CitazioneTu sei, invece, ancora fermo all'etica. Dal concetto di etica nasce - inevitabilmente - quello di religione...di dogmi e di gerarchia religiosa preposta a salvaguardare la purezza di quell'etica.Mi soffermo su questo passo per due motivi. Il primo è il più semplice ed è un ammonimento. L'ultimo periodo è assolutamente fuori luogo perchè non obietta o confuta ma è la solita "reductio ad hominem".
Dopo migliaia di anni di guerre di religione, di eresie, di roghi, di inquisizioni, di processi a Galilei tu sei ancora qui a proporre un'etica, una religione e - inevitabilmente - una gerarchia preposta a salvaguardare quell'etica.
Mi verrebbe proprio da dire che la Storia non ti ha insegnato nulla. Probabilmente perchè non l'hai mai studiata....o perchè non l'hai capita. (risposta 38 di Myfriend)
La seconda è più sulla sostanza della tua tesi. Associ, a mio giudizio in modo scorretto, l'etica, tradizionalmente intesa, alle guerre di religione e all'etica religiosa imposta, mentre la tua vera etica, se ho capito bene, è un processo che nasce dalla consapevolezza della propria ombra, cioè del lato malvagio/egoista/ferino di ognuno di noi. Una volta che questa consapevolezza viene alla luce, è possibile migliorarsi e non proiettare più sull'altro le proprie meschinità.
L'etica in realtà ha una storia parallela alle religioni e molto più antica delle guerre di religione. Essa è quella che gli antichi greci chiamavano praxis per distinguerla metodologicamente (anche se c'era necessariamente un collegamento) dalla episteme, o farla rientrare nella physis come sua parte, da contrapporre alla metaphysis.
Una accettazione della propria ombra è sicuramente un atto importante, una presa di coscienza che tra le altre cose, non è unicamente appannaggio delle correnti junghiane della psicologia, ma che si ritrova equamente apprezzata dalla psicoanalisi, dalla teoria sistemico-relazionale e da quella della psicologia cognitiva.
E' possibile quindi che chi abbia preso coscienza della propria ombra sia eticamente/moralmente più evoluto di coloro che continuano a perpetuare il meccanismo del capro espiatorio e della proiezione, ma, sfortunatamente, la storia dell'etica non si conclude nel momento teorico in cui tutti acquisiscono coscienza della propria ombra.
Il male nell'uomo può essere anche un male "freddo", consapevole del suo agire malevolo, senza aver bisogno di scuse e di proiezioni, come ad esempio sembra comunicare Nietzsche (vabbè lasciate perdere polemiche su Nietzsche qui

Insomma pensare alla sconfitta dell'ombra come raggiungimento del "bene etico assoluto" è molto semplicistico e fa rientrare dalla finestra quella visione ecclesiastica e gerarchizzante che si voleva far uscire dalla porta.