cit apeiron
purtroppo oggi l'occidente cerca di "impossessarsi" dell'oriente rendendolo "appagante". Si fa un po' di meditazione per rilassarsi, si legge la poesia di Tagore' o il libro di Osho oppure le parole belle di un maestro Zen. Facendo questa selezione sembra che, per esempio, il Nirvana sia semplicemente "essere rilassati" e vivere una vita "normale". Quello che ci si dimentica è che per l'oriente la "normalità" è un ciclo senza inizio e possibilmente senza fine di rinascita e ri-morte. Si legge per esempio Pirsig che dice che le differenze dottrinali tra daoismo, induismo e buddhismo sono per gli orientali meno importanti che le differenze tra le tre religioni abramitiche in occidente. Ma questo è vero fino ad un certo punto. In realtà a noi occidentali ci sembrano "molto simili". Per un indiano le differenze sono sottili ma importantissime, visto che l'idea è che solo la "retta visione" possa far cessare la Ruota del Samsara. Il New Age invece si dimentica di ciò. Si dimentica che per un indiano, come dici spesso, la storia in ultima analisi è una sorta di illusione. Che tutte le "imprese" che vengono fatte dagli uomini in realtà non sono niente di speciale. E in una società che si basa proprio sul "successo individuale" questo tipo di insegnamenti non vengono compresi. Così si dice che il buddhismo è molto meno "duro" del cristianesimo ecc.
Mi sa che sto facendo un pò di casino, in questo mese mi sono dedicato, ho tentato di dedicarmi, alla teologia contemporanea.
Quindi intendere le varie diramazioni e differenze dottrinali, non è nella lista delle cose importanti, per ora.
Sono d'accordo che in realtà vi è un nocciolo irriducibile dottrinario, che non può che cozzare prima o poi con la gaudenza occidentale.
Ma c'è una cosa che forse è il caso di non sottovalutare, e cioè che la guadenza ha potere.
In questo caso le domande irriducibili che per esempio Cacciari fa riguardo il dialogo religioso, è se vogliamo continuare a mantenere il succo delle religioni, o se invece voltiamo pagina, e decidiamo di vararne delle forme leggere, che spezzano definitivamente con la tradizione.
Mi pare domanda legittima, e attualissima.
Il potere tecnico della gaudenza ( ossia quella differita dell'eterno compratore, di oggetti ed esperienze, senza che quegli oggetti o esperienze incidano veramente nella propria vita) consiste proprio nella sua ripetizione.
Laddove la religione chiede lo strappo, l'ideologia capitalista chiede l'annacquamento.
Laddove la religione chiede il non-io, l'ideologia forma l'io.
L'ideologia può fare quello che la religione semplicemente chiede di fare...il vincitore è chiaro per me.
purtroppo oggi l'occidente cerca di "impossessarsi" dell'oriente rendendolo "appagante". Si fa un po' di meditazione per rilassarsi, si legge la poesia di Tagore' o il libro di Osho oppure le parole belle di un maestro Zen. Facendo questa selezione sembra che, per esempio, il Nirvana sia semplicemente "essere rilassati" e vivere una vita "normale". Quello che ci si dimentica è che per l'oriente la "normalità" è un ciclo senza inizio e possibilmente senza fine di rinascita e ri-morte. Si legge per esempio Pirsig che dice che le differenze dottrinali tra daoismo, induismo e buddhismo sono per gli orientali meno importanti che le differenze tra le tre religioni abramitiche in occidente. Ma questo è vero fino ad un certo punto. In realtà a noi occidentali ci sembrano "molto simili". Per un indiano le differenze sono sottili ma importantissime, visto che l'idea è che solo la "retta visione" possa far cessare la Ruota del Samsara. Il New Age invece si dimentica di ciò. Si dimentica che per un indiano, come dici spesso, la storia in ultima analisi è una sorta di illusione. Che tutte le "imprese" che vengono fatte dagli uomini in realtà non sono niente di speciale. E in una società che si basa proprio sul "successo individuale" questo tipo di insegnamenti non vengono compresi. Così si dice che il buddhismo è molto meno "duro" del cristianesimo ecc.
Mi sa che sto facendo un pò di casino, in questo mese mi sono dedicato, ho tentato di dedicarmi, alla teologia contemporanea.
Quindi intendere le varie diramazioni e differenze dottrinali, non è nella lista delle cose importanti, per ora.
Sono d'accordo che in realtà vi è un nocciolo irriducibile dottrinario, che non può che cozzare prima o poi con la gaudenza occidentale.
Ma c'è una cosa che forse è il caso di non sottovalutare, e cioè che la guadenza ha potere.
In questo caso le domande irriducibili che per esempio Cacciari fa riguardo il dialogo religioso, è se vogliamo continuare a mantenere il succo delle religioni, o se invece voltiamo pagina, e decidiamo di vararne delle forme leggere, che spezzano definitivamente con la tradizione.
Mi pare domanda legittima, e attualissima.
Il potere tecnico della gaudenza ( ossia quella differita dell'eterno compratore, di oggetti ed esperienze, senza che quegli oggetti o esperienze incidano veramente nella propria vita) consiste proprio nella sua ripetizione.
Laddove la religione chiede lo strappo, l'ideologia capitalista chiede l'annacquamento.
Laddove la religione chiede il non-io, l'ideologia forma l'io.
L'ideologia può fare quello che la religione semplicemente chiede di fare...il vincitore è chiaro per me.