Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - 0xdeadbeef

#241
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
21 Marzo 2019, 21:35:01 PM
Ciao Paul
Ma per Heidegger: "l'esserci progetta il suo essere in possibilità", che non vedo cos'altro possa
voler dire se non che la "possibilità" e la "progettazione" identificano l'intima sostanza dell'
esistente (chiaramente è dell'Heidegger di "Essere e Tempo" che stiamo parlando).
Non mi pare assolutamente sia così in Levinas, per il quale l'essere sembra coincidere con il
"c'è" (l'"y'a"), ovvero con l'esistere senza l'esistente (scrive Levinas: "in Heidegger
l'esistere è sempre colto all'interno dell'esistente"..."non credo che Heidegger possa ammettere
un esistere senza esistente"). E del resto il tempo, che in Heidegger coincide con l'essere nel
senso proprio della "progettualità", in Levinas coincide con l'"altro" ("lo scopo di queste
conferenze - che vanno sotto il titolo di "Il Tempo e l'Altro" - consiste nel mostrare che il
tempo non fa parte del modo d'essere di un soggetto isolato e solo, ma è la relazione stessa
del soggetto con altri", dice Levinas).
Da un certo punto di vista mi sentirei di dire che per Levinas Essere, Tempo ed Altro sono la
medesima cosa...
Dice F.P.Ciglia nella prefazione a: "Il Tempo e l'Altro": "intravede il tempo non come
l'orizzonte ontologico dell'essere nell'essente, ma come modo dell'al di là dell'essere,
come relazione del pensiero con l'altro...come relazione con il Tutt'altro, con il
trascendente, con l'infinito".
Ecco, in Levinas non c'è traccia di quella centralità dell'"io" che ritroviamo in tutta la
teoresi filosofica occidentale degli ultimi secoli, Heidegger compreso; ma c'è piuttosto la
marginalità di esso, una "piccolezza" che sembra voler lasciare campo appunto all'infinità
rappresentata dal Mistero e dal Totalmente Altro (che per il credente Levinas è senz'altro
la divinità).
Non è "questo" il Levinas che, personalmente, mi interessa. Mi interessa invece il Levinas di,
diciamo così, un "attimo prima"; il Levinas che teorizza una realtà "altra all'io" che è
essenzialmente Mistero, e che lo sguardo occidentale ha obliato: questà, sì, è davvero una verità
incontrovertibile (come del resto è verità incontrovertibile l'"io").
Dunque, per me verità incontrovertibile "prima" è proprio il Mistero, l'Altro. E possiamo anche
chiamarlo  "Arché", origine di tutto e tutti, ma senza che nulla cambi.
saluti
#242
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
20 Marzo 2019, 20:10:02 PM
Ciao Lou
In un capitolo de: "Il tempo e l'altro" Levinas parla appunto dell'esistere senza l'esistente; concetto
da cui, in seguito, egli ricaverà il "c'è" (l'"y'a"), così chiamato proprio perchè, etimologicamente, non
può esservi un "esistere" senza l'esistente.
Dunque, diciamo, una raffinatezza semantica per indicare che "qualcosa" sussiste anche nella totale assenza
di qualsiasi soggetto interpretante (Levinas - forse come me sofferente di acufeni...- parla di un "ronzio
cosmico" che ci sarebbe anche nella completa assenza di alcunchè).
L'"y'a" quindi come radicale negazione della "ontologia dell'io"; come definitiva risposta ad ogni
riduzione dell'oggetto interpretato al soggetto interpretante.
La distinzione fra "physis" e "nomos" l'ho tirata in ballo in risposta all'amico Paul11, il quale sostiene
la necessità di una "verità incontrovertibile" che dirima fra le istanze dell'io e dell'altro (cosa sulla
quale Levinas non chiarisce), che per me non può situarsi nella "physis" - nella quale non può darsi
alcun concetto metafisico.
Sull'epoché fenomenologica ti rimando alla mia risposta all'amico Davintro. Da "kantiano", ritenendo
l'oggetto noumenico conoscibile solo come "fenomeno", non comprendo come sia possibile "ripulire di
arbitraria soggettività" la conoscenza dell'oggetto.
saluti
#243
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
20 Marzo 2019, 16:51:27 PM
Ciao Davintro
Ma se quella che chiamavo "elevazione" del fenomeno ad essenza è solo un: "passaggio metodologico
finalizzato a riguadagnare un punto di vista il più possibile oggettivo", che bisogno c'era di
non prendere in considerazione l'"io penso" kantiano (come unità originaria dell'appercezione)?
Voglio dire, questo "passaggio metodologico" già era stato individuato da Kant, non credi?
Ma non solo, direi che lo era stato su basi molto (ma molto) più razionali, che evitano (come la
peste...) le conseguenze inevitabili della sintesi idealistica di soggetto e oggetto (fra cui,
la principale, il considerare il soggetto come creatore dell'oggetto).
Una di queste (per me nefaste) conseguenze è visibile proprio nel concetto di "epoché", cioè di
quel qualcosa che: "dovrebbe ripulire dalla componente di arbitraria soggettività" ("mirando ad
una conoscenza il più possibile disinteressata, contemplativa").
Su questa base, l'affermare che il "fenomenologo ortodosso si occuperà dell'etica tematizzandola
come OGGETTO" significa null'altro che affermare la coincidenza di reale e razionale, come fa Hegel.
Nulla di particolarmente sbagliato, ma c'è a parer mio da essere consapevoli del fondamento
idealistico di tutta la costruzione fenomenologica (che, come ben argomenta Levinas, finisce col
risolversi in una "ontologia dell'io").
saluti
#244
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
20 Marzo 2019, 15:32:42 PM
A Paul e Lou
Riassumo in una sola risposta perchè la tesi che cerco di illustrare risponde (anzi: intenderebbe
rispondere...) sia a Paul e che a Lou.
Chiedevo: cos'è che "dirime" fra l'io e l'altro (cos'è che fa sì che l'incontro non diventi scontro)?
Questo Levinas non ce lo dice; ma ci dice, e lo trovo importante, che c'è un "altro" che è all'"io"
irriducibile; un esistere che "c'è" (l'"y'a") anche senza un esistente; un (non)-interpretato che
appare anche senza che venga ad esistere un soggetto che lo interpreti.
Non mi pare francamente poco per una forma-mentis, la nostra, che riesce a pensare l'oggettività solo
all'interno di un "campo" (o "contesto", come Severino fa notare, banalizzandone la portata, a M.Gabriel
all'interno della discussione sul "Nuovo Realismo" di qualche anno fa).
Ora, ciò che "dirime" non può essere altro che una "verità incontrovertibile"; ma è, questa, posta
nella sfera dell'esistente o in quella di ciò che "dovrebbe esistere"?
Ciò che "dirime" (e ciò che dirime è la "verità incontrovertibile"), in altre parole, può essere
frutto del solo "nomos" (che è la mia tesi) o lo è anche/solo della "physis"?
Perchè, chiaramente, escludere (come fa Paul) che possa essere frutto della sfera socio-politica
vuol dire escludere che possa essere esclusivo frutto del "nomos" (cioè vuol dire aprire alla
necessità che sia frutto esclusivo della "physis" - e, per dirla con Hegel, "nell'arena della physis
non v'è pretore" - che non sia la volontà di potenza, ovviamente).
Da questo punto di vista, l'unico pensatore la cui filosofia, muovendosi come Levinas all'interno
di uno "sguardo" che mantiene la differenza fra l'io e l'altro, non risulta "monca" è Kant. Ma
Kant, sappiamo bene, "postula" soltanto una verità incontrovertibile, che "dirime", appunto tenendola
ben saldamente fuori da ogni "fondabilità teoretica" di tipo, per così dire, "fisico"...
Quanto alla Fenomenologia, devo ancora capire di cosa consiste oltre ad una (per me arbitrarissima)
"elevazione" del fenomeno ad essenza (al proposito leggerò con vero piacere quanto scrive l'amico
Davintro).
saluti
#245
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
17 Marzo 2019, 17:58:34 PM
Citazione di: Lou il 12 Marzo 2019, 18:15:31 PM
"Io non esisto come un essere spirituale, come un sorriso o un vento che soffia, non sono libero di responsabilità. Il mio essere si carica di un avere...la materialità non esprime la caduta contingente dello spirito nella tomba o nella prigione di un corpo. Essa accompagna – necessariamente – la nascita del soggetto, nella sua libertà di esistente. Comprendere così il corpo a partire dalla materialità – evento concreto della relazione fra Io e Sé – significa ricondurlo a un evento ontologico. Le relazioni ontologiche non sono legami disincarnati. La relazione tra Io e Sé non è un'inoffensiva riflessione del pensiero su di sé. E' tutta la materialità dell'uomo."
Questo passo, che amo assai, a mio parere è emblematico dell'operazione di rovesciamento dell'idealismo che in Levinas ritengo si compia in una opera soggettivazione del soggetto e proprio come accennava Ox nell'incipit del suo intervento, una risposta, se non l'unica, dove in ogni caso si possono rintracciare tracce di filosofie "occidentali" quali la fenomenologia di Merleau Ponty, al dilagare nichilista. La declinazione che Levinas persegue trovo anch'io risponda a una esigenza prima etica che teoretica: il tema dell'altro, della responsabilità, dell'ascolto, del tempo, dell' "altrimenti che essere" sono ascrivibili al recupero di una dimensione che è posizione antinichilistica.


Ciao Lou
Come dicevo, siamo ahimè ancora ben lungi dal dare una risposta non dico "risolutiva" (cosa
invero impossibile), ma anche solo "importante" al devastante pensiero nichilista degli
ultimi secoli.
Ciò non toglie che quella di Levinas sia una filosofia che, in un panorama che a me sembra davvero
avvilente per la sua pochezza, offre spunti di grande interesse.
Per cominciare, non bisogna necessariamente identificare l'"altro" levinasiano con un soggetto/persona.
L'"altro" è un soggetto ma non solo un soggetto: è tutto ciò che non è il "presente" del soggetto (è
persino il futuro di quello stesso soggetto): l'"altro" è essenzialmente "Mistero" (in quanto già la
conoscenza significherebbe aprire all'impossessamento dell'"altro" da parte dell'"io").
In un raffronto con la concezione classica occidentale dell'"Essere" (e contro la prima tesi di Heidegger
circa la coincidenza di "Essere" e "Tempo"), l'"altro" si "sublima" e viene a coincidere proprio con
il tempo (in quanto è "nel" tempo che viene a situarsi quel "totalmente-altro" che è la morte del
soggetto).
Quindi sì, quella di Levinas è una esigenza certamente etica, ma è anche teoretica, visto che intende
"attaccare" nei suoi stessi fondamenti la visione filosofica occidentale.
A parer mio, sarebbe oltremodo interessante un confronto/parallelo fra le tesi di Levinas e quelle
di Kant (il filosofo "meno occidentale" fra tutti quelli della modernità - forse proprio perchè meno moderno....).
saluti
#246
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
17 Marzo 2019, 13:30:25 PM
Ciao Paul
In un passo che ritemgo estremamente interessante Levinas si chiede: "in che modo l'io potrà
restare io in un tu, senza essere tuttavia l'io che io sono nel mio presente, cioè un io che
ritorna fatalmente a sé? In che modo l'io potrà diventare altro nei confronti di se stesso?".
E a ciò risponde: "questo è possibile in un modo soltanto: con la paternità".
Mi chiedo allora: è solo attraverso il vincolo del "sangue" che può essere superata l'
irriducibilità della dicotomia io-altro? E a quali possibili conseguenze politiche può portare
un simile fondamento? Non rischia, questo concetto, di annullare tutte quelle che a me sembrano
le "buone intenzioni" della filosofia di Levinas?
Allo stesso modo, ritengo che se tu affermi il "parametro" come fondamento necessario affinchè
decada il "mio" e il "tuo" (e si affermi il "nostro"); ma escludi che questo possa essere
frutto ("parto") della sfera socio-politica, finisci irrimediabilmente nel medesimo "cul se sac"
in cui si infila Levinas nel momento in cui afferma la paternità come unica maniera in cui
può essere superata l'irriducibilità della "alterità".
Voglio dire: che rapporto può mai legare un io e un altro fra i quali non intercorre alcun
legame "di sangue"? Su quale altra sfera che non sia quella, sovrastrutturale, socio-politica
può mai fondarsi la "comunione" di due entità che nulla hanno in comune?
saluti
#247
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
16 Marzo 2019, 23:56:58 PM
Citazione di: paul11 il 12 Marzo 2019, 13:08:36 PM
ciao Mauro(Oxdeadbeaf).
Levinas l'ho letto a suo tempo  a pezzettini e bocconi e trovo, come spesso nei  bravi filosofi che a fianco di una intuizione di verità vi sia sempre una contraddizione..

A Paul (e a tutti quelli che leggono, ovviamente)
Non dico che Levinas sia LA risposta definitiva a Nietzsche: dico che in un mondo nel quale Nietzsche
domina pressochè incontrastato (e aggiungerei non compreso nella sua abissale profondità - vedi
quanti non capiscono che "tutto è lecito" (se "Dio è morto"), quello di Levinas è perlomeno un
abbozzo "serio" di risposta...
Concordo senz'altro quando affermi che in Levinas "manca il parametro" (in fondo cos'è che "dirime"
nell'incontro dell'"io" con l'"altro"?); ma il parametro, ritengo, non può essere trovato finchè l'"io"
pensa di ridurre a se stesso tutto l'universo (mi piace a tal proposito citare un tipo che una volta
sentii in un bar esclamare: "il giorno che muoio io finisce il mondo").
Non siamo forse, noi occidentali, addirittura arrivati a pensare che nulla esiste al di fuori del
soggetto pensante? Da dove pensiamo scaturisca una frase come quella che prima riportavo (quella
del tipo del bar, che sapeva si e no leggere e scrivere)?
Ecco, a parer mio il grande pregio di Levinas è di riportare la discussione all'evidenza (e
l'evidenza è, ad esempio, il pensare che esista un oggetto senza un soggetto che lo pensa).
Quanto all'"Essere" della tradizione filosofica occidentale, io credo che Levinas non abbia poi
tutti i torti quando lo vede un pò alla radice di questa "ontologia dell'io" che è diventata
lo "sguardo occidentale sul mondo".
Come disse Aristotele, l'"Essere" si dice in molti modi "ma uno solo è il suo significato primario
e fondamentale". E questo può solo e soltanto significare una "reductio ad unum", lo sappiamo (come
del resto sappiamo anche che senza questa "riduzione" viene a mancare il parametro...).
Quindi, ecco, la filosofia di Levinas non come "risposta" (quando mai poi la filosofia ha "risposto"...),
ma come domanda "ulteriore" che rimette in discussione, semmai, le presunte risposte di "altri"...
saluti
#248
Citazione di: Lou il 11 Marzo 2019, 17:51:37 PM
Anche io trovo interessante questa analisi, dove è nell'uso della grammatica che si sedimentano e rintracciano gli abiti del pensare.
L'uso dei modi verbali, in particolare, ci dà indicazioni sul movimento del pensiero stesso, i suoi azzardi, le sue cautele, le sue certezze, reali o presunte. Sono piuttosto combattuta se ritenere nelle concause che determinano la mancanza di utilizzo del congiuntivo, concorra in maggior misura l'ignoranza di uno strumento a non permettere la nobile arte delle ipotesi al pensiero, o, viceversa, sia una cultura incentrata ai "dati di fatto" e alla semplice presenza ad averci educato a un pensiero fatto di sentenze che non sa proporsi e porsi al di là d'esse, in un ambito di valutazione ed esplorazione dei suoi limiti, con piedi di piombo, in terreni soggettivi, sdrucciolevoli di incertezze e di non facili posizioni.


Ciao Lou
Io la penso sempre come Nietzsche: "nell'eterno fluire delle cose di nulla potremmo dire che è"...
(o, in maniera più moderata, come Kant: "l'io penso è l'unità originaria dell'appercezione" - che
significa che mai potremmo dire: "questa cosa è"; ma sempre: "io penso che questa cosa sia...").
saluti
#249
Tematiche Filosofiche / L'Io e l'Altro
11 Marzo 2019, 20:43:56 PM
A mio modo di vedere la filosofia ebraica, e in particolare quella di E.Levinas, è l'unica "risposta"
credibile al dilagante nichilismo del periodo post nietzschiano.
L'"accusa" di Levinas all'intera filosofia occidentale così come venuta a costituirsi è precisa:
l'intero "sguardo sul mondo" della filosofia occidentale è null'altro che una "ontologia dell'io".
L'"io", ovvero, ha nel suo percorso di emersione fagogitato ogni cosa. La "sintesi" idealistica, che
vede nell'"io" il proprio termine finale, è secondo Levinas cominciata già con Parmenide, verso il
quale c'è stato un "parricidio" soltanto apparente, visto che con Platone il molteplice è, sì, affermato,
ma in maniera subordinata all'uno.
Scrive Levinas: "a partire da Platone, l'ideale verrà sempre cercato nella fusione".
La radice filosofica con cui Levinas intende opporsi all'intero pensiero occidentale è esplicata nel
concetto di "altro". Ma cosa intende Levinas con "altro"?
L'"altro" è tutto ciò che è irriducibilmente "altro-dall'io", e che all'"io" non è riducibile.
L'"altro" sono "gli altri" e qualunque oggetto; l'"altro" è lo stesso "io" come sarà nel tempo ("altro"
è soprattutto il tempo, dice Levinas).
L'"io", in questo "universo-altro", è solo una briciola, non il signore indiscusso come nello "sguardo"
occidentale...
saluti
#250
Molto interessante, e come ben detto non si tratta semplicemente di una questione linguistica
o d'ignoranza nell'uso dei modi verbali...
Si conferma quel che alcuni vanno dicendo da tempo (e che io spesso riprendo all'interno di questo
forum): l'essere umano è troppo debole per sopportare l'angoscia suscitata dal divenire.
Quindi, l'Inflessibile, o "sacro" che dir si voglia, si va ricostituendo in forme nuove (non
più quelle della tradizione religiosa o filosofico/epistemica) ma non per questo meno, diciamo,
"assolutizzanti".
Il costume linguistico è solo un sintomo di qualcosa di molto più grande e profondo.
saluti
#251
Citazione di: Elia il 05 Marzo 2019, 06:42:57 AM
Di certo la canzone non meritava il primo posto sia per la qualità della musica, sia per il testo, sia per il genere: la musica italiana è tutt'altra cosa;

Ciao Elia
Concordo del tutto con il tuo intervento. Se si voleva premiare il "nuovo" (per Sanremo...) lo
si poteva fare oltre dieci anni fa, quando partecipò il mio conterraneo Frankie Hi Nrg Mc con
un rap autentico che, allora, solo in pochi apprezzarono (vinse la solita melensa melodia...).
La vittoria di quel ragazzo di origini egiziane ha certamente una motivazione politica.
saluti
#252
Citazione di: viator il 05 Marzo 2019, 17:57:26 PM
Salve Ox. Quindi sembra tu non afferri il fatto che IL BENE COMUNE ALLE VITE INDIVIDUALI consista nella situazione-andamento generale del mondo che permette la prosecuzione della vita ed il PERPETUARSI DELLA PERSISTENZA del mondo STESSO, agendo a livello fisico, meccanico, chimico, biologico, soggettivo, intersoggettivo, universale ? Saluti.


Ciao Viator
Beh, credo invece proprio di "afferrarlo", visto che chiedevo ad Ipazia: "cioè, praticamente mi
stai dicendo che ogni cosa si aggiusta "spontaneamente" (come il numero dei lupi cala al
diminuire del numero degli erbivori)?".
Non so se è questo o un qualcosa di simile che intendi...
saluti
#253
Citazione di: Ipazia il 04 Marzo 2019, 22:04:05 PM
Questo bene ontologico che ti sto dicendo da dieci pagine e non ti ripeterò più è il Bene Incontrovertibile Assoluto di ogni vivente: la sua vita. Ontologico perchè: no life, no party  8)


Ciao Ipazia
Da questo concetto, come già ho avuto modo di dirti, manca del tutto l'intersoggettività
(ti chiedevo: "la domanda cui non rispondi è precisamente questa: esiste (nel senso di pensabile)
un bene comune alle vite individuali?").
Questo tuo individuo "monade", semplicemente, non esiste.
saluti
#254
Citazione di: Ipazia il 04 Marzo 2019, 20:00:48 PM
In natura esiste eccome: è un bene addirittura "ontologico" anche se non sa di esserlo perchè per saperlo ci vuole un animale multiversamente cogitante capace di trasformare un bene in sè, noumenico, in un bene etico trascendentale, svolazzante, soggetto a mille elucubrazioni. Mettendoci dentro i suoi pregiudizi, ma anche un po' di buonsenso naturalistico. Cosa che troppo spesso sfugge ai filosofi ed è del tutto negata nella comprensione ai metafisici duri. Ma che l'etologia umana conosce bene.

Ciao Ipazia
E tu puoi indicarmi questo "bene ontologico"? Perchè io non lo vedo...
Cioè, praticamente mi stai dicendo che ogni cosa si aggiusta "spontaneamente" (come il numero
dei lupi cala al diminuire del numero degli erbivori)?
Se così fosse, siamo in presenza di un'altra "inquietante" analogia fra il tuo modo di pensare
e la filosofia di F.A.Von Hayek...
saluti
#255
Ciao Lou
Visto che nomini il pensiero greco, qualche intervento addietro accennavo al celebre dialogo fra
Socrate e il sofista Trasimaco sulla "giustizia".
E' chiaro che per Trasimaco "giusta" è la "physis" ("è giusto che il lupo mangi la pecora", dice);
ma Trasimaco ha, diciamo così, il buon gusto di essere e di dichiararsi "sofista", mentre adesso
si pretenderebbe di introdurre l'etica dove c'entra come i cavoli a merenda....
Trovo che in un ipotetico dialogo Trasimaco e Ivan Karamazov si troverebbero perfettamente d'accordo...
Ivan infatti non dice: "Dio esiste e quindi è lui che pone il giusto e l'ingiusto"; ma dice: "se
Dio non esiste, allora tutto è lecito".
Cosa mai potrebbe rispondergli Trasimaco se non: "tutto è lecito secondo la forza, appunto perchè
Dio non esiste"...
saluti
PS
Ti avevo risposto sul "sacro" - che sembrava interessarti - ma forse ti è sfuggita