanza, ma al loro iterno ci sono studenti, operai, la nonna, e gli imprenditori, quindi insomma una categoria molto più generica, rispetto al vecchio concetto di classe.

Oggi nella società a scatole cinesi del mondo terzialista chi è il capo? ogni capo con cui si ha a che fare risponde sempre ad un capo superiore.

I film del comunista Ken Loach sono analisi eccellenti di questa situazione (sebbene legate alla sola Inghilterra).

Inoltre chi sono i miei compagni? quelli del mio ufficio, o quelli che coadiuvano il mio ufficio, o quelli che aspettano che io faccia un passo falso, perchè sono lì alla finestra della disoccupazione pronti a prendere qualsiasi, dico qualsiasi pretesto, per scalzarti?

Qui il problema come dice spesso Paul, è quello di riformare quella rete locale di aggregazione che una volta era i partiti. E che oggi (come ieri) si sono infine rivelati solo specchiette per le allodole (i delusi dal 68), per corse alla poltrona.

Bisogna assolutamente ripensare centri di aggregazione vera, non di comodo.
Evitando perciò le forme di controllo, che poi diventano forme di ricatto politico.

Bisogna tornare quantomeno alla libera associazione.
Credo che addiritura in forma legale, sia di fatto impossibile.
Infatti i finanziamenti pubblici devonoe sempre averer uno SPOT, una motivazione, una pianificazione.
Certo mi riferisco ai miei tentativi di 20 anni fa, forse la materia legislativa è cambiata, ma non ci credo  ;) .

Non rimane che legarsi ad un progetto generalmente etico.
Cercando di non fare i solito cavolo di errori.

Se socialismo deve essere, deve essere socialismo libertario. (mi mancano tutte le letture del caso, mi perdonerete, ma le vie di uscita dal tunnel, sono tutte piuttosti scivolose, e non ho la forza intellettuale per perseguirle con convinzione).

#2295
Citazione di: Assenzio il 05 Aprile 2018, 10:42:08 AM
Esistono ancora le classi sociali? Secondo voi ha ancora senso, oggi, parlare di classi sociali? Secondo me se oggi possiamo ancora rintracciare una stratificazione sociale lo possiamo fare unicamente su base censuaria, tuttavia il fenomeno della mobilità sociale ha di fatto estromesso anche quest'ultima barriera classista da una tassonomia societaria. A questo punto secondo me si aprono tre scenari, o le classi sociali non esistono più ma rimangono solo come nomenclatura, ossia come retaggio idealistico di una dottrina sociale ottocentesca, oppure la mobilità sociale ha permesso l'emancipazione dell'individuo all'interno della sola borghesia, e quindi le classi sociali esistono ancora, o infine dobbiamo rassegnarci ad una mera fortuna logistica, cioè una cosa è se nasci a Montecarlo, un'altra cosa è se nasci a Scampia, e quindi la società sarà sempre divisa tra baroni e servi della gleba. Da questo punto di vista non riesco a capire se il comunismo, come visione politica, il cui scopo era la fondazione di una società senza classi sociali, è definitivamente morto e sepolto perché è venuta meno la sua causa, e cioè appunto la divisione della società in classi, oppure se fattualmente ha fallito perché un livellamento sociale è di fatto impossibile. Secondo voi?

Se prendi un qualsiasi manuale di sociologia, si afferma che non esiste più il concetto di classe sociale, che era una tassonomica della fase industriale, e vale solo come categoria generica storica, per distinguere il vero rapporto tra dominati e dominanti.

In questo senso forse sostituirei la coscienza di classe smarrita come dice oxdeadbeef con la altrettanto smarrita coscienza di "dominato" o di "debole" della società attuale.

D'altronde le categorie alto-basso sono al centro dei dibattiti sulla politica attuale in termini filosofici chiamato dibattito sul problema della Teologia politica.(e che riguardano concetti fondamentali come quello di sovranità o di comunità).

Chi comanda chi, chi comanda cosa? sono queste le sempiterne domande filosofiche.

Sulla seconda parte del quesito se la lotta dei dominati o dei deboli sia definitivamente fallita, insieme alla sua teoria ottocentesca, o relegata solo ai borghesi.
Rispondo che il problema vero, non è tanto se la lotta sia fallita, una lotta può sempre riprendere, anzi è evidente dalla storia che i deboli fanno resistenza, conscia o inconscia che sia.
Il problemo attuale è secondo me quello che ben dico oxdeadbeef, che si è perso addirittura la percezione che abbiamo perso qualcosa, è quello che in una felice definizione il pessimo fusaro, chiama problema del pensiero unico.

Ecco prima della lotta, forse è il caso di darsi una sveglia  ;)