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Messaggi - Jacopus

#241
A me sembra Iano che il tuo discorso, molto interessante, non riguardi tanto le domande sul "perchè della vita" o sul "conflitto bene-male", quanto su "cosa è la realtà". Mentre in fisica, nelle scienze dure, la realtà è stata convenzionalmente fissata nella sua misurazione, in filosofia ancora una convenzione condivisa da tutti non c'è. Ci aveva provato il marxismo ma è finita come sappiamo. E quindi mentre il metodo scientifico conosce le sue leggi che sono (bene o male) sempre quelle, appena ci discostiamo da quel modello, arrivano le suggestioni delle "mille chiese": junghiano, freudiano, sistemico-relazionale (psicologia, e potrei continuare ma sono clemente), epistemico, esistenzialista, funzionalista, francofortese (filosofia), determinista, compatibilista, libertarista, epifenomenologo (dibattito sul libero arbitrio, ovviamente). Per non parlare della politica: finiti i tempi platonici, quando esistevano solo tre modelli (in realtà sei) e solo uno era quello giusto.
Inevitabilmente proprio perchè siamo animali molto complessi, non possiamo più separare realtà e mappa della realtà ed anzi ci avviamo in una direzione dove la realtà sarà sempre più mappa, e già lo è, al punto che non solo è mappa, ma è mappa di mappe di mappe. Per questo motivo siamo così disorientati e privi di un centro di gravità permanente, ed è anche per questo che la scienza ci affascina così tanto. Cavolo, loro il centro di gravità permanente lo hanno. Peccato che il centro di gravità permanente della scienza assomigli più ad un buco nero, visto che è animato solo dal criterio della funzionalità. La scienza è eminentemente "tecnica" e in quella tecnica butta dentro tutto ciò che può, anche contro ogni criterio di sopravvivenza della stessa specie umana. La scienza è sovraumana. Forse è la scienza l'Ubermensch di Nietzsche, altro che stirpe di padroni.
E allora, che fare? Intanto umilmente riconoscere che l'umano non è riducibile a misurazioni assolute e che quindi dovremo sempre "misurarci" con la parzialità e il dubbio delle posizioni. Punto due, assumere le posizioni nostre e altrui sempre con beneficio d'inventario e connetterle al periodo storico, alla biografia, all'ambiente di ognuno di noi. Non viviamo in un laboratorio d'analisi. Punto tre, praticare gentilezza e riconoscimento reciproco, abbandonando questo tossico amore per il proprio ego, che sta portando alla sesta estinzione di massa (comunque tranquilli...noi potremmo anche non esserci più, ma sarà dura far estinguere i batteri e i virus).
#242
Ciao Sapa. Basterebbe che i poveri autoctoni si considerassero della stessa classe sociale dei poveri eteroctoni. Dividerli in due categorie è un vecchio giochetto. Credo che i nodi stiano venendo al pettine e bisognerà decidere da che parte stare, se con l'ordine e la disciplina o con la giustizia.
#243
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
08 Novembre 2024, 18:56:24 PM
In realtà chi vuole fare il padrone qui è mammona, nella sua configurazione di industria farmaceutica. Ci sono moltissimi psichiatri che condividono l'idea della fratellanza, della vicinanza, della relazione come fattore terapeutico, il cui primo a teorizzare fu, in un contesto clinico, Freud.
#244
Attualità / Re: Profezia elettorale USA
06 Novembre 2024, 04:33:03 AM
Non ho capito la profezia sibillina di Eutidemo, e aspetto che ce la spieghi. Assisto però con inquietudine e perfino un po' di angoscia alla vittoria che si profila per Trump. A quest'ora (4.30 del mattino, ora di Berlino), Trump ha quasi il doppio dei delegati di Harris. È l'ennesimo segnale della fine di un'epoca o Trump è il Nerone dell'impero Romano Americano, a cui succederanno ancora molti altri imperatori assennati e lungimiranti?
#245
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
05 Novembre 2024, 23:31:45 PM
@Dubbio. La tua sintesi non mi dispiace. Solo qualche precisazione.

CitazioneCos'ha di filosofico un trattamento psicoanalitico?
Molto. La psicoanalisi afferma che si deve provare a conoscere ciò che è nascosto, ciò che sembra irriconoscibile, ciò che è frammentario, sommerso dal tempo. È un esercizio di "gnothi seatoun" in chiave dialogica. La psicoanalisi nasce (anche) dall'analisi del mito di Edipo, che ancora una volta ha a che fare con la sete di conoscenza, una conoscenza virile, cruda, che non fa prigionieri e che "libera" mentre "imprigiona". Faccio un volo pindarico e arrivo alla frase di Gesù "chi vorrà salvare la propria vita la perderà, chi la perderà a causa mia la troverà". Il senso è affine e dimostra ancora una volta, la radice ellenistica del cristianesimo (FN dissentirà). Una conoscenza "vera", libera l'uomo ma per farlo bisogna rischiare di restare ciechi, di uccidere il proprio messia e di affrontare i propri mostri interiori e scendere con loro nell'abisso. Come dice Recalcati, la psicoanalisi è in ciò l'alter ego del cristianesimo. Entrambi alla ricerca degli scarti, di ció che escluso, di ciò che è terreno, di ciò che è imperfetto e da quel materiale, dal materiale degli "ultimi" che è dentro ognuno di noi, ricostruire un uomo "autentico", lontano in entrambi i casi da ogni religione (anche Gesù era contro la religione giudaica di allora). Ed in ciò sta anche la necessità dell'uccisione (simbolica) di ogni maestro, di Gesù come di Freud. In ciò sta l'integrazione dell'umano in una vita vera non scissa, non proiettata, non polarizzata e che si compie nel "lavoro che è dentro il nostro desiderio". È un lavoro iniziato da appena un secolo e che deve disorganizzare e riorganizzare discorsi che hanno millenni di storia e sono delle gabbie di titanio dentro ognuno di noi.
La psicoanalisi è un viaggio su sentieri marcati appena nel fitto bosco dell' inconscio, del corpo umano, nel rapporto con il mondo. Simile al viaggio distopico di un ipotetico quartetto Dante-Virgilio-Beatrice e il Lucifero di Milton.
#246
Racconti Inediti / Re: L’ANIMA SARDA
05 Novembre 2024, 23:00:09 PM
Meravigliosa Sardegna. L'unica regione italiana dove vorrei trasferirmi. Non lo farò, ma sognerò sempre di farlo.
#247
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
04 Novembre 2024, 15:35:26 PM
CitazioneMeglio un numero infinito di bimbi-minchia che adulti ben addestrati a stare attenti al lupo.
La psicologia contemporanea è il male.
Grazie al cielo c'è Platone.
Il lupo sarebbe il relativismo? È il relativismo forma una società infantile? Io credo, al contrario che sia l'idea di assoluto che rincorra idee di potenze "sciolte" dal l'ambivalenza del vivere quotidiano.
#248
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
04 Novembre 2024, 15:32:28 PM
Non so Green. Non conosco il tuo Baldini. Mi informerò. Fatto sta che nessuna psicoterapia funziona se non c'è il desiderio di iniziare una cura. Addirittura nessuna cura funziona senza collaborazione del paziente, figuriamoci una cura così fragile e profonda come la psicoanalisi. Hai esempi di cura psicoanalitica imposta forzosamente?
#249
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
04 Novembre 2024, 15:08:28 PM
CitazioneIn Freud invece esiste un metodo intraclinico per cui si prova a indurre di nuovo il sintomo (per quanto possa sembrare crudele) in ottemperanza al fatto di controllare che questo sintomo sia realmente guarito e non soltanto temporaneamente dimenticato.
Sistema irrealistico e abbandonato da tempo dalla psicoanalisi stessa. Questo è il metodo classico freudiano. Il rimosso torna a galla e attraverso la sua ricognizione simbolica nel setting neutro del lettino viene ricomposto. Il drago del trauma rimosso guarito dal logos intellettuale del terapeuta. Funziona solo se il paziente attribuisce al terapeuta delle qualità da guru/santone (eccolo che ritorna), per cui basta il discorso cognitivo-razionale per guarire. Un discorso positivista, che lo stesso Freud ritenne in seguito non sempre applicabile e che confligge con l'altro aspetto fondamentale della psicoanalisi, cioè transfert/controtransfert. Solo in condizioni di reciprocità controllata terapeuta/paziente, nell'accettazione della possibile rottura e ricomposizione affettiva della rottura, avviene il passaggio, non tanto della guarigione, ma della gestione del proprio stato al meglio delle possibilità. In ciò la psicoanalisi è il prolungamento di Sartre (o meglio, Sartre è il prolungamento della psicoanalisi).
#250
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
02 Novembre 2024, 22:16:49 PM
Alla luce di quanto da lei scritto, Mauro Pastore, lancio due ipotesi. O lei non è in grado di leggere la lingua italiana o la travisa scientemente per fini a me occulti, visto che io, almeno, (ma anche altri intervenuti) non mi sono mai sognato di sottovalutare l'efficacia della psicoterapia o di altri trattamenti non farmacologici. Ma la sua conoscenza delle problematiche è, me lo lasci dire, insufficiente. Inoltre è sorretto da una rigidità di pensiero che non posso certo modificare in un forum. In ogni caso le sue asserzioni, in questo campo, sono parziali e prive di fondamento clinico. Le consiglio di leggere un testo illuminante sul trattamento farmacologico e non: "Bessel van der Kolk, il corpo accusa il colpo". Un testo assolutamente anti-farmacologico, ma che l'aiuterà ad avere una visione molto più "tridimensionale" dei problemi delle persone con un disturbo mentale (in questo caso relativo al Post Traumatic Stress Disorder, ma il discorso è analogo per molti altri disturbi, che si originano nella quasi totalità dei casi da un trauma).
#251
Percorsi ed Esperienze / Re: Sfiorare le dita di Atena
02 Novembre 2024, 17:33:09 PM
Ciao Morpheus. Viaggiare è un modo diverso per conoscere e come il libro ci mette di fronte a realtà diverse. Viaggiare e leggere sono i migliori antidoti per non avere una mente totalitaria.
#252
Ultimo libro letto / Il Nome della Rosa
01 Novembre 2024, 22:05:39 PM
"Stat Rosa Pristina nomine, nomina nuda tenemus".

Con queste parole si chiude "il nome della Rosa" di Umberto Eco. Un libro che ha avuto su di me sempre un grande fascino. L'ho riascoltato recentemente nel podcast di Raiplaysound, con un lettore straordinario, Moni Ovadia. Grazie a questa nuova esperienza sonora, il libro mi ha ritrasmesso quella percezione di materialità, che già nella versione su carta mi aveva piacevolmente sorpreso. Questo è il primo aspetto estetico che affascina. Ben pochi romanzi sono riusciti a farmi immergere fra i personaggi, fino al punto di sentirmi quasi accanto a loro. Eco riesce a donare questa tridimensionalità, quasi da realtà virtuale, attraverso una conoscenza approfondita della storia del pensiero medioevale. Questa magia non sarà più raggiunta da Eco, nei successivi romanzi.
I dibattiti continui su essenza e singolarità, sul male e sul bene, sulla povertà e la ricchezza, su verità e falsità che si inseguono nel corso del romanzo, sono assolutamente deliziosi, come le citazioni sparse, come quando l'amplesso del coprotagonista Adso da Melk viene espresso con le parole del Cantico dei Cantici mescolate a quelle del Cantico delle Creature. Ma anche la descrizione accurata di chiese, torri, cori, stalle, farmacie, con le parole specifiche, parole che spesso costringono di andarle a cercare sul web per capirle perfettamente, anche questo fa ottenere questo effetto di materialità, di realtà virtuale. Il dialogo fra Guglielmo e il farmacista dell'Abbazia, Severino, sulle qualità delle erbe officinali è ancora una volta un esempio di maestria, in questo senso. Sembra di essere accanto a loro mentre discettano di veleni ed erbe curative.
Già questa cura "gotica" per i particolari e per le citazioni sparse (da cercare, come in una caccia al tesoro) sarebbe sufficiente per rendere questo libro un grande libro.
Ma la grandezza si intensifica anche per altri motivi. Il primo di questi è la sovrapposizione di chiavi di lettura, il libro è al primo livello un "giallo", al secondo livello è un "romanzo storico", al terzo livello è un "romanzo filosofico", al quarto livello è un romanzo "semiologico".
Difficile affrontare tutte le molteplici questioni affrontate dal romanzo, che è in realtà un vero e proprio mondo a sè stante. Mi soffermo solo sul tema della conoscenza, che già si affronta nel primo capitolo, a proposito della fuga del cavallo Brunello. Da un lato vi è la visione di Guglielmo da Baskerville, che è l'avatar di un altro Guglielmo, ovvero Guglielmo da Occam, teorico di quella nuova visione del mondo, che è alla base del nuovo metodo scientifico, che si affermerà definitivamente solo 300 anni dopo. L'antagonista è Jorge da Burgos, il monaco anziano e cieco, che non accetta la conoscenza come ricerca dei dati sensibili ma come sottomissione della stessa alla teoria, che nel suo caso è la religione rivelata. Ogni dato sensibile che contrasta a quella visione va rigettato, anche se la realtà invece afferma quella verità. Una verità rivelata e dogmatica contro una verità che va sperimentata sul dato sensibile.
L'oggetto del contendere è infatti il secondo libro (perduto) sull'arte di Aristotele, dedicato alla commedia e all'umorismo. Libro che pur esistendo, non doveva esistere perchè contraddiceva la visione di un potere che, per affermare il suo potere totalitario ed assoluto, non poteva accettare la presenza del riso, dell'umorismo e dell'ironia, primo segnale del relativismo e della possibile presenza di tante verità.
Questo contrasto è il contrasto fra chi indaga le parole ammettendone il loro status convenzionale e storico, come strumenti per capire l'umanità e le sue azioni, e chi invece attribuisce a quelle parole un valore assoluto, di verità indiscutibile, di "idola" che fondano il potere, che in primo luogo era, a quei tempi, potere religioso. La parola, per Jorge, si scinde dalla sua storia e diventa "potente" proprio perchè scissa dalla sua storia, che invece Guglielmo, analizzandola, riduce nuovamente ad elemento di indagine della cultura umana.
Per questo "Stat Rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus".
#253
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
31 Ottobre 2024, 11:15:25 AM
CitazioneIo non svolgo professione di psicologia ma non sono un dilettante. 
Mi spiace ribadirlo ma lei è sicuramente un dilettante se non svolge una professione di aiuto sociale o non insegna una materia di aiuto sociale o sanitaria.
Sull'uso degli psicofarmaci evidenzia tutto il suo dilettantismo perché ignora o finge di ignorare quelli che si chiamano "pattern comportamentali", per cui anche agire sul sintomo e non sulla causa ha un effetto benefico. Inoltre come ho già scritto un centinaio di volte l'intervento farmacologico da solo non è l'intervento migliore. Esso deve essere sempre accompagnato da un intervento multidisciplinare. Infine, io che mi reputo un dilettante, ho avuto a che fare, e continuo ad avere a che fare, con adolescenti che hanno serie problematiche mentali, oltre ad aver letto (mi tengo basso) un 400-500 libri di psichiatria, psicologia e pedagogia (oltre naturalmente ad aver svolto un notevole numero di corsi di formazione sull'argomento). Eppure umilmente (come voleva il cristianesimo) mi ritengo ancora un dilettante, mentre lei si ritiene uno specialista (il mondo all'incontrario direbbe un certo generale).
#254
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
30 Ottobre 2024, 14:20:46 PM
Non hai tutti i torti, Inverno, poiché oltre a tutte le cose che si sono dette finora ce n'è un'altra, ovvero i profitti vertiginosi delle case farmaceutiche. Un solo antipsicotico può produrre un fatturato annuo superiore ai 5.000 milioni di dollari ( dato del 2013, oggi chissà come siamo messi). E non a caso, dopo i tempi grami in cui non erano previsti farmaci, e i dipartimenti di psichiatria erano disposti negli scantinati, dopo l'avvento dei farmaci, all'incirca dagli anni 50-60, il prestigio della psichiatria si è parecchio elevato.
L'inflazione delle prescrizioni a mio parere è collegato a quanto diceva la Tatcher 40 anni fa, ovvero che non esistono società ma individui. Il farmaco è la risposta individualista a una malattia che è "molto sociale" e che affonda le sue origini nelle strutture sociali ed ovviamente ancor di più in quelle familiari.
Però è anche come hai detto tu. Ci sono casi gravi per i quali i farmaci riescono a tenere sotto controllo i sintomi e quindi non lo chiamerei "placebo". Non c'è un'auto convinzione di efficacia ma un effetto neurochimico mirato. Che però non agisce sulla causa, poiché la causa è la "storia" del paziente.
#255
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
30 Ottobre 2024, 14:00:37 PM
Gli psicofarmaci non sono affatto dei palliativi. Hanno un effetto fisiologico sui neuro trasmettitori implicati nelle varie malattie mentali, aumentando o inibendo la loro produzione.
Esempio: in caso di stress l'organismo produce cortisolo, che rende il nostro organismo più efficiente perché è all'erta, in una situazione di pericolo. Se lo stress diventa permanente anche la produzione di cortisolo lo diventa, e il soggetto fa circolare cortisolo in eccesso con effetti deleteri, poiché il cortisolo rende subito disponibili le riserve di zuccheri ma modifica le connessioni sinaptiche ed ha effetti di infiammazione dell'intero organismo, in caso di rilascio prolungato. Gli psicofarmaci SRI (inibitori selettivi della ricaptazione), tendono a bloccare la sovra o sottoproduzione di specifici neuro- trasmettitori implicati in alcune malattie mentali (la dopamina in eccesso nelle psicosi, la serotonina e la dopamina in difetto nelle depressioni, ecc.). Quindi è vero che non agiscono sulla causa ma possono svolgere una funzione di mantenimento in un range di buon funzionamento sociale. In caso di gravi disturbi si tratta di medicinali che vanno assunti anche per periodi molto lunghi di tempo o anche per sempre.

È comunque ormai confermato da molti studi di follow up che le "guarigioni" o i "miglioramenti" avvengono più frequentemente se si adotta un intervento multidisciplinare, farmacologico, psicoterapeutico e psico-socio-educativo.