A me sembra Iano che il tuo discorso, molto interessante, non riguardi tanto le domande sul "perchè della vita" o sul "conflitto bene-male", quanto su "cosa è la realtà". Mentre in fisica, nelle scienze dure, la realtà è stata convenzionalmente fissata nella sua misurazione, in filosofia ancora una convenzione condivisa da tutti non c'è. Ci aveva provato il marxismo ma è finita come sappiamo. E quindi mentre il metodo scientifico conosce le sue leggi che sono (bene o male) sempre quelle, appena ci discostiamo da quel modello, arrivano le suggestioni delle "mille chiese": junghiano, freudiano, sistemico-relazionale (psicologia, e potrei continuare ma sono clemente), epistemico, esistenzialista, funzionalista, francofortese (filosofia), determinista, compatibilista, libertarista, epifenomenologo (dibattito sul libero arbitrio, ovviamente). Per non parlare della politica: finiti i tempi platonici, quando esistevano solo tre modelli (in realtà sei) e solo uno era quello giusto.
Inevitabilmente proprio perchè siamo animali molto complessi, non possiamo più separare realtà e mappa della realtà ed anzi ci avviamo in una direzione dove la realtà sarà sempre più mappa, e già lo è, al punto che non solo è mappa, ma è mappa di mappe di mappe. Per questo motivo siamo così disorientati e privi di un centro di gravità permanente, ed è anche per questo che la scienza ci affascina così tanto. Cavolo, loro il centro di gravità permanente lo hanno. Peccato che il centro di gravità permanente della scienza assomigli più ad un buco nero, visto che è animato solo dal criterio della funzionalità. La scienza è eminentemente "tecnica" e in quella tecnica butta dentro tutto ciò che può, anche contro ogni criterio di sopravvivenza della stessa specie umana. La scienza è sovraumana. Forse è la scienza l'Ubermensch di Nietzsche, altro che stirpe di padroni.
E allora, che fare? Intanto umilmente riconoscere che l'umano non è riducibile a misurazioni assolute e che quindi dovremo sempre "misurarci" con la parzialità e il dubbio delle posizioni. Punto due, assumere le posizioni nostre e altrui sempre con beneficio d'inventario e connetterle al periodo storico, alla biografia, all'ambiente di ognuno di noi. Non viviamo in un laboratorio d'analisi. Punto tre, praticare gentilezza e riconoscimento reciproco, abbandonando questo tossico amore per il proprio ego, che sta portando alla sesta estinzione di massa (comunque tranquilli...noi potremmo anche non esserci più, ma sarà dura far estinguere i batteri e i virus).
Inevitabilmente proprio perchè siamo animali molto complessi, non possiamo più separare realtà e mappa della realtà ed anzi ci avviamo in una direzione dove la realtà sarà sempre più mappa, e già lo è, al punto che non solo è mappa, ma è mappa di mappe di mappe. Per questo motivo siamo così disorientati e privi di un centro di gravità permanente, ed è anche per questo che la scienza ci affascina così tanto. Cavolo, loro il centro di gravità permanente lo hanno. Peccato che il centro di gravità permanente della scienza assomigli più ad un buco nero, visto che è animato solo dal criterio della funzionalità. La scienza è eminentemente "tecnica" e in quella tecnica butta dentro tutto ciò che può, anche contro ogni criterio di sopravvivenza della stessa specie umana. La scienza è sovraumana. Forse è la scienza l'Ubermensch di Nietzsche, altro che stirpe di padroni.
E allora, che fare? Intanto umilmente riconoscere che l'umano non è riducibile a misurazioni assolute e che quindi dovremo sempre "misurarci" con la parzialità e il dubbio delle posizioni. Punto due, assumere le posizioni nostre e altrui sempre con beneficio d'inventario e connetterle al periodo storico, alla biografia, all'ambiente di ognuno di noi. Non viviamo in un laboratorio d'analisi. Punto tre, praticare gentilezza e riconoscimento reciproco, abbandonando questo tossico amore per il proprio ego, che sta portando alla sesta estinzione di massa (comunque tranquilli...noi potremmo anche non esserci più, ma sarà dura far estinguere i batteri e i virus).