Argomento molto interessante.
Centralissimo nel mio mondo filosofico.
Io credo che il problemo dell'ego esista, e credo anche che esista un problema delle relazioni ego-Dio.
L'ego è il sè, e il soggetto è il sè che si riconosce tale. O meglio come dice Hegel che si PONE tale. Autocoscienza.
Parola da me odiata, perchè l'ho riconosciuta come l'origine di ogni mistificazione.
Ora potrei stare qui a perdere tempo a dimostrare che l'ego spirituale coincide con l'autocoscienza.
Non lo faccio.
Il punto che si perde nella discussione è che però benchè vi sia mistificazione, la mistificazione è del soggetto che la pone o di chi la accetta: Ma la spiritualità è altra cosa rispetto al soggetto!
Figuriamoci rispetto all'ego spirituale, che si costruisce, che si pone, che si autoproclama a capo del sè. Ossia come meta del sè.
Si giustifica come meta, ma esso è il prodotto delirante del sè. Non è "causa sui" ma conseguenza degli errori inferenziali del sè.
Problema filosofico per eccellenza: causa infinita di mali che perdurano sin dentro le nostre vite quotidiane.
Torniamo però ai mali di questo ego-sprituale.
bluemax
"Prima di allora non avevo mai pensato che esistesse un EGO distinto dal mio "ME" ultimo, ma grazie a meditazioni ed esperienze prima logiche poi inferenziali ho capito chi è il grande nemico fonte di ogni male ossia questo fantomatico EGO che non è altro che la proiezione di un ME stesso illusorio sul mondo circostante."
Esattamente! io quel "me ultimo", come lo chiami, lo chiamo trascendenza del Dio, nel sè.
Coincide esattamente nell'esserci di heidegeriana memoria. Ossia dell'esserci che non c'è, in quanto avviene un attimo prima dello stare nel mondo. Sarebbe il tema della lichtung. Della lucentezza, dell'io che è trasceso e che implode nel suo auto-da-fè che è l'io stesso formale, posto, sensibile.
Il passaggio che manca nel tuo ragionare-meditare è che questo me ultimo, il sè originario potremmo chiamarlo, non esiste nel reale.
Ossia nel sensibile. Come dici tu, già nei primi anni di vita, ma ormai la scienza può dire con certezza, che già nelle fasi pre-natali, il sè viene formato.
L'esserci al mondo (di memoria heidegeriana) è l'inevitabile inautenticità, a cui siamo destinati.
Siamo destinati ad essere ciò che NON siamo.
Quindi è esattamente in ciò che non siamo che si annida il me originario.
cit MONTALE ( l'EUSEBIO NAZIONALE ovviamente)
Ah l'uomo che se ne va sicuro,/agli altri ed a se stesso amico,/e l'ombra sua non cura che la canicola/stampa sopra uno scalcinato muro! Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,/sì qualche storta sillaba e secca come un ramo./codestosolo oggi possiamo dirti,/ciò che non siamo, ciò che non vogliamo."
cit Inverno
"Se invece di concentrarti cosi tanto su questo parolone tanto in voga (parlo di "ego") ti concetrassi su una parola un po in disuso ma che fornisce una chiave di lettura più ampia.. "ipocrisia" Tu vedi ipocrisia, e la detesti.. Perchè in definitiva, io penso, un vero percorso spirituale sia proprio questo, un indomita lotta senza quartiere contro l'ipocrisia"
Certo ma per poter andare avanti nella discussione, e quindi per poter trattare di nuovo dell'io e del sè in maniera produttiva, avrei bisogno che mi spiegassi come la spiritualità possa far guerra all'ipocrisia.
Nelle mie note di lettura a questa tua ipotesi, c'è il solito "non visto": ossia che non ci si pone MAI il problema del perchè si è ipocriti. (potrei citare Focault, ma su Youtube ho visto il video di Valentina Nappi, al festival di Pop-Sophia...l'imbarazzo della moderatrice e del pubblico dice già tutto quelle che c'è da dire! ossia che NESSUNO ha da dire qualcosa...questo ci porterebbe ASSAI lontani dalle nostre analisi....già chi vuole fare quelle analisi?)
cit anthonyi
"Più o meno questo è il lavoro fatto da S. Agostino, solamente che lui diceva che quando cercava la gratificazione fisica in realtà era alla ricerca dell'elevazione spirituale.
Il problema poi è che per la spiritualità l'uomo non può raggiungere la gratificazione nella materia perché questa si rivela sempre come un'illusione.
saluti"
Mi sembra che di danni Agostino nella sua vita ne abbia fatti davvero troppi per poterlo prendere a modello.
Dal mandare in carcere gente innocente, al trattar male la moglie, fino all'abbandono della stessa e del figlio per far carriera da vescovo, e continuare a fare danni probabilmente (mi sono fermato a lì tanto mi disgusta il santo).
Sì ecco me ne sono ricordato un altro: proiettare sul figlio i suoi principi etici deliranti, ed elaborare il lutto vedendolo come un santo....mi chiedo se il figlio abbia mai avuto un padre.
Se la relazione è il principio etico su cui lavorare, agostino è la sua nemesi.
cit angelo cannata
"Perché ricevere espressioni di piacere dovrebbe essere considerato un male? Per esempio Gesù amava farsi invitare a cena, qualche volta si autoinvitò da sé, amava il buon bere e il buon mangiare: perché demonizzare queste cose?"
Perchè Gesù non aveva il concetto di "MIO".
cit angelo cannata
"La via per una buona esistenza non può essere quella di rifiutare la natura di cui siamo fatti; si tratta piuttosto di lavorare per gestire queste cose in modi sempre migliori, sempre più arricchenti, aprenti."
Certo ma per avere modi aprenti, è necessario abbassare le difese del proprio io.
Se ci si innalzano mura troppo alte, si finisce prigionieri di se stessi.
In un senso meno etico, e più originario, è esattamente quello che si scopre nella tenciche di meditazione indiane.
E non riguarda le relazioni con gli altri, a cui giustamente, per carità, tu ti riferisci, ma alla relazione con Dio.
Anche se bluemax non l'ha ancora sviluppata. Per ora parla di "io più vero" e di "io meno vero".
cit angelo cannata
"Sono in parte d'accordo con il discorso sull'ipocrisia di InVerno: tutti siamo ipocriti, non se ne esce, perché tutti interpretiamo e non esistono interpretazioni fedeli, ogni interpretazione è sempre una distorsione. "
Si questo discorso va bene a livello di ricerca formale su cosa sia o non sia "io".
Ma a livello reale, è un grande errore: vedere Valentina Nappi come ho suggerito a Inverno.
Vi sono interpretazione che ci alienano ed altre che sono più vicine a quelle che dovremmo essere in quanto uomini.
(in questo il critianesimo non finirà mai di pagare l'enorme debito che ha creato, sempre che MAI lo paghi, visto l'andazzo).
Rifugiarsi nell'estetico, arte borghese per eccellenza, è proprio NEGARE qualsiasi lavoro sull'io. Vedi alla voce Carmelo Bene.
(quattro discorsi sul nulla).
cit angelo cannata
Cioè, Nietzsche smascherò le spiritualità, ma non si rifugiò in un tentativo di annullare l'ego; al contrario, lo esaltò al massimo, in una maniera che a mio parere di può davvero dire artistica.
Sì questo è corretto, sebbene non mi piace leggere Nietzche come artista.
cit viator
"Salve. Trovo mal collocato l'argomento che secondo me è di taglio psicofilosofico e non fideistico o spiritualistico. Comunque a mio parere il nostro ego è - secondo una interpretazione così radicale da risultare impersonale - null'altro che la combinazione del nostro istinto di sopravvivenza e della nostra coscienza, cioè da una parte l'origine e dall'altra il prodotto della psiche umana."
E dove si trova questa origine? nella mente? e chi ha generato la mente in quel caso?
E cosa è la psiche umana? un prodotto della mente? e come la puoi dimostrare questa produzione?
Sono d'accordo che il taglio non è fideistico, ma grazie al cielo non di solo cristianesimo si vive, nel mondo spirituale.
cit angelo cannata
"Trattandosi di un problema assolutamente impossibile da affrontare, e tanto meno risolvere, con metodi oggettivizzanti di qualsiasi genere, siano essi di impostazione scientifica oppure filosofica, credo che l'unica cosa da fare rimanga solo quella di assumere quest'io e porlo in atto rinunciando a capirlo."
Ma era proprio questo il punto da cui era partito bluemax! evidentemente non presti attenzione.
Non sei addentro al discorso di come si formi un "io".
Se tu prendi per buono che esista un io, e il tuo per giunta! siamo lontanissimi dal punto di attracco da cui secondo me il 3d ambisce disormeggiare.
Qua il problema è stabilire se vi sia una gerarchia di "io".
Nel linguaggio dell'india, che in parte è arrivato anche in occidente, si tratta di capire il livello di coscienza (o autocoscienza se proprio volete farmi uscire dagli stracci).
Il punto appunto è se esiste questo "io" e se sì come si forma.
E' proprio dalla problematizzazione dell'incipit, che poi si riesce a capire il problema dell'altro.
La formazione dell'io che è poi la politica dell'avere di memoria di From, del feticcio memoria di Freud, di feticizzazione di Marx, di vendetta di Nietzche. E' sempre la politica di negazione dell'altro.
Ossia di negazione dell'io che si relaziona. E' appunto l'io che si crede Io, l'io senza finestre di Leibniz, e di Cartesio.
Su su fino all'io senza finestre di Kant.
E' allora che la filosofia diventa una controstoria, ossia storia dell'io, storia delle relazioni dell'io, e cioè superamento dei deliri dell'io come Dio. (Dell'io che è senza Dio, e orfano di quello si crede Dio. Ha fede in Dio, e cioè ha fede solo in sè stesso.
Si autopone, decide che esiste solo lui, e crea politiche contro gli altri.Fino al delirio dello Stato, lo Stato come Dio.Il leviatano memoria di Hobbes.)
Diventa cioè vera filosofia. Prima era solo un sogno.
Non è affatto vero che non conosco l'altro, perchè è solo a contatto con l'altro che riconosco me stesso, e dunque per logica è vero anche l'inverso, che l'altro conosce se stesso, tramite me.
cit Freedom
"Credo siano maturi i tempi per sfatare il mito che sottende la più grande fregatura della ricerca spirituale: arrivare da qualche parte sulla base degli sforzi personali. Spaccarsi schiena, cervello e tutto il resto per trionfare su....su che cosa? Sul male? Sulla morte? Va bè, al di là del fatto che nessuno sa dove vuole andare (per forza siamo ciechi nati!) la consapevolezza decisiva è relativa al fatto che, da soli, non si arriva da nessuna parte.
Al contrario incaponirsi porta certamente fuori strada.
Bisognerà pur accettare la realtà!"
Ma forse i tempi erano più maturi nell'antichità, dove era chiaro che il problema principale era la salvezza dalla morte.
Oggi la morte è bandita da qualsiasi discorso sulla modernità. Il problema del nostro tempo è dunque più nel trovare nuove forme del lutto. In una parola sola: Hollywood, grazie al cielo! Ma questo è veramente un altro discorso.
cit angelo cannata
"Soggettività significa esplorazione dell'io, dell'ego, e mi sembra che il miglior modo di esplorarlo sia tener conto che si tratta di un io umano, predisposto a realizzare il massimo delle sue capacità nel relazionarsi con altri io umani. Ecco il camminare infinito, la cui infinitezza non dispiace affatto, perché consente un continuo crescere e arricchirsi. Tutto l'opposto del tentare di annullare l'io: piuttosto che tentare di annullarlo, di fonderlo in una fantomatica unità universale, non è infinitamente più arricchente porlo in un cammino di esplorazione delle migliori e più arricchenti possibilità di relazioni con gli altri io, le cui possibilità positive sono peraltro sostenute dall'esperienza?"
E no! Poichè in cosa consiste questa esplorazione umana senza Dio, se non in un cammino di progressiva distruzione della natura?
FINE PARTE 1
Centralissimo nel mio mondo filosofico.
Io credo che il problemo dell'ego esista, e credo anche che esista un problema delle relazioni ego-Dio.
L'ego è il sè, e il soggetto è il sè che si riconosce tale. O meglio come dice Hegel che si PONE tale. Autocoscienza.
Parola da me odiata, perchè l'ho riconosciuta come l'origine di ogni mistificazione.
Ora potrei stare qui a perdere tempo a dimostrare che l'ego spirituale coincide con l'autocoscienza.
Non lo faccio.
Il punto che si perde nella discussione è che però benchè vi sia mistificazione, la mistificazione è del soggetto che la pone o di chi la accetta: Ma la spiritualità è altra cosa rispetto al soggetto!
Figuriamoci rispetto all'ego spirituale, che si costruisce, che si pone, che si autoproclama a capo del sè. Ossia come meta del sè.
Si giustifica come meta, ma esso è il prodotto delirante del sè. Non è "causa sui" ma conseguenza degli errori inferenziali del sè.
Problema filosofico per eccellenza: causa infinita di mali che perdurano sin dentro le nostre vite quotidiane.
Torniamo però ai mali di questo ego-sprituale.
bluemax
"Prima di allora non avevo mai pensato che esistesse un EGO distinto dal mio "ME" ultimo, ma grazie a meditazioni ed esperienze prima logiche poi inferenziali ho capito chi è il grande nemico fonte di ogni male ossia questo fantomatico EGO che non è altro che la proiezione di un ME stesso illusorio sul mondo circostante."
Esattamente! io quel "me ultimo", come lo chiami, lo chiamo trascendenza del Dio, nel sè.
Coincide esattamente nell'esserci di heidegeriana memoria. Ossia dell'esserci che non c'è, in quanto avviene un attimo prima dello stare nel mondo. Sarebbe il tema della lichtung. Della lucentezza, dell'io che è trasceso e che implode nel suo auto-da-fè che è l'io stesso formale, posto, sensibile.
Il passaggio che manca nel tuo ragionare-meditare è che questo me ultimo, il sè originario potremmo chiamarlo, non esiste nel reale.
Ossia nel sensibile. Come dici tu, già nei primi anni di vita, ma ormai la scienza può dire con certezza, che già nelle fasi pre-natali, il sè viene formato.
L'esserci al mondo (di memoria heidegeriana) è l'inevitabile inautenticità, a cui siamo destinati.
Siamo destinati ad essere ciò che NON siamo.
Quindi è esattamente in ciò che non siamo che si annida il me originario.
cit MONTALE ( l'EUSEBIO NAZIONALE ovviamente)
Ah l'uomo che se ne va sicuro,/agli altri ed a se stesso amico,/e l'ombra sua non cura che la canicola/stampa sopra uno scalcinato muro! Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,/sì qualche storta sillaba e secca come un ramo./codestosolo oggi possiamo dirti,/ciò che non siamo, ciò che non vogliamo."
cit Inverno
"Se invece di concentrarti cosi tanto su questo parolone tanto in voga (parlo di "ego") ti concetrassi su una parola un po in disuso ma che fornisce una chiave di lettura più ampia.. "ipocrisia" Tu vedi ipocrisia, e la detesti.. Perchè in definitiva, io penso, un vero percorso spirituale sia proprio questo, un indomita lotta senza quartiere contro l'ipocrisia"
Certo ma per poter andare avanti nella discussione, e quindi per poter trattare di nuovo dell'io e del sè in maniera produttiva, avrei bisogno che mi spiegassi come la spiritualità possa far guerra all'ipocrisia.
Nelle mie note di lettura a questa tua ipotesi, c'è il solito "non visto": ossia che non ci si pone MAI il problema del perchè si è ipocriti. (potrei citare Focault, ma su Youtube ho visto il video di Valentina Nappi, al festival di Pop-Sophia...l'imbarazzo della moderatrice e del pubblico dice già tutto quelle che c'è da dire! ossia che NESSUNO ha da dire qualcosa...questo ci porterebbe ASSAI lontani dalle nostre analisi....già chi vuole fare quelle analisi?)
cit anthonyi
"Più o meno questo è il lavoro fatto da S. Agostino, solamente che lui diceva che quando cercava la gratificazione fisica in realtà era alla ricerca dell'elevazione spirituale.
Il problema poi è che per la spiritualità l'uomo non può raggiungere la gratificazione nella materia perché questa si rivela sempre come un'illusione.
saluti"
Mi sembra che di danni Agostino nella sua vita ne abbia fatti davvero troppi per poterlo prendere a modello.
Dal mandare in carcere gente innocente, al trattar male la moglie, fino all'abbandono della stessa e del figlio per far carriera da vescovo, e continuare a fare danni probabilmente (mi sono fermato a lì tanto mi disgusta il santo).
Sì ecco me ne sono ricordato un altro: proiettare sul figlio i suoi principi etici deliranti, ed elaborare il lutto vedendolo come un santo....mi chiedo se il figlio abbia mai avuto un padre.
Se la relazione è il principio etico su cui lavorare, agostino è la sua nemesi.
cit angelo cannata
"Perché ricevere espressioni di piacere dovrebbe essere considerato un male? Per esempio Gesù amava farsi invitare a cena, qualche volta si autoinvitò da sé, amava il buon bere e il buon mangiare: perché demonizzare queste cose?"
Perchè Gesù non aveva il concetto di "MIO".
cit angelo cannata
"La via per una buona esistenza non può essere quella di rifiutare la natura di cui siamo fatti; si tratta piuttosto di lavorare per gestire queste cose in modi sempre migliori, sempre più arricchenti, aprenti."
Certo ma per avere modi aprenti, è necessario abbassare le difese del proprio io.
Se ci si innalzano mura troppo alte, si finisce prigionieri di se stessi.
In un senso meno etico, e più originario, è esattamente quello che si scopre nella tenciche di meditazione indiane.
E non riguarda le relazioni con gli altri, a cui giustamente, per carità, tu ti riferisci, ma alla relazione con Dio.
Anche se bluemax non l'ha ancora sviluppata. Per ora parla di "io più vero" e di "io meno vero".
cit angelo cannata
"Sono in parte d'accordo con il discorso sull'ipocrisia di InVerno: tutti siamo ipocriti, non se ne esce, perché tutti interpretiamo e non esistono interpretazioni fedeli, ogni interpretazione è sempre una distorsione. "
Si questo discorso va bene a livello di ricerca formale su cosa sia o non sia "io".
Ma a livello reale, è un grande errore: vedere Valentina Nappi come ho suggerito a Inverno.
Vi sono interpretazione che ci alienano ed altre che sono più vicine a quelle che dovremmo essere in quanto uomini.
(in questo il critianesimo non finirà mai di pagare l'enorme debito che ha creato, sempre che MAI lo paghi, visto l'andazzo).
Rifugiarsi nell'estetico, arte borghese per eccellenza, è proprio NEGARE qualsiasi lavoro sull'io. Vedi alla voce Carmelo Bene.
(quattro discorsi sul nulla).
cit angelo cannata
Cioè, Nietzsche smascherò le spiritualità, ma non si rifugiò in un tentativo di annullare l'ego; al contrario, lo esaltò al massimo, in una maniera che a mio parere di può davvero dire artistica.
Sì questo è corretto, sebbene non mi piace leggere Nietzche come artista.
cit viator
"Salve. Trovo mal collocato l'argomento che secondo me è di taglio psicofilosofico e non fideistico o spiritualistico. Comunque a mio parere il nostro ego è - secondo una interpretazione così radicale da risultare impersonale - null'altro che la combinazione del nostro istinto di sopravvivenza e della nostra coscienza, cioè da una parte l'origine e dall'altra il prodotto della psiche umana."
E dove si trova questa origine? nella mente? e chi ha generato la mente in quel caso?
E cosa è la psiche umana? un prodotto della mente? e come la puoi dimostrare questa produzione?
Sono d'accordo che il taglio non è fideistico, ma grazie al cielo non di solo cristianesimo si vive, nel mondo spirituale.
cit angelo cannata
"Trattandosi di un problema assolutamente impossibile da affrontare, e tanto meno risolvere, con metodi oggettivizzanti di qualsiasi genere, siano essi di impostazione scientifica oppure filosofica, credo che l'unica cosa da fare rimanga solo quella di assumere quest'io e porlo in atto rinunciando a capirlo."
Ma era proprio questo il punto da cui era partito bluemax! evidentemente non presti attenzione.
Non sei addentro al discorso di come si formi un "io".
Se tu prendi per buono che esista un io, e il tuo per giunta! siamo lontanissimi dal punto di attracco da cui secondo me il 3d ambisce disormeggiare.
Qua il problema è stabilire se vi sia una gerarchia di "io".
Nel linguaggio dell'india, che in parte è arrivato anche in occidente, si tratta di capire il livello di coscienza (o autocoscienza se proprio volete farmi uscire dagli stracci).
Il punto appunto è se esiste questo "io" e se sì come si forma.
E' proprio dalla problematizzazione dell'incipit, che poi si riesce a capire il problema dell'altro.
La formazione dell'io che è poi la politica dell'avere di memoria di From, del feticcio memoria di Freud, di feticizzazione di Marx, di vendetta di Nietzche. E' sempre la politica di negazione dell'altro.
Ossia di negazione dell'io che si relaziona. E' appunto l'io che si crede Io, l'io senza finestre di Leibniz, e di Cartesio.
Su su fino all'io senza finestre di Kant.
E' allora che la filosofia diventa una controstoria, ossia storia dell'io, storia delle relazioni dell'io, e cioè superamento dei deliri dell'io come Dio. (Dell'io che è senza Dio, e orfano di quello si crede Dio. Ha fede in Dio, e cioè ha fede solo in sè stesso.
Si autopone, decide che esiste solo lui, e crea politiche contro gli altri.Fino al delirio dello Stato, lo Stato come Dio.Il leviatano memoria di Hobbes.)
Diventa cioè vera filosofia. Prima era solo un sogno.
Non è affatto vero che non conosco l'altro, perchè è solo a contatto con l'altro che riconosco me stesso, e dunque per logica è vero anche l'inverso, che l'altro conosce se stesso, tramite me.
cit Freedom
"Credo siano maturi i tempi per sfatare il mito che sottende la più grande fregatura della ricerca spirituale: arrivare da qualche parte sulla base degli sforzi personali. Spaccarsi schiena, cervello e tutto il resto per trionfare su....su che cosa? Sul male? Sulla morte? Va bè, al di là del fatto che nessuno sa dove vuole andare (per forza siamo ciechi nati!) la consapevolezza decisiva è relativa al fatto che, da soli, non si arriva da nessuna parte.
Al contrario incaponirsi porta certamente fuori strada.
Bisognerà pur accettare la realtà!"
Ma forse i tempi erano più maturi nell'antichità, dove era chiaro che il problema principale era la salvezza dalla morte.
Oggi la morte è bandita da qualsiasi discorso sulla modernità. Il problema del nostro tempo è dunque più nel trovare nuove forme del lutto. In una parola sola: Hollywood, grazie al cielo! Ma questo è veramente un altro discorso.
cit angelo cannata
"Soggettività significa esplorazione dell'io, dell'ego, e mi sembra che il miglior modo di esplorarlo sia tener conto che si tratta di un io umano, predisposto a realizzare il massimo delle sue capacità nel relazionarsi con altri io umani. Ecco il camminare infinito, la cui infinitezza non dispiace affatto, perché consente un continuo crescere e arricchirsi. Tutto l'opposto del tentare di annullare l'io: piuttosto che tentare di annullarlo, di fonderlo in una fantomatica unità universale, non è infinitamente più arricchente porlo in un cammino di esplorazione delle migliori e più arricchenti possibilità di relazioni con gli altri io, le cui possibilità positive sono peraltro sostenute dall'esperienza?"
E no! Poichè in cosa consiste questa esplorazione umana senza Dio, se non in un cammino di progressiva distruzione della natura?
FINE PARTE 1

