Ciao Sapa.
Hai perfettamente ragione; e, anzi, ti dirò di più!
Ed infatti, sia storicamente, che per esperienza personale, ho potuto constatare che più gravi ed esorbitanti sono le pene "comminate" dalla legge, e più i giudici sono indotti ad assolvere l'imputato o a concedergli tutti i possibili benefici di legge.
Se, invece, le pene "comminate" sono ragionevoli, i giudici sono più portati ad "applicarle" senza tante remore; ovviamente laddove l'imputato sia colpevole del reato ascrittogli.
Per cui, per una perversa "eterogenesi dei fini", l'aggravamento penale contenuto nel decreto del governo (se non emendato in sede di conversione) potrebbe ottenere l'effetto opposto a quello sperato dagli estensori del provvedimento.
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Un saluto
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P.S.
Visto che i media confondono sempre i due termini, si tenga presente che:
- non sono i giudici a "comminare" (dal latino "minacciare") le pene, in quanto è la legge a farlo, in genere tra un minimo ed un massimo edittale;
- i giudici, invece, si limitano ad "applicare" le pene "comminate" dalla legge, determinandone la misura tra il minimo ed il massimo edittale.





















