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Messaggi - Il_Dubbio

#241
Citazione di: iano il 07 Novembre 2024, 11:36:32 AMPuò essere presa in esame, ma non in modo così semplicistico e giungendo a conclusioni così catastrofiche.
Tanto per cominciare, in che senso nella sua globalità , se stiamo parlando di un sistema chiuso?
E qual'è il sistema chiuso che prendiamo in considerazione?


Un sistema chiuso può essere un sistema isolato, ma se partiamo dal presupposto che non è possibile isolare un sistema, allora il sistema piu grande in assoluto è l'universo.

Ma credo che si possa rimpicciolire quel sistema. Ad esempio al sistema Sole - Terra. Oppure al sistema Terra - fauna. In sistemi ancora piu piccoli come specie - ambiente.  E via discorrendo. 

Quella che viene chiamata evoluzione in realtà non è una evoluzione, ma una involuzione. Un degrado. 
Fino a che le risorse sono disponibili le differenze non sono cosi accentuate (ma ci sono). 
Quanto è vissuto l'uomo sulla Terra? 4 milioni di anni? Gli ultimi duemila anni ci sembrano i piu evolutivi, in realtà stiamo tentando di non scomparire. Stiamo gia arrancando. Non per nulla il sogno è quello di trovare una nuova Terra e di riuscire ad arrivarci il prima possibile. L'entropia terrestre è gia parecchio aumentata e se non succede nulla di catastrofico (colpiti da un pianeta, ad esempio), aumenterà sempre di piu non garantendo la vita sulla Terra. 
#242
Citazione di: Koba II il 27 Ottobre 2024, 09:54:43 AMDal punto di vista scientifico possiamo dire che ogni creatura cerca la felicità (benessere, maggiore vitalità, prosperità), e nello stesso tempo che ogni creatura è legata all'altra e al proprio ambiente.
Quest'ultima asserzione (già sostenuta in tanta metafisica, in particolare in quella neoplatonica) può essere dimostrata proprio nel senso della fisica moderna: idealizzando un sistema chiuso (così come nella meccanica si idealizza un sistema con un numero limitato di variabili) si può vedere come la conclusione non possa che essere la seguente: è l'interazione tra le singole creature a decidere la prosperità o la fine della vita nel sistema.

C'è una questione di fisica che credo possa essere presa in esame. E' l'entropia. In un sistema (chiuso) l'entropia tende a crescere mai a diminuire. Quindi non è semplicemente l'interazione a decidere come poter prosperare. Ci sono sistemi che tendono a rubare a gli altri l'energia essenziale per continuare a vivere. Continuare a vivere, e quindi a prosperare, vuol dire tentare di mantenere il proprio sistema con una bassa entropia. Questo tentativo porta il sistema, nella sua globabilità, ad aumentare sempre di piu l'entropia totale.
Per cui noi per prosperare singolarmente (o per lo meno tentare di farlo) dobbiamo uccidere il sistema nella sua globalità.
Non possiamo decidere altrimenti.
#243
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
06 Novembre 2024, 11:03:21 AM
Citazione di: Jacopus il 05 Novembre 2024, 23:31:45 PMLa psicoanalisi afferma che si deve provare a conoscere ciò che è nascosto, ciò che sembra irriconoscibile, ciò che è frammentario, sommerso dal tempo. È un esercizio di "gnothi seatoun" in chiave dialogica. 
Il metodo scientifico è in sostanza un approccio filosofico alla teoria della conoscenza. L'abbiamo elevato a metodo "oggettivo". O per lo meno è quello che più si avvicina alla oggettiva conoscenza. Cioè possiamo affermare che una tale affermazione è giusta se rientra nei parametri della teoria stessa. 
Una volta che hai deciso un metodo di lavoro, poi ogni affermazione deve attenersi a quel metodo. Chiaro che il metodo potrebbe essere piu o meno duro. A seconda dei casi la tua affermazione sarà piu o meno contestabile. 

Per questo l'idea che la psicanalisi sia influenzata dalla filosofia è perchè non esisterebbe ancora un metodo di lavoro per fare una affermazione giustificata dal metodo. Praticamente così mi rendi anche la psicanalisi (non solo ciò che abbiamo detto sui farmaci) lontano da un discorso scientifico.

Tu pensi che la psicoanalisi non possa essere pensata come un metodo scientifico finalizzata a dare risposte sui percorsi mentali? Se pensi questo torniamo l'abc delle nostre affermazioni. Ovvero non è possibile stabilire quale sia una risposta sufficientemente giusta ai problemi mentali. Cioè non abbiamo un metodo di lavoro che sia come dovrebbe essere il medoto scientifico, cioè più vicino possibile all'oggettività delle affermazioni. 
#244
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
04 Novembre 2024, 21:23:23 PM
Citazione di: Jacopus il 19 Ottobre 2024, 11:05:36 AMNella discussione su Cartesio si è iniziato a parlare di psicoanalisi. Gli interventi però sono stati finora rivolti ad una visione molto tradizionale e "freudiana" della psicoanalisi. La psicoanalisi in realtà ha più di un secolo di vita. Freud è morto nel 1939 ed anche nella sua bibliografia emergono spunti importanti che non limitano la psicoanalisi all'impatto della sessualità nella vita psichica. A maggior ragione oggi, periodo in cui la repressione sessuale, la sessuofobia vittoriana è stata sostituita da una sessuofilia altrettanto preoccupante. In sostanza Freud non ha scritto le Leggi psichiche su tavole mosaiche. La psicoanalisi è andata avanti. È un interessante metodo di osservazione del comportamento umano ed è stata usata nei più disparati campi disciplinari. Fortunatamente è stata anche in grado di recepire altre ricerche ed altri sentieri di studi, pur in una sua legittima definizione di una scuola ortodossa, che impedisca la diluizione e frammentazione della scuola psicoanalitica stessa.
Ma il trattamento psicoanalitico non è solo l'apprendimento dei meccanismi sublimatori edipici che ci permettono di convivere con i nostri sintomi. È un dialogo, eminentemente filosofico. È una ricerca di senso che attraversa tutti gli stati affettivi arcaici dell'uomo, utilizzando al posto dell'azione il simbolo (linguaggio), la memoria (biografia) e l'accesso attraverso linguaggio e memoria all'inconscio.

Mi sento, dopo 10 pagine di discussione, di tentare una sintesi di ciò che si è prodotto.
Certamente non ho la pretesa che sia veritiera. Ognuno in testa se ne sarà fatta una personale.

Incominciamo dall'inizio. Qui l'autore della proposta di dialogo sulla psicanalisi non fa alcun accenno alla psicanalisi come uno strumento di cura dei nostri malesseri, che alle volte, come si è detto, essere piuttosto importanti e disabilitanti. 
Introduce l'argomento come se fosse un argomento filosofico.

Cos'ha di filosofico un trattamento psicoanalitico? Io non lo so in quanto non ho mai fatto sedute psicoalitiche.

Presumo che esista una vasta gamma di problematiche legate alle intenzioni della psicoanalisi. Quindi in questa sintesi non posso tentare un elenco di problemi. 
Come si è detto, vanno da problemi generici a quelli piu gravi. Nessuno è escluso quindi da un problema anche solo generico. 
Quindi in definitiva ognuno di noi potrebbe avere l'interesse di farsi psicoanalizzare.
Anzi, è noto (me lo dissero quando da giovane volevo seguire gli studi di psicologia) gli analisti per fare loro questo mestiere devono prima, loro stessi, sottoporsi al lettino dello psicoanalista. 

In un certo senso si potrebbe dire: per capire gli altri devi aver compreso te stesso. 

Lo psicoanalista quindi, come figura, potrebbe assomigliare al garante del notro percorso mentale. Non esattamente un filosofo, in quanto i filosofi dico una cosa razionale ma storicamente sanno che potrebbero aver torto. Nel caso dello psicoanalista, per lui il percorso che la mente ha fatto èsbagliato perchè quel percorso lo ha portato al malessere. Quindi deve essere consapevole che per indirizzarlo nella giusta direzione, dovrà seguirlo passo passo sapendo quale sia la direzione giusta.
E' importante questo aspetto, perchè se il lavoro fosse solo filosofico, il "paziente" potrebbe non prendere la giusta direzione. La strada percorribile è invece solo una (con qualche piccola deviazione ogni tanto), ma lo psicoterapeuta non deve solo seguirlo ma indirizzarlo. Quindi deve sapere qual è la direzione giusta. Non può fare il "filosofo". Deve fare da garante verso la giusta direzione. 
Già questa consapevolezza di responsabilità fa dello psicoterapeuta, ammesso che il suo lavoro consenta benefici al paziente, non un semplice "amico".
Mi viene in mente Dante Alighieri che concede a Virgilio di fargli da guida giu all'inferno. 

Premesso questo, sorvolonda sulla questione farmaci ( presumo l'abbiamo risolta ), il lavoro dello psicoterapeuta, che chiamerei semplicemente psicologo, può essere un lavoro scientifico? Se si in che senso?

Io ho gia escluso l'idea filosofica. Secondo me qua non c'entra molto. 

Prima di tutto quando lo psicologo opera, cioè fa il suo mestiere per cui è pagato, ha un bagaglio di conoscenze frutto del lavoro di molti altri. Non è un semplice amico, sa riconoscere alcuni sintomi comportamentali e dopo una serie di sedute, dovrebbe riuscire a disegnare una mappa. Questa mappa dovrebbe essere il sentiero per portare il suo paziente fuori dal tunnel o per lo meno dovrebbe disegnare un itinerario per mantenerlo su una strada non impervia. 

Questo discorso però è troppo limitato. Esisteranno migliaia di sintomi e cause differenti. Per cui il concetto di scientifico qua perde sempre piu efficacia. Alle volte i casi sono semplici e si potrebbe essere molto efficaci anche nel breve tempo. Ma quanti saranno i casi in cui invece è impossibile tracciare la giusta direzione? 

Il problema essenziale che rimane una ricerca, volenterosa e anche studiata per certi versi, con molte lacune. Le informazioni sono così basse e trovare la strada maestra diventa un percorso intrapreso come ultima speranza. 

Però almeno è un aiuto. Un aiuto professione che può recare benefici ma non recherà danni.
Meglio di niente...insomma!
 
#245
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
04 Novembre 2024, 17:46:36 PM
Citazione di: green demetr il 04 Novembre 2024, 13:31:43 PMIl metodo scientifico della psicanalisi contemporanea si limita a quanto prevede la legge, ossia al contenimento e al miglioramento dei sintomi.


Siamo comunque lontani dal concetto di diagnosi e cura. 

Cioè una malattia non curabile è una malattia diagnosticata a cui non esiste una cura. Ma le forme che vengono adottate anche nel caso di malattie non curabili sono per lo meno di contenimento e miglioramento dei sintomi. 
In questo caso invece si è di fronte solo a dei sintomi che potrei combattere (con lo scopo di mitigarne la fase piu acuta) con una terapia farmacologica, oppure con una terapia non invasiva da uno psicoterapeuta (con o senza farmaci di supporto). 
Questo è ciò che dice la legge, no?

Tu però utilizzi il termine "scientifico" per quale ragione?  Siamo lontani da una diagnosi, lontani da una cura ma tu dici che se il paziente volesse curarsi, la cura esiste...solo se lo vuole?
Questo metodo scientifico non lo conosco. 


#246
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
03 Novembre 2024, 22:06:57 PM
Citazione di: green demetr il 03 Novembre 2024, 14:22:14 PMCerto che posso, lo sto facendo... :D (scherzo).

Tornando ai suoi dubbi: saltando la questione farmacologica su cui credo abbiamo trovato una certa condivisione.

Rimane la scientificità della cura.
Io non sto parlando della cura terapeutica di "miglioramento" della psicanalisi contemporanea, perchè come abbiamo già detto, quella la si trova semplicemente nell'amicizia.

La cura freudiana invece consiste in un metodo scientifico in cui la nevrosi, e sottolineo la nevrosi e basta, può essere curata, ossia il sintomo sparisce per sempre.
Questo può avvenire solo se il paziente è conscio di voler intraprendere una via curativa, nel caso contrario, non c'è guarigione.
La rimando a Baldini e alla playlist sul transfert.


La questione farmacologica, su cui avremmo trovato una certa condivisione, è quella che distingue uno psichiatra da un psicologo. Sempre ammesso che allo psichiatra, e solo a lui in quanto medico, non venga consentito di utilizzare metodi diversi, cioè quelli da te descritti.  Tu dici che siano scientifici, ma la sua scientificità non mi è nota. Se vuoi esporre meglio la questione te ne sarei grato.
In primo luogo dovresti tentare di farmi capire cos'ha lo psichiatra piu dello psicologo per utilizzare medoti efficaci non famacologici. Questa è la prima fase secondo me da valutare.
 
#247
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
02 Novembre 2024, 09:30:48 AM
Citazione di: green demetr il 02 Novembre 2024, 04:53:50 AMNel tuo caso parlavo di dubbi, infatti mi pare stessi cercando qualcosa di scientifico, di duro e puro.
Ma vista anche la tua esperienza personale sai dunque che queste cose mantengono dei caratteri di ambiguità, ombre, che la scienza dura non potrà mai capire, nè vuole capire, perchè il suo metodo si dà come "duro".
Infatti tutte le mie polemiche sono contro la scienza, proprio per via di questo carattere assolutamente disumano.
E non sto parlando del mondo ideale dove la scienza fa la scienza si occupa cioè solo di cose razionali, perchè non è mai così.
La scienza va a braccetto con chi la paga e questo si paga in termini di razionalità. a volte in maniera anche cara.
Vedi OMS e censure varie nei luoghi di dibattito (youtube e similia).




"la scienza va a braccetto con chi paga"

Non mi dai molte possibilità di capire cosa c'entra questo con i miei dubbi.
Fondamentalmente, lo hanno detto in molti qua, le case farmaceutiche fanno a gara per poter dare allo psichiatra l'ultimo prodotto per affrontare problemi mentali. Perchè il problema è molto grande nel mondo e la richiesta è grande. Quindi si guadagnano molti quattrini. 
Siccome la ricerca scientifica, come dici, ha bisogno di soldi per essere praticata, i problemi mentali ne avrebbe credo molti di piu rispetto ad altri settori della medicina, o per lo meno non credo che gli manchino, perchè c'è un profitto. 
Metti ad esempio le malattie rare, li c'è un problema di come arrivare a dare almeno una diagnosi e quando questa arriva di fornire una cura a un limitato numero di fruitori del servizio farmaceutico.
Non è il caso dei problemi mentali.

Poi come si dovrebbe fare, si distingue la parte della diagnosi e cura dalla parte del mantenimento del soggetto con problemi. In questo ultimo caso entra in gioco l'empatia attraverso una serie di servizi, anche farmacologici, per alleviare il problema. Facciamo un caso ad esempio: il dolore. 

Una volta che hai distinto i due piani, ti accorgi che i problemi mentali, nonostante presumo i tanti soldi che arrivano alle case farmaceutiche, e le ricerche fatte fino ad ora, ha prodotto in buona sostanza solo famaci che puoi utilizzare per mantenere il paziente più lontano possibile dalla parte piu acuta del malessere. 
Non puoi parlare di diagnosi e tanto meno di cura. Ma solo di mantenimento del paziente sotto la soglia della forma acuta del suo problema, che nessuno qua ha mai negato l'importanza, ci mancherebbe altro.
Ma non è quello il problema, o i dubbi su cui si fondano i miei.
#248
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
01 Novembre 2024, 12:37:51 PM
Citazione di: green demetr il 01 Novembre 2024, 07:32:41 AMMi pare che la polemica messa su da PhyroSphera e i dubbi del Il Dubbio, dimenticano una cosa, che questo argomento non riguarda il rapporto tra uomo e cosa, ma tra uomo e uomo.
Evidentemente questi utenti non hanno mai interagito con persone con problemi mentali.
Non voglio certo farne una colpa ma
non sanno il sacrificio delle famiglie di persone con problemi mentali.
Non conoscono il dolore e l'impotenza di fronte al problema mentale.
Purtroppo io queste persone le ho conosciute.
Una di esse con disturbi bi-polari quando smise di prendere i farmaci, si suicidò.
Ecco nella discussione bisogna prendere anche questi problemi.
Spero sia utile così a cercare forme di comunicazione più empatiche con gli altri.
Non è una mera questione teoretica (fine a se stessa).

Mi sa che la polemica la stai a fare tu. Mio padre è morto dopo una malattia che non ha avuto una diagnosi. Il primario di quel reparto fu molto carino e lo apprezzai molto per le parole sincere: non abbiamo capito nulla di quello che ha suo padre (ma riuscirono comunque a portarcelo a casa e con quel poco che si poteva fare riusci a vivere altri due anni circa). Forse quel primario morì prima o subito dopo la morte di mio padre.
Un amico si è suicidato... e non sai quanto ho pianto e quando lo ricordo ancora di piu.

Quindi non venirmi a dire che non sappiamo cosa sia la sofferenza solo perchè qua si parla di filosofia e non di empatia... quella cerchiamo di mantenerla quando serve...
#249
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
31 Ottobre 2024, 13:17:24 PM
Poi volevo fare una piccolissima osservazione, partendo da questi spunti, sul concetto di scienza. 

La scienza solitamente non risponde a domande troppo generali. Ad esempio cos'è la mente.

Oppure cos'è la coscienza.

Si prenda ad esempio gli stati di coscienza. Essi sono certificabili attraverso onde celebrali. Ogni tipo di onda corrisponde a uno stato di coscienza. Chiaramente questi possono essere alterati da sostanze che si possono assumere.

La domanda: cos'è la coscienza, non ha come risposta: un'onda celebrale. Perchè la scienza non risponde a queste tipologie di domande, che sono prettamente filosofiche. 

si va dal sonno con onde delta fino allo stato vigile (o di attività intelletuale) con le onde beta.

Per cui è chiaro che una certa attività, anche uno stress, o una psicosi ecc sicuramente ha una sua corrispondenza scientificamente accertabile. Ma se questo non succede è perchè manca l'approccio scientifico. Questo approccio potrebbe comunque essere vagamente scientifico qualora appunto, come succede, si parte dal sintomo e si deduce una qualche collegamento con il sistema fisico, diciamo alterato. Questo potrebbe essere un modo indiretto per fare una diagnosi, che però sara di tipo statistico. Cioè una certa percentuale di pazienti ha effettivamente un sollievo se gli somministro quel farmaco ricercato per bloccare una certa sostanza, che potrebbe essere la causa del malessere. Ma non esistendo un diretto approccio, si potrebbe dare un farmaco, alle volte anche con pericolosi danni collaterali, a un paziente che invece non ne avrebbe bisogno. 
#250
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
31 Ottobre 2024, 11:36:20 AM
@PhyroSphera

vorrei tentare di puntualizzare alcuni punti. Il primo punto riguarda a quello che dici: credevo di essere riuscito a capire qualcosa, ma mi pare che non sia così. Quindi non ho capito per bene la tua posizione.

Vorrei a questo punto dire la mia posizione su alcuni punti. Per come va avanti la ricerca sul rapporto tra cervello e mente, al momento mi sembra che in testa sia il cervello, responsabile di ogni cosa.
Ma un cervello non funziona all'interno di una vasca. Funziona all'interno di un corpo e questo corpo funziona rapportandosi ad un mondo esterno. Quindi, come scriveva un neurologo in un suo vecchissimo libro, la mente non si può ingabbiare all'interno del cervello. E' tutto quello che c'è.
Ma questo vuol dire poco, in quanto poi anche il cuore funziona in un certo modo, ma poi funziona meglio se cammini qualche chilometro a piedi ogni giorno. Quindi è normale porre attenzione più sul mondo esterno, o come il corpo si relaziona con esso, invece di partire direttamente e soltando dall'interno.
Però come per il cuore che potrebbe ammalarsi, o funzionare male difronte ad un corpo che si muove poco, così è il cervello che si ammala, o funzionare male, se è il modo esterno che ti stressa. 
Ma potrebbe funzionare male a prescindere dal mondo esterno. Come anche il cuore potrebbe nascere con difetto alla nascita così che solo se lo individui per tempo lo puoi curare, o per lo meno darti il tempo per goderti piu a lungo la vita.

Quindi per me hanno senso questi discorsi sulla "storia" del paziente ecc. ma nella sostanza si utilizza quel metodo in quanto non si riesce a studiare le dinamiche del cervello in funzione della sua sanità celebrale. La quale è diversa dalla sanità mentale, perchè quella potrebbe risultare statisticamente malata anche di fronte ad un cervello completamente sano, questo solo perchè non si conoscono, o solo in parte, le dinamiche del cervello rispetto alla mente.
In sostanza quando si parla della mente si va un po' a tentoni. Alle volte ci si prende alle volte no. E così gli "intrugli" farmacologici servono anche per sperimentare se effettivamente si è presa la direzione giusta. Se no, pazienza... piu di questo non si può fare.



 
#251
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
31 Ottobre 2024, 00:11:25 AM
Citazione di: Jacopus il 30 Ottobre 2024, 14:00:37 PMGli psicofarmaci non sono affatto dei palliativi. Hanno un effetto fisiologico sui neuro trasmettitori implicati nelle varie malattie mentali, aumentando o inibendo la loro produzione.
Esempio: in caso di stress l'organismo produce cortisolo, che rende il nostro organismo più efficiente perché è all'erta, in una situazione di pericolo. Se lo stress diventa permanente anche la produzione di cortisolo lo diventa, e il soggetto fa circolare cortisolo in eccesso con effetti deleteri, poiché il cortisolo rende subito disponibili le riserve di zuccheri ma modifica le connessioni sinaptiche ed ha effetti di infiammazione dell'intero organismo, in caso di rilascio prolungato. Gli psicofarmaci SRI (inibitori selettivi della ricaptazione), tendono a bloccare la sovra o sottoproduzione di specifici neuro- trasmettitori implicati in alcune malattie mentali (la dopamina in eccesso nelle psicosi, la serotonina e la dopamina in difetto nelle depressioni, ecc.). Quindi è vero che non agiscono sulla causa ma possono svolgere una funzione di mantenimento in un range di buon funzionamento sociale. In caso di gravi disturbi si tratta di medicinali che vanno assunti anche per periodi molto lunghi di tempo o anche per sempre.

Tu hai descritto una situazione "oggettiva". Ma ti manca il nesso con il paziente.

Tu dici che sarebbe provato che in certe situazioni particolari il cervello reagisce in un certo modo.
Come è vero che hai provato l'oggettiva situazione generale, perchè non riesci a stabilire la situazione particolare?
Quel paziente ha un eccesso di "cortisolo"! Bene allora gli somministro un anti cortisolo. Questa sarebbe una modalità giustificata dall'esame.

Altrimenti come fai a sapere che in una situazione particolare il cortisolo del tuo paziente è diventato eccessivo da procedere nella somministrazione di un anti cortisolo?

 
#252
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
30 Ottobre 2024, 13:46:49 PM
Citazione di: PhyroSphera il 30 Ottobre 2024, 12:40:23 PMgli psicofarmaci infatti sono solo palliativi. 

Questa è un'affermazione che sminuisce il ruolo del farmaco. 
Ma vorrei capire bene. Per palliativo intendi che non potrebbero far male, o solo che non risolve il problema?

Perchè se può far male e in piu non risolve alcun problema, per quale motivo dovrebbe essere riconosciuto (lo psichiatra) come, a differenza dello psicologo che invece non è un medico, un esperto che può utilizzare cure farmacologiche?

Per chiarezza anche il medico di base può prescrivere farmaci riconoscibili come psicofarmaci... non sono del tutto palliativi, in quanto qualche sintomo viene effettivamente tenuto sotto controllo. 
Ma qua si parla di situazioni molto piu complesse... quindi i farmaci utilizzati non credo siano quelli che gia un medico di base potrebbe utilizzare. Utilizzo un altro termine che potrebbe far discutere (tipo quello di santone precedentemente usato): intruglio farmacologico. Servirà oppure no? Da sollievo o no? Potrebbe far male si o no? Ma poi, verrebbe utilizzato con quale metodo? Partendo da quello che hai detto potrebbe curare il cervello dai danni fatti dalla psiche (e non il contrario, come hai suggetito tu). Ma se fosse vero che il cervello subisce un danno dalla psiche, almeno questo danno dovrebbe essere appurato, prima di dare un farmaco. 
#253
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
30 Ottobre 2024, 09:46:56 AM
Citazione di: green demetr il 30 Ottobre 2024, 05:54:24 AMIo non ci trovo niente di strano, comunque è proprio così.
a me fa strano che a voi questo non sia strano.

Non so, voi vi fidereste di uno che vi da una cura farmacologica per lo stomaco solo perchè quel "dottore" pensa che lo stomaco sia stato messo sotto stress da un fatto che vi è accaduto, e questo senza andare mai a vedere se lo stomaco è per davvero malato?

Diciamo che l'idea di stranezza potrebbe essere relativa, ma il fatto in se è importante. Se ciò non fosse strano, allora andare dalla maga a farsi togliere il malocchio potrebbe non essere dopo tutto cosi strano, tanto il malocchio nessuno lo ha mai visto, ma solo la maga può toglierlo. Quindi non è strano andare da lei.

Ma vi faccio riflettere, o comunque spero di avervi fatto riflettere. Poi ognuno continuerà a pensarla come crede, anche se io spero che ci ripensiate più in la nel tempo.
#254
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
29 Ottobre 2024, 23:28:49 PM
Citazione di: daniele22 il 29 Ottobre 2024, 21:55:30 PM
"Fino agli anni settanta in Italia la trattazione delle malattie del sistema nervoso includeva nell'unica disciplina della "neuropsichiatria" sia le patologie "organiche", sia le patologie della mente. Il 29 aprile 1976 con la legge nº238, in Italia, si sancisce definitivamente la separazione della psichiatria dalla neurologia, sotto l'impulso dello psichiatra Carlo Lorenzo Cazzullo. Le due branche sono oggi praticate separatamente, anche a causa della grande quantità di dati che sono stati accumulati negli ultimi 50 anni che rende difficile unificarle in un'unica disciplina."
Tratto da Wpedia alla voce "Storia della neurologia ".
Più che altro, per rispondere alle domande di Dubbio bisognerebbe rivolgersi ai dibattiti che erano in corso all'epoca. Forse c'è qualche connessione con la successiva legge Basaglia che è del 1978

E' sicuramente una questione centrale. Il fatto che siano state divise non dovrebbe comportare che lo psichiatra non abbia competenze neurologiche. Cioè è un medico di base, poi ha una specialistica in psichiatria. Dovrebbe essere un medico neurologo con specialistica in psichiatria. Ma non è così. Poi magari esisteranno psichiaritri che sono anche neurologi, ma non è un obbligo.
Questa divisione in due tronconi rispetto all'unico organo (il cervello) dove uno studia e cura direttamente l'organo, l'altro invece solo la mente, è un errore di metodo. Fa comprendere come il neurologo non ha troppi dati da elaborare per non potersi occuparare anche della mente. Ma diversamente da quello potrebbe credere non ne ha affatto, tanto è vero che l'approccio medico lo si affida a un altro componente che del cervello, in quanto organo del corpo umano responsabile delle cose che succedono nella mente, non si cura. Non se ne cura perchè non gli direbbe nulla sulle eventuali patologie che invece tratta farmacologicamente.
Non so come dirla altrimenti, mi sembra una frode, un raggiro. Siccome non se ne occupa nessuno visto che nessuno ne sa niente, mandiamo avanti gli psichiatri.
#255
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
29 Ottobre 2024, 19:00:19 PM
Citazione di: Jacopus il 29 Ottobre 2024, 14:05:29 PMUna persona "impulsiva", che oltre un certo livello, diventa una persona con un disturbo mentale che va curato.
Per curare l'impulsività ci sono farmaci che favoriscono la produzione di recettori antagonisti all'impulso (come la serotonina) e inibiscono la produzione di recettori agonisti della rabbia e dell'impulsività (come l'andrenalina). Questi farmaci rispondono a tutti i requisiti "tecnici" della medicina moderna e gli psichiatri li sanno maneggiare. In ciò non mi sentirei di definirli santoni. 

Scusa però a me sembra di aver scovato il termine "santone" per altre mille ragioni.

Se io vado dal mio medico di base e gli pongo una situazione, ovvero un disturbo che sto avvertendo, lui potrebbe tranquillamente darmi un farmaco per quel disturbo. Oppure se il disturbo fosse legato a una malattia probabile, mi manderebbe a fare degli esami diagnostici che renderanno più chiaro il quadro. Alla fine il medico di base, visto che gli accertamenti lo convincono di una certa malattia, mi prescrive una visita specialistica. 

A questo punto mi trovo davanti ad uno specialista. Ogni specialista medico potrebbe richiedere un ulteriore esame diagnostico. Ogni specialista ne ha almeno uno. La mia domanda è: lo psichiatra a quale esame manderebbe il suo paziente per accertarsi della malattia? 

La mia perplessità è che qualora lo psichiatra non avesse alcuna possibilità di ulteriori accertamenti diagnostici, sarebbe un medico specializzato "alternativo" a tutti gli altri. Uno che si può permettere di non avere altri strumenti diagnostici se lo la sua abilità di "maneggiare" dosi farmacologiche. 

Non esprimerò in altro modo ciò che ho da dire, perchè è gia tanto aver dovuto assorbirmi l'offensiva idea che sarei in uno stato confusionale... quando non ho letto mezzo pensiero alternativo alle mie perplessità.
Niente manco a dire ok, ora ci provo. Qualcuno in effetti ci ha anche provato, ma vedo che continuano i soliti distubatori seriali, che non dicono nulla e vogliono pure avere ragione.