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Messaggi - green demetr

#2371
Citazione di: Eutidemo il 03 Marzo 2018, 17:59:54 PM
Caro Green Demetr,
in primo luogo ti ringrazio per l'apprezzamento che hai avuto la gentilezza di manifestare per il mio commento, per la verità molto "alla buona", del dibattito (o meglio, "battibecco") tra Socrate e Trasimaco. :)
Quanto all'"eudaimonia", non ho assolutamente nulla contro di essa, in quanto la ritengo una modalità di vita a cui tutti dovremmo aspirare; nel mio commento, intendevo soltanto dire che non mi sembra che quello "eudaimonistico" sia il parametro più adatto per identificare cosa sia la giustizia, e cosa no.
Ed infatti, almeno secondo me, la "giustizia" è un bene etico da desiderarsi di per se stesso, come un FINE, e non come un MEZZO per  trarre una (sia pur legittima) soddisfazione o autogratificazione per il fatto di sentirsi "giusti".
Detto questo, è sicuramente vero, come egregiamente scrivi tu, che la giustizia è il luogo di inveramento delle istanze storiche sociali, a seconda del particolare periodo epocale che l'umanità sta attraversando; ed è pure vero che le istanze storiche sociali dovrebbero essere progressive e non reazionarie o restaurative, se vogliamo proprio parlare di una idea di giustizia etica.
Non sono invece molto d'accordo sul fatto che Il capitalismo sia l'inveramento delle pretese <<"eudaimonistiche">>, in quanto penso che, piuttosto, esso costituisca la piena realizzazione delle mere aspirazioni <<"edonistiche">> dell'uomo; che sono cosa ben diversa!
Ed infatti, l'<<"eudaimonismo">> e l'<<"eudaimonìa">> derivano dal greco "εὐδαιμονισμός" e "εὐδαιμονία" che significa vivere guidati da un buon "δαιμον"(che, in greco, non significa "demonio", bensì "buon genio", "spirito guida"), il quale ci insegna come vivere in piena <<"felicità">> la nostra vita; ed invece, nonostante la quasi omofonia, l'<<"edonismo">> ha un significato, anche etimologico, completamente diverso, in quanto deriva dal greco antico "ἡδονή", che significa "piacere", e NON "felicità", che in greco si dice  "ευτυχία" (le quali sono due cose completamente differenti, sebbene non necessariamente incompatibili tra di loro)!
Ed il capitalismo, a mio avviso, tende in modo esasperato a procurarci il primo, cioè il "piacere", cercando di illuderci che esso sia l'unico mezzo per procurarci la seconda, cioè la "felicita"; mentre invece, almeno secondo me, non è affatto così! >:(
Per cui, come dicevo sopra, per me il capitalismo è precipuamente a sfondo "edonistico", e non affatto "eudaimonistico"! ;)

E' vero che i greci intendono la vita come eudamonia, ma proprio a scapito dell'edonismo.

Una eudamonia che faccia a meno dell'edonismo è solo ideologia. E della peggiore.

Quindi sono d'accordo con te che però il solo edonismo non garantisce alcuna eudamonia.
(ma mi sembra che infatti l'avevo specificato).

Proprio per questo il progetto di comunità di amici, è di là da venire.

Non siamo minimamente vicini a quell'orizzonte, siamo ancora qui a contare i buoni e i cattivi.

Siamo ancora qui a fare politiche del nemico (o dell'amico che è la stessa cosa, vedi Schmitt), e non politiche comunitarie.

Frattanto non si capiscono nemmeno cose come legalità e legittimità (sempre Schmitt credo, ma ho ripreso l'idea da Nereo Villa) ipotesi su cui nei mesi scorsi sto riflettendo, anche spinto dalle tue osservazioni di qualche post di mesi fa, riguardo le preleggi.

In effetti è con la lettura di Glucksman che ho inteso meglio il rapporto tra politica e giurisdizione.

O meglio tra rivoluzione e messa in leggi delle ipotesi rivoluzionarie.
Leggi che richidedono una nuova rivoluzione etc....

Credo che il punto di Hackeraggio intellettuale, sia proprio all'interno del concetto di legge.
Se infatti si trovasse una legge che producesse infinite rivoluzioni che riportano alla stessa legge, si avrebbe la vittoria definitiva dello status quo.
Credo che questa cosa fu intuita molto bene da Rabelais almeno secondo il Glucksman.
Ossia una legge che prevede infinite rivoluzioni ma solo all'interno della stessa legge.

Una legge che illuda la rivoluzione ma che poi fa delle rivoluzione una parte stessa della legge.

Il progetto di repubblica platonica mi sembra un chiaro esempio di totalitarismo.

Totalmente desueto, mi fanno pena i filosofi, i molti filosofi, che tentano di riprendere quel progetto.

Il vero progetto di legge che prevede la sua immanente accettazione, è proprio quello capitalista.
Che produce illusione di rivoluzione, perchè effettivamente rivoluziona per davvero l'edonismo.
Ma ad un prezzo carissimo, l'accettazione del mors tua vita mea.

E' una sorta di Leviatano evoluto. Non un mostro, ma piuttosto un avvenente donna che dona piaceri.
Ma che ti tiene al laccio dei suoi capricci.

Il problema non sono tanto i capricci, quanto quel laccio.

Invece anche i pochi, pochissimi, ok solo Zizek, che l'hanno capito, ancora che puntano il dito contro i capricci.

Ma è lo stesso errore di Platone! Siamo da capo.

Socrate mi ripugna!
#2372
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia e vita vissuta
04 Marzo 2018, 13:45:47 PM
Caro Sgiombo,

sono contento che sei riuscito a riprenderti, intanto quello, che per quel poco che conta è tutto quello che conta, e poi spero sarai pronto per altre "mille" battaglie intellettuali. ;)

intellettualmente anche noi siamo tuoi figli...ricordalo!  :-[
#2373
cit eutidemo
"Cioè, mi sembra alquanto incongruo confondere la condizione patologica con quella fisiologica; sarebbe come dire che, per respirare, i polmoni hanno bisogno della ventilazione artificiale anche quando funzionano perfettamente per conto loro.
Ma vediamo dove vuole andare a parare Socrate."

Siamo molto d'accordo.

Ma qui conviene anche l'approfondimento, che ho conosciuto tramite l'intellettuale psicanalista Calciolari, ossia che nella tavola dei veleni risiede anche quella dei rimedi.

Ossia che il rimedio è posteriore ad un veleno, quello che nella grande filosofia di Nietzche viene chiamato risentimento, imposto.
Mai veramente "contratto per caso".

Il duo Socrate-Platone è pessimo, non l'ho mai apprezzato, proprio per via dei dialoghi psicopompi, che decidono apriori cosa sia giusto e cosa sia bene: insomma un delirio di onnipotenza, come quelli rilevasti per l'ennesima volta in questa miserabile campagna elettorale, e ancora più esecrabile accompagnamento giornalistico, ormai relegatosi a suscitatore di scandali per casalinghe e casalinghi frutrati, piuttosto che a luogo di pensiero.
A luogo dell'odio piuttosto che a luogo dell'intellettualità.

Ma lo diceva già Carmelo Bene, il problema principale dell'Italia è il giornalismo. (che informa dei fatti e non sui fatti).

Platone con i suoi libretti d'odio al paragone era un principiante.

cit eutidemo
"E' vero, anche se, come ho detto sopra, il parametro eudaimonistico non mi sembra il più congruo per identificare cosa sia la giustizia, e cosa no."

Non sono affatto d'accordo. La giustizia è semplicemente il luogo di inveramento delle istanze storiche sociali.

Ma le istanze storiche sociali dovrebbero essere progressive e non reazionarie o restaurative, se vogliamo proprio parlare di una idea di giustizia etica.

Il capitalismo è l'inveramento delle pretese eudamonie.
Ma l'edamonie pretese individualmente come inizio, risultano poi divenatre solo in un malesere diffuso e generale.

Ovviamente la soluzione non è negare le eudamonie iniziali, ma risolverle in forme sempre più plurali e ottimiste.

Come la grande filosofia di Nietzche insegna.

Purtroppo siamo ancora a dire agli altri cosa è bene e cosa è male.

E cos'altro non è se non essere tanti piccoli socrate invidiosi e moralisti?

E Nietzche lo ha ribadito più volte.

Trovo sempre patetico unire Platone e Nietzche, quando è evidente che siamo proprio agli antipodi.

Certo qualcosa che li unisce c'è ed è proprio la eudamonia.

l'esser felici in quanto uomini.

Ma i risultati sono pochi.

Ora se dobbiamo dare peso (e ce l'hanno) che l'intera storia del pensiero sia il frutto di quel diabolico duo che è platone ed aristotele capiamo che siamo agli antipodi del vero filosofare.

Meno male che ancora c'è qualcuno che legge platone e non si fa vergogna nel dire quanto sia somaro.
Grazie Eutidemo.

Buon voto a tutti.
#2374
cit apeiron
purtroppo oggi l'occidente cerca di "impossessarsi" dell'oriente rendendolo "appagante". Si fa un po' di meditazione per rilassarsi, si legge la poesia di Tagore' o il libro di Osho oppure le parole belle di un maestro Zen. Facendo questa selezione sembra che, per esempio, il Nirvana sia semplicemente "essere rilassati" e vivere una vita "normale". Quello che ci si dimentica è che per l'oriente la "normalità" è un ciclo senza inizio e possibilmente senza fine di rinascita e ri-morte. Si legge per esempio Pirsig che dice che le differenze dottrinali tra daoismo, induismo e buddhismo sono per gli orientali meno importanti che le differenze tra le tre religioni abramitiche in occidente. Ma questo è vero fino ad un certo punto. In realtà a noi occidentali ci sembrano "molto simili". Per un indiano le differenze sono sottili ma importantissime, visto che l'idea è che solo la "retta visione" possa far cessare la Ruota del Samsara. Il New Age invece si dimentica di ciò. Si dimentica che per un indiano, come dici spesso, la storia in ultima analisi è una sorta di illusione. Che tutte le "imprese" che vengono fatte dagli uomini in realtà non sono niente di speciale. E in una società che si basa proprio sul "successo individuale" questo tipo di insegnamenti non vengono compresi. Così si dice che il buddhismo è molto meno "duro" del cristianesimo ecc.


Mi sa che sto facendo un pò di casino, in questo mese mi sono dedicato, ho tentato di dedicarmi, alla teologia contemporanea.
Quindi intendere le varie diramazioni e differenze dottrinali, non è nella lista delle cose importanti, per ora.

Sono d'accordo che in realtà vi è un nocciolo irriducibile dottrinario, che non può che cozzare prima o poi con la gaudenza occidentale.
Ma c'è una cosa che forse è il caso di non sottovalutare, e cioè che la guadenza ha potere.

In questo caso le domande irriducibili che per esempio Cacciari fa riguardo il dialogo religioso, è se vogliamo continuare a mantenere il succo delle religioni, o se invece voltiamo pagina, e decidiamo di vararne delle forme leggere, che spezzano definitivamente con la tradizione.
Mi pare domanda legittima, e attualissima.

Il potere tecnico della gaudenza ( ossia quella differita dell'eterno compratore, di oggetti ed esperienze, senza che quegli oggetti o esperienze incidano veramente nella propria vita) consiste proprio nella sua ripetizione.

Laddove la religione chiede lo strappo, l'ideologia capitalista chiede l'annacquamento. 

Laddove la religione chiede il non-io, l'ideologia forma l'io.

L'ideologia può fare quello che la religione semplicemente chiede di fare...il vincitore è chiaro per me.
#2375
cit sariputra
Soprattutto perché non ne parla, Green...soprattutto perché non ne parla! 
Come ho già scritto: prima bisogna curare la ferita...che è profonda e infetta...strati senza fine di condizionamenti.
A tutte le domande su Dio, Siddhartha oppose il Silenzio. Comprendeva che ogni cosa che avrebbe potuto dire sarebbe stata l'ennesima preda del fantasma, il suo nuovo sankhara, il suo piacevole condizionamento...da mettere per un pò al posto di quello piacevole precedente.

E' vero! mi pare un importante approfondimento. Non posso che concordare. :)

cit sariputra
Si potrebbe quasi dire che non è uscita dal cerchio di fuoco, o che lotta ormai per non uscirne...Il cerchio di fuoco dell'accordo con la sacralità vera dell'esistere.  Il cerchio dove, stretti gli uni agli altri, ci possiamo scaldare con lo sguardo sulla fiamma che divampa..Il fuoco purificatore di Agni, signore del luogo della cremazione, della morte , e signore dell'oscura impenetrabile foresta...

Ah! ci addentriamo ad audaci interpretazioni degli scritti vedici!  :-[
Non posso che concordare.  ;)  :)

cit sariputra
Se usiamo la spiritualità per non provare quel vuoto non facciamo che mettere all'opera un altro condizionamento.  E poco importa se lo riteniamo più "nobile", o elevato, di un altro...sempre di cotechini si sta parlando!

Vedo che su questo punto continuiamo ad essere in disaccordo.

Voler provare quel vuoto, è la prima causa del risentimento.

Mi pare di capire invece, che l'etica buddista moderata, consista nell'armonizzare, la propria necessaria particolarità di essere nel mondo, e cioè nel samsara, con la necessità di accettare, e non di fuggire la sofferenza.
Tramite le tecniche di meditazione, ma anche semplicemente pulendo il tempio, noi prendiamo consapevolezza, che questa sofferenza non ci appartiene.
Nelle tecniche di mindfulness, propostami dalla mia professoressa di psichiatria per la specializzazione di aiuto infermiere, si tratta di applicare nella maniera corretta le premesse del buddismo: i risultati sono eccezionali.
Come è evidente dalla spiegazione scientifica il nocciolo dell'armonia buddista è capire di essere all'interno del mondo del samsara. Ma come dice Bluemax che ha sperimentato la meditazone vi è un sè più vero.

Ma il sesso non è sofferenza. E' bizzarro che le religioni di tutto il mondo sovvertano una cosa così naturale, e praticata da tutti.

Diverso è il caso della bulimia o anoressia dei piaceri. Con i loro fantasmi e le lora coazioni a ripetere (ma qui appunto deviamo decisamente nel filosofico e nello psicologico).

Credo che una distinzione sarebbe utile anche all'interno dei mondi pastorali.
#2376
rispondo ai primi 7 punti.

1) Sì certo. Il Neanderthal era un uomo.

2) Sì certo.

3) https://it.wikipedia.org/wiki/Andr%C3%A9_Leroi-Gourhan

No mi sono espresso male. Intendevo esattamente quelle che scrivi al punto 2, e Leroi-Gourhan è stato uno dei primi a sottolineare come esistessero delle bufale nel mondo scientifico di allora, che ancora venivano prese per buone.

4) Leroi-Gourhan illustra come la specializzazione della mano liberi spazio ad aree del cervello, che poi formeranno ulteriori aree di specializzazione.

Sì conosco benissimo la questione delle aree del cervello che sono in grado di fare quello che altre aree danneggiate non sono più in grado di fare.

5) Sì il discorso del professor Sini è filosofico non è tassonomico.

6) Si per sapienziale, non intendo i libri sapienziali, intendo la saggezza che si è depositata in anni di storie e problematiche umane.

7) Infatti dietro la frase l'uomo non è un animale ci sta dentro il fatto di quella particolarità dell'essere umano.
Non vuole essere una tassonomica.
In effetti hai ragione, esula dal 3d.
#2377
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Capitalismo
24 Febbraio 2018, 13:40:06 PM
Caro Paul,

Certo le tue argomentazioni sono ampiamente condivisibili.

Ma se il finale deve essere "affidarsi all'amore", permettimi di sospettare che non riesci nemmeno a sollevare lo sguardo sul quel terribile serpente.

La sovranità è il problema, non la mancanza di un sacralità della fisica.

Fleishmann  e Pons, Maiorana e Tesla.
Sono più che dei semplici nomi.

Inoltre quando vorrai guardare il serpentone, ricordati che anche l'uccisione è una forma di travaso di energie.

Non basta superare la sovranità, va superata anche la sacralità del nomus, del nome.
Per poter tornare alla naturalità, all'utilità della trasformazione delle energie.
E al rispetto di conservare quella forma particolare energetica che è, anche, l'uomo.

Ps 
se vi deve essere un sacro è quello della comunità degli amici.
#2378
Attualità / Re:Il meno peggio
23 Febbraio 2018, 21:07:18 PM
Citazione di: InVerno il 09 Febbraio 2018, 15:47:57 PM
Dopo tanti (chi più chi meno) anni passati ad ascoltare le campagne elettorali del bel paese, è il momento di dare un giudizio definitivo riguardo ad una pratica tanto popolare quanto ostentata e publicizzata , quella del famoso voto "turandosi il naso" (altrimenti decidono gli altri, semicit). La domanda secca è quindi la seguente:


Votare per il meno peggio, porta il paese al meglio o al pessimo? *


* E' lecito dare risposte diverse differenziando il breve ed il lungo periodo.

Se voto per il meno peggio, è il mio caso, lo faccio perchè penso che non ci sia modo di andare verso il meglio, perciò voto perchè si vada al peggio, sì, ma nella speranza che non sia COSI' peggio.

Mi spiego meglio. Se fosse per i programmi principali voterei senza dubbio 5stelle, interesse nazionale, energie alternative, welfare, insomma tutte le ricette della democrazia.

Il punto è che non credo proprio sia possibile farlo.
Dunque se un partito non può realizzarsi deve portare in prima linea le sue idee di seconda linea.

E quelle del movimento sono il peggio del peggio: controllo del cibo, controllo della libertà personale di farsi un bel pasto a base di patatine fritte infarcite di olio, cotto e stracotto.

Denota solo quello che molti temevano immotivatamente prima, ma ora motivamente, che il 5stelle vari forme di controllo della vita.

Ecco ci si arriverà lo stesso, il manuale diagnostico ha già in cantiere la malattia e la cura.
(la malattia dell'esser sani ad ogni costo, delirio di controllo del cibo etc...tutte cose su cui il tg4 sta lavorando con frenesia da anni, e che sta avendo effetti già ora visibili su amici e parenti).

Ma fin quando le false sinistre sono intente a smantellare lo stato sociale, giuridico etc...Non penso che faranno gli stessi passi da gigante verso quelle forme di controllo della vita.

Ovviamente "spero"  ;D : al male non c'è mai fine.

Viva la democrazia!   :)  e andate comunque a votare!   mi raccomando!
#2379
Citazione di: Angelo Cannata il 23 Febbraio 2018, 20:16:34 PM
A me non sembra che parlare di non-io sia un'autocritica: può risultare una critica dell'io, ma essa andrebbe a sua volta criticata.

Sono d'accordo sul fatto che l'occidente, di fronte all'autocritica, rimane in stallo, come se dicesse: "E ora che facciamo, una volta che abbiamo capito che qualunque cosa pensiamo dobbiamo anzitutto noi stessi criticarla e quindi autodemolircela già in partenza noi stessi da soli?".

Ma la via per uscire da questo stallo non mi sembra essere quella dell'oriente: mi sembra che l'oriente faccia finta di risolvere il problema, ma questa finta può andar bene solo per chi non si accorge del fatto che l'oriente trascura proprio l'autocritica.

Dallo stallo non si esce ignorando l'autocritica, perché quello dell'autocritica per me è un passaggio ormai storico che non può essere ignorato. Bisogna andare oltre, ma senza ignorare ciò che è successo. Secondo me (e non solo secondo me: non si tratta di idee mie totalmente originali) si esce dallo stallo dell'autocritica orientandosi al provvisorio, al particolare, al modesto, al piccolo; orientandosi a prendersi carico della soggettività in contrapposizione all'oggettività; orientandosi al raccontare in contrapposizione all'esporre concetti astratti.

Ma questo è il problema dell'occidente, non dell'oriente.

Porsi la questione che vi sia un problema, significa problematizzare ciò che non è problematizzabile per un orientale.
In quanto tutto è illusione.

L'autocritica è il delirio dell'occidente per un orientale.

Inoltre affermare che l'autocritica raggiunge il paradosso, senza per questo smettere di continuare, non ha alcun senso!
Perchè la continuazione crea lo stesso paradosso da cui si era iniziata ad avvitare.

Questa posizione del serpente che si mangia la coda, è la posizione paranoica.

Volersi porre fuori dal paradosso, come vorrebbe la regola linguistica, significherebbe di per sè, smettere di fare critica, e di affidarsi alla regola che decide della forma linguistica stessa.

Che è poi la forma delirante della posizione paranoica. La volontà di potenza.

Caro Angelo mi spiace, ma la metafisica raggiunge solo il suo paradosso di essere indecidibile.

Se vogliamo continuare a fare filosofia dobbiamo aprire all'altro da me, ossia alle forme di relazione, e non di autocritica. Di critica delle relazioni, e non di autocritica del sè.

Critica alle relazioni significa di per sè porsi fuori dalle proprie certezze, ma non per crearne nuove, bensì per testarle nel reale.
Per rendersi conto del resto, oltre le maschere.

Il non-io non è un vero "non-io", è un io che ospita l'altro. (e per questo è in grado di ospitare anche Dio). E' un io che ha smesso di auto-crearsi e di auto-celebrarsi, e ha deciso finalmente di mettersi nel fiume della vita.
#2380
Citazione di: Angelo Cannata il 23 Febbraio 2018, 17:57:12 PM
Mi sembra che la stessa cosa si possa dire anche di tutto ciò che ha scritto green demetr: manca l'autocritica.

Certo ma io l'ho sottolineato che l'oriente parte direttamente dal non-io.

Questo gli ha permesso di andare oltre la continua autocritica occidentale, che sfocia in un frigido e mortuario discorso sul paradosso.

C'è molta più vita in oriente che in occidente. Ma poi ognuno segue certo la propria strada.
#2381
Non sono un esperto.

Ma provo a dirne qualcosa rispetto a "dove sono arrivato".

A mio parere Marx intende l'economia come una scienza, e precisamente nella scienza della politica economica.
Come più volte precisato da Preve, ma anche dal suo avversario Negri, la questione è inerente la lotta di classe, in quanto lotta di produzione.

Il materialismo storico è invece un altro mondo: si tratta del modo di intendere la politica che gestisce l'inevitabile corsa del capitalismo verso la sua fine. E che nel deliro di Marx porta alla abrogazione della proprietà privata.

Ossia come gestire la lotta di classe in ottica della terra promessa: la dissoluzione del capitalismo.
In questo senso io sono a favore dell'ottica terzo-internazionalista, ossia alla necessità di creare una istituzione internazionale in attesa della dissoluzione degli Stati. Un organo a cui i manifestanti di tutto il Mondo potessero guardare.

Un organo, e qui veniamo alla tua domanda, guidato dalla borghesia, e dai suoi rappresentanti politici.

Il problema si spostò presto dal fare politica economica al fare politica punto e basta.
E questo fu il problema vero. Invece che accompagnare per mano, divenne la solita corsa al potere dei vertici.
Anche se è vero che fu proprio l'etica del borghese a spingere a fare da capo e non da accompagnatore.
Come mi pare tu suggerisca di fondo alla tuo 3d.

Ora non so se esista una etica che dica e sia in grado di mantenere le promesse, comunista (ma non solo)
La storia ha già detto di no. Tutte gli stati comunisti sono anti-liberali.

E' questione di etica, o non è forse l'etica nella sua ideologia a spacciarsi per tale, e essere invece sempre fascismo?

In attesa che Sgiombo faccia un pò più di chiarezza e mostri qualche motivo endogeno alla ideologia o politca che sia.
#2382
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Capitalismo
23 Febbraio 2018, 18:10:00 PM
Citazione di: paul11 il 18 Febbraio 2018, 17:42:28 PM
ciao Green,
Una convenzione può essere un abitudine continuativa quindi nel tempo e nel nostro caso della moneta è priva di relazione.
E come discutere di Dio e non relazionarlo con l'esistenza.
La moneta è quindi lo strumento per lo scambio economico ed è equiparata ad un corrispettivo valore che mi permette di avere un oggetto reale  fisico ,un servizio fisico, ecc. Che la moneta"metafisica" di cui non si capisce ,non è definibile l'intrinseco valore della moneta tanto più che ormai è cartacea , ma soprattutto è titolarità di un diritto di credito(ma poi su quale debito? di chi?), manca totalmente di una correlazione "reale" fisica. Il metro, il kilogrammo sono fisicamente dei campioni secondo norme scientifiche accettate, un "pezzo di carta", sfugge totalmente alle masse monetarie che si studiano in econometria.Chi sa oggi in tutto il globo quanti si sono indebitati e per quale valore "monetario", dove il fattore tempo, come nei contratti a termini è una "scommessa su un prezzo futuro ad esempio di un gallone di greggio o di un chilogrammo di rame?" Guarda che tutto oggi concorre a mutare sostanzialmente la valuta di scambio economico che è puramente nominale,  perchè ormai è irrealistico.Oggi infatti i governatori non immettono o bruciano denaro per diminuire o alzare la liquidità sul mercato, agiscono semplicemente sul tasso di sconto, quello che viene definito costo del denaro.
Noi continuiamo nella nostra area con l'euro a comprare e vendere,ma quando le Sovranità ci dicono che c'è crisi, sulla base di quale dato reale fisco lo fanno? E' un bluff, uno straordinario gioco di prestigio la moneta contemporanea, ma proprio per questo soggetta alle illusioni, oggi ti credi ricco, e senza tua colpa domani sei povero, grazie alle Sovranità monetarie e politiche.
Tutto diventa più manipolabile da parte delle Sovranità.

Pindaro scrisse il famoso frammento 169 "Nomos basileus" su cui discutono oggi ancora un pò tutti i filosofi, su cosa è e come è interpretato il concetto di Sovranità. I criteri di democrazia, giustizia, uguaglianza, libertà, sono relazionati alla sovranità.
E ancora oggi ci indica che non abbiamo fatto nessun passo avanti rispetto a quei concetti greci ,rispetto alla democrazia in Atene di Pericle.
Perchè?

A mio parere bisogna mantenere di fondo l'idea che manca una comunità.
Ossia dove vogliamo arrivare. E mi pare che negli ultimi scambi con Mauro lo hai ribadito anche tu.

Per ultrasintetizzare il problema del NOMOS BASILEUS, io non ho paura a dire che tutto si risolva semplicemente nella possibilità di uccidere.

Ossia il diritto sulla possibilità di uccidere, si risolve nella sua negazione.
Ossia chi uccide stabilisce la nuova sovranità. Ripropone l'idea che non si può uccidere chi comanda.
Ed è vero fin che comanda.Ossia fin quando perpetra la legge ai danni altrui.

Ieri la legge era militare, oggi la legge è economica.
Poichè si è scoperta l'acqua calda, che l'esercito risponde a chi paga.

Dunque lo stato di sovranità è esattamente il problema di una legge che necessita di essere perpetuata all'infinito.
Ossia di una finzione da perpetrare all'infinito.

La finzione è nominale. La realtà è il potere tecnico di perpetrare violenze agli altri.

Il capitalismo che punisce le masse per le oligarchie, in realtà cela il problema della comunità.

Ossia nella sua negazione.


Ovviamente come ancora recentemente da Augias su rai3 Negri ha riconfermato, fin quando ci saranno poveri ci sarà guerra. Perchè il povero si ribellerà.

Infatti si è poveri nominalmente.

La democrazia è quel processo di comunità che garantisce a tutti la ricchezza.

Ma fin quando la comunità si baserà sulla sovranità, avrà in sè il germe della discordia, delle guerre, dei cambiamenti in NOME di una nominalità: che il povero vuole diventare il ricco!!

Infatti come dici tu allora il problema è sulla consapevolezza di far del male agli altri.
Il nome del serpente ingannatore, va abolito.
Va visto il sangue altrui, per poter decidere di fare comunità bisogna rinunciare al piacere del versare sangue nemico.
Ma se si continua a dire che la possibilità di uccidere NON ESISTE....siamo lontanissimi dalla soluzione e anzi siamo ancora dentro al nomos basileus.
Siamo ancora dentro al feticcio. Al cerchio sacro.

Sono d'accordo con te che il sacro deve essere riletto, non come esclusione, ma come congiunzione della nominalità con la natura.

Lo sforzo etico è proprio quello di creare una nominalità che non nega la violenza, ma che ci fa i conti. Una etica simile non è mai esistita.

Per questo Hegel vede solo con la fine della storia, ossia con il delirio del rimarrà uno solo la soluzione.
Più che una soluzione mi sembra la negazione della possibilità della comunità.

Ripeto il problema è delle religioni e del loro veto.
#2383
Senza dubbio la specie.

o almeno fin quando non si capisce a chi appartengono i primi strumenti di pietra.
Da quel che capisco se effettivamente sono strumenti, e non pietre che somigliano a strumenti. (qui la lotta politica tra paleontologhi è all'ordine del giorno): senza dubbio prima ancora del genere!!! ;)

Infatti leggiamo insieme:

cit
laustralopiteco-lucy
"In ogni caso, gli scienziati concordano nel riconoscere a questo secondo ramo il ruolo di progenitore del genere Homo, cioè quello cui apparteniamo noi. Uno dei suoi primi membri è senza dubbio Homo abilis, trovato in Tanzania, datato 1,8 milioni di anni fa e per molto tempo ritenuto il primo ominide ad aver costruito utensili in pietra. Una teoria oggi messa in discussione in seguito al ritrovamento di strumenti di pietra più antichi dei primi fossili del genere Homo.   :o "


Ma perchè mi dirai tu?

Semplice

Il delta di distinzione deve essere associato alla tecnica.
Come ampiamente dimostrato da Leroy Ghouram, l'uomo non deriva dalla scimmia.
Semplicemente appare ad un certo punto.

Quale è la caratteristica dell'uomo? mentre le scienze neuro- cercano risposte nel cervello, per l'uomo saggio è evidente che è invece la mano.

E' la mano che permette al cervello la liberazione dei tessuti tattili-motori verso una specializzazione verso i mondi simbolici.

L'uomo è simbolo. E il simbolo si apre solo all'interno del dominio della tecnica.

In particolare il professore Sini, ci spiega che lo stesso linguaggio (l'ermeneutica) è già tecnica.

La Bibbia che è un libro sapienziale queste cose già le sapeva, perchè l'uomo sa di NON essere un animale, fin dai tempi più remoti.

In questo senso è da leggere la distinzione animali uomini.  Che volendo non è poi così marcata. :-\
Ma la Bibbia si concentra sull'uomo e la sua destinalità.  8)
#2384
Citazione di: bluemax il 23 Febbraio 2018, 14:44:50 PM
colgo l'occasione per segnalare questi 4 video che spiegano (effettivamente tramite disegnino  :-X ) cosa si  intende per EGO nel buddismo

detto questo rimane il dubbio che l'ego trovi una "salvezza" e "sopravvivenza" in coloro che cercano invece (anche in buona fede ammetto) di annullarlo...

ciao :)

https://www.youtube.com/watch?v=AASvZI2LAlk&t=2s
https://www.youtube.com/watch?v=KGnieshKIg4&t=2s
https://www.youtube.com/watch?v=ierljzjY8e4&t=3s
https://www.youtube.com/watch?v=VhEi_Sc8Pl8&t=2s


Poi ascolto i video se ho tempo.

A mio parere l'io non trova sopravvivenza in termini di "salvezza".
Nel senso che per salvarsi, o meglio farsi salvare da Dio, deve seguire la via del NON-IO

Ma in termini di sopravvivenza nel mondo, trova armonia nella profonda necessità di quella salvezza.
Ossia nell'accettazione che se qualcosa deve essere salvato allora vi è un basso, da coltivare nella giusta maniera.
ossia nella direzione della salvezza futura.
E quindi nel rispetto degli altri e delle cose financo.
#2385
parte 2 ...sommando a tutto quanto detto in parte 1.  :(
andiamo al netto del problema. (ossia all'apertura dei veri problemi)

IMPORTANTE PER TUTTI! 8)  ;D

MANIFESTO DELLE DUE VIE DEL NON-IO   (occidentale, spiegato a fondo, e orientale, con un parallelo con l'ccidentale)

Se l'uomo non ha un Dio, egli distruggerà (per spirito di vendetta, vendetta contro se stesso però), tutto ciò che voglia negare il suo diritto alla vita. Ossia ad esistere solo con se stesso, in sè e per sè.

E' vero che esiste la fantasmatica della religione, ma è una fantasmatica attraversabile, per conoscerci in quanto "tramite", e non "fine".

Invece la fantasmatica del soggetto (senza finestre) ha come fine, e dunque è un fine, ci riconosce come fine, il destino di distruggere l'altro.

Se siamo abbastanza illuminati, notiamo che entrambe sono funzioni di annullamento dell'io reale, e cioè di quello che ha relazioni.

Sia chiaro come per Heidegger, penso siamo destinalmente portati a quello. Ossia tecnicamente l'io si dà proprio come "non-io".

Io NON sono l'altro. Dovrebbe suonare familiare visto il dilagante razzismo italiano.

Ma anche nel caso illuminato delle religioni, l'io si pretende come se fosse relazione ad un Dio.

Ma questo Dio non esiste. Dunque la pretesa è veramente un fantasma. E relazionarsi con il fantasma crea un io fantasmatico, di uguale portata distruttrice. Perchè pretende la distruzione dell'io a favore dell'io reale (che in realtà è un fantasma) che è la propria relazione con il Dio stesso posto. E' quindi un delirio maniacale di grandezza. E' l'io che si dice IO, senza dare possibilità all'incotro con l'altro reale, gli infiniti io che non sono me, ma solo con l'altro presupposto, il Dio appunto.

L'induismo per evitare queste inevitabili stagnazioni, ha creato dunque direttamente il NON-IO.

Non gli serve passare delle secche, dalle paludi del discorso apodittico, che comunque voglio dire approdano per vie negativa, lo steso ormeggio da cui partono gli orientali.

Se l'io è contraddizione dice l'occidentale, allora l'io è un non-io. L'io è illusione.

Nell'occidente però così facendo si perde di vista proprio il Dio che l'aveva iniziata al suo destino ontologico.
E cioè al suo destino di tecnica, di presa in consegna e di distruzione della Natura.

Il problema della mistificazione e della ipocrisia, è la questione ideologica.

Zizek nel suo film "cosa è ideologia", spiega magistralmente, che è il segreto della chiesa.

Ossia negare il desiderio (mistificazione - ipocrisia) (in senso filosofico attenzione è desiderio di distruzione) è dare i presupposti all'io (che è un non-io) di godere, di appagarsi. (ok questa è la lezione lacaniana, spero non sia trumatica per molti di voi, se non la capite, smettete ORA di leggere): Ossia l'occidente ha scoperto che l'unica maniera di godere senza rinunciare all'io che si crede DIO, è di affermare che esista, che sia reale, che sia reale l'avere, il feticcio, lo stato, di modo che il sovvertire questa cosa, ossia la distruzione dell'altro, distruzione a livello fisico, sessuale, politico, è riproporre il gusto della perversione, la mania di grandezza, la volontà di potenza, di credersi DIO, nell'annullamento del io che si stava relazionando con l'altro. Ossia la negazione del proprio io reale, quello che si relaziona, ha come effetto il piacere dissimulato, protratto.
Che continua a collezionare corpi e oggetti, come se li fagocitasse.
Il problema dello Zombie, che aleggia come fantasma su tutto il globo e che è finalmente esploso con tutta la sua virulenza come spettacolarizzazione dei riti cannibalici. (dai femminicidi, agli f-35).
Ossia nel piacere che non c'è.
L'intera società che dunque si diletta in ciò che non c'è che non esiste, e anzi lo pretende.
E' il motivo delle forma schizoidi, dell'ateismo e dell'odio.
Ossia nelle celebrazioni del NON IO.
Il non-io si scopre gaudente, nel porsi come tale, IN NOME DEL FATTO DI ESSERE QUALCOSA, appunto un IO. (che sia Dio o la Scienza non cambia niente, Nietzche docet).

L'oriente invece non ha scoperto questa gaudiosità, esso vive ancora all'ombra delle sue gerarchie, anche se ormai la scoperta dell'occidente, nella sua gaudiosità, e dunque nella sua potenza di dare piacere, ha ormai invaso la sacralità di qualsiasi tradizione.

Non l'ha scoperta, perchè è rimasta fedele a Dio.

Se infatti l'io è un non-io, per impedire all'io di fagocitare il proprio Dio, ossia di assumerlo alle forme dell'io.
E quindi di un NON DIO.

Ha dovuto partire dal negare anzitutto se stesso.
Qualsiasi religione orientale, sa benissimo questo.

Non esiste fantasmatica dell'io, e fantasmatica del Dio che che è un IO, della LEGGE o del DIO fattosi UOMO che sia. (pur sempre una legge porta in sè).


Non esiste legge nel mondo orientale, se non quella che ricostruisce la gerarchia della formazione dell'io illusorio.

La legge indiana, è legge cosmica, e non della storia.

Ma questa legge, è infine per il più saggio dei saggi, o per il più consapevole NECESSARIAMENTE illusoria.

In questo senso mi pare il BUDDISMO una frangia estremista, sono d'accordo con Apeiron, che ha usato queste parole provocatorie, dell'INDUISMO.

Il buddimo smette di essere religione nel momento stesso che individua nel fatto che l'io NON é reale, dunque qualsiasi DIo non è Reale!

Ossia che l'IO Che si crede Dio, NON è reale. (ogni Dio è una mistificazione dell'io della classe sacerdotale)

Non esiste legge. E dunque non esiste gaudenza nell'infrazione della legge stessa.

Il buddismo è un gradino sopra tutte le religioni.

Molti dicono che è una religione senza DIO.

Ma non è vero!! E' proprio perchè mantiene DIO (il DIO reale non quello mistificatorio) nel suo discorso che è la religione più autentica.

Il nibbana, la cessazione del piacere, ossia dell'io che si crede DIO, è esattamente la meta gloriosa da cui in fin dei conti parte.
(ossia si parte giò con il chiaro intento, saggio, di dover arrivare a quella meta, perchè è solo l'inizio del cammino).

E' solo nel NON IO che si Riconosce come NON IO, ossia come cessazione di credere di essere DIO, ossia come armonia tra esseri consenzienti, e cioè nel mare del samsara della legge cosmica, che li determina come agenti l'uno per l'altro.
Qualsiasi cosa questa cosa voglia dire.
Spazzare il tempio del  monastero o pregare insieme le divinità, è la stessa cosa. Purchè si rinunzi a credere che si possa fare a meno di spazzare la strada per il tempio, se non per amore di relazione a questo mondo, e cioè a livello di illusione.

Il buddismo ha capito che non può esservi un DIO, senza cadere nel desiderio di sopraffazione dell'altro.

La cosa bizzarra è che tutta questa saggezza viene data per scontata.

Non è spiegata bene, è incomprensibile per un occidentale, che ha bisogno di "testare" la qualità della proposta.

Io ci sono arrivato più applicando l'occidente all'oriente che non partendo dall'oriente.

Quando vedo che l'occidente partire dall'oriente senza passare per l'occidente stesso, trovo che quell'oriente sia solo NEW AGE.
Ossia cattivo occidente applicato a oriente.

Il NON IO, non è una posa del pensiero, è una acquisizione di un lungo processo di etica umana.

E' lo strumento che impedisce all'io di credersi monade, e che permette allo stesso momento di mantenere aperto il problema, o meglio come dico io, il mistero di Dio. (non della fede...che mi pare una chiara mistificazione...ma va bè sto andando contro un pensiero millenario...sto cercando di coprire il gap, per produttivi discorsi futuri, sono già al lavoro).