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Messaggi - Kobayashi

#241
L'apprendimento avviene solo tramite la ripetizione.
Si fanno passi avanti solo attraverso la paziente rielaborazione dello stesso tema nelle sue infinite sfumature.
È certamente un processo faticoso. Che quindi deve essere imposto. Sta all'abilità dell'insegnante renderlo il meno arido possibile. Cioè bilanciare la frustrazione della costrizione con un immaginario lussureggiante: le avventure nella conoscenza, i mondi lontani, ma anche la competizione tra compagni e una votazione realistica che restituisce il senso di un lavoro eccellente.

Lasciare libertà agli studenti di costruire il proprio percorso formativo significa favorire coloro che sono più dotati, più interessati alla conoscenza, più capaci di starsene da soli a giocare con il sapere.
Ma è proprio questo ciò che va trasmesso: insegnare ai meno svegli, fantasiosi, ricchi di energie interiori, a sviluppare interesse per la conoscenza in modo che riescano prima o poi a sopportare il lavoro dell'apprendimento.
Rinunciare all'imposizione di una disciplina è in fondo rinunciare alla responsabilità che gli adulti hanno nei confronti delle nuove generazioni.
È come se la mancanza di sicurezza nella propria cultura fosse tale da impedire di imporre dei valori precisi che rispondano al problema della crescita e dello sviluppo di un essere umano.

Il conformismo si batte attraverso un super lavoro critico il cui presupposto è l'autodisciplinamento. In mancanza di questa capacità di imporre a se stessi una condotta specifica sulla lunga durata, la rinuncia, un vero e proprio ascetismo, restano all'individuo, debole di spirito perché mai addestrato, solo i consueti percorsi globali dell'allevamento degli umani.
#242
Tematiche Filosofiche / Il sistema umano
27 Marzo 2021, 11:26:23 AM
Citazione di: viator il 26 Marzo 2021, 18:08:39 PM
Salve Kobayashi. Citandoti : "Il punto non è se nasciamo diversi o tutti uguali, il punto è: perché il privilegio (qualunque ne sia la sua origine) venga sempre (o spesso) utilizzato per sfruttare l'altro piuttosto che per promuoverne lo sviluppo. Capire cioè se questa deriva, ampiamente testimoniata dalla storia di tutte le civiltà, sia superabile dall'umanità che verrà oppure solo contenibile tramite azioni politiche, leggi, morali negative".

Il problema è che gli idealisti aborrono sentir parlare di ciò che regge il funzionamento del mondo, incluso ogni e qualsiasi comportamento e destino umano : Le leggi della termodinamica ed in particolare la "direzione" dell'entropia.

Infatti non esiste nulla di più distante, per la mente umana, tra l'origine del cosmo da una parte e gli ideali umani dall'altra. Eppure il collegamento c'è....ed eccome !.

La diffusione dell'energia da dove ce n'è di più a dove ce n'è di meno sembra realizzi la tendenza al rendere tutto equilibrato, ordinato, uniforme, egualitaristico (quindi a favorire i corrispondenti ideali umani alla giustizia, equità etc., tenendo appunto conto che tutti i comportamenti umani sono basati anch'essi sulla energia, e che quindi dovrebbero rispettare anch'essi la apparente e appena descritta tendenza).

Disgraziatamente per gli idealisti - invece - tale apparente "scopo" della diffusione ed azione dell'energia cela il reale e contradditorio (le contraddizioni esistono solo per le nostre limitate menti) scopo ed effetto del diffondersi dell'energia stessa : proprio spostandosi per uniformare il livello energetico del mondo........l'energia ne perturba lo stato attuale e l'equilibrio momentaneo, creando continuamente quello che noi umani chiamiamo "disordine" e che in realtà si dovrebbe chiamare "diversificazione e progressiva complicazione" di tutti i contenuti del mondo stesso, incluso TUTTO CIO' CHE RIGUARDA L'UMANITA'.

Perciò l'egualitarismo e la giustizia umani sono putroppo contrari all'inesorabile diversificazione voluta dalla direzione dell'entropia, la quale provvede a TENDERE ALL'UNIFORMITA' ATTRAVERSO IL SUO OPPOSTO, APPUNTO LA DIVERSIFICAZIONE, la quale infine altro non è che la VITA DEL MONDO, mentre la uniformità energetica, una volta raggiunta, altro non sarebbe che LA FINE (il raggiungimento irreversibile di UN FINE) del mondo stesso.

Ma naturalmente i miei ragionamenti sono troppo distanti dai desideri umani. Saluti.

Quindi l'idealista anche se crede di lavorare per un aumento di ordine (nel senso qualitativo di una società più equilibrata e più giusta) in realtà è l'agente inconsapevole dell'entropia. Anziché maggiore ordine la sua azione non farebbe che ottenere più disordine velocizzando il processo di conversione della vita in materia inanimata.
L'idealista dunque non solo si illude sulla vera natura dell'uomo (garantita da tradizioni ormai traballanti), ma anche sulle reali conseguenze del suo sforzo politico-sociale.
Anche se fosse libero da illusioni religiose o ideologie politiche e si decidesse per una consapevole prassi finalizzata a favorire la vita degli svantaggiati, in realtà otterrebbe soltanto di spegnere ulteriormente la vita sulla terra.
Meglio sarebbe che le zone più ricche di vita fossero protette dal dissanguamento energetico verso le zone più povere.
Dunque l'idealista ora illuminato dalla termodinamica, se veramente vuole essere un nobile difensore della vita sulla terra, farebbe bene a convertirsi in un agente dell'aristocrazia... (e in effetti non sono pochi gli ex rivoluzionari di sinistra passati all'estrema destra liberista e razzista...).

Queste le conseguenze non esattamente felici (per me che aristocratico non sono) della tua ipotesi, viator...
#243
Tematiche Filosofiche / Il sistema umano
27 Marzo 2021, 03:17:06 AM
No, si può e si deve poter parlare di metafisica, cercando di andare al di là di personali preferenze terminologiche, per arrivare a comprendere il pensiero dell'altro.
Soprattutto sulla questione della metafisica che è trattata (e in modi assai diversificati) così ampiamente dal pensiero contemporaneo.

A me il post di Ipazia sembrava perfettamente chiaro e dal punto di vista storico-filosofico niente affatto contraddittorio. L'ho letto come una critica alla tendenza a considerare il sapere umano come assoluto, come il prodotto di un soggetto conoscitivo che si è dato il posto di Dio, che sembra ignorare nella sua arroganza metafisica ogni critica all'antropocentrismo, fino al punto da immaginarsi autonomo rispetto alla natura.
#244
Tematiche Filosofiche / Il sistema umano
25 Marzo 2021, 15:12:54 PM
Il punto non è se nasciamo diversi o tutti uguali, il punto è: perché il privilegio (qualunque ne sia la sua origine) venga sempre (o spesso) utilizzato per sfruttare l'altro piuttosto che per promuoverne lo sviluppo. Capire cioè se questa deriva, ampiamente testimoniata dalla storia di tutte le civiltà, sia superabile dall'umanità che verrà oppure solo contenibile tramite azioni politiche, leggi, morali negative.

A proposito di predoni c'è un bel saggio di Furio Semerari che analizza le figure del predone, del barbaro e del giardiniere nel pensiero di Nietzsche (si concentra sul periodo 1881-1885).
Nietzsche distingueva il predone dal barbaro. Il primo stabilisce un rapporto con l'altro di tipo nutrizionale: si nutre delle risorse dell'altro, materiali o culturali. Ma non vuole la sua distruzione. L'altro, diciamo, gli è indifferente.
Il barbaro invece stabilisce con l'altro un rapporto di dominio. Vuole la sua distruzione, il suo schiacciamento, a volte differito nel tempo, nel caso sia interessato anche a nutrirsi delle sue risorse.
Nel barbaro agisce la crudeltà. E la crudeltà non è una deviazione, ma un aspetto strutturale della civiltà. La cosa un tempo era più facile da individuare in quanto la crudeltà si esercitava sul corpo dei dominati. Ora, fa notare Nietzsche, ha assunto forme spiritualizzate: per esempio la violenza dialettica con cui un critico stronca una pubblicazione (forse N. pensava alle recensioni alla sua "Nascita della tragedia"...). Ma rimane pur sempre volontà di dominio, volontà di distruzione.
Infine c'è la figura del giardiniere: l'altro è come coltivato, irrigato, nutrito, per il piacere di vederlo crescere, e per la curiosità di osservarne lo sviluppo.

Siamo tutti predoni e barbari. Aspettarsi che uno sfruttato, per il solo fatto di essere stato sottoposto a sfruttamento, sia capace, una volta passato dalla parte dei privilegiati, di essere, nei confronti degli altri, rispettoso, è tanto inutile quanto lo è l'indignazione per il fatto che il mondo è nelle mani dei barbari.
Si può solo cercare di capire se stessi, individuare e controllare le forze distruttive, e tentare di sviluppare l'attitudine ad essere giardiniere...
L'ottimismo di N. è ritenere che l'uomo non abbia esaurito tutte le sue possibilità.
#245
Tematiche Filosofiche / Il mondo privo dell'uomo
23 Marzo 2021, 08:13:34 AM

Ragionando nell'ottica di Schopenhauer, se il mondo così come lo conosciamo è una nostra rappresentazione determinata dalle strutture specifiche dell'intelletto umano, una volta estinto l'uomo viene meno anche il mondo.
Non nel senso che ciò che c'è di materiale, di solido, finisce per scomparire, ma quel tipo di visione prodotta dall'intelletto umano si perde per sempre.
Rimarranno le rappresentazioni delle altre creature viventi, degli altri soggetti conoscitivi; rimarrà il mondo dei lombrichi per esempio, la rappresentazione che i lombrichi, nella loro esplorazione del mondo, si costruiscono tramite il loro specifico sistema nervoso.
Ma questo non significa (ed è l'errore di Alexander), che il soggetto conoscente e l'oggetto conosciuto debbano essere simultanei. Sono sì parte integrante ed essenziale della rappresentazione (sono un tutt'uno nella rappresentazione), ma il soggetto conoscitivo tramite segni (oggetti immediati) può costruire giudizi su oggetti mediati, anche infinitamente lontani nel tempo e nello spazio.
Nel giudizio "un milione di anni fa non esisteva l'uomo" abbiamo un soggetto conoscitivo esistente nel presente, e un oggetto conosciuto (il giudizio sull'assenza dell'uomo) che deriva da una catena di argomenti che parte da oggetti mediati da geologia e storia della biologia, cioè da quell'insieme di prove da cui si parte per un ragionamento scientifico.
Dunque non c'è alcuna contraddizione.
#246
Citazione di: sapa il 17 Marzo 2021, 17:50:20 PM
Si parte dal presupposto, quindi, che vivere è fonte di errore, solo il non vivere è perfetto.
Non sono tanto convinto che i simpatizzanti della reincarnazione si sentano affini a tale teoria per questo motivo.
Anche perché chiunque non sia completamente dominato dalla melanconia deve ammettere l'evidenza dell'esistenza di momenti positivi, vitali, temporanei stati di pienezza. Cose piccole, intendiamoci: il piacere di pensare e leggere nei giorni di grande salute, conversare con calma con un amico, passeggiare in un bosco etc.
E tuttavia si tratta di un positivo che la teoria cerca di coprire, di svalutare, di confutare. Ma è una forzatura.
Rimane una contraddizione tra il positivo della vita e le persuasive ragioni negative della teoria.
Tra stati temporanei di vitalità e la volontà di negare la vita nel suo complesso.
E darsi tempo nel ciclo delle vite mi sembra un modo per convivere con tale contraddizione.


Citazione di: iano il 17 Marzo 2021, 18:13:52 PM
Socrate ( che privilegio dialogare con Socrate😊) ci chiede se la dottrina della reincarnazione potesse vedersi come una buona scelta.
Ma di solito noi non scegliamo le dottrine, ma veniamo scelti da esse e Socrate la "sua" scelta non la cambierà di sicuro.
Forse è vero ma conviene imparare a scegliere se non si vuole ripetere il passato con tutto il suo potenziale negativo.
Immagino che i cristiani siano stanchi di sentirsi dire in che cosa devono credere per essere considerati tali, stanchi dell'assurdità non tanto del contenuto a volte favoloso oggetto di fede, ma dell'obbligo, del comandamento.
Bisogna educare la propria ragione a individuare ciò di cui si ha bisogno per prosperare. La capacità di riconoscere quando la propria crescita è reale, e quando invece è solo un movimento difensivo finalizzato alla conservazione di se'.
Per questo motivo bisogna imparare ad essere eretici, se si parla di religione. Libertà di rigettare il mito del Figlio sacrificato dal Padre per il perdono di tutti, libertà di tenersi l'immagine del Figlio che insegna a riappropriarsi della vita, a riconciliarsi con essa, a purificarsi dallo spirito della vendetta e della colpa.
#247

L'obiettivo di questa teoria mi sembra quello di dare consistenza al tempo presente (in cui ci si gioca la qualità della prossima vita), e permettere la redenzione del tempo passato (i cui errori mi spingono a essere più consapevole nel presente e determinare così un futuro migliore).
L'istante vissuto acquista consistenza, sensatezza. Ma al costo di far ricadere su di se' la responsabilità della sofferenza che si vive (anche quando questa sembra essere generata dal caso, da scelte che solo nel presente si rivelano sbagliate e dolorose).
Mi chiedo se ne valga la pena...
Non sarebbe meglio perseguire teorie che parlano di innocenza anziché di colpa, di futuro da esplorare e da costruire anziché di necessità che ci trasciniamo come una condanna da eterni cicli di vite?
Come fa ad essere terapeutica una dottrina del genere?
#248
Tematiche Filosofiche / Democrazia e Nichilismo
13 Marzo 2021, 11:32:02 AM
C'è una differenza tra l'analisi storica o archeologica dei valori di una tradizione e il tentativo di costruire (o individuare) qualcosa di nuovo.
Per quest'ultima posizione occorre essere più artisti che storici.
Bisogna anche saper dimenticare il passato. L'ossessione per la storia, che si manifesti nella forma dell'idealizzazione di un'epoca o (per chi ha un'identità essenzialmente costruita sull'odio) nel disprezzo di una tradizione, può costituire un ostacolo.

La grande contraddizione della società democratica è che da una parte mette a disposizione libertà e risorse enormi per il singolo che vuole conoscere e sviluppare se stesso, dall'altra è che sembra condannare tutti al conformismo.
Ma questa deriva è forse ingigantita dal modo di rappresentare le esperienze particolari in forme stereotipate in modo che queste arrivino a tutti (essendo la rappresentazione ormai quasi sempre industria anziché arte).
Da qui i luoghi comuni anche nella rappresentazione della diversità, dell'anormalità.
Vivere l'anormalità senza vergogna è segno di grandezza. Gioire nel vedere l'altro che sviluppa se stesso al di fuori di ogni concezione della normalità è indubbiamente uno dei segni di pienezza del nostro tempo. Segno sentito come verità, come qualcosa di imprescindibile.
Si può partire da qui, per esempio.
#249
Tematiche Filosofiche / Democrazia e Nichilismo
12 Marzo 2021, 10:51:33 AM

Se si vuol costruire un'etica minima sul modello del codice penale, va bene.
Ma i valori sono un riferimento per la vita, servono a esprimere positivamente un orientamento, un dire sì a qualcosa, un dire sì per esempio alla generosità piuttosto che all'oculata gestione delle proprie risorse e via dicendo.
L'esistenza degli uomini non è fatta da ovvietà del tipo: non essere crudele con gli esseri viventi. Lo sappiamo tutti e in caso contrario mi dovrò confrontare con la psicopatologia non con il nichilismo.
La filosofia deve esprimere un approccio complessivo alla vita, uno sguardo dalla tonalità specifica. È attraverso qualcosa del genere che si esce dal nichilismo. Non certo dal catalogo di tutto ciò che è comune, perché così lo si sente oggettivo, sostanziale, anche se per arrivare a questo nocciolo duro bisogna concentrarsi su ciò che è praticamente così generico e ovvio da risultare assolutamente inutile nell'orientamento della propria esistenza.
#250
Tematiche Filosofiche / Democrazia e Nichilismo
12 Marzo 2021, 09:07:24 AM
Un valore diventa un disvalore solo perché cambia il punto di vista di coloro che giudicano.
Molto semplicemente la metafisica di costoro (che ne siano consapevoli o meno non importa) giudica quel valore come falso, quindi come contrario alla propria concezione della vita.
È ingenuo pensare di potersi posizionare su un piano neutro e da lì analizzare i valori e fare una cernita di quelli che potranno funzionare nei tempi a venire.
E significa soprattutto dimenticare che uno dei veri valori filosofici del nostro tempo è proprio questa consapevolezza dell'impossibilità del punto di vista di Dio, di un'oggettività metafisica.
Dunque la filosofia che volesse riprendere questo tipo di percorso magari assumendo anche tutte le cautele del caso con l'ausilio di metodi che sembrano (ma non lo sono) "puri", "puliti", è destinata, secondo me, a fallire.
Per adesso a me sembra che rimanga, nella pratica della filosofia, solo una strada: quella della conoscenza di se stessi al di là di tutti gli stereotipi culturali sempre attivi pronti a catturare e a irrigidire il proprio Io in forme estranee, così da riconoscere e coltivare ciò che ci è veramente affine e soprattutto ciò che ci aiuta ad essere più forti, più vivi, incarnandolo nella propria quotidianità. Cioè la manifestazione dei propri valori.
#251
Tematiche Filosofiche / Democrazia e Nichilismo
11 Marzo 2021, 13:04:27 PM
Citazione di: iano il 11 Marzo 2021, 10:23:48 AM
L'ingiustizia potrebbe essere ciò da cui tentiamo di svincolarci avendo acquisito la capacità di farlo.

Sì, e naturalmente è bene che ci sia questo gioco di limatura delle tendenze più violente e crudeli.
In questi ultimi tempi sto pensando che forse sulla questione del nichilismo si sia sempre data troppa importanza alla questione della metafisica e del cristianesimo e si è invece trascurato il fatto che l'uomo, almeno dall'età del ferro, sembra essere stato più o meno lo stesso miscuglio di cui parlavo sopra. Allora non si capisce perché ci si dovrebbe spaccare la testa sulle sottigliezze del sapere aurorale dell'essere dei presocratici etc....



#252
Tematiche Filosofiche / Democrazia e Nichilismo
11 Marzo 2021, 10:05:58 AM

Sì, credo che la società democratica (quindi democrazia in senso ampio, non solo come sistema politico) favorisca il diffondersi del nichilismo, lo alimenti con le sue tendenze egualitarie.
Una prova è il fatto che sembra di vivere in "comunità" dominate dall'invidia e dal risentimento. Tutti vogliono essere qualcos'altro ma si aspettano di essere riconosciuti come tali dagli altri, o incanalati dalle istituzioni come se fossero dei bambini, anziché lavorare al cambiamento dall'interno. E non riuscendoci, restando sempre le stesse persone, si scagliano contro gli altri perché non possono sopportare che ci sia una differenza.
Una civiltà vitale dovrebbe favorire tendenze all'auto-miglioramento del singolo, dovrebbe essere generosa nel distribuire compiti che possano rappresentare delle sfide, delle prove, delle avventure.
Trovarsi a fare qualcosa di umile e portare tale attività alla perfezione e intanto guardarsi dentro per capire se è presente l'effetto decadente del conformismo democratico che ti suggerisce che meriteresti ben altro, o se al contrario in te c'è solo la tranquillità dell'artigiano immerso nella sua attività spinta lentamente verso l'eccellenza. 

La vita umana probabilmente è soltanto un cieco e ottuso andare avanti senza un perché.
Nessuno si muove in nome della giustizia. Sotto l'eroismo dei martiri c'è soprattutto lo spirito della vendetta, l'incapacità a sopportare l'arroganza e la violenza dei nemici.
Siamo egoisti, ma non necessariamente meschini. Siamo esploratori, avventurieri, ma finiamo per lasciarci alle spalle le rovine del nostro passaggio.
Non abbiamo ancora accettato fino in fondo questa verità, e il nichilismo può essere visto come lo stato emotivo dell'elaborazione del lutto delle grandi illusioni: essere come Dio, essere forti perché solidali gli uni con gli altri, essere capaci di manovrare il potere tecnologico in modo che le società siano più giuste e più armoniose.
#253
Tematiche Filosofiche / Metafisica del coronavirus
07 Marzo 2021, 15:41:12 PM

Al di là dell'uso spregiudicato del termine "dittatura", ciò che dice niko è perfettamente razionale e sono convinto che fra un paio di anni la letteratura scientifica sarà piena di saggi che, dati alla mano, dimostreranno che la strategia scelta per affrontare questa epidemia è stata completamente sbagliata (come appunto analizzato da niko, la scelta semplicistica di chiudere tutto anziché un rafforzamento del sistema sanitario con l'aggiunta, dico io, di azioni mirate a proteggere gli over 75... altro che chiudere le scuole).
E ci si potrà fare qualche domanda sul perché di questi errori quasi globali.
Non si tratta di essere paranoici per capire, per esempio, che la drammatizzazione della situazione è servita per giustificare lo stanziamento record di fondi pubblici (che saranno le prossime generazioni a dover risarcire), soprattutto tenendo conto di ciò che ormai sappiamo tutti e cioè che i salti di qualità nell'accumulo di ricchezza nel capitalismo li si fa nei momenti di crisi.
Quindi non è complottismo pensare che l'élite economica ha avuto tutto l'interesse affinché avesse successo quest'opera di drammatizzazione, attraverso per esempio la loro quotidiana prassi di lobbing presso le istituzioni politiche e nell'attività di influenza dei mass media.
E poi i politici che non vogliono assumersi responsabilità (quando poi sarebbero scelti e pagati proprio per questo)... e via dicendo.

Ma mi sfugge il senso dell'ironia di alcuni interventi come se i temi proposti fossero delle stravaganti teorie alla QAnon...
#254
Citazione di: viator il 04 Marzo 2021, 21:09:55 PM
Ora il problema sarebbe secondo me il presente: ma il pensiero, che dal mio punto di vista è attività che presiede anche ad ogni genere di sviluppo spirituale dell'individuo [...] secondo voi è estraneo alla spiritualità oppure (come appunto io stesso sostengo) risulta indispensabile allo svolgimento della spiritualità ?
E come potrebbe avere luogo una spiritualità al di là del pensiero (se per spiritualità si intende una generica visione delle cose incentrata sulla vita interiore)?
Il pensiero però, almeno nei suoi risultati più importanti, si sviluppa al di là del controllo e del disciplinamento della coscienza.
L'Io non è la condizione del pensiero. Piuttosto, il fatto che ci siano pensieri attesta la presenza di un Io.

"Spuntano in noi da giorni umidi e nuvolosi, dalla solitudine, da due parole, le conclusioni, come fossero funghi: eccole arrivate un bel mattino, chissà da dove, e girano attorno lo sguardo per cercarci, con aria grigia e malcontenta. Guai al pensatore che non è il giardiniere, ma soltanto il terreno delle sue piante". (Nietzsche, cit. da "Aurora")



Citazione di: viator il 04 Marzo 2021, 21:09:55 PM
Riflettevo recentemente circa il fatto che il mio pseudonimo (nick o nickname per i più evoluti tra voi) venne da me scelto a suo tempo in modo affrettato. Meglio avrei fatto a chiamarmi non "viator" (viandante) bensì "tormentator" (ovvero rompicoglioni).
Per essere veramente "viator" nella filosofia occorre muoversi, spostarsi, essere sempre in cammino tra le teorie: cosa impossibile da farsi senza leggere libri... Il rischio è girare in circolo ("loop" più che "viator"...).
#255
Attualità / L'età d'oro del Forum Logos
02 Marzo 2021, 09:33:52 AM

È da quando frequento il forum (2017) che leggo di questa mitica età dell'oro... E il parlarne ha come unico effetto il far sentire gli ultimi arrivati non all'altezza degli utenti storici in fuga... inibendo ulteriormente la partecipazione attiva di molti.


Citazione di: bobmax il 01 Marzo 2021, 10:03:52 AM
È in atto un declino generalizzato. In particolare nel nostro Paese. Non vi è attività che non ne sia coinvolta. L'incompetenza, il pressappochismo, sono ormai così diffusi da essere tacitamente accettati come normali.
[...]
Considerando poi come il nostro Paese sia stato apripista nel mondo di novità non certo encomiabili, come il fascismo o il berlusconismo, a cui sono seguiti rispettivamente nazismo e trumpismo... vi è ora da temere il peggio.


Mi chiedo se non ci sia un'affinità tra il periodo che ha preparato il fascismo e questo nostro tempo.
Per comprendere la grande adesione popolare al fascismo bisogna capire la mobilitazione di massa e la radicalizzazione prodotte dalla prima guerra mondiale, ovvero il ritorno dal fronte di uomini sorpresi dall'essere vivi e interi, che hanno affrontato condizioni inimmaginabili, e che si ritrovano poi in una società ferma, incapace di affrontare la crisi economica, che chiede loro di essere pazienti perché i processi politici democratici implicano il faticoso lavoro del compromesso.
E nello stesso tempo, nella cultura, il diffuso disprezzo per la verità, per il confronto razionale, e la predilezione per le immagini mitologiche, per le costruzioni della volontà.
È simile l'insofferenza dei nostri giorni per questa immobilità (esaurita forse definitivamente l'illusione che la crescita economica sappia spingere tutti in avanti, verso un destino non chiaro ma pur sempre meta di uno spostamento, di un movimento), e simile è l'insofferenza per la verità pubblica, con il complottismo che ha trasformato il metodo del sospetto dei tre venerabili maestri (Marx, Nietzsche, Freud) in una buffonata, dove non si sente nemmeno il bisogno di mostrare le prove dell'inganno dell'informazione ufficiale, non si sente nemmeno il bisogno di mostrare gli ingranaggi del complotto, ma solo i mandanti più o meno mitologici, nei loro consigli notturni segreti a decidere le sorti del mondo...