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Messaggi - green demetr

#2281
Attualità / Re:LOGICA E POLITICA
28 Marzo 2018, 08:46:07 AM
La logica diceva che Lega e 5Stelle hanno lo stesso programma: protezionismo e resistenza ai diktat europei. E così è stato.  :)
Che la flat tax ci sia o meno non conta, poichè nel caso vi sia, altre tasse che la vanno a pareggiare verrebbero adottate.
Per quanto il famoso reddito di cittadinanza, essendo parametrato all'ISEE, l'esborso sarà minimo.
L'Italia è l'unico paese a reggersi ancora bene sulle famiglie, è a quello che puntano le sinergie del capitalismo schizofrenico, ossia del tutto e subito, senza manovre, senza riforme sociali consistenti.

Mi sembra un giornalista della stampa ha fatto notare che sia Salvini che Di Maio, percepiti come vincenti, hanno tutto l'interesse ad andare d'accordo.
Quindi un governo non politico che fa politica (della casta) è una affermazione geniale caro Eutidemo, che condivido e approvo.

Di certo è che questa cosa aiuta a non avere un ennesimo governo tecnico, e questo è una grande cosa!  :)

Anche se poi stiamo parlando nel bel mezzo delle scelte: il governo s'ha ancora da fare!

Vedremo  ;D
#2282
Citazione di: paul11 il 18 Marzo 2018, 01:48:08 AM
Citazione di: green demetr il 16 Marzo 2018, 22:13:18 PM
cit Paul
"probabilmente va ripensato tutto, ma di certo quella di oggi non  è sinistra e oggi non si fa politica, si fa visual, immagine, doxa,
Non c'è la forza di un pensiero ,di un percorso.Oggi strategicamente un politico dice una cosa, perchè studi di opinionisti e relative statistiche dicono che per arrivare ad un dato "target" bisogna fare pubblicità (oppps!) in un dato modo.

Questa è antipolitca è decostruzione politica."

E' quello che sostengo anch'io.


Il passaggio successivo è capire che fine ha fatto la politica, per questo al contrario di Maral, che crede più al fare ora, fare adesso, alla Fusaro, è necessario più che mai soffermarsi sul passato e capirne i fantasmi che si trascinano come miraggi, ma siamo nel deserto! Chiosa un Zizek.

Certo egli stesso con l'avvento di Trump e la marea di critiche che gli sono piovute addosso, ha dovuto ammettere che forse lo scotto da pagare per il cambiamento rischia di essere troppo oneroso.

L'inizio della politica pubblicitaria colta nel libro fondamentale "la società dello spettacolo", è giunta al rimbambimento della gente.
La solidarietà della gente era falsa, i centri di quartiere si sono sfaldati, posso solo ricordare di come quando le cellule comuniste andavano in giro a menarci durante i volantinaggi.
E di come tutto la passione fosse quella di menarsi, fascisti contro comunisti, e chi c'era di mezzo (io) veniva preso a botte lo stesso.
Per non parlare dei cortei da 5 persone e 20 carabinieri di scorta.

Era tutto falso, dai carteggi di mio nonno, in avanti, fino ai tradimenti dei sindacati, li ho vissuti tutti in prima persona.

Solidarietà era ed è solo una parola.

Bisogna avere il coraggio di andare nel merito: Perchè la gente deve essere solidale?
E' questo l'unico dato su cui riflettere.

Vi porto avanti io, è inutile prendere mazzate per un altro ventennio. Non ha motivo di essere solidale: terribile, semplice, piano.

Se lo si fa per una morale, come molti fanno, è una morale depensata, si finisce per non ricordare più perchè lo si sta facendo.

Il risultato si chiama corsa alla poltrona, defezioni, dispetti infantili.

Quando la morale non è più vissuta diventa una catena, su cui si spezzano i rapporti umani,

Lo aveva già chiaro il mio ANALFABETA bisnonno socialista prima delle guerra. (evidentemente prima ci si guardava negli occhi)

Si finiva allora per prediligere, per spostare l'attenzione sui diritti, e non più sui rapporti.

Fermo restando che sui diritti, a scapito di diverse vite, la mia famiglia è piena di martiri con stele annessa, io non rinuncerò mai a parlarne.

I diritti oggi sono stati spazzati via, perchè nel frattempo la società è colassata.

Credere che i rapporti siano strutturati dall'economia, è questo il grande sbaglio, errore ciclopico di tutto il socialismo prima e del comunismo poi.

I rapporti sono creati solo quando qualcosa è in comune.

L'evoluzione dei caratteri intellettuali dovuta alle forme democratiche, ci ha fatto sempre più capire, che prima della classe esistono i soggetti.

E che i soggetti non sono un pezzo unico di un ingranaggio universale.

I soggetti sono spezzati, come la letteratura la pittura la filosofia la musica ha intercettato e ribadito per tutto il novecento.

IL compito più alto dell'intellettualità è dunque quello di ricomprendere come il rapporto tra quegli esseri spezzati che noi siamo, da quegli essere perennemente "rimandanti" che siamo, ci consenta di trovare un senso comune.

Il senso signori!

Un senso che non sia ideologico, ma il frutto maturo delle analisi delle nostre paure e di quelle altrui, di come la solidarietà sia più una funzione del nostro stesso essere, che non una funzione di una analisi economica o politica che sia.

Capire che la feticizzazione è intrinseca al nostro agire, e proprio per questo ogni legge che viene emanata diventa un escremento, una traccia, che sempre più ci zavorra per l'avvenire.

Negli scritti anarchici, che provengono da un socialismo illuminato, vi erano tutte queste istanze di progresso.

Ma non vi è progresso senza analisi, e l'unica analisi è quella intellettuale: non vi è scampo (a mio parere).

Lenin o Mao l'avevano capito. L'egemonia intellettuale, è la base SINE QUA NON , vi sia una reale socialdemocrazia.

L'analisi è psicanalitica, non è sovrastrutturale.

Buon lavoro a tutti.
ciao green,
entriamo in un argomento che è profondo come la notte se interpreto bene il tuo discorso.
Se già l'economia è sovrastruttura e la politica altra ancora stratificazione culturale,
e seguendo la tua traccia il problema è psicanalitico, allora i problemi sono la paura e i simboli feticisti che
costruiscono i dispositivi culturali.
Ne desumo che il problema è come ,di nuovo, si interpreta la natura umana.

Se lo straricco non si accontenta di ciò che ha e per feticismo continua ad accumulare denaro, la morale direbbe che è iniquo
il suo agire e la sua mente è preda di una paura compulsiva che in realtà non riesca mai a quietare la sua sete di denaro.
Siamo tutti schiavi delle nostre paure e costruiamo forme intelligenti, dei dispositivi culturali per cercarla di bloccarla.
Allora la potenza e il dominio diventano tentativi di sublimazione,ai riti antichi sostituiamo abitudini moderne, nuove consuetudini sociali sostituiscono le vecchie e ci illudiamo che la conoscenza possa appunto costruire forme che quanto meno leniscano le paure. I cani abbaiono ascoltando il tuono, le rondini volano basse ,sentono l'elettricità dell'aria di un temporale in avvicinamento.
Forse abbiamo oltre che paure ancestrali,simili a quelle istintive animali,costruito per nostra caratteristica intellettiva delle costruzioni,ma non siamo mai riuscite a vincere, le trasformiamo storicamente.
La solidarietà allora diventa una esigenza di fare gruppo, di vincere la paura comune.

Ma detto questo Green, e probabilmente è parecchio importante andare  a fondo della tematica, perchè le forme economiche e politiche e l'aspetto morale del tipo è giusto il merito e non l'egualitarismo, è giusta la tirannia e non la democrazia,(sono esempi,,,al contrario) sarebbero effetti sociali, in cui il discrimine è comunque chi conquista il dominio e detta le regole,cioè chi culturalmente e come determina un modo di pensare.
Intendo dire che il debole una volta avuta la rivincita sul forte, se fosse solo la condizione economica  a spingerlo alla rivalsa, una volta divenuto adesso forte continuerebbe le stesse contraddizioni del suo nemico,

Penso, che oltre alla paura ancestrale umana che la conoscenza non riesce a vincere seppur costruisce dei dispositivi culturali dei surrogati di antichi riti,abbiamo un'etica.C'è chi riesce a spingersi non oltre un confine, c'è chi proprio non gli riesce.
Il senso del limite è etico se sociale e morale individuale e aggiungerei, appartiene ad un altro aspetto della natura umana, la coscienza.
Mi fermerei quì perchè il discorso è spinoso e arduo e sentirei, per chi ne ha voglia, altri pareri.


Sfortunatamente sembra che la maggior parte degli utenti intenda solo il lato politico della questione, e lo pretenda etico.
Chi pensando ad un socialismo liberale, chi ad un una società delle api, dove ognuno ha la sua funzione di competenza.


Ma torniamo proprio alla questione etica.

Se riprendiamo la metafora hegeliana in cui facciamo finire la storia dialettica servo-padrone che diventa padrone-servo, e lì implode.
Non capiremmo mai come invece è proprio la storia, ossia la negatività, che disattende qualsiasi pretesa morale.

Rileggendolo in chiave del potere naturale, è la stessa cosa.

Ma la morale riguarda lo scambio degli oggetti, o non forse lo scambio delle relazioni?

Seguendo l'antropologia strutturale, è chiaro che sono le relazioni ad essere cambiate, vendute.

Gli oggetti sono solo gli ornamenti, che permettono di entrare nella comunità.

Appunto come la sociologia ci insegna, cum munus, con un dono. (co- munus, co-munità).

Nella grande rilettura cristiana, il dono non è quello del supellettile, e del suo simbolo, il denaro, quanto invece della proprio persona.

Purtroppo si è perso il lato spirituale della vicenda, sappiamo tutti che persona, è un termine giuridico romano.

E come tale già principio di equivoci, perchè se il diritto è fondato sul dono della persona, appunto sul diritto familiare, il passo verso la sua alienzazione, e quindi scambio per mero ogetto, è breve.

Non lo è stato fin quando non sono nate le città.

Si poteva far finta di niente, per rimanere sotto lo stesso tetto, lo stesso scudo.
(famiglia Stemma regno sovranità).

Le gerarchie sono infinite.

Una volta rotto il simbolo con il suo contraltare spirituale, siamo alla consegna delle armi.
Il patto sociale era solo un passo più avanti.

Dentro la persona, però vi è anche il regno di Dio, il dono è anche quello! E' sopratutto quello. Le infinite manifestazioni della volontà divina, alias Natura.

La grande iattura diagnosticata nella post-modernità  è proprio la iattura con il giusnaturalismo cristiano.

Lasciato lo scudo crociate di nostro Signore redentore, Il Diavolo e il suo sterco, ossia l'usura è entrata di forza nella storia.

Chiamasi signoraggio, ed è l'unico problema a monte.
Perchè se al denaro noi diamo un valore già di per sè diseguale, perchè favorisce l'emittente ma non il ricevente. Di fatto noi indebitiamo qualsiasi forma di produzione.

Il problema che poi nei deliri nazisti viene attribuito agli ebrei, è quello.

Ossia la cattiva fede IN NOME della buona fede. Dei mercati, delle capacità della gente etc...

Il problema è strutturale.

Per quale motivo il mercante vende la sua anima al diavolo?

Beh qui il dibattito contemporaneo si fa interessante.

La vende perchè si difende come nel caso del mercante di venezia di shakespeeare?

Perchè lui NON è cristiano....Certo che la questione è religioso.

Il professor Cacciari in quest'ultimo anno ha ribadito più volte la questione.

Ossia lo scontro inevitabile fra mondo cattolico e mondo ebraico.

Scontro sempre rimandato, sempre appianato, quasi dismesso.

Noi siamo essere divini (cristianesimo) o siamo atomi materiali del male (gnosticismo).

Un dibattito di cui le LEGGI, del bene e del male si sono come specchi alimentati i secoli.

Cacciari, Zizek, la scuola di Lubiana, un loro referente ebraico: di questo oggi il panorama filosofico contemporaneo (quello più valido) sta dibattendo.

Il disinteresse con cui invece la società si veste, dà solo dell'idea dello scollamento spirituale, e quindi di qualsiasi lavoro di autocoscienza hegeliano, o di lavoro sul negativo, che la psicanalisi lacaniana rispettivamente hanno tentato di portare in agenda.

Quindi certo che viene da lontano da molto lontano.

A me non pare una buona scusa rimuoverlo dal dibattito. E sono contento che tu non lo faccia.

Anche se le domande sul politico del bene e del male, sembrano ignorare queste istaze religioso storiche.

a presto, dubito riusciamo a creare dibattito su questo.

NB

in questo senso l'opera di shakespeare il mercante di venezia almeno per me è una lacuna importante a quanto pare.  ;)























#2283
citazioni di Phil
"Concordo, l'aspetto propositivo penso sia un nodo che ogni critica radicale all'economia vigente fa fatica a sciogliere... salvo trincerarsi in utopie e distopie. Agire sulle dinamiche in corso, piuttosto che ipotizzarne altre sostitutive, di rimpiazzo, sarebbe forse una via più percorribile, se non fosse che gli attori di quel cambiamento (dagli imprenditori in su) hanno solitamente un pragmatismo impermeabile e refrattario ad ideologie filantropiche (perché sono fortuitamente egoisti cattivi o perché così è, in genere, la natura umana in quelle situazioni di forza?)"

Direi che è l'esatto contrario, basta sentire qualsiasi imprenditore, in qualsiasi conferenza della confcommercio, o in qualsiasi manifestazione intellettuale finanziata da suddetti imprenditori: sono loro i veri filantropi, coloro che smuovono il mondo, e non solo ritengono quello che fanno nobile e onesto, ma si aspettano di essere approvati e apprezzati per quel che fanno.

Come nel caso di Anthony trattasi di persone che hanno completamente perso il senso delle relazioni.
Non sto a fare il giochino psiscologico, però appunto essi vogliono, pretendono di essere approvati e apprezzati, alias essi sono sotto il giogo del fantasma materno (ossia l'assenza della madre reale o fantasmatica che sia).

Direi che siamo lontani dal vero tema che riguarda la sinistra.

"Questa è secondo me la pietra angolare di ogni visione politica della società: pensare politicamente comporta gerarchizzare il valore (etico, non economico) dei differenti elementi della società, secondo un ordine che si ritiene auspicabile diventi quello vigente, poiché giusto (è giusto votare per Tizio, sbagliato per Caio; è giusto si faccia così, sbagliato si faccia cosà, etc. e tale giustizia di rado è autenticamente "secondo me", viene invece solitamente presupposta come oggettiva, anche se si ammette che non tutti possono capirla... di solito, chi non ha la nostra stessa visione politica, o è un corrotto oppure solo un po' tonto  ;D )."

Ma no, dai troppa importanza al pensiero automatico di Antony, la questione non è politica, perchè nel novecento è stata anzitutto ideologica. Dall'Hegelismo a Marx un solco è stato tracciato.
Il punto nevralgico è che non esiste discorso ideologico, se prima non c'è analisi dei rapporti sociali, certo, ma anche personali.

Il buon Freud ne ha lasciato traccia, con alcune suggerimenti per futuri lavori sulle componenti della leadership nei gruppi.
In cui si dava quasi per scontato che l'individuo fosse debole.

Ora la sinistra deve fare i conti sia con i fenomeni della leadership, che rivelano l'implosione sempre più forte degli individui, sia a livello sociale, che privato. Sia con i fenomeni del marketing, sia con quelli economici.

Ma gli economici sono solo alla fine. In questo senso ritengo che il lavoro di Marx, principale, a livello storico, è quello di aver stabilito che lo studio maggiore deve essere quello della economia politica.

Dove il termine politica dentro il termine economia non è una semplice specializzazione, ma il vero e proprio entroterra culturale.

Il pensare all'economia pura è semplicemente uno dei sintomi dell'alienazione sociale. Un pensiero assolutamente delirante.


"Anche l'etica e la morale implicano il muovere guerra a quanti ritengo opportuno, ovvero agli immorali... ovviamente non è sempre una guerra di proiettili e bombe, ma si tende (e si spera, non neghiamolo) che i fautori della posizione avversaria spariscano (non diciamo "periscano"), in quanto "sbagliati", "disfunzionali" e "sconvenienti". Se l'etica divide in buoni e cattivi, è quasi un "dovere morale" per i buoni muovere guerra (almeno culturale) ai cattivi... senza ovviamente tollerare che loro possano fare altrettanto  ;) 
Per la serie: "uccidere è sbagliato... certo, se morissero tutti coloro che secondo me non meritano di vivere, staremmo meglio"  ;D 
Questa avversione, pur impacchettata da civile ostilità e democratico ostracismo, è la rivisitazione sociologica dell'istinto di sopraffazione del "nemico-rivale" (che non è più solo chi ci contende il cibo o la femmina del branco...)."

E' proprio per uscire da questo genere di pensieri infausti, che bisogna ripensare a fondo alle categorie Hegeliane, come correttamente intuito da Kojevè, maestro di buona parte di quella elite intellettuale francese, da cui nascerà l'esistenzialismo.

Se il positivo coincide con il negativo, allora vi è vera dialettica.

Non è come nella visione pacchianamente errata di OxandBeaf, dove il positivo torna a se stesso, previa distruzione del negativo.

Quello è esattamente quello contro cui ha lottato Hegel. Non quello che ha proposto.

Qui vi è una generale confusione dettata sostanzialmente dall'impoverimento dei dibattiti intellettuali.

Per rete non trovo queste tematiche, trovo invece sempre e solo interpretazioni sui futuri depensati, del globalismoe e delle bioetiche.

L'autocoscienza hegeliana, è un termine veramente sfortunato, perchè non fa capire come il soggetto viene defenestrato costantemente da se stesso, invece sembra quasi che è una specie di deus ex machina.

E invece torno a ripetere il deus ex machina sono le persone, svuotate del loro bagagliaio storico, fatto di lotte cruente sui diritti, che come zombie si aggirano per i luoghi buj della società contemporanea per sbranarsi a vicenda.
Morti che non sono morti, il cui unico obiettivo è morire, facendo morire l'altro.

E' questo il fantasma paranoico che sballa il soggetto fino a farlo precipitare nella schizofrenia delle società contemporanee.

Dove vi è schisi, non vi è più la capacità di distinguo, e tutta sembra uno. Anzi tutto deve essere uno.
Quindi la politica è una sola, l'europa ce lo chiede, il tema è il globalismo.
Tutti slogan maldestri che non dicono assolutamente nulla rispetto al dibattito del novecento.
Che ci riportano al mondo moderno: appunto siamo nella post-modernità. Quella ancora indagata da Cartesio e Pinel sulle ghiandole umane, sulle strutture matematiche del pensiero, immobilizzate sul corpo-cadavere, che segrega l'altro nei manicomi e nelle prigioni.

Qui ancora non è passato un Kant, l'idealismo tedesco, la psicoanalisi freudiana, la grande stagione della fenomenologia tedesca che termina nel corpo vivente di Husserl. Fino ai dilemmi metafisici contro la tecnica Pensati da Heidegger, fino alla grande stagione del pensiero semiotico fenomenologico di un Sini.

E' veramente sconfortante.


"Valori molto ambigui e strumentalizzabili dal potere centrale: libertà, ma non dalle imposizioni dello Stato; giustizia, ma sempre e solo per come la intende lo Stato; uguaglianza; salvo le discriminazioni previste dallo Stato...  nulla di assoluto e ontologico, tutta una questione di convenzioni, compromessi e contingenze storiche. "

Tutta una serie di questioni che sono sfociate nel modernismo francese, con Glocksman a tirarne le fila, ossia che l'ideologia fallisce proprio quando instaura con i diritti, le sue istanze materiali.
All'inizio degli anni 70 e con lo strepitoso la società dello spettacolo di Debord scritto negli anni 60.
L'intellettualità si trova di fronte al colasso dello slogan che "il libero pensiero che porta alla democrazia": cominciano ad arrivare notizie sui Gulag sovietici. Lo Stato ha tradito.

Siamo di fronte all'apertura di una stagione che perirà di lì a poco, negli anni 90 crolla il muro di Berlino.

(non per questo non si può dimenticare l'enorme lavoro effettuato proprio in quegli anni da Focault, che rilancia uno dei 2 temi di urgenza massima della contemporaneità, l'idea di bio-potere, alias il bio-potere di Stato, il diritto sui cadaveri, sugli zombie suoi adepti, che saremmo noi.).

Non c'è stato nemmeno il tempo per elaborare il lutto del fallimento di (ogni) ideologia.

Ci si stava per darsi in pasto al pensiero unico, come Fusaro lo ha fortunatamente ribatezzato.

Di qui la necessità di un ripensamento etico che radicalizzi la questione umana, fino addirittura alle sue origine mitiche.

Solo con queste premesse va letto Paul, rispetto all'etica, altrimenti sembra che stia facendo un discorso demodè, e invece non lo è affatto. Da Agamben e Esposito, il tema della Teologia Politica è quantomeno il primo grande scoglio da superare per riportarsi in pari e all'altezza dei tempi. Come l'urgenza delle situazione richiederebbe.


"Chiedo: questa salvaguardia statale del privilegiato (per incompetenza mia, non mi viene in mente molto in merito, ma mi fido  :) ) non viene bilanciata un po' dai differenti livelli di tassazione, dal "rischio di impresa" e dal welfare?"

Caro Phil mi sorprendi...ma in quale mondo vivi?  (vale a dire: ma quando mai?)
#2284
La relazione tra potere e figura spirituale gesuana, nasconde nel suo seno l'enigma, salvo poi sconfessarlo nella piazza.

Capire come la figura gesuana metta al centro non più il Dio, ma l'uomo, e la sua spinta a Dio. è senza dubbio il mistero.
Accertare a colpi di bolla quale sono le caratteristiche del sacramento fa invece parte del scontro ideologico.

La presa di posizioni di JsBach contro Giovanni e in favore degli ebrei mi lascia piuttosto insoddisfatto.

Sembra infatti che il nodo dell'enigma sia più legato alla divinità o meno del Gesù.

A me paio strambi più i sinottici che Giovanni.

Giovanni si addentra nell'enigma, i sinottici sono una somma di azioni e sommarie reprimenda.

Ma l'enigma riguarda il Dio o l'uomo?

Che ne pensate?

A mio modo di vedere non può che essere l'uomo.
#2285
Citazione di: Jacopus il 24 Marzo 2018, 17:22:47 PM
Per Viator. Ridurre il fine dell'umanita' alla sua riproduzione biologica e' specularmente lo stesso errore di chi non considera la biologia come precondizione di ogni etica o filosofia pratica. Non siamo solo anima ma non siamo neppure solo rozzo corpo affamato e preda di impulsi biologici. Tra l'altro questa visione, ben lungi da essere veritiera e' un tentativo ormai vecchio di almeno 150 anni di giustificare la prepotenza umana e la soppressione o lo sfruttamento dei piu' deboli.

Indubbiamente serve del lavoro, lavoro intellettuale per affrotare entrambi i problemi, ma non mi sembra utile liquindarli solo perchè vecchi.
A me paiono entrambi attuali. D'altronde sono molto d'accordo sul mettere l'accento più sulla violenza che sull'impassibilità della natura, in ogni futura discussione.
#2286
Citazione di: viator il 24 Marzo 2018, 15:45:21 PM
Salve. Per Christian: ......"Ad esempio, se dovessimo cercare di comprendere quale sia l'obbiettivo principale, il più importante, della razza umana, Nietszche non ci risponderebbe, lo vedrei tacere come uno degli idoli che lui vuole siano al crepuscolo".....
La razza umana può credere di aver un obiettivo oppure porselo, ma ciò non ha nulla a che vedere con lo scopo e l'effetto della sua esistenza.
I quali consistono semplicemente nella propria perpetuazione. Scopo ovviamente comune a quella della vita biologica, e riflesso della naturale tendenza alla persistenza (attraverso la diversificazione) del mondo intero.
Purtroppo i filosofi e gli ideologi dell'età moderna, quando trattano dell'uomo, si occupano soprattuttodelle sue speranze e velleità, trascurando un pò troppo l'ambiente extraumano in cui noi siamo inseriti.

Non ricordo se avevo risposto a Christian, comunque nel caso non l'avessi fatto, ribadisco che Nietzche ha risposto e a lungo visto la mole imponente degli scritti. (io ne ho letta solo una minima parte, e faccio fatica a far fronte a tutte le intuizioni che esso ci ha lasciato).

Viator, ma la visione che proponi è quella di schopenauer, che come sai fu il maestro riconosciuto da Nietzche!

Inoltre il problema dell'extraumano viene posto da Nietzche, almeno il Nietzche maturo, fin da subito, quando parla, in particolare, del problema gerarchico della natura.

Non è solo la questione dell'essere usati per procreare, ma anche quello del pesce piccolo che mangia il pesce più grande, in soldoni, e frettolosamente.

(in realtà la visione di Nietzche è di ben altra corposità, ma non mi sembra tu mi abbia seguito finora).

Quindi insomma sono abbastanza d'accordo, ma più Ni, che Sì.



#2287
Rispetto al mio pensiero filosofico, la questione sollevata rientra tra le più delicate.

Concordo con il fatto che entrambe le facoltà siano fallibili, ma entrambe servono all'idealismo che sto cercando da anni di figurare.

Il pensiero di Heidegger mi ha molto segnato, le sue visioni sul nichilismo e sull'essere originario si sono man mano sintetizzate e raffreddate nel moto, che ho fatto mio, che il Pensiero è il destino compiuto dell'umano.

Questo però si scontra con le mie intuizioni più radicali, che invece pongono nel sentire l'unica autenticità da me esperita.

Proprio per questo l'intellettualità è quella guerra quotidiana tra sentire e pensiero, che così bene Nietzche ha dipinto nei suoi libri-romanzo.

Di certo non può esserci mediazione. In questo sono un Nicciano convinto.

__________________________________________________________________________________________________________________

Come sapete, e per chi non lo sa, propongo anche la lettura psicanalitica che in fin dei conti è la più ricca di implicazioni.

Essa distingue tra immaginario e reale: e fa notare come il reale sostanzialmente è un punto vuoto, se non fosse simbolizzato, e pertanto mediato (e quindi mai raggiunto per davvero, non è vero signor Kant) con il vero lato dilagante dell'umano che è l'immaginario.

In fin dei conti la lezione psicanalitica ribadisce come la realtà sia in fin dei conti un dato molto marginale nella vita quotidiana di ognuno di noi.

Bisogna purtroppo ricordare che i discorsi che immobilizzano la vita, sono quelli che dimenticano il reale.
Non che ogni discorso immaginario sia immobilizzante, ma di certo non è un dato da trascurare.
#2288
Attualità / Re:Il senso comune e la politica
16 Marzo 2018, 22:43:40 PM
Citazione di: baylham il 16 Marzo 2018, 10:25:24 AM

La mia opinione è che le armi dovrebbero essere detenute quasi esclusivamentedalle forze dell'ordine di uno Stato democratico.

E usate contro i neri come a Chicago????   :o
#2289
Attualità / Re:Il senso comune e la politica
16 Marzo 2018, 22:41:38 PM
Citazione di: InVerno il 16 Marzo 2018, 11:41:07 AM
1) Cerco di analizzare quel fenomeno detto "populismo", che è un fenomeno globale (sopratutto per quanto riguarda la retorica e i temi) e si appoggia esattamente sulla retorica del "buon senso", dall'Alaska al Sudafrica. Ci sarebbe anche un altro tema interessante da sviluppare, la destra di breitbart che ha dato il la a Trump e le battaglie politiche che mette in atto, perchè sono abbastanza sicuro che saranno le stesse che verranno prese in mano dalla destra europea, specialmente riguardante l'eguaglianza sociale, ma questo è un altro topic.
2) Un po troppo qualunquismo eh..
3) Non pensavo che i bambini avessero agende cosi complicate, ne che temi cosi distanti (di cui si sta ampiamente parlando in USA) possano essere usati per coprire altri, stanno su due pagine diverse di giornale, per intenderci.
4) Che possa essere strumentalizzato non v'è dubbio, che lo sia automaticamente non è vero, mi spiace ma se l'analisi politica si riduce a "viviamo in una Matrix" (vale anche per punto 2 e 3) allora ok, cercate la pastiglia del colore giusto ma dal punto di vista dell'analisi sociopolitica vale niente...
5) Cosa c'entra e soprattutto quando mai 5s ha avuto questa possibilità (ancor prima di averne private?)

1) Anche la sinistra usa l'arma del buon senso, non capisco perchè ne fai una questione di bandiera.
Il buon senso del populismo è dettato dal popolo ovviamente.
Ma le tematiche del populismo dalle lobby.

2) Se tu chiami qualunquismo un massacro.....Invece che analizzare le cause sociali, i giornali ne fanno un caso politico, solo per farlo diventare giornalistico, per sopire le coscienze.
Da che mi risulta è dagli anni 80 che succedono, e stanno aumentando.
Caso affrontato "dal di dentro" dal regista gus van sant, nel film Elephant, che descrive proprio la situazione di frammentazione totale dei giovani americani. Vale più di mille sociologie.
Anzi ha suscitato più di uno scandalo. Lo consiglio.

3) Quali bambini? Io mi interessavo di politica già alle medie...e trovo assurdo che non lo si faccia istituzionalmente.

4) Ma quale Matrix? le lobby sono conosciute, i progetti pure, dal MES ai vari trattati internazionali, da quello di Lisbona a quello di Strasburgo. Informarsi almeno superficialmente come me, non è impossibile. Vi sono diversi canali YouTube di informazione alternativa, anche italiani dico.

5) E' un tema che il populismo vorrebbe, ma che le lobby no...prima i 5stelle fanno finta di cavalcarlo, e poi lo negano.
Come a dire c'è populismo sincero e populismo deviato.
(a te decidere quale  ;D )



#2290
cit Paul
"probabilmente va ripensato tutto, ma di certo quella di oggi non  è sinistra e oggi non si fa politica, si fa visual, immagine, doxa,
Non c'è la forza di un pensiero ,di un percorso.Oggi strategicamente un politico dice una cosa, perchè studi di opinionisti e relative statistiche dicono che per arrivare ad un dato "target" bisogna fare pubblicità (oppps!) in un dato modo.

Questa è antipolitca è decostruzione politica."

E' quello che sostengo anch'io.

Il passaggio successivo è capire che fine ha fatto la politica, per questo al contrario di Maral, che crede più al fare ora, fare adesso, alla Fusaro, è necessario più che mai soffermarsi sul passato e capirne i fantasmi che si trascinano come miraggi, ma siamo nel deserto! Chiosa un Zizek.

Certo egli stesso con l'avvento di Trump e la marea di critiche che gli sono piovute addosso, ha dovuto ammettere che forse lo scotto da pagare per il cambiamento rischia di essere troppo oneroso.

L'inizio della politica pubblicitaria colta nel libro fondamentale "la società dello spettacolo", è giunta al rimbambimento della gente.
La solidarietà della gente era falsa, i centri di quartiere si sono sfaldati, posso solo ricordare di come quando le cellule comuniste andavano in giro a menarci durante i volantinaggi.
E di come tutto la passione fosse quella di menarsi, fascisti contro comunisti, e chi c'era di mezzo (io) veniva preso a botte lo stesso.
Per non parlare dei cortei da 5 persone e 20 carabinieri di scorta.

Era tutto falso, dai carteggi di mio nonno, in avanti, fino ai tradimenti dei sindacati, li ho vissuti tutti in prima persona.

Solidarietà era ed è solo una parola.

Bisogna avere il coraggio di andare nel merito: Perchè la gente deve essere solidale?
E' questo l'unico dato su cui riflettere.

Vi porto avanti io, è inutile prendere mazzate per un altro ventennio. Non ha motivo di essere solidale: terribile, semplice, piano.

Se lo si fa per una morale, come molti fanno, è una morale depensata, si finisce per non ricordare più perchè lo si sta facendo.

Il risultato si chiama corsa alla poltrona, defezioni, dispetti infantili.

Quando la morale non è più vissuta diventa una catena, su cui si spezzano i rapporti umani,

Lo aveva già chiaro il mio ANALFABETA bisnonno socialista prima delle guerra. (evidentemente prima ci si guardava negli occhi)

Si finiva allora per prediligere, per spostare l'attenzione sui diritti, e non più sui rapporti.

Fermo restando che sui diritti, a scapito di diverse vite, la mia famiglia è piena di martiri con stele annessa, io non rinuncerò mai a parlarne.

I diritti oggi sono stati spazzati via, perchè nel frattempo la società è colassata.

Credere che i rapporti siano strutturati dall'economia, è questo il grande sbaglio, errore ciclopico di tutto il socialismo prima e del comunismo poi.

I rapporti sono creati solo quando qualcosa è in comune.

L'evoluzione dei caratteri intellettuali dovuta alle forme democratiche, ci ha fatto sempre più capire, che prima della classe esistono i soggetti.

E che i soggetti non sono un pezzo unico di un ingranaggio universale.

I soggetti sono spezzati, come la letteratura la pittura la filosofia la musica ha intercettato e ribadito per tutto il novecento.

IL compito più alto dell'intellettualità è dunque quello di ricomprendere come il rapporto tra quegli esseri spezzati che noi siamo, da quegli essere perennemente "rimandanti" che siamo, ci consenta di trovare un senso comune.

Il senso signori!

Un senso che non sia ideologico, ma il frutto maturo delle analisi delle nostre paure e di quelle altrui, di come la solidarietà sia più una funzione del nostro stesso essere, che non una funzione di una analisi economica o politica che sia.

Capire che la feticizzazione è intrinseca al nostro agire, e proprio per questo ogni legge che viene emanata diventa un escremento, una traccia, che sempre più ci zavorra per l'avvenire.

Negli scritti anarchici, che provengono da un socialismo illuminato, vi erano tutte queste istanze di progresso.

Ma non vi è progresso senza analisi, e l'unica analisi è quella intellettuale: non vi è scampo (a mio parere).

Lenin o Mao l'avevano capito. L'egemonia intellettuale, è la base SINE QUA NON , vi sia una reale socialdemocrazia.

L'analisi è psicanalitica, non è sovrastrutturale.

Buon lavoro a tutti.
#2291
cit 0xdeadbeef
"Ma poi in cosa consistono questa "struttura" e questa "sovrastruttura"? Non sono forse esse, in un certo qual
modo, retaggio di una filosofia hegeliana che fa del riduzionismo forse la principale delle sue caratteristiche?"

Ma assolutamente no! In Hegel è forte l'idea dello Spirito, della Storia e di infinite altre cose...
La scienza è riduzionista, Hayek è riduzionista.
Un pò di contegno insomma!


cit 0xdeadbeef
"il debole va sempre
difeso dalla possibile prepotenza del forte. 
Questo dovrebbe valere sia in prospettiva futura, sia nell'immediato."

Considerazione piuttosto debole amico mio. Puoi fare di meglio.

E chi difende il più debole sarebbe la domanda? Ogni forte fa prepotenza.
Sarebbe la questione tirata in ballo dell'amico/nemico di schmitt, dove ogni amicizia vuole un nemico.
La pietra di paragone di ogni politica contemporanea.
Più che la soluzione è il problema!


:(   :(   :(


Per quanto riguarda la mia proposta comunitaria: si tratta di porre in accento la questione filosofica in capo agli intellettuali.
E di verificarla anzitutto nel lavoro quotidiano, a contatto con i compagni di lavoro.
Un lavoro sulle persone e non sulle cose.
Questo per far entrare di prepotenza la psicanalisi nelle analisi marxiste.

Non vedo altre vie. Puoi benissimo ascoltare il filosofo e polemista Zizek, per una introduzione chiara all'incredibile mole di lavoro a cui dover metter mano.
Dal tema dell'immigrazione, a quello della psichiatria, a quello della fine delle ideologie.
Il terreno è minato da un saccentismo perbenista, assolutamente idiota, e fallimentare, che spazia dall'america fino alla corea del sud.
Come a dire che siamo ancora dentro alle ideologie del 900, e che qualsiasi lavoro sui rapporti sovrastrutturali è viziato dalle sue premesse chiaramente "fuori dalla realtà" come molto bene Grillo ha intercettato e fatto slogan.

Ne dico ancora qualcosa rispondendo a Paul al prossimo post.

Ciao!
#2292
Attualità / Re:Il senso comune e la politica
15 Marzo 2018, 15:46:34 PM
Citazione di: InVerno il 15 Marzo 2018, 15:10:06 PM
I due vincitori delle elezioni Italiane (lega e m5s) predicano "buon senso" nei loro slogan, in opposizione alle ideologie.
Ma esiste davvero? E fino a che punto può arrivare nella pratica delle decisioni politiche?

Un esempio pratico mi viene naturale seguendo le vicende americane. La questione della violenza nelle scuole e della libertà di acquistare armi da fuoco ha portato allo stremo la battaglia politica da questo punto di vista, sarebbe anche difficile fare un riassunto esaustivo, ma è ovvio che il problema della regolazione delle armi da fuoco in USA derivi da un conflitto di interessi dovuto alle lobby delle armi. Da anni i Democratici propongono diverse modifiche legislative e restrizioni, ma non riescono a far passare nessuna legge per via dell'ostruzionismo delle lobby, che di contro propongono di armare anche gli insegnanti(!).

Dopo l'ultima strage tuttavia qualcosa è cambiato..
A) Dei ragazzi si sono fatti portavoce della questione https://www.youtube.com/watch?v=WuyFByy1qh8
B) sono stati interpellati in senato, https://www.youtube.com/watch?v=6htwXLQY_6g (min 30:00)
C) hanno recentemente organizzato scioperi e proteste di dimensione considerevole https://www.youtube.com/watch?v=CKjPqrh-acg

Ora sembra che la questione sia arrivata ad un punto di svolta, sicuramente è maturata più di quanto ci sia riuscita in passato attraverso le arringhe dei politici Dem.
Il tutto secondo un messaggio molto semplice "non è questione di destra o sinistra, ma di buon senso" che i bambini ripetono a chiunque incontrano.
Certo, il buon senso di un bambino sembra più genuino di quello di un politico navigato che lo predica, ma vedere le facce dei senatori impietrite davanti alle argomentazioni di un adolescente, incapaci evidentemente di giustificarsi della situazione attuale, fa riflettere.

E' il cosidetto "buon senso" (kantiano o  meno), l'unica arma capace di sciogliere la commistione tra politica e capitale, quando questi due sono troppo impegnati in amorevoli effusioni e non riescono più a divorziare?

Non vedo cosa c'entri il problema delle armi con il buon senso di Lega e 5Stelle.
Sulla questione armi ci ha già provato Obama.
Ma sono stati gli stessi americani a scendere in piazza.

Il fatto che in america si parli di massacri è solo perchè è avvenuto l'ennesimo massacro.
Peccato che per le strade per esempio a Chicago il massacro è continuo....ma a nessuno frega niente.

Lo fanno perchè devono farlo, perchè oggi il giornalismo imbecille funziona così a mò di tweet del momento in base allo scandalo pubblico, a un livello di controllo sociale spaventoso.

Ovviamente serve anche per dimenticare che Seoul si è messa al tavolino con Russia e Cina.
(ma su questo abbiamo opinioni diverse, per la cronaca la crisi isterica del premier inglese è dettata anche da quello, se non sopratutto credo).

Ma ormai il livello isterico della gente è talmente saturo che bisogna nutrirlo in continuazione.
Ormai la politica non ha più nemmeno senso.
La scollatura è talmente evidente, che mi sorprende che i sociologi non l'abbiano ancora scoperta.


Se invece il punto era sul buon senso contro le lobby in generale.
Il buon senso è proprio dettato dalle lobby, ma certo Inverno, non è evidente?

Il 5stelle è fallito nel momento stesso in cui ha tolto alla gente persino la possibilità se rimanere in europa o meno. (al di là della questione sovranista, è una questione delle modalità in cui si possono evincere le storie nascoste di un partito).

Vediamo Salvini quanto resiste...in tv oggi era già pallido....
Secondo me presto, molto presto si arrenderà.



#2293
Citazione di: 0xdeadbeef il 15 Marzo 2018, 14:40:23 PM
La negoziazione riguarda ormai la stessa categoria della giustizia.
Prendiamo ad esempio il "Jobs Act" varato dal governo Renzi. Il licenziamento per "giusta causa" c'è sempre
stato, ma c'è sempre stata la possibilità di ricorrere ad un giudice qualora si ritenesse che il licenziamento
fosse per "ingiusta causa".
Orbene, quel governo ha semplicemente sostituito la "giustizia" con il "mercato", dando a chi licenzia la
possibilità di scegliere di licenziare, anche per ingiusta causa, pagando qualche mese (ora non ricordo nemmeno
quanti) di stipendio.
La medesima cosa, pur senza quel clamore, si è verificata e si verifica un pò in tutto il "diritto" (almeno
stando a quanto affermava il compianto e valente giurista Guido Rossi).
Beh, a me la cosa pare di una gravità inaudita, e quando ci renderemo conto (se ce ne renderemo) di dove
questa deriva ci porterà (ma in parte ci ha già portati) sarà sempre troppo tardi.
Quello che ci aspetta è dunque un nuovo "totalitarismo"? A me sembra di non poterlo escludere.
Sia chiaro però che quella che è in crisi non è la politica, come tanti affermano, ma la democrazia. Se, infatti,
definissimo la politica in maniera "weberiana" (in sostanza la distinzione fra chi comanda e chi è comandato),
vedremmo molto chiaramente che il mercato tende a diventare, esso stesso, forza politica.
L'antica distinzione fra "oikos" (famiglia) e "polis" (città) era funzionale ad una concezione dell'"oikos"
come formazione nella quale i rapporti di forza erano pre-determinati dal "sangue" (per cui la "oekonomia",
l'economia, era intesa come "governo della famiglia"). E si contrapponeva, l'"oikos", ad una "polis" dove
invece i rapporti di forza erano da determinare (da qui la "polis" come "istituzione").
A mio modo di vedere, è chiarissimo che se l'"oekonomia" invade lo spazio della "polis" i rapporti di forza
non vengono "istituiti politicamente", ma sono essenzialmente gli stessi, pre-determinati, dell'"oikos", cioè
dell'"oekonomia" (e nell'economia che invade il campo politico comanda essenzialmente chi ha il potere economico).
Dunque in gioco c'è ben di più che non la sinistra o un'altra formazione politica. In gioco ci sono
nientemeno che i principi-cardine che hanno caratterizzato i momenti più "alti" della nostra civiltà, quali
appunto il sentimento di giustizia e la democrazia.
Non vedere questo concretissimo rischio (ma che già è realtà sotto molti aspetti) è, a parer mio, davvero
miope.
saluti

Non sono contrario in toto sia chiaro, ma l'idea del diritto alle famiglie è la maniera in cui comunità e liberazione con i loro convegno riminesi, stanno tentando di salvare il salvabile a DESTRA, e cioè via cattolica.

Bizzarro che oggi uomini di sinistra pensino come uomini di destra.

Non è il solo caso di Mauro.  :o

Secondo me Mauro, anche riascoltandoti in questi interventi, mi sembra che tu sia molto attacco all'aspetto sovrastrutturale, e non all'aspetto sociale.

Possibile che non ti accorgi, che proprio lo snocciolar numeri, come faceva al tempo il compagno Bertinotti risultava ancor più indigesto una volta poi che nei fatti, cominciò a frequentare i salotti romani, e sopratutto firmò l'intervento italiano nei balcani (mi sembra).

Credo sia ora di far luce più che sui numeri sulla proprio umanità: qualcuno in politica è in grado di farlo?
Chi deve smuover passioni, è appassionato? o è una mummia come Grasso, che a livello comunicativo ha distrutto l'ultimo avamposto di sinistra che tentava di essere ancora sinistra, seppure prendesse tutte decisioni di destra e contro la sinistra (capisco anche perchè la gente se ne è stufata).

Sopratutto essere appassionati oggi è intervinire a colpi di tweet?

No perchè la sociologia ci spiega che è esattamente così....ma questo significa cavalcare l'onda, e non domarla. Per fare una sciocca metafora.

Ovviamente la questione è ben più seria e radicale, e chiama in ballo la filosofia, che notoriamente influsice meno di zero su queste cose.

La cosa bizzarra è che esiste una intellettualità di sinistra, ma che non riesce a creare paradigmi di immagine sufficienti.

L'apparato simboloico di sinistra è morto, per come lo conoscevamo prima....
Forse è tardi, ma sarebbe delittuoso non provarci almeno a ricostruirlo.
#2294
Citazione di: paul11 il 14 Marzo 2018, 10:05:07 AM
....
Quando le cellule comuniste erano all'interno delle fabbriche ,l'azione cattolica agiva altrettanto nelle parrocchie dei territori.
I due partiti storici (PCI e DC)i erano dentro il tessuto economico sociale e i loro capi storici si formavano dalle associazioni giovanili sui territori.
E poi vale ancora la legge sociologica che il modo di produrre diventa la forma del modo di fare Stato, chi ha in mano i mezzi di produzione pretende che lo stato sia a sua immagine e somiglianza, meno diritti e più contrattazione

Già ma oggi chi produce più? Nel senso che il terziario ha ormai il controllo politico che siano banche, che siano agenzie di contrattazione (ne ho sentito per la prima volta parlare guardando i serial tv americani, ma non credo esistano già in Italia, o sbaglio?), che siano società che fanno giochi, che siano le poste, che siano le amministrazioni di ciò che fanno altre amministrazioni che non fanno altro che emettere leggi ampollose, auto-rimandantesi, autocontradditorie, come ha fatto di recente notare Tremonti, tornato intellettuale per un secondo, come quelle europee.
E' un fatto numerico, chi produce per davvero è infinitamente minoritario rispetto a chi fa altro.

E poi la parola contatto sociale che cosa vuol dire oggi?
Come forse sai io i sindacati li odio, mi hanno fatto male, molto male.
Vendere lucciole per lanterne è contatto sociale, preferisco farne a meno.

Una volta la gente era sincermanente preoccupata del buon funzionamento almeno delle cose, se non dei rapporti personali.

Oggi si è perso completamente anche il buon costume.

Si fà per tutto per i conti in tasca, ma personali.

A parte che sarebbe dovuto valere ieri (e poichè non lo è stato sono morte le ideologie) ma il tema della comunità, dell'interesse per le persone e non per le cose, dovrebbe essere finalmente percepito oggi come oggi.
E invece come acutamente analizzato da pensatori a sinistra come Zizek o Badiou, la gente trova sempre il modo di dare il peggio.

E' interessante vedere i 2 manifesti di Badiou, dal primo che allarmava sul da farsi, al secondo, che allarma sul rimanere svegli.

A me pare sempre più evidente il colasso intellettuale, oltre che quello spirituale (ma quello va bè, è per pochi).

Ci stiamo rimbambendo, chissà la libreria distopica quali nuove perle ci darà.

Per finire, sebbene non abbia molto seguito questo 3d, possiamo dire che non potersi dire di sinistra è quasi il sintomo di non potersi dire più niente di niente.

Così giusto per mettere un pò d'allegria nell'aria  ;D 

In verità ripeto è semplice: rimettere il tema comunitario al centro dell'attenzione.

Che poi è la stessa cosa che dice Paul mi pare (anche se lui intende in maniera politica, e va bene lo stesso! ci terrei a confermarlo)
#2295
Attualità / Re:Il dilemma del PD!
15 Marzo 2018, 14:42:31 PM
Citazione di: Eutidemo il 15 Marzo 2018, 06:37:54 AM
Ciao Green Demetr,
anche a mio parere sono due i possibili destini a cui l'Italia può andare incontro:
1)
Una Europa socialdemocratica, in cui prevalga una direzione unitaria ed equa delle politiche comuni, che non privilegi le Nazioni-Regioni più forti rispetto a quelle più deboli; soluzione che sarà pure utopistica, ma che, almeno secondo, me non presenta alternative migliori, ed è molto meno illusoria.
2)
Una fuoriuscita dell'Italia dall'Europa, la quale, secondo me, non sarebbe assolutamente una "catastrofe"; ma un piccolo "disastro" sì.
Per quali ragioni dico questo?
a)
Se viviamo in un edificio condominiale, le decisioni della cui assemblea in genere non ci piacciono, non ci servirebbe assolutamente a niente "fuoriuscire" dal condominio stesso (ammesso che fosse possibile); ed infatti, vista l'oggettiva contiguità e la conseguente necessità della convivenza, in tal modo saremmo costretti comunque a subire le decisioni dell'assemblea, senza neanche poter fare sentire la nostra voce nelle riunioni!
Allo stesso modo, se l'Italia si trova nel Continente Europa, le decisioni delle cui assemblee in genere non ci piacciono, non ci servirebbe assolutamente a niente "fuoriuscire" dall'UNIONE; ed infatti, vista l'oggettiva contiguità geografica, economica e finanziaria,  saremmo COMUNQUE costretti  a "subire" le decisioni dell'assemblea, senza neanche poter fare sentire la nostra voce nel Parlamento Comune europeo!
b)
Inoltre, i cosiddetti "sovranisti", si illudono se pensano di riacquistare indipendenza ed autonomia uscendo dall'Europa (magari "giocando" con la moneta e i dazi, come nel secolo scorso), perchè la cosa, in un mondo ormai globalizzato, non sarebbe più assolutamente possibile, almeno per un piccolo Paese che ha una struttura fortemente "manufatturiera" come il nostro; ciò, a differenza, invece, della Svizzera e, in parte, dell'UK, le quali, essendo soprattutto "potenze finanziarie" (che, infatti, sono sempre rimaste estranee all'EURO) hanno molto meno problemi al riguardo.
c)
In terzo luogo, a proposito di "potenze finanziarie", quello che soprattutto esercita un controllo ed un condizionamento su nostro Paese, è la FINANZA SOVRANAZIONALE TRANSNAZIONALE GLOBALE, e <<NON>> l'istituzione UNIONE EUROPEA in quanto tale; la quale, anzi, sia pure in modo alquanto inefficiente (essendone anch'essa a volte influenzata), non ha spesso mancato di cercare di contrastare la prepotenza delle CORPORATIONS.
Per cui, una fuoriuscita dall'Europa, non solo non ci renderebbe più "sovrani" di prima, bensì ci renderebbe ancora più "succubi" di tale strapotente FINANZA SOVRANAZIONALE; ed infatti, saremmo ancora più "piccoli" ed "isolati" di prima per poterla contrastare efficacemente, e, per giunta, senza più nessuno "scudo", o, quantomeno, "filtro" europeo.
d)
Infine, a mio parere, in gran parte documentabile, la crisi del nostro Paese è imputabile non all'EUROPA (comodo alibi) ma soprattutto a NOI; o, meglio, agli scriteriati, corrotti e incompetenti governanti che hanno gestito il nostro Paese da più di trenta anni.
Ed invero, il colossale debito pubblico che ci ritroviamo sul groppone, è dovuto soprattutto a tali "sgovernanti", mica:
- all'Europa, che, anzi, ha sempre fatto di tutto per indurci a tenerlo sotto controllo;
- o all'EURO, il quale, pur indubbiamente svantaggiandoci sotto certi aspetti, ci ha però indubbiamente protetto durante le varie crisi economiche che hanno afflitto il globo.
Per cui, in effetti, non mi sembra proprio una buona idea fuoriuscire da un condominio che ci indispettisce con le sue regole troppo severe, per affidarci, al suo posto, al carismatico "paterfamilias" del nostro singolo appartamento; il quale, per risparmiare la quota condominiale del gas, si riduce  ad accendere falò in salotto. ;D

1) Si infatti

2) Non sarà mai una catastrofe come ha spiegato Bagnai sul suo blog goofyeconomics, con cui da 10 anni a questa parte argomenta scientificamente e ineccipibilmente contro tutti quelli che hanni paura della fuoriuscita dall'Europa.
Ti rimando volentieri a lui, perchè seppure avrò sentito una 30 ina di sue conferenze, non ho ancora il quando sotto controllo....troppi dati.... ;D, però quei pochi che ho in mente non fanno una grinza, in particolare l'hack degli stipendi fatto dalla Germania, che di fatto creano lo spread. (ho già dimenticato la spiegazione ben fornita da lui... ;))

Tra l'altro come l'economista già indicava, la salita di movimenti anti-europeisti, non porta a un attacco finanziario, perchè l'Italia non è la Grecia, se affonda l'Italia, affonda L'Europa.
Inoltre sentivo oggi alla Germania come la BCE stia già cambiando atteggiamento con l'Italia.
D'altronde Bagnai, Lega  e 5Stelle non sono veramente contro l'Europa, ma contro i trattamenti non paritari.

Prima che si formasse l'UE l'Italia era la 5 potenza mondiale.....(poi certo: delitto matteotti, eliminazione del socialismo craxiano etc...).

3 Giocare con la moneta....ma è quello che fanno tutti  :o.


Comunque L'Italia non sarà una potenza finanziaria, ma in quanto a PIL è un motore dell'Intera Europa.
In quanto all'export rivaleggiamo con la sola Germania.
(per una bizzaria del destino il made in italy è percepito come qualitativo)

4 Il colossale debito pubblico è normale per un paese democratico. Ti rinvio sia a Bagnai che alle teorie del monetarismo introdotte dal giornalista Barnard in Italia.


Comunque capisco quello che intendi, d'altronde anch'io per motivi geopolitici più che economici preferisco appartenere al blocco Europa.
Inoltre certo il tema degli sprechi delle amministrazioni pubbliche è noto da tempo.

Ma confondere i problemi di amministrazione con quelli di debito di Stato è e rimmarrà un errore storico che l'Italia ha pagato con la sua uscita dalla top 10 dei paesi più industrializzati.

Certo oggi nel mondo globalizzato e in cui il terziario ha preso il sopravvento anche politico (mentre fino agli anni 80 era solo economico), lo scenario è totalmente cambiato.

In questo senso come ancora recentemente Cacciari ha fatto notare, le sinistre del mondo ( e le destre in maniera minore) sono in grave difficoltà a rimettere in piedi un immaginario simbolico che permetta di sentirsi ancora di sinistra in un mondo detto ormai LIQUIDO, dove l'indifferenza regna sovrana.

E' un problema intellettuale ancora prima che politico.

In questo senso un analista sensibile (e polemico) come Zizek non può che essere pessimista.

In effetti è possibile che uno dei caposaldi dell'intera cultura occidentale che parte col positivismo e finisce nel grande impegno Marxiano, sia finito.