Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - bobmax

#2311
Citazione di: Ipazia il 10 Febbraio 2020, 11:44:44 AM
Mi ero illusa di trovare nella filosofia di Vito J. Ceravolo uno sviluppo fruibile dell'identificazione nichilismo=idealismo, ma la lettura del suo primo link: Cfr. V.J. Ceravolo, Scalata critica al nichilismo, 2017 mi ha totalmente spiazzata al punto che se tale identificazione vi è (come ritengo), essa è a totale insaputa dell'autore, al punto che rinominerei l'articolo: Discesa travisante al nichilismo.

Ipazia,
è il materialismo che cova in se stesso il nichilismo.
Nello specifico è la stessa oggettività in sé, creduta "verità", ad essere l'origine del pensiero nichilista.

L'idealismo non è che la risposta all'orrore del nulla nichilistico.
Una risposta che rischia tuttavia di far cadere dalla padella alla brace, finché c'è un io...

Ho letto anch'io l'articolo e concordo con te.
D'altronde la logica non ha alcuna possibilità di cogliere ciò che la fonda. Può essere utile solo come mezzo, da abbandonare una volta giunti al limite del comprensibile.
#2312
Dipende da cosa si intende con "speranza"
 
Se avere speranza esprime il desiderio del singolo di sopravvivere in qualche modo, magari in un aldilà, è probabile che questa speranza svanisca davanti alla morte.
 
Se viceversa la speranza è fede nella Verità, ossia fede nel Bene assoluto, allora tutta la disperazione dovrebbe essere già stata vissuta in vita.
La fede nella Verità implica infatti il vivere per la morte, e non può perciò concludersi nella disperazione, ma solo nell'attesa.
#2313
Citazione di: Sariputra
Non c'è niente che in definitiva (anche se non lo riconosciamo o non ne siamo del tutto consapevoli..) 'valga'. Tutto è fugace e passeggero: goditela più che puoi!..

Sì il nichilismo è il nulla valoriale.

E non è che la necessaria conclusione a cui giunge il pensiero razionale, che considera se stesso fonte di Verità.

L'interpretazione logico/razionale della realtà è in sé stessa nichilista.
Il nichilismo è l'altra faccia della medaglia della razionalità.

Spesso se ne è inconsapevoli, e allora è un nichilismo debole, che fugge pur di non affrontare se stesso.
A differenza del nichilismo forte, come in Leopardi, di chi affronta lo sguardo della Medusa.

Comunque sia, sono convinto che il nichilismo sia una sfida necessaria.
Una sfida che ci costringe a ricercare noi stessi.
#2314
Citazione di: davintro il 07 Febbraio 2020, 17:01:47 PM
negare l'esistenza dell'Assoluto vuol dire porre la dimensione del contingente come dimensione totalizzante. Cioè presentare un discorso sulla totalità, su ciò che non è limitato da alcunché di altro da se stesso. Ma questo "non essere limitato da alcunché di altro da se stesso" si identifica necessariamente con l' "assoluto" di cui si vorrebbe negare l'esistenza. Assoluto, vuol dire "sciolto dai legami", e la totalità, con cui si vorrebbe identificare il complesso degli enti contingenti, assume gli stessi caratteri che definiscono l'assoluto: se la totalità è ciò oltre cui non vi è nulla, allora necessariamente non potrà essere limitata da niente di estrinseco, cioè sarà pura Libertà, svincolata da altro, Assoluta, appunto. Ecco perché, in tutta evidenza, ogni negazione dell'Assoluto finisce con l'essere autocontraddittoria: nel momento in cui si afferma che "tutto è contingente", "tutto è mutevole", "tutto è relativo", si utilizza la categoria di totalità, che è a tutti gli effetti una determinazione dell'Assoluto, ciò che non ha nulla oltre di sè a limitarlo. Il che non vuol dire, pensare, superficialmente, che "Totalità" e "Assoluto" siano sinonimi. Se ogni discorso sulla totalità è anche discorso sull'assoluto, non vale però l'inverso. L'identificazione tra i due concetti è pensabile in un'ottica immanentista/panteista in cui si fa coincidere Dio, causa prima non subordinata ad alcun principio preesistente, con la totalità dell'Universo, ma non in un'ottica trascendentista/teista che vede Dio come Assoluto distinto dalle sue creazioni. In sintesi, se porre la totalità unica possibile determinazione dell'assoluto non è necessario (quantomeno), è però necessario affermare l'assoluto come modalità ontologica insita in ogni possibile idea di totalità.

Ma la totalità non è qualcosa.

Ritenere che sia qualcosa è un errore del pensiero razionale per il quale esiste solo ciò che è "qualcosa".
Così immagina di porsi fuori (!) dal Tutto per poter affermare:"È qualcosa!"
Mentre il Tutto non è affatto un qualcosa. È solo un'idea aperta.

Non essendo un qualcosa, il Tutto seppur paradossalmente equivale al Nulla.
#2315
@Sariputra
 
Sì la mistica è ormai la mia casa.
Ma non è un punto d'arrivo, anzi...
E' solo l'inizio di un viaggio, "ove per poco il cor non si spaura".
 
De-finire è importante, il più delle volte indispensabile per poter pensare e comunicare.
Tuttavia in alcuni casi pretendere la de-finizione può essere davvero fuorviante, oltre che limitante.
 
E questo è senz'altro il caso dell'Assoluto.
Mi fa davvero sorridere chi di fronte all'affermazione: "Occorre avere fede nella Verità" replica: "Cosa intendi con Verità? Devi prima darne una definizione!"
 
Definire la Verità...
Ciò che fonda ogni possibile definizione...
 
Fede nella Verità = fede nel Nulla.
 
Il Nulla è la perdita di ogni appiglio, di ogni certezza su cui possa in qualche modo contare.
Di ogni possibile de-finizione. Come d'altronde è pure l'Essere, se però riusciamo a non ridurlo a mero esser-ci.
 
Sì Nulla di condizionato.
Però già pensare di aver compreso: "Nulla di condizionato" può ingannarci. Con il suo rassicurare: sarà qualcosa di incondizionato...
Perché è proprio quel "qualcosa" che dobbiamo evitare come la peste.
 
Infatti il "qualcosa" è il regno del relativo.
 
E senza nessun "qualcosa" sono perduto.
Il Nulla mi sbatte in faccia l'aut-aut radicale, dove tutto, ma proprio tutto dipende da me.
#2316
Citazione di: Sariputra il 07 Febbraio 2020, 14:03:00 PM
Citazione di: Ipazia il 07 Febbraio 2020, 13:57:01 PMCertamente, ma proprio per tale relatività non tutte le opinioni si equivalgono: un asino è reale, un asino volante è immaginario. La stesso gradiente è riscontrabile tra una pistola vera e una giocattolo. Con la pallottola reale a fare la differenza razionale. E pure metafisica, se vogliamo.


Il tuo ragionamento avrebbe senso se il presunto assoluto fosse un fenomeno condizionato come tutti gli altri (come un asino). Ma non essendo un fenomeno condizionato non puoi dimostrarne empiricamente (scientificamente) l'esistenza. Un asino volante ha delle caratteristche condizionate,  immaginabili,  pertanto possiamo dimostrarne l'inesistenza. L'assoluto non lo puoi immaginare e neppure falsificare.

Sottoscrivo in toto.

Aggiungerei che l'Assoluto, ossia la Verità, non essendo condizionato non c'è: non esiste.
Se esistesse, se ci fosse, non vi potrebbe infatti essere alcun asino, né reale né immaginario.

È proprio il suo non esserci, il suo ritrarsi dall'esistenza a permettere l'esserci di ogni cosa. Anche di ogni cosa solo immaginata.

L'Essere, l'Assoluto, non c'è.
Proprio in quanto è.

Essere e Nulla, per quel che ci riguarda, sono infatti il medesimo.
#2317
Eutidemo, che il mio riferimento all'io fosse per mostrare la contraddizione della mia volontà rispetto a quella di Dio, dovrebbe essere di tale evidenza da non meritare di continuare a discuterne.

L'esempio che fai di Belen non c'entra assolutamente nulla.
Pensi davvero di poter desiderare qualcosa che non sia questo  stesso desiderio volontà di Dio?
E i tuoi pensieri sono davvero tuoi? Del tuo io?

Questo era il mio  ultimo tentativo.
Con il discorso che fai sulla fede nella Verità gli ultimi dubbi si sono ormai dileguati.
E questo è davvero triste, ma tant'è...

Buona fortuna
#2318
Ciao Eutidemo

Quindi, ricapitolando ciò che hai scritto, "non cade foglia che Dio non voglia" ma noi siamo liberi di volere.
Cioè liberamente vogliamo, ma avviene solo ciò che Dio vuole.

L'io è perciò caratterizzato dalla libera volontà, senza però alcuna libertà nell'agire effettivo nel mondo...

Vorrei ribadire che questa è secondo me la tua posizione, almeno per quel che ho compreso.

Se questo è il tuo pensiero, questa ipotetica libera volontà, che non ha alcun modo di manifestarsi, perché ciò che avviene è solo volontà di Dio, non è forse una illusione?

Che quello sia il tuo pensiero lo ribadisco perché è davvero stancante vedere rigirata la frittata.

Come hai fatto riguardo al mio ultimo intervento.
Non puoi prendere una parte del mio discorso e usarla per i tuoi fini a prescindere dal resto!

Ma questo avviene, sempre, quando manca la fede nella Verità...
#2319
Citazione
Divenire dell'identità: Nel divenire, A e non-A devono essere necessariamente diversi, altrimenti il trasformarsi di uno nell'altro non sarebbe un divenire ma un restare. In questo senso A si trasforma in non-A. Ne segue che A non può essere mai altro da sé benché possa divenire altro da sé modificandosi da ciò che è, e in questo nuovo sé essere uguale a se stesso (non-A=non-A) benché diverso da ciò che era prima

A è perciò essere, nel presente.
Un essere che però diviene...

Questo tanto per chiarire. Non disturberò oltre.
#2320
Ciao Eutidemo

L'accettazione porta però con sé una contraddizione.
Una contraddizione insanabile finché c'è un io.
Chi è infatti che accetta se non io?
Chi è che può riuscire oppure no a distaccarsi, se non io?
Questo distacco non dipende forse dalla mia libera volontà?
Perché posso decidere di distaccarmi oppure no.
Magari non vi riesco, perché è difficile. Ma il provarci o meno dipende da me.

Come la mettiamo però con la volontà dell'Uno?

Posso davvero io volere diversamente?
Può davvero cadere una foglia che Dio non voglia?
E anche ipotizzando che lasci fare almeno un po', non si apre qui uno squarcio dove ognuno fa quel che gli pare?
Che senso avrebbe allora l'accettazione? Non sarebbe in tal caso che un auto inganno?

Meister Eckhart dice che se mi distacco completamente, Dio è "obbligato" a intervenire.
Perché, in chi ha fatto il vuoto della propria volontà, Dio non solo può entrare, ma "deve" entrare!

Cosa significa ciò?

Non significa forse che la mia volontà, la volontà del mio io, non vi è mai stata?
Che il distacco avviene, se avviene, per esclusiva volontà di Dio?

Ma chi sono allora io?

"E il naufragar m'è dolce in questo mare"
#2321
@Vito

Dai per scontato che l'essere sia distinto dal divenire.
Probabilmente per te l'essere è ciò che abita il presente.
E questo essere è soggetto al divenire.

Questa è l'ovvia interpretazione della realtà.
Tuttavia, non è la "verità".

Perché la realtà è costituita dall'inestricabile intreccio di essere e divenire.

Cerco l'essere e trovo divenire e viceversa.
L'essere e il divenire non esistono di per sé stessi. Sono due fantasmi. Uno dona senso all'altro in un gioco senza fine.
Sono due scogli tra cui dobbiamo navigare, ma sui quali è impossibile approdare, perché non esistono.

Di modo che A è sia essere sia divenire. Al punto, che A non è mai uguale ad A.
#2322
Sì, Iano. 

D'altronde non è "l'amor che move il sole e l'altre stelle"?

Ciò che conta è il Bene.
#2323
Il nichilismo ha più a che fare con l'oggetto che con il soggetto.

Il nulla nichilistico è infatti un nulla valoriale. Conclusione inevitabile a cui giunge il pensiero razionale per il quale l'oggettività in sé è verità assoluta.

Quando viceversa è il soggetto ad essere considerato assoluto si cade allora nel solipsismo. Che è l'orrore della solitudine assoluta, ma non nichilismo: l'oggetto è puro nulla, che importanza può averne il valore?

A mio avviso l'errore di entrambe le posizioni non riguarda l'annullamento di uno dei due poli, il soggetto in un caso o l'oggetto nell'altro.

Infatti, seppur paradossalmente, l'errore consiste invece nel considerare "reale" l'oggetto nel caso del nichilismo e "reale" il soggetto nel caso del solipsismo.
Mentre neppure loro lo sono.

L'Assoluto è solo nell'annullamento di entrambi i poli.
#2324
Citazione di: altamarea il 02 Febbraio 2020, 15:12:16 PM
Chiedo venia se m'introduco abusivamente nel vostro dialogo, ma lette le vostre reciproche offese (da evitare, anzi da escludere) e la citazione  di Meister Eckhart da parte di Eutidemo, voglio far presente che questo mistico medievale disse anche: "Solo la mano che cancella può scrivere la verità".

L'eccesso è segno di eccedenza, di esagerazione, mentre l'essenzialità libera dagli orpelli.

Questa "ascesi" è valida anche per la parola detta: è solo semplificandola  che non decade in vaniloquio o chiacchera. Anzi, alonandola di silenzio, la si può rendere più autentica ed efficace.

E' più facile pentirsi di aver parlato che non di aver taciuto.

Anche nell'ambito musicale si può cadere nel superfluo.
Il compositore e direttore d'orchestra tedesco Johannes Brahms (1833 – 1897) disse che "Comporre musica non è difficile. Estremamente difficile è eliminare le note superflue".  Questa sua affermazione è una "verità"  di solito non gradita da autori ed artisti perché considerano ogni parte dei loro elaborati come "carne della propria carne" e rinunciarvi è una lacerazione.

Invece, è proprio togliendo dal masso di pietra che lo scultore crea la statua, che lo scrittore diventa incisivo quando toglie parole e frasi inutili.

Non penso che nella nostra discussione vi sia una volontà di fare del male. E' certamente in corso una lotta, dove è inevitabile che ci si ferisca a vicenda. Ma questa è in definitiva una lotta d'amore.

Sono anch'io convinto che la ricerca della Verità consista alla fin fine in uno svelamento. Dove si toglie invece che mettere.
Tuttavia questi veli non se ne stanno lì davanti pronti per essere tolti. Occorre prima metterli in luce.

La sintesi può infatti avvenire solo dopo l'analisi. Un'analisi lunga e faticosa. Che magari sembra non portare a nulla. Ma la sintesi, che avviene all'improvviso senza sforzo apparente, sarebbe stata possibile senza il lavorio dell'analisi?
#2325
Ciao Eutidemo

Non sono riuscito a risponderti prima, ma ho spesso pensato a te, a cosa dirti.

Secondo me, seppur paradossalmente il tuo desiderio di non esserci non fa che confermare lo stesso esserci.
Perché il rifiuto di esserci ("io" non gioco più) nell'annichilimento della propria individualità marca la sua "differenza". Mi separo definitivamente da tutto il resto, scompaio.
E in questa stessa separazione vi è l'estrema affermazione dell'io. Che si afferma annullandosi.
L'io in questo modo "vince", proprio laddove si estingue.

Vi è però un altro modo per superare l'insopportabilità dell'esserci. Ed è diametralmente opposto al desiderio di non esserci. Anche se in sostanza sempre di annullamento si tratta...
Consiste nel seguire non il rifiuto ma l'accettazione.

"Come in cielo così in terra"

Accettare perciò tutto ciò che avviene, in quanto manifestazione dell'Uno.
Sia fuori che dentro di noi, osservare, distaccati.

E' anch'essa una morte. Una morte ad occhi aperti.
Che tuttavia, altro non è che la fine di un'illusione.

Ora mi chiederai: "Ma tu che ne sai, per davvero?"

Non è una questione di "sapere".
Sì, sono avvenuti fatti, esperienze che hanno risvegliato il mio interesse. Che mi hanno spronato, anche rudemente, a riconsiderare la mia esistenza.
Ma non vi sono "prove". Solo momenti, rari, dove tutto sembra tornare...

Tuttavia non vi è alcuna certezza. Là fuori.
Perché la "certezza", la Verità, dipende solo da me. Non la posso trovare altrove, perché non esiste alcun "altrove"

D'altronde "Dio ha bisogno di te" può avere solo un significato, Eutidemo.
Come può l'Assoluto fare a meno di te?
Tu e solo tu puoi far in modo che l'Assoluto sia.

Perché lo sei.