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Messaggi - paul11

#241
 Se esiste un libero arbitrio, significa che si può fare e pensare del bene o del male.
Non siamo nel mondo a recitare a memoria una parte predisposta dal creatore, gli eventi della vita spingono a delle scelte con la volontà e in coscienza.
Colui che crede di essere felice, sottraendo e sfruttando con astuzia e prepotenza ai propri fratelli e sorelle i loro beni materiali sfruttandoli e la loro felicità generando sofferenza, pagherà il contrappasso.
Questa è la vera giustizia.
Chi ha fede ,speranza e carità e crede che la sua felicità passi attraverso la felicità dei propri simili , genera virtù che è la capacità di non diventare schiavi  di desideri e piaceri , ma di saperli gestire con parsimonia e temperanza e di saper condividere la felicità.
Siamo nel mondo e come giardinieri dovremmo averne cura ,così come per i nostri fratelli e sorelle.


Ma ognuno è libero anche di non credere, di non avere fede, ognuno è libero di generare amore o dolore: questa è la regola della terra.
La Buona Novella fu seminata per il mondo, e ognuno è libero di accettare o rifiutare, ma non può dire che non la sappia.
#242
 La pandemia c' è sempre, come dimostrano le influenze con frequenza annuale.
Il problema vero è la virulenza micidiale.
Sono d'accordo con Atomista, i virus e i batteri non possono sparire.
Lo studio sui virus meriterebbe una discussione specifica scientifica, perché sembrerebbe che noi stessi ,come tutti  i vegetali e animali (in quanto tutti sono attaccabili dai virus patogeni) abbiamo mutato il genoma, il DNA, proprio con gli attacchi dei virus, contraddicendo in alcuni punti  la teoria ingenua darwinista e compagnia bella.


Diciamo che un comportamento organico sano  quindi un rapporto ambientale equilibrato , rende il corpo sano con il suo sistema immunologico. Ma per natura, non è sempre così.
L'influenza Spagnola del 1918 uccise più di 40 milioni di persone e sopratutto giovani fra i 20-30 anni compresi  soldati "in forma". Questo covid-19 che è sempre un coronavirus, della stessa famiglia di 4 virus tipici del raffreddore e della solita pandemia influenzale con diversi ceppi , attacca soprattutto anziani e chi ha pregresse e croniche patologie, attacca poco o niente i giovani .
.....strano, e per quel che so non è ancora spiegabile scientificamente.
Perché il nostro sistema immunologico è composto ,per così dire, da due parti: una innata  trasmessa da padre/madre figlio/a; l'altro è adattativo per cui un anziano che è passato per parecchi tipi di contagi ,se in buona salute e con un sistema immunologico non compromesso, ha "memorizzato" gli attacchi e sa istruire le difese. Le influenze annuali "impestano" sopratutto i bambini nelle scuole, per poca adattitvità il loro sistema immunitario non ha ancora memorizzato i virus odierni.


Ma si vede che c è anche parecchio da capire ancora. Le tecnologie della biologia e della medicina ,non da così tanto sono in grado di mappare genomi e strutture di minuscoli esseri come i virus e addirittura di creare tecniche di taglia-copia-incolla della strettura  di un RNA/DNA.
Ad es. sempre la Spagnola, durò più o meno due anni ,senza capire come era arrivata e come era sparita. Solo un secolo dopo circa si sono riesumati cadaveri per capirci qualcosa con i loro
DNA che erano alquanto compromessi . E almeno per ora, ci sono solo ipotesi.
...speriamo bene.
#243

citaz. Viator
Salve paul11. Citandoti . "Per me la vita non  è questa. La fede apre  lo spirito alla qualità e non alla quantità e la materia è culturalmente vissuta come calcolo matematico delle quantità. Questa è la cultura del "come" scientifico, non del "perché" e neppure del "che cosa[/size]".[/size]
Bellissimo "manifesto" circa la tua visione del mondo. Hai voluto usare la mente quale aratro che tracciasse il solco divisorio tra  scienze fisicistiche e filosofia spiritualistica, e ci sei magistralmente riuscito.Io sto dall'altra parte, trovando vano chiedersi il "perchè" (l'origine prima di ciò che è sempre esistito) ed irraggiungibile il "che cosa" (il senso dell'esistere). Amichevoli saluti.

Penso di aver raggiunto un certo livello e mi è servita tutta la conoscenza relazionata all'esperienza, quasi mezzo secolo di dubbi e incertezze e naufragi........ ed essendo umile, non è finita.
Spero che la sorte ti arrida (e lo dico sinceramente) ,fin quando sparirai nel nulla ( "perchè" è quello che credi non sapendo il "che cosa")
Altrettanto Amichevoli saluti .
#244
 Soprattutto nella spiritualità il dubbio come esercizio metodico  è uno strumento pericoloso. Nelle crepe entrano le tentazioni.
E la regola di questo mondo  materico  è che non vince il giusto o il saggio, vince la forza bruta, la prepotenza.
Chi pensa l'opposto ha una fede debole o proprio non l'ha: è lui  il vero ingenuo e illuso .
Fra mondo materico e mondo spirituale, le tentazioni del primo sono più feconde della fede spirituale, perché sono immanenti, immediate.
La vita è un'esperienza, una prova, dove valgono davvero solo poche cose che non sono affatto materiali. L'amore, la fede, le virtù morali sono fondamentali.


Se si vuole cambiare il mondo è necessario sporcarsi le mani di sangue quanto o forse di più del prepotente , ma nuove ingiustizie sorgeranno e daccapo i soliti problemi della natura materica umana risorgeranno come un'araba fenice, da cultura a cultura, da civiltà in civltà. Per questo la globalizzazione è invasiva con la sua caratteristica di famelicità materica e vincente.
L'uomo è contraddittorio come ambiguità fra anima e corpo fisico e deve continuare a scegliere o scendere a compromessi . Quindi il dubbio c'è sempre perché questo dominio è di fatto materico, persino l'amore è più fisico che spirituale, ridotto  come un conto bancario, un dare e avere.
Il disincanto per me è esattamente il contrario di un materiale. Non vale la pena credere che gli umani costruiranno un società equa, giusta, perfetta, perché la natura umana tende alla fisicità ad avere, ad appropriarsi e questo attuale è il suo tempo foriero di illusi e ingenui allocchi con pusher
materiali  che promettono ricchi premi e cotillon. Per me la vita non  è questa. La fede apre  lo spirito alla qualità e non alla quantità e la materia è culturalmente vissuta come calcolo matematico delle quantità. Questa è la cultura del "come" scientifico, non del "perché" e neppure del "che cosa".
#245
 Che vi siano errori nelle Sacre Scritture è vero. Ma il vero errore è fermarsi sui particolari,  come spesso fa la nostra odierna cultura, e perdere di vista l'intera narrazione della vita di Gesù.
Doveva incarnare le profezie, quei tre giorni , il tempo della morte di Gesù, erano stati profetizzati ,così come la Resurrezione, ben prima dell'avvento di Gesù.
Gesù è il Figlio del Padre, fattosi uomo. Che conosce il proprio destino e lo vive non come Dio ,ma come Uomo. E' la Sua Passione, il fondamento del messaggio cristiano ; nonostante le sofferenze, gli increduli, i traditori , il sentirsi abbandonato dal Padre, vive il proprio destino per amore verso l'Umanità. E infine risorge.


Questo messaggio è potentissimo, nonostante traditori, storme di increduli , clericalismi, dogmatismi. Ha aperto i cuori  e le menti.
#246
 Penso che una fede è instabile perché ci sono delle crepe, dei dubbi in qualcosa che non ci ha convinto. La relazione fra fede-dubbio-conoscenza ( non intendo solo conoscenza concettuale razionale, ma come vissuto, esperienza personale, come interpretazione delle Sacre Scritture,ecc)
è una dinamica continua nel proprio intimo. Ci aiuta e ci fa sentire migliori quando nella nostra vita personale, stiamo meglio con noi stessi e con gli altri, riusciamo ad avere meno disagio in eventi della vita, li sappiamo affrontare meglio, siamo più sereni rispetto a prima. Non significa necessariamente trovare sempre una soluzione ai problemi della vita, ma saperli vivere con serenità,
Saper dare importanza alla sofferenza, aiutare se stessi e gli altri.
Non confonderei questo stato con l'atteggiamento più sicuro (che spesso nasconde arroganza), l'umiltà spirituale è un cerchio per cui la relazioni fra il proprio intimo e le relazioni con le intimità di parenti ,amici, conoscenti o "altrui" è più spontanea,  spesso sono gli altri che ci percepiscono in migliori.
Questa dinamica è una crescita che a volte,  o spesso, ha bisogno di crisi. E qui la fede aiuta:
quando arriviamo non solo a dubitare il mondo, ma anche  noi stessi, quando ci sentiamo perduti.
Ci sono eventi, purtroppo, nella vita che sono dirompenti , che mettono in crisi fino a far crollare nostri programmi, progetti, nostre costruzioni ,nostre certezze. Ci rimane solo la fede in quel pezzo di legno a cui si attacca il naufrago in mare per poter vivere.


Non credo nel dubbio scettico cartesiano , che fu una scelta originale con intenti ben diversi, anche ingenui. Ma questa è una storia filosofica da argomentare in altro forum.


Una conoscenza, una fede non ha fondamenta se ha crepe nei dubbi e per questo ritengo che vi siano diverse forme di fedi . C'è una fede utilitaristica, come dire che Dio deve farmi un piacere, un favore, affinché vi creda; c'è una fede psicologica, che è consolatoria, è un problema nella sfera affettiva colmata da una figura divina: c'è una fede di timore, di paura, perché Dio sa tutto di tutti ed è ovunque. In questi casi Dio è distante da noi, è "altro" rispetto a noi , queste sono fedi immature , perché Dio sostituisce nostre mancanze interiori.
La fede colma  la mancanza quando Dio è accettazione e abbandono, e bisogna avere coraggio per poterlo compiere,perché ci esponiamo aprendo il cuore. E il mondo spesso ci ha ferito quando ci siamo esposti. Le esperienze della vita spesso  ci fanno chiudere in cassaforte i nostri sentimenti.
La fede è non desistere è ancora credere nonostante tutto.
Una fede senza amore, per me non è fede, è altro. E l'amore è abbandonarsi tanto da poterci  trasformare. Perché l'amore ci salva: dai problemi psicologici, da quelli materiali, in famiglia, sul lavoro, in noi stessi, per il mondo.
Il dubbio è creativo quando ci porta ad uno stato di crescita, ma a volte è distruttivo ci rinchiude in noi stessi e diventiamo davvero scettici anche emotivamente, non crediamo più in noi stessi, negli altri, nel mondo, una morte interiore una sterilità dell'amore che si atrofizza.
#247
 Quale  è il livello di fede per colmare il dubbio?
Quanto bisogna credere per smorzare l'ignoranza?
A mio parere le relazioni fra dubbio e fede hanno livelli diversi sia di dubbio che di fede e traggono da origini diverse: psicologiche emotive esistenziali da una parte( e sono soggettive) e  ragione razionale concettuale ( e sono universali).
Questo è il motivo per cui ognuno vive la fede in maniera soggettiva, per quanto sia condivisa con l'universalità del genere umano così tanto che una fede è la base di una cultura di un popolo ( se si estende il concetto di fede non solo allo spirituale, ma anche all'ideale, alla scienze , alla politica, ecc).


Il dubbio presuppone un'ignoranza, un non sapere che può essere colmato dalla conoscenza affinché segua una scelta, un atto di volontà.
Il dubbio è innato nell'uomo razionale, ma è strumento non fine.
La disperazione avviene quando si ha ancora qualcosa da perdere; quando non si ha più nulla da perdere, quel nulla potrebbe rappresentare una pura fede: resta solo Dio e il naufragio umano.
Non so se sia corretto, ma penso che l'abbandono dal proprio atto di volontà finale, il capire che per quanto si possa nessun livello di conoscenza può arrivare ad una pura fede, bisogna "staccarsi" da tutto  e lasciarsi andare nell'amore: penso che solo la mistica possa superare disperazioni ,dubbi.
#248
Attualità / Re:Integralismo Islamico
03 Novembre 2020, 23:13:57 PM
Citazione di: Mariano il 03 Novembre 2020, 15:25:16 PM
Premetto, a scanso di equivoci, che gli esecrandi atti di violenza che ci riportano le cronache sono tutti da condannare senza alcuna giustificazione.
Gradirei però un approfondimento sul significato di etica, etica che a mio avviso non ha nulla a che fare con la legge, ma che deve far parte dei valori fondamentali di una Società.
Ad esempio uccidere o rubare sono vietati dalla legge, ma sono anche principi etici, mentre chi offende l'onore o il prestigio del presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni: e moralmente ritengo che possa essere accettato.




Come avevo già scritto la legge non è equivalente alla morale nella filosfia moderna,  Kant:
da wikipedia:
....che distingue una "dottrina della virtù" dalla "dottrina del diritto". Nel diritto l'uomo si sottomette alla legge per rispettarne la formalità esteriore senza considerare il motivo della sua azione ma solo perché così prescrive la norma, mentre nella morale ci si vuole comportare secondo il dettato morale indipendentemente da qualsiasi motivo e conseguenza della propria azione: si realizza così la virtù come soggezione della volontà all'"imperativo categorico".


Scindendo il piano giuridco da quello morale, significa che lo Stato normifica per sanzioni, quindi il comportamento da etico passa a  legittimo, legale ( e non c'entra nulla con l'etica comportamentale rispetto ad una morale e relative virtù) in forza di atti sanzionatori da parte dello Stato che legifera.
Lascia la morale, che è sottomessa alla legge, al piano individuale, tipico del pensiero moderno  acuito dagli anglosassoni, quell'individualismo che è anche nella sfera economica , quel concetto formale edonistico .


La ricaduta è che una comunità , uno Stato diventa una formula giuridica territoriale , un'entità astratta come concetto che diventa pratica nel momento in cui costruisce confini fisici, dove vale la sua giurisdizione.

Un popolo si identifica per "sangue" (stirpe) e morale, se si toglie la morale qualche pazzo invoca il sangue e forme di razzismo scioviniste. Tolta la morale o ridotta a simulacro individualista, si esalta la libertà e finisce l'uguaglianza e men che meno  la fratellanza.

Quando la satira raschia il barile, perchè poco sagace e intelligente, e necessita di vignette oscene per vendersi al pubblico, dimostra di essere asservito a qualcosa o qualcuno....altro che liberi.
#249
Attualità / Re:Integralismo Islamico
02 Novembre 2020, 00:50:50 AM
Citazione di: Mariano il 01 Novembre 2020, 16:01:47 PM
Nel leggere i vari interessanti interventi, mi rendo conto di non essere stato in grado di esprimere il mio pensiero critico su quanto ha detto ( o meglio non ha detto ) il Presidente Macron.
La mia critica è dovuta alla convinzione che una Società non può fare a meno di una morale.
Se condividiamo che il significato di etica a a che fare con la personale opinione ( ovviamente acquisita nel contesto sociale in cui viviamo ) di ciò che è bene  e ciò che è male fare, ritengo che anche una Società laica debba avere la capacità di distinguerlo e che questa capacità sia anch'essa un valore fondamentale.


In Francia storicamente è avvenuta la rivoluzione sui principi di libertà, fraternità e uguaglianza..
Ha donato la statua della libertà agli USA nascenti. E' praticamente impossibile che neghino questo diritto, a prescindere se sia giusto o meno, il  che meriterebbe un approfondimento.
Nella filosofia antica, anche quando si tratta di politica, le virtù morali non annoverano la libertà che è poco trattata; il suo enfatizzarsi avviene nella modernità illuministica.
A mio parere la libertà non è un valore morale, una virtù, semmai è un presupposto una condizione affinché vi sia virtù, in quanto il detentore di libertà deve avere caratteristiche di autonomia e volizione.


Gli Stati occidentali , per vicissitudine storiche e di pensiero culturale, essendo liberal-social-democratiche (  vi sono parecchie scuole di pensiero giuridico e politico su come dare la denominazione, ad es. liberal democratiche senza il sociale, ecc.) uscendo dalle tirannie dittatoriali non impongono ai privati cittadini il bavaglio sul diritto di  opinione, tanto meno sui mass media.
Coloro che comunicano pubblicamente, come giornali, telegiornali, blog internet, social, ecc. dovrebbero avere norme deontologiche interne come li hanno gli albi professionali .
Quindi, per farla breve, Macron non può censurare la carta stampata e i media, è un loro diritto di opinione informare, semmai quest'ultimi dovrebbero sapere che  hanno una responsabilità nella comunicazione.
Erdogan è inutile che se la prenda con Macron ,con lo Stato francese: deve forse quest'ultimo censurare il diritto d'informazione? Sarebbe una tirannia. Accade semmai che se una persona si senta diffamata dai giornali o da chi per essi, possa adire per via legali e non certo contro lo Stato ,ma contro il direttore della testata giornalistica e/o del giornalista, o vignettista che sia.
E' chiaro quindi che il diritto di informazione e di opinione ha un limite nella responsabilità personale o dell'ente privato  o pubblico che sia, non può dire o scrivere ciò che vuole ledendo il diritto altrui alla propria immagine, alla propria dignità.


La morale ha dei fondamenti universalistici; i comportamenti, l'etica, o sono coerenti o meno rispetto ad una morale. Lo stato di diritto è una stesura costituzionale degli Stati occidentali che
definiscono i principi dei valori ( che non è detto che corrispondano alle virtù morali).
Comunque sia , rispondere con una decapitazione di un fedele che non c'entra niente, in una chiesa cristiana è a dir poco atto criminoso  e non può che essere un fanatico poco religioso dello stesso Islam. E' anti religioso anche nei riguardi della propria fede se avesse studiato il Corano.
La celebre sura contro gli infedeli, non nega le altre decine di sure coraniche che raccomandano
comportamenti virtuosi anche rispetto ad altre culture. L'Islam non è solo il terrorismo fanatico, questo dobbiamo saperlo.
Sta anche a noi occidentali promuovere dialoghi interculturali per accelerare quel processo di laicizzazione che in alcuni momenti storici poteva avvenire  ,come nella "primavera araba".
Ma fin quando sugli scudi si mettono i principi occidentali e sottobanco gli si vendono armamenti ( e la Francia essendo fuori dalla NATO nel suo bilancio è se non la prima voce ,fra le prime) e ingerendo geopoliticamente in ordine sparso, ogni Stato occidentale segue sue strategie, perché l'economia è più importante del diritto.......allora anche noi occidentali abbiamo la "lingua biforcuta".
Un risultato si è ottenuto, ora Erdogan  che sta approfittando dei problemi di parecchi Stati mediorientali, rischia di diventare un paladino musulmano di frange oltranziste.


La responsabilità di un'azione di un vignettista.......
#250
Tematiche Filosofiche / Re:Verità e sofferenza
01 Novembre 2020, 22:42:10 PM
 La volontà di potenza, nel senso nicciano, presuppone il credere in se stessi senza pensieri metafisici, da cui si aprirebbero grandi possibilità, potenti.
E' vero fino ad un certo punto se la metafisica fosse vissuta come restrizione, come blocco.
Dipende come si vive il pensiero metafisico, potrebbe addirittura esser più potente.
Penso anch'io che una tale volontà di potenza rischi l'annichilimento su se stessa.
Perchè bisognerebbe chiarire, definire l'orizzonte in cui si muove: la vita che è esperienza, ricerca, dipende da come la si interpreta, da come la si pensi.


Noi ce ne andiamo da qui senza una verità certa, possiamo solo tendere alla verità e quest'ultima potrebbe essere anche un auto inganno. Capiamo di essere sulla strada della verità più con il cuore che non la ragione: quest'ultima ci aiuta superare i gradini, ma chi ci indica che quel cammino è una buona strada è l'amore. Penso che la saggezza sia il sapere utilizzare sapientemente sentimenti e ragione nelle diverse evenienze della vita.
Il male si percepisce nel disagio , qualcosa di intimamente in noi "non va". Quindi sì, cominciamo o ricominciamo a cercare fuori di noi nel mondo  e a cercarci dentro di noi nell'intimo.


Che l'amore sia totalizzante è già una verità ed è salvifica quando ci sentiamo soli esistenzialmente.
#251
Tematiche Filosofiche / Re:Verità e sofferenza
01 Novembre 2020, 00:59:15 AM
 Verità e sofferenza in relazione e amore e volontà altra relazione.
Mi chiedo se sono collegate fra loro.
La volontà è stato il fondamento nella filosofia di Schopenhauer e fondante anche in quella di Nietzsche, nel primo cade nel pessimismo (perché anche un suicida in fondo compie un atto di volontà ) da cui ritiene impossible svincolarsi. Forse l'annullamento avviene proprio sulla sfera della volontà. In Nietzsche la volontà è addirittura di potenza, è un atto vitale.
La verità è un dato oggettivo se è logico, ma potrebbe anche essere una soggettivazione individuale.
La sofferenza può essere una condizione umana oggettiva, appartenente a tutto il genere umano;
poi il modo in cui si esplica  è soggettivo.
L'amore è uno stato emotivo, passionale, un trasporto che implica una connessione a qualcuno a qualcosa.
La volontà implica un essere dotato di volizione, di autonomia , per potere determinare.
La difficoltà, così penso, è che ognuno d i questi termini nasce con una commistione difficilmente distinguibile, nel senso che appartengono alla sfera psichica, alla sfera emotiva sentimentale, e a quella razionale, ognuna con caratteristiche diverse, ma è difficile dare una certa categorizzazione.
Ad esempio la verità appartiene alla logica in termine razionali, ma una ricerca della verità è una spinta interiore verso qualcosa che nasce dalla psiche e dai sentimenti e semmai dopo trova una realizzazione in termini razionali. L'innamoramento è fortemente empatico, passionale, poco razionale, poi diventa più razionale e meno passionale, c' è già una parvenza di calcolo, di ragionamento.
La sofferenza la ritengo anch'io per certi versi una contraddizione. Ma anche qui ,come ho scritto poc'anzi, può essere filosoficamente e quindi razionalmente uno stato di necessità oggettiva della condizione umana, perché esistere implica anche soffrire in termini emotivi e dall'altra in termini puramente logici si soffre perché c'è un nodo gordiano da sciogliere, un cortocircuito logico che non riusciamo a dipanare e tutto ciò che non è comunicabile con chiarezza diventa un allontanamento dalla verità . La verità a sua volta può essere sofferenza, sapere di qualcosa che era meglio non fosse chiarito.
L'amore a mio parere c'è sempre, anche se fosse "malato" da un ambiente che ha colpito e bloccato la sfera emotiva. Si esplica in modo diverso dal normale, appunto perché malato, ma c'è sempre.
#252
Tematiche Filosofiche / Re:Verità e sofferenza
31 Ottobre 2020, 11:56:19 AM
Citazione di: bobmax il 30 Ottobre 2020, 20:36:23 PM
Tuttavia la speranza che non trova più indizi non è forse l'occasione, unica, dell'autentica libertà?

La sofferenza non sospinge forse la speranza all'aut-aut radicale, dove deve decidere per l'eternità?

Può infatti arrendersi e naufragare.

Oppure... cercare la risposta in ciò che la origina.


condivido
La prima verità è che noi siamo.
Il motivo per cui siamo al mondo è sì l'assenza, ma di una presenza, di un'altrettanta verità nascosta.
Non si cerca qualcosa di cui non si presume una presenza.
La tensione che genera l'essere e il motivo per cui si è può generare sofferenza.


La relazione fra ciò che si è, il mondo che a sua volta è dato, sono quanto meno una porzione di quella verità cercata.
Il naufragio del lasciarsi andare alle onde del destino, può essere libertà, in quanto libera la tensione della ricerca quando essa genera sofferenza; per cui cessare di dimenarsi è in qualche modo lasciarsi trasportare.
E il tutto è una narrazione di senso, contraddizioni, del perdersi e ritrovarsi.
Persino  l'amore che davvero ci salva  è un lasciarsi trasportare e anche l'amore può essere sofferenza.
#253
 L'io è impossible dimostrarlo per la scienza, perché tratta  i fenomeni e non l'ontologia.
Può accettarlo, ma non dimostrarlo, come effetto se non è fisicalismo stretto.
Lo accetta come evenienza quindi come può accettare la mente rispetto alla fisicità del cervello, lo osserva come effetto comportamentale psicologicamente, ma è impossibile fisicamente vederlo, udirlo, sperimentarlo.
E questo è un assurdo, un assurdo gnoseologico .
Perchè significa che grazie ad un "io"  strutturata in psiche ,   coscienza e intelligenza, quindi un agente conoscitivo  , pensa. Il pensato del soggetto è assurdamente dimensionato nel dimostrabile scientifico che non riesce a dimostrare il proprio "essere" grazie al quale può conoscere. E' un cortocircuito illogico e aporistico. Non conosciamo noi stessi che pensiamo,  non lo riconosciamo in quanto indimostrabile sperimentalmente, ma pretendiamo che l'inconosciuto conosca razionalmente sperimentalmente nel dimostrabile del sensibile l"oggettività".


La metafisica greca ha trattato l'argomento prima come dualismo in Platone che credeva nella metempsicosi dei pitagorici , quindi c'è un'anima e c'è un corpo fisico .E' l'anima che entra in un corpo fisico  ed è l'anima che sussiste come reincarnazione, almeno per Platone.
Aristotele tenta un'unificazione con l'ilemorfismo , ma lo stesso Cartesio ripropone il dualismo delle due res, extensa e cogitans.


Dal punto di vista squisitamente scientifico non può essere la fisica classica a trovare risposte, forse gli sviluppi della meccanica quantistica.


I termini razionale, dimostrabile, reale, hanno mutato il dominio rappresentativo nei passaggi culturali
#254
 Capisco che capire la filosofia, ma siamo nel forum di filosofia, è un poco ostico per coloro che non vi sono avvezzi. Il "buon tempo" è per coloro che cercano un senso nella vita, per altri che sono
il gregge e vengono menati al pascolo dai pastori, gli lascio tutto  il tempo di brucare e digerire.


Se riteniamo la vita una questione  meramente biologica o termodinamica, vale a dire che appare con la nascita e scompare con la morte fisica, pensiamo superficialmente che noi siamo solo trasformazione  di energia, metabolismo che comprende azioni anaboliche o di costruzione e cataboliche di distruzione,
Ma prima dell'apparizione della vita con la nascita e dopo la sparizione con la morte? Il nulla detta l'attuale cultura nichilista.


Tutte le azioni culturali del nostro tempo sono intrise dal non-senso: in economia, in politica, nelle scienze, ma anche in parecchie filosofie.


Il dualismo in filosofia come in Platone, è spiegato come contrasto ed opposto, poiché il divenire, come ho scritto in altra discussione fu interpretato come differenza. L'acqua per scorrere necessita di un dislivello, l'elettricità agisce per differenze di potenziali, il magnetismo per polarità, positivo e negativo, diversi.
La nostra cultura è andata oltre e  ha scelto la "scissione". Ha separato le discipline del sapere preferendo la quantità alla qualità, ha separato la vita biologica dalla nuda vita giuridicamente fino dal diritto romano, come se la vita, la nostra vita, fosse concepita dallo Stato, ha scisso la ragione e i sentimenti, ha scisso la fisica dalla metafisica, ha scisso la mente dal cervello, ha scisso la coscienza  dalla tecnica.
Che ne è di un umano fatto a brandelli? Una pecora del gregge che bruca inconsapevole e mortificata, come se il suo senso fosse trasformare : mangiare ,digerire, defecare, pe poi rimangiare.......
Siamo noi stessi ridotti ad un "qualcosa", non avendo più senso nel tutto. E avendone terrore, poichè se quel qualcosa non è relazionato nel tutto, quel tutto terrorizza, in quanto siamo solo parti, parzialità, allora per contrapposto esaltiamo i piaceri e le voluttà della vita per dimenticare il momento di quando avverrà il trapasso con la morte, in quanto la morte non ha più senso  essendo interpretato come il momento della sparizione, del non senso.

#255
 Se bastasse un dizionario di filosofia per capire la filosofia......
In metafisica, ma non solo, un termine lo si deve relazionare.
Il nulla a quale categoria e insieme matematico appartiene? Quali elementi compongono l'insieme " nulla"?


E daccapo..... la metafisica per essere una filosofia seria ha necessità che il principio originario, un archè, il tutto, l'uno, ecc si relazioni a qualunque cosa esista: un lombrico, un umano, un asteroide, ecc. Se qualcosa non vi rientra, non è una filosofia seria, perché genera aporie, antinomie, contraddizioni.


Se un cosa ( un ente, un essente filosofico) esiste, il "nulla" esiste?
Se una cosa "è" può dirsi che possa essere anche non-è?
Se il nulla è, che cosa è il non- è del nulla (il tutto o qualcosa)?
La negazione diventa parte di alcune metafisiche per potere accedere, poter spiegare, alcune contraddizioni esistenti, come per la metafisica sono le apparenze divenienti.


Se il tutto non-è, possiamo dire che si dia il nulla al suo posto?
Se allora il nulla è, noi veniamo dal nulla, e potremmo ad es. predicare una filosofia nichilista.


@Niko
L'essere non è solo l'insieme degli esistenti, qui ed ora, ma anche di chi è già esistito e di chi esisterà. Se nell'insieme dell'essere ci fossero solo gli esistenti qui ed ora, allora il nulla è il passato (di chi ora non esiste più) e il futuro( di chi ancora non esiste, ma esisterà).Il nulla quindi è, se l'essere è solo applicabile agli attuali esistenti.
E non è solo collocabile agli essenti, ma anche alla conoscenza. Quindi l'essere comprende anche ciò che ancora non si conosce, ma "è", in quanto c'è ma ancora sconosciuto.


Infatti poi dici del super-essere che comprenderebbe essenti, (in quanto enti esistenti) più almeno una parte di inessenti (non più esistenti o ancora non esistenti)
Semplificherei  come ho espresso precedentemente. L'essere = Tutto, che non ha un tempo, e quindi
"è" da sempre e per sempre.


Se nulla è, vale a dire se ontologicamente fosse accettato, è chiaro che entra in collisione con l'essere. Ma il vero problema metafisico e problematizzato da alcuni filosofi, è quando il nulla
è, sebbene non venga accettato ontologicamente, ma si rileva come contraddizione.
La nostra attuale cultura accetta di fatto il nulla, per questo alcuni la definiscono contraddittoria:
la vita che viene dal nulla e scompare nel nulla,: l'universo stesso che viene dal nulla fino a sparire in un lontano futuro.


Per questo se il tutto fosse l'insieme che comprende due insiemi(o sottoinsiemi) l'essere, inteso come essenti come esseri esistenti e il nulla quindi come non-essenti, si entra in un'aporia, in una contraddizione del fondamento . E qui allora se dovessimo dare uno statuto di essente anche al nulla, dovremmo accettare che il non-è esiste, e che quindi il mondo si dà come anche come contraddizione che "vive" che è essente.
Allora il non-essere o non-uno è parte del Tutto e si mostra al mondo attraverso le contraddizioni e ciò potrebbe spiegare il dualismo ; appena dopo il principio del fondamento nascono i "contrari" , ad ogni termine positivo si accompagna un negativo. Il dualismo può spiegare la storia, l'ignoranza umana, lo stato umano nel mondo.


La teoria insiemistica, "ingenua" di Cantor, spiega che ad ogni tipologia di numero: naturale, reale, razionale, irrazionale, ecc, è un insieme e ognuno di questi insiemi ha numeri infinitesimali .


@bobmax
Sono d'accordo che l'Essere non coincide con l'esistere, soprattutto  in termini temporali (passato, presente, futuro) come ho già espresso.
Esatto: l'Essere è origine.


E qui si aprono le divergenze: L'Essere "è", è prima di ogni esistenza ,se è originario e fondamento e quindi non coincide necessariamente con l'esistenza, ma è possibile che appaia nel mondo come esistenza.


Se io, tu....o chiunque, possiamo dire, cioè possiamo parlarne, discuterne, problematizzarlo, dell'Essere, significa che qualche relazione fra noi che esistiamo, che siamo nell'insieme degli esistenti, c'è. Non potremmo dire nulla di ciò che nemmeno come pensiero sarebbe pensabile.
C'è quindi una relazione fra l'Essere e l'esistenza. Ed è l'esistenza stessa che chiama in causa l'Essere.
La causa della vita, da chi o cosa mai sarebbe data? Noi viviamo, esistiamo, è un fatto prima ancora di un'opinione o interpretazione. Se L'essere allora fosse origine, ribadisco, una relazione causale fra esistenza ed  Essere è necessaria.


Per quale motivo l'"io" dovrebbe essere un'illusione?  Semmai l"io" che è, in quanto siamo noi singoli individui umani, è qualcosa relazionato alla coscienza e consapevolezza di essere.
Poi questo essere può essere coerente o contraddittorio , in funzione delle relazioni fra essere ed esistenza, richiamate dalla coscienza e consapevolezza.
Il nostro singolo e individuale essere, è necessariamente relazionato all'Essere originario e fondamento e colma la frattura fra divenire ed eterno.
Altro ancora sarebbe dire "perché noi umani, in quanto essenti intelligenti, siamo nel divenire"?


@ per tutti
Non può esserci una netta frattura fra ciò che esiste e ciò che è , fra ciò che è fuori dal tempo e quindi eterno e ciò che appare nel divenire degli essenti, che nascono e muoiono, che appaiono e scompaiono. Questo ragionamento era già chiaro nei suoi problemi in Platone ,prima ancora che in Aristotele.  Entrambi non ritenevano corretto ciò che Parmenide aveva sancito , che ciò che è non può divenire, vale a dire passare dall' è al non-è.. Ma il divenire è altrettanto un fatto come la vita che vi appare, come noi stessi naturalmente e fisicamente.
Ritengo che la filosofia che accetta la contraddizione del fondamento spieghi e superi quelle originarie che comunque l'avevano internamente più intuita che capita.
Perchè accettare la contraddizione significa cercare anche nell'esistenza la sua essenza, l'essere.


La posizione di Parmenide è di un essere umano che diviene eppure nega logicamente: come dire che la logica partorita da un essente diveniente nega se stesso.
Un'altra posizione è accettare l'essere come eterno  e gli essenti come divenienti, compreso l'uomo, ma ponendo l'episteme, la verità negli eterni.
Altra posizione è accettare l'episteme negli eterni , e porre il divenire in contraddizione, come due sistemi, due mondi che girano su stessi come perni .
La posizione più moderna, nasce e si origne come esistenza umana, come vita che cerca il senso nello svelamento ,aletheia, dell'Essere.