Tralascio le risposte ad Angelo e Socrate, che mi pare per quanto riguarda Socrate, e di cui sono certo per quanto riguarda Angelo, perchè essi sono convinti di essere robot.
La loro prigione non è una prigione metafisica, me è una prigione che come dico io "è la prigione della macchina".
Se una macchina indaga su se stessa, non potrà che scoprirsi macchina.
Il problema è però idiota, nel senso di medesimo (id-eo= quello lì. il solito, il medesimo), ossia se si parte considerando che la mente sia il corpo, o peggio che la mente sia come il corpo (e le Scienze fanno parte di questo problema globale) allora è ovvio che poi si neghi la libertà.
Capisco però quello che vuoi dire cara Sophia, e si capisce che il tuo discorso è di altra "pasta".
Infatti tu ammetti la possibilità della consapevolezza.
Meglio ancora citi Matrix.
Matrix è un film che sposa la tesi gnostica.
Vi è un mondo materiale che è il male, ed è il mondo per cui per esempio Zukemberg è ora indagato, e il suo cofondandatore dimessosi, sta espiando le sue colpe, con un giro di interviste che avvisano dei pericoli della matrice (spegnimento delle aree cerebrali etc..).
Ma vi è anche il mondo della luce, quello che sta dietro alle apparenze.
Appunto dietro alla presunzione che la macchina, la matrice (oggi identificata col cervello) esiste un mondo spirituale.
Ci vuole un Nemo, un nessuno, ossia che vada oltre le porte della percezione ideologica che abbiamo di noi stessi.
Non è semplicemente una questione di aree cerebrali, laddove al massimo coincidono, nel senso che avvengono, processi spirituali superiori.
Dire che un processo spirituale avviene in una determinata area, non dice ancora niente di quel processo spirituale.
Quindi è poco rilevante partire dalle assunzioni che è nel cervello che siano gli abiti, le abitudini.
Nel film Matrix invece le abitudini sono la matrice stessa, ossia un certo modo di conformarsi della mente.
La mente si conforma in base alle sue aree di comportamento, se vogliamo stare nella metafora dell'uomo macchina, sono il software.
Il problema delle abitudini mentali, non è una questione dunque dell'hardware, ma del software.
Riprendendo la tua metafora Sophia, allora la questione sarebbe quello di provare nuovi software.
Ma in Matrix non è quello il punto.
Il punto è che invece esiste un uomo reale, al di là delle sue percezioni errate.
Nel film la metafora è più pungente e più dettagliata.
Infatti nel film è l'uomo reale ad essere prigioniero delle macchine.
Egli crede di aver costruito le macchine per soddisfare la sua mente, ma sono le macchine ora che controllano la sua mente.
Il problema si ribalta completamente. La macchina diventa il problema, credere nel robot è stato il problema.
In questo senso il film indaga del perchè le persone stanno bene nel Matrix, e del perchè alcuni si ribellano.
E' qui che la tua proposta prende peso.
Laddove le persone stanno bene nella rinuncia alla libertà, i ribelli invece voglione vivere.
Ma Nemo, prima di ridiventare uomo reale, ha dovuto spazzare via la sua vecchia personalità.
Ha dovuto proprio diventare nessuno. (Nemo in latino vuol dire proprio"nessuno")
Nessuno significa rinunciare ad essere delle persone, a rinunciare alle maschere, ai ruoli che questa società triste e malata ci vuole affibiare.
Uscire dalla routine, è il primo passo della liberazione, a cui giustamente tu aspiri.
Ma questa aspirazione è forse nel cervello??
No la parabola di Matrix ci dice invece proprio il contrario, che la libertà umana spezza la sua stessa follia di credersi robot, persona, macchina.
Ossia che è il corpo il vero ricettacolo alla trascendenza, la spinta verticale dal basso.
La vera spiritualità è nel corpo che si muove, che sperimenta, che attiva o spegne alcune aree cerebrali.
E' l'uomo che fa la macchina.
E' l'uomo che fa scienza, non la scienza che fa l'uomo.
Ci vuole insomma una premessa diversa cara Sophia per poi poter parlare della consapevolezza.
O se si vuole usare la scienza, la si deve usare correttamente come mi pare tu abbia fatto.
Non siamo prigionieri se non che di noi stessi!
Questa è la libertà!
La loro prigione non è una prigione metafisica, me è una prigione che come dico io "è la prigione della macchina".
Se una macchina indaga su se stessa, non potrà che scoprirsi macchina.
Il problema è però idiota, nel senso di medesimo (id-eo= quello lì. il solito, il medesimo), ossia se si parte considerando che la mente sia il corpo, o peggio che la mente sia come il corpo (e le Scienze fanno parte di questo problema globale) allora è ovvio che poi si neghi la libertà.
Capisco però quello che vuoi dire cara Sophia, e si capisce che il tuo discorso è di altra "pasta".
Infatti tu ammetti la possibilità della consapevolezza.
Meglio ancora citi Matrix.
Matrix è un film che sposa la tesi gnostica.
Vi è un mondo materiale che è il male, ed è il mondo per cui per esempio Zukemberg è ora indagato, e il suo cofondandatore dimessosi, sta espiando le sue colpe, con un giro di interviste che avvisano dei pericoli della matrice (spegnimento delle aree cerebrali etc..).
Ma vi è anche il mondo della luce, quello che sta dietro alle apparenze.
Appunto dietro alla presunzione che la macchina, la matrice (oggi identificata col cervello) esiste un mondo spirituale.
Ci vuole un Nemo, un nessuno, ossia che vada oltre le porte della percezione ideologica che abbiamo di noi stessi.
Non è semplicemente una questione di aree cerebrali, laddove al massimo coincidono, nel senso che avvengono, processi spirituali superiori.
Dire che un processo spirituale avviene in una determinata area, non dice ancora niente di quel processo spirituale.
Quindi è poco rilevante partire dalle assunzioni che è nel cervello che siano gli abiti, le abitudini.
Nel film Matrix invece le abitudini sono la matrice stessa, ossia un certo modo di conformarsi della mente.
La mente si conforma in base alle sue aree di comportamento, se vogliamo stare nella metafora dell'uomo macchina, sono il software.
Il problema delle abitudini mentali, non è una questione dunque dell'hardware, ma del software.
Riprendendo la tua metafora Sophia, allora la questione sarebbe quello di provare nuovi software.
Ma in Matrix non è quello il punto.
Il punto è che invece esiste un uomo reale, al di là delle sue percezioni errate.
Nel film la metafora è più pungente e più dettagliata.
Infatti nel film è l'uomo reale ad essere prigioniero delle macchine.
Egli crede di aver costruito le macchine per soddisfare la sua mente, ma sono le macchine ora che controllano la sua mente.
Il problema si ribalta completamente. La macchina diventa il problema, credere nel robot è stato il problema.
In questo senso il film indaga del perchè le persone stanno bene nel Matrix, e del perchè alcuni si ribellano.
E' qui che la tua proposta prende peso.
Laddove le persone stanno bene nella rinuncia alla libertà, i ribelli invece voglione vivere.
Ma Nemo, prima di ridiventare uomo reale, ha dovuto spazzare via la sua vecchia personalità.
Ha dovuto proprio diventare nessuno. (Nemo in latino vuol dire proprio"nessuno")
Nessuno significa rinunciare ad essere delle persone, a rinunciare alle maschere, ai ruoli che questa società triste e malata ci vuole affibiare.
Uscire dalla routine, è il primo passo della liberazione, a cui giustamente tu aspiri.
Ma questa aspirazione è forse nel cervello??
No la parabola di Matrix ci dice invece proprio il contrario, che la libertà umana spezza la sua stessa follia di credersi robot, persona, macchina.
Ossia che è il corpo il vero ricettacolo alla trascendenza, la spinta verticale dal basso.
La vera spiritualità è nel corpo che si muove, che sperimenta, che attiva o spegne alcune aree cerebrali.
E' l'uomo che fa la macchina.
E' l'uomo che fa scienza, non la scienza che fa l'uomo.
Ci vuole insomma una premessa diversa cara Sophia per poi poter parlare della consapevolezza.
O se si vuole usare la scienza, la si deve usare correttamente come mi pare tu abbia fatto.
Non siamo prigionieri se non che di noi stessi!
Questa è la libertà!

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