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Messaggi - green demetr

#2401
1) Ho avviato un percorso di profondo ripensamento della filosofia.

Perchè mi sono incontrato con l'astrologia (campo di indagine, che ho sempre snobbato, e che è letteralmente irrotto nella mia coscienza).

Seguendo questo nuovo percorso, pur essendo veramente agli esordi, ti posso dire che esiste questa scienza della spiritualità.

Le tematiche che ho già accolto finora sono 2. Te le propongo.

a) Che il "pensiero" finora ritenuto immateriale, sia invece materiale, ed abbia una funzione percettiva, esattamente come tutti gli altri sensi.

b) Che il concetto non sia assoluto (come vorrebbe la "mia" ideologia tedesca) ma perfettibile.

Che il concetto è relato al pensiero. Ossia è il pensiero che percepisce il concetto.
Per esempio posso figurare il cerchio come insiemi dei punti equidistanti da un centro, senza aver mai visto un cerchio.
Che è diverso dal percepire un leone vivente, in quel caso useremmo gli altri organi di percezione.
Prima di avere il concetto di leone devo vedere un leone vivente.

Seguendo nell'indagine si arriverebbe ad osservare e quindi a stabilire con certezza che esiste un corpo astrale.
Che il corpo materiale corrisponde ad un corpo astrale.
Il primo step è quello di considerare la produzione di energia come negativa, in quanto produrre energia significa perderla.
Il pensiero non sarebbe dunque nient'altro che la gestione di ciò che è già avvenuto. Una reazione per istinto di conservazione allo spreco di energia fisica. Che poi comporta un presa di coscienza di questo dato (ciò che ci succede) e una trasformazione del lavoro in trascendenza astrale. Ossia al lavoro al di qua, pareggia uno al di là.
Questo lavoro è destinale ed è iscritto nelle stelle fin dalla nostra nascita.

Friedrich Nietzsche - Culto Pagano e Culto Cristiano : non ho bisogno di dire altro.

Gloria gloria a Nietzche.


2)  Se invece rimaniamo alla sola filosofia classica, ricadiamo nel solito tira e molla, che comincia a stancarmi.
Poichè la scienza è solo un metodo, arbitrario, che si basa sulla osservazione della ripetizione di fenomeni statistici.
E che fa della sua arbitrarietà un diritto. Diritto positivo spacciato per naturale.
E che considera random, quale debba essere la teoria ufficiale e quale quella eretica.
(poichè di uno stesso avvenimento possiamo darne centinaia di milioni di osservazioni tante quante la capacità di calcolo ci consente).
La solita tavola dei veleni, a cui c'è sempre un antidoto. (il pharmacon di mille volte maledetta Platonica memoria).
Perchè Platone non chiamava la sua filosofia "scienza sacra"? Eh già.


3) la verità caro angelo è che da quella bicicletta proprio non vuoi scendere. (e lo dico per il tuo bene, credimi)
#2402
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
14 Gennaio 2018, 17:45:03 PM
Per Sari e Apeiron:

Il mio pensiero trinitario (Soggetto-Oggetto-Desiderio) non può essere lasciato in nome di alcunchè.
Perchè è il frutto di un lungo doloroso processo di questioni filosofiche.

Dunque Induismo, Buddhismo, Ebraismo, Cabala, Ermetismo hanno potenzialità in me solo se riesco a rintracciarne i motivi che superino il metodo filosofico.

Se il Buddhismo è quella cosa naive presentatami da Sariputra allora è destinata a perire, come perì l'induismo all'epoca.

E' molto semplice, qualsiasi religione voglia reprimere la sessualità lo fa in nome del preteso Bene e Male.
Addirittura ci costruiscono su un sistema, vuoto e totalmente lontano da ciò che l'uomo è, a tutte le latitudini e longitudini, come lo studio antropologico ha ampiamente mostrato (pur quest'ultimo assumendo ancora cosa sia bene e male).

Chissà perchè le caste sacerdotali invece ne fanno sempre a meno.
E questo è storia.

Ma cosa è bene e cosa è male?
(la violenza non risolve un bel niente, o meglio risolve assoggettando l'altro, proprio ciò che non era da fare secondo i precetti di tutte le sedicenti, e perciò false, religioni del mondo, e intendo proprio tutte.)

Perchè bere prosecco porta all'infelicità?
Bizzarro, visto che i miti antichi invece lo assumevano addirittura a fondamento del loro vivere quotidiano.
Per mia esperienza personale, il vino non mi ha MAI portato infelicità.

Certo esiste il metron, se inizi a provare dolore per via del vino, ti moderi in proporzione: non lo metti come regola che tutti devono seguire.

In questo il pessimo Aristotele aveva ragione. Giustizia nel Medium.
Ossia alla diversità dei casi.

No per conto mio passo amici miei: riguardo i discorsi moralisti.

E invece io tornerei a bomba.

Ossia cosa è interessante proprio a livello filosofico.
Ossia cosa lo è a livello metafisico.
Dove risiede la trascendenza?

Tornando alle tradizione che maggiormente mi ha sempre convinto, quella filosofica appunto, distinguiamo dunque una Potenza e una Forma. (Platone, il pessimo Platone).

La cosa più interessante nel Buddismo è che per come ci sto ragionando per conto mio, e lontano dai testi: che la Forma è la Potenza del Vuoto.

Il che riformulato in altra maniera si pone come seconda mia personalissima pietra del paragone.


Ossia il primo punto che mi avete aiutato a risolvere era che:
1) Il vuoto è la forma del tutto.

E ora ancora più enigmatico è che:
2) Il reale(l'oggetto) è la forma del vuoto.


A proposito del dolore.

A mio parere è interessante che il buddista medio, si interroghi sul dolore.
E' mia convinzione da sempre che dal dolore nasce proprio il desiderio di salvezza, che poi è la questione oggi dimenticata per cui la filosofia è nata.

Certo ad oggi le domande più pregnanti sono quelle che riguardano la morte, e perciò la vita stessa in sè.
Ma ve ne era una ancora più originaria.

Sono tempi Buj.
Della religione for Dummies.

Io Sari eviterei di limitarti a solo quello.

Certo la filosofia è oggi parte dello stesso problema del perchè siamo in tempi buj.
Certo il filosofo oggi è oscuro e in mutande rispetto alla scienza.
E vogliamo dimenticarlo come figura al più presto.
Ma tutta quella tradizione, ridicola fino all'osceno, in realtà è vissuta a braccetto con le "sue" domande, che rimarranno vive per sempre (ovvero fin quando siamo vivi).
Le domande che sconfinano nella religione, sono quelle le cose che non dobbiamo MAI dimenticarci.
Altrimenti la religione stessa sarà vittima di se stessa, ossia dall'imponente numero di documenti istituzionali, aridi e puntualmente restringenti l'unica vera libertà dell'uomo: la libertà di pensare.

A presto.
#2403
Tematiche Filosofiche / Re:Lati oscuri
11 Gennaio 2018, 13:37:21 PM
Citazione di: Roberto89 il 11 Gennaio 2018, 10:33:36 AM
Nel frattempo, la mia "tesi" resta la stessa, ovvero se facendosi aiutare non si rischi di svegliare ancora di più il richiamo a quel comportamento deviante.

Guardati La stanza del figlio di Moretti, e ragiona.

La psicanalisi sa benissimo che il sintomo si aggrava, perchè vuole aggravarsi (!) nel momento stesso in cui si va in analisi.(co-azione a ripetere).
Non è questione della psicanalisi, ma del soggetto che si consegna all'analisi solo per voler essere riconosciuto tale, e cioè appunto violento.
Come dice Kobayashi è poi un lavoro personale, quello di dissolvere la violenza che è in noi.
La psicanalisi può solo indicarlo.
La psichiatria può solo bloccarlo a livello cerebrale.
Sono vie positive e negative rispettivamente, ma entrambi impotenti, se non si ricostruisce il soggetto, il suo mondo, il suo fine.
Scegliere la vita dell'altro piuttosto che la morte, non è forse questo? visto il rigurgito razzista di questa italietta, io penso che il problema che poni, sia solo una piccola regione di un problema molto, ma molto, più vasto.

E dunque la stessa domanda è un sintomo di un problema molto più vasto.

La domanda invece parte in media res, come se bene e male esistessero veramente.

Ma non è così, e la filosofia lo sa benissimo.

A meno di credere che gli f-35 vadano dall'analista. ;D
#2404
Tematiche Filosofiche / Re:L'individuo di massa
11 Gennaio 2018, 13:20:11 PM
Quando si parla di individuo di massa si dovrebbe tenere conto di Debord, e la società dello spettacolo.

Lo spauracchio costantemente agitato, da gente agitata, preda dei propri fantasmi, contro il movimento 5stelle ne dà tutta la sua portata virulenta: credere che la massa sia un soggetto politico.

E' invece il media che è un soggetto (e quindi un oggetto, in mano a qualcuno di preciso) politico.

Considerare ancora tramite le obsolete categorie marxiste la massa un soggetto, è ancora testimoniare di una chiusura, di una cultura dei baronati e degli interessi notarili, dell'elite intellettuale (autoproclamatasi tale), che per inciso hanno sempre fatto il contrario di quanto promesso. (ossia,in attesa che il soggetto si svegliasse, e cioè diventasse soggetto politico, ha sempre fatto di testa sua, e sempre per tornaconto personale, o di gruppi interni. (e la storia dura tutt'ora, in strascichi sempre più ridicoli).
Appunto ribadendo il notarilismo liberale e antidemocratico.

.
Parlare poi in maniera positiva del liberalismo e additare le masse come il problema è poi veramente da uomini arroganti e miopi.(Si brancola del bujo, senza l'orizzonte del problema dell'Altro).
Si addita il problema quando il problema è nel dito di chi lo addita, e cioè nella sua cecità di fondo.
Non vede lo sfondo, non vede il contesto. O meglio lo vede e lo sa benissimo, e proprio per questo lo difende nella sola maniera capace di difenderlo, e cioè attaccando. (a testa bassa senza ragione, senza logos).
#2405
anthonyi  :) quanto tempo 

Non parlavo di Di Maio e Raggi che sono politici, ma delle eccellenze professionistiche, professori, ingegneri, matematici etc....

Vedi è proprio quando ha parlato di realismo che io ho sentito la frase "toglietivi di mezzo, grazie: arrivano i mangiamorte! (cif.  Harry Potter) "  ;D
#2406
Citazione di: SaraM il 07 Gennaio 2018, 20:20:28 PM
Libertà e volontà di conoscenza non vuol dire scegliere il male.L'uomo ha scelto il male ma Dio NON L'HA CASTIGATO nè respinto,lo ha lasciato soltanto "godere" della sua libertà.Chi ha un figlio lo mette in guardia su ciò che gli può nuocere,cerca di tenerlo lontano dal pericolo ma lo lascia libero di scegliere su come condurre la propria vita anche se le conseguenze a volte possono essere molto nefaste.Non per questo si può dire che il padre ha castigato il figlio(in effetti il figlio si è castigato da sè usando male la propria libertà).La Bibbia ha una profonda simbologia che spesso è male interpretata.Quando si legge che Dio ha detto all'uomo e alla donna che avrebbero sofferto,lavorato con sudore,partorito con dolore non significa che questo fosse un castigo ma un AVVERTIMENTO.Un buon genitore avverte il figlio(avendo maggiore esperienza e conoscenza)"Guarda che se conduci una vita sregolata ti puoi ammalare;se non consideri bene il rischio di un investimento puoi rovinarti ecc.Non per questo quel genitore augura al figlio i guai che potrebbero succedergli lo mette solo in guardia e meno male che c'è qualcuno che si preoccupa e ci mette in guardia!

A parte che concordo con Angelo.

Ma poi se uno mi avverte si presume che non punisca, la punizione avviene dopo, e invece il parto e il lavoro sono già una punizione.
Dio mi avverte con una punizione????
E' come se butti di casa tuo figlio, senza che lui abbia ancora fatto niente.

Anche nel caso dell'origine Angelo si interroga proprio su questo, che Dio dà una casa all'uomo, che è la sua terra, e poi lo estirpa da esso e lo mette nel giardino dell'eden.

Insomma lo butta di casa fuori, prima che l'uomo abbia fatto niente....

Veramente complicato non trovi?

No non credo sia un avvertimento.  ;)

Forse non sei una filosofa, ma comunque ti faccio notare a margine, che la libertà nasce solo con la conoscenza. E non viceversa.
#2407
Tematiche Filosofiche / Re:Anima, Spirito, Mente
07 Gennaio 2018, 22:26:20 PM
cit Sgiombo
"Ti seguo con difficoltà
Ma mi sembra di cogliere più che un' affinità con Berkeley e al limite in qualche misura anche con Malebranche (ma potrei fraintenderti).
"

Non te so lo dire, di Berkley all'università ne hanno parlato solo in termini "atei". Approfondirò.

No ok fai fatica a capirmi perchè credevo che intendevi il contenuto del fenomeno come trascendente e
invece è il noumeno stessk ad esserlo.  :-[
Trascendentale in Kant vuol dire che il fenomeno tende ad essere noumeno, senza mai poterlo raggiungere. Quindi non è un gran problema aggiustare le posizioni.
Si tratta di mettere in chiaro qualche termine, ma mi pare di seguirti.
(ma siamo sempre qua a chiarirci, mi spiace che gli altri non ti seguano.  :'( )

A riguardo delle mie angosce, credo che mi stai aiutando, sostanzialmente tu poni giustamente l'attenzione sul fenomeno, e sul suo carattere peculiare con il noumenico. Di modo da mantenere aperta la via della scienza. Cosa che è ovviamente è utile sia per difendere alcune posizioni (di fede) sia di trovare quel famoso metodo, cha a tutt'oggi si fa fatica a trovare, per unire scienza e filosofia.

cit
"Però incontrovertibilmente alcool, caffeina e tantissime altre droghe psicotrope (come anche traumi e interventi chirurgici sul cervello), modificando artificialmente il funzionamento dei cervelli ai quali si applicano, sono accompagnati da determinate (non casuali, non irrelate a tali eventi cerebrali) mutazioni nelle esperienze coscienti ai rispettivi cervelli corrispondenti."

Certo poichè per te la coscienza è interamente fenomenica! A mio parere però esiste qualcosa che non può essere toccato a livello di coscienza più a contatto con Dio.(che non è il noumeno)
nota a margine
Dio trascende in quanto attiva la sua ricezione nella coscienza.Quindi ne è compartecipe.

In questo senso non ho problema con caffeina e altri stimolanti di serotonina.


Ora non avendo mai provato droghe psicotrope non so dire se pure quell'area è possibile attivarla, quella del contatto divino. Sebbene per esempio le esperienze sciamaniche lo testimoniano.

In effetti non dovrebbe essere un gran problema (ai fini dell'esistenza divina).

Non so, devo lavorare su di me per capire da dove deriva questa angoscia.

Forse è un semplice attacco di panico.


Grazie sgiombo  :)
#2408
Tematiche Filosofiche / Re:Anima, Spirito, Mente
07 Gennaio 2018, 21:46:23 PM
Citazione di: Phil il 07 Gennaio 2018, 19:48:53 PM
Citazione di: green demetr il 07 Gennaio 2018, 14:23:14 PM
Il tuo unicorno ovviamente è il fondamento, visto che hai detto che per te è molto importante, e fine della filosofia.
Veramente per me è importante al punto che è l'inizio della filosofia (attuale...)  ;)
Ah ecco!  :D  avevo travisato

Citazione di: Phil il 07 Gennaio 2018, 19:48:53 PM
Citazione di: green demetr il 07 Gennaio 2018, 14:23:14 PM
Ma chi è che indica il fondamento (o il suo problema)? Non è forse il soggetto?
Certo, per quello il problema del soggetto è fondamentale, oltre che fondante.

Esatto!

Citazione di: Phil il 07 Gennaio 2018, 19:48:53 PM
Citazione di: green demetr il 07 Gennaio 2018, 14:23:14 PM
Ma non è permettimi, che siccome il mondo è diventato un piatto freddo servito di utensili e balocchi, si cerchi in questa domanda qualcosa che si eviti di prendersi il piatto freddo, così com'è, e ci si aggiunga un pò di fantasticheria: ma sempre nei paraggi del piatto freddo siamo.
Direi che interrogarsi sul fondamento è proprio interrogarsi sulla freddezza del piatto, o meglio ancora, sul palato che giudica il piatto come freddo (ovvero sul soggetto. Uso il singolare, ma in verità dovrei ogni volta usare il plurale, riferito ai differenti soggetti che ognuno di noi è, con le sue precomprensioni, le sue eredità, etc.).

Si è vero, non ci avevo pensato.

Citazione di: Phil il 07 Gennaio 2018, 19:48:53 PM
Citazione di: green demetr il 07 Gennaio 2018, 14:23:14 PM
Per quanto riguarda la tua spiegazione riguardo i fondamenti dello zero, e dell'infinito, ne hai dato delle definizioni relazionali.

Ma la relazione non è il fondamento come Angelo ha ben spiegato.
Il fondamento ontologico magari no, ma il fondamento logico non può che essere relazionale (dei termini logici coinvolti nella relazione), così come si addice anche ad una definizione (che ricombina il noto per identificare l'ignoto).
[/size]

A patto che il fondamento sia l'inizio, e che il soggetto sia fondante ovviamente sì.
Anche per me la relazione (in particolare la semiosi di Peirce) è fondamentale.
Non ho mai pensato che fosse però il fondamento (sebbene il soggetto di fatto sia una "proprietà della relazion.


Citazione di: Phil il 07 Gennaio 2018, 19:48:53 PM
Citazione di: green demetr il 07 Gennaio 2018, 14:23:14 PM
Infinito è Dio (i greci avevano terrore dell'infinito).
Ossia l'infinito è il terrore stesso.
Zero è Dio, è l'originario, è ciò che viene prima di qualsiasi ordine di discorso (alchimia araba).
Soprassedendo sul metafisico (oggi non voglio fare il turista in quel vocabolario arché-ologico  ;D ) più che "l'infinito è il terrore stesso", direi che "l'infinito è l'idea con cui il finito addomestica, esorcizzandolo, il terrore del suo limite mortale".
[/quote]


Si non importa che tu non sia un metafisico, questo lo posso accettare  ;)
Elegante la riformulazione anti-metafisica.  ;)  :)
Ci sta eccome!

Alle prossime incomprensioni  ;)
#2409
Citazione di: viator il 07 Gennaio 2018, 18:24:57 PM
Per Anthony : scusami ma non sono addentro al gergo credo giornalistico. I grulli avrebbero a che fare con i grilli?? Ma io non mi attendo nessun sostanziale cambiamento dai Grilli !! Anche loro non riusciranno ad imporsi (cioè a superare il 50%) quindi se vorranno sopravvivere dovranno anch'essi omologarsi al SISTEMA di cui parlavo nel mio intervento. Stammi bene, anzi benissimo.

Sembra la Storia si stia divertendo ad aiutare i pentastellati, infatti nel frattempo che i partiti continuino nel loro percorso di polverizzazione, i pentastellati, pian pianino stanno formando la loro elite, le loro eccellenze (meritocratiche come vorresti tu Viator).

Così se è vero che Renzi e Berlusconi faranno alleanza una volta che si stabilirà che manca la governabilità (non credo proprio i pentastellati cedano ai ricatti da sinsitra e da destra), così è vero anche che il continuo deterioramento sociale, spingerà sempre più gente disperata a votare pentastellato.

Visto l'imprevedibile vittoria del no al referendum abrogativo (ma qualcuno ha parlato di resistenza dell'italiano a cambiare, come matrice, e non illuminazione democratica come a me è felicemente parso, per un attimo  ;)  ).

Chi lo sà che invece non fosse una vera illuminazione democratica.
Del desiderio di vivere, e non morire insieme ai partiti (letteralmente qualche complottista si azzarda a dire, speriamo di no  :'(  )

PS tra l'altro non so voi amici del forum cosa pensate del discorso di fine anno del presidente.

Quel richiamo lugubre alla guerra mi ha messo un angoscia serpeggiante.

Anche il viso terreo con cui cercava di dare un messaggio (che in sè ho apprezzato molto, di grande valore etico, come non ne sentivo da anni) di speranza, a me è suonato come ultimatum, come un "toglietevi di mezzo definitivo".

Meno male che il Grillo invece mi ha fatto tanto ridere. Infondendomi ottimismo assolutamente senza senso.

Non rimane che attendere la Storia.
#2410
Per viator

tu citi
"avrà i poteri per affrontare situazioni straordinarie ma per il resto non dovrà occuparsi nè di politica interna nè di ideologia."

Si sulla carta è cosi, ma mettiamo, nel momento di dover fare gli interessi della propria nazione dovrà necessariamente fare politica!

Europa Pan-Germanica o Europa federazione? mi sembrano tutti temi contemporanei.

(ovviamente bypassati dal trattato del MES, a testimonianza che è solo amministrazione, e che il governo presunto di questa amministrazione, va contro gli interessi nazionali, per cui le destre saliranno al potere, come forma fasulla di protenzione, ideologia amministativa più delle paure e della rabbia della gente, che delle cose del publlico, della RES-PUBLICA, della repubblica).

cit "le necessarie competenze specifiche" o anche il da Inverno invocate cit " riforme scolastiche" chi le decide?

La proposta di Kobayashi per quanto provocatoria è più risolvente nel suo incipit disperato.

Infatti chi decide/sceglie il personale amministrativo? cioè gente che faccia il suo lavoro, ma un lavoro scelto non certo dal popolo, e nemmeno in direzione del popolo.
L'esatto opposto del suo idealizzato fine, per cui la meritocrazia diviene semplicemente uno strumento del potere e non una risoluzine democratica/oligarchica che sia.
E' il potere di decisione che viene stabilito (sottratto all'ignoranza delle folle), ma si stabilisce in altre vie che politiche, questo bisogna dirlo. (ossia è per vie economiche, politico-economiche come aveva ben intuito marx, senza per questo pensare che allora la soluzione sia marx, dico).



"Il popolo non ha la possibilità di esprimere direttamente le strutture portanti dei diversi Poteri poichè non ha le competenze per farlo."

Questo è il preambolo a che il popolo sia dismesso di ogni competenza E rappresentanza.
Ma poichè la competenza non è il diritto alla vita (e il diritto alla vita è superiore a qualsiasi competenza, aborro queste genere di discorsi.)


"...il popolo è in grado di esprimere solo la richiesta di virtù astratte e di benefici concreti"

Certo come no  ::) , dillo a chi è sotto le bombe, dillo a chi fugge da situazioni di intolleranza, e di schiavitù  >:(


"Oggi il vertice del Potere Esecutivo è costantemente ostaggio di un altro Potere (il Legislativo) a sua volta completamente condizionato da chi è esterno ai tre Poteri della Repubblica (i partiti)."

Questo sì, concordo, è proprio dal fatto di essere ostaggio che consegue che rimanga disponibile solo l'opzione amministrativa.

La meritocrazia non risolve niente, è la politica economica che lo fa, e quindi bisogna scegliere con chi stare con i padroni (tu? non lo so, non riesco a evincerlo) e chi con i pezzenti (io di certo, essendo un pezzente, con tutti gli oneri annessi, ossia far fronte alle utopie e alle ideologie storiche che purtroppo accompagnano chi è da questa parte).
#2411
Tematiche Filosofiche / Re:Anima, Spirito, Mente
07 Gennaio 2018, 17:33:50 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 07 Gennaio 2018, 16:13:09 PM
green demetr, io apprezzo infinitamente il canto degli uccelli e la bellezza dei fiori. Posso fare questo e nel contempo tener presente la prospettiva critica grazie al metodo della bicicletta: non esiste e non deve esistere una prospettiva unica: ci si muove in continuazione tra più prospettive e si prova anche a porle in dialogo.

Riguardo ai risultati pratici di ciò, è chiaro che non si può mai essere certi di aver adottato la prospettiva migliore nel momento giusto. Non sono certo il tipo che si blocca in esigenze di coerenza ferrea, anche se qualche volta ci sono cascato. Da prete mi è accaduto di essere costretto a dare la comunione a persone dichiaratamente atee, su loro serissima richiesta, la situazione mi richiedeva di adattarmi e mi sono adattato. Ma, come dicevo, si può sempre avanzare il dubbio se non fosse stato meglio adottare criteri diversi. Anche a Gesù si potrebbe sollevare quest'obiezione: a volte fu troppo duro, non avrebbe fatto meglio a cercare di capire la situazione? Altre volte fu troppo accondiscendente, venendo così preso per complice disonesto e incoerente. Ma questo non è altro che l'effetto normale dell'inserirsi nella storia: ci si prende le responsabilità e ci si butta; se si trova che si poteva fare diversamente, o comunque meglio, si vede se si può riparare, oppure si vedrà la volta successiva. Ma anche in questi casi resterà il dubbio se in realtà è stato bene fare in quel modo.
Proprio questo dimostra la nostra situazione umana di fronte alle scelte, riguardo al fatto che non esistono criteri oggettivi, non ci sono fondamenti per le nostre scelte e trovo che sia tempo sprecato cercarli: si vive di tentativi, di assunzione di responsabilità, lavoro su sé stessi e sul mondo. La mentalità del tentativo predispone al mettersi in discussione; la mentalità del fondamento mi pare che renda molto più difficile la messa in questione di ciò che viene ritenuto fondamento, anche se si tratta di fondamento non assoluto.

Ma sì, non ho mai pensato che tu anteponessi il metodo alla vita, vedo che comunque è per te importante a livello filosofico, tenere sempre il metodo in prima vista.

Ovviamente non credo che tu sia tanto arrogante come Sgiombo e Sari dicono (ma scommetto che pure per loro è solo per amore di argomentazione) ma il pericolo di sembrarlo è reale.

Comunque alla fine ci mancherebbe rispetto questa tua priorità. (il pericolo voglio dire non è reale, se lo fosse, non faresti tanti altri discorsi che invece indicano grande umanità).

ciao  ;)
#2412
Tematiche Filosofiche / Re:Anima, Spirito, Mente
07 Gennaio 2018, 17:20:06 PM
primo capitolo (di tre)  Sgiombo

cit

"Il fatto che non sia dimostrabile l' esistenza del noumeno (monistico "neutro") non significa che lo si debba necessariamente ì, inevitabilmente assumere senza nessun tipo di ragione.
E infatti personalmente lo assumo onde (per la ragione di cercare di) spiegare (e non: dimostrare, nemmeno queste essendo dimostrabili) alcune altre tesi di cui sono convinto, come l' esistenza di altre esperienze coscienti oltre la mia immediatamente avvertita, la possibilità di conoscenza scientifica vera del mondo (fenomenico) materiale naturale in generale (con la sua inevitabile intersoggettività), ciò che la scienza neurologica in particolare stabilisce circa le inevitabili corrispondenze fra esperienza cosciente ed eventi neurofisiologici cerebrali"

Si ok.

Ma infatti unicorno nel senso proprio che c'è un bisogno tutt'altro che scientifico.
Ammettere la possibilità di coscieze extra-umane, extra-soggettive, è uno di questi bisogni. (penso al Pierini per esempio, o a chi crede fermamente negli ufo).
Rimarrebbe da analizzare il bisogno. (depressione per Pierini e schizofrenia spesso per chi crede negli ufo, schizofrenia e depressione non nel senso medico).
Non è questo il 3d. Io per esempio non sento questo problema, ma alla Sorbona ci stanno lavorando, in generale si parla di transumanesimo, mi pare, ma ok sto divagando.

"Ammettere la possibilità di conoscenza reale": ma infatti per me il noumeno è inconoscibile ma inferenzialmente necessario. (lo so per te indimostrabile anche l'inferenza, siamo in disaccordo). Per via di questo disaccordo anche qui non ho quel bisogno.

E' sul terzo punto che per la prima volta ammetto che adotto la tua soluzione :-[, e che vorrei tanto confrontarmi con essa:

"Inevitabili corrispondenze fra esperienza cosciente ed eventi neurofisiologici cerebrali": a mio parere la coscienza non è noumenica mentale, come già detto, comunque quest'ultimo punto, se vero fisicamente, è il mio più problematico, e infatti sono portato a pensare come mi hai insegnato tu che vi deve essere (questa volta veramente indimostrabilmente) una coincidenza fra noumenico e coscienza. Ossia non mi spiegherei proprio la trascendenza, se fosse mentale (fenomenica e basta).
Cosa che però mi angoscia terribilmente.
Perchè ovviamente comporterebbe ammettere che la stessa coscienza ha a che fare con il noumenico e potrebbe benissimo essere che sia Dio, ma anche che sia solo materia determinata.
E invece il concetto di trascendente idealista si riferisce proprio all'indeterminazione. Per poter essere accomunata a Dio. (sarebbe una minaccia alle religioni in toto).
La spiegazione del perchè fenomenico mentale possa essere anche altro, rispetto ad un noumenico meramente materiale, mi sembra da ritrovare perciò quella che hai ideato tu, qualcosa che non dimostrabilmente coincide dal regno del noumenico potenziale, e quindi indeterminato, a quello determinato foss'anco materiale (e così salviamo anche le neuroscienze dalla loro minaccia riduzionista).

conclusioni al capitolo 1: 

L' abbassamento di guardia nel credere che vi sia una coscienza ideale , psicologicamente si riverserebbe nella credenza che la coscienza sia pura mente, materiale.
Più ancora: che la coscienza sia manipolabile! Ed è questo il vero fantasma che mi atterisce.
(è per questo che Pierini e Paul hanno ideato una sorta di controfantasma, un antidoto a questo dubbio che ci instilla la scienza).
In questo tu sei più lucido, perchè gli ricordi che questo controfantasma è pura metafisica, e assolutamente un di più di cui si può fare benissimo a meno.
(e ahimè concordo, quindi i loro unicorni, sono ancora più "unicorni" per me)

Purtroppo pur adottando la tua soluzione, la sento come debole. (lo sento come un unicorno, un unicrono più sano e fiero, ma comunque un unicorno, e gli unicorni sono vittime dei fantasmi proiettati dalla scienza, che comunque rimangono fantamsi, in questo hume ci ha salvato).

Ovviamente non escludo (spero  ;D ) che quello che raccontano i neuroscienziati sia una grossa cantonata di dimensioni epiche. (dovrei prima o poi interessarmi un pò meglio).

andiamo al secondo capitolo sgiombo

cit
"Mi sembra un accordo poco o punto (o comunque assai limitatamente) reale."
e perchè?  ;)  a parte la differenza che non ammetti il trascendente come reale, il resto siamo d'accordo, perchè il trascendente non riguarda gli oggetti, ma DIO.
E DIO non è un oggetto.

cit
"Reale =/= in sé (o noumenico): lo sono anche i fenomeni immanenti."

Non ho capito tanto: se intendi dire che il reale non è il reale in sè, ma piuttosto il suo contenuto fenomenico siamo d'accordo

cit
"Reale =/= trascendente: lo sono anche i fenomeni immanenti."

Idem anche per me il trascendente è un contenuto del fenomeno, di quel fenomeno particolare che chiamo soggetto.  E il soggetto è per me reale, mentre per te no.
Però come vedi siamo d'accordo sul fatto che il contenuto (non dimostrabile in sè) è fenomenico.

cit
"Fenomenico =/= irreale ovvero non reale (casomai fenomenico =/= non reale in sé)."

Si concordiamo per tutto quello detto sopra. Il fenomeno esiste (indagabile scientificiamente) pur non essendo il reale.

capitolo 3 sgiombo

cit
"Il trascendente il mentale, esattamente come il trascendente il materiale (ovvero il trascendente il fenomenico in generale) non può che essere in sé ovvero noumenico (congetturabile e non percepibile, non sensibilmente apparente) per definizione."

Certo  :) , io uso la parola kantiana trascendentale per il tuo trascendente, mentre per trascendente, uso il mentale riferito a Dio (che non è noumeno), cioè siamo d'accordo sul generale, ma non nella forma particolare.
Nota a margine.
Al contrario di Husserl io non sento la forma come potenza che emana dall'noumenico dell'oggetto, ma dal noumenico mentale, che è ispirato da Dio.
E' solo dal noumenico mentale, che desumo la potenza del noumenico dell'oggetto.
E non viceversa come il movimento transumanista cerca di argomentare.(credo)
Ovviamente la scienza indaga il potenziale del noumenico dell'oggetto senza curarsi della potenzialità in sè, e delle sue trascendenze o tracendentalità, ossia indaga il fenomeno senza curarsi degli effetti destinali di questa indagine.(seppure qualche avvertenza per l'uso ce la mette dentro di tanto in tanto, vedi il caso italiano dell'amianto, ma sto divagando).

cit
"Di fatto mi pare di poter concordare che le cose stanno così in misura largamente e crescentemente preponderante nell' attuale mondo per lo meno occidentale."

grazie   :D


cit
"Non ha soluzione razionale pura, ma per Kant ne ha una razionale pratica (teistica, mi sembra, in sostanziale accordo con te)."

Si giusta aggiunta  :) . (non so se teistica, ma è probabile). 

alle prossime
#2413
Tematiche Filosofiche / Re:Anima, Spirito, Mente
07 Gennaio 2018, 15:46:59 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 07 Gennaio 2018, 15:04:45 PM
Citazione di: green demetr il 07 Gennaio 2018, 14:23:14 PMAscolta Angelo, la presunzione che esista una relazione con la verità, è l'esistenza stessa del soggetto.
Non assumere come fai tu che esista, tale relazione, indica che tu elimini il soggetto dalla tua analisi, il che poi ti fa finire inevitabilmente in affermazioni assolutamente non logiche, sul fondamento degli oggetti in quanto tali.
Ma chi è che gli dà fondamento? O anche nella tua prospettiva, che nega infatti ogni fondamento, chi ha deciso che esiste una relazione linguistica, semiotica,che indica quel fantomatico (in quanto per te mai raggiungibile veramente) oggetto?
Infatti la relazione, nella spiegazione che ho dato, è soggettiva.

Ma credo che anche Sari voleva dire che la sua è una opinione soggettiva.
Vera nel senso, che soggettivamente esperita come tale.

Diciamo che lui e io, suppongo, ma se vorrà specificherà lui, tentiamo del nostro meglio per descrivere la nostra esperienza, che non può che essere tale per noi stessi, ossia vera, e i problemi che derivano dal confronto delle verità con gli altri.
La verità è sempre un opinione, come alla fine della sua vita capì anche Husserl.
Ossia è la somma delle "pratiche" delle verità, praticate da tutti, ossia dalla maggioranza.
In questo senso parlava di crisi delle scienze.
La verità è un concetto assolutamente obsoleto.
Come insegna Nietzche da subito è invece sulle falsità che bisogna ragionare, ovvero sulle bugie che ci raccontiamo in continuazione, che non aderiscono minimanete alla nostra verità, ossia alle effettive pratiche, alle azioni che facciamo.


Citazione di: Angelo Cannata il 07 Gennaio 2018, 15:04:45 PM
Allo stesso modo, tu pensi che una limitazione del relativismo sarebbe un atto di umiltà, di modestia da parte del relativismo:
Citazione di: green demetr il 07 Gennaio 2018, 14:35:36 PMEssere un intellettuale relativista, come lo sei tu, a mio avviso dovrebbe anche comportare l'intelligenza di non portare a esiti estremi, ossia a essere vittima di una srategia, di uno strumento, come è quello del pensare relativo.
Bisogna avere l'umiltà di fermarsi un attimo prima. La pretesa di voler scardinare completamente ogni certezza dell'umano non ne è forse una sua più ultima tiranneggiante conclusione, e cioè fare della volontò di dominio sulle cose, il suo esito naturale: la distruzione dell'oggetto stesso dell'indagine. (in questo caso della nostra capacità di orientarci nel mondo).
Questa cosa che ti sto dicendo è presente in Heidegger, in  Severino.
Ma la modestia e l'umiltà non si ottengono concedendo certezze. Ogni certezza è sempre una pretesa, non è mai innocente.

Qui si aprirebbe un altro discorso: io non pretendo affatto di vietare agli altri di credere nelle loro certezze. Il problema nasce quando pretendono di presentarle a me. A quel punto io dico loro: "Senti, io mi autodistruggo con i miei dubbi e il mio relativismo, ma non pensare che il relativismo funzioni solo su di me. Quindi non sognarti di approfittarne per propormi le tue certezze: te le distruggerei in men che non si dica, così come distruggo in continuazione le mie".

Quando ero prete, per risolvere questo problema dal punto di vista della fede, facevo il paragone della fidanzata. Uno che è perdutamente innamorato della sua fidanzata può anche chiedere ai suoi amici di concedergli, per un attimo, di esternare la sua passione e dire: "La mia fidanzata è la più bella, al confronto di lei tutte le altre sono streghe". Subito dopo, quest'innamorato dirà: "Grazie di avermi concesso questo spazio: ho voluto esprimermi dall'interno del mio cuore: infatti so benissimo che anche per ciascuno di voi la sua fidanzata è la più bella". Ecco la compresenza di prospettive. Chiunque può chiedere che gli si conceda un attimo di spazio in cui esprimersi dall'intimo del proprio cuore, per esempio riguardo alla fede in Dio: "Il mio Dio è l'unico vero". Poi dirà a quelli delle altre religioni: "Grazie di avermi concesso questo spazio: capisco benissimo che anche per ciascuno di voi il suo Dio è l'unico vero".
Cioè, c'è una prospettiva interna, in cui ognuno chiarisce che intende parlare dal profondo dei suoi attaccamenti, e poi ce n'è una esterna, in cui ognuno si pone nei panni degli altri e si rende conto che tutto è relativo.
Il problema è quando l'innamorato, nel dire che la sua ragazza è la più bella di tutte, avanza la pretesa di star parlando non dalla sua prospettiva interna, ma da un punto di vista oggettivo: è così perché è così e non perché lo penso io. Ecco la pretesa, la presunzione, destinata a creare violenza oppure essere demolita dalla critica, dal dubbio.

Con tutto questo voglio dire che la relazione fruttuosa con gli altri non si ottiene moderando il relativismo: è una cosa che non avrebbe senso, non servirebbe affatto allo scopo. Il modo per costruire relazioni fruttuose c'è ed è quello di far capire espressamente, quando si parla, se si vuole parlare da una prospettiva interna (nel qual caso si può dire tutto quello che si vuole senza prestare il fianco ad alcuna critica), oppure da una prospettiva che prova a tener conto di quelle altrui.
Prendi per esempio giona2068, oppure Domingo94 o SaraM: il loro modo di parlare non creerebbe alcun problema se lo presentassero come desiderio di far conoscere agli altri la loro prospettiva interna. Il problema è che invece lo presentano come prospettiva esterna, oggettiva, è così perché è così e non perché lo penso io.

Come già ti dicevo il pensiero debole è il parto da una delle notazioni abissali di Nietzche, che Dio è morto.

Figuriamoci se non sono d'accordo, sono infatti d'accordissimo.

Forse mi sto sbagliando, ma il tuo discorso a me pare volersi soffermare non tanto sul fatto che la pratica del continuo mettere in discussione (in discussione con gli altri e se stessi, visto che le pratiche portano esperienze che ci cambiano, se sappiamo ascoltarle e valorizzarle, sempre in ottica relativa, per il momento etc...) sia corretta o meno, ma sul fatto che noi tutti necessitiamo a livello filosofico di una sorta di metodo, che ci prevenga comunque dal credere alle nostra supposta innocenza.

Il che vuol dire che per te ascoltare le rondini, ascoltare il vento fra gli alberi, rimanere nel silenzio, non sia possibile.

E invece sebbene in determinate situzioni sociali, il silenzio, il rumore esterno, possono risultare sgradevoli, se non proprio percepiti come nocivi, NONDIMENO, io faccio esperienza del canto delle rondini, del fruscio delle fronde, e del silenzio, e lo percepisco come altamente spirituale.

Dipende dunque dal contesto e non dal metodo se ciò che è esperito è valido, o meno. (è vero, parola abusata, o meno).

Il metodo serve al massimo a non credere che SEMPRE valga come cosa buona il silenzio etc....

Quindi onore al metodo, ma la mancanza di umiltà è a mio avviso quando è lo stesso metodo ad avanzare (una pretesa di verità) in qualsiasi contesto, in qualsiasi "occasione".

Sempre a mio avviso questo modo di procedere non è filosofia.

Quindi non siamo lontanissimi come pensiero, e come volontà di orientamente nel mondo, ma formando comunità cerchiamo ognuno all'altro di fornire spunti di riflessione.

Del tuo discorso prendo per buono, la questione dei limiti del metafisico, e per errato, la volontà di voler fare dell'analisi il perno centrale della vita.

In fin dei conti quel credente continuerà a credere che Dio esiste, e che la sua ragazza è la più bella del mondo. E io nella vita dovrò fare i conti drammatici con le sue credenze.

Non ci trovo niente di male perciò a che uno provi a diminuire le fonti di attrito.
Non mi pare che decidere che esista un funtore extratestuale (extra contestuale) sia un buon viatico.

Rimane solo il prendersi cura l'un l'altro, in base ai momenti e ai contesti.

Perciò magari fare credere agli altri la necessità di mettere sempre tutto in discussione, per evitare di cadere in trappola delle proprie fantasie, al di là del fatto che di per sè vorrebbe ammettere questa necessità, ma sopratutto, magari non serve in un determinato contesto, tipo il Sari, perchè lui è già una persona spirituale.

E questa necessità che ti sei posto (seppure meritevole in altri contesti), come vedi ha mal funzionato (col Sari).

Propongo che invece tu accetti che vi sia un contesto. Prima di introdurre nella discussione un metodo. ( e credo per quel poco che posso capire, che ho imparato a capire di te, che in effetti, in fin dei conti già lo fai, e tutto questa ultima parte in fin dei conti sia una conseguenza dell'argomento che era troppo generico).

Se sei di fronte ad una persona spirituale, non è molto meglio discutere direttamente delle cose pratiche della spiritualità (come il valore del silenzio, come e dove praticarlo) piuttosto che speculare eccessivamente sul preambolo.

Non cadresti anche tu in quel iper-specialismo di cui Kobayashi parlava (in altro 3d) che dovremmo tutti noi tanto evitare come la peste?

Non dovremmo sì capire il metodo (relativista) ma quantomeno nello stesso tempo fare uno sforzo di capire il contesto?

Avere in mente il fine. La filosofia in quanto filosofia, in quanto metodo, in quanto ragione sconnessa con il reale, è la cosa che più aborro.

Per questo ho chiamato in ballo l'umiltà. (una umiltà verso la vita, già precaria e sofferente, e non solo verso il metodo).

Spero sia più chiara dove sia la mia critica, e dove invece ci intendiamo sui preamboli.
#2414
Tematiche Filosofiche / Re:Anima, Spirito, Mente
07 Gennaio 2018, 14:35:36 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 07 Gennaio 2018, 13:47:17 PM
Citazione di: Phil il 07 Gennaio 2018, 11:38:58 AM
Mi permetto un suggerimento per (auto)controllare se la (auto)risposta è esaustiva: prova a pensare se, fuori da questo nostro dialogo, qualcuno ti contattasse sul tuo sito e ti chiedesse: "hai la certezza che la tua proposta spirituale abbia una corretta impostazione etica e sia praticabile?". Se rispondi: "preferisco non usare la parola certezza, perché è troppo ancorata alla metafisica", sarai convinto di aver chiarito davvero le sue perplessità? Se rispondi "si, ne sono abbastanza certo" non si tratta forse di una momentanea certezza (qui difficilmente rimpiazzabile con i termini che proponi: bilancio, prova, tentativo, costrizione)?
Mi riferisco a:
Citazione di: Angelo Cannata il 05 Gennaio 2018, 21:57:30 PM
Quando possibile, io di certezze non voglio averne neanche di provvisorie. Non mi sembra che quello delle certezze come base, anche più o meno provvisoria, sia uno schema imprescindibile.
Se invece rispondi: "non lo so, è solo un'ipotesi, ognuno di noi può metterla alla prova in pratica e vedere che succede", non sarà come rispondere "no, non ne ho certezza", svalutando così alla radice le buone intenzioni della tua proposta?
Sì, in questi casi c'è un problema di comunicazione non facile da superare.
Mi sembra che la sua radice consista nel fatto che, tutte le volte che viene posta una domanda, la domanda stessa crea sempre un contesto, introduce un linguaggio, presenta delle coordinate entro cui chi la pone si sta muovendo e vorrebbe continuare a muoversi.
Questa situazione viene a scontrarsi col fatto che il relativismo è critica dei contesti, dei linguaggi, delle coordinate.
La difficoltà non è teorica, perché a livello teorico i linguaggi possono sempre confrontarsi, dialogare. Ad esempio, la matematica di per sé è perfettamente in grado di dialogare con l'arte e viceversa: entrambe sono in grado di criticare sé stesse, mettersi in questione, sperimentare parametri inesplorati, innovativi, destabilizzanti.
Io vedo il problema oggi piuttosto da un punto di vista pratico, sociale. Qualche giorno fa vedevo una trasmissione in cui si faceva osservare che la massa di oggi viene sempre di più abituata a confrontarsi con ciò che essa si aspetta. Google, facebook, le banche, il mercato, raccolgono dati sugli interessi della massa in maniera che la massa, quando ad esempio cerca una parola su Google, trovi ciò che si aspetta di trovare. In questo modo ognuno viene sempre più chiuso nella propria gabbia mentale e sempre più disabituato alla diversità, all'inaspettato, a ciò che fa parte di coordinate diverse, a ciò che per essere compreso richiederebbe l'adozione di schemi diversi da quelli abituali.
Lo sforzo mentale, le acrobazie concettuali, ciò che mette in crisi l'orientamento, diventano tutte cose bandite. Ciò che conta è il comfort. Si può osservare come tutte le volte che si parla di marziani, UFO, fantasmi, esoterismi, se ne parla in un modo tale che in realtà non hanno proprio niente di radicalmente diverso da noi e dal nostro mondo abituale, dalle coordinate tradizionali in cui intendiamo muoverci: riflettono proprio la nostra sempre maggiore incapacità mentale di immaginare cose che siano davvero diverse.
In queste condizioni non c'è spazio per il relativismo, perché esso non è rassicurante, non offre coordinate di riferimento confortevoli a cui appoggiarsi, a cui prestare fiducia.
Il grosso del grido "crocifiggilo" riguardo a Gesù non veniva dai Romani, né dai sacerdoti del tempio, ma dalle masse da loro manovrate. In quest'analogia i Romani e i sacerdoti del tempio sono Google, facebook, il mercato, cioè i burattinai, i manovratori.
Perciò sono consapevole che oggi, come d'altra parte i fatti mostrano, non c'è spazio per la spiritualità intesa in modo serio, critico, ben studiato. L'esigenza di spiritualità c'è, il desiderio, l'aspettativa, ci sono, ma si tratta di aspettative che, senza accorgersene, intendono anche dettare le coordinate. Il che non sarebbe neanche vietato, non sarebbe proprio un male, se non fosse che queste coordinate che vengono dettate consistono proprio nella richiesta di non essere messe in discussione.
Di conseguenza, di fronte alla domanda che hai proposto "hai la certezza che la tua proposta spirituale abbia una corretta impostazione etica e sia praticabile?", risponderei nella maniera più vera, più vicina alla radice della spiritualità, a rischio di essere frainteso: non ho la certezza, non ne ho la minima certezza, per me la certezza è il diavolo. Anche Gesù in diverse occasioni si espresse in maniere del cui sicuro fraintendimento non poteva non essere consapevole: disse di strapparsi e gettare via l'occhio che fa peccare; a Nicodemo disse che bisognava rinascere e difatti Nicodemo gli chiese come poteva essere possibile entrare di nuovo nell'utero; nei Giudei suscitò la curiosità di come avrebbe potuto dar loro la sua carne da mangiare.
Il relativismo è provocatorio, per sua natura, ma proprio questo me lo fa percepire irresistibilmente affascinante, poiché non si tratta di assurdità casuali di poco conto; si tratta di cose che toccano l'intimo di ciò che è umano.

Esatto, concordo il larga misura.

Sono d'accordo che avere la certezza di un indirizzo certo della spiritualità sia un errore.

Posso essere d'accordo anche con gli spunti generali del pensiero debole.

Ma lo posso essere solo nel dialogo nel rapporto con l'altro.

Altro tema su cui vorrei forzare la discussione.

Perchè invece portare il relativismo alle sue più radicali conseguenze?

E' un pensiero il relativismo e come ogni pensiero, è solo uno strumento, una intellezione, per unire appunto oggetti lontanti, non immediati.

Essere un intellettuale relativista, come lo sei tu, a mio avviso dovrebbe anche comportare l'intelligenza di non portare a esiti estremi, ossia a essere vittima di una srategia, di uno strumento, come è quello del pensare relativo.

Bisogna avere l'umiltà di fermarsi un attimo prima. La pretesa di voler scardinare completamente ogni certezza dell'umano non ne è forse una sua più ultima tiranneggiante conclusione, e cioè fare della volontò di dominio sulle cose, il suo esito naturale: la distruzione dell'oggetto stesso dell'indagine. (in questo caso della nostra capacità di orientarci nel mondo).
Questa cosa che ti sto dicendo è presente in Heidegger, in  Severino.

Per quel che mi riguarda puoi tranquillamente salire un milione di volte su quella bicicletta (metafora che ci accompagna dalla fine della primavera scorsa)  e ogni volta ributtarti a terra, nonostante avessi trovato un equilibrio, sebbene instabile forse.
Sul serio sono mesi che ci penso, ma non capisco proprio.  :(
#2415
Tematiche Filosofiche / Re:Anima, Spirito, Mente
07 Gennaio 2018, 14:23:14 PM
Ascolta Sgiombo il monismo neutro riguardo il noumeno è il tuo unicorno.
Infatti non riesci a dimostrarlo. Lo assumi senza nessun tipo di ragione.
(ed è il problema aperto, su questo posso convenire, lasciato da Kant).


Per quanto riguarda il dualismo dei fenomeni invece sono d'accordo con te.
(ma nel senso che là dove per te non si può dimostrare il trascendente (Ockam, Hume etc) , la res cogitans per me invece "esiste" solo in quanto coscienza, in termini trascendenti REALI, in quanto la conosco come reale: ossia appunto trascendente e non mentale.
A margine non rivolto a Sgiombo.
Il mentalista (duale o monista che sia) che invece presupponesse un trascendente "successivo" (al mentale) a mio avviso complica inutilmente le cose. Perchè è come se si cercasse quella forma materica (del mentale) su cui Dio incide, il che equivarrebbe allo step successivo (delirante) di trovare il Dio materico.


Phil ognuno ha il suo unicorno, non è solo di questo forum ahimè.
A mio avviso si crea un unicorno per via del fatto che Dio è morto, e la Tecnica inaridisce sempre di più il percetto, gli oggetti reali.
L'oggetto che non è più sacro, diviene oggetto reale: la mia previsione è che si va verso una scienza, e quindi una umanità il cui pensiero sarà monista.
E' per questo che negando gli unicorni delle persone, li vedo per quel che sono: gretti materialisti.(vabbè mi son fatto prendere dalla foga, ho messo tutti voi nel calderone, scusate) : O si torna al trascendente o si cade nel materialismo.
(necessità della metafisica).



Il tuo unicorno ovviamente è il fondamento, visto che hai detto che per te è molto importante, e fine della filosofia.
Il che mi ha lasciato piuttosto perplesso, perchè mi stavo convincendo che tu usassi la critica linguistica per indicare in complesso il problema dell'agire del soggetto, dell'agire cioè, e non  del soggetto (o oggetto) in sè.

Ma chi è che indica il fondamento (o il suo problema)? Non è forse il soggetto?
E' vero che rimane a tutt'oggi aperto lo "statuto" sull'oggetto, osso su cui gli analitici competono per chi lo azzannna meglio: non ha soluzione, come lo stesso Kant ha ampiamente dimostrato.
Rimane perciò l'unico fondamento nel soggetto, che però appunto non esiste in quanto tale. Il soggetto è la narrazione (e qui rientrano le tue critiche competenti) di ciò che si forma dal rapporto dualistico con gli oggetti (semiotizzati, nominati) in virtù di un punto di vista.
Che è poi il suono stesso, la parola stessa.
Infatti in neonato entra nel mondo semiotico nominato, sia come corpo che come fonte sonora. Ossia sia come sensibilità che come (più propriamente) linguaggio.
In particolare il MIO, il nostro linguaggio. Ossia quello del suono.
Il soggetto si evolve tramite questa "selva di segni".
Allora, e cioè moooolto dopo, arriva la domanda stessa del fondamento, che è dell'oggetto, per via del fatto che la nostra tradizione ahimè si domanda degli oggetti, ma originariamente è assai più remota, e più propriamente il fondamento è nel soggetto e in Dio.
Dallo sguardo della madre, allo sguardo di Dio, dalla presa della mano, al dolore del corpo.
Ma come si fa ad appiattire il tutto ad una mera considerazione linguistica???
Capisci quanto sono rimasto sorpreso e infastidito dalla tua domanda?
Capisci come mi pare un unicorno il cercare il fondamento dell'oggetto, come se non esistesse tutto quello detto prima.
Ma non è permettimi, che siccome il mondo è diventato un piatto freddo servito di utensili e balocchi, si cerchi in questa domanda qualcosa che si eviti di prendersi il piatto freddo, così com'è, e ci si aggiunga un pò di fantasticheria: ma sempre nei paraggi del piatto freddo siamo.

Per quanto riguarda la tua spiegazione riguardo i fondamenti dello zero, e dell'infinito, ne hai dato delle definizioni relazionali.

Ma la relazione non è il fondamento come Angelo ha ben spiegato.

Infinito è Dio (i greci avevano terrore dell'infinito).
Ossia l'infinito è il terrore stesso.
Zero è Dio, è l'originario, è ciò che viene prima di qualsiasi ordine di discorso (alchimia araba).



Ascolta Angelo, la presunzione che esista una relazione con la verità, è l'esistenza stessa del soggetto.
Non assumere come fai tu che esista, tale relazione, indica che tu elimini il soggetto dalla tua analisi, il che poi ti fa finire inevitabilmente in affermazioni assolutamente non logiche, sul fondamento degli oggetti in quanto tali.
Ma chi è che gli dà fondamento? O anche nella tua prospettiva, che nega infatti ogni fondamento, chi ha deciso che esiste una relazione linguistica, semiotica,che indica quel fantomatico (in quanto per te mai raggiungibile veramente) oggetto?

La tua mi sembra la ricerca di quell'oggetto, che hai da sempre davanti a te, ossia appunto te stesso.

La filosofia fondamentale, ossia quella metafisica, cerca l'originario come trascendenza. Capisco che la morte di Dio, abbia originato in te una forte spinta di senso, ma filosoficamente parlando i tuoi spunti sono errati.